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Autore: beagle26    01/11/2014    4 recensioni
Londra. Elena Gilbert, giovane scrittrice di belle speranze, dopo mille porte in faccia è riuscita a pubblicare con successo il suo primo romanzo.
Il merito è dovuto soprattutto all'intervento del giovane editore titolare della casa editrice “Tristesse”, che tra consigli non richiesti e qualche modifica di troppo, ha portato il libro in vetta alle classifiche di vendita.
Ma cosa succederà quando Elena verrà colta improvvisamente dal famigerato blocco dello scrittore?
AU - TUTTI UMANI
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Elijah, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Damon/Katherine
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 7 – INFELICITA’: LIVELLO PRO
 
 
What's been happening in your world?
What have you been up to?
I heard that you fell in love
Or near enough
I gotta tell you the truth…
I wanna grab both your shoulders and shake baby
Snap out of it
***
Cos’è successo nel tuo mondo?
Che cosa hai fatto ultimamente?
Ho sentito che ti sei innamorata
o quasi
devo dirti la verità
Voglio afferrarti per le spalle e scuoterti
Reagisci
 
Snap out of it  - Arctic Monkeys
 
 
 
Elena
 
Jai guruuuu deeeeva oooommmmm… nothing is gonna change my world… nanananana…
 
Seduta sul tappeto del soggiorno, sistemo un assurdo temperamatite a forma di ranocchio nella mia nuova scatola delle cose inutili e canticchio sottovoce il motivetto della canzone per la finale di karaoke di stasera.
Ho letto su una rivista che sbarazzarsi del superfluo (o meglio, il decluttering… fa più intellettuale!) è molto terapeutico e aiuta a liberare la mente e sentirsi a proprio agio nello spazio domestico, così mi sono detta… perché non provarci?
 
In sottofondo posso sentire un suono ormai familiare: è Elijah, tutto preso da una sessione mistica di battitura compulsiva di tasti con risatine compiaciute annesse.
Sollevo gli occhi su di lui e lo scopro intento a fissare il monitor del suo computer con un sorriso soddisfatto.
Ecco che mi torna in mente la fastidiosa pulce che Damon mi ha messo all’orecchio: non so nulla, ma proprio nulla, del testo su cui il mio fidanzato sta lavorando.
Non mi ha mai proposto di leggerlo, nemmeno una riga.
E ora non posso fare a meno di chiedermi: perché?
 
Il pensiero mi tormenta dal giorno del mio ultimo, disastroso incontro col mio ex editore. E lo so che non dovrei farmi influenzare dalle sue parole, dette soltanto per imbrogliarmi e convincermi a restare alla Tristesse… ma è più forte di me.
Più forte addirittura del senso di colpa che ho provato nei confronti di Elijah per aver quasi baciato Damon.
Scuoto la testa. No, non è affatto andata così.
È stato lui, non io. Ha fatto quella cosa con gli occhi, per confondermi, quando già ero scossa per via della lite con mio padre.
Fossi stata in me non l’avrei mai fatto.
E comunque, non è successo nulla. Proprio nulla.
 
Non so se siano i sospetti o i rimorsi a muovermi, ma, ignorando il lieve rossore che sento salirmi alle guance, in un attimo sono dietro la scrivania del mio fidanzato e gli circondo le spalle con le braccia, lasciandogli un piccolo bacio di Giuda sul collo per poi gettare un’occhiata fintamente disinteressata allo schermo del suo portatile, un attimo prima che lui lo richiuda con un colpo secco.
 
“Che fai? Non vuoi che legga?” gli chiedo, la voce che acquista una nota di delusione e un’altra – più decisa e totalmente involontaria – di irritazione.
Elijah fa un sorrisetto, mi sfiora la guancia in una breve carezza.
 
“Ma no… che vai a pensare Elena. È solo che… uhm… ci sto ancora lavorando. Devo fare… ehm… parecchie correzioni.”
 
