Disclaimer: In questa storia il
linguaggio usato è volgare, senza mezzi termini. Può essere offensivo.
Gli argomenti trattati sono indelicati,
possono essere ritenuti violenti.
I
personaggi possono essere misogini, razzisti, omofobi e possono risultare
crudeli.
Questa storia è finzione. Ciò che scrivo non è ciò che penso.
“Non è facile essere
sempre ubriachi,
lo sarebbero tutti
se fosse facile...”
UNTIL IT
KILLS
II – LESTER SHANDS
Missione
“Buco per Eeth” Pt.1
Era stata una nottata da urlo, ci puoi giurare. Io,
la Ciliegina e l’E.
L’avevo abbordata prima al Lightohouse e poi
all’Eclipse, dove se ne stava al bancone con in mano questo drink alla menta.
Aveva una canotta rosa a pois che le cadeva larga sulle tette, a farci vedere
il reggiseno rosso coi cuoricini, con il merletto in pizzo bianco. Una tutta
ghirigori, Sherri Llyod. Pure la gonna era una specie di tutù da ballerina, a
sbuffi ingombranti. Ma non me ne fregava una mazza di quel che aveva addosso,
perché poi era finito in terra, in camera mia. Da urlo.
Una volta nuda, ho visto che aveva lentiggini
ovunque, pure attorno ai capezzoli. Sua madre era irlandese, di Monaghan, mi
aveva detto. Eccitante. Ti faceva venir voglia di andare in Irlanda a
cercare tutte queste pollastrelle lentigginose, dal pelo rosso. Non ero mai
stato con una rossa vera prima di allora e la cosa mi dispiaceva, perché mi
stavo perdendo uno spettacolo pauroso. Cioè, questa mi sale sopra non appena
siamo sul letto e inizia a cavalcarmi. Impressionante. Così me ne stavo
lì a tenerle i fianchi mentre faceva tutto lei e guardavo i riccioli rossi che
infiammavano l’aria, sbatacchiandosi avanti e indietro a ogni suo movimento.
Finito di scopare, poi mi si è sdraiata di fianco e
mi ha guardato con quei suoi occhioni marroni, sfarfallando le ciglia. Con
l’ecstasy in corpo era la scena di una commedia, lei la mia Julia Roberts che
mi sorride e io il vecchio caro Hugh Grant che, come un coglionazzo, la osserva.
Ci ho messo mica tanto a far andare le mani sul suo corpicino lattiginoso, fino
a palpare quelle tette che, giuro, dovevano essere una quarta. E lei mi gemeva
nelle orecchie, schiacciandomisi addosso. Esaltante. Ho infilato il
cappuccio all’uccello e poi gliel’ho messo dentro nella classica del
missionario, facendola urlare finchè, una volta venuti, si è presa vestiti e
scarpe e se n’è andata. L’ho salutata sulla soglia di casa e poi sono volato in
camera mia a farmi una paglia, davanti alla finestra. Lo stereo mi sparava “A
Little Piece Of Heaven” degli Avenged Sevenfold a basso volume, mentre
osservavo la via illuminata dai lampioni. Mio padre faceva il turno di notte in
fabbrica, quindi avevo piena libertà fino alle sei del mattino, anche se
teoricamente avrei dovuto farmi un pisolino di almeno un’ora prima di andare a
scuola. Me ne restai lì un po’, così adocchiai quel coglione di Crook che
rincasava, tutto barcollante. Gli feci ciao ciao e lo lasciai andare a dormire
tranquillo, sapendo che non aveva voglia di chiacchiere. Nel giro di qualche
ora gli avrei detto come mi ero scopato la Ciliegina, comunque.
Di sicuro se n’era andato a casa all’asciutto,
senza nemmeno infornarlo. Non ha mai avuto molto successo con le tipe, Eeth. È
uno che non ci sa fare con la gente e marcisce ubriaco in un angolo buio,
facendosi rubare la scena persino da quello sfigato di Lockie. Cazzo, non può
fare così a diciassette anni… Più invecchierà, più gli sarà difficile trovarsi
una passera. Pensai che forse dovevo impegnarmi un po’ e trovargliene una,
magari chiedendo agli altri di darmi una mano. Ci doveva essere qualcuna
disposta a dargli il buco, a scuola. Semmai avremmo potuto anche fare un giro
al St. Mary’s e vedere se qualche cattolica aveva voglia di prenderlo dal nostro
amico o preferiva aspettare il matrimonio.
