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Autore: Michelle Morrison    01/11/2014    1 recensioni
Allora che fai, eh? Lo chiedo a tutti quei virtuosi moralisti che hanno sempre la risposta a tutto e che hanno sempre un consiglio pronto quando si tratta della tua vita. Che fai, alla fine, quando non hai alcun potere e non puoi mettere il naso nella famiglia altrui? Te ne sbatti. È questo che fai.
Fa tutto schifo, ma la vita è così.

___
Ethan, Les, Bennie, Trix, Lockie, Chryst e Tye, amici da sempre, sono ragazzi di una cittadina del Lincolnshire, in Inghilterra. La loro vita procede tra scuola, serate all'insegna di alcool e droghe, ci sono innamoramenti, sesso, sogni, intrecci, litigi e risse.
Non c'è romanticismo.
Non c'è morale.
Non c'è senso.
Non ci sono insegnamenti.
Non c'è giustizia.
Non c'è buonismo.
Ci sono solo i protagonisti che, alternandosi, si raccontano senza giri di parole.
_____
Disclaimer: Questa storia tratta di argomenti come la droga, l’alcool, il sesso.
Il linguaggio usato è volgare, sporco e magari può essere offensivo.
Genere: Angst, Erotico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Disclaimer: In questa storia il linguaggio usato è volgare, senza mezzi termini. Può essere offensivo.

                            Gli argomenti trattati sono indelicati, possono essere ritenuti violenti.

      I personaggi possono essere misogini, razzisti, omofobi e possono risultare crudeli.

      Questa storia è finzione. Ciò che scrivo non è ciò che penso.

 

“Non è facile essere sempre ubriachi,

lo sarebbero tutti se fosse facile...”

 

UNTIL IT KILLS

 

 

II LESTER SHANDS

 

Missione “Buco per Eeth” Pt.1

 

 

Era stata una nottata da urlo, ci puoi giurare. Io, la Ciliegina e l’E.

L’avevo abbordata prima al Lightohouse e poi all’Eclipse, dove se ne stava al bancone con in mano questo drink alla menta. Aveva una canotta rosa a pois che le cadeva larga sulle tette, a farci vedere il reggiseno rosso coi cuoricini, con il merletto in pizzo bianco. Una tutta ghirigori, Sherri Llyod. Pure la gonna era una specie di tutù da ballerina, a sbuffi ingombranti. Ma non me ne fregava una mazza di quel che aveva addosso, perché poi era finito in terra, in camera mia. Da urlo.

Una volta nuda, ho visto che aveva lentiggini ovunque, pure attorno ai capezzoli. Sua madre era irlandese, di Monaghan, mi aveva detto. Eccitante. Ti faceva venir voglia di andare in Irlanda a cercare tutte queste pollastrelle lentigginose, dal pelo rosso. Non ero mai stato con una rossa vera prima di allora e la cosa mi dispiaceva, perché mi stavo perdendo uno spettacolo pauroso. Cioè, questa mi sale sopra non appena siamo sul letto e inizia a cavalcarmi. Impressionante. Così me ne stavo lì a tenerle i fianchi mentre faceva tutto lei e guardavo i riccioli rossi che infiammavano l’aria, sbatacchiandosi avanti e indietro a ogni suo movimento.

Finito di scopare, poi mi si è sdraiata di fianco e mi ha guardato con quei suoi occhioni marroni, sfarfallando le ciglia. Con l’ecstasy in corpo era la scena di una commedia, lei la mia Julia Roberts che mi sorride e io il vecchio caro Hugh Grant che, come un coglionazzo, la osserva. Ci ho messo mica tanto a far andare le mani sul suo corpicino lattiginoso, fino a palpare quelle tette che, giuro, dovevano essere una quarta. E lei mi gemeva nelle orecchie, schiacciandomisi addosso. Esaltante. Ho infilato il cappuccio all’uccello e poi gliel’ho messo dentro nella classica del missionario, facendola urlare finchè, una volta venuti, si è presa vestiti e scarpe e se n’è andata. L’ho salutata sulla soglia di casa e poi sono volato in camera mia a farmi una paglia, davanti alla finestra. Lo stereo mi sparava “A Little Piece Of Heaven” degli Avenged Sevenfold a basso volume, mentre osservavo la via illuminata dai lampioni. Mio padre faceva il turno di notte in fabbrica, quindi avevo piena libertà fino alle sei del mattino, anche se teoricamente avrei dovuto farmi un pisolino di almeno un’ora prima di andare a scuola. Me ne restai lì un po’, così adocchiai quel coglione di Crook che rincasava, tutto barcollante. Gli feci ciao ciao e lo lasciai andare a dormire tranquillo, sapendo che non aveva voglia di chiacchiere. Nel giro di qualche ora gli avrei detto come mi ero scopato la Ciliegina, comunque.

