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Autore: Chains_    02/11/2014    19 recensioni

N= {a, i, l, n} A= {a, i, l, n}
Allin guardò il pezzo di carta passatole dal suo compagno di banco e si accigliò, non capendo subito le sue intenzioni.
“A meno N...” Sussurrò Niall scrivendo l'operazione d'insiemistica.
“Uguale insieme vuoto.”
“I nostri nomi!” Esclamò sorpresa la ragazza.
“Sì, sono composti dalle stesse lettere.”
“E se uno viene sottratto all'altro...”
“L'altro si annulla.” Concluse Niall sorridendo.

Quando Allin ebbe la possibilità di frequentare il liceo di Mullingar, non avrebbe mai pensato che la sua vita sarebbe stata sconvolta dalla presenza di un ragazzo. Per sfortuna gitana, acrobata nel circo di famiglia, non avrebbe voluto né potuto innamorarsi di un irlandese. Eppure fu grazie a Niall che Allin iniziò a credere in un futuro in cui essere zingara sarebbe stato solo un ricordo. Ma il peggio doveva ancora venire. I due dovevano ancora esser separati.

"Sai cosa c'è, cugina? C'è che è sempre stato A-N, non N-A. Chi vieni sottratto a chi? Ora lui sta ad XFactor ed io qui, distante chissà quanto!"

Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=t652GzFXWqc
La Fanfiction prende ispirazione dal vero.
[Personaggisecondari: LittleMix, 5Sos...]
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Lovely Bones 
 

 

E forse lo noterete, come stia cercando di tornare ai vecchi tempi, nello scrivere, nell'impegno, leggendo questo capitolo. Spero tanto vi piaccia perché frutto di tante paranoie, considerando come è andata con il precedente. Buona lettura :) p.s. In una parte verranno citati alcuni messaggi. Se notate emoji, scrittura informale, quindi blocco maiuscolo, è solo perché mi sono presa un po' di libertà per rendere il tutto più credibile, non sono impazzita o regredita nella scrittura.
 

 


«E quindi?» insistette Alex, aggredendo quasi i due dottori con i quali stava parlando da più di qualche minuto senza ottener un bel nulla.
«Studio medicina da anni, posso sapere o no la diagnosi?» sbuffò ancora il castano, con acidità.
I due uomini dal camice bianco si guardarono. «Perdita selettiva della memoria» dichiarò uno di loro. «A quanto sembra la tua amica ha rimosso completamente qualcuno o qualcosa dalla propria storia. Dopo gli esami, per accertarcene meglio, le abbiamo domandato qualcosa sulla sua vita attuale e mancano evidentemente dei ‘perché’ che neanche lei sa spiegare» chiarì l’altro.
Alex s'illuminò, focalizzando la pagina del libro d'università in cui era spiegata la patologia. «Sì, ne ho sentito parlare» mugugnò. «Cosa si fa adesso?» domandò.
«Niente, assolutamente» ricevette in risposta ed allora, preso alla sprovvista, sbiancò.
«Come niente?»
«Niente. Il nostro cervello è intelligente, le avrà fatto dimenticare sicuramente qualcosa di triste o traumatico. Chissà cosa» intervenne un infermiere entrato in sala, con gli occhi puntati sulla cartella clinica di Allin.
Alex roteò gli occhi al cielo. «Lei ne ha almeno una vaga idea?» gli chiese quello che doveva essere il primario del reparto, stando almeno alla targhetta sulla tasta del camice.
«Sì » affermò lui, mordendosi l'interno guancia.
«E’ qualcosa che si può risolvere adesso?»
«No.»
«Non le dica nulla.»
Sarebbe stata la cosa migliore, il giovane barista lo capì subito, ma... «E per quanto andrà avanti?»
«Fin quando la memoria tornerà da sé. Normalmente questa amnesia è un processo mentale regressivo» gli spiegarono e allora lui, facendo un cenno con la testa a mo' di saluto, non perse un altro secondo per tornare dalla sua irlandese preferita. Lo avrebbe mai perdonato, in futuro?


#


«Quindi che dicono quei deficienti?» ringhiò Allin, le braccia incrociate al petto e un'espressione corrucciata a rovinarle i lineamenti delicati. La pensavano forse pazza? Perché farle domande e riunirsi a commentare le risposte ricevute? Non lo capiva.
Alex le si avvicinò, sedendosi sul letto. «Amnesia selettiva, ti hanno fatto quell'interrogatorio solo per capire quanti danni avesse questa testolina bacata» decretò immedesimandosi già caporeparto per un istante. Le diede un leggero buffetto sulla testa.
«Tempo fa volevamo andare al meet and greet dei One Direction. Tu adori Niall Horan, quello biondo, hai presente? Non riuscire a prendere l'ingresso per un soffio deve averti traumatizzata, tanto da farti scordare l'accaduto» chiarì il ragazzo. «Infondo meritavi di distrarti un po' da tutto questo» aggiunse comprensivo. Sospirò sollevato quando Allin annuì più o meno convinta delle sue parole.
«Quindi per questo io ho tatuato il nome di quel ragazzo sul labbro inferiore e parte di una loro canzone su una spalla» convenne ancora un po' perplessa. «Esattamente.» Alex si corrucciò: perché non riusciva a mentire come avrebbe dovuto? Perché doveva farlo? Pensò di nuovo a come avrebbe potuto reagire Allin appena cosciente della verità, poi scosse la testa, non volendo neanche immaginare.
«Sì, sì ha senso. Ricordo di aver pianto la sera in cui sono andata a fare il secondo tatuaggio» rimuginò tra sé e sé la bionda.
Non poteva pensare affatto che quella fosse una gran bella bugia.
«Senti, ma mi abbracci?» le chiese tutt'un tratto il barista, poi però fu lui a stringerla tra le proprie braccia. Posò la testa sul suo collo caldo, ispirandone il profumo. Allin era ormai parte della sua persona, la sola idea che si sarebbe arrabbiata con lui, anche se tra anni, lo angosciava non poco.
Aumentò la stretta. «Mi stritoli Al» mormorò la bionda ridacchiando.