“Sarà…”
 
Infastidita più di quanto vorrei, faccio il giro della scrivania e mi siedo dal mio lato, accendo il MacBook e osservo con la coda dell’occhio il mio povero bonsai rinsecchito.
Nonostante tutti i miei sforzi non si è mai ripreso dal giorno della lite con mio padre e la cosa ancora mi turba parecchio.
 
“Eddai, non fare quella faccia offesa tesoro.” dice Elijah.
 
Incrocio il suo sguardo compassionevole che ha solo l’effetto di irritarmi di più.
 
“Pensavo solo che potrebbe essere costruttivo confrontarci di più sul nostro lavoro. Tu scrivi, io… beh, anche io scrivo… perciò…”
 
Mentre balbetto quelle parole, la scritta Capitolo 36 in cima alla pagina totalmente bianca mi lampeggia negli occhi, provocandomi un’immediata fitta allo stomaco.
Elijah mi fissa per qualche istante, stringendosi le braccia al petto e piegando la testa di lato.
 
“La verità, Elena, è che tu rifiuti di affrontare il tuo problema.”
 
Ci mancava che iniziasse a pontificare. Assumendo un’aria distaccata, incrocio le mani sotto il mento e gli sorrido, fingendo di non capire dove voglia arrivare.
 
“Quale problema scusa?”
 
“Andiamo… non fare la vaga. Sei bloccata.”
 
“Bloccata? Chi io? Ahahahah… ma… ahahah… che stai dicendo?” rispondo, ridendo come una pazza isterica come se avesse detto la cosa più comica di questo mondo.
 
Lui non sembra bersela. Proprio no.
Al contrario, continua a studiarmi grattandosi il mento con un’espressione pensosa, fino a quando la risata mi muore in gola e restiamo a guardarci immersi in un silenzio tombale, interrotto solamente dal suono provvidenziale del timer della cucina che mi annuncia che il dolce al triplo cioccolato è pronto.
Subito mi alzo in piedi e corro in direzione del forno.
Se potessi ficcarci la testa dentro, giuro che lo farei.
Infilo uno stecchino nella torta per verificarne il grado di cottura. Quasi faccio un colpo quando mi accorgo di Elijah che, nel frattempo, mi ha raggiunta e mi osserva appoggiato al frigorifero.
Da dove salta fuori tutta questa voglia di parlare e sviscerare i miei problemi?
 
“Sai Elena… conoscevo un tizio una volta. Un autore eccezionale. Successe anche a lui. Stava scrivendo un testo teatrale, la storia di due fratelli. Non riusciva ad andare avanti… eppure, a un certo punto, trovò il modo di sconfiggere il suo blocco.”
 
“Ah si? E… come?” chiedo, con malcelato interesse.
 
“Semplicissimo! Scrisse nudo. Si si, nudo, hai capito bene! Aveva intuito che è necessario liberarsi di ogni cosa superflua per lasciar fluire il naturale corso dei pensieri e della scrittura.”
 
“Ma piantala!” sbuffo alterata, sbattendo con rabbia lo sportello del forno.
 
Ne ho abbastanza di esperimenti assurdi, dello yoga, del decluttering e del feng shui.
Ci mancava questa scemenza. E poi odio che Elijah mi compatisca, facendo cadere le sue opinioni dall’alto e mortificandomi più di quanto non lo sia già.
 
“Facci un pensierino Elena. Non mi dispiacerebbe affatto vederti girare per casa senza vestiti…” aggiunge poi, sottolineando la frase con un’occhiatina ammiccante. Perché ora mi sembra così squallido?
 
“Non lo metto in dubbio.” rispondo, ormai al limite della sopportazione.
 
Proprio in quel momento, lo squillo del suo cellulare lo distrae finalmente da me e dalla sua fresca ossessione per il mio dannatissimo blocco. Lo preferivo decisamente quando si ostinava ad ignorarmi.
 
“Pronto? Si sono io, Elijah Mikaelkson in persona. Come dice? Chi è che vuole incontrarmi? Julie???”
 
