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Autore: Pherenike    10/11/2014    1 recensioni
Dopo anni di assenza da Forks la nostra cara famiglia Cullen decide di tornarvici, molte sorprese li attenderanno, ritroverranno vecchi amici, e ne conosceranno di nuovi, le cose però si complicheranno quando in Italia si risveglia l'interesse dei Volturi. Chi sarà questa volta a salvare i nostri amati vampiri dall'essere assimilati dal crudele esercito italiano?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Il racconto di Leah

 

Tutti rimanemmo, per un interminabile momento, immobili, non riuscivamo a credere ai nostri occhi, nonostante la vista perfetta, eppure Leah era lì.
 
«Ragazzi che facce bianche, sembra che abbiate appena visto un fantasma» esclamò lei sprezzante.
«Che accidenti ci fai tu qui? Cioè viva, cioè» non sapendo più che dire Jake si tappo la bocca.
«Certo Jake, anch’io sono contenta di rivederti» affermò lei.
«Perdonalo Leah, ma con molta onestà, non aspettavamo certo di ritrovare qualcuno di nostra conoscenza» affermò Carlisle con disinvoltura.
«Bene, allora facciamo un patto, io vi racconto, ma la mamma prepara qualcosa, sono un po’ di giorni che non mangio» disse,vergognandosi, Leah guardando verso Esme.
«Sarà un piacere cara Leah» acconsentì Esme.
 
Fu così che ci precipitammo tutti in cucina, curiosi di sentire il racconto di Leah, e stupiti dal fatto che fosse così tranquilla nello stare con noi. Esme preparò al volo quello che poteva, dopo aver fatto un salto a comprare il necessario per un pasto decente. Solitamente cucinava italiano, perché secondo loro era la dieta più equilibrata che potesse seguire Nessie, almeno quando mangiava alimenti umani, quella volta però si limitò a qualche hamburger ben farcito.
 
«Quindi Leah, racconta tutto dal principio» la esortò Edward, che probabilmenta aveva già scorto tutta la storia nei pensieri di Leah.
«Sono molti ottant’anni, ma farò quel che posso» bevve l’ultimo sorso d’acqua e iniziò il suo racconto.
«Come tutti sapete, dopo la grande quasi battaglia, decisi di lasciare Forks per allontanarmi dalla mia natura Quileute, per non dovermi trasformare per forza, mi allontanai finché non sentii più le voci del branco nella testa quindi tornai umana. All’inizio mi sembrò meglio, ma più passava il tempo più capivo che qualcosa non andava, era come se mancasse un pezzo di me, e a quel punto mi resi conto che non era così facile rinunciare a essere un lupo. Era passato circa un anno dall’ultima volta quindi non fu facile ritrovare il controllo, fui quasi tentata di ritornare qui, ma mi conoscete e la testardaggine è la mia virtù» disse sorridendo a tutti noi.
«Ritrovai il lupo che era in me e mi avvicinai quel tanto che bastava per sentire l’eco dei pensieri del mio branco, ogni tanto mi percepivate, quindi mi rimettevo in marcia allontanandomi il più possibile, non mi resi conto che più passavano i giorni più trascorrevo il tempo da lupo piuttosto che da umana. Andai in Alaska e vagai per anni lì, senza meta, ogni tanto mi riavvicinavo per sapere se c’era qualcosa di nuovo, tutto era normale e di nuovo tornavo alla mia solitudine. Più o meno provavo a sentirvi una volta al mese, e fui sorpresa di capire un giorno che voi eravate spariti e che Seth era il nuovo capobranco, quando mi sentì, fu quasi impossibile seminarlo, ma non so come ci riuscii. A un certo punto mi resi conto che stavo diventando più animale che umana, ma non potevo farci nulla, volevo essere un lupo. E così passai dieci anni della mia vita a essere quasi sempre solo e soltanto un lupo» Leah stava per continuare ma Jake la interruppe.

