ma di morte lenta.
-Fabrizio De Andrè-
Anche
nella penisola italica quella rivoluzione aveva infervorato gli animi
in più di
un modo.
Bernice
richiuse il libro gettando una fugace occhiata al marito, in piedi
davanti al
camino.
-Scrive
davvero in maniera divina questo Parini. Devo assolutamente comprare il
secondo
volume del “Giorno” per continuare a leggere.-
-Non
ho la minima idea di cosa tu stia parlando, cara.-
Come
sempre d’altronde. Bernice strizzò il naso,
provando solo disgusto per quel
babbeo che si ritrovava come marito; la giovane donna era convinta che
perfino
il contadino più rozzo doveva essere più
intelligente di lui. Un uomo che
probabilmente sapeva leggere e scrivere solo perché la
considerava una moda tra
gli aristocratici.
-Non
importa. Volevo informarti che questa sera mi recherò a casa
di Roberta Bocconi
per discutere di alcune questioni.-
L’uomo
si voltò versa la moglie, osservando il suo incantevole
viso, con gli occhi da
cerbiatto incorniciati dalle lunghe ciglia nere e i boccoli castani.
Era così
bella nella sua giovane età, aveva appena
ventitré anni, ben venti in meno di
lui; eppure, a volte si ritrovava a pensare che pur nella sua bellezza
fosse
davvero stupida e fastidiosa.
-Non
dirmi che ti trovi di nuovo con quel gruppo di illuse segnatrici per
discutere
dei “diritti” di voi donne.-
-Certo,
è così!-
L’uomo
si ritrovò a ridere di gusto, quasi intenerito per lei.
-E
di cosa pelereste? Sentiamo! Del diritto ad indossare le calze pesanti
sotto la
veste?-
Bernice
si sentì profondamente offesa, la persona che più
avrebbe dovuto starle vicino
la derideva per le sue idee.
-Parliamo
del fatto che noi donne potremmo avere la possibilità di
entrare in politica,
di votare, di diventare insegnanti
universitarie…-
-Il
posto di voi donne è in casa, ad occuparvi
dell’abitazione e dei figli.-
Bernice,
colta da un attacco d’ira, scattò in piedi facendo
ondeggiare l’ampia gonna di
taffetà celeste e lasciando cadere il libro che aveva sulle
ginocchia.
-Questo
chi lo ha deciso? Dei vecchi bacucchi dalla mentalità
fossilizzata? Noi donne
abbiamo la stessa mente di voi uomini!-
-Ma
non la forza.-
-Non
serve forza fisica per guidare uno stato, ma forza d’animo,
come ci ha
dimostrato la regina Elisabetta d’Inghilterra.-
-Sati
parlando di una puttana che ha goduto delle sventure della sua
famiglia.-
Bernice
sentiva le guance in fiamme per la collera. Una mentalità da
medioevo, ecco
cosa aveva suo marito! Raccolse il libro che poco fa aveva lasciato
cadere e
svelta si affrettò a lasciare la stanza, indignata.
-Io
andrò a quell’incontro, che ti piaccia o no!-
Era
già in corridoio quando la voce del marito la raggiunse.
-Attenta
Bernice, è pericoloso per una donna camminare da sola per le
strade di notte.-
Quella
sera Bernice lasciò la casa dei Bocconi molto emozionata, la
discussione si era
fatta molto suggestiva e lei, assieme alle altre donne, aveva trovato
molti
spunti per l’emancipazione femminile. Era solo questione di
tempo, pensò, e
presto le donne avrebbero goduto degli stessi diritti degli uomini.
Le
strade di Venezia erano ormai buie e deserte, su ogni ciglio le case
facevano
da muraglia creando un passaggio solitario e triste. L’odore
dei canali si
spargeva nell’aria rendendo umida la serata. Bernice si
sentì molto esposta e
preoccupata decise di prendere una stradina secondaria, dietro a Piazza
S.Marco, per arrivare il prima possibile a casa, accorciando
notevolmente il
percorso.
La
suggestione era tanta in lei che appena udì dei passi dietro
di sé il cuore le
esplose in petto. Accelerò il passo, ma chi la seguiva fece
altrettanto. Quando
sentì che sarebbe esplosa da lì a lì,
raccolse il coraggio e si voltò di
scatto.
-Grazie
al cielo sei tu! Mi hai fatto preoccupare.-
Bernice
si strinse più stretta nello scialle mentre suo marito le si
avvicinava.
-Mi
spiace.-
-Non
farlo mai più!-
-Non
preoccuparti, tanto d’ora in avanti non dovrai più
preoccuparti di questo, ne
di nulla altro.-
Bernice
indietreggiò guardinga, sperando di aver colto male le
parole del marito.
-Cosa
intendi?-
L’uomo
come risposta estrasse un coltello dalla lama sottile e si
avventò su di lei.
-Fermo!
Ti prego! Che stai facendo?-
-Non
lascerò che una sgualdrina come te infanghi il mio nome.-
La
afferrò per i capelli e spingendola contro la parete si
accanì su di lei con il
coltello tante volte che finì per perderne il conto. Lei
gridava, ma nessuno
venne in suo soccorso. Quando ebbe terminato, Bernice si
lasciò scivolare a
terra, impreniando la gonna dell’abito con il suo stesso
sangue. Le ferite
erano tanto profonde che se qualcuno vi avesse infilato il dito avrebbe
oltrepassato la carne fino ad arrivare agli organi interni.
Il
marito si inginocchiò e baciò Bernice sulle
labbra.
-Sogni
d’oro, amore mio!-
Si
rialzò e sparì dal vicolo.
Bernice
rimase due ore stesa in quel lago di sangue, le ferite le avevano tolto
tutte
le energie, eppure non erano state sufficienti a donarle una morte
rapida.
Quando
sentì che era giunta l’ora della fine chiuse gli
occhi, concedendosi finalmente
di versare una lacrima.
Udì
una voce possente pronunciare delle parole apparentemente senza senso:
-La
tua morte sarà l’origine dei tuoi poteri.-
Poi
l’ultimo soffio d’aria abbandonò i
polmoni di Bernice.
Rieccomi
qui! In questo capitolo abbiamo fatto conoscenza con la povera Bernice.
Non so
voi donne, ma io provo grande rispetto per lei, e odio, non tanto per
il
marito, ma per quello che lui rappresenta, tutti quegli uomini che
ancora oggi
non riconoscono la parità tra i sessi.
Dopo
il mio sfogo :) vi invito a farmi sapere cosa ne pensate!
Con
chi avremo a che fare nel prossimo capitolo? Non voglio spoilerare
troppo, vi
dico solo che è maschio!
Ringrazio
Adria per aver
recensito e SignorinaS per
aver inserito la storia tra le
preferite!
Ciao
Ciao
Camilla