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Autore: My fair lady    11/11/2014    1 recensioni
1722: Quattro famiglie dotate di grandi poteri magici sanciscono tra loro un patto di alleanza reciproca, per far fronte ai cacciatori di streghe e gli spiriti malvagi.
Per garantire la pace e la serenità, fu stabilito che le quattro famiglie dovessero venire guidate da un'unica strega o stregone, che sarebbe stato scelto per capacità e volontà, tramite una serie di prove.
2014: I discendenti delle quattro famiglie hanno spezzato l’antico patto di alleanza da molto tempo, e ognuna vive per se. Solo una antica e potente minaccia potrà riunire di nuovo i discendenti sotto un’unica e forte autorità.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Brianna e Michael erano in taxi, diretti a casa Crowley, nonostante l’imprevisto più unico che raro che li aveva coinvolti, Michael era ancora ben determinato a trovare delle risposte. Ora più che mai.
Il cellulare di Michael si illuminò, e lui lesse il messaggio. Dopodiché emise una risatina imbarazzata.
Brianna si girò – Alex, vero? –
Dice che il mio lato da leader lo eccita – rise Michael. E fu una conquista riuscirlo a dire senza balbettare o arrossire.
Brianna era leggermente satura dell’innamoramento di Michael, ma poi si ricordava di come era lei i primi tempi con Ramsay.
A proposito, decise di chiamarlo. Dopo qualche squillo, sentì la voce che aveva imparato ad amare.
“Ciao tesoro. Com’è andata la cena con i tuoi amici?”
Brianna non sapeva come rispondere. Non poteva certo dirgli la verità. A causa del suo momento di imbarazzo, i finestrini del taxi cominciarono a cospargersi di cristalli di ghiaccio.
“Benissimo. Sono stati tutti felici per me Per noi. Presto dobbiamo rifarla, ma voglio che ci sia anche tu la prossima volta”
“Ci sarò. Non vedo l’ora di conoscere meglio anche gli altri”
“Non vedo l’ora. Adesso devo chiudere che sono arrivata a casa, ci sentiamo per messaggio. Ti amo”
“Anche io piccola”
 
Brianna chiuse la telefonata, sospirando in modo quasi malinconico.
Michael alzò un sopracciglio e ironizzò – E poi sarei io quello stucchevole? –
Il taxi si fermò davanti ad una grande villa, molto squadrata, che dava l’apparenza più di una fortezza, che di una villa. Era interamente realizzata con mattoni rossi. Il giardino che la contornava era molto rigoglioso e selvaggio, lasciato libero, pieno di erbacce, che seppur non decorative come i fiori, erano di gran lunga più resistenti. Come le persone che abitavano in quella casa.
Dal giardino si radunarono subito diversi latrati e abbai, e si intravidero cinque figure canine in prossimità del cancello.
Michael sorrise a Brianna – Spero non ti sia dimentica com’è da me –
Brianna annuì. Non era il posto migliore per chi era allergico al pelo dei cani o per chi ne aveva paura.
Michael avanzò, e i cani smisero di abbaiare. Iniziarono a latrare di gioia, e a  muovere le loro code all’impazzata.
Erano cinque cani, di razze diverse, ma tutte riconducibili al “cane lupo”: un pastore tedesco, uno alsaziano, uno di Kunming, una Husky, e un pastore cecoslovacco.
I cani lo riconoscevano, e facevano la fila per fargli le feste, ma Michael emise un ringhio, unica abilità peculiare della sua famiglia che possedeva, e i cani si calmarono.
Il pastore cecoslovacco si avvicinò piano e i due si guardarono intensamente. Poi Michael lo abbracciò e i due si annusarono a vicenda.
Dalla porta uscì un uomo di mezza età dalla carnagione olivastra, con folti capelli ricci, che sembravano unirsi direttamente alla barba e ai baffi.
L’uomo emise un fischio acuto e i cani lo seguirono ed entrarono in casa, tranne il pastore cecoslovacco. Lui ubbidiva solo a Michael.
Nella famiglia Crowley, ogni componente veniva cresciuto in compagnia di cani lupo, ed essi assorbivano un po’ della loro essenza magica, che li permetteva di vivere molto più a lungo di qualsiasi altro cane o lupo.