«Aspetta un attimo, hai passato dieci anni trasformata?» chiese lui incredulo.
«Non sempre, ma la maggior parte del tempo sì, almeno finché non incontrai quelli di Denali» a quel punto lo shock era di tutti.
«Non vi conviene interrompermi, altrimenti non finirò mai» Jake si morse la lingua per stare zitto e fece segno a Leah di continuare.
«Bene, quindi dicevo, incontrai quelli di Denali, anzi meglio mi scontrai» avvertì il nostro orrore ma ci fece segno di rilassarci con un gesto del capo. «Ci fu un equivoco, mi ritrovai erroneamente nel loro territorio di caccia, stavo cacciando anche io e sapete meglio di me com’è. Il sangue che ribolle nelle vene, la frenesia della caccia, l’adrenalina degli animali che scappano. Ci ritrovammo a cacciare lo stesso branco di cervi, loro non si sarebbero accorti di me, mi ero quasi allontanata del tutto, quando uno degli animali, inspiegabilmente tornò indietro, quasi mi volesse venire addosso, fu dopo che capii che scappava, ma era troppo tardi, perché mi ritrovai tramortita a terra, scossa da spasmi».
«Kate ti ha attaccata?» Alice non riuscì a trattenersi, le sembrava impossibile.
 
Di nuovo Leah ci fece cenno di stare tranquilli.
 
«Come stavo dicendo, non si erano accorti di me, se Kate non mi fosse venuta addosso probabilmente la mia strada avrebbe preso un altro percorso. Mi portarono da loro, temendo per le mie ferite, dato che perdendo il controllo caddi da una rupe, non sapevano effettivamente quanto veloce guarissero i lupi. Quando Eleazar disse che avrebbe provato a rintracciarti Carlisle, entrai nel panico, e per mia fortuna riuscii a dire un deciso no, prima di svenire. Si presero cura di me, io me ne meravigliai, dopotutto c’era della rivalità a causa di Laurent che andava ben oltre la tregua stipulata per quel giorno lontano. Guarii del tutto entro breve tempo, forse una settimana, ma loro, non so per quale motivo mi convinsero a rimanere, non so dirvi perché accettai ma rimasi lì, per un bel po’, credo cinque anni».
«Noi più o meno in quel periodo andammo a Denali per qualche tempo» disse Rosalie confusa, forse per la prima volta nella sua vita da vampira.
«Ed è per questo che la mia permanenza lì era finita. Sapevo che Alice non poteva vedermi, ma sapevo anche che Edward non avrebbe avuto difficoltà ad ascoltarmi, quindi salutai tutti e partii di nuovo» disse quasi rattristandosi.
«Non ne sembri molto contenta» chiese Esme incuriosita.
«Perché non lo ero, sembrerà strano ma mi affezionai a loro, erano stati tutti gentili e molto comprensivi, nei miei riguardi, fu impossibile non provare gratitudine nei loro confronti, e altrettanto impossibile che la gratitudine si tramutasse in affetto, con il carattere che avevo non era facile comunicare eppure loro ci riuscirono. Siamo a metà racconto quasi, che ne dite di un po’ di acqua? Ho la gola secca» disse ridendo.
«Quindi ora ti siamo simpatici?» chiese Nessie quasi con l’innocenza di una bambina.

Tutti scoppiammo a ridere, Leah compresa, cosa ancora strana per noi, che praticamente mai l’avevamo vista così rilassata nei nostri confronti.