Di sicuro se n’era andato a casa all’asciutto, senza nemmeno infornarlo. Non ha mai avuto molto successo con le tipe, Eeth. È uno che non ci sa fare con la gente e marcisce ubriaco in un angolo buio, facendosi rubare la scena persino da quello sfigato di Lockie. Cazzo, non può fare così a diciassette anni… Più invecchierà, più gli sarà difficile trovarsi una passera. Pensai che forse dovevo impegnarmi un po’ e trovargliene una, magari chiedendo agli altri di darmi una mano. Ci doveva essere qualcuna disposta a dargli il buco, a scuola. Semmai avremmo potuto anche fare un giro al St. Mary’s e vedere se qualche cattolica aveva voglia di prenderlo dal nostro amico o preferiva aspettare il matrimonio.

Preso da quest’urgenza di far scopare Ethan, me ne andai a dormire e caddi in un sonno profondo e senza sogni, che venne interrotto dalla sveglia del mio cellulare. Avevo un mal di testa cane, ma sapendo che era venerdì mi alzai alla svelta e, con indosso quella stupida divisa bluastra, mi teletrasportai in strada sotto casa Crook. Vidi Chrystal, la sorellina di Eeth, già in piedi davanti alla porta d’entrata. Anche lei veniva al St. James’s, quindi aveva l’uniforme femminile a coprirle le cosce lunghe e sode. Lei fa la stessa classe di Trix, ma non sono mai andate molto d’accordo. Chryst se ne sta sulle sue, tutta impettita, ha le sue compagnie e sta lontana da quella del fratello. Fatto sta che mi si avvicinò e mi puntò gli occhioni verdi addosso, mentre masticava una gomma alla menta in modo svogliato. Io e lei ce la intendevamo abbastanza, così quando venne da me le diedi un buffetto in testa, fra i capelli tinti di viola scuro.

«Mio fratello è in ritardo.» Mi fece sapere, mentre tirava fuori gli occhiali da sole dalla tasca della giacca in pelle che teneva sopra la divisa. «La notte leoni e la mattina…»

«C’è gente che è un leone anche la mattina, Chryst.» Le dissi, allargando le braccia e mostrandomi. «Non vedi quanta leonaggine? Io sono mica come Eeth. Io son fatto per non dormire mai.»

La sentii tirare un lungo sospiro, prima che tornasse a guardare la porta di casa in attesa del fratello, che spuntò strisciando sulla soglia. La sua faccia sembrava quella di un cadavere e scoppiai a ridere vedendo in che razza di modo si era conciato. Gli occhiali da sole erano inutili, ammettiamolo. Eeth era una merda, quella mattina.

«Qualcuno ha dormito troppo poco?» Scherzai, non appena arrivò in strada. «Hey, Eeth, mi sembri uno straccio.»

«Uno schifo, cazzo.» Mi rispose lui, infilandosi la camicia nei pantaloni per darsi un contegno. «Ho dormito solo un paio d’ore.»

C’incamminammo verso il St. James’s con la piccola Crook alle calcagna, che ascoltava il suo i-pod senza dire una parola. Perfetto. Approfittando delle cuffie nelle sue orecchie e l’impossibilità che potesse ascoltarci, feci un riassunto generale della serata al mio socio. Non so quanto attento fosse lui, dal momento che nemmeno commentava. Dovevo trovargli un buco e fargli perdere la verginità, ecco cosa gli ci voleva per tirarsi fuori da quello stato pietoso.

Arrivammo a scuola in un quarto d’ora, incontrando gli altri non appena attraversammo il cancello. Se ne stavano seduti sul muretto in mattoni, intenti a fissarsi le scarpe. Tutti parevano dei fantasmi, tranne Trix, che era fresca come una rosa. La mattina sembrava tutta un’altra persona, senza i soliti chili di trucco addosso e con la divisa scolastica. Non era altro che una passera qualunque, una di quelle che non ti fili nemmeno di striscio. Lo vedevi che era una cazzo di bambina e non una da scoparti tutta la notte.

