Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |       
Autore: Tessalmighty    16/11/2014    2 recensioni
“perchè ho spento la mente, ho tolto i pensieri che mi dicevano che forse stavo sbagliando o che forse il mio cuore apparteneva ancora a lei. Ma sai cosa penso? Penso che la mente sia la cosa più incoerente mai esistita, ti dice una cosa e poi un'altra. Credo che il nostro cervello sia diviso in due parti, ed io ho smesso di ascoltare tutte e due da quando ho incontrato te. Ho iniziato ad ascoltare il cuore, perchè alla fine, è lui che comanda, è lui che vince sempre. Senza cervello possiamo vivere, ma dimmi, senza cuore possiamo?
O.S romantica e non..
Niall Horan e Reneè Printer...
Genere: Fluff, Poesia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
PRIMA PARTE: THE ROYAL NAVY

You Remind Me the sea
 
Pov's Reneè
 
La felicità è un petardo seduto sulla mia
tastiera; la felicità getta una pioggia di scintille.
(The Fray- Happyness)

In questi anni la gente che viene nei bar la sera è proporzionalmente aumentata di massa a confronto a dieci anni fa o di
meno. Dalle 22:00 il locale si riempe e io sono sola qui, con tutti questi ubriaconi vacabondi in cerca di una nottata con
qualche bella signorina; alcuni sono simpatici e raramente vengono ragazzi giovani qui, anche per questo motivo vengo
giudicata male dalle persone dell'università e soprattutto dai miei professori per il lavoro che svolgo dopo aver
terminato le lezioni. Il fatto è che, loro parlano facile, per loro è semplice lavorare e basta, devono fare la loro lezione
copiata dai libri e vengono pagati, io invece, per pagare quella lezione che mi viene “offerta” devo lavorare tutte le sere
qui. Questa è la mia ricompensa dopo aver lasciato la mia Seattle, per venire a studiare qui a Dublino, pazza vero?
Eppure non so, qui cè una certa tranquillità e l'università da internet mi piaceva e ho deciso di trasferirmi; non che fosse
il contrario appena arrivata qui, anzi, l'unica cosa di cui mi lamento sono questi signori puzzolenti di vodka e brandy
che tutte le sere ci provano con me mentre io cerco di ripassare o leggere qualche libro tra una servita e un'altra. I miei
genitori non erano proprio felici di questa scelta, beh certo, prima di venire qui, mi hanno praticamente urlato contro,
poi però sono riuscita a convincerli, i tempi non sono piu quelli di prima... che poi se andiamo a vedere a fondo della
mia vita, i “tempi” come li chiamavano i miei, per me, non sono mai stati del tutto buoni. Mi hanno sempre detto che
sono nata nell'epoca della crisi, io ero quella che dovevo scegliere se comprarmi le scarpe o i jeans, la maglia o la
giacca; non potevo di certo permettermi tutti e due, ma sfortunatamente non era neanche colpa dei miei se mio padre era
rimasto senza lavoro per via della chiusura di quella banca e vivevamo solo con lo stipendio di mia madre, e da lì ho
inizato a lavorare, avevo all'incirca 14 anni; ho iniziato facendo la baby sitter per tutte le estati e durante l'inverno
studiavo per me e facevo ripetizioni ad alcuni ragazzi che al liceo non se la cavavano proprio bene, poi a 17 anni,
cominciai a fare la cameriera in un ristorante di lusso dove la divisa mi costò tre settimane di ripetizioni ma le mance
erano il triplo di quello che guadagnavo al mese. Per un anno ho lavorato li dentro e tra una pausa e un'altra invece di
mangiare o riposarmi, mi mettevo a fare gli esercizi di chimica e aritmentica; non avevo altro tempo se non in quei 15
minuti di stop dal portare cibo e fare tanti di quei sorrisi che mi faceva male la mascella. Ogni giorno dopo scuola,
andavo al ristorante, e tornavo a casa sempre quando era buio, sempre verso le due di notte o qualcosa di piu. Avendo
solo la domenica libera, di certo non la passavo a dormire, ma a studiare e qualche volta mi chiamava Jenny per fare
uno straordinario al ristorante e significava doppia paga e doppie mance -almeno i clienti gentili e comprensivi che quel
giorno era di festa e io lo stavo passando a lavorare- quindi, non potevo di certo rinunciare. Dopo cinque mesi di lavoro
al ristorante, con tutti i miei stipendi e grandi mance, avevo finito di pagare i debiti dei miei, loro non volevano che
lavorassi così tanto, quando avevo da studiare ed ero al penultimo anno di liceo, ma io non li ascoltavo e vedere mio
padre in cerca di lavoro e mia mamma stanca -quando riuscivo a vederli- mi faceva male e per me non era un problema.
Okay, forse i primi mesi è stato faticoso, ma l'ho fatto per una buona ragione. Insomma, alla fine i miei hanno
acconsentito a lasciarmi venire qui all'università a studiare filosofia, anche perchè appena hanno saputo che pagavo
tutto io si erano tranquillizzati; non è stato un fatto di egoismo il loro, solo che non sapevano come pagarmi la retta ma
io naturalmente ho trovato la soluzione.

La maglia del lavoro mi si era appiccicata alla schiena, e il grembiule era pieno di monete delle mance; non capisco
ancora perchè George insista che indossi questa stupida e scollata maglia aderente che attira l'attenzione di tutti i
presenti, non che mi dispiaccia quando arriva qualche bel ragazzo, ma sinceramente non sono interessata a fare la
cubista o la spoiarellista in un bar mentre servo birra o vodka a cinquantenni divorziati e ignoranti. Erano le 23:16, e il
locale era pieno di gente, quando sentì la porta aprirsi e vidi una chioma bionda: era la mia amica Rose, studiavamo
nella stessa università, lei però aveva scelto economia, e vivevamo nello stesso condominio. “ehi straniera, sono due
giorni che non ti vedo, che fine hai fatto?” mi domandò non appena si sedette sullo sgabello e poggiò il libro che le
avevo prestato sul bancone bagnato di qualche alcolico disgustoso. “ma sei matta? Si rovina, è importante questo libro”
le risposi quasi urlandole contro; “stai tranquilla, è solo un libro, te lo ricompro”, “no, questa copia è importante, non
voglio un altro libro, questo è il mio libro e ti avevo specificato di non rovinarlo, te lo avevo detto più e piu volte, sai
quanto posso essere stronza per i miei libri” scattai con la ragazza bionda di fronte a me che mi fissava perplessa. Dio,
quanto mi fa incazzare delle volte, le voglio bene ma cazzo, è Cime Tempestose, non puoi far bagnare di birra un libro
del genere, e poi questa copia me l'ha regalata una persona speciale, non potrei mai cambiarla con una nuova, mai. “ehi
bambola, mi dai un altro di quello che mi hai dato prima?” un uomo sulla sessantina mi domandò, facendomi vedere il
suo bicchiere; il “bello” di questo lavoro è che quando ti chiedono da bere clienti che stanno bevendo da ore, devi anche
ricordarti cosa gli hai servito per tutta la sera, perchè diciamocelo, non potrebbero capire un cazzo quando sono
perennemente ubriachi ma capiscono se sbagli a servirgli un drink che non era quello che avevano bevuto da ore. E sinceramente non ricordavo che gli avevo servito per tutta la serata, “amico, cosa stavi bevendo?” – “e lo chiedi a me
bambola? Non lo so, dammi qualcosa di forte che mi faccia dimenticare che quella puttana di mia moglie mi ha chiesto
il divorzio” – “tieni, ecco a te, questo è forte, ma non credo ti faccia dimenticare qualcosa” – “aaah fanculo tutto”
rispose l'uomo allontanandosi dal bancone, lasciandomi la mancia. “allora straniera, dove sei stata?” mi domando Rose,
“oggi avevo un esame e non avevo studiato, ieri ho chiuso alle tre del mattino e ho preferito rimandare e restare a casa a
studiare un pò” – “e da quanto tempo sei qui a servire a questi..... uomini osceni e puzzolenti?” disse indicando la
mandria di gente seduta ai tavoli che beveva e fumava, sospirai, “questi 'uomini osceni e puzzolenti' mi pagano la retta
dell'università, e comunque sono qui dalle 18:00” risposi iniziando a pulire il libro sulla parte bagnata. “senti, ma mi
vuoi spiegare perchè non cambi lavoro? In centro cercano tante commesse” – “e in centro pagano bene come qui?” esitò
un attimo prima di negare con la testa e salutarmi dicendomi che ci saremmo viste l'indomani al bar dell'università.
 
Ho sempre pensato che la poesia fosse il nutrimento dell'amore.
(Darcy- Orgoglio e Pregiudizio)
-tre ore dopo...

“ecco a te, oggi ti ho dato qualcosa di più, visto le ore che hai fatto e quei mascalsoni che ti rompono ogni sera” disse
George porgendomi la mia paga. “grazie George, ci vediamo domani” lo salutai e usci dal locale.
L'aria fredda di aprile mi trafiggeva le membra e dovetti stringermi di più nel mio cappotto leggero per riscaldarmi un
po'. Dovevo assolutamente comprarmi un auto, non potevo girovagare per Dublino alle tre di notte da sola, e poi c'è un
freddo cane. Camminai per almeno quindici minuti e poi svoltai l'angolo sulla strada che portava al mio appartamento,
iniziai a cercare le chiavi nella borsa e tutto a un tratto sentì un auto sfrecciare sulla strada e sgommando facendo un
suono fastidioso; mi voltai di scatto a guardare e un auto a tutta velocità sfrecciava sull'asfalto e rimasi ad osservare
immobile, quando arrivò alla mia direzione, guardai all'interno e non riusci a scorgere nulla per la velocità che portava,
ma dei fogli caddero o meglio, vennero lanciati dai finestrini sull'asfalto. Aspettai che nessuno passasse di lì e mi
incamminai sulla strada a prendere i resti caduti, li piegai e li misi nella borsa.