#

 

Niall non aveva mai avuto molte certezze nella vita. In quel momento, però, di una cosa era più che sicuro: tornare nel luogo dove era nata, poi maturata la sua relazione con Allin sarebbe stato difficile. Ironico a dirsi. Una convinzione sola, pure sbagliata. Quel tuffo nel  passato per lui si rivelò lacerante. Con un volo privato, era atterrato all’aeroporto di Dublino nelle prime ore del pomeriggio. L’ansia gli logorava l’anima, mentre il primo autista che aveva distinto in strada, lo stava scarrozzando adesso fino a Mullingar. Avrebbe dovuto nascondersi, una volta lì, questo gli sembrava scontato. Quanto avrebbe insospettito il vederlo passar la notte in una casetta sull’albero, abbandonata e in rovina? Sbuffando, il ragazzo si coprì la faccia con il cappuccio della felpa scura rubata a Zayn -perché tanto ‘Siamo fratelli, le cose si condividono!’-, ne si tirò su la zip fino al collo, poi indossò i nuovi RayBan neri. Pur essendo ormai quasi primavera, il freddo nordico ancora si faceva sentire sulla pelle, bruciando sul naso e le guance. In più il sole stava già calando quando l’autista si fermò proprio davanti al parco comunale della piccola cittadina irlandese, fino all’anno precedente sconosciuta dal resto del mondo. Niall gli sorrise, ringraziò per la corsa, infine pagò ed uscì, senza aspettare il resto. Agli albori della carriera di certo non poteva vantare di chissà quanto denaro in tasca, ma era sicuro che, ad ogni modo, quell’uomo ne aveva più bisogno di lui. Restò immobile sulle gambe, finché la macchina non sparì all’orizzonte. Sollevato di non si sa bene cosa, prese un forte respiro che subito si tramutò in una bianca nuvoletta di vapore nell’aria. Sentendole gelare, il biondo si mise le mani nelle tasche degli skinny a vita bassa che aveva indossato quella mattina, poi prese a camminare, raggiungendo l’ingresso dell’aria verde in men che non si dica. Era nervoso e, pur non riconoscendolo, le persone notavano il suo umore. Loro guardavano lui, lui guardava loro fissarlo da dietro le lenti degli occhiali da sole, cercando di distrarsi dalle emozioni che lo stavano travolgendo, onde schiumose d’oceano ad infrangersi sulla riva. Perché era così agitato, perché si sentiva così fuori luogo? Non riusciva proprio a darsi una risposta, mentre con passo adesso lento, parendo morto, s’incamminava silenziosamente per il viottolo principale del parco. Infondo quella era casa sua, il luogo che gli aveva fatto da sfondo per diciassette anni e Niall era grato di esser cresciuto in quella tranquillità, anche se, con il senno di poi, sentiva che non era più lo stesso. Forse Allin era stata e continuava ad esser per lui proprio come le emozioni che stava provando, forse era lei le stesse, onde d’acqua salata. Arrivata tutt’un tratto nella sua adolescenza, l’aveva avvolto per un lasso così breve di tempo e infine se ne era andata. Come le onde lei si era ritirata, lasciandogli addosso la propria impronta, quasi fosse stato una spiaggia abbandonata. E anche il parco, quella sera di metà settimana era deserto, arido di grida e risate, riecheggiante quelle procurate anni prima da un giovane amore. D’altra parte, da quando il circo non c’era più a troneggiare lo spiazzale e ad attirare curiosi, non molto vi era rimasto, se fatta eccezione per qualche altalena, gioco arrugginito e una zona picnic dove non era raro incontrare ragazzi andarci pesante con canne, fumo e alcol. Se si concentrava bene, però, quello stato di apatia che sembrava provare il parco, Niall riusciva a metterlo da parte e il grigiore di mezza stagione, accentuato dal sole nascosto sotto una fissa coltre di nubi, lasciava spazio alla luce. Un po' di sforzo e tutto tornava a due anni prima. Il giovane scosse la testa, tirandosi su gli occhiali scesi sul naso. Accelerò il passo, su di giri, le mani chiuse a pugno nelle tasche dei jeans. Subito era già sotto il grande latifoglie che gli aveva fatto da rifugio per mesi e fu un colpo al cuore. Vederlo rovinato, la sua corteccia bruciata, le corde reggenti l'altalena logorate dalle intemperie. «Dovrei cambiare... Mettere delle catene» pensò Niall dopo esservisi seduto sopra. Ma, altro che catene, altro che altalena: l'unico incatenato -ai ricordi, al passato- era lui. Il sole stava definitivamente cedendo spazio alla luna, quando il ragazzo guardò il cielo dopo esser salito, a fatica, su quel che rimaneva della casetta. Accucciato all'unico angoletto rimasto intatto, Niall abbassò lo sguardo, perso nei ricordi. L'attimo prima ritornava a ridere con la bionda, con un cuscino -di cui ora unico segno era solo la fodera incastrata