Preso da quest’urgenza di far scopare Ethan, me ne
andai a dormire e caddi in un sonno profondo e senza sogni, che venne
interrotto dalla sveglia del mio cellulare. Avevo un mal di testa cane, ma
sapendo che era venerdì mi alzai alla svelta e, con indosso quella stupida
divisa bluastra, mi teletrasportai in strada sotto casa Crook. Vidi Chrystal,
la sorellina di Eeth, già in piedi davanti alla porta d’entrata. Anche lei
veniva al St. James’s, quindi aveva l’uniforme femminile a coprirle le cosce
lunghe e sode. Lei fa la stessa classe di Trix, ma non sono mai andate molto
d’accordo. Chryst se ne sta sulle sue, tutta impettita, ha le sue compagnie e
sta lontana da quella del fratello. Fatto sta che mi si avvicinò e mi puntò gli
occhioni verdi addosso, mentre masticava una gomma alla menta in modo
svogliato. Io e lei ce la intendevamo abbastanza, così quando venne da me le
diedi un buffetto in testa, fra i capelli tinti di viola scuro.
«Mio fratello è in ritardo.» Mi fece sapere, mentre
tirava fuori gli occhiali da sole dalla tasca della giacca in pelle che teneva
sopra la divisa. «La notte leoni e la mattina…»
«C’è gente che è un leone anche la mattina,
Chryst.» Le dissi, allargando le braccia e mostrandomi. «Non vedi quanta
leonaggine? Io sono mica come Eeth. Io son fatto per non dormire mai.»
La sentii tirare un lungo sospiro, prima che
tornasse a guardare la porta di casa in attesa del fratello, che spuntò
strisciando sulla soglia. La sua faccia sembrava quella di un cadavere e
scoppiai a ridere vedendo in che razza di modo si era conciato. Gli occhiali da
sole erano inutili, ammettiamolo. Eeth era una merda, quella mattina.
«Qualcuno ha dormito troppo poco?» Scherzai, non
appena arrivò in strada. «Hey, Eeth, mi sembri uno straccio.»
«Uno schifo, cazzo.» Mi rispose lui, infilandosi la
camicia nei pantaloni per darsi un contegno. «Ho dormito solo un paio d’ore.»
C’incamminammo verso il St. James’s con la piccola
Crook alle calcagna, che ascoltava il suo i-pod senza dire una parola. Perfetto.
Approfittando delle cuffie nelle sue orecchie e l’impossibilità che potesse
ascoltarci, feci un riassunto generale della serata al mio socio. Non so quanto
attento fosse lui, dal momento che nemmeno commentava. Dovevo trovargli un buco
e fargli perdere la verginità, ecco cosa gli ci voleva per tirarsi fuori da
quello stato pietoso.
Arrivammo a scuola in un quarto d’ora, incontrando
gli altri non appena attraversammo il cancello. Se ne stavano seduti sul
muretto in mattoni, intenti a fissarsi le scarpe. Tutti parevano dei fantasmi,
tranne Trix, che era fresca come una rosa. La mattina sembrava tutta un’altra
persona, senza i soliti chili di trucco addosso e con la divisa scolastica. Non
era altro che una passera qualunque, una di quelle che non ti fili nemmeno di
striscio. Lo vedevi che era una cazzo di bambina e non una da scoparti tutta la
notte.
«Ciao Les.» Mi fece, riavviando i capelli scuri
dietro all’orecchio. «Ieri ti abbiamo perso…»
«Sì, sono andato a casa a scoparmi Sherri.» Poi mi
rivolsi a Lockie e Bennie, che mi scrutavano scettici. «Non potete nemmeno
immaginarvi quant’è porca.»
«Effettivamente avevo sentito dire da Rowland che è
una che si dà da fare.»
Dicendolo, Lockie mi rivolse un sorriso sornione e
si avvicinò a me per spettinarmi i capelli. Grande Lockie, cazzo. Lui sì che
capisce qualcosa! Mica gli bruciava il culo dall’invidia mentre parlavo di
trombare, a differenza degli altri due, che ancora non infornavano la pagnotta.