L'aria calda del mio appartamento mi avvolse; ero contenta di aver trovato un bel posto dove stare e soprattutto avevo i
riscaldamenti automatici, li avevo impostati per le due di notte, tanto io tornavo sempre per quell'ora. Gettai la borsa sul
letto e mi andai a fare una doccia, lavai i capelli e li raccolsi nell'asciugamano aspettando che si asciugassero da soli,
poi indossai degli slip e una maglia grande; andai in cucina e mi feci una tazza di latte caldo e i miei amati cereali. Dopo
aver finito di mangiare, decisi di controllare il telefono e di mandare un sms a mia madre che cercava, invano di
chiamarmi ma io non potevo risponderle, e aprì il libro di chimica per ricontrollare se gli esercizi erano giusti. Preparai i
libri per il giorno seguente, impostai la macchinetta del caffè alle 7:00 e la sveglia alle 6:45, praticamente tra due ore
circa; mi misi sotto le coperte e solo dopo aver chiuso gli occhi mi ricordai dell'auto e dei fogli, mi alzai e andai a
prenderli. Erano tutte frasi, metafore e citazioni ed alcune le riconoscevo; erano fogli strappati da un agenda, alcuni
accartocciati, altri scarabbocchiati; iniziai a leggere e la grafia era bellissima, mi dava un senso di tranquillità...
-non posso vivere senza la mia vita, non posso vivere senza la mia anima. Mio Dio, stava parlando di cime tempestose,
il mio libro preferito in assoluto... continuai a leggere: perche senza di lei per me sarebbe un INFERNO!
E tante altre citazioni di libri, libri che io ho letto, che io ho amato, dove ho pianto e riso. Non so a chi possa
appartenere questo ma lo terrò con me; girai il foglio e quelle frasi mi rubarono l'anima: secondo me, questo libro è il
significato dell'amore, è la purezza e la cattiveria, è la bellezza e la bruttezza delle anime di questi personaggi. Lei
egoista ma innamorata, ma l'essere ricca e al centro di tutti le piaceva di più che stare con l'amore della sua vita; Lui,
innamorato come non mai, ha donato tutta la sua vita ad una donna che, non ha mai apprezzato il senso del vero amore
da parte di Lui, e Lui, per quanto cattivo possa essere fuori e per quanto male ha fatto, lo ha dedicato solo a Lei. L'ha
protetta, amata, difesa, riconquistata, ma non l'ha mai avuta veramente per se. Lei, è stata una donna amara, piena di
orgoglio e freddezza, e neanche l'amore che provava per Lui sarebbe bastato per farla sciogliere e convincerla che il
suo vero amore, non era quello a cui essa si concedeva con falso amore, perchè era solo interesse. Lei morì con la
colpa di aver spezzato due cuori, di aver deluso due uomini, anzi tre; e Lui morì con la solitudine, con il pensiero di
Lei, e con la consapevolezza che la vendetta non servì a nulla, perchè in un modo o nell'altro, un nuovo amore prima o
poi dovrà sbocciare.

Lacrime rigavano il mio viso, lacrime bagnavano quei fogli incatevoli, lacrime bagnavano frasi e opinioni scritte da non
so chi, ma identiche alle mie! Piangevo perchè, non avevo mai e dico mai trovato nessuno che la pensasse come me su
quel libro. Tutti incolpavano Lui, ma non hanno mai capito che il vero colpevole era Lei. Misi questi fogli nel mio libro
e mi addormentai.
 
Sto perdendo me stessa cercando di competere con tutti gli altri,
invece di essere solo me.
(Demi Lovato- Belive in me)


 
“cosa ne pensi del libro, allora?” domandai a Rose, mentre sorseggiavo il mio caffè fumante, “è bello, romantico, ma lui
è un vero stronzo” rispose addentando un muffin. Lo sapevo, pensai, sapevo che lei era una di quelle che la pensava inquel modo, perchè non possono guardare dietro quella corazza di Hitcliff? Perchè non capiscono che tutti gli errori che
ha commesso, li ha fatti per amore. Okay, forse ha esagerato con Isabella, ma lui ha sempre amato Cathy. “ehm, okay.”
risposi lasciando correre, ne sarebbe uscita una discussione, ne ero sicura. “ senti vado a lezione, ho l'esame di ieri da
recuperare, vieni stasera al bar?” chiesi mettendomi la borsa in spalla e prendendo il mio caffè non ancora finito. “non
lo so, non credo, mi vedo con David, non so se quel locale sia un bel posto per un buon appuntamento” rispose la
bionda. “mmm, okay. A domani allora.” la salutai e mi incamminai in aula per l'esame.

Mio Dio, non poteva esserci traccia più semplice: Relazione su Teologia Platonica. Ero completamente presa e la penna
non smetteva di scrivere: (1*) - L'opera theologia platonica de immortalitate animorum (teologia platonica
sull'immortalità dell'anima) apparve nel 1482 con una dedica a Lorenzo De Medici, e delinea un grandioso tentativo di
conciliare la filosofia di Platone, mescolata da Ficino a numerose interpretazioni ed elementi teorici a essa successivi,
con la tradizione cristiana. Nella theologia platonica, l'universo è concepito come manifestazione divina che si struttura
in differenti gradi di perfezione gerarchicamente ordinati, a partire da Dio fino all'infima materia informe. L'uomo è
dotato di un'anima razionale, che dona vita e movimento al suo corpo, e si trova collocato nel punto di congiunzione di
entità corporee e le entità incorporee..... In questo brano, Ficino delinea la supremazia dell'uomo su tutti gli altri esseri
viventi poichè, attraverso l'invenzione delle arti, egli può imitare la natura, ampliando le sue facoltà sensibili e
intellettuali e rendondosi simile a Dio: con la sua potenza celeste (l'uomo) si innalza al cielo e lo misura..... In queste
pagine la riflessione di Ficino, non ha un tono intellettualistico, ma diventa un'appassionata e quasi profetica
celebrazione della facoltà umana di dominare la natura; infatti, l'uomo perfeziona, corregge ed emenda la natura:
l'adesione alla filosofia platonica si traduce in un'esaltazione della divinità dell'uomo, il quale viene definito un'opera
d'arte che a sua volta tende ad imitare la potenza divina.... (1*)

Rose mi diede un passaggio fino al nostro appartamento e prima di andare a lavoro avevo intenzione di studiare un po',
o riposarmi. Dopo aver chiamato mia madre e assicurarla che ancora fossi viva, mi feci una doccia e controllai le mail
sul mio pc, e vidi che ne era appena arrivata una dal mio professore di filosofia.
DA: Julian Ventivo
A: Reneè Printer
Oggetto: congratulazioni!

Salve signorina Printer, volevo congratularmi con lei per il suo esame di oggi; ho appena finito di correggerlo e la sua
relazione è stata una delle migliori mai scritte. È la mia alunna modello di questo semestre e devo dire di essere molto
fiero di lei. Mi piace il modo in cui interpreta la filosfia nella sua mente, ed apprezzo i vari paragoni che spiega
attraverso opere molto complicate. Oltre ad elogiarla su questo, volevo dirle che sarei molto felice se partecipasse alla
cerimonia di innaugurazione della nuova biblioteca qui a Dublino, mia figlia è la proprietaria, si svolgerà questo venerdì
alle 20:00. Gradirei davvero la sua presenza, ci saranno tantissimi scrittori e molte editorie, sarebbe una grande
opportunità per i suoi scritti, naturalmente se lei è disponibile.
Julian Ventivo

Cazzo! Io venerdi lavoro. Devo assolutamente chiedere la serata libera, non potrei mai mancare ad un evento del
genere.

DA: Reneè Printer
A: Julian Ventivo
Oggetto: Ringraziamenti...
Salve professore Ventivo, io la ringrazio infinitamente per i suoi elogi. Sono molto felice che il mio esame sia andato
bene, non avevo dubbi sinceramente, era una traccia che al liceo avevo svolto molte volte, ma devo dirle che ogni volta
la rappresento con diversità, e credo sempre con qualcosa in più. La ringrazio ancora, e per l'invito credo che riuscirò a
liberarmi dal lavoro, non potrei mai mancare ad un evento del genere. Grazie ancora.
Reneè Printer
 
Mi manchi così tanto che mi sento come il mare senza il sale;
sei l'essenziale per me.
(Tessa) (2*)

Invio.! Spensi il pc e andai al lavoro. Erano le 17:58, e mentre facevo dei caffè espresso, sentì aprire la porta e un
giovane entrò nel locale. Mi girai a guardarlo meglio ed aveva indosso proprio quello. Era davanti a me ed io eroincantata dai suoi abiti; non vedevo qualcuno vestito così da.... anni..? Si, dalla morte di mio fratello!
Ero completamente persa nella sua divisa, io amavo follemente le divise e amavo il modo in cui, addosso a delle
persone stavano a pennello, e devo dire che a questo ragazzo stava perfettamente. Sentivo una lacrima rigare il mio
viso, il ricordo di mio fratello fece capolineo nella mia mente e il suo giuramento, l'ammiraglio alla nostra porta di
martedì mattina, tutto tornò in superficie e..... “allora ce la facciamo a fare questo caffè espresso prima di domani?” mi
richiamò il cliente aspettando la sua richiesta. “ehm.. si mi scusi, ero distratta. Ecco a lei” porsi il caffè all'uomo e dopo
avergli fatto il resto, mi dedicai al giovane. “cosa le porto?” chiesi con un finto sorriso da ebete in faccia, cercando di
non scoppiare a piangere davanti a lui. “una birra. Grazie”. Portai subito al ragazzo la sua bevanda e poi mi misi a
ripassare dei test che dovevo fare il giorno seguente. Ogni tanto lo guardavo con la coda dell'occhio e devo ammettere
che era proprio un bel ragazzo. Volevo parlare con lui, del suo lavoro, delle sue missioni, solo per rivivere vecchi
ricordi. Dopo aver bevuto metà della sua bevanda, si rivolse a me “cosa studi?”, in un primo momento pensavo non
parlasse con me, poi mi guardai intorno e vidi che c'eravamo solo io e lui e tre signori ubriachi al tavolo in fondo;
“ehm.. sto ripassando dei test per un esame” risposi impacciata, gesticolando con la penna tra le dita, lui fece un mezzo
sorriso e per un attimo non caddi. “esame importante?” chiese di nuovo. Cazzo stava parlando con me. Risi con la mia
me stessa per un attimo, che un bel ragazzo si stava rivolgendo a me, gentilissimo e sobrio. “no, non direi. Un semplice
esame, solo che sono più sicura a dare un'altra occhiata.” risposi più tranquilla. “quindi, sei una di quelle nerd che
rilegge fino all'ultimo minuto prima dell'esame per... sicurezza?” domandò scherzando; risposi con un sorriso sgembo
“no, non sono una nerd prima di tutto, poi sto solo leggendo di nuovo per essere totalmente sicura, per il semplice
motivo che questi argomenti li ho studiati al liceo e sono anni che non li applico, quindi era solo per...si sicurezza” posai
il libro e mi poggiai con i gomiti sul bancone, a qualche centimetro dal suo bicchiere di birra. Mi guardò con i suoi
penetranti occhi, che non avevo notato da subito fossero di uno strano azzurro, era come se ci fosse il ghiaccio, ma
anche il mare. Era tipo un mix di colori: colori bellissimi. Era lì con il bicchiere di birra in mano, che avvicinò alle sue
labbra, dopo aver fatto un sorso, si poggiò meglio sullo sgabello e gli cadde un libro dalla tasca, mi sporsi per guardare
di che libro si trattasse e non sapevo se urlare per le coincidenze che mi stavano succedendo ultimamente o se ero tipo
uno scherzo della natura. “i Dolori del giovane Werter? Davvero?” chiesi allo sconosciuto di fronte a me; imbarazzato
prese il libro da terra e lo poggiò sul bancone vicino al boccale di birra, “ehmm... beh, ecco.. è un bel libro.. no?”
rispose, lo guardai allibita, “bel libro? È uno dei migliori” quasi urlai. Lui mi guardò per qualche secondo serio e poi
scoppiò in una fragorosa e dannatamente fantastica risata; risi anche io con lui, e per un attimo mi domandai perchè mi
trovavo a mio agio con questo ragazzo.