 
Damon
 
“Ma certo che è lei! Julie Plec! Si si, l’americana. Si, quella del telefilm sui vampiri! Si immagino che vi siate già incontrati altre volte. Ma certo, è naturale che uno sceneggiatore di fama come lei sia amico intimo di molti dei nomi più importanti della tv… in ogni caso, ehm… Ju-Julie sarebbe lieta di riceverla questa sera stessa. Certo, dovrebbe partire subito. Ci siamo già messi in contatto con la sua agente, la chiamerà a breve per fornirle ulteriori dettagli.”
 
Ci ho messo un bel po’ a convincerlo, ma devo ammettere che Stefan, contro ogni aspettativa, si è calato a perfezione nella parte. Forse un po’ troppo.
Evidentemente, il corso che ha frequentato qualche anno fa al Sadler’s Wells Tehater gli insegnato anche dell’altro, oltre ad immedesimarsi in foglie secche e fili d’erba.
 
Mio fratello non ama particolarmente ricordare quella fase della sua vita.
Aveva perso la testa per una certa Hayley, un’artistoide hippy e snob in modo fastidioso, che aveva la mania della meditazione trascendentale e trascorreva il proprio tempo tra lezioni di poesia creativa e assurde rappresentazioni teatrali.
Stef le sbavava sopra come un cagnolino ma, come sempre, non è riuscito a concludere.
 
Comunque, il piano sta funzionando alla grande.
È bastato mandare una mail da un finto account di posta all’agente di Mikaelson, che poi altri non è che sua sorella Rebekah.
L’ho anche incontrata un paio di volte in giro: come QI assomiglia al fratello, ma perlomeno lei è figa.
Comunque, era gasatissima e mi ha assicurato che lo avrebbe avvisato al più presto di questa inaspettata opportunità.
Secondo me perfino a lei non sembra vero di levarselo di torno per un po’.
 
E ora questa telefonata, pensata appositamente per alimentare l’ego di quel pallone gonfiato, è la ciliegina sulla torta.
Ho detto a Stefan di dargli appuntamento ad un indirizzo assurdo, disperso in mezzo alla brughiera. Avrei preferito spedirlo all’altro capo del mondo, ma non si può avere tutto dalla vita. Per ora mi accontenterò di vederlo sparire per un paio di giorni, il tempo che mi serve per mettere in atto l’altra parte del piano, quella che Stefan ancora non conosce.  
 
Nel frattempo lui ha chiuso la conversazione.
 
“Mi sembra di averlo convinto.” dice, passandomi il cellulare con un sospiro annoiato.
 
“Ottimo lavoro fratello,” gli rispondo “ma ho ancora bisogno di te.”
 
Lo vedo scattare in piedi, rivolgendomi la solita, tediosa espressione di rimprovero.
 
“Psicotico te l’ho già detto vero? Si può sapere che altro hai in mente Damon?”
 
“Apri le orecchie Stefan. Prima Elijah, poi Mr. G!” scandisco, puntandogli contro un dito mentre lui spalanca gli occhi disorientato.
 
“Oh no… no, no, no. Sai benissimo quanto sia costato ad Elena recuperare il rapporto con suo padre dopo che l’ha abbandonata per la tizia della serra.”
 
Entrambi rivolgiamo uno sguardo mesto al piccolo bonsai, posato accanto a una pila di buste ancora da aprire, con stampato sopra l’inquietante logo della mia banca.
Lui si che sta benissimo!
Sembra proprio non aver risentito del trasloco dalla scrivania di Elena alla mia.
Del resto me ne sto prendendo cura.
Poco fa gli ho lucidato le foglie, non prima di essermi chiuso a chiave in ufficio onde evitare che mio fratello o quell’impicciona della biondina potessero accorgersene.
 
