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Autore: SaraRocker    03/11/2014    7 recensioni
A causa di un incantesimo lanciato per errore, Draco e Hermione si ritrovano costretti a rivivere il medesimo giorno continuamente. I due sono gli unici a rendersi conto di questo improvviso blocco temporale, e si troveranno perciò costretti a passare sempre più tempo insieme, il tutto tentando di ridare al tempo la sua reale andatura. Ce la faranno?
Estratto-
"Negli ultimi anni la mezzosangue Granger era diventata una ragazza dall'aspetto niente affatto sgraziato. Aveva assunto delle fattezze da vera donna, ed ora il suo corpo era una continua ed elegante curva. Oltretutto, non era più neppure particolarmente interessato a quella faccenda del sangue; la guerra era finita e nessuno aveva più tentato di inculcargli chissà-quali idee nella testa.
Ad essere sinceri, in quel momento la riccia lo eccitava persino con quella sua combattività."
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Salve, salve e risalve! Sono agitata -partiamo con il dirlo-. Sono abbastanza incerta riguardo il capitolo, ed ho una fifa matta. Prego infinitamente per le vostre recensioni e vi voglio ringraziare per quelle ricevute nello scorso!

-OT. Qualcuno è andato al Lucca Comics? No, perchè io mi ci sono divertita un casino  e sono stata stra-fiera del mio cosplay ahah! Ciau!









|Redundant.














Nel corso della propria vita Hermione si era sempre atteggiata come una ragazza educata, positiva e con i migliori propositi. E probabilmente, proprio per queste e molte altre ragioni, non aveva mai neppure pensato alla folle idea che, una volta morta, sarebbe potuta finire  in qualche disgustoso posto come solo l'Inferno poteva essere. Recentemente, però, aveva iniziato a cambiare idea.
Infondo qualcosa, nel continuo bussare oltre la porta da parte di Harry e Ron -qualcosa che era divenuto una costante nelle sue mattine-, le ricordava in modo assolutamente plausibile il rumore fastidioso e ribrezzevole delle campane dell'Ade. Se poi si fermava qualche breve istante a pensare, Hermione, non poteva evitare di riportare a galla la conversazione decisamente poco piacevole ma molto umiliante intrattenuta con Malfoy. Sì, si disse ancora completamente affondata tra le lenzuola, probabilmente si trovava già all'Inferno. Insomma, quella sottospecie di furetto platinato le aveva chiaramente detto -senza censure,per carità- che le loro non erano state altre che scopate. Incontri sporadici ed assolutamente insignificanti. Non che la riccia si fosse preparata ad un discorso esattamente principesco -con coriandoli e canti angelici in sottofondo-, ma era sempre stata abbastanza certa che tra lei e Draco vi fosse un qualcosa. Non sapeva ancora che nome dargli -certamente si odiavano, e  andavano d'accordo solo se nudi sotto le stesse lenzuola-, ma era un qualcosa. E non si stava illudendo, questo lo sapeva. Era certa che il biondo le avesse mentito per qualche ragione come, per esempio, un irrazionale imbarazzo all'idea di potere ammettere di essere geloso di Ron. Ma, al medesimo istante, rossa di furia, Herm si era chiesta quanto mai gli sarebbe costato ammettere che l'idea di vederla abbracciata nuda ad un altro lo avrebbe infastidito. E tanto.
La domanda le si ritorse contro in pochi istanti alla semplice idea che, anche per lei, ammettere una cosa del genere, le sarebbe costato qualcosa come tutto il suo smisurato orgoglio. Ma poi, a lei dava davvero fastidio l'idea di potere vedere il bel Serpeverde impegato con un'altra amante? Preferì non rispondere alla domanda, e tornare a concentrarsi sul fatto che lui le aveva semplicemente mentito. E che lei lo sapeva molto bene.
E come non saperlo? Nell'ultima settimana il ragazzo non aveva fatto altro che flirtare con lei nei modi più assolutamente impudici del Creato, sfoderando lingua, ghigni degni dei pornodivi più richiesti, mani più che biricchine e... Oh, la sua voce da Sono-sexy-e-so-che-tu-mi-vuoi-da-impazzire-come-io-voglio-te. Sì, insomma, c'erano abbastanza indizi da farle dedurre che lei, a lui, importava eccome. E, comunque, Hermione non era stupida.
Digrignò i denti bianchi e sbuffò infastidita. Sentiva ancora le lacrime represse pizzicarle contro le palpebre, ma si era imposta con forza e determinazione che, sopra ogni altra cosa, non avrebbe pianto. Non per Draco Malfoy almeno. Non avrebbe mai permesso a quel suo viso aguzzo ed affascinante di sorridere delle sue sofferenze. Lei era una ragazza forte, la Salvatrice del Mondo Magico. Aveva affrontato Voldemort, dannazione! Non poteva piangere per una crisi adolescenziale. Sorpattutto se il problema non era lei.