«Ciao Les.» Mi fece, riavviando i capelli scuri dietro all’orecchio. «Ieri ti abbiamo perso…»

«Sì, sono andato a casa a scoparmi Sherri.» Poi mi rivolsi a Lockie e Bennie, che mi scrutavano scettici. «Non potete nemmeno immaginarvi quant’è porca.»

«Effettivamente avevo sentito dire da Rowland che è una che si dà da fare.»

Dicendolo, Lockie mi rivolse un sorriso sornione e si avvicinò a me per spettinarmi i capelli. Grande Lockie, cazzo. Lui sì che capisce qualcosa! Mica gli bruciava il culo dall’invidia mentre parlavo di trombare, a differenza degli altri due, che ancora non infornavano la pagnotta. Murray non credeva che io potessi avere tutte le ragazze che volevo, ma si sbagliava di grosso e in questo era differente da Crook, che poteva benissimo vedere chi usciva da casa mia la mattina, prima che mio padre rientrasse dal turno. Lui sapeva che io avevo tutto quel che desideravo… Emozionante. L’unico che non diceva mai nulla era Tye, che se ne stava lì a fissarmi da dietro quella pesante frangia di capelli castani. Tylor Chambers, lui se ne sbatteva le palle di cosa facevo e di chi mi scopavo. D’altronde sapevamo tutti che era dell’altra sponda e che non gliene fregava una sega delle passere. A lui piaceva l’uccello. Anche se, a dirla tutta, non penso che fosse per questo che se ne stava lì senza commentare. Penso che gli piacesse farsi i cazzi suoi senza giudicare gli altri.

Comunque, lasciando perdere ciò che stavano pensando quel branco di scimmiotti, Trix sembrava turbata dal fatto che avessi passato la notte con qualcuna. Sempre la solita storia… Mi guardava con tutto quest’amore che sbrodava da ogni poro della sua pelle chiara. Non so quante volte le avevo detto che non gliel’avrei mai messo da nessuna parte e, tanto meno, le avrei messo un anello al dito. Fanculo… Non m’interessava nulla di nessuna delle sorelle di quello sfigato di Pace. La piccola Patricia era anche una bella ragazza, ma io non infilo il mio cazzo dentro alla passera di una che considero come una sorella. Io, per quanto depravato possa essere, non commetto un incesto. Dico, come puoi anche solo pensare di fartela con tua sorella? È contro natura, porcaputtana. È come farlo con tua madre, la cosa mi fa venir l’urto del vomito. A pensarci potrei anche svenire. Repellente. Questo mio disgusto, però, Trix non lo comprendeva nemmeno se le facevi lo spelling di ogni parola. Si era presa una di quelle sbande che si posson prendere per il proprio cugino, o per il proprio fratello maggiore. Però non si rendeva conto che provava solo un amore fraterno, anzi, l’aveva scambiato per la più grande cotta della sua vita. Cazzo, aveva dietro un bel po’ di tizi che avrebbero voluto sbattersela e portarla al luna park, quindi non vedevo perché non pensava a sistemarsi con uno di loro. Con me non aveva speranze… Zero.

Come a volersi vendicare del fatto che fossi stato con Sherri, Trix mi passò accanto ignorandomi e raggiunse Eeth, che era rimasto in piedi dietro di me, forse nel pieno di un sogno a occhi aperti. Quando io non la consideravo, lei andava da lui e se lo portava via, per farmi dispetto. Eppure anche Crook non voleva farci nulla con lei, di questo ne ero certo. Li guardai allontanarsi ed entrare nell’istituto, così non mi restò nient’altro da fare che sedermi vicino a Tye per accendermi una sigaretta.

«La farai morire quella poveretta…» Sogghignò, spostandosi il ciuffo con un movimento del volto. «D’altro canto, se le facessi credere che potrebbe avere speranze, passerebbe tutta la vita ad aspettarti. Hai scelto la via più crudele, ma è la più efficace. Bravo, Les.»

«Quella troietta dovrebbe darsi una svegliata. Io non ho voglia di avercela sempre a culo.» Mormorai, buttando fuori  il fumo. «In più a Ros da fastidio ‘sta cosa che lei mi segua sempre. Non voglio che mi lasci… Perderei la mia scopata sicura.»