“Stefan, non farla lunga. Il tuo piano, tutta quella stronzata della velata malinconia, ha avuto solo l’effetto di far firmare Elena con un’altra casa editrice. Dobbiamo prendere in mano la situazione. Voglio quel libro e vedrai… alla fine perfino lei mi ringrazierà. Comunque, non ho intenzione di sabotare Elena e Mr. G che giocano a mamma casetta. Voglio solo provocare una piccola lite fra loro, in modo che lei possa tornare a scrivere e…”
 
“Ammettiamo che la tua strampalata idea abbia successo, che Elena si deprima e finisca il romanzo. Poi se ne andrà all’ABP e sarai tu ad essere infelice!”
 
“Ma io voglio che lei se ne vada. E comunque, lei non vuole restare.”
 
“E tu fingi che non te ne importi.” sentenzia, alzando gli occhi al cielo.
 
Ho smesso di seguirlo. Sto cercando di immaginare la prospettiva di un futuro fra queste quattro mura a correggere bozze assurde, come quella che mi è capitato di leggere stanotte.
Non riuscivo a dormire, così ho deciso di pescare a caso fra gli ormai pochi manoscritti che gli aspiranti autori spediscono alla mia attenzione, più per disperazione che per altro.
 
La Tristesse non pubblica qualcosa da… bah, lasciamo stare.
 
In ogni caso, il romanzo era terribile. Parlava di un’improbabile invasione aliena e di una raccapricciante storia d’amore tra la protagonista e l’E.T. della situazione.
Avrei dovuto combattere l’insonnia in una maniera più costruttiva.
Che ne so, ubriacandomi fino al letargo o magari rincoglionendomi davanti a qualche trasmissione trash su Channel 4… ultimamente però, il mio lato masochista ha deciso di prendere il sopravvento sulla razionalità.
Quando ho chiamato l’autrice per comunicarle le mie impressioni, è scoppiata a piangere disperata. Tanto per cambiare.
 
Chissà quando mi ricapiterà qualcosa di buono come Lieto Fine.
Forse ha ragione mio fratello. E anche Kath. Forse dovrei chiudere la baracca e basta.
Dannazione, che sto dicendo?
Scuoto la testa. Non devo lasciarmi commuovere. Ho deciso che andrò fino in fondo e lo farò.
 
“Ok, Stef. Finché la Tristesse si regge in piedi, io sono ancora il tuo capo e ti ordino di collaborare. Mr. G mi ha informato del concorso di karaoke, stasera. Pensa… mi ha chiesto di andare a fare il tifo! Quello che devi fare tu è impedire a Elena di partecipare. Pare che per lui sia davvero importante che lei ci sia.”
 
Mio fratello alza gli occhi al cielo, mugugna qualche imprecazione e poi mi guarda di nuovo. È frastornato, ma finalmente rassegnato a collaborare.
 
“Sentiamo. Come dovrei fare?”
 
“Sei tu l’attore. Improvvisa!”
 
 
Elena
 
“Elena mi hai stirato la camicia? E gli occhiali? Dove sono i miei dannati occhiali?”
 
“Ce li hai sul naso Elijah! Calmati!”
 
Mentre mi infilo le calze con tutta tranquillità, mi godo lo spettacolo del mio fidanzato che corre come una trottola impazzita da una parte all’altra del mio appartamento, si specchia in continuazione e prova l’ennesimo abbinamento per l’appuntamento con… bah!
 
Ammetto che per un brevissimo istante ho provato invidia per lui.
Subito dopo sono tornata in me e mi sono detta che se lo merita. In fondo lavora sodo tutto il giorno ed è giusto che gli sia toccata questa opportunità.
Un attimo dopo ancora mi sono chiesta come fosse possibile che quella tizia proponesse proprio ad Elijah di lavorare con lei.
Andiamo, queste cose non capitano mai!
 
Mentre ci ripenso, mi guardo allo specchio per controllare il mio look per la serata. Quando i miei occhi incontrano il mio viso riflesso, mi sento subito piccola e ingrata.
 