Michael aprì il cancello, in modo che Brianna potesse entrare e lei diede una carezza dietro le orecchie a Blue, il cane di Michael. Più di un cane in effetti. Un famiglio. 
Michael l’aveva chiamato così perché il Blue era il suo colore preferito, e perché di notte sotto la luna, il suo pelo chiaro, quasi argentato, sembrava coprirsi di striature azzurre.
I due, anzi i tre entrarono in casa e furono accolti dal patriarca dei Crowley. Edward Crowley.
Accanto a lui c’era Yuma, il suo guardiano, sotto forma di Pastore Alsaziano.
Il nome traeva origine dal retaggio nativo americano dei Crowley, discendenti della tribù dei Navajo.
Brianna sorrise – Buonasera signor Crowley. Come sta? –
Edward annuì e ricambiò il sorriso – Ciao Brianna. Bene. Ho saputo del fidanzamento. E sei riuscita a riportare a casa finalmente Michael. Era due giorni che passava la notte fuori –
Il ragazzo divenne leggermente rosso.
Passi pesanti e per niente aggraziati si udirono venire dalle scale, e arrivò all’ingresso una donna, sui trent’anni, alta, bruna con i capelli quasi ricci, occhi chiari e penetranti, e zigomi pronunciati. Fu raggiunta subito dalla sua Husky. Luna.
Sì Brianna, dicci un po’ chi è la sfigata che si concede al mio fratellino – ironizzò Rebecca Crowley.
Michael stava per domandarle come aveva fatto a sentire la conversazione dal piano superiore, ma poi ricordò che tutti i Crowley, tranne apparentemente lui avevano sensi sviluppati, in particolare udito e olfatto.
Quanto avrebbe voluto rispondere a sua sorella che andava a letto nientemeno con l’uomo che l’aveva scaricata due anni fa.
Brianna non riuscì a trattenere un sorrisino e poi scosse la testa – Mi spiace, purtroppo ancora non mi ha fatto conoscere questa…ragazza – vigliaccamente calcando l’accento su RAGAZZA.
Poi dopo i vari saluti, Michael trascinò Brianna con se fino alla sua camera e solamente quando chiuse la porta poté rilassarsi. Lasciandosi crollare sulla porta mormorando – Ho bisogno di un appartamento mio –
Il problema era che gli stregoni non potevano lasciare la casa madre prima di sposarsi. E spesso non lo facevano neanche dopo.
Non era una regola scritta, non era una imposizione, ma era sempre stato così. Questo “comandamento “ nacque in un’epoca di terribili nemici, poiché una famiglia magica è più potente se riunita sotto lo stesso tetto.
Questa tradizione era poi passata fino ai giorni nostri, e anche se non si conosceva il motivo, tutti la rispettavano.
Anche Brianna, che era da sempre stata una persona indipendente, soggiogava a questa “regola” abitando nella villa dove vivevano sua nonna, sua zia e suo padre.
Cercare il coraggio per lasciare l’alma mater non era semplice, ma ci si poteva sempre provare.
Sarebbe anche ora sai. Io non capisco perché vuoi tenere nascosto il fatto che…– suggerì la giovane donna dai capelli che ora erano di una tonalità color miele.
Michael la fermò – Non dirlo. Ricordati che sei in una casa piena di persone che possono udire un tarlo rosicchiare il legno sotto il pavimento –
Blue guardò con un’espressione curiosa Michael e poi si stese delicatamente sul tappeto affianco al letto.
Brianna mormorò – Quindi sapranno quando farò l’incantesimo per entrare nei tuoi sogni –
Michael sorrise scuotendo la testa – Tranquilla. Non hai fatto caso alla luna? –
Brianna si sporse verso la finestra della camera del ragazzo e guardò in su. La Luna era rotonda e piena. La sua luce si rifletteva sui suoi capelli chiari. Si perdeva spesso a fissare la luna, ma oggi non ci aveva fatto caso.
Michael spiegò – Quando c’è la luna piena, i miei familiari vanno nei boschi ad abbracciare la loro parte selvaggia. A mezzanotte saremo soli –
Così lui chiamava la mutazione che tutta la sua famiglia era in grado di compiere, tranne lui.