Tylor rise ancora, ma dovette interrompersi quando Bennie afferrò il proprio zaino e scappò via a grandi passi, dopo aver bestemmiato. Restammo tutti e tre a osservarlo, chiedendoci cosa gli fosse preso, ma ce ne sbattemmo le palle. Avevo qualcos altro di cui parlare con loro, anche se Chambers probabilmente non avrebbe potuto essere utile. O forse sì… I gay vanno molto d’accordo con le ragazze. Perfetto.

«Piuttosto di pensare a dove lo ficco io… Dobbiamo trovare un buco per Eeth. Il ragazzo mi pare stressato.»

«Ieri si è lasciato sfuggire Deb Marshall. Giuro…» Ci fece sapere Lockie, con gli occhi allucinati peggio del solito. «Cioè, alla fine me la sono fatta io. Mi ha raccontato che lui è partito a raccontarle che l’avrebbe sposata e che l’amava e dopo una limonata, se n’è andato! Quello è frocio… Senza offesa, eh, Tye.»

Quest’ultimo fece spallucce e sorrise appena, prima di zompare a terra e recuperare la sua tracolla. Entrambi lo imitammo, dal momento che a minuti ci sarebbe stato l’appello.

«Forse posso darvi una mano, so che al corso di arte ci sono un paio di ragazze che andrebbero anche con un albero, se solo respirasse.»

«Questa si chiama dendrofilia.» Fece una voce cupa alle nostre spalle, costringendoci a girarci in sua direzione. E chi vidi se non Chryst, che se n’era stata lì in silenzio fino a quel momento, inosservata. «…è un piacere vedere che vi agitate tanto per aiutare mio fratello. Così non lo beccherò più ad agitare la mano destra su e giù sotto le lenzuola.»

«Il piacere è tutto nostro, Crook. Lo sai che faremmo qualunque cosa per il nostro caro Eeth.»

Alla mia affermazione, lei piegò appena la testa di lato e sorrise, prima di insidiarsi fra noi, tra me e Tye per esser preciso. Si alzò i grossi occhiali dalle lenti scure e vidi che mi stava fissando, con il sopracciglio alzato. È sempre stata stramba, la piccola Crook. Non sai mai che diavolo le passa per quella zucca color melanzana, quando non ha le cuffie infilate nelle orecchie. È un po’ come suo fratello, entrambi parlano quel che basta, sparano solo stronzate senza senso e la maggior parte delle volte la gente non sa quel che hanno dentro, nascosto a fondo. Sono le persone più amichevoli di ‘sto mondo, senza dubbio, ma si trattengono dall’aprirsi del tutto con i loro amici. Non che me ne freghi qualcosa, perché forse sono uno dei pochi che li conoscono veramente… Io voglio bene a Ethan, è come a un fratello per me, dannazione, ci conosciamo da quando siamo nati! E Chryst, beh… Lei c’è sempre stata, lì con noi, dico. L’ho vista crescere e diventare la gran passera che è oggi. C’è da dire che se l’avessi vista in giro senza sapere chi fosse, avrei cercato di chiavarmela e, probabilmente, è una cosa che vorrebbero fare in molti. Dico, sotto la divisa so bene com’è fatta. Me la sono ritrovata spesso davanti con solo una canottierina e delle mutande, circa tutte le volte che ho dormito in casa Crook. La piccola Chryst è senza dubbio meglio della metà delle ragazze di ‘sta scuola di fannulloni del cazzo. Non appena avrà sedici anni sboccerà mica male e Eeth dovrà tener lontano da lei tutti quei morti di figa che le ronzeranno attorno. La cosa migliore di lei, comunque, è che non si attacca addosso come quella sanguisuga di Trix. Lei si fa gli affari suoi, si prende i suoi spazi e quando non vuole qualcuno glielo fa sapere subito. In questo è del tutto diversa da suo fratello… Stupendo.