Sei davvero una brutta persona Elena!, urla la mia vocina interiore. Stavolta sono costretta a darle ragione. Sono solo invidiosa, perché Elijah ha successo ed io no.
Lo seguo con lo sguardo mentre chiude il suo trolley e infila convulsamente nella tasca del soprabito i documenti e una boccetta di fiori di Bach.
 
“Andrà tutto bene. Sei uno sceneggiatore pieno di talento!” lo incoraggio, in preda ai rimorsi di coscienza.
 
Lui si blocca al centro della stanza, rivolgendomi uno sguardo tenero.
 
“Hai ragione!” esclama.
 
“Ti chiamo quando arrivo!” aggiunge poi, sbrigativo, lasciandomi un insignificante bacetto sulla fronte prima di infilare la porta in tutta fretta.
E così mi ritrovo sola, o meglio, in compagnia dei miei soliti problemi.
Stasera però non ho intenzione di pensarci. Stasera mi dedicherò a mio padre. Poco importa se non ho mai cantato prima d’ora, nemmeno sotto la doccia. Ho voglia di vederlo felice.
 
Rincuorata da questo pensiero positivo, il primo della giornata, afferro il cappotto e la borsa e mi preparo a raggiungere il pub, dove papà mi aspetta alle nove in punto per iniziare la gara.
Ma quando spalanco la porta, mi trovo davanti l’ultima persona che pensavo di incontrare.
 
“Elena! Cercavo proprio te!”
 
“S-Stefan?”
 
Per tutta risposta il fratello di Damon ridacchia fra sé e sé e mi guarda spaesato, come se mi vedesse per la prima volta, con due occhietti lucidi e l’aria decisamente confusa.
 
“Vieni qui, fatti abbracciare! Amica mia!” mi dice poi, stringendomi subito dopo in una presa soffocante.
 
È in quel momento che me ne rendo conto: puzza come una distilleria.
 
“Stefan sei ubriaco!” esclamo, sottraendomi alla sua stretta e cercando – non senza una certa fatica – il suo sguardo acquoso. “Ehi. Sono qui, davanti a te. Guardami! Si può sapere che ti prende? E soprattutto, che diavolo ci fai qui?”
 
“Oh Elena…” piagnucola “non mandarmi via ti prego. Ho bisogno del tuo aiuto. È per Caroline! Sono disperato. Vedi io… io… la amo!”
 
Non faccio in tempo a ribattere che ha già affondato la testa sulla mia spalla, singhiozzando come un vitello.
 
“Ti prego… se non ne parlo con qualcuno credo che impazzirò!”
 
“Su… su… calmati.”
 
Mentre con la mano destra gli batto su una spalla per rincuorarlo, sollevo il braccio sinistro per controllare l’orologio. Le otto e trenta. In fondo ho ancora mezz’ora, dovrebbe essere sufficiente per rimetterlo in sesto. Almeno spero.
 
“Coraggio, accomodati Stefan.”
 
“Oh grazie. Grazie davvero Elena!” risponde lui, la voce piena di gratitudine, infilando la porta senza lasciarselo ripetere ma non prima di aver afferrato dal pavimento due bottiglie piene di un liquido dall’aria molto alcolica, a cui proprio non avevo fatto caso.
 
 

*********
Ciao!
Capitolo un po’ transitorio… se avessi dovuto arrivare al punto in cui volevo inizialmente, sarebbe durato troppe pagine. Credo che una storia leggera come vuole essere questa finisca per annoiare con capitoli troppo lunghi, perciò ho pensato di dividere, con la promessa di fare tutto il possibile per aggiornare la settimana prossima. Spero non vi dispiaccia!
Un bacio e sempre grazie a chi legge.
Piccolo spoiler: ancora un paio di capitoli e poi… THE END! ;)
Buona festa di Ognissanti a tutte voi <3
Chiara
 
PS: Chi di voi ha il cuoricino in fibrillazione per il Defan?? IO SI!!!
  
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