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Autore: SonounaCattivaStella    03/11/2014    4 recensioni
[RanMasa][Fic ispirata al videogioco di Ib][In revisione] Speciale Halloween! Scusate il mega ritardo nel pubblicarla ma non ho avuto internet e.e
Dal testo:
Mi avvicino all'ingresso e utilizzo lo spioncino per vedere chi è stato a suonare. Non vedo nessuno e decido di aprire appena la porta, curioso. Mi si parano davanti due ragazzini vestiti in modo veramente terrificante, roba da far accapponare la pelle.
«Dolcetto o scherzetto?» Chiedono in coro. Anche la voce fa venire i brividi lungo la schiena, sembrano dei veri demoni.
«Non ho niente da darvi, andate a rompere da un'altra parte.» Dico con tono secco chiudendo loro la porta in faccia.
Genere: Fantasy, Horror, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jeanne D'Arc, Kariya Masaki, Kirino Ranmaru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Arriviamo davanti al museo che, per l'occasione, ha un aspetto ancora più inquietante del solito: teschi, pipistrelli, ragnatele, sangue finto, scheletri e zucche con strane smorfie decorano in modo macabro ogni angolo disponibile. Un brivido mi percorre la schiena e cerco di nasconderlo; Masaki non ha e non deve avere paura di niente. O almeno questo è quello che cerco di far credere a che mi circonda e, soprattutto, a me stesso.
Entriamo e l'atmosfera all'interno non è da meno, le luci soffuse creano strane ombre sulle tele colorate dei quadri e sui volti delle statue esposte. Sembra quasi che i soggetti dipinti sulle tele si muovano e che le sculture ci guardino malignamente. Che brutta idea, CHE-BRUTTA-IDEA. Perché mi sono fatto trascinare fino a qui? Nemmeno mi piacciono i musei!
«Wow! Certo che sono stati davvero bravi!» Esclama estasiato Ranmaru guardandosi attorno. Lui adora questo tipo di feste e costringe sempre me a fargli compagnia.
Non c'è molta confusione. Ci sono solo alcuni ragazzini vestiti in maschera che, come noi, sono venuti qui incuriositi dall'insolito evento. In fondo è strano che proprio un museo proponga una festa. Sarà qualche trovata commerciale per invogliare la gente a venire qui più spesso.
Percorriamo il primo corridoio ed io non mi sento per niente tranquillo, Ranmaru continua a fermarsi per osservare meglio i giochi di luce sui quadri mentre io cerco di svignarmela il più velocemente possibile. Arriviamo di fronte l'ennesimo quadro con raffigurata una natura morta quando, ad un tratto, la luce comincia ad abbassarsi finché non salta del tutto. Mi gelo sul posto, i sensi in allerta e lo sguardo fisso nel vuoto. Il buio è opprimente, la paura mi assale e, involontariamente, allungo le mani fino a sentire sotto le dita la stoffa della camicia di Ranmaru. Mi aggrappo a lui stringendogli convulsamente il braccio, continuo a guardandomi attorno anche se non vedo assolutamente niente. Quando ritorna la luce tiro un sospiro di sollievo e maledico mentalmente il momento in cui ho deciso di acconsentire alla richiesta del rosa. Mi tranquillizzo e con lo sguardo vago lungo il corridoio, ma sento come l'impressione di avere due occhi puntati contro. Mi giro ed incontro le iridi azzurre di Ranmaru che mi guarda tra il divertito e il perplesso.
«Sapevo che non riuscivi a starmi lontano, ma spingersi fino a questo punto...» Dice ridacchiando a pochi centimetri dal mio viso.
Mi accorgo solo ora di essere praticamente avvinghiato a lui e mi scosto di colpo quasi mi fossi scottato.
«Non è come sembra!» Bofonchio allontanandomi imbarazzato.
Lui mi fa un sorrisetto quasi malizioso, ma non aggiunge altro. Lo vedo solo guardarsi attorno con aria perplessa.
«Masaki, non noti qualcosa di strano?»
Lo imito ed effettivamente noto che qualcosa non torna. Il corridoio è deserto, dentro l'intero museo regna il più assoluto silenzio. Anche la musica che aleggiava in sottofondo è sparita. Dov'è finita tutta la gente che c'era prima?
«Se ti riferisci ai ragazzi che girovagavano qui prima, saranno andati più avanti. Sai quante stanze ha questo posto. Hai forse paura?» Ammicco dandogli piccole gomitate al braccio.
«Niente affatto. Quello che ha paura qui mi sa che sei tu.» Ghigna facendomi bloccare di colpo, il braccio ancora piegato.
«Non è vero!» Affermo corrucciato. Decido di ignorarlo e comincio a camminare fino alla fine del corridoio.
Lo sento ridacchiare e seguirmi stando a pochi centimetri da me, continuo a far finta che non esista e aumento il passo con aria spavalda facendogli vedere che io non ho paura. Anche se ha ragione, non gliela darò mai vinta. Mai. Assolutamente. Ne vale del mio altezzoso orgoglio.