in un angolo- stretto al petto perché all'epoca la propria risata era così forte da non risparmiargli mai quel dolce dolore agli addominali. L'attimo dopo invece gli sembrava di riuscire a sentire le labbra di Allin sulle proprie, mentre la teneva stretta tra il petto e una parete, stringendosela addosso quasi volesse farla entrare in sé. E l'alba di un grande amore riviveva tra quelle macerie, quei frammenti di casa ai quali Niall sentiva tanto somigliare. Era strano stare lì, per lui, rimuginare sul passato e fantasticare su un domani incerto. Quasi in stato di incoscienza neanche era in grado di ragionare più, ora che le lacrime non si sprecavano neanche a scendere. Ci sarebbe tornato, in quel parco, poco ma sicuro e questa era un'altra certezza, un passo avanti. Con le labbra che tremavano dal freddo, forse dal pianto, Niall abbozzò un sorriso. Cosa gli avrebbe riservato la vita? Questo no, il biondo non riusciva proprio ad immaginarlo, ma lo sperava, sperava dalla pelle al cuore che Allin ne avrebbe fatto nuovamente parte, ogni particella del proprio corpo urlava il suo nome. Perché adesso che stava piangendo come un bambino, avvolto dalla coperta di lana che ancora sentiva profumare della ragazza che amava, non riusciva proprio ad immaginarsi un futuro senza lei. Se solo avesse potuto tornare indietro nel tempo... Non l'avrebbe lasciata sola, non se la sarebbe lasciata rubare dalle proprie braccia così facilmente. E si dannava, il ragazzo, dando pugni al pavimento così forte da graffiarsi le nocche. Sentiva che mancava poco, poi avrebbe avuto una delle sue crisi. Perché, benché si ostinasse a fare il forte, non aveva superato quella perdita, semplicemente si era abituato ad essa e solo in quel momento gli fu chiaro. Quella notte Niall la passò piangendo, senza mai fermarsi, con il respiro gli si affannava sempre più, mentre teneva stretto tra i denti il polsino destro della felpa per evitare di far rumore. Le lacrime bollenti contro l'ancor aria rigida dell'Irlanda primaverile gli si seccavano lungo il viso, salate. Era caduto tante volte quando era un ragazzino, si era fatto spesso male da dover ricorrere ai punti, ma quelle che sentiva scavargli le guance erano le ferite più profonde e il male al cuore, il dolore più grande. Tremava e proprio non riusciva a fermarsi, sentendo l'angoscia, la tristezza, la delusione verso se stesso penetrargli pure nelle ossa. Si sentiva di nuovo un po' bambino, la notte dietro il velo di lacrime, sfumata ed incerta lo spaventava. L'unica differenza? In quel caso sapeva di non poter decisamente contare sulla propria famiglia, su Maura, Robert, Gregory che odiavano Allin per ciò che aveva scatenato in lui la sua partenza. Solo quando arrivò l'alba e finalmente le prime luci schiarirono il buio pesto in quella cittadina dormiente, il biodo riuscì a prender sonno che prese sopravvento su lacrime, malinconia, dolore. Erano le otto del mattino, o poco più, quando si svegliò sentendosi più stanco di prima. Sbadigliando, Niall si stropicciò gli occhi, strofinando forte per cancellare ogni traccia del pianto. Se nella ore buie si era permesso di crollare, non poteva permettersi il lusso di continuare nel mattino. Aveva poco tempo per trovare il più possibile, una traccia tra quegli amabili resti. E fu proprio quando stava perdendo le speranze, non avendo ottenuto un bel niente dopo perlustrato ogni singola zona di quella casa in rovina, che scoprì una piccola scritta, incisa proprio dove era stato seduto lui tutta la notte. «Non cercarmi, ti cercherò. Aspettami, Niall, fallo se riesci... A-N = { }, ad è così che mi sento.» Queste le parole che riuscì a decifrare il ragazzo, seppur a fatica. La pioggia probabilmente aveva picchiato forte in quei due inverni, il cielo aveva pianto tanto da fargli concorrenza perché non c'era lettera che risultasse chiara. Ma cosa poteva importargli, a Niall? Se avesse avuto voce, dopo tutti quei singhiozzi notturni, sicuro avrebbe urlato un «cazzo!» tanto forte da squarciare il cielo soprastante. Era stata Allin. Nessun altro poteva sapere di quella formula insiemistica, base del loro rapporto e persino la data corrispondeva a quella in cui la bionda era stata vista dai due senzatetto. «Dannazione» sibilò il ragazzo a mezza voce, poi ricominciò a piangere, commosso ed esausto. Due anni, due anni passati in agonia e adesso non riusciva proprio a credere all'aver ricevuto una prima conferma. Con il cuore in gola e le mani malferme il biondo vi scattò una foto, carezzò la scritta e poi corse: veloce quanto il vento, senza occhiali o cappuccio a coprirlo, si diresse verso casa.