Murray non credeva che io potessi avere tutte le ragazze che volevo, ma si
sbagliava di grosso e in questo era differente da Crook, che poteva benissimo
vedere chi usciva da casa mia la mattina, prima che mio padre rientrasse dal
turno. Lui sapeva che io avevo tutto quel che desideravo… Emozionante.
L’unico che non diceva mai nulla era Tye, che se ne stava lì a fissarmi da
dietro quella pesante frangia di capelli castani. Tylor Chambers, lui se ne
sbatteva le palle di cosa facevo e di chi mi scopavo. D’altronde sapevamo tutti
che era dell’altra sponda e che non gliene fregava una sega delle passere. A
lui piaceva l’uccello. Anche se, a dirla tutta, non penso che fosse per questo
che se ne stava lì senza commentare. Penso che gli piacesse farsi i cazzi suoi
senza giudicare gli altri.
Comunque, lasciando perdere ciò che stavano
pensando quel branco di scimmiotti, Trix sembrava turbata dal fatto che avessi
passato la notte con qualcuna. Sempre la solita storia… Mi guardava con tutto
quest’amore che sbrodava da ogni poro della sua pelle chiara. Non so quante
volte le avevo detto che non gliel’avrei mai messo da nessuna parte e, tanto
meno, le avrei messo un anello al dito. Fanculo… Non m’interessava nulla di
nessuna delle sorelle di quello sfigato di Pace. La piccola Patricia era anche
una bella ragazza, ma io non infilo il mio cazzo dentro alla passera di una che
considero come una sorella. Io, per quanto depravato possa essere, non commetto
un incesto. Dico, come puoi anche solo pensare di fartela con tua sorella? È
contro natura, porcaputtana. È come farlo con tua madre, la cosa mi fa venir
l’urto del vomito. A pensarci potrei anche svenire. Repellente. Questo
mio disgusto, però, Trix non lo comprendeva nemmeno se le facevi lo spelling di
ogni parola. Si era presa una di quelle sbande che si posson prendere per il
proprio cugino, o per il proprio fratello maggiore. Però non si rendeva conto
che provava solo un amore fraterno, anzi, l’aveva scambiato per la più grande
cotta della sua vita. Cazzo, aveva dietro un bel po’ di tizi che avrebbero
voluto sbattersela e portarla al luna park, quindi non vedevo perché non
pensava a sistemarsi con uno di loro. Con me non aveva speranze… Zero.
Come a volersi vendicare del fatto che fossi stato
con Sherri, Trix mi passò accanto ignorandomi e raggiunse Eeth, che era rimasto
in piedi dietro di me, forse nel pieno di un sogno a occhi aperti. Quando io
non la consideravo, lei andava da lui e se lo portava via, per farmi dispetto.
Eppure anche Crook non voleva farci nulla con lei, di questo ne ero certo. Li
guardai allontanarsi ed entrare nell’istituto, così non mi restò nient’altro da
fare che sedermi vicino a Tye per accendermi una sigaretta.
«La farai morire quella poveretta…» Sogghignò,
spostandosi il ciuffo con un movimento del volto. «D’altro canto, se le facessi
credere che potrebbe avere speranze, passerebbe tutta la vita ad aspettarti.
Hai scelto la via più crudele, ma è la più efficace. Bravo, Les.»
«Quella troietta dovrebbe darsi una svegliata. Io
non ho voglia di avercela sempre a culo.» Mormorai, buttando fuori il fumo. «In più a Ros da fastidio ‘sta cosa
che lei mi segua sempre. Non voglio che mi lasci… Perderei la mia scopata
sicura.»
Tylor rise ancora, ma dovette interrompersi quando
Bennie afferrò il proprio zaino e scappò via a grandi passi, dopo aver
bestemmiato. Restammo tutti e tre a osservarlo, chiedendoci cosa gli fosse
preso, ma ce ne sbattemmo le palle. Avevo qualcos altro di cui parlare con
loro, anche se Chambers probabilmente non avrebbe potuto essere utile. O forse
sì… I gay vanno molto d’accordo con le ragazze. Perfetto.
«Piuttosto di pensare a dove lo ficco io… Dobbiamo
trovare un buco per Eeth. Il ragazzo mi pare stressato.»