Tornando a quel che stava succedendo, comunque, entrammo insieme a scuola e salutammo Chryst che se ne andò nella sua classe, mentre io e gli altri andavamo verso la palestra. Fanculo… Odiavo avere educazione fisica le prime due ore della giornata. Soprattutto se la notte prima non avevo chiuso occhio. Comunque mi inventai una scusa per fermarmi un po’ di più negli spogliatoi, chiudendomi nel cesso con Lockie a farci una birra, che lui aveva portato nello zaino. Così ci mettemmo d’accordo per trovare qualcuna a Eeth, iniziando da Candy Roberts, della nostra classe. Ce l’eravamo scopata entrambi, l’anno prima, e sapevamo che dopo una pinta era pronta ad aprire le gambe a qualsiasi persona gliel’avesse offerta. Quindi perché no?

«Allora iniziamo la missione “Buco per Eeth”.» Sogghignai, finendo di scolarmi la Becks e uscendo dal bagno. «L’abbordo io durante il riscaldamento!»

«Sempre se riesci a correre…»

Lockie mi seguì ed entrammo in palestra, infilandoci subito fra gli altri che stavano galoppando attorno al campo di pallavolo disegnato sul pavimento. Adocchiai immediatamente Candy Roberts e le sue tette belle grosse che balzavano su e giù mentre arrancava dietro al gruppo delle ragazze. Accelerai sorpassando i miei compagni che già emanavano puzza di sudore e le raggiunsi, sorridendo e ammiccando. Tutte si voltarono a guardarmi e iniziarono a ridacchiare, Becky e Babs –le due gemelle- si avvicinarono l’una all’altra e presero a bisbigliare fra loro. Probabilmente parlavano del mio uccello e del ménage-à-trois che avevamo azzardato un paio di mesi prima. Comunque non ero fra le passere per cercarmene una, ma per pensare a Ethan, quindi le ignorai e arrivai da Candy.

«Ciao caramellina… Come butta? Non ti ho vista all’Eclipse ieri.»

«Ero a casa, oggi ho il recupero di fisica e se non lo passo mi segano.» Grugnì lei, rallentando la corsa per staccarci dal gruppo. «Che vuoi da me, Shands?»

Una tigre, quella Roberts. Era già pronta ad artigliarmi e mordermi fino a staccarmi tutta la pelle di dosso. Non potei far altro che alzare le mani arrendevole e poi fare un cenno verso il gruppo dei ragazzi.

«Un mio socio ha bisogno di perdere la verginità.» Fui diretto, anche perché non mi piaceva girare attorno a una questione seria come quella. «Che ne dici di concederti e compiere questo piccolo atto caritatevole? Ti offriamo da bere…»

«Perchè non gli concedi il tuo culo, invece?»

«Perchè non è sodo quanto il tuo… E ho ‘sti brufoli che rovinerebbero l’atmosfera.»

Lei mi fulminò con lo sguardo, sibilando un “testa di cazzo” che non passò inosservato. Avrei fatto meglio a offrirle un drink prima di chiederglielo, magari avrebbe funzionato e Crook avrebbe scopato. Invece no, da sobria Candy Roberts era la più grande sostenitrice del club-delle-verginelle. Tremendo. Tentai di giocarmi l’ultima carta, dandogli una pacca sul culo e stringendogli una chiappa. Quando c’ero stato insieme aveva voluto che la sculacciassi, non me n’ero dimenticato. Quindi perché non tentare un approccio più intimo e amichevole?

«Dai, se mi fai questo favore facciamo il bis… Mio padre fa il turno di notte e ho casa libera.»

«Vattene a fanculo, Shands.»

Abbaiò forte e affrettò il passo, ma notai che era arrossita e pensai che probabilmente le sue mutandine iniziavano a inumidirsi. Le conosco certe ragazze… Ci stava facendo seriamente un pensierino.

«Su, Candy. Ti prometto che sarà la notte più bella della tua vita. Darò il massimo…» La supplicai, sapendo che con le passere la cosa funzionava. «Però tu devi fargli perdere la verginità, a quel poveretto.»

«Chi vuoi che mi faccia?»

Ecco che aveva ceduto. Il mio cervello urlava per la felicità, mentre mi giravo e alzavo il pollice a Lockie, che era proprio accanto al nostro verginello. Anche Roberts si voltò e analizzò i miei soci, prima di tornare a guardarmi con il volto schifato.

«Ethan Crook?!» Domandò, con uno squittio. «No, Shands, non se ne parla. Con lui no.»

«E perchè?»

«Perchè non mi va. A Dianne ha chiesto di sposarlo, capisci? Sposarlo! E dopo un bacio!»

