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Autore: Maybeisyou    19/11/2014    3 recensioni
Luke: "Un mese fa ho incontrato una ragazza. Era così diversa da tutte quelle che ci seguono di solito..”
Calum: “Oh si, la ragazza del McDonald!”.
Smetto di scarabocchiare e alzo lo sguardo.
Luke mi guarda, io lo guardo. Riprende a parlare: “Si, lei Calum. Dicevo, ho incontrato questa ragazza per caso e.. Beh la storia la sapete.. Avrei voluto chiederle il suo numero di telefono, o la sua mail, o almeno il suo nome. Mentre non ne ho avuto la possibilità. E ancora oggi non ho idea di quale sia, il suo nome; o di che suono abbia, o se renda giustizia al suo sorriso timido..” dice mentre appoggia i gomiti alle ginocchia ed accenna ad un sorriso sbilenco, proprio come quando mi ha rivolto la parola per la prima volta.
“Quindi, signorina White, come si chiama?”
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"I'll take you where you wanna go
Pick you up if you fall to pieces
Let me be the one to save you
Break the plans we had before
Let's be unpredictable"

Unpredictable.
 
3 giorni.

LUKE

“Andiamo Luke, ora puoi anche smetterla di fare l’asociale!” mi urla Ash.

Sono seduto sul divano del nostro appartamento milanese. Ho la chitarra tra le mani e una canzone che continua ad insinuarsi tra i miei pensieri. Pizzico le corde e riproduco ciò che affolla la mia mente. Dovrei scrivere una canzone, è proprio il momento giusto. Eppure le uniche parole che il mio cervello mi suggerisce sono quelle di Wherever you are. L’avevo scritta per una persona che credevo non sarei mai riuscito a dimenticare, eppure ora mi rendo conto che niente è paragonabile alla disperazione che mi assilla ora.
“Hemmings!” alzo subito lo sguardo vitreo e annebbiato dai ricordi, perché solo una persona mi chiama così. Eppure resto comunque deluso quando scopro che era solo Calum. È appoggiato alla cucina con una mela tra le mani, e mi guarda come se fossi un bambino depresso a cui hanno appena ammazzato il cane. Così mi nascondo dietro la mia maschera.
“Hood, che ne dici di fare un giro per locali questa sera?” dico con nonchalance.
Dal corridoio spuntano le facce di Ashton e Michael, con gli occhi spalancati. Calum appoggia la mela sul bancone della cucina e batte le mani, urlando come un pazzo “Luke è tornato tra noiiiii!” e correndomi successivamente incontro. Ovviamente gli altri due idioti lo imitano. Ne deriva un montone in cui cadiamo tutti sopra il povero Ketchup che ci guarda impassibile. Chissà come mai..

Rido e cerco davvero di non riflettere su nulla, ma un pensiero mi continua a pulsare in testa, così mi dirigo in camera mia, prendo un maglione pesante e un paio di cuffie, mi infilo una berretta e vado verso la porta.

“Dove pensi di andare? Ci inviti ad uscire e poi ti dilegui come se il Mondo ti si fosse ancora rovesciato addosso? Luke, lei sta andando avanti. Nonostante tu faccia il perfetto menefreghista con noi, ti conosco da quando andavamo alle elementari. Sei innamorato.  Hai una faccia traumatizzata da quando hai scoperto che esce con il ragazzo che ci ha intervistato la prima volta che noi tre l’abbiamo conosciuta. Hai pure messo in gioco la tua reputazione per colpa di quel bel faccino, e posso capirti. Davvero, Luke; posso capire che hai perso la testa ma devi rimettere a fuoco l’obiettivo. Ti ricordi cosa ci siamo promessi terminato il nostro primo concerto a Londra?” Calum mi sta parlando come si parla al proprio fratello minore.
Mi tiene un braccio attorno alle spalle e sta provando a non farsi sentire dal resto della band. È un momento intimo, come non ne avevamo da molto. Siamo tornati ad essere i migliori amici che eravamo in Australia, a casa. Sorrido quando mi ricorda della promessa che ci eravamo fatti al termine del nostro primo vero concerto all’estero. Avevamo una stanza piena di ragazzine urlanti e non ne eravamo per nulla abituati, e ancora sconvolti dopo lo show ci siamo persi in discorsi stranamente seri per due ragazzi della nostra età. Con ancora i capelli incollati alla fronte per il sudore e l’adrenalina in circolo, ci eravamo giurati che non ci saremmo mai innamorati di una nostra fan. L’avevamo proprio giurato, con tanto di sputo sul palmo della mano e successiva stretta di mano.