«Ieri si è lasciato sfuggire Deb Marshall. Giuro…»
Ci fece sapere Lockie, con gli occhi allucinati peggio del solito. «Cioè, alla
fine me la sono fatta io. Mi ha raccontato che lui è partito a raccontarle che
l’avrebbe sposata e che l’amava e dopo una limonata, se n’è andato! Quello è
frocio… Senza offesa, eh, Tye.»
Quest’ultimo fece spallucce e sorrise appena, prima
di zompare a terra e recuperare la sua tracolla. Entrambi lo imitammo, dal
momento che a minuti ci sarebbe stato l’appello.
«Forse posso darvi una mano, so che al corso di
arte ci sono un paio di ragazze che andrebbero anche con un albero, se solo
respirasse.»
«Questa si chiama dendrofilia.» Fece una voce cupa
alle nostre spalle, costringendoci a girarci in sua direzione. E chi vidi se
non Chryst, che se n’era stata lì in silenzio fino a quel momento, inosservata.
«…è un piacere vedere che vi agitate tanto per aiutare mio fratello. Così non
lo beccherò più ad agitare la mano destra su e giù sotto le lenzuola.»
«Il piacere è tutto nostro, Crook. Lo sai che
faremmo qualunque cosa per il nostro caro Eeth.»
Alla mia affermazione, lei piegò appena la testa di
lato e sorrise, prima di insidiarsi fra noi, tra me e Tye per esser preciso. Si
alzò i grossi occhiali dalle lenti scure e vidi che mi stava fissando, con il
sopracciglio alzato. È sempre stata stramba, la piccola Crook. Non sai mai che
diavolo le passa per quella zucca color melanzana, quando non ha le cuffie
infilate nelle orecchie. È un po’ come suo fratello, entrambi parlano quel che
basta, sparano solo stronzate senza senso e la maggior parte delle volte la
gente non sa quel che hanno dentro, nascosto a fondo. Sono le persone più
amichevoli di ‘sto mondo, senza dubbio, ma si trattengono dall’aprirsi del
tutto con i loro amici. Non che me ne freghi qualcosa, perché forse sono uno
dei pochi che li conoscono veramente… Io voglio bene a Ethan, è come a un
fratello per me, dannazione, ci conosciamo da quando siamo nati! E Chryst, beh…
Lei c’è sempre stata, lì con noi, dico. L’ho vista crescere e diventare la gran
passera che è oggi. C’è da dire che se l’avessi vista in giro senza sapere chi
fosse, avrei cercato di chiavarmela e, probabilmente, è una cosa che vorrebbero
fare in molti. Dico, sotto la divisa so bene com’è fatta. Me la sono ritrovata
spesso davanti con solo una canottierina e delle mutande, circa tutte le volte che
ho dormito in casa Crook. La piccola Chryst è senza dubbio meglio della metà
delle ragazze di ‘sta scuola di fannulloni del cazzo. Non appena avrà sedici
anni sboccerà mica male e Eeth dovrà tener lontano da lei tutti quei morti di
figa che le ronzeranno attorno. La cosa migliore di lei, comunque, è che non si
attacca addosso come quella sanguisuga di Trix. Lei si fa gli affari suoi, si
prende i suoi spazi e quando non vuole qualcuno glielo fa sapere subito. In
questo è del tutto diversa da suo fratello… Stupendo.
Tornando a quel che stava succedendo, comunque,
entrammo insieme a scuola e salutammo Chryst che se ne andò nella sua classe,
mentre io e gli altri andavamo verso la palestra. Fanculo… Odiavo avere
educazione fisica le prime due ore della giornata. Soprattutto se la notte
prima non avevo chiuso occhio. Comunque mi inventai una scusa per fermarmi un
po’ di più negli spogliatoi, chiudendomi nel cesso con Lockie a farci una
birra, che lui aveva portato nello zaino. Così ci mettemmo d’accordo per trovare
qualcuna a Eeth, iniziando da Candy Roberts, della nostra classe. Ce l’eravamo
scopata entrambi, l’anno prima, e sapevamo che dopo una pinta era pronta ad
aprire le gambe a qualsiasi persona gliel’avesse offerta. Quindi perché no?
«Allora iniziamo la missione “Buco per Eeth”.»