“allora, soldato, sei un appassionato di libri?” chiesi servendo ad un cliente appena entrato nel bar. “beh.. ecco,
abbastanza. Sai quando siamo in missione, durante la pausa ci stufiamo e allora io mi porto un buon libro per passare il
tempo.” replicò sventolando il libricino davanti ai suoi occhi. “oh, lo so. Immagino.” – “lo sai? Non credo” rispose
prendendomi in giro. “invece lo so, mio fratello cercava di parlare con me su skype quando aveva la pausa.” replicai
con la voce rotta, voltai lo sguardo altrove e cercai di non guardare il ragazzo; “oh.. ho toccato un tasto dolente?” chiese
cauto, “no, no... beh.. si! -sospirai, lo guardai negli occhi e gli raccontai la verità, non parlavo spesso di mio fratello- è...
ecco, è morto in missione.” silenzio. Non rispose, semplicemntente mi fissava e non capivo cosa potesse pensare.
Ancora silenzio e stava diventando imbarazzante, lui se ne accorse, “scusami.” disse, io non risposi, presi di nuovo il
mio libro e continuai a leggere, dopo alcuni minuti che leggevo in continuazione e non capivo nulla, decisi di chiudere
il libro e parlare con lui, visto che ero distratta da uno sconosciuto che mi fissava in continuazione, mi appoggiai di
nuovo al bancone con la matita tra le dita, “allora, come mai questa scelta di genere?” domandai indicando il libro. “mia
sorella legge di tutto, dai fantasy ai romanzi rosa, ed alcune volte anche drammatici come questo. Tutti i libri li prendo
da lei, io non sono mai entrato in una libreria.” sorrise, “ah e quindi è tua sorella l'appassionata di libri!” esclamai
sorridente. “si, ha tipo una trentina di libri in camera sua; credo di più non lo so. Non li ho contati”- “capisco, e questo
genere ti piace molto?” chiesi guardandolo negli occhi. “si, abbastanza, è molto significativo, specialmente questa
parte...” aprì il libro e iniziò a cercare una pagina, io lo guardavo con curiosità, poi prese la mia matita tra le mani e
iniziò a sottolineare delle frasi. “i fiori della vita sono soltanto apparizioni...” lessi conoscendo benissimo quella
citazione, con un sorriso amaro sulle labbra; lui mi consegnò la mia matita e io presi il suo libro, lo sfogliai e appena
trovata la citazione che cercavo la sottolineai come aveva fatto lui in precedenza; gliela mostrai e la lesse, la sua voce
rauca... “ quando manchiamo a noi stessi, tutto ci manca”. Questa volta era lui con un sorriso amaro sul viso, ma per
quanto amaro poteva contenere, io sorrisi di rimando, perchè era il più bel sorriso mai visto. Continuammo a parlare del
protagonista, di sua sorella che, rubava soldi alla madre per comprarsi libri, della sua mania di pulirli ogni settimana e
ridemmo quando io gli confessai che avevo la stessa mania.

Erano ormai le 23:48, quando controllai il mio telefono, “fino a che ora lavori?” mi domandò il ragazzo, “fino a che
questi signori,-indicai il gruppo di uomini- non decidono che è ora di tornare a casa.” – “e sei sempre sola qui?” chiese
di nuovo, “si, beh, delle volte viene George, il proprietario, il sabato quando è davvero pieno, ma di solito viene solo
quando è ora di chiudere, mi paga e se ne va” – “capisco, e non hai, tipo paura a stare qui, con questi.... -si girò ad
indicarli- signori?” – “alcune volte si, quando sono davvero ubriachi, ma posso stare tranquilla perchè ogni sera c'è Jack
che controlla la situazione e devo dire che li mette a posto quando si comportano male, è come uno zio per me.” lo
indicia con il braccio, ed era seduto ad un tavolo con un bicchiere di acqua e una sigaretta alle labbra. Dopo aver
continuato a parlare dei miei turni e delle mie lezioni all'università, arrivò George con la mia paga e gli chiesi di
venerdì, e fortunatamente mi diede il permesso.
 
Evita il passato, dimenticalo.
Osserva il tuo presente, vivilo.
Sogna il tuo fututo, anticipalo.
(Tessa)

 
Come ogni sera camminavo per le strade isolate di Dublino per tornare al mio caldo appartamento, quando sentì una
voce familiare, “ehi!!!” urlava, mi girai e trovai il ragazzo in divisa bianca dietro di me con il fiatone. “ehi, per essere
un soldato sei poco allenato.” risposi sorridendo, lui rise di rimando. “posso, ecco... posso darti un passaggio?” rimasi
un minuto a fissarlo, non sapevo cosa rispondere, “ehm.. non ti preoccupare, io torno sempre a piedi e grazie ma fa
nulla.” cercai di girarmi per tornare al mio cammino ma lui parlò di nuovo. “hai mangiato? Posso sentire il tuo stomaco
brontolare da qui” lo vidi avvicinarsi a me e sventolarmi le chiavi della sua auto davanti agli occhi. “dai non farti
pregare, sono un uomo in divisa.” scherzò; risi per la sua sfacciataggine e mi incamminai dietro di lui.
“hai ancora freddo? Perchè io con la divisa sto morendo dal caldo” – “oh, si si puoi spegnere il riscaldamento, grazie”
risposi impacciata. “allora, cosa vuoi mangiare? Qualcosa di dolce?” domandò il biondo guardandomi per un istante,
“non so, di solito quando torno a casa dal lavoro bevo del thè o del latte e cereali” – “allora credo che un bel muffin
vada bene non credi?” mi guardò sorridente, lo fissai e scoppiai a ridere. “cosa c'è di divertente?” chiese con la fronte
aggrottata. “dove trovi un muffin a quest'ora?” – “non preoccuparti per questo” rispose accostando la macchina qualche
minuto dopo davanti un locale, “aspettami qui.” tornò cinque minuti dopo con un sacchetto e ripartì in strada. “dove è di
preciso il tuo appartamentto?”, gli indicai la strada e sinceramente non sapevo cosa fare, se ringraziarlo e scendere o
invitarlo. Cazzo non sapevo nemmeno il suo nome. “grazie per il passaggio e per il muffin, ho notato che ne hai presi
quattro e direi che prima di farti salire vorrei sapere almeno il tuo nome” chiesi guardando la sua faccia curiosa,
aspettando di sapere dove volessi arrivare con quel discorso. “cazzo, sono un coglione.” poggiò la testa sul volante e
iniziò a ridere, risi anche io. “scusami, io... ecco mi sono dimenticato di presentarmi, è che abbiamo iniziato a parlare
e..” lo interruppi “ tranquillo, io sono Reneè” dissi, porgendogli la mia mano, “Niall, Niall Horan” rispose lui.

“sappi che mi sono fidata di farti entrare in casa mia solo perche hai una divisa.” dissi al ragazzo, “ah, quindi stai
dicendo che se ero vestito con altri abiti non mi avresti invitato anche se ti ho portato i muffin?” scherzò, “non avrei
accettato nemmeno il tuo passaggio se non avessi avuto la divisa.” poggiai le due tazze di latte fumanti sul tavolo. Dopo
averlo fatto attendere quindici minuti per essermi andata a lavare, si era messo a frugare nella mia libreria e si era
mangiato già due muffin da solo. Rimase a guardarmi con uno strano sorriso in faccia, “faccio ridere?” domandai, “no,
scusa, sto pensando” – “a qualcosa di bello?” replicai, “sto pensando alla tua faccia di stasera quando sono entrato nel
bar” addentò un altro pezzo del mio muffin, era il terzo che mangiava, me li avrebbe finiti tutti. “ehi, questo è il mio
muffin. E comuqnue era una semplice faccia, solo che non vedevo qualcuno vestito così da un po' di tempo”.

Erano le 5:00 del mattino e io e Niall stavamo discutendo sul fatto che lui diceva che le patatine fritte sono più buone
dei maffin al cioccolato. “non puoi paragonarli, sono due cibi diversi; uno è un dolce e un altro è un contorno, salato
per giunta. Come puoi dire una cosa del genere?”, quasi urlai mentre cercavo di fargli capire la differenza ma sapevo
che mi stava letterlamente prendendo per il culo. “ma se adesso io ti portassi delle patatine fritte e dei muffin, tu cosa
sceglieresti?” domandò con un sorriso idiota, “adesso avrei voglia di dolce quindi il muffin” – “lo dici solo perchè non
vuoi darmi ragione, tutti in questo momento mangerebbero delle patatine fritte” risi. “Niall sono le cinque del mattino,
nessuno mangerebbe delle patatine fritte, ora” – “cosa?? le cinque? Oddio scusami ho perso la cognizione del tempo, tu
devi riposare; non vai a lezione domani? Cioè oggi?” – “ si dovrei, ma non credo di andare, vorrei riposarmi un pò” –
“capisco, allora io vado, scusami per essermi fermato troppo, ci vediamo okay?” “non ti preoccupare, grazie per i
muffin, e il passaggio.” lo accompagnai alla porta, “notte Reneè” – “buonanotte Niall”.


Pov's Niall
 
Ci sono oceani ancora da navigare,
prima che il libro della tua vita possa aver concluso di
narrare il giro del tuo mondo.
(Charles Bukowski)
tredici ore prima...

“ammiraglio, posso abbracciarla?” la voce squillante di Louis mi fece girare, “amico, certo che si” risposi
abbracciandolo. “ti sei dimagrito, ammiraglio?” – “un po' Lou. Ti diverte chiamarmi così vero?” presi il mio borsone e
mi avviai alla sua macchina. “già, è una bella cosa che ti sei alzato di grado, vice ammiraglio era troppo lungo da dire.”
ridemmo insieme, Louis era un vero idiota. Era un fratello maggiore per me. “allora, ammiraglio, come ti senti a stare
dopo tre mesi su un auto?” – “direi che mi sento a casa. Cosa facciamo stasera?” domandai iniziando a smanettare con i
cd di Louis. “amico, stasera nulla, mi devi scusare ma ho avvistato una bionda sexy e lei solo questa sera poteva. E
smettila di toccare tutti i miei cd; sei tornato da dieci minuti, guarda che ti spedisco di nuovo sulla tua nave. -fece unapausa- comuqnue domani sono tutto tuo” – “va bene Lou, questa volta ti lascio, ma domani ti aspetto a casa. Come fai
ad ascoltare questa merda?” domandai sbattendogli il cd in faccia. “ehi, questa roba è buona, tu non capisci nulla.” –
“stai attento a come parli, Tomlinson, hai di fronte un uomo in divisa.” – “si, si, aspetta che te la togli quella divisa e ti
pesto come a quindici anni”. Risi per l'idiozia di Louis, era davvero un buon amico. “guarda che c'è un bar in fondo alla
strada del mio vecchio appartamento, dove c'è una ragazza davvero bella. Facci un salto, visto che stasera sei libero.” –
“Louis, la vuoi smettere di trovarmi una ragazza? So cavarmela benissimo da solo.” replicai al castano, “si, quanto
tempo è che non ti fai una scopata? Un anno? Dai amico, da Sam che non vedi neanche più una donna. La vita va
avanti” non risposi perchè sapevo aveva ragione, ma non potevo farci nulla. “senti, puoi portarmi al suo appartamento?
Lo so, è sbagliato ma voglio andarci” Louis mi guardò per qualche istante prima di cambiare direzione e portarmi a casa
di Sam... una volta era casa di Sam...