«Sì Renesmee, dopotutto io e Bella siamo sorellastre, e odiarla non sarebbe salutare, soprattutto ora che..» si bloccò di colpo come se stesse per dire qualcosa che non doveva, sapeva che noi ce ne eravamo accorti ma fece comunque finta di niente per poi riprendere il discorso con un altro argomento. « quindi, è come se fossi mia nipote, se vuoi puoi chiamarmi zia Leah» disse strizzando l’occhio.
«effettivamente hai ragione, se ti fa piacere, però tu devi chiamarmi Nessie, non sono abituata al mio vero nome» esclamò Renesmee.
«se non ricordo male Seth ci rimise un paio di costole, perché Jake ti aveva chiamata così» affermò lei divertita dal ricordo, guardando verso di me.
«Diciamo che non ero propriamente d’accordo con quel soprannome, ma mi sono dovuta arrendere all’evidenza, chiamarla Renesmee risultò complicato a tutti» ammisi arrendevole.
«Se non ci fossi stato io» disse Jake impettito porgendo l’acqua a Leah, che lei bevve tutta d’un fiato.
«Bene, ora posso continuare. Allora, parlai con i ragazzi e mi raccomandai di non far trapelare nulla della mia permanenza con loro, Garrett fu duro da convincere ma alla fine ebbi la meglio. Decisi di provare ad avvicinarmi a Forks, e quando lo feci mi resi conto di quanto fossi stata stupida a non tenermi in contatto almeno con Seth, lui avrebbe potuto avvertirmi..» si bloccò di nuovo.
«è la seconda volta che tenti di nascondere qualcosa, di cosa si tratta Leah? Ormai sai che di noi puoi fidarti » intervenne Jasper per la prima volta, intercettando la sua incertezza.
«Non è perché non mi fido, semplicemente non è né il modo né il momento per parlarne, vi prometto che non mancherà la spiegazione» rifletté un momento, con lo sguardo verso di me, scrollò le spalle e continuò «Stavo dicendo… se mi fossi tenuta in contatto con almeno mio fratello potevo continuare a sapere dei cambiamenti che nel frattempo erano avvenuti, quando tornai lui era molto più vecchio di me ovviamente, e fu quasi furioso alla scoperta della scelta che avevo fatto, mi presentò ai nuovi membri della famiglia e spiegò loro la situazione, ovviamente essendo Quileute conoscevano le storie e compresero quasi immediatamente, forse solo uno era più restio» di nuovo divenne pensierosa e Jake ne approfittò per prenderla un po’ in giro.
«Bene bene, a quanto pare Nes non è l’unica a doverti chiamare zia, il piccolo Seth si è dato da fare» disse ridendo.
«Fortunatamente per lui ha avuto una vita quasi normale, ogni tanto passava qualche nomade, e riuscivano quasi sempre a cacciarli, senza ucciderli, quindi il gene andò ad affievolirsi, poi smisero di trasformarsi, invecchiarono, e poco a poco, Embry, Quil, Sam, Paul e Seth… tutto il branco morì, lasciando il posto a nuove generazioni di lupi, che per fortuna, non vennero risvegliate, almeno non fino ad oggi. Soltanto uno scelse di farlo e dovemmo cercare un vampiro disposto a incontrarci per innescare il mutamento, per nostra fortuna, se così si può dire, quando contattai quelli di Denali Garrett si offrì volontario, era curioso di sapere come avveniva la trasformazione, e fu accontentato. Per gli anni successivi decisi di rimanere qui stabilmente, Andai a vivere con mamma e Charlie e loro mi accolsero volentieri» disse esausta.
A quelle parole un senso di nostalgia mi pervase, dopo la nostra partenza raramente c’incontravamo a Seattle e più passava il tempo meno ci facevamo sentire, stava diventando un peso troppo grande per Charlie, rischiava un infarto ogni volta che ci vedeva, dopo tanti anni, ancora giovani e belli. Alla fine quando morì venimmo tutti per partecipare al suo funerale, di nascosto ovviamente, Renesmee pianse intere notti, e mi chiese perché mai non lo avessimo trasformato, finché non comprese lei stessa che Charlie non era fatto per questo mondo.
«La parte interessante è terminata, rimasi qui, mi presi sulle spalle il compito di proteggere questa città, dopo che tutti erano ormai troppo vecchi per farlo, tramandai le storie, per far sì che non venissero perdute, ai nuovi Quileute, in modo da prepararli, ma fortunatamente io ed Harry bastavamo sempre per contenere qualsiasi tentativo di caccia nel nostro territorio» così terminò il racconto, e Leah fu invasa da mille domande.

Dopo che fu tornata la tranquillità e ognuno si stava per recare a finire disfare i tanti scatoloni Leah richiamò l’attenzione su di lei.

«è il momento di parlarvi di una cosa, in teoria riguarderebbe solo Bella, ma so quanto tutti voi siate legati l’una all’altro, quindi tutti dovete sapere, venite con me, devo presentarvi qualcuno» disse Leah, nervosa, dirigendosi verso la porta.

Noi la seguimmo, lei si diresse nel bosco, si trasformò e un ululato terrificante squarciò la notte. Un altro rispose e tutti capimmo che stava per arrivare un altro lupo. Leah torno da noi, sempre più nervosa, dietro di lei arrivava un ragazzo, molto bello, alto, sui venticinque anni circa, capelli e occhi scuri, quando lo fissai lui divenne improvvisamente nervoso. Edward lo guardò in preda allo shock, poi guardò me e di nuovo il ragazzo, mi sarei preoccupata se non avessi saputo che i vampiri non possono avere infarti, l’ultima volta che vidi quello sguardo sul volto di Edward era quando scoprimmo che aspettavo Renesmee, cosa lo poteva sconvolgere così tanto alla vista di quel ragazzo? Tutto mi fu chiaro quando Leah lo presentò.
 
«Bella, ti presento Harry Swan, tuo fratello».

  
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