Sogghignai, finendo di scolarmi la Becks e uscendo dal bagno. «L’abbordo io
durante il riscaldamento!»
«Sempre se riesci a correre…»
Lockie mi seguì ed entrammo in palestra,
infilandoci subito fra gli altri che stavano galoppando attorno al campo di
pallavolo disegnato sul pavimento. Adocchiai immediatamente Candy Roberts e le
sue tette belle grosse che balzavano su e giù mentre arrancava dietro al gruppo
delle ragazze. Accelerai sorpassando i miei compagni che già emanavano puzza di
sudore e le raggiunsi, sorridendo e ammiccando. Tutte si voltarono a guardarmi
e iniziarono a ridacchiare, Becky e Babs –le due gemelle- si avvicinarono l’una
all’altra e presero a bisbigliare fra loro. Probabilmente parlavano del mio
uccello e del ménage-à-trois che avevamo azzardato un paio di mesi prima.
Comunque non ero fra le passere per cercarmene una, ma per pensare a Ethan,
quindi le ignorai e arrivai da Candy.
«Ciao caramellina… Come butta? Non ti ho vista
all’Eclipse ieri.»
«Ero a casa, oggi ho il recupero di fisica e se non
lo passo mi segano.» Grugnì lei, rallentando la corsa per staccarci dal gruppo.
«Che vuoi da me, Shands?»
Una tigre, quella Roberts. Era già pronta ad
artigliarmi e mordermi fino a staccarmi tutta la pelle di dosso. Non potei far
altro che alzare le mani arrendevole e poi fare un cenno verso il gruppo dei
ragazzi.
«Un mio socio ha bisogno di perdere la verginità.»
Fui diretto, anche perché non mi piaceva girare attorno a una questione seria
come quella. «Che ne dici di concederti e compiere questo piccolo atto
caritatevole? Ti offriamo da bere…»
«Perchè non gli concedi il tuo culo, invece?»
«Perchè non è sodo quanto il tuo… E ho ‘sti brufoli
che rovinerebbero l’atmosfera.»
Lei mi fulminò con lo sguardo, sibilando un “testa
di cazzo” che non passò inosservato. Avrei fatto meglio a offrirle un drink
prima di chiederglielo, magari avrebbe funzionato e Crook avrebbe scopato.
Invece no, da sobria Candy Roberts era la più grande sostenitrice del club-delle-verginelle.
Tremendo. Tentai di giocarmi l’ultima carta, dandogli una pacca sul culo
e stringendogli una chiappa. Quando c’ero stato insieme aveva voluto che la
sculacciassi, non me n’ero dimenticato. Quindi perché non tentare un approccio
più intimo e amichevole?
«Dai, se mi fai questo favore facciamo il bis… Mio
padre fa il turno di notte e ho casa libera.»
«Vattene a fanculo, Shands.»
Abbaiò forte e affrettò il passo, ma notai che era
arrossita e pensai che probabilmente le sue mutandine iniziavano a inumidirsi.
Le conosco certe ragazze… Ci stava facendo seriamente un pensierino.
«Su, Candy. Ti prometto che sarà la notte più bella
della tua vita. Darò il massimo…» La supplicai, sapendo che con le passere la
cosa funzionava. «Però tu devi fargli perdere la verginità, a quel poveretto.»
«Chi vuoi che mi faccia?»
Ecco che aveva ceduto. Il mio cervello urlava per
la felicità, mentre mi giravo e alzavo il pollice a Lockie, che era proprio
accanto al nostro verginello. Anche Roberts si voltò e analizzò i miei soci,
prima di tornare a guardarmi con il volto schifato.
«Ethan Crook?!» Domandò, con uno squittio. «No,
Shands, non se ne parla. Con lui no.»
«E perchè?»
«Perchè non mi va. A Dianne ha chiesto di sposarlo,
capisci? Sposarlo! E dopo un bacio!»
Io la guardai e scoppiai a ridere, beccandomi un
richiamo da quel coglione pelato del professore, che non sopportava che
facessimo casino. Cercai di darmi un contegno e ci riuscii dopo un enorme
sforzo. Ecco perché scappano tutte quante… Quell’idiota non capisce un cazzo
quando è fatto e ubriaco. Cioè per la maggior parte del tempo. Diciamo quasi
sempre. Le ragazze pensano che sia uno che cerca storie serie e non hanno
voglia di averci a che fare. Allietante.
