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Autore: siscappaindue    02/11/2014    0 recensioni
“Ti aspetto come si aspettano i messaggi importanti, come si aspettano i baci, gli abbracci.
Ti aspetto con l’ansia, la paura e il cuore in gola. Ti aspetto perchè vale la pena aspettarti. Ancora un po. Ancora per sempre.”
-questa è una storia, e come tutte le storie inizia, finisce, non tutte le storie hanno un lieto fine, e non tutte hanno una triste fine, semplicemente vanno avanti, ognuno con la propria storia o ognuno nella stessa storia-
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Cento giorni dopo.
La mia vita correva come sempre su un tapis roulant velocissimo e io mi lasciavo trascinare, senza agire, senza compiere nessun movimento contrario.
Accesi la Marlboro che avevo in mano da prima che uscissi di casa, aspirai il fumo e chiusi gli occhi quasi come se volessi affogare in quella nuvola di fumo che mi invadeva i polmoni.
Mi chiusi il cancelletto alle spalle e poggiai sull’asfalto lo skate, buttai via il fumo e salii sopra la tavola.
Mi lasciai trascinare, dalla debole pendenza sulla strada e fumavo,  avevo iniziato qualche giorno fa, quando qualcosa di ormai mio mi aveva abbandonata e l’unica via d’uscita era non pensarci, fare altro, uccidersi di altro.
Non c’era freddo ma neanche caldissimo, sistemai i capelli sotto alla morbida cuffia di cotone che teneva al riparo la mia testa dal vento che frusciava e infastidiva le orecchie.
Le mani erano fredde, come sempre, screpolate e secche.
Feci partire i queen al massimo sul cellulare, bastava un po’ di musica, uscire di casa, e una sigaretta, per sistemare tutti i pensieri che disordinavano la libreria di parole mai dette che avevo in testa.
Ma come non detto, tutto torno’ nero appena vidi una figura anche troppo familiare in lontananza.
Cercai di non alzare lo sguardo, aspirai il tabacco e feci uscire quasi tutto quello schifo dal naso.
La figura mi noto’, comincio’ ad avvicinarsi a me a passo veloce, io sospirai e decisi di fermarmi, strinsi la mano in un pugno, sentii le nocche bruciare, la pelle non cicatrizzata debole rompersi.
Lei mi venne davanti, fermai lo skate e spinsi il retro per poi prenderlo in mano e tenerlo sotto al braccio.
-Cosa c’è?
Dissi, con calma, ma aspirando profondamente subito dopo altro fumo, guardando dietro la sua figura e cercando di ignorare quei occhi che cercavano i miei.
-Smettila di non rispondere ai messaggi, alle chiamate.. Ogni santo giorno ti scrivo miliardi di poemi e non hai le palle di rispondere, sono stanca di tutto questo silenzio Chiara, basta, come devo dirtelo che mi manchi?
Mise le mani sul mio viso, costringendomi a voltarmi verso lei e incrociai il suo sguardo, quegli occhi lucidi e in bilico che fissavano i miei.
Deglutii, era una di quelle situazioni in cui non sai se andare via o compiere la cazzata del momento.
-Lasciami in pace, non voglio saperne piu’ di te, Violet.
Mi sfuggirono quelle parole, e fecero male alle mie stesse orecchie.
Buttai la cicca a terra e la pestai lasciando fuoriuscire il fumo dalle labbra velocemente.
-Ma cosa ti ho fatto? Non puoi prendertela per nulla, sono tre mesi e mezzo che non mi rivolgi parola.
Guardai il suo viso ed era pallido, gli occhi lucidi avevano lasciato scorrere una lacrima lungo le sue guance, e io mi sentivo una merda, ma non potevo dire nulla, non riuscivo, le parole restarono incastrate tra il labbro superiore e quello inferiore, mi inumidii le labbra e come al solito feci una cazzata colossale.
Guardai le sue, mi ricordai del calore che emanavano quella notte, e come per istinto, avvicinai il viso al suo, come quando un pesce ha bisogno dell’acqua per vivere e un uccello ha bisogno delle ali per volare, io avevo bisogno di quelle labbra per respirare.
Le sfiorai e socchiusi gli occhi per un attimo, appena mi accorsi di essere nella realtà e non nel solito sogno, mi allontanai e non ebbi il coraggio di tornare con gli occhi ai suoi.
Restai a viso basso e passai la lingua sulle mie labbra come per rivivere il suo sapore.
Subito dopo poggiai lo skate di nuovo sull’asfalto e scossi la testa alzando un angolo delle labbra in un sorriso quasi crudele.
-E’ che a volte dimentico che hai il ragazzo, salutamelo eh.
Senza fare caso a qualche sua reazione mi diedi una spinta sulla tavola ed evaporai.
Arrivai al tabacchino e pagai quel pacchetto di solitudine, lo misi in tasca e tornai a casa, piu’ sola di prima.
Come al solito pensavo a lei, cercavo di capire il perché di questa situazione.
Del perché mi avesse illusa e poi friendzonata in questo modo.
Tornai a casa, e mi misi a leggere in camera mia, con nevermind in play nel lettore cd e la testa dappertutto tranne che in quella stanza.
‘mi manchi anche tu’  dissi a nessuno, mentre il naso pizzicava e la notte si avvicinava.
   
 
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