“senta, sono appena tornato da una missione, non so di preciso cosa può essere successo qui, ma l'unico ad avere la
chiave ero io quindi è stata una rapina” cercai di spiegare al poliziotto che in casa di Sam era tutto distrutto. Avvertì
Louis dell'accaduto ma non poteva venire. Cercai di mettere un po' a posto il tutto e lasciai perdere il deficiente di
poliziotto dall'altra parte del telefono e mi incamminai a casa dove poggiai il borsone e presi le chiavi della mia auto,
senza cambiarmi andai al bar che mi aveva consigliato quel cretino di Louis.
 
Il piacere è un peccato,
ma qualche volta il peccato è un piacere.
(Lord Byron)
17:58... (undici ore prima dalla fine del pov's di Reneè)

Entrai nel bar e una vampata di alcool e fumo invase le mie narici, andai vicino al bancone e la vidi... cazzo Louis aveva
ragione, era davvero carina... aveva la maglia nera aderente attaccata alla pelle per via del sudore, chissà da che ora sta
lavorando; ha delle occhiaie enormi, ma degli occhi favolosi, i suoi capelli mori e lunghi poco curati, ma all'apparenza
sembrano morbidi, quando si è voltata per bene, non potè fare a meno di guardare la scollatura che aveva davanti, era
troppo eccessiva, mi chiedevo perchè avrebbe dovuto indossare quella roba. Beh, si aveva su per giù una terza
abbondante, ma non serviva metterla in mostra così. Stava servendo un signore che insistentemente le chise di sbrigarsi,
e lei si scusò con un “ero distratta”. Da cosa? Da me? Magari. Sorrisi tra me e me e poi si avvicinò a me, “cosa le
porto?” mi domandò con voce tremante, cazzo forse venire qui vestito così non è stata una buona idea. “una birra,
grazie” risposi cortesemente....

Bene. Era un'appassionata di libri, e suo fratello era morto in missione. Volevo sapere come e quando, ma non mi
pareva il caso chiederglielo così, di punto in bianco, vorrei conoscerla di più. Quasi, quasi, l'accompagno a casa, come
si fa a lasciare una ragazza del genere tutta sola alle tre di notte in queste strade? Cazzo e se pensa che sono tipo un
serial killer o un malato? Ma che dico, ma che non l'ha vista la divisa? Però ce ne sono di marines corrotti in giro... dai,
ma a cosa vado a pensare.... da dietro ha un culo bellissimo. Dio, fottuto Louis, ha ragione, ha sempre ragione. Non è
una di quelle ragazze magrissime, non è neanche tanto grande, è okay. Ha dei fianchi da urlo e pagherei oro per
toccarla. “ehii” urlai dietro di lei, si voltò di scatto; l'avevo spaventata? Spero di no, ma quanto va veloce? Ho il fiatone.
“ehi, per essere un soldato, sei poco allenato” mi disse sorridendo, cazzo che sorriso. “posso, ecco... posso darti un
passaggio?” chiesi con il fiato corto, rimase un minuto a fissarmi, sicuramente non sapeva cosa rispondere, l'ho
conosciuta dieci ore fa, però in dieci ore abbiamo parlato tantissimo. Cazzo ancora non si fida? “ehm.. non ti
preoccupare, io torno sempre a piedi e grazie ma fa nulla.” se ne stava andando e dovevo inventarmi qualcosa... “hai
mangiato? Posso sentire il tuo stomaco brontolare da qui” mi avvicinai a lei e gli sventolai le chiavi della mia auto
davanti agli occhi. “dai non farti pregare, sono un uomo in divisa.” scherzai e la sentì ridere e poi la vidi dietro di me.
Sorrisi per la via “vittoria”.

Ero appena uscito da casa sua e mi sentivo in colpa per essermi fermato troppo tempo, non ho neanche il suo numero,
quindi per forza devo tornare stasera al locale. Mando un sms a Louis per fargli sapere che sono stanco e che ci saremo
visti pomeriggio o domani. Mi feci una doccia e andai a dormire.

Il fastidioso campanello della mia porta suonava in continuazione, sicuramente è Louis che non si regola come sempre.
Mi alzai dal letto ed andai ad aprire, “cazzo amico ce l'hai fatta, sono due ore che sto suonando, mi stavo congelando il
culo lì fuori.” mi urlò contro, non risposi, mi limitai solo a fissarlo gironzolare per casa mia mentre si faceva un caffè.
“allora, hai una sbornia o non ha dormito?” mi fissò per minuti aspettando una mia risposta che arrivò quando mi sedetti
sul divano e ripensai a lei. “sono stato con la ragazza del bar, si chiama Reneè ed è davvero bella.” risposi con voce
rauca. “wow, e cosa avete fatto?” domandò con malizia, “nulla, Louis, nulla. Abbiamo parlato, poi l'ho accompagnata a
casa, le ho comprato dei muffin e mi ha invitato a salire e abbiamo parlato fino a... -guardai l'orologio ed erano le 10:07
di mattina- alle cinque di mattina e poi sono tornato qui.” mi guardava con la bocca aperta, “avete parlato? Di che cazzo
avete parlato in tutte queste ore? Sei andato al bar ieri alle sei e sei stato con lei tutto il tempo?” domandò curioso, “si,
abbiamo parlato di tante cose che non voglio raccontarti, e non ho il suo numero, quindi stasera voglio tornare al bar
per... non so, chiederle di uscire? Ho sentito chiedere al suo capo la serata libera venerdì perchè ha una specie diimpegno con non so cosa e potrei accompagnarla a questa cerimonia. Non ricordo bene di che cosa si trattava” Louis mi
guardava con un sorriso idiota, “cosa c'è?” domandai dubbioso, “nulla, ti vedo, contento e sono felice per te. Comunque
venerdi c'è una cerimonia per un innaugurazione di una biblioteca o qualcosa del genere, non è il mio campo, non me ne
intendo, e sicuramente sarà quella roba lì”.
 
Le passioni, come i momenti migliori,
le risate e il piacere:
sono come i venti, che sono necessari per dare movimento ad ogni cosa,
benchè spesso siano causa di uragani.
(Bernard le Bovier de Fontanelle)


“davvero sei di Seattle?” domandai a Reneè mentre bevevo un drink che mi aveva preparato qualche minuto prima,
“già, è così strano?” mi guardò con curiosità. “no, no, solo che a Seattle ci sono tantissime università ed anche migliori
di questa che frequenti, e mi domandavo perchè proprio qui a Dublino” ci pensò un po' su, “è tranquillo, c'è una
tranquillità e una quiete pazzasca qui, e poi mi piace, non so cosa abbia davvero di speciale, ma mi piace e mi rilassa.” –
“e perchè la scelta di lavorare proprio qui che non è un posto del tutto tranquillo?” – “cosa è un interrogatorio? -rise-
perchè qui pagano bene e posso pagarmi la retta, vivere e mandare qualcosa ai miei quando ne hanno bisogno. Si, okay,
è un posto squallido però la paga è buona quindi perchè no? E poi, mi manca un semestre all'università e poi posso
anche tornare a Seattle dai miei se ne ho voglia.” tornare a Seattle? Cosa? No! “davvero, vuoi tornare a Seattle?” chiesi
serio, “beh, qui mi piace, ma dopo la laurea non credo io abbia un motivo per rimanere qui; forse andrò a Londra, non ci
sono mai stata, vorrei viaggiare, prendermi un anno per me e magari insegnare filosofia. Sarebbe bellissimo.” la
osservavo parlare sognante come una bambina, i suoi occhi lucidi e il suo sorriso dolce: era proprio bella.

Stavo cercando di non ridere, mentre Reneè non riusciva a chiudere la porta del bar, la chiave era rimasta incastrata e
stava imprecando contro di essa. “vuoi una mano?” chiesi cercando di essere serio, lei si girò e mi fulminò con lo
sguardo, “no, grazie. Ce la faccio da sola” e continuò a imprecare contro la porta. “cazzo, vaffanculo! Sei una stronza”
urlò contro la porta dandole dei calci. Un signore stava passando con la sua auto e la guardava pensando fosse ubriaca o
qualcosa del genere, ed io scoppiai a ridere. “è così divertente?” – “beh, si! Stai dando della stronza ad una porta.
Lascia, faccio io.” – “sentì lavoro qui da tantissimo tempo, non credo che tu sappia come funziona....” smise di parlare
guardandomi con la chiave della porta in mano e non so come, ero riuscito a togliere la chiave dalla serratura. Un
grande sorriso si impossessò delle mie labbra, “dicevi?” la presi in giro, “è stata solo fortuna, tanta fortuna da far schifo.
Sicuramente quando eri in addestramento ti hanno fatto esercitare su come togliere la chiave dalla serratura quando è
incastrata.” iniziò a camminare davanti a me e io la seguivo, tenendo il suo passo. “dai, Reneè. Non te la predere.” le
dissi ridendo come non mai. “smettila di ridere di me. Idiota.” – “idiota? Mi hai appena dato dell'idiota?” adesso era lei
che rideva. Avevamo raggiunto la mia auto ed eravamo fermi davanti ad essa, “sei un ammiraglio idiota. Non si
discute.” – “come fai a sapere che grado sono?” domandai curioso, “dalla divisa, idiota.” rispose lei. Già sono proprio
un coglione, sono pazzo di lei; continuava a ridere. “ti andrebbero dei muffin?” – “beh, ammiraglio, solo se non me li
finici tutti come ieri notte!”.

“stai davvero inzzuppando un intero muffin nella tazza di latte?” le chiesi incredulo. “certo che si, è buonissimo,
assaggia” mi mise il suo muffin vicino alle mie labbra, tutto inzzuppato di latte che gocciolava su tutto il tavolo, lo
guardai per qualche secondo, poi lei mi incitò a mangiarlo e lo morsi. Era davvero buono, le gocce di cioccolato si
erano sciolte e il latte caldo si sentiva nell'impasto, era buono davvero. “buono” dissi con la bocca piena, lei rise e
continuò a mangiare il suo dolce appena morso da me.

“sono senza divisa e mi hai fatto entrare. Vuol dire che ti fidi di me?” chiesi alla ragazza mentre stava preparando la sua
borsa piena di libri per il giorno seguente. “ti ho fatto entrare, perchè... -si girò a guardarmi- mi hai portato i muffin” la
vidi ridere sotto i baffi, “sei una bugiarda.” – “no, che non lo sono” – “allora, vuol dire che ti porterò dei muffin tutti i
giorni, pur di stare con te”. Questa volta mi guardava seria, ero seduto sul suo letto con le mani poggaite sulle
ginocchia; un sorriso apparve sulle sue labbra e silenzio. Non parlava nessuno dei due, le sorrisi anche io di rimando e
rimanemmo così, a guardarci per qualche istante di silenzio.