Mezz’ora dopo, la casa si animò. Tutti i cani si radunarono nel giardino. Compreso Blue, che all’iniziò guardò Michael, e poi il ragazzo lo lasciò andare.
Solo perché lui non poteva correre sotto la luna, non voleva dire che neanche Blue potesse farlo.
La porta si aprì ed entrò Edward Crowley. Sorrise, poi disse serio – Noi andiamo. Se volete potete venire anche voi –
Michael scosse la testa – No, tranquillo. Godetevi la luna –
E così quasi tutti i componenti della famiglia Crowley, più relativi cani lupo, abbandonarono la casa. Era il momento giusto.
Brianna pescò per qualche secondo nella borsa, e poi tirò fuori la bustina che aveva preparato per lei Alice.
Dentro un filtro per teiera c’erano due erbe. Spiegò – Devo fare un tè con queste erbe. Torno subito –
Ti serve aiuto? – chiese Michael solenne.
Brianna scosse la testa – So fare un tè  –
La ragazza bionda scese le scale, e intanto Michael per ingannare l’attesa si diresse verso la sua libreria in legno dipinto di bianco, che occupava tutta una parete. Voleva capire qualcosa di più dell’attacco che avevano subito solo poche ore prima.
Cominciò prendendo un libro, lo sfoglio con fretta, e poi li ripose. Ne prese un altro, e fece la stessa cosa. Lo stesso con altri.
Dopo circa due minuti, Michael sbuffò per via della ricerca infruttuosa. Dopo essersi dato una passata tra i capelli, ad un certo punto sentì l’impulso di eseguire un gesto, di cui si stupì lui stesso. Pose la mano sinistra vicina al dorso di un libro, e nella sua mente udì parole, frasi, e all’inizio fu spaventato da questo nuovo fenomeno. Poi capì che quelle parole che udiva, sussurrate da voci che non c’erano, erano tutte contenute in quel libro. Passò la mano su un altro, ed accadde la stessa cosa.
Brianna tornò in stanza con due tazze fumante di tè dall’odore intenso e si accorse che stava succedendo qualcosa di strano al suo amico.
In principiò pensò che Michael fosse in “modalità bibliotecario” Ma poi capì che era qualcosa di diverso. Qualcosa di insolito.
Insolito era dire poco. Michael non aveva mai avuto quell’abilità. Inoltre non sentiva solo parole e frasi, ma la sua mano cominciò ad essere attratta da un libro in particolare. Un libro nascosto, antico, infatti aveva la copertina in pelle. Lo afferrò e tutte le voci nella sua testa smisero. Solo una che risuonò forte “GOLEM”
Michael lo aprì e guardò delle immagini che corrispondevano molto all’essere che li aveva attaccati solo qualche ora fa.
Michael si girò verso Brianna e sbuffò – Non ci capisco più niente. A quanto pare ho un nuovo dono. Come se non bastasse la mia telecinesi incontrollabile e quello che è successo oggi –
Brianna lo guardò con una espressione interrogatoria.
Mi è bastato sfiorare qualche libro per sapere ciò che conteneva. Senza doverlo aprire e sfogliare. E qualcosa dentro di me, mi ha indirizzato verso questo libro – spiegò Michael.
Poi lo mostrò a Brianna e lei confermò la sua impressione – Allora ci ha attaccato un Golem –
Michael annuì – Ciò vuol dire che abbiamo dei nemici. Il Golem non attacca spontaneamente. Fa solamente ciò che gli altri gli hanno ordinato. E non si ferma finché non viene sconfitto o non porta a termine il compito che gli è stato dato –
Brianna si lasciò cadere sul letto e sospirò – Ottimo. Anche se forse è meglio occuparci di una cosa per volta. Hai dei carboncini? –
Michael alzò il sopracciglio e ironizzò – Davvero in una casa di stregoni, chiedi se abbiamo dei carboncini per incenso? –
La donna fece spallucce.
Michael si alzò, ancora non del tutto ripreso dalla scoperta di avere un nuovo dono, che si era aggiunta a tante altre stranezze accadute negli ultimi giorni.
Si diresse verso un tavolino non molo alto, al lato nord della stanza, sotto la finestra e lo alzò, rivelando un piccolo baule finemente decorato, non molto antico.
