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Autore: Le Cicche    15/11/2014    1 recensioni
Voglio riproporvi questa storia che nella mia classe ha avuto molto successo.
Elarn, Georgia, Bernice, Gwennel e Chiara sono morti, ma prima che questo avvenisse hanno sentito una voce pronunciargli le parole –La tua morte sarà l’origine dei tuoi poteri-
Ora sono guardiani della morte e vagano per la terra sotto forma di fantasmi, ma quale sarà il loro scopo?
Nicola è invece l’ex ragazzo di Chiara, disposto a tutto per scoprire come è avvenuta davvero la morte della fidanzata. Questo lo porterà a trovarsi di fronte una realtà tanto affascinante quanto terribile.
Toccherà a Chiara fare in modo che nessuno possa fargli nel male, e nel frattempo capire perché sono così importanti i suoi ricordi sulla vita, e perché senza di essi non potrebbe esistere!
Genere: Azione, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Morire per delle idee va bene,
ma di morte lenta.
-Fabrizio De Andrè- 

12 febbraio 1792

 La rivoluzione francese era scoppiata, portando il timore nei cuori degli aristocratici, e una nuova speranza in quello del popolo, in tutta l’Europa.
Anche nella penisola italica quella rivoluzione aveva infervorato gli animi in più di un modo.
Bernice richiuse il libro gettando una fugace occhiata al marito, in piedi davanti al camino.
-Scrive davvero in maniera divina questo Parini. Devo assolutamente comprare il secondo volume del “Giorno” per continuare a leggere.-
-Non ho la minima idea di cosa tu stia parlando, cara.-
Come sempre d’altronde. Bernice strizzò il naso, provando solo disgusto per quel babbeo che si ritrovava come marito; la giovane donna era convinta che perfino il contadino più rozzo doveva essere più intelligente di lui. Un uomo che probabilmente sapeva leggere e scrivere solo perché la considerava una moda tra gli aristocratici.
-Non importa. Volevo informarti che questa sera mi recherò a casa di Roberta Bocconi per discutere di alcune questioni.-
L’uomo si voltò versa la moglie, osservando il suo incantevole viso, con gli occhi da cerbiatto incorniciati dalle lunghe ciglia nere e i boccoli castani. Era così bella nella sua giovane età, aveva appena ventitré anni, ben venti in meno di lui; eppure, a volte si ritrovava a pensare che pur nella sua bellezza fosse davvero stupida e fastidiosa.
-Non dirmi che ti trovi di nuovo con quel gruppo di illuse segnatrici per discutere dei “diritti” di voi donne.-
-Certo, è così!-
L’uomo si ritrovò a ridere di gusto, quasi intenerito per lei.
-E di cosa pelereste? Sentiamo! Del diritto ad indossare le calze pesanti sotto la veste?-
Bernice si sentì profondamente offesa, la persona che più avrebbe dovuto starle vicino la derideva per le sue idee.
-Parliamo del fatto che noi donne potremmo avere la possibilità di entrare in  politica, di votare, di diventare insegnanti universitarie…-
-Il posto di voi donne è in casa, ad occuparvi dell’abitazione e dei figli.-
Bernice, colta da un attacco d’ira, scattò in piedi facendo ondeggiare l’ampia gonna di taffetà celeste e lasciando cadere il libro che aveva sulle ginocchia.
-Questo chi lo ha deciso? Dei vecchi bacucchi dalla mentalità fossilizzata? Noi donne abbiamo la stessa mente di voi uomini!-
-Ma non la forza.-
-Non serve forza fisica per guidare uno stato, ma forza d’animo, come ci ha dimostrato la regina Elisabetta d’Inghilterra.-
-Sati parlando di una puttana che ha goduto delle sventure della sua famiglia.-
Bernice sentiva le guance in fiamme per la collera. Una mentalità da medioevo, ecco cosa aveva suo marito! Raccolse il libro che poco fa aveva lasciato cadere e svelta si affrettò a lasciare la stanza, indignata.
-Io andrò a quell’incontro, che ti piaccia o no!-
Era già in corridoio quando la voce del marito la raggiunse.
-Attenta Bernice, è pericoloso per una donna camminare da sola per le strade di notte.-

 
Quella sera Bernice lasciò la casa dei Bocconi molto emozionata, la discussione si era fatta molto suggestiva e lei, assieme alle altre donne, aveva trovato molti spunti per l’emancipazione femminile. Era solo questione di tempo, pensò, e presto le donne avrebbero goduto degli stessi diritti degli uomini.
Le strade di Venezia erano ormai buie e deserte, su ogni ciglio le case facevano da muraglia creando un passaggio solitario e triste. L’odore dei canali si spargeva nell’aria rendendo umida la serata. Bernice si sentì molto esposta e preoccupata decise di prendere una stradina secondaria, dietro a Piazza S.Marco, per arrivare il prima possibile a casa, accorciando notevolmente il percorso.
La suggestione era tanta in lei che appena udì dei passi dietro di sé il cuore le esplose in petto. Accelerò il passo, ma chi la seguiva fece altrettanto. Quando sentì che sarebbe esplosa da lì a lì, raccolse il coraggio e si voltò di scatto.
-Grazie al cielo sei tu! Mi hai fatto preoccupare.-
Bernice si strinse più stretta nello scialle mentre suo marito le si avvicinava.
-Mi spiace.-
-Non farlo mai più!-
-Non preoccuparti, tanto d’ora in avanti non dovrai più preoccuparti di questo, ne di nulla altro.-
Bernice indietreggiò guardinga, sperando di aver colto male le parole del marito.
-Cosa intendi?-
L’uomo come risposta estrasse un coltello dalla lama sottile e si avventò su di lei.
-Fermo! Ti prego! Che stai facendo?-
-Non lascerò che una sgualdrina come te infanghi il mio nome.-
La afferrò per i capelli e spingendola contro la parete si accanì su di lei con il coltello tante volte che finì per perderne il conto. Lei gridava, ma nessuno venne in suo soccorso. Quando ebbe terminato, Bernice si lasciò scivolare a terra, impreniando la gonna dell’abito con il suo stesso sangue. Le ferite erano tanto profonde che se qualcuno vi avesse infilato il dito avrebbe oltrepassato la carne fino ad arrivare agli organi interni.
Il marito si inginocchiò e baciò Bernice sulle labbra.
-Sogni d’oro, amore mio!-
Si rialzò e sparì dal vicolo.
Bernice rimase due ore stesa in quel lago di sangue, le ferite le avevano tolto tutte le energie, eppure non erano state sufficienti a donarle una morte rapida.
Quando sentì che era giunta l’ora della fine chiuse gli occhi, concedendosi finalmente di versare una lacrima.
Udì una voce possente pronunciare delle parole apparentemente senza senso:
-La tua morte sarà l’origine dei tuoi poteri.-
Poi l’ultimo soffio d’aria abbandonò i polmoni di Bernice.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
NOTE DELL’AUTRICE
Rieccomi qui! In questo capitolo abbiamo fatto conoscenza con la povera Bernice. Non so voi donne, ma io provo grande rispetto per lei, e odio, non tanto per il marito, ma per quello che lui rappresenta, tutti quegli uomini che ancora oggi non riconoscono la parità tra i sessi.
Dopo il mio sfogo :) vi invito a farmi sapere cosa ne pensate!
Con chi avremo a che fare nel prossimo capitolo? Non voglio spoilerare troppo, vi dico solo che è maschio!
Ringrazio Adria per aver recensito e SignorinaS per aver inserito la storia tra le preferite!
Ciao Ciao
Camilla

   
 
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