“mi ha fatto piacere che sei rimasto, grazie Niall” mi disse mentre prendevo la mia giacca per andarmene, “anche a me.
-feci un grande respiro- Senti, Reneè, ti va di... ecco, uscire.? Un giorno, non subito, ecco forse domani? O se è troppo
presto, non so...” le chiesi tutto insieme impacciato, che cazzo mi faceva questa ragazza? Ero imbarazzato al massimo.
Lei mi sorrise e bloccò la mia sceneggiata imbarazzante annuendo con la testa e dicendo che venerdì non lavorava ma
aveva un impegno, le ho detto che l'avrei accompagnata e lei mi ha risposto che, avrebbe accettato solo se le avrei
comprato dei muffin. Risi come un idiota e le baciai una guancia; era diventato tutto abbastanza imbarazzante, allora
aprì la porta e usci fuori all'aria fresca. Chiamai Louis alle quattro del mattino e imprecando mi rispose dicendo che ero
un coglione e dopo di che gli raccontai tutto; finimmo di parlare alle sei del mattino e io mi addormentai pensando ad
occhi color del caramello e un sorriso mozzafiato.“secondo te, come dovrei vestirmi? Non sono mai andato ad una innaugurazione di libri” chiesi a Louis mentre giocavamo alla play. “è di una biblioteca idiota, e non lo so, non troppo formale, credo. C'è non so. Prova a chiederlo a qualcuno” – “a chi Lou? A lei magari?” risposi scontroso, “Niall -respirò profondamente- ti vuoi calmare? Sai come vestirti per un funerale, per una parata, per un'attentato e non sai come vestirti per un'innaugurazione?” – “ma quanto sei coglione? Le divise sono tutte uguali, qui non devo indossare una divisa, solo dei vestiti. E non credo di avere l'ideale.” il mio amico mi guardò, spense la tv e si alzò in piedi prendendo la sua giacca. “dove stai andando?” chiesi incredulo, “andiamo amico, ti porto in un negozio, sai li dentro hanno dei vestiti, dove tu paghi, e loro te li vendono. Si chiama fare shopping. Credo che stare troppo tempo in mare ti annebbi la memoria.” – “andiamo, coglione” – “si, si Niall, ti voglio bene anche io”.
 
Hai il sapore del mare sulle labbra e
una visione di terra negli occhi
(Tessa)
“perchè stavi urlando?” chiesi alla ragazza bellissima davanti a me, aveva un vestito corto, troppo corto per i miei
ormoni e le stava d'incanto. “perchè qul coglione di George mi ha licenziata” lanciò il suo cellulare sul letto, camminava
avanti e indietro per la sua camera e i suoi tacchi risuonavano sul pavimento, i suoi capelli curati coprivano un po' della
scollatura davanti del vestito a fascia e i suoi occhi truccati stavano per bagnarsi. “ehi, Reneè. Calmati un attimo,
troverai un altro lavoro. Perchè poi, ti ha licenziata?” chiesi, “perchè dice, che non gli vado più bene, non ricordo adesso
che mi ha detto, una cazzata del tipo: mi dispiace ma mi spaventi i clienti, non puoi studiare mentre lavori e non sei
abbastanza brava. Ti rendi conto? Passo più tempo io in quel locale che lui, e praticamente sono tutti ubriachi e c'è il
pienone ogni sera, non capisco che cazzo gli è preso” si appoggiò alla scrivania e non potè fare a meno di guardare i
suoi fianchi, nel camminare avanti e dietro le si era alzato un po' il vestito più del dovuto, il tessuto nero aderente le
stava benissimo e le sue gambe erano cosi attraenti, si passò una mano fra i capelli e mi guardò. “scusami per la scenata,
è che io ho bisogno di lavorare, e adesso sono in ritardo.” – “non siamo in ritardo, domani ci penseremo, in cucina c'è il
sacchetto con i muffin e sei splendida.” mi avvicinai a lei, “anche tu non sei male ammiraglio.” mi sorrise.

“è stato fantastico, non posso credere che mi hanno chiesto di lavorare nella loro biblioteca. Beh, ancora ci vorrà del
tempo, perchè ci sono le pratiche per il licenziamento da George e poi mi devono assumere in biblioteca, quindi starò
tipo un mese senza lavoro, e forse è meglio così mi avvantaggio con gli studi e...” – “Reneè respira! Calmati” la bloccai
da tutta la sua “romanzina”, su come avrebbe programmato tutto il prossimo mese. “oh, scusa. È che sono davvero
eccitata all'idea di avere un lavoro dove non puzzerò di alcool e birra ma avrò l'odore dei libri intorno a me ogni
giorno.” – “il tuo professore crede molto in te, sono felice per come ti tratta”, “si, lui è uno dei pochissimi che crede
nelle mie capacità.” – “anche io credo in te”. Rimanemmo in silenzio per qualche istante, lei mi sorrise e io mi avvicinai
a lei, le misi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, “ti ho già detto che sei bellissima?” – “ehm, si tipo per tutta la
serata, poi in macchina e adesso a casa mia.” lei sorrise e io di rimando. La spinsi dolcemente verso la cucina e con le
dita le accarezzai il labbro inferiore, mi guardava seria adesso e socchiuse le labbra quando attaccai il mio corpo al suo
definitivamente, avvicinai il mio viso ancora di più al suo e poggiai le mie labbra sulle sue dolcemente, sfiorando con la
lingua il suo labbro. Potevo sentire il suo battito accelerato e le sue mani vagarono sul mio petto, spostai le mie labbra
dalle sue e con una mano mandai i capelli dietro la spalla destra e inizia a lasciare dei baci lungo tutto il suo collo, lasciò
cadere la testa indietro e i nostri battiti erano impazziti. Le sue guance erano tinte di un rosso adorabile e potevo vedere
le poche efelidi scurirsi insieme alle guance; con le dita iniziò a toccarmi i capelli e portò il mio viso faccia a faccia con
il suo, per poi socchiudere le labbra e lasciarsi trasportare dalle mie in un bacio dolce e travolgente.

Eravamo distesi sul suo letto, i suoi tacchi erano sparsi per la camera insieme alle mie scarpe, il suo vestito si era
praticamente alzato del tutto e le copriva una parte del sedere splendido che possiede; continuavo ad osservarla e lei
arrossiva sempre di più e volevo riempirla di baci ma volevo fare le cose con calma. “hai delle labbra fantastiche” ruppi
il silenzio e lei mi guardò con un sorriso adorabile, si avvicinò sempre di più a me e pensavo volesse baciarmi ma si
avvicinò al mio orecchio. “non farlo, ti prego, non romperlo ora.” mi lasciò un bacio sulla guancia e mi abbracciò
stando distesa su di me, con le nostre gambe intrecciate e lei non mi guardava. Io ero rimasto colpito da quelle parole,
inizialmente non riuscivo a capire il significato, poi invece, avevo afferrato il concetto, lei non voleva che rompessi il
suo muro ora, dopo che ci siamo solo baciati, voleva fare le cose con calma, e a me stava bene, io volevo conoscerla,
volevo provare a far funzionare le cose tra noi. La strinsi forte e voltai le posizioni, lei non voleva guardarmi, aveva gli
occhi lucidi e io volevo solo baciarla. Aspettai qualche minuto, forse aveva bisogno di pensare a cosa fare, adesso ero io
sopra di lei, spettinato e imbarazzato per colpa dei miei ormoni, le accarezzavo il viso con le dita e la vidi chiudere gli
occhi, provai girarle il viso nella mia direzione ma non voleva guardarmi, allora scostai di nuovo i capelli dalle sue
spalle e le baciai il collo, dei baci lenti che risalivano lungo tutta la sua mascella e poi alle sue labbra, mi era un po'
difficile, visto che aveva il viso da un'altra parte ma alla fine lei si voltò e ci baciammo di nuovo. Sapevo cosa le stava
succendendo, sapevo cosa stava provando: aveva paura di affrontare qualcosa di nuovo, non voleva soffrire, ed io non
volevo vederla stare male, io l'avrei protetta da ogni cosa, era diventata troppo importante per me. “rimani con me
stanotte.” mi chiese dopo esserci staccati dal bacio. Le sorrisi, “domani mattina, ti comprerò dei muffin”, lei rise e la
baciai di nuovo. Non avremmo fatto nulla quella notte, per quanto la volessi, non avremmo fatto nulla. Era troppo presto ancora, lei non era pronta e nemmeno io.
 
Ogni tuo bacio, profuma di oceano in tempesta.
(Mia-Il mio angelo segreto)


 
La luce del mattino invase la stanza e potevo vedere brillare la sua pelle morbida, ero disteso su un lato del letto e
potevo osservarla benissimo; era tipo un ora che la fissavo dormire, era bellissima. Così dolce e ingenua, con le labbra
socchiuse, le braccia ad abbracciare il cuscino e le gambe strette al petto; ci eravamo addormentati abbracciati, poi però
nel sonno ci siamo divisi. Sorrido ancora al pensiero di ieri sera, quando le chiesi se dovevo dormire vestito o potevo
spogliarmi, lei cominciò a ridere senza un vero motivo, alla fine entrò nel bagno ed uscì con degli slip coperti da una
grande maglia con una nave disegnata, pensai: era la maglia del fratello! Poi capì che potevo svestirmi e lo feci, la
strinsi forte e ci addormentammo subito, era da tanto che non sentivo il calore di un corpo vicino al mio, è stato
fantastico. Guardai l'orologio, avevo ancora un ora di tempo e lei sarebbe andata a lezione, mi alzai dal letto senza far
rumore, mi vestì e le andai a comprare i muffin per colazione.

Cercai di trovare un vassoio per poggiare tutta la colazione, mi ero svestito di nuovo e le avevo preparato una tazza di
latte caldo e vicino ad essa i muffin; poggiai tutto sul letto disfatto e sperai che non si muovesse tanto da far cadere
tutto. Provai a svegliarla dandole dei baci dolci, ma nulla, era una vera dormigliona, risi di gusto alle sue smorfie per i
miei baci. Alla fine la chiamai normalmente e si svegliò, non potevo fare a meno di ridere, per il fatto che volevo fare
una cosa romantica ma lei l'ha rovinata senza neanche provarci. “buongiorno, dormigliona” esclamai facendole vedere
la colazione, “ciao” disse semplicemntente ancora assonnata. Continuai a guardarla sperando di vedere un sorriso o un
grazie da parte sua, ma nulla; un po' mi faceva ridere, era buffa e terribilmente bella. “dammi cinque minuti, devo
svegliarmi. Ho dormito benissimo” – “okay, io intanto mangio” risposi sorridendo.

Ero appena uscito dalla doccia quando sentì il mio telefono vibrare, era un messaggio da Reneè.
Da: Reneè
Grazie mille per stamattina, scusami per la mia reazione ma mi ci vuole un po' per svegliarmi. Era tutto squisito. :) ci
vediamo stasera?