Il bibliotecario lo aprì e frugò per qualche secondo, poi pescò un piccolo incensiere in peltro, riempito di sabbia bianca, e delle pasticche di carboncino.
Lo accese, mentre  Brianna preparava tutto per l’incantesimo,
C’era uno strano silenzio tra i due, un silenzio che però voleva dire molto. Michael voleva risposte, e Brianna era preoccupata.
Quando fu tutto pronto, e il carboncino bruciava, producendo piccole scintille nell’incensiere, i due amici bevvero il loro tè. Quasi subito, i due sentirono che le loro preoccupazioni stavano scemando, come sabbia trasportata dalle onde. Il carboncino bruciava e la mistura di erbe e resine posta accanto al comodino diffondeva un bel fumo leggero e profumato.
I due si sdraiarono sul letto, uno accanto all’altro, nell’attesa di scivolare nel mondo dei sogni, e di poterlo controllare.
Attesa che non durò molto. Il tè che avevano assaporato, e il fumo dolciastro che si diffondeva, li oltrepassava, e i corpi di Michael e Brianna diventavano sempre più pesanti.
La mente di Brianna era connessa a quella di Michael, ma lei, grazie all’abilità che le aveva insegnato il padre, sapeva di essere nel mondo dei sogni.
Non sapeva bene cosa fare, dal momento che aveva usato quel dono solo pochissime volte.
Entrare nella coscienza di Michael fu semplice.
Vide immagini confuse, parole sussurrate, emozioni, insicurezze e paure. e si sentì imbarazzata e colpevole perché stava spiando il subconscio del suo migliore amico.
Fu come rivivere attimi che Michael aveva condiviso con lei in quella giornata, ma altri in cui lei non c’entrava nulla. Il suo imbarazzo crebbe a dismisura quando le arrivarono immagini confuse di scene che erano accadute in camera da letto tra Alex e Michael.
Cercò di pilotare il subconscio di Michael sul sogno che lo assillava, ma non fu facile, e non era una bella sensazione, ma si ricordò che stava facendo tutto questo per una buona causa.
Dovette arrivare alla parte più profonda della mente dell’amico, per trovare il sogno, ma più andava in profondità, più trovava barriere mentali più potenti, anche se grazie al potere dell’incenso, si sentiva più forte, e così riuscì ad attraversare anche quelle.
Finalmente riuscì a “toccare” il sogno, e lo visse davanti ai suoi occhi, come lo aveva vissuto Michael da diverse notti.
In effetti era davvero angosciante. A parte il momento iniziale.
Si concentrò su quella, e cercò di entrare dentro al sogno. Ma non bastava, doveva trascinare anche la coscienza di Michael fino a quel punto, affinché potesse capire meglio lui stesso.
Si sentiva come se dovesse disinnescare una bomba, e ogni filo potesse essere quello letale.
Finalmente sentì la presenza di Michael insieme a lei. Segno che ora la sua mente era vigile e lucida. Pronta per analizzare ciò che avrebbero visto.

Notte fonda, senza luna.
Al suo posto però, un grande falò illuminava il cielo come se fosse una piccola stella luminosa.
Diverse persone vi erano radunate intorno. In pace.
Brianna e Michael si avvicinarono per osservare più da vicino e maggiori dettagli cominciarono a comparire ai loro occhi.
Le persone erano divise in quattro gruppi. Ognuno stava ad un lato diverso del falò. Le loro toghe erano di un colore diverso per gruppo. Uno si distingueva per il color erba, un altro per il ceruleo, l’altro viola, e l’ultimo vermiglio.
Guardando più da vicino Brianna riconobbe che il gruppo viola, era composto da tre donne, che aveva già visto. Aveva visto i loro ritratti, ma non ricordava dove.
Poi capì.
I ritratti delle tre donne erano appesi sopra il camino della Villa dove viveva la sua famiglia.
Erano le tre sorelle Renard. Le matriarche della sua famiglia.
Il fuoco illuminò i loro volti, e Brianna riconobbe Ingrid, Katrina e Isabella Renard.
Fu una grande emozione ritrovarsi a osservare una scena accaduta secoli, le sembrava tutto così estraneo e così familiare allo stesso tempo.
Una delle tre sorelle teneva in braccio un neonato.