«Ma era ubriaco, porcatroia. Non lo diceva mica sul
serio! Dai, Candy! Almeno un pompino… Almeno quello!»
«No, Shands. Col cazzo. Smettila adesso!»
Si riunì al gruppo delle pollastrelle e io mi
fermai dov’ero, aspettando che i miei amici arrivassero. Lockie mi diede un
pugno alla spalla e ripresi a correre al suo fianco, con lo scazzo più totale
che mi storpiava il volto. Lui sembrò accorgersene e sbuffò, alzando il medio
verso l’inconsapevole Candy Roberts.
«Che puttana… Ha rifiutato, vero?»
«Esatto, man. Tentativo fallito…»
Nel sentirci, Crook si voltò verso di noi e alzò un
sopracciglio, con quella sua tipica espressione da fesso appesantita dalle
occhiaie. Noi sorridemmo tranquilli, con nonchalance. La missione era un
segreto, non potevamo farci sgamare dopo nemmeno dieci minuti che l’avevamo
intrapresa.
«Eeth, cazzo, fai proprio pena stamattina.»
Commentai, giusto per non insospettirlo. «Potevi almeno pettinarti. Ti
chiamerai Shitteeth da oggi. Eeth-merdoso!»
Gli passai la mano fra i capelli aggrovigliati e
glieli spettinai, facendolo lamentare. Ci pensò anche Lockie a farlo incazzare,
poi iniziammo a correre veloci con lui che ci urlava dietro parolacce poco
gradite dal prof, che alla fine ci sbattè fuori dalla palestra, costringendoci
a bere un’altra birra negli spogliatoi.
«Almeno non mi tocca correre e posso farmi una
dormita.»
Fu la conclusione di Crook, che si gettò sul
materasso del salto in alto e mollò un rutto talmente forte che ci fece piegare
in due dalle risate. Lockie lo imitò e allora la presi come una sfida e cercai
di ruttare più forte di loro, senza un gran risultato. Cochrane era imbattibile
in una gara di rutti. Insuperabile.
Fatto sta che alla terza ora eravamo ubriachi e
seguire la lezione di fisica fu più difficile del previsto. Ethan si addormentò
sul banco, riempiendo il libro di saliva, mentre Lockie non faceva altro che
ripetere la tabellina del due e ridere quando non si ricordava quanto facesse
due per sette. Per quanto mi riguarda, il mio posto accanto alla finestra mi
permise di osservare le pesanti nuvole grigie e incazzarmi con le piccole gocce
di pioggia che si abbattevano sul vetro. Uno scazzo.
Mi voltai verso Candy Roberts, che se ne stava
davanti alla cattedra per l’interrogazione. Così quando incrociai il suo
sguardo mimai un bacio, prima di fare la “V” con le dita e passarci in mezzo la
lingua, scuotendola. Lei s’irrigidì e poi balbettò qualcosa sulla relatività,
cercando di non dar fuori di matto. Decisi così che la lingua in un posto
l’avrei infilata, ma non certo nella passera di quella stronza di Candy. No. Mi
alzai per andare in bagno e arrivai davanti alla porta della classe di Chryst,
spedendole un sms.
To: |Chryst | “Dille a Mary di uscire dalla
classe.”
Tempo un minuto e questa era fuori, con gli occhi
sgranati a fissarmi, come se non capisse il perché l’avessi mandata a chiamare.
Ma l’avrebbe scoperto molto presto… E con lei l’avrebbe scoperto anche sua
sorella.
«Cosa… Perchè mi hai cercata, Shands?»