* * *

 

Nella villetta a schiera cui 'Horan' segnava il citofono la tranquillità regnava sovrana. L'ancor umile famiglia irandese, non aspettandosi alcuna visita, se ne stava infatti tranquilla nella veranda sul retro della casa. Gregory leggeva un libro, Maura invece preparava già i maglioni da regalare ai suoi ragazzi per Natale -poco importava se mancavano più di cinque mesi-. Anche Bobby quel giorno, destino o casualità, era lì, per sbrigare alcune faccende burocratiche riguardo un divorzio che doveva essere pacifico il più possibile. Tutto nervoso, Niall citofonò all'ingresso, il sorriso che aveva sul viso era più luminoso del sole che ogni tanto si affacciava dalle nuvole. «Niall!» urlò sorpresa Maura quando, aprendo la porta, si vide il figlio minore osservarla imbambolato. Solo agli inizi della carriera e già tornava a casa di rado, unicamente per le feste importanti. «Mamma!» le rispose lui entusiasta, entrando in casa. Socchiuse gli occhi rincuorato: il profumo in quelle quattro mura continuava ad essere quello di sempre, sebbene non valesse lo stesso per lui.
Maura gli sorrise del suo stesso sorriso. «Bob! Greg! C'è Niall, c'è Niall!» esclamò forse anche con troppa enfasi, avvicinandosi nel mentre al biondo per spupazzarselo bene bene tra i suoi «Ho diciott'anni, mamma!» e i numerosi «Bleah!» schifettosi. Gregory e Robert poco dopo erano già davanti a lui. «Quanto sei cresciuto...» mormorò il fratello maggiore notando che l'altro quasi lo raggiungeva d'altezza e che un -seppur infimo- accenno di barba gli incorniciava il viso. Il padre annuì, non poteva credere di vederlo davanti ai propri occhi, così inaspettatamente. Il tempo che Maura lo liberasse dal suo abbraccio che i due la sostituirono. «Cazzo, quanto manchi!» esordì Gregory, dando una pacca sulla spalla del 'fratellino'. Robert lo guardò, lo rivide per un attimo scorrazzare felice per casa, nelle vesti di un bambino di nove anni. Vederlo così uomo era una sensazione bella e brutta nello stesso tempo, agrodolce.
«Parlando di cose serie, perché sei qua?» chiese Maura apprensiva, sedendosi su uno degli ultimi gradini della scala che portava alle camere da letto.
«Niente in particolare, in realtà. Stavo a Londra durante un day-off, ho semplicemente mi faceva piacere passare a trovarvi» mentì il ragazzo, raggiungendo la madre che diede il via ad una lunga chiacchierata fatta di aneddoti, novità.

* * *

«Dai, Nì, dimmi perché sei venuto» la buttò lì Gregory mentre i due stavano giocando alla vecchia console nella camera del minore.
«Allin» ammise quello, stringendo nervosamente la presa sul joystick che teneva tra le mani.
Greg gli sorrise compiaciuto in un primo momento, poi storse il naso. «Allin? Qui?» chiese accigliandosi, perdendo la vista del gioco. Niall fece un goal con la propria squadra, poi schiacciò sul tasto 'Home' per interrompere la partita. Si sporse un po' dal pouf azzurro su cui stava seduto, così stacco il proprio iPhone dalla carica e ne sbloccò lo schermo.
«Guarda» disse dando in mano al fratello lo smartphone, dove spiccava l'ultima foto da lui scattata, quella della scritta.
Gregory divenne di un verde pallido. «Cazzo» mormorò a corto di parole. Ed è proprio vero, lui capì, che l'amore ci rende un tutt'uno con la persona con cui lo condividiamo. Niall, gli sorrise non tanto fiero -anche se, diamine, aveva avuto ragione sin dall'inizio- quanto confortato. Quasi si commosse ancora a veder il fratello imitarlo, per poi saltargli addosso ed abbracciarlo. «È da un po' che lavoro a braccetto con un investigatore piuttosto rinomato in Inghilterra» si sentì di rivelare il biondo, stretto al petto dell'altro. «Greg, così soffoco!» aggiunse poi ghignando.
«E va bene, rompi palle» sbuffò lui. Fingendosi risentito, lo lasciò a se stesso, ignorando la sua occhiataccia. «Quindi ora che farai?» insistette, con chiare in mente le parole che aveva letto poco prima.
«Non lo so, ancora non ho chiamato Mr Lawer» ammise Niall un po' incerto, quindi si sdraiò definitivamente sul pavimento. Chiuse gli occhi e sospirò pesante. «Non so perché mi abbia scritto di non cercarla, ma di aspettarla. Ha la mia fiducia, però, ma se da una parte sono tentato ad attenderla e basta -intendiamoci fratello: strizzerò ad ogni singolo concerto perché la penserò tra la folla-, dall'altra ho paura si sia infilata nei guai, con tutta la storia che si ritrova alle spalle» aggiunse preoccupato, in un fil di voce.
Gregory annuì. «Io continuerei a cercarla, fossi in te. Poi, se proprio vorrai darle tempo, quando saprai qualcosa in più, ti basterà restare in sordina. Il che non significa presentarlesi sotto casa con una faccia 
da demente esordendo 'Allin, sono il tuo Niallino adorato!'» consigliò infine, cercando di far ridere il fratello.
«Hai ragione» gli rispose lui, portandosi due dita alle tempie, per poi massaggiarsele con il palmo delle mani.
Il pianto notturno esaurito dopo troppo tempo, l'agitazione, la premura nel non dir niente ai propri genitori gli avevano causato un mal di testa da capogiro.
Greg lo osservò assumere un'espressione contrita. «Vado a prenderti una pillola in camera mia e, tranquillo, sono segreti tra fratelli questi» disse facendo segno di fedeltà con la mano, lo stesso gesto che i due avevano visto in un cartone animato che seguivano tanti anni prima, considerando che andava in onda subito dopo scuola, durante l'ora di pranzo.
Niall fece un cenno con la testa, quindi si buttò un cuscino sul viso, restando inerme sul pavimento.