Con uno scatto veloce si liberò delle coperte che la sovrastavano, restando così in vestaglia da notte al centro del proprio letto. Doveva smettere di pensare e ricordare che, proprio lì, aveva fatto sesso con Draco Malfoy. Si portò le mani al viso, incontrandolo incredibilmente accaldato. Strinse forte gli occhi e si morse il labbro inferiore. Si lisciò più e più volte i lunghi capelli ricci e, una volta tranquillizatasi, si alzò e si diresse verso il bagno; doveva farsi una doccia.





















"Accidenti a te, Blaise! Sta zitto, ok?" gridò improvvisamente Malfoy, passandosi una mano tra i capelli disordinati e respirando affannosamente. Sembrava al limite della sopportazione e, di fronte quell'uscita così poco trettenuta, buona parte della Sala Grande si era voltata verso i due con curiosità. Draco, a denti stretti, si lasciò sfuggire qualcosa di molto simile ad "impiccioni", ma nessuno vi fece caso.
La Granger non era ancora scesa a fare colazione e, a questo proposito, san Potty ed il Pezzente sembravano particolarmente allarmati. Un leggero sorriso arricciò in modo incontrollabile le labbra sottili del biondo ma, pochi istanti dopo, svanì veloce come era riapparso. Non poteva pensare alla riccia, si ricordò improvvisamente; poteva pensare a tutto, tranne che a lei. Persino alla Umbridge, ma non alla mezzosangue più sexy di Hogwarts! Perchè... Era sexy, no?
Era incredibilmente confuso. Non era certo di dovere essere o meno arrabbiato con lei. Ad essere onesti, l'unica che avrebbe potuto avere un pretesto per essere furioso, era proprio la ragazza e, probabilmente, quel suo svanire nel nulla era l'inizio della sua vendetta. Beh, Malfoy non vi avrebbe fatto caso. Avrebbe cercato tutto solo una scappatoia per l'incantesimo e, magari, avrebbe salvato il mondo. Quella possibilità lo fece sorridere nuovamente.
"Sei davvero senza cuore!" ed ecco la primadonna che fa l'offeso, non potè evitare di pensare il biondo, voltandosi verso l'amico ed irrigendo le proprie labbra in una linea dritta. Gli lanciò una veloce occhiataccia. Quella mattina, a causa dell'assenza della ragazza, non avrebbe potuto mettere in atto la sua recita su quanto esilarante fosse l'ossessione del rampollo di casa Malfoy per la Granger. Beh, a detta del diretto interessato, era tutto fuorchè esilarante.
"Uh, non mi dire." rispose quindi Draco, ora parecchio più tranquillo rispetto a prima. Diede un veloce morso ad una fetta di pane tostato e poi, con tranquillità, si alzò da tavola. Inutile puntualizzare che, in meno di dieci secondi, Zabini gli era già alle calcagna.
"Sei scorbutico." constatò semplicemente il moro, muovendosi per mezzo di ampie falcate pur di raggiungere il migliore amico. Aveva le sopracciglia ricurve all'insù e la fronte corrugata. Sospirò, chiuse gli occhi e, tenendosi una mano sul cuore ed una sollevata in aria disse "Prometto solennemente che, da adesso in poi, farò sempre vincere Draco Malfoy ai nostri stupidissimi giochetti a shot."
Il biondo, dopo avere scosso leggermente la testa, sghignazzò. Continuava a percorrere i corridoi senza un'apparente meta, solo seguendo i passi che il proprio istinto gli dettava silenziosamente "Davvero credi che il mio pessimo umore sia dovuto alla tua famelica voglia di gloria?" domandò infine all'amico, sollevando qualche istante lo sguardo al soffitto "Non nego che sia spiacevole, ma mi ci sono abituato."
"Quindi che succede?"
"Donne." rispose piccato Draco, facendo trasparire un certo nervosismo nella sua voce. Subito, Blaise affilò il proprio sguardo insolitamente cobalto, superando in velocità l'amico ed ostruendogli fastidiosamente il passaggio.
"Astoria fa ancora la gatta morta?" domandò Zabini, arrivando dritto al punto, tenendo le braccia allungate pur di non fare fuggire il biondo "Perchè sai, a questo proposito, io sono sempre pronto a sacrificarmi per la causa."