Nel frattempo suonarono alla porta, feci in tempo a mettermi un paio di boxer ed andai ad aprire: Louis!
“amico, vestiti non sono interessato. -esclamò disgustato- perchè hai quel sorriso da ebete in faccia?” mi chiese
cominciando ad accendere la tv e fare come gli pareva. “no, nulla. Sono felice” – “hai scopato?” risi, “no, però sono
stato con lei” – “con Reneè?” domandò curioso, “si. Lou è fantastica” – “lo vedo dal tuo sorriso, che ti ha scritto?”
indicò il mio cellulare ancora tra le mani, “mi ha chiesto se stasera ci vediamo.” – “ e cosa stai aspettando a
rispondere?” – “nulla, solo che mi hai distratto perchè sei arrivato” risposi brusco. “oh, scusa amico, non ti darò
fastidio, però vai a vestirti, ti prego” lo ignorai e risposi a Reneè.

Da: Niall
Ho notato che sei una dormigliona, non ti sei accorta di nulla in tutto il chiasso che ho fatto per trovare un vassoio in
casa tua. :) Sono contento che ti sia piaciuto tutto, ma non farci l'abitudine.
Vieni da me stasera? Ti passo a prendere alle 18:00. (faccina con il bacio LOL)

Da: Reneè
Non credevo di avere un vassoio in casa... cucini tu? :)

Da: Niall
Sei un disastro, davvero! :) posso immaginare la tua faccia idiota mentre pensi dove posso aver trovato un vassoio nella
tua cucina. Certo che NO! Cucini tu. :)

Da: Reneè
IDIOTA IO? Si, okay, forse ci stavo pensando. Sei un ammiraglio QUASI intelligente. :) cucino io solo per ringraziarti
di stamattina. Ho lezione a dopo.

Ridevo come un cretino leggendo quella conversazione e Louis mi prendeva per il culo. Lo stavo per cacciare da casa mia.

Da: Niall
Stasera dobbiamo chiarire questo “QUASI intelligente”. A dopo, mi mancano le tue labbra.

Non mi rispose più.
Erano le 17:57, ero sotto casa sua; appena la vidi uscire dalla porta di ingresso un sorriso apparve sulle mie labbra.

Pov's Reneè
 
Fu un attimo, ma l'eternità.
(Luigi Pirandello)


 
“E' buono, che cosa c'è dentro?” chiese Niall con la bocca piena, “non te lo dico, è una ricetta segreta” continuai a
mangiare. “allora vuol dire che dovrai cucinare sempre tu per me” sorrisi a quelle parole, voleva che ci fosse una
prossima volta e io ne ero completamente felice. La notte passata è stata fantastica, stare abbracciata a lui, l'ho guardato
dormire per un po', è stato il primo a cadere al sonno, sicuramente non è abituato ai miei orari; era un angelo, aveva le
labbra strette, le palpebre si muovevano ogni tanto, il suo russare era dolce e poco rumoroso, ed aveva i capelli tutti
scompigliati ed era così bello, e a me pareva un sogno, lui nel mio letto, fra le mie braccia. Mi aveva portato la
colazione al letto, sono stata una vera cogliona a non avergli buttato le braccia al collo, sono stata una grezza del cazzo,
speriamo non ci sia rimasto male, prima che “connetto” ci vuole un po'...
Mi aveva chiesto di rimanere a dormire da lui ed ero un po' agitata, lo volevo tantissimo, ha qualcosa di speciale, oltre
ad avere una bellezza sovrannaturale, ha qualcosa che mi attrae a lui in un modo fantastico, come una calamita: io sono
il frigorifero e lui la calamita, una bellissima e splendida calamita. Potevo sentire ancora il suo odore tra i miei capelli, e
poi guida in un modo così... è sexy quando guida! Sorrido tra me e me per i miei pensieri idioti e non capisco cosa ci
trova in una come me, non sono neanche magra, uno come lui non può stare con una come me; eppure mi ha baciata. E
se mi sta solo usando? E se vuole qualcosa da me? Non so, e se è stato lui a farmi licenziare? Dio, ma che vado a
pensare, Niall mi fa ridere, è dolce, è un'idiota, fa dei ragionamenti delle volte che dimostra cinque anni, mi viene da
ridere se ripenso a quando mi ha detto del suo esame di guida. Poi non potrei mai pensare che Niall mi sta usando, è
venuto tutte le sere al bar dalla prima volta fino a quando quello stronzo non mi ha licenziata. “terra chiama Reneè?? ci
sei? A che pensi?” Niall mi sventola una mano davanti, “se non ti piace il film, possiamo cambiarlo” – “oh. No,
scusami, stavo pensando. Mi ero distratta un attimo.”

“puoi metterti una mia maglia per dormire se vuoi” disse porgendomi una sua maglia bianca, lo vidi che si iniziava a
svestire e mi sentivo imbarazzata, mi guardavo intorno impacciata come un'adolescente alla prima interrogazione dove
non aveva studiato; mi aveva vista in intimo ed io avevo visto lui, solo che dovevo togliermi i vestiti davanti a lui e
stavo andando nel panico. “Reneè -mi sentì chiamare da Niall- puoi andare in bagno” potevo sentire la sua voce
divertita, feci un grande respiro di sollievo e mi incamminai nel suo bagno.

“non dovresti coprirti così, sei bellissima.” – “smettila di dire cazzate, Niall. Hai visto che gambe?” – “oh, si che le ho
viste, sono molto eccitanti.” la sua voce calma e roca iniziava a smuovermi tutto. Era seduto sul letto con la schiena
poggiata sui cuscini, le gambe aperte ed io con la schiena contro il suo petto, le sue mani vagavano sul mio corpo e
alzavano la maglia, io invece, cercavo di coprirmi, invano. Essere così vicina a lui in questo modo mi faceva impazzire,
ero completamente presa da lui, ed era solo una settimana che lo conoscevo, era così bello sentire il suo battito sulla mia
schiena, poggiare la mia testa sulla sua spalla e farmi coccolare da lui in un modo che nessuno mai, aveva fatto. “mi
piace ogni singolo centrimetro di pelle che hai, vorrei baciarlo tutto..” sussurrò sul mio orecchio destro, intanto con le
mani ruvide, ispezionava ogni piccolo spazio del mio corpo scoperto e i brividi si impossessarono di esso. “Niall...”
sussurrai, lasciando cadere la testa sulla sua spalla, le sue mani stavano vagando troppo oltre ed io avevo paura di
correre troppo. “shh... piccola. Lasciati andare, non pensare, chiudi la mente. Guardami, e dimmi che lo vuoi anche tu.”
prese il mio mento con due dita e poggiò la sua fronte sulla mia, “chiudi la mente, guardami...” mi ripeteva, mi persi nel
profondo del suo azzurro e mi lasciai trasportare dalle sue labbra morbide.

Ero a cavalcioni sopra di lui, strusciavo lentamente i miei fianchi sul suo bacino, le mie mani ad esplorare il suo torace,
e le sue invece, a sfilare la maglia che indossavo per poi buttarla da qualche parte sul pavimento della sua camera da
letto. “Dio... Reneè... ti voglio così tanto” cercò di dire nel bacio, lo guardai e lentamente cominciai a lasciare una scia
di baci lungo il suo collo, morsi la sua clavicola e lo sentì gemere, mi abbassai verso il suo petto e con la lingua, iniziai
a giocherellare con i peli del suo petto, sentivo la sua erezione crescere sotto di me e cercare di muovere i fianchi verso
l'alto. Rivoltò le posizioni, adesso ero sdraiaita sul letto, con solo gli slip indosso e lui sopra di me, a baciare tutto il mio
corpo scoperto, come aveva detto pochi minuti prima. Il mio organismo era ricoperto di brividi e ansimi, le sue manierano qualcosa di eccitante, Lui era un eccitazione vivente. Ero sicura, lo volevo, subito. Non potevo aspettare di più.
“sei vergine?” domandò guardandomi poco dopo aver messo in nudità tutti e due i nostri corpi. “no, certo che no. Ho 20
anni Niall” risi sotto di lui, mi guardò per un istante e poi cominciò a baciarmi di nuovo, si reggeva sui gomiti e
lentamente entrò dentro di me....
Non è stato sesso, è stato qualcosa che si avvicinava all'amore; è stato un piacere reciproco, ma con sentimento.
 
Siamo a prova di fuoco.
(One Direction-Fireproof)


 
“era martedì, e l'ammiraglio della flotta insieme al capitano e al commodoro si presentarono alle 8:00 di mattina alla
nostra porta. Mio papà appena li vide, sbiancò in viso e mia madre cominciò a piangere, non servivano parole, si capiva
tutto dai loro volti... io ero seduta sul letto di Ian, avevo solo nove anni e giocavo con i suoi aereoplanini e le sue navi a
giocattolo, quando sentì la mamma piangere corsi subito urlando 'mamma', tutti si girarono verso di me, mio padre mi
prese in braccio e mi strinse forte. L'ammiraglio della flotta, si avvicinò a me, e mi fece una carezza sulla guancia, io
avevo già capito che erano venuti per dirmi che Ian non sarebbe mai più tornato. Mi diede la sua medaglietta, c'era
inciso il suo nome e la data del suo giuramento. Non avevo lacrime, ed anche se le avevo, dovevo farmi forza per i miei
genitori, non potevo permettermi di crollare. Io ero forte, me lo diceva sempre Ian quando partiva per qualche missione.
Poi i tre signori si sono seduti a parlare con i miei e io mi sono messa ad origliare, mia mamma chiese in lacrime come
fosse successo e il capitano rispose che durante un attentato nell'oceano pacifico, da parte dei russi, un missile Aster 30,
fece esplodere l'elicottero che pilotava Ian. Quando sentì che oltre al mio fratellone, morirono anche due ragazzi, iniziai
a piangere e mi rifugiai in camera di Ian. Il funerale è stato qualcosa di troppo, troppo emozionante anche per qualcuno
che non aveva conoscenza con il defunto, secondo me, avrebbe pianto. Lo ricordo come se fosse ieri, non so quanti ce
ne fossero, ma erano tanti di quei marines, vestiti di bianco, i guanti, i distintivi, è tutto nella mia mente, il nome di mio
fratello, detto e ridetto più volte. Lasciai il piccolo elicottero a giocattolo sulla sua tomba, tutti mi guardavano, avevo
nove anni e indossavo la maglia di mio fratello, mi ricadeva come un vestito e tutti, mi continuavano a dire che ero la
sua fotocopia; di qualunque grado fossero, tutti stavano guardando una piccola bambina che poggiava uno stupido
giocattolo sulla tomba del fratello, senza nessuna lacrima, senza nessuna espressione. Ero incantata da tutta quella
visione, le divise, i colori, le bandiere e la distesa di acqua davanti a me, mi fece capire che io non ero sola, Ian sarebbe
sempre stato con me. È brutto da dire, anzi, è strano, ma è stato il più bel funerale mai visto, è stato qualcosa di diverso
dal solito, è stato bello perchè lo stavamo lasciando andare come Eroe, non come Ian, ma come soldato, Marines, come
Uomo..” ero sul petto di Niall, lui mi ascoltava e mi teneva stretta a se, le mie lacrime bagnavano il suo petto,
fortunatamente la mia voce non era ceduta, e non so se non parla perchè pensa che non ho finito il mio discorso o se
pensa che sia pazza perchè dopo essere stati insieme, in tutti i sensi, mi sono messa a raccontargli di quel martedì. Non
disse niente, mi baciò e mi abbracciò a se, tanto forte che solo dopo un po', mi accorsi che quel bagnato che sentivo sul
mio petto, non erano le mie di lacrime, ma le sue.