Arriviamo nell'altra stanza, ma la troviamo vuota come il corridoio che ci siamo lasciati alle spalle. La cosa è veramente strana, non può essere che nel giro di venti secondi siano andati tutti così avanti.
«Secondo me se ne sono andati. È l'unica spiega-» Le parole mi muoiono in gola quando vedo un'ombra passare veloce da una delle finestre dietro la testa di Ranmaru.
«Masaki? Che c'è?» Chiede seguendo il mio sguardo terrorizzato.
«C'è... c'è qualcuno lì fuori!» Rispondo indicando la finestra. Lo vedo alzare un sopracciglio.
«Quella finestra è troppo alta, è impossibile che tu abbia visto passare qualcuno. Ti sei fatto prendere dalla soggezione del momento.» Dice scuotendo la testa.
Forse ha ragione lui, in fondo le luci sono ancora soffuse e creano ombre strane ovunque. Guardo un'altra volta la finestra ed ho la strana sensazione di essere osservato.
«Senti, visto che non c'è più nessuno che ne dici di tornare indietro e andarcene? Magari andiamo in un altro posto.» Chiedo afferrandogli la mano e tirandolo con me. Voglio uscire di qui immediatamente.
«Sì, per me va bene. Andiamo» Risponde stringendomi la mano. Questo contatto riesce a farmi tranquillizzare almeno un po', mi fa sentire sicuro. Che strana sensazione.
Arriviamo all'ingresso dove troviamo il portone principale chiuso, proviamo più volte ad abbassare la maniglia, ma niente. Non si apre. Frugo nella tasca del pantalone alla ricerca del cellulare e quando lo prendo scopro che non c'è campo, lo stesso vale per il telefono di Ranmaru. Vado letteralmente nel panico.
«E ora? Che facciamo? Io voglio uscire da qui!» Esclamo lanciandomi di spalla contro il portone e rimbalzando indietro, dolorante. Mi sarò procurato sicuramente un livido.
«Ehi! Calmo, usciremo da qui. Forse più avanti ci sarà qualche altra porta, o una finestra bassa da cui uscire. Non c'è bisogno di farsi prendere dal panico.» Dice lui sorridendomi sicuro. Ma come diavolo fa a restare calmo in una situazione del genere?! Io non ci volevo nemmeno venire qui!
Mi afferra nuovamente la mano e mi guida per il corridoio da cui siamo venuti, mentre camminiamo osservo i quadri che rispetto a prima hanno qualcosa di diverso, di sinistro. Non può essere solo la mia immaginazione! Torniamo di nuovo nella stanza in cui ho visto l'ombra alla finestra e quando alzo lo sguardo resto pietrificato tanto da far bloccare anche Ranmaru.
«Masaki, cosa c'è stavolta? Te l'ho detto, non c'è nes-» Non lo faccio finire di parlare e gli afferro la faccia facendolo voltare in direzione della finestra: è stata sprangata dall'interno.
Spalanca gli occhi sorpreso e spaventato, ora ha capito che non mi sto immaginando le cose e che c'è qualcosa che non va.
«Ora mi credi, Ranmaru?» Chiedo nascondendomi dietro di lui. Che gran coraggio.
«Sì. Dobbiamo uscire da qui!»
Camminiamo diretti alla stanza successiva guardandoci attorno in allerta. I quadri di questo corridoio sono ancora più inquietanti dei primi: sono stati "modificati" con della pittura che sembra essere fresca. Una tela in particolare attira la mia attenzione, non per ciò che raffigura o per i segni di pittura verde su di essa, ma per una scrittura sotto la cornice fatta con lo stesso colore che lo imbratta.
Non uscirete mai più da qui
Tiro per la manica Ranmaru facendogli leggere la scritta e quando alziamo nuovamente lo sguardo sul quadro per poco non mi viene un collasso: la faccia del tizio raffigurato ha cambiato espressione e ci fissa dall'unico occhio che la pittura non ha imbrattato. Il rosa indietreggia terrorizzato quanto me, mi afferra e cominciamo a correre per tutto il corridoio. Arrivati alla fine ci troviamo davanti un enorme quadro sporco di pittura color del sangue e, prima di riuscire a proseguire la nostra corsa per svoltare l'angolo, ecco che un'altra scrittura si materializza sul muro proprio sotto i nostri occhi.
Se andate avanti non tornerete più indietro
Ranmaru si piega in avanti per riuscire a leggere meglio la scritta in rosso. Nel compiere questo gesto perde l'equilibrio scivolando su di una chiazza di colore e, anziché andare a sbattere contro il quadro, vi entra dentro. Stupito, ho giusto il tempo di afferrarlo per un braccio e anche io vengo trascinato nell'enorme dipinto insieme a lui.






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