* * *


«Ragazzi, ho una novità!» scrisse il biondo nella chat di gruppo con i suoi quattro 'uomini' preferiti. Ora che la medicina consigliatagli dal fratello aveva ottenuto l'effetto sperato, gli sembrava doveroso dare segni di vita.
«Lou è a Doncaster impicciato con un pranzo di famiglia e ha rotto il cellulare per la quarta volta, lo avviso io, tu scrivi!» rispose per primo Harry tutto fomentato dal divano di casa Tomlinson. Louis lo aveva invitato, «non riesco a stare senza il mio cuppy» gli aveva spiegato e, visto che la cosa si era rivelata reciproca, Harry non si era fatto scrupoli ad andare.
«Ehehe, se non l'avessi capito, Har sta con lui!» rivelò Zayn esattamente due minuti dopo, un record per lui che stava raramente al cellulare. D'altra parte mai avrebbe rivelato che, anche se si trattava di star lontani due giorni, gli mancavano i quattro e sperava in loro messaggi.
«Che cosa tenera!» rispose subito il biondo, aggiungendo un'infinità di cuori verdi -come la sua Irlanda, vorrei ben dire-, sebbene consapevole che fra i due ancora non fosse scattato niente di esplicitato, quantomeno.
Louis dacché se ne stava in bagno ad aggiustarsi i capelli, raggiunse Harry nel salotto, circondato da parenti di cui a stento ricordava l'origine. «Horan, parla» scrisse sferrando il cellulare dalle mani affusolate del riccio. Tra i due ci fu un breve contatto imbarazzato.
«Louis... Dehehe» Zayn lo sgamò in un istante.
Liam si stava pagando il pranzo con Danielle -ragazza con la quale si stava frequentando da qualche settimana-, quando la vibrazione continua del cellulare mandò in fumo l'atmosfera seducente creatasi nell'aria.  «RAGAZZI STATE CALMI» scrisse a lettere cubitali -aveva infatti aumentato al massimo la dimensione del font per paura che gli occhi facessero presto la fine del rene-.
«Eccitato il ragazzo?» la buttò Niall, ridacchiando tra sé e sé, sull'amaca in giardino su cui si stava dondolando da una mezz'ora a questa parte per ingannare l'attesa del pranzo.
Il tempo che Liam digitasse qualche emoji indiavolata che Niall si corresse fingendosi innocente «Oh che stupido! Volevo scrivere 'agitato'!».
Il castano sbuffò, cercando di nascondere il disappunto e il risolino a curvargli le labbra. «Dai, Nì, dicci questa novità!» insistette Zayn, facendo le sue veci.
«Zayn^» digitò infatti all'istante.
Harry e Louis si guardarono soprappensiero «Ci fai agitare!» scrisse il primo.
E se loro erano nervosi, Zayn stava fremendo dal sapere questa novità.
Niall sorrise addolcito, quindi inviò la foto della scritta che sicuro sarebbe stata più che sufficiente. Al solo rivederla sentì il cuore aumentare i propri battiti.
Le reazione dei ragazzi, a quello scatto, furono tutte diverse.
Louis esordì un «Cazzo, finalmente!» davanti alle gemelle minori, così ad alta voce che la madre lo rimproverò severamente, alzando gli occhi al cielo. É proprio un ragazzo, convenne tra sé e sé Johannah, guardando il padre seduto sulla poltrona e ricordando tutte quelle imprecazioni che si lasciava sfuggire quando giocava a carte con gli amici di una vita.
«Mamma santa, Lou» mormorò invece Harry, le mani davanti alla bocca. Incredibile, ma vero:  dall'alto della sua ingenuità pensò di aver trovato qualcosa di più malinconico e romantico di ‘Love Actually’. Il ragazzo si voltò verso di lui, ad una spanna dal naso gli sorrise e forse in quel momento comprese tutto, quando i suoi occhi blu si posarono sulle labbra rosee di Harry.
E, come lo era Louis, anche Zayn se ne stava attonito a fissare qualcosa, pur non sapendo esattamente cosa.
Era contento, contentissimo. Se non fosse stato in giro sicuro avrebbe saltellato su e giù senza sosta. A discapito della sua compostezza, una lacrima gli scese lungo il viso, increspandosi quando incontrò l'accenno di barba lungo le mascelle. «Ci penso io a chiamare Lawer, sono così felice per te, Nialler» scrisse nella chat privata. Sul gruppo s'atteggiò invece a fare il duro e si aggiunse alla schiera di emoticons che stavano per bloccargli lo smartphone. Alla stessa maniera del moro, anche Liam sudava freddo, ma non certo per un eventuale bug del cellulare -sia chiaro, lo azzerava ogni mese, puntualmente, per evitare sovraccarichi inutili-, quanto per Allin. Doveva avvisarla, per forza di cose. «Bionda, abbiamo un problema! Niall ha scoperto una tua traccia, la nota che gli hai lasciato scritta nella casetta sull'albero! Credo presto lo diranno al detective, ad ogni modo te ne darò conferma appena me lo diranno. Per il resto va tutto bene, tu come stai? Come ti ho già detto dovremo per forza vederci quando sarà finito il tour e avrò un po’ di tempo per stare da solo senza dover inventare scuse. Sono solo poco più di tre mesi, tu continua ad usare la testa eh! A presto nana, ti tengo aggiornata xx» scrisse velocemente, cancellando subito poi il messaggio.
Danielle lo guardò impallidire. «Tutto bene?» gli chiese, un po' preoccupata, un po' gelosa del suo privato.