“sei anni fa, mi avevano eletto Comandante, dovevo prendermi la responsabilità delle nuove reclute, la maggior parte
erano ragazzi e c'erano sette donne; dovevamo fare esercitazioni, sia in mare che in caserma. Tra quelle sette ragazze, ce
ne era una che mi aveva colpito in un modo impressionante, era mora ed aveva gli occhi dello stesso colore dei tuoi, era
bella, davvero bella. Aveva una voce dolce e pulita; scriveva, era innamorata dei libri come lo sei tu e come lo è mia
sorella; quando l'ho portata a casa mia a conoscere i miei genitori, mia sorella e lei andavano d'accordo insieme, da
subito capì che era quella giusta. Passai i quattro anni migliori della mia vita, sono stati fantastici insieme a lei, sono
stato felice davvero per quattro lunghi anni, la potevo vedere a lavoro, la vedevo a casa, quando andavo in missione non
dovevo salutarla perchè lei sarebbe stata con me. Per via dei nostri differenti gradi, non potevamo stare insieme, le
regole non lo permettevano, ma noi ci eravamo promessi che avremmo distrutto tutte le regole del mondo pur di stare
insieme. L'amavo, l'amavo così tanto che se mi avessero detto che se stava per morire e l'unico che poteva salvarla ero
io, beh, avrei dato la mia vita per lei. Si chiamava Samantha, ma la chiamavamo Sam, aveva un carattere perfetto, era
così gentile con tutti, era buona nell'anima. Andammo a vivere insieme dopo i tre anni di fidanzamento e solo dopo
pochi mesi le chiesi di sposarmi, sarebbe stato il giorno più bello di tutta la mia vita, invece, lei morì una settimana
prima di salire all'altare con me, aveva un tumore allo stomaco, lei pensava di essere incinta, non aveva dato peso al suo
cambiamento corporeo, questo me l'ha detto sua sorella, avevano fatto un solo test ed era positivo, forse davvero era
incinta non lo so, ma il tumore l'ha mangiata viva mentre stava venendo a dirmi che mi avrebbe reso il padre più felice
della terra. Quella volta non c'era nessuno a dirmi che potevo salvarla, non potevo fare niente, ero inutile. Aveva
dedicato tutta la sua vita al lavoro ed a me, eravamo così innamorati che avevo deciso di seguirla nel suo percorso dopo
la vita, ma ci fu Louis, il mio migliore amico che mi convinse che la vita era ancora lunga per me, mi è stato accanto
come un fratello e non credo saprò mai ringraziarlo davvero per quello che ha fatto per me. Non sono stato mai con
nessun'altra dopo la morte di Sam, Louis mi ha fatto cambiare appartamento, il Comandante mi mandò in missione per
mesi interi e l'unico amico che avevo lì, su una nave, era il mare. L'Oceano, un amico così non si vede tutti i giorni e
non tutti hanno l'onore di concedersi a lui in un modo del genere. Poi il mio grado, pian piano saliva e il ricordo di Sam
era vivo nel mio cuore e nella mia mente; fino a quando non ho incontrato te. - alzò il viso coperto di lacrime e miguardò negli occhi.- so che forse questo ti può sembrare strano piccola, e so cosa stai pensando, ma no, non sto con te
perchè somigli a lei, non sto con te perchè me la ricodi, ho trovato la somiglianza in voi, solamente all'inizio, non c'è
niente che vi lega, se non i capelli scuri, perchè piccola, i tuoi occhi non posso paragonarli con niente, sono tuoi e
questo fa cambiare tutto il resto, perchè sono speciali, tu lo sei, e si forse il colore sarà lo stesso, ma la luce che emani, è
diversa. Avete la stessa passione per i libri ma non ha senso, anche mia sorella è così... Io provo davvero qualcosa di
diverso per te, provo qualcosa di più intenso, è strano. C'è una strana luce nei tuoi occhi che mi attira a te, questa volta
non voglio mollare, non voglio scappare, voglio provare ad essere libero davvero, non voglio perdermi di nuovo da
solo, e per quanto l'oceano sia mio amico e compagno di viaggio, c'è questo momento, come ora, che sto realizzando
che non c'è modo di cambiare nulla, non guarderò più indietro, voglio stare con te, voglio te e sono pronto a rischiare,
qualunque cosa succeda. Andrà tutto bene, lo so.”
Gesticolava con le mani, le mie e le sue, me le prendeva, le baciava e io non stavo capendo più nulla. Io avevo rotto il
mio muro con lui, e dopo poche ore, lui si è aperto con me, è un qualcosa di sconvogente, ne sono dannatamente felice
che mi parli di lui, della sua vita e delle sue persone più importanti, come avevo fatto io poco prima, sono sconvolta per
le sue ultime parole, e non so cosa dire. Mi guarda con quegli occhi, dove ora, il ghiaccio che ne faceva parte di stava
sciogliendo, la mia mente stava cercando di mettere insieme una frase di senso compiuto, per non ferirlo per il mio
silenzio e per fargli capire che io credevo in tutto quello che mi aveva appena confessato e che volevo stare con lui
come lui voleva stare con me. Cercai di rimuginare su tutto quello che aveva detto e la frase “io sto con te...” mi venne
in mente. “stiamo insieme?” riusci a dire, mi guardava confuso, “hai detto che stai con me, vuoi dire stai con me? Insieme?” dopo alcuni secondi scoppiò a ridere. Ora quella confusa ero io. “dopo tutto quello che ti ho detto, tu mi chiedi se stiamo
insieme? Certo piccola, stiamo insieme, sei la mia ragazza, sempre se tu lo vuoi naturalmente” riuscì a fare un piccolo
sorriso e il mio cervello cercava di elaborare la frase: “sei la mia ragazza”. Provavo anche io qualcosa di forte per lui,
non so se è perchè sia un marines ad avvicinarmi così a lui o i suoi splendidi occhi, non so se è la sua divisa o il suo
corpo, non riesco a capire se è il fatto che legge libri o le sue labbra quando ne parla... stavo impazzendo, l'unica via di
uscita era bloccata da iridi azzurre e un sorriso paradisiaco, decisi di rimanere bloccata lì con le sue labbra sulle mie ed i
suoi occhi a scrutarmi come meglio sapevano fare.

“si mamma tutto bene, tranquilla.... si, passerò a trovarti in settimana.... non so se Louis vorrà venire ma glielo
chiederò.... mamma ho detto va bene.... non decidere ora cosa fare da mangiare.... oh madonna mamma! Porterò un
dolce io così non potrai impazzirti su cosa fare.... smettila di urlarmi nelle orecchie.... non voglio indossare la divisa per
venire a pranzo da te.... No! Ho detto di no.... mamma stai esagerando.... ora attacco... oh grazie a Dio, papà falla
smettere, non sai gestirla meglio?.... domani? Ehm, si credo vada bene... a domani papà...” stavo cercando di non ridere
per le sue facce quando parlava con la madre, era un vero orsacchiotto cotto della sua mamma, era esasperato ma si
vedeva che era contento di parlare con lei. “cosa ridi? Mia madre è così... -gesticolava con il telefono in mano- è così e
basta. Hai notato no?” rise un po', abbracciandomi da dietro intanto che preparavo qualcosa da mangiare per cena e
cercavo di essere seria. “dovrai portare un dolce domani?” chiesi “beh, si. Senti Reneè, non gli ho detto di te ai miei,
ecco... loro non hanno preso bene la morte di Sam, e....” – “tranquillo. È tutto okay. Se vuoi posso aiutarti a fare un
dolce.” – “non voglio che domani tu sia qui e io dai miei.” – “devo studiare, ho degli esami importanti in settimana, mi
serve tranquillità e nessuna distrazione.” – “e sarei io la distrazione?” chiese rimpendo la mia guancia di baci sbavati da
saliva. “dai, che schifo. -risi- mi stai sbavando!” quasi urlai.
 
Senza pensieri.
Vivi senza pensieri, e forse chiudi gli occhi.
Per oggi, per stasera.
(Francesca)(3*)