Draco scosse la testa, sistemandosi contro una parete ed accavallando un piede all'altro "No, Astoria ha capito che, prima del matrimonio, ho tutta l'intenzione di divertirmi. E questo lo ha capito già da due mesetti, direi." prese una pausa, puntando gli occhi chiari in quelli dell'amico "E, comunque, preferirei che non andassi a letto con la mia futura moglie."
"Ma davvero?" domandò divertito il moro, incrociando le braccia sotto il petto ed ostetando un sorrisetto sghembo "Mi sembra che sia stato proprio tu, di recente, a pregarmi di raffreddarla un po'... Sai no? Là sotto."
Malfoy, in tutta risposta, rise di una risata divertita, di quelle rare che, solo con determinate persone -Blaise e, incredibilmente, la Granger- riusciva ad ostentare. Annuì poi un paio di volte, la lingua che, veloce, gli inumidiva le labbra.
"Hai ragione, Blaise. Non mi interessa di cosa fa Astoria."
"Quindi devo dedurre che si tratti di un'altra."
Il biondo, riflettendo, sospirò. Di fronte a lui vi era il proprio migliore amico, quello che, comunque, non sarebbe stato capace di ripetere neppure una parola di quello che gli sarebbe stato rivelato. Infondo, in meno di ventiquattro ore, l'incantesimo si sarebbe riattivato, ed ogni persona -eccetto, ovviamente, lui e Hermione- avrebbe completamente cancellato la giornata appena trascorsa. Quindi, si disse, forse poteva chiedere qualche consiglio a Blaise. Almeno sino a che era in sé.
"Sono confuso." esordì infine Draco, facendo sollevare lo sguardo dell'amico che, prontamente, lo puntò sulla figura nobile e slanciata di Malfoy "Ho sempre conosciuto ragazze capaci solo di ridere e fare le oche. Di quelle che, dopo essertele portate a letto, vorresti che svanissero nel nulla. Insomma... da quanto tempo è che non sono vergine?" domandò all'amico, accennando un sorriso e scuotendo la testa "Intendo dire che in tre o quattro anni, scontrandosi  sempre con la stessa solita roba, è facile ecco... Immaginare che una determinata cosa non esista. Che non possa esistere." una pausa leggermente più lunga, più pesante. Il viso di Malfoy restava contratto in un'espressione fredda e vigile, la fronte corrugata come se, dentro, la sua mente fosse stata alla disperata ricerca delle parole giuste. Zabini accennò un sorriso, questa volta più caldo e sincero.
"Poi, però, quando scopri che c'è... Che c'è sempre stata è... Strano. E ti senti diverso. E, in qualche modo, sai che è sbagliato sentirsi così. Per quanto il tuo corpo possa apprezzare una sensazione del genere, per quanto possa fargli -magari- bene, la mente ragiona ancora e sa costantemente di stare commettendo un errore, di avere preso una strada decisamente pessima."
Zabini mosse un passo e, bruscamente, Draco sollevò lo sguardo sull'amico. Continuava a sorridere e, lentamente, si accostò al biondo -più serio e teso-. Con fare fraterno gli posò una mano sulla spalla destra e, dopo averlo guardato qualche istante, esordì.
"E, parlandomi di robe, cose e strade, vorresti dirmi che ti sei innamorato di una ragazza che non è Astoria?"
Malfoy si allontanò buscamente dall'amico, facendogli scivolare la mano, prima poggiata su di lui, contro il fianco. Sfoderò poi un'espressione traboccante di ribrezzo e sorpresa "Innamorato? E' folle."
Blaise sollevò con esasperazione lo sguardo contro il soffitto. Lo contemplò qualche breve istante poi, tornando a prestare attenzione all'amico, disse "Giusto, perchè tu sei Draco Lucius Malfoy, che non può amare per motivi che conosce solamente lui." fece, sfoderando un sarcasmo sorprendentemente doloroso.
Il diretto interessato, colpito non poco da quell'ultima frase, si mosse veloce verso il proprio migliore amico. Lo afferrò con furia per il colletto della cravatta verde-argento e, facendogli scontrare con forza la schiena sulla parete in pietra, gli rispose. Anche se, ad essere sinceri, la sua voce parve più un ruggito infuriato.
"Forse ti sei dimenticato che i Greengrass mantengono la mia famiglia, Zabini?"
"E forse tu non ricordi che esistono più modi per sopravvivere." rispose piccato il moro, la voce mozzata per la stretta che l'amico continuava a ostentare sulla cravatta liscia ed elegante. Draco, notandolo, lasciò andare la presa.