#


Quando Alex -che si era momentaneamente preso carico del cellulare di Allin, mentre quella dormiva- lesse il messaggio di Liam, per poco non sputò il caffè al Ginseng che stava bevendo. Cosa doveva fare? «Ragiona, Alex, ragiona. Hai superato medicina, ragiona» si ripeteva a bassa voce. Se avesse svegliato Allin sarebbe stato un gran problema.
Gli ci vollero interi minuti, al ragazzo, ma infine si decise ad azzardare. Come non ricordava Niall, infondo, l’irlandese non poteva neanche ricordare Liam, essendo a lui collegato. «Certo Lì, meglio vederci con sicurezza, senza destare sospetti. A proposito, grazie per avermi avvisata e grazie di tutto ciò che stai facendo. Se non ci fossimo incontrati mesi fa, adesso non saprei proprio dove sbattere la testa e niente, a presto! :D p.s. da adesso in poi, scrivimi su questo numero che ti condivido» scrisse senza ripensamenti, quindi, per evitarne ulteriori, si affrettò ad inviare. Solo quando -non prima di essersi salvato il contatto del cantante nel proprio Samsung-  ebbe cancellato tutti i messaggi e ciò che avrebbe potuto ricordare Liam ad Allin, Alex tornò a respirare. Intanto, pensò, avrebbe evitato di confondere l’amica, successivamente, avrebbe pensato a parlare con il cantante.


#


Maggio

Giugno

Quei tre mesi primaverili erano passati in fretta. Tutto, in quella metà Giugno, sembrava esser tornato alla normalità anche per Allin. Dopo quell’incidente, se così lo si può definire, la bionda aveva subito ripreso a lavorare al Magic portando, come gli aveva consigliato Alex un nastro adesivo sulla bocca  -‘Così saresti più provocante, gli uomini vogliono andare a letto con chi non si lamenta’ le aveva fatto presente il ragazzo, non di certo facendo poi il nome di Niall -. In quella settimana, inoltre, gli esami erano ufficialmente finiti. Una cinquina di giorni infernali erano passati e, tra prese dirette su set e righe e righe di teoria, Allin aveva scritto il proprio futuro a qualche giorno dal proprio diciannovesimo compleanno.

«Sì, Tatha, mi hanno detto che solo i trenta con il punteggio più alto tra i centoventi partecipanti avranno l'occasione di fare un tirocinio, scelto in base alle capacità e alle attitudini che si sono dimostrate» ripeté ancora una volta Allin, salendo su e giù nervosamente i tre gradini d'ingresso dell'istituto.
Stava decisamente per collassare dall'ansia. Alex aveva il turno al bar ed era solo una fortunata coincidenza se quella mattina l'estetista con cui Tabatha aveva appuntamento non si era presentata per lutto e la ragazza era quindi al suo fianco.
«Gli esami saranno andati benissimo, è inutile che ti agiti e lo sai» disse ancora una volta quella.
Allin, però, non accennava affatto a calmarsi. Perché era così? Si domandava ormai fin troppo spesso.
Tabatha si guardò in giro. «Ma le due ragazze del corso?» chiese, non tanto per curiosità quanto per far distrarre la bionda.
«Non hanno dato quest'ultimi esami, e hanno fatto be-»
«Hanno aperto, sta' zitta e andiamo.»