Io la guardai e scoppiai a ridere, beccandomi un richiamo da quel coglione pelato del professore, che non sopportava che facessimo casino. Cercai di darmi un contegno e ci riuscii dopo un enorme sforzo. Ecco perché scappano tutte quante… Quell’idiota non capisce un cazzo quando è fatto e ubriaco. Cioè per la maggior parte del tempo. Diciamo quasi sempre. Le ragazze pensano che sia uno che cerca storie serie e non hanno voglia di averci a che fare. Allietante.

«Ma era ubriaco, porcatroia. Non lo diceva mica sul serio! Dai, Candy! Almeno un pompino… Almeno quello!»

«No, Shands. Col cazzo. Smettila adesso!»

Si riunì al gruppo delle pollastrelle e io mi fermai dov’ero, aspettando che i miei amici arrivassero. Lockie mi diede un pugno alla spalla e ripresi a correre al suo fianco, con lo scazzo più totale che mi storpiava il volto. Lui sembrò accorgersene e sbuffò, alzando il medio verso l’inconsapevole Candy Roberts.

«Che puttana… Ha rifiutato, vero?»

«Esatto, man. Tentativo fallito…»

Nel sentirci, Crook si voltò verso di noi e alzò un sopracciglio, con quella sua tipica espressione da fesso appesantita dalle occhiaie. Noi sorridemmo tranquilli, con nonchalance. La missione era un segreto, non potevamo farci sgamare dopo nemmeno dieci minuti che l’avevamo intrapresa.

«Eeth, cazzo, fai proprio pena stamattina.» Commentai, giusto per non insospettirlo. «Potevi almeno pettinarti. Ti chiamerai Shitteeth da oggi. Eeth-merdoso!»

Gli passai la mano fra i capelli aggrovigliati e glieli spettinai, facendolo lamentare. Ci pensò anche Lockie a farlo incazzare, poi iniziammo a correre veloci con lui che ci urlava dietro parolacce poco gradite dal prof, che alla fine ci sbattè fuori dalla palestra, costringendoci a bere un’altra birra negli spogliatoi.

«Almeno non mi tocca correre e posso farmi una dormita.»

Fu la conclusione di Crook, che si gettò sul materasso del salto in alto e mollò un rutto talmente forte che ci fece piegare in due dalle risate. Lockie lo imitò e allora la presi come una sfida e cercai di ruttare più forte di loro, senza un gran risultato. Cochrane era imbattibile in una gara di rutti. Insuperabile.

Fatto sta che alla terza ora eravamo ubriachi e seguire la lezione di fisica fu più difficile del previsto. Ethan si addormentò sul banco, riempiendo il libro di saliva, mentre Lockie non faceva altro che ripetere la tabellina del due e ridere quando non si ricordava quanto facesse due per sette. Per quanto mi riguarda, il mio posto accanto alla finestra mi permise di osservare le pesanti nuvole grigie e incazzarmi con le piccole gocce di pioggia che si abbattevano sul vetro. Uno scazzo.

Mi voltai verso Candy Roberts, che se ne stava davanti alla cattedra per l’interrogazione. Così quando incrociai il suo sguardo mimai un bacio, prima di fare la “V” con le dita e passarci in mezzo la lingua, scuotendola. Lei s’irrigidì e poi balbettò qualcosa sulla relatività, cercando di non dar fuori di matto. Decisi così che la lingua in un posto l’avrei infilata, ma non certo nella passera di quella stronza di Candy. No. Mi alzai per andare in bagno e arrivai davanti alla porta della classe di Chryst, spedendole un sms.

To: |Chryst | “Dille a Mary di uscire dalla classe.”

Tempo un minuto e questa era fuori, con gli occhi sgranati a fissarmi, come se non capisse il perché l’avessi mandata a chiamare. Ma l’avrebbe scoperto molto presto… E con lei l’avrebbe scoperto anche sua sorella.

«Cosa… Perchè mi hai cercata, Shands?»