Mi ha chiesto tutta riverente, con lo sguardo
incollato alle mie scarpe. Io le stavo osservando i bottoncini della camicia,
allacciati fino al collo manco fosse una monaca di clausura. Decisi di
slacciargliene uno, il quarto precisamente, quello che mi permise di guardarle
il colore del reggiseno. Lei sobbalzò spaventata, così mi misi a sogghignare,
prendendole il mento fra le dita e avvicinandomi al suo volto. La sentivo
tremare, mentre le sue guance si facevano di un colore molto simile a quello di
un pomodoro maturo. Mary Roberts, lo sapevano tutti, era la sorella verginella
di Candy. Aveva compiuto i quattordici da poco e nessuno ci provava mai con
lei, perché era l’ombra di quella baldraccona di Candy, a cui tutti puntavano,
attratti dal suo davanzale abbondante. Mary aveva solo una seconda e la
nascondeva con la divisa quando era a scuola e, semmai la beccavi in giro al
sabato sera, aveva ‘ste maglie larghissime che ti facevano ammosciare
l’uccello. Però con un po’ di trucco e una minigonna, scommetto che la piccola
Mary sarebbe diventata una fighetta mica male, forse più di Candy. Ma al
momento non me ne fregava un cazzo di chi fosse la più scopabile… Mi sarei
portato a letto la dolce sorellina vergine di Candy Roberts anche se fosse
stata una cozza, in quel momento.
«Avevo voglia di vederti… Ti stavo pensando, sai.
Cioè…» Le feci, passandole un dito sulle labbra. «Ti ho visto ieri sera al
Lighthouse e mi è venuta voglia di baciarti, sai.»
Stronzata. L’ho vista con quel maglione di tre taglie più grosse che le arrivava
alle ginocchia e ho girato i tacchi alla ricerca di Sherri. Ma le ragazzine
così abboccano subito, infatti lei boccheggiava tutta rossa, con
quest’espressione da idiota in faccia.
«Ma io non…»
Non la lasciai parlare, ma le infilai la lingua in
bocca, sentendo la sua saliva che le allagava il palato. Quando mi staccai le
pulii quel rivolo di bava che le colava sul mento, pensando che nel giro di
qualche minuto le avrei riempito la bocca di tutt’altro. Le afferrai il braccio
e la trascinai nel bagno lì di fronte, fino a chiuderci nel cesso. Lei era così
emozionata che per poco non si metteva a piangere, ma allo stesso tempo vedevi
che non aspettava altro che le strappassi di dosso la camicetta. Esaltante.
La spinsi contro il muro e me la limonai un po’,
mentre lei stringeva le ginocchia e scuoteva come un’anguilla, mormorando che
doveva tornare in classe. Fortunatamente suonò la campanella dell’intervallo e
avevamo questo quarto d’ora buono per restarcene lì. Sentivo che il bagno si
stava riempiendo di passere, dall’altra parte della porta, ma non me ne fregava
un cazzo. Avevo scopato in cessi più affollati.
«…è occupato!»
Dissi, quando qualcuno bussò, così questo se ne
andò lamentandosi. Io mi abbassai in ginocchio, alzando la gonna della divisa
alla piccola Mary, che squittì qualcosa a cui non diedi ascolto.
«Sssht… Vedrai che ti piacerà.»
Così le spostai le mutandine bagnate e iniziai a
darmi da fare di lingua, sentendola che guaiva, mordendosi la mano. La sentii
gemere per un po’, prima che si accasciasse contro la parete piena di scritte a
pennarello. Mi rialzai e le lasciai un bacio sulla guancia, prima di girare la
serratura.
«Shands…?»
«Ci si becca, eh. Stasera al Lighthouse… Mi
raccomando, ti aspetto. E vieni da sola, mica con Candy.» Le dissi, tirando
fuori il pacchetto di sigarette dalla tasca. «Vedrai che non te ne pentirai.»
Detto questo uscii in cortile a fumare e poi tornai
barcollando in classe, sorridendo a Candy Roberts che mangiava una banana
seduta al suo banco.
Osservando le nuvole che si diradavano, pensavo a
Eeth e alla mia missione. Candy si era rifiutata, ma il mondo era pieno di
passere meno frigide e presto gliene avrei trovata una. E sarebbe stata una
chiavata da urlo, ci puoi giurare. Eeth, una passera e l’E.
Voilà…
Ecco qui anche il secondo capitolo!
Questa
volta a parlare è Lester Shands, che è il mio preferito! <3 Delicatezza e
mezzi termini: zero.
Sulla
mia pagina facebook, (https://www.facebook.com/media/set/?set=a.390801531074583.1073741828.390257021129034&type=3
) potete trovare delle foto dei personaggi (che ho modificato semplicemente
prendendole da internet!)
Grazie
di essere passati di qui!
Ogni
commento (o critica) è sempre gradito!
M.M.