* * *


Tremante sulle propria ginocchia, Allin si avvicinò ai quadri. Sapeva come funzionava, ne aveva visti alcuni degli anni precedenti ancora infissi in bacheca e per questo le riusciva facile visualizzare il proprio nome impresso in quel pezzo di carta, vicino la scritta ‘Bocciata’. «Stai calma, porca troia» bofonchiò nuovamente Tabatha, dandole una spintarella verso i tabelloni. Era sicura, la castana, della sua promozione.
«Oddio, io non voglio vedere!» esclamò lei, sovrastando urla di gioia, di rabbia dei ragazzi con cui aveva condiviso tutti quei mesi.
Tabatha rise tra sé e sé, dopo aver visto il risultato.
«Dai Allin, indolore!» la incitò guardare.
Allora la bionda si tolse dapprima le mani dal viso, poi socchiuse prima uno, poi l'altro occhio.

«Merda» mormorò, portandosi ora le mani alla bocca.
Era passata. Il suo nome svettava tra le prime posizioni dei risultati.
«Io te l'avevo detto!» trillò tutta fomentata l'amica, saltandole addosso. Allin ricambiò la stretta.
«Non riesco a crederci!» ammise imbarazzata.
«Hey complimenti!» le disse nel mentre un ragazzo con il quale aveva condiviso l'ansia pre-esame.
Gli sorrise, riconoscendolo oltre il sottile velo di lacrime.
Un'altra giovane neo fotografa si avvicinò alla bacheca. «Porca troia, ma hai un colloquio con Julia Emerson tu!» esclamò atterrita girandosi verso l'irlandese e lei, che ancora non aveva avuto modo di guardare niente oltre quel 98/100, per poco non svenne al sentirne il nome. Era quello che sognava da anni del resto e le sembrava irreale tutto ciò, essendo consapevole anche di quanto fosse rinomata la Emerson nel campo della fotografia. «Sto forse sognando?» si domandò ingenuamente e solo dopo essersi data un pizzicotto sull'avambraccio ed aver mormorato giusto un ‘Ahi’ sfoggiò un sorriso smagliante.


* * *


«Pronto?» rispose Allin tutta eccitata.
Appena saputi i risultati degli esami, alla consegna dell'attestato di qualche ora dopo le era stato detto che nel pomeriggio dell'indomani l'avrebbe chiamata Julia, per accennarle di cosa avrebbe trattato la loro collaborazione.
«Pronto, qui Julia Emerson. E lei? Clarylin Mansoon?» si presentò la fotografa, rigirandosi nella sedia a rotelle del proprio ufficio.

Anche Allin, dacché girovagante per il bilocale, si sedette sul letto. «Esattamente, che piacere conoscerla!» esclamò, cercando di darsi un'aria rilassata.
«Piacere anche mio, non capita tutti i giorni di parlare con una come te e, per favore, diamoci del ‘tu’» disse lei. Doveva innanzitutto rassicurarla: ciò che le stava per proporre non era affatto una baggianata da due monete.
«Grazie infinite» fece per rispondere la bionda, ma la donna la fermò con la propria parlantina.
«Allora, devo proporti due cose.»
«Mi… Dimmi pure!»
Julia prese l'agenda che teneva nel cassetto sotto la scrivania, quindi fece mente locale. «Tu conosci i One Direction, giusto? Li hai almeno sentiti nominare?» le chiese, sperando di ricevere una risposta affermativa.
«Certo, li seguo volentieri» s'affrettò a rispondere Allin mantenendosi sul neutro.
«Benissimo, adesso però non chiedermi il perché della domanda, tempo al tempo»
«Va bene.»
«Arriviamo al sodo» aggiunse Julia dopo attimi di titubante silenzio. «Ti terrò in prova per alcuni mesi, come stabilito, poi dovrò partire, insieme ad una crew di fotografi, produttori e registi per un lungo periodo. Vorrei sapere se saresti disposta a seguirmi, se mai te lo dovessi proporre» Alla sua domanda, Allin sentì il cuore perdere un battito. Cosa intendeva non lo sapeva, forse un vero e proprio posto di lavoro? Ad ogni modo non avrebbe avuto nulla da perdere, seguendola.
«A parte un paio di persone niente mi lega qui. Verrei sicuro» s’affrettò quindi a rispondere.
«Perfetto» borbottò soddisfatta quella che forse, un giorno, la bionda sentiva avrebbe dovuto chiamare ‘capo’. «Ci vediamo domani sera all'indirizzo che ti invierò in mattinata, per un primo photoset. Voglio vederti in azione, porta anche qualcuno da fotografare se pensi di trovarti più a tuo agio, io non ho problemi.»
Quello a cui sarebbe andata incontro tra qualche tempo l’irlandese no, proprio non se lo immaginava, che Julie sarebbe stata la svolta di tutto non l’aveva di certo previsto. 