Tutto ciò che Brianna pensava, Michael lo sentiva, e viceversa. Così il ragazzo andò a guardare da vicino le persone con la toga color erba e un gruppo di lupi accanto a loro.  Sotto le toghe c’erano un gruppo di uomini dai lineamenti duri e gli occhi allungati. Erano i primi Crowley. Le loro origini pellerossa erano ancora più visibili e marcate.
Michael conosceva la storia. Il padre dei quattro fratelli Crowley si innamorò di una sciamana di una tribù di nativi americani, che insegnò ai suoi figli l’arte della metamorfosi. Insieme ai quattro fratelli giravano dei bambini piccoli che giocavano con i Lupi che si facevano tirare peli, coda e orecchie senza reagire.
Poi arrivò ciò che non si aspettava. Notò che uno dei quattro fratelli era la sua goccia d’acqua. C’erano delle differenze, che però Michael percepiva appena. Era come guardarsi allo specchio.
Brianna lo contattò, contraddicendolo dolcemente, che lei non notava somiglianze - Non siete uguali. Lui ha gli occhi più piccoli e ravvicinati. E la bocca e gli zigomi sono più duri -
Michael non capì come Brianna non potesse vedere l’uguaglianza tra lui e uno dei primi Crowley. Lui la sentiva. Dentro di se.
Ciò che capirono immediatamente  era che il sogno rappresentava uno dei primi incontri tra le quattro famiglie. Ciò che era ancora poco chiaro era il motivo del perché Michael sognasse un fatto avvenuto secoli prima della sua nascita.
Improvvisamente arrivò il momento del sogno in cui tutto diventava oscuro e violento.
Dall'oscurità, emerse un rumore di zoccoli di cavalli che si stava avvicinando.
Le famiglie si allertarono e portarono tutti i bambini delle varie famiglie in un punto. Dopodiché una delle Renard si concentrò per qualche secondo, e i bambini furono protetti da uno scudo lucente etereo, Che somigliava molto a quello che poteva creare Sarah.
Si udirono delle grida e tutto diventò caotico. Il cielo si tinse di rosso e argento. Gli uomini a cavallo avevano delle balestre e cominciarono a lanciare dardi verso gli stregoni.
La stessa donna che prima aveva difeso i bambini, fece lo stesso con gli altri, deviando gran parte delle frecce con il suo potere.
Altri stregoni invece, i Gardner, usarono la loro magia puramente offensiva per attaccare quelli che dovevano essere i cacciatori di streghe.
Quella che solo pochi minuti fa era un’oasi di pace, ora era diventata un campo di battaglia, dove il fuoco generato dai Gardner, e le frecce lanciate dai cacciatori, erano le uniche cose che imperversavano in quella notte senza luna.
Ad un certo punto il Crowley che Michael trovava così somigliante a se puntò direttamente verso i cacciatori. Aveva un bastone di un legno scuro.
Con un unico gesto, colpì con il  bastone la terra ed essa si scatenò, provocando una sorta di terremoto che però colpì solo i cacciatori, che infine decisero di scappare.
Tutti tranne uno, che era diverso dagli altri. Non aveva armi con se, ed era magro, quasi consumato. Eppure Michael sentiva una sensazione oppressiva di paura verso quell’essere.
 
Improvvisamente il sogno si oscurò, e le coscienze di Brianna e Michael furono separate, in modo drastico.
Ognuno si ritrovò nel proprio corpo, senza più traccia di sonno negli occhi.
I loro corpi erano ancora pesanti, quasi paralizzati, e così nell’attesa di riprendere possesso dei loro corpi, le loro menti furono invase da domande.
Michael sospirò guardando il soffitto della sua stanza da letto – Speravo di ottenere delle risposte, invece ho più domande di prima –
Brianna riuscì a girare la testa verso il suo grande amico, e rispose – Non chiedermi di rifarlo ti prego. Non sai come mi sento –
Michael accennò un sorriso – Lo so invece. Siamo stati una cosa sola. Ricordi? –
Quando la paralisi cominciò ad affievolirsi, Brianna prese la mano di Michael nella sua e sorrise – Avremo delle risposte. Insieme –
Michael ricambiò la stretta – Insieme –
  
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