Mi ha chiesto tutta riverente, con lo sguardo incollato alle mie scarpe. Io le stavo osservando i bottoncini della camicia, allacciati fino al collo manco fosse una monaca di clausura. Decisi di slacciargliene uno, il quarto precisamente, quello che mi permise di guardarle il colore del reggiseno. Lei sobbalzò spaventata, così mi misi a sogghignare, prendendole il mento fra le dita e avvicinandomi al suo volto. La sentivo tremare, mentre le sue guance si facevano di un colore molto simile a quello di un pomodoro maturo. Mary Roberts, lo sapevano tutti, era la sorella verginella di Candy. Aveva compiuto i quattordici da poco e nessuno ci provava mai con lei, perché era l’ombra di quella baldraccona di Candy, a cui tutti puntavano, attratti dal suo davanzale abbondante. Mary aveva solo una seconda e la nascondeva con la divisa quando era a scuola e, semmai la beccavi in giro al sabato sera, aveva ‘ste maglie larghissime che ti facevano ammosciare l’uccello. Però con un po’ di trucco e una minigonna, scommetto che la piccola Mary sarebbe diventata una fighetta mica male, forse più di Candy. Ma al momento non me ne fregava un cazzo di chi fosse la più scopabile… Mi sarei portato a letto la dolce sorellina vergine di Candy Roberts anche se fosse stata una cozza, in quel momento.

«Avevo voglia di vederti… Ti stavo pensando, sai. Cioè…» Le feci, passandole un dito sulle labbra. «Ti ho visto ieri sera al Lighthouse e mi è venuta voglia di baciarti, sai.»

Stronzata. L’ho vista con quel maglione di tre taglie più grosse che le arrivava alle ginocchia e ho girato i tacchi alla ricerca di Sherri. Ma le ragazzine così abboccano subito, infatti lei boccheggiava tutta rossa, con quest’espressione da idiota in faccia.

«Ma io non…»

Non la lasciai parlare, ma le infilai la lingua in bocca, sentendo la sua saliva che le allagava il palato. Quando mi staccai le pulii quel rivolo di bava che le colava sul mento, pensando che nel giro di qualche minuto le avrei riempito la bocca di tutt’altro. Le afferrai il braccio e la trascinai nel bagno lì di fronte, fino a chiuderci nel cesso. Lei era così emozionata che per poco non si metteva a piangere, ma allo stesso tempo vedevi che non aspettava altro che le strappassi di dosso la camicetta. Esaltante.

La spinsi contro il muro e me la limonai un po’, mentre lei stringeva le ginocchia e scuoteva come un’anguilla, mormorando che doveva tornare in classe. Fortunatamente suonò la campanella dell’intervallo e avevamo questo quarto d’ora buono per restarcene lì. Sentivo che il bagno si stava riempiendo di passere, dall’altra parte della porta, ma non me ne fregava un cazzo. Avevo scopato in cessi più affollati.

«…è occupato!»

Dissi, quando qualcuno bussò, così questo se ne andò lamentandosi. Io mi abbassai in ginocchio, alzando la gonna della divisa alla piccola Mary, che squittì qualcosa a cui non diedi ascolto.

«Sssht… Vedrai che ti piacerà.»

Così le spostai le mutandine bagnate e iniziai a darmi da fare di lingua, sentendola che guaiva, mordendosi la mano. La sentii gemere per un po’, prima che si accasciasse contro la parete piena di scritte a pennarello. Mi rialzai e le lasciai un bacio sulla guancia, prima di girare la serratura.

«Shands…?»

«Ci si becca, eh. Stasera al Lighthouse… Mi raccomando, ti aspetto. E vieni da sola, mica con Candy.» Le dissi, tirando fuori il pacchetto di sigarette dalla tasca. «Vedrai che non te ne pentirai.»

Detto questo uscii in cortile a fumare e poi tornai barcollando in classe, sorridendo a Candy Roberts che mangiava una banana seduta al suo banco.

Osservando le nuvole che si diradavano, pensavo a Eeth e alla mia missione. Candy si era rifiutata, ma il mondo era pieno di passere meno frigide e presto gliene avrei trovata una. E sarebbe stata una chiavata da urlo, ci puoi giurare. Eeth, una passera e l’E.

 

 

 

 

 

 

 

Voilà… Ecco qui anche il secondo capitolo!

 

Questa volta a parlare è Lester Shands, che è il mio preferito! <3 Delicatezza e mezzi termini: zero.

 

 

Sulla mia pagina facebook, (https://www.facebook.com/media/set/?set=a.390801531074583.1073741828.390257021129034&type=3 ) potete trovare delle foto dei personaggi (che ho modificato semplicemente prendendole da internet!)

 

Grazie di essere passati di qui!

Ogni commento (o critica) è sempre gradito!

 

 

M.M.

   
 
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