 

Spazio autrice

Questo capitolo sì, non so neanche io come descriverlo. E stato doloroso scrivere di Niall, ve lo posso assicurare: mi ha quasi sventrata. Al contrario, scrivere quella parte con tutti i ragazzi è stato davvero divertente e spero vi abbia strappato un sorriso, così come Allin che almeno per quanto riguarda il lavoro, sta riuscendo. Concludo le considerazioni su quello che avete letto dicendovi solo che Alex ha combinato un guaio più grande di se stesso e che nel prossimo capitolo non avrò più bisogno di far cambi di visuale per scrivere sia di Niall che di Allin. Ve lo anticipo: ci sarà un incontro. Avete idee al riguardo? Alle loro reazioni? Scrivetemi tutto, mi fa piacere! 
Per il resto, penso di poter salutarvi ringraziandovi per la vostra costanza. Le recensioni sono calate e questo mi ha un po' scoraggiata, ma d'altra parte capisco che un po' le mie mancanze, un po' la scuola vi abbiano fatto passar voglia di commentare. Ovviamente, se trovaste il tempo e l'umore, sarei davvero felice di leggere anche due righe di recensione perché francamente mi mancate. So di non entrare spesso sul sito come prima, ma in questo periodo sono sotterrata di interrogazioni -me ne mancano tutte-. Ma, buone notizie, in settimana qualcuna dovrei togliermela, così da risultare più libera per un bel po': siamo ventisei in classe, prima che ricominceranno il giro, i prof, ce ne vorranno di giorni!
A presto, vi si ama  <3
-In settimana penso di rispondere a tutte le recensioni in sospeso, sappiate che leggo tutto!-
Ps: Nel caso vorreste farmi qualche domanda questo è il mio account Ask: 
Giorgia Efp
Questo, invece, è il mio account facebook: Giorgia Efp

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Rebel without a cause:
Si dice che l'eternità appartenga alla gioventù.
Un gruppo di amici che vive la vita ad alta velocità.
Lui:perso il suo grande amore e incapace di provare emozioni, è in fuga dal suo dolore vivendo alla ricerca del brivido.
Lei:casinista vive la vita in equilibrio sopra la follia.
Riusciranno i due giovani a completarsi o si distruggeranno a vicenda?
 
Megan è una ragazza a cui la vita ha tolto la persona che altrimenti l’avrebbe aiutata a crescere, e che è stata costretta a maturare troppo in fretta. Perché si sa che il dolore ti costringe a maturare troppo in fretta.
Zayn è all’apparenza cinico e superficiale, ma alle spalle ha un passato violento e oscuro che nessuno, a parte i suoi amici più stretti e i suoi familiari, conoscono.
Due ragazzi che sanno amare, ma sono troppo orgogliosi per farlo. Troppo orgogliosi per mostrare come sono veramente.
Due ragazzi che riusciranno a mettere da parte l’orgoglio e si ameranno, come se fosse l’ultima cosa che gli è rimasta.

 
Frivoli, pieni di pregiudizi e con nessuno scrupolo, l'unico modo che avevo per sopravvivere era fuggire. Fuggire da quella società che mi stava consumando vivo.
 
Before you leave me:
Dai capitoli: "Ho tenuto dentro di me per 9 mesi due cuori che ora sembrano distanti ma che con una sola frase si uniscono sempre, sì Allie noi siamo infinito"
“Niall non lo vedi? Non vedi le sue pupille come sono dilatate?”
“Zayn conta su di me, ci sarò per te.”
“Come ai vecchi tempi?” “Come ai vecchi tempi. Ora manca solo lui” Ci sdraiammo sul letto e ci addormentammo come quando eravamo piccoli."
“Ti prego resta qui”
"Mi girai verso la porta con la consapevolezza che lei eri lì pronta ad aiutarmi."
“Se due si amano ma non stanno assieme cosa sono?"
"Voglio conoscere lei, adesso."
è la mia prima Fanfiction. Se volte scoprire e aiutarmi siete i ben venuti! Allie xx

 
...We Belong Together...:
'Vorrei averla qui accanto a me, e stringerla forte, sussurrandole nell'orecchio quanto il mio amore, è forte...sincero ed unico. Già perché nessuno mai potrà amarla in questo mondo, con la stessa intensità, con la stessa frenesia che provo quando le sono accanto. Nessuno mai, sarà in grado di amarla come la AMO IO. Sono il solo che la completa...'
**
'Noi ci rialzeremo sempre, noi lotteremo continuamente pur di stare insieme. Perché la mia famosa vita si è incrociata con la sua. Ci Apparteniamo, ci volevamo, ci siamo scelti. E prima o poi saremo eternamente nostri...'
**
Salve, allora queste sono due frasi della FF, che vedremo molto più avanti. Volevo dirvi che la mia Fan Fiction forse all'inizio non appassionerà molto, non compariranno subito i 1D, che forse sarà noiosa, direte che fa schifo, che non vale la pena nemmeno leggerla. Ma non è così credetemi, è tutto programmato :). Con il passare dei capitoli, capirete e credo che vi aumenterà la suspance di sapere cosa succede ai nostri/vostri protagonisti. Non mi rimane altro da dirvi, che seguite e recensite in molti i capitoli, perchè a voi potrà sembrare noioso recensire, ma non sapete quanto servirà a me. A presto!
Sara.
   
 
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