 
“devi dirmi come fai a fare queste cose.” esclamò Niall mangiando un pezzo di dolce che avevo fatto, uno per noi e uno
per lui l'indomani. “è un semplice dolce, una ciambella di cacao.” risposi prendendo le mie cose ed incamminarmi per
andare a casa. “li fai molto meglio di mia madre. I suoi sono duri, questo è così soffice” risi alle sue parole. Mi
guardava mentre riponevo le mie cose nella borsa, “già vuoi andartene?” – “ehm.. non vorrei ma credo sia meglio che
torni a casa.” – “sta venendo Louis, voglio fartelo conoscere e puoi rimanere qui. Non mi dispiace per niente sai?” –
“non so, non voglio... -mi guardai intorno cercando le parole- ... e poi devo farmi una doccia nel mio bagno, casa mia è
tutta un'altra cosa, non è perchè non voglio restare” ed invece era perchè non volevo fare niente di fretta, avevo passato
una notte fantastica, lui era dannatamente perfetto e imperfetto; era pieno di difetti che ogni volta che ne scoprivo uno,
mi piaceva ancora di più. Però avevo bisogno di pensare a tutto, avevo bisogno di stare senza di lui per qualche ora,
semplicemente perchè mi confondeva, mi mandava nei casini la mente e non mi faceva ragionare. “Vuoi spazio?” disse
dalla cucina, un sussurro che sembrava me lo fossi immaginato, invece quando mi girai, lui era lì ad aspettare una mia
risposta e bello come il sole di Luglio, gli dissi la verità.
“ho paura Niall, ho una paura tremenda per quello che mi stai facendo. Mi confondi ed io confusa non ci sono mai stata,
o forse si ma non in questo modo, sto benissimo con te, sei meraviglioso, sei tutto quello che vorrei. Mi sono aperta conte perchè mi fido, e mi spaventa questo fidarmi ciecamente di te, ti conosco da una settimana e qualche giorno, e sai più
tu della mia vita che mia madre. Mi attrai a te in un modo fantastico e non voglio andare a casa mia, ma penso di dover
fare le cose con più calma, ho paura per me, e per te.” – “sai perchè ti ho baciata Reneè? -rimase qualche minuto in
silenzio e pensai aspettasse una mia risposta invece continuò il suo discorso- sai perchè ti ho offerto un passaggio?
Perchè ti ho raccontato di Sam? Perchè ho dormito con te? Perchè ho aspettato il momento giusto?” la sua voce era
calma e sembrava ferito, io rimasi ferma, come una statua ad ascoltare le sue parole. “perchè ho spento la mente, ho
tolto i pensieri che mi dicevano che forse stavo sbagliando o che forse il mio cuore apparteneva ancora a Sam. Ma sai
cosa penso? Penso che la mente sia la cosa più incoerente mai esistita, ti dice una cosa e poi un'altra. Credo che il nostro
cervello sia diviso in due parti, ed io ho smesso di ascoltare tutte e due da quando ho incontrato te. Ho iniziato ad
ascoltare il cuore, perchè alla fine, è lui che comanda, è lui che vince sempre. Senza cervello possiamo vivere, ma
dimmi, senza cuore possiamo? No, Reneè, non possiamo, e allora dimmi: perchè ascoltare e dare retta a qualcosa o
qualcuno di immaginario dove alla fine, ne possiamo fare a meno? Pensa alle persone che sono in coma, secondo te, chi
decide se risvegliarsi o no? La mente, ma quando la mente è confusa, un po' come la tua ora, chi ha il via libera di
decidere? Il cuore. Chi non si è mai risvegliato dal coma è perchè aveva paura di affrontare di nuovo la vita reale, o
aveva in sospeso delle faccende e doveva risolverle prima di tornare alla realtà, oppure semplicemente, non aveva
nessun motivo per tornare a vivere, ma aveva anche paura di morire, allora rimaneva in quella metà di percorso dove,
fino a quando non si prende la giusta decisione, puoi anche rimanerci tutta l'eternità. Ma sai cosa penso io? Che chi
rimane in quel percorso, ha la mente e il cuore che discutono, ed è troppo, troppo fragile per lasciare che la mente si
metta da parte ed il cuore scelga la giusta decisione. È una questione di volontà, Reneè. Il mio cuore vuole stare con te e
metà della mia mente anche, l'altra metà dice che sto correndo ma io non le do ascolto, perchè quello che voglio
davvero è stare con te, e sono sicuro che lo vuoi anche tu. Libera la mente, lascia scegliere al cuore.” salate lacrime
rigavano le mie guance e invece di essere più sicura di quello che volevo, ero ancora più confusa, per il fatto che non
capivo, perchè avevo lui. Come potevo meritarmelo? Ha fatto un discorso che non ha nulla di contorto, è tutto
dannatamente giusto e perchè io sono ancora qui, ferma e non sono insieme a lui fra le sue braccia? Rimasi a guardarlo
per qualche minuto, poi capì la mia confusione: non stavo facendo decidere al cuore. Sorrisi e corsi da lui.


Pov's Niall
 
E ti penserò quando sarò lontano,
ricordando la prima volta che
mi hai chiamato Amore.
(Tessa)

 
Alla fine le avevo fatto chiarire le idee, il suo professore la chiamò per discutere del lavoro in biblioteca, e lei chiamò
George per le carte del licenziamento. “per le 18:00 dovrei essere di ritorno, passo da te?” le chiesi mentre la
riaccompagnavo a casa sua. “sono solo le 10:22, e le 18:00 sembrano così lontane” fece il labbruccio e mi fece ridere.
“dai, pensa a studiare altrimenti mi farai sentire in colpa per il tuo esame andato a male di domani.” la salutai e davvero,
non volevo lasciarla, ma non potevo fare altrimenti, questa volta dovevo seguire la mente.
Non riuscivo a starle del tutto lontano, erano due ore che parlavamo via messaggi e mi mancavano le sue labbra ed il
suo profumo in un modo terribile. Mia madre si lamentava per non essermi messo la divisa e mio padre si congratulava
con me per il mio nuovo grado. “figliolo, questo dolce dove lo hai comprato?” chiese mia madre mentre rispondevo ad
un messaggio di Reneè, “lo ha fatto Reneè...” mi maledì con me stesso per averlo detto, non stavo pensando, mi pareva
una domanda cosi normale, lei era così normale con me, la nostra relazione era così tranquilla che neanche mi ricordai
che i miei non lo sapevano e non feci caso che io e Reneè stavamo insieme da poco ed io la conoscevo da così poco
tempo ma mi sembrava di conoscerla da una via, una di quelle ragazze che incontri dopo anni di assenza dove avevi
passato l'infazia insieme a lei, una di quelle migliori amiche, dove sei entrato la prima volta in discoteca, la prima volta
che sei stato espulso a scuola o la prima cotta adolescenziale. Per me, Reneè era così, una vecchia amica di infanzia che
ora mi stava riempendo il cuore di lei.
“chi è Reneè? Hai una nuova ragazza?” domandò mia madre, i suoi occhi erano carichi di lacrime, ora cercava di fare
un sorriso e guardai mio padre, in cerca di aiuto, lui mi sorrise e mia sorella Grace entrò in stanza. “che succede?
Mamma che hai? No, Niall non dirmi che devi partire di nuovo” esclamò abbracciandomi. Respirai e mi dissi che ormai
il danno era fatto, volevo aspettare, ero sicuro che loro non erano pronti, che Grace non era pronta. “no, piccola, per ora
no. Sono appena tornato, vuoi già cacciarmi? -feci un sorriso forzato, guardai mia madre e presi la mano a mia sorella-
una settimana fa, forse di più, non ricordo, ho incontrato una ragazza. - adesso erano i miei occhi ad essere lucidi, avevo
il cuore a mille e tremavo come una corda di violino- si chiama Reneè.” buttai fuori l'aria, avevo tolto un grande peso.
Silenzio, c'era un imbarazzante silenzio tra di noi. “io volevo solo...” cercai di dire ma mia madre mi fermò, “Dio, Niall.
Sono così felice per te, perchè non ce l'hai detto prima? Pensavi che non avremmo capito? Sei giovane e bello e voglio
conoscerla. Oh, scusami. Non voglio metterti fretta, ma voglio conoscerla e sai perchè? Perchè si vede dai tuoi occhi
che ci tieni.” esclamò mia madre tutto d'un fiato, mi abbracciò. “beh adesso si capisce il mistero di tutti quei messaggi a
tavola” rise mio padre, “Grace? Stai bene?” le chiesi. Mi guardò e mi chiese, “legge libri?” risi, “certo che si e indovinail suo preferito?” – “cime tempestose? -annuì con la testa e lei mi saltò al collo- non ci credo, la amo. Portala a casa ho
tanto di cui parlare con lei”. Me ne andai da casa dei miei felice e completo di tutto.

“piccola, che studi?” chiesi sedendomi vicino a lei sul divano insieme a mille fogli sparsi e libri ovunque. “sono
incantata, senti qua: 'i più preoccupati si chiedono oggi: come può sopravvivere l'uomo? Zarathustra invece chiede,
primo e unico: come può essere superato l'uomo?' (4*) non è fantastico Nietzsche?” mi guardò ed aveva gli occhi di chi
sognava, occhi di chi amava quello che studiava, occhi di chi credeva in persone mai conosciute e ci credeva davvero.
La filosofia per lei era qualcosa di impressionante, ricordo quando l'altro giorno mi fece leggere qualcosa sullo stesso
autore e inizialmente non avevo capito nulla, poi lei me lo spiegò e capì che era bellissimo come esprimevano un
qualcosa che alla fine è l'uomo. Ed era bellissima lei, a spiegarmi tutto quello, perchè i suoi occhi erano innamorati di
quei libri, innamorati di quelle frasi...
“terza strofa, ventott'esimo verso. È il Superuomo.” disse vedendo la mia faccia idiota di chi non aveva capito nulla.
“amore, un giorno ti spiegherò tutto” disse ancora e io non ascoltai più niente dopo la prima parola. “cosa hai detto?” le
chiesi incantato da lei, “che un giorno ti spiegherò tutto” rise lei. “no, mi hai chiamato amore. Sei fantastica” la baciai
mandando a terra tutto quello che aveva sulle gambe, dalla matita ai libri.


Nota D'autore.

Bene, eccomi qui, finalmente la prima parte è fatta. Questa è la mia prima o.s pubblicata, perchè ne ho scritte tante altre
ma non hanno ancora una conclusione, sono fiera di questa storia perchè esprime tutto quello che provo verso di Niall, e
verso i libri. Ho deciso di impostarla a “paragrafi” divisi dalle citazioni sulla destra, ogni frase rispecchia le parole dei
pov, e mi pareva una cosa carina. Inizialmente volevo fare solo una semplice o.s di un capitolo, ma arrivata alla
quattordicesima pagina mi sono detta che forse sarebbe stata troppo lunga tutta in un capitolo, allora ho deciso di
dividerla in tre parti; non ne sono proprio sicura, possono anche diventare quattro. Lol. Mi scuso per eventuali errori
presenti, l'ho ricontrollata di fretta, avevo troppa voglia di pubblicarla.
Riguardo a questo:
(1*) La Teologia platonica, è un'opera di Marsilio Ficino, un grande filosofo che si dedicò anche a tradurre in latino
scritti filosofici greci, in particolare Platone e Plotino, dove grazie a lui si svolsero delle libere riunioni di dotti studiosi
di Platone da cui nacque l'Accademia Platonica. (io non ho studiato filosofia, la mia “strada” già l'ho scelta ed è
parrucchiera, ma io la amo, ed ogni tanto prendo il libro e leggo, quindi questo è il ricavato di una ragazza autodidatta)
(2*) La spiegazione che sotto ad alcune citazioni sulla destra ci sia (Tessa) è perchè la citazione o frase è mia, e
considerando il fatto che il mio nome non mi entusiasma, ed una ragazza mi ha iniziato a chiamare così, ho deciso di
mettere questo soprannome. Quindi la frase dove compare il nome 'Tessa' è frutto della mia mente.
(3*) La spiegazione a 'Francesca' è che la citazione è di Francesca l'autrice di No Sound but the Wind, una delle mie
autrici preferite, e visto che la seguo molto in tutte le sue ff, ho deciso che quella frase era appropriata per quel capitolo.
Mi rispecchio molto in lei e la stimo molto, non so il suo cognome, perchè non lo dice in giro a tutti, quindi metterò solo
Francesca.
(4*) La frase citata è de Il Superuomo di Friedrich Nietzsche, nella raccolta di Così parlò Zarathustra. Invito, chiunque
non abbia letto queste opere a farlo, perchè sono una liberazione.
Infine, ringrazio Isa, la mia gemella telepatica (lol), la mia piccola Artemisia ed Emy che mi hanno sopportato per un
bel po' per questa storia. Di più Isa, che è stata la prima a sapere di ciò e che solo lei può capirmi come nessun'altra, con
i miei piccoli spoiler giornalieri e paura di non avere più ispirazione per questa storia. Vi ringrazio infinitamente e spero
vi piaccia tutto questo. Grazie e alla prossima parte.
Questo è il mio Facebook >>> https://www.facebook.com/teresa.depetris
Twitter: @niall_isapotato
ask.fm: @NiallHoranletmekissyou
PS: non commentate i miei nick perchè li ho fatti anni fa lol. Bacini a tutti.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Tessalmighty