"E quali?" nella domanda di Malfoy vi era una sorta di disperazione malcelata e struggente. Gli occhi chiari erano sorprendentemente fragili, come sul punto di frantumarsi e svanire. 
"Tuo padre potrebbe andare al lavoro. Non è una cosa poi così disgustosa, Malfoy."
"Lavoro?" domandò con un certo pidocchioso sarcasmo il biondo, passandosi la lingua sulle labbra ed ostentando un sorriso falso e sofferente "Chi mai assumerebbe un mangiamorte? Per quanto graziato, il Mondo Magico non lo accetterebbe comunque."
"I babbani! Loro-" "Immagina, solo per qualche istante, mio padre in mezzo ai babbani. A me non interessa più nulla del sangue." intervenne Malfoy, interrompendo bruscamente l'amico. Aveva alzato la voce che, incrinata, sembrava quasi graffiante "Guardandoci in faccia, non mi è mai importato! Ma a Lucius... Lui è..." ma Draco si interruppe, serrando le proprie mani pallide in due pugni colmi di frustrazione e rabbia repressa. Desiderava colpire qualcosa, qualunque cosa. E, magari, sanguinare, soffrire e gridare sino allo sfinimento. Sfogarsi in un modo che gli era sempre stato negato.
Blaise non replicò a quelle ultime parole. Quasi tutti, nella casa di Salazar, potevano capire ciò che stava passando Malfoy. Buona parte della famiglie più rinomate del Mondo Magico, una volta conclusasi la guerra, erano rimaste sull'astrico. Si trattava ovviamente di persone  serventi il Signore Oscuro, dalla pessima fama e con membri per la maggior parte finiti ad Azkaban. Ma per chi, come Draco ed i genitori, era stato graziato, la speranza era davvero poca.
"Draco, io non ti ho mai visto così." disse infine Blaise in un sospiro "E questo può significare solo che per te, questa ragazza, è molto più di quanto tu stesso possa immaginare. E, a mio parere, se solo esiste un modo per stare con lei, dovresti tentarlo."
E, mentre l'amico gli diceva quelle poche parole, per la mente del biondo non vi fu altro che una certezza: il tempo si era fermato e, fin tanto che sarebbe sarebbe rimasto tale, il giorno del suo matrimonio con Astoria non sarebbe mai arrivato. E, quel breve pensiero, fu abbastanza da farlo sorridere e, in qualche modo, da fargli credere che il fato avesse infine deciso di prendere le sue difese.
Forse, in un modo strano e poco convenzionale, lui e la Granger sarebbero potuti stare insieme. E, forse, avrebbe persino  potuto funzionare. Perchè lui con Hermione voleva provare a starci. Provare a farla ridere un po', perchè la ragazza riusciva anche solo con il pensiero a fargli arricciare le labbra.
"Ti avviso però, Draco; la Granger è una tipa tosta." e, dicendo ciò, il moro lasciò il corridoio. Solo allora Draco si voltò, incontrando d'innanzi a sé il quadro della Signora Grassa. Il suo istinto, folle e calcolatore, lo aveva trascinato sino al dormitorio Grifondoro e, probabilmente, a Blaise non era servito altro per capire. Chiuse gli occhi e respirò forte. Alla mente gli giunsero poche, chiare immagini: una cascata bruna e riccia, ed un odore di dolci appena sfornati. Quando sollevò le palpebre, gli tornò alla mente tutto ciò che le aveva detto il giorno prima, tutto l'odio e la vana speranza che aveva nascosto in quella moltitudine di parole. Era stato un mostro, il peggiore. Le aveva velatamente dato della puttana e, cosa non meno disgustosa, le aveva fatto intendere che, per quanto potesse stare appiccicata a Weasley, a lui non sarebbe importato. Era stato un idiota, si disse furioso.
Puntò i propri occhi chiari contro la tela antica che segnava la porta del dormitorio. Lei, probabilmente, era ancora là dentro, chiusasi lì sin dal risveglio, per nulla tentata dall'idea di uscire. Ora, riflettè Malfoy, doveva solo trovare un modo per farla uscire. Perchè la Granger era la sua cosa felice, quella che non avrebbe mai potuto avere davvero, ma che il fato aveva forse deciso di concedergli.













 
  
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