“So che te ne ricordi. Io non so quanto siano profondi i tuoi sentimenti, ma non avevi questa faccia neppure con Aleisha.. Luke, quanto tempo ci hai passato insieme? Non sai praticamente nulla di lei! Non puoi ridurti così. Ora, vai dove devi andare, ma stasera ti voglio carico perché ci sono un po’ di pollastrelle italiane da far divertire..”

Non gli rispondo neppure, perché se sapesse cosa ho intenzione di fare in questo momento mi avrebbe tirato un cazzotto per provare a farmi tornare a ragionare. Come può dire che non conosco nulla di lei? Come può dirmi che stasera dovrò divertirmi con qualcun’altra quando ha capito che in testa ho solo lei? Perché è così. Nonostante la promessa, nonostante il fatto che abbiamo passato insieme si e no 30 ore complessivamente, nonostante il fatto che i nostri rapporti si siano rovinati drasticamente, nonostante lei abbia un ragazzo.. Cazzo, ha un ragazzo. Come posso esser stato così stupido? Mi infilo le cuffie e riascolto a ripetizione Wherever you are.
Mentre riascolto la mia voce che estranea tutto ciò che ho in testa, mi convinco sempre più del fatto che sto facendo la scelta giusta, così programmo sul GPS la mia destinazione e mi accorgo che non sono molto distante. Dopo dieci minuti mi trovo di fronte a quello che sembra un negozio affidabile, così entro senza rifletterci troppo.
Aspetto il mio turno e nel frattempo mi guardo allo specchio che sta a fianco della reception: mentre studio il mio riflesso mi accorgo di quanto possa risultare stronzo e superficiale ad un primo sguardo. Ho sempre un’espressione dura sul volto, e quando sorrido sembro uno stronzo che prova a fare bella figura. Appaio sempre più arrogante e privo di principi, quando invece se qualcuno mi conoscesse bene si accorgerebbe che in realtà sono solo un ragazzo adolescente con milioni di responsabilità sulle spalle, che cerca sempre di essere il riflesso in cui la gente riesca a vedere ciò di cui necessita per sentirsi meglio, per resistere. A volte avrei bisogno anche io di guardare qualcuno e vederci un motivo per continuare a sopportare tutta ‘sta merda..

Mentre tutti i miei pensieri si concentrano nell’ultima frase, davanti ai miei occhi si materializza un’immagine chiara e nitida. E allora sono sempre più impaziente di uscire da quel negozio con un piccolo souvenir per me stesso.

Qualche ora dopo..

“Amnesia stiamo arrivando!” urla Michael dal sedile anteriore.

“I wish that I could wake up with Amnesiaaaa, and forget about the stupid little things..!” canta Ashton alla mia sinistra, probabilmente già provato dai due Sex on the Beach casalinghi che si è scolato mentre sceglieva il suo outfit.
Scoppiamo tutti in una risata fragorosa, e nel frattempo io sto attento a coprirmi bene i polsi. Scendiamo dall’auto dopo una buona mezz’ora di strada e ci intrufoliamo nel locale dall’entrata sul retro, per evitare inutili inconvenienti con possibili fan. La mia camicia bianca non può nulla contro il vento invernale, che mi fa comunque un po’ rabbrividire. Per fortuna in poco tempo raggiungiamo la zona riservata che abbiamo diligentemente prenotato per la serata. Mi accascio subito su un divanetto e agguanto una bottiglia di vodka. Faccio qualche sorso e subito la testa mi sembra più leggera e i pensieri più sfocati.
Il nostro privè è rialzato, così decido di alzarmi e appoggiarmi alla balaustra per osservare la calca di gente che si muove a ritmo di musica sotto di noi. È tutto diverso dai nostri show, qui non c’è emozione, non c’è interazione, né collegamento. Non ci sono i brividi per una nota presa in contropiede, per un assolo di chitarra inaspettato, per una battuta fatta nel momento opportuno. Un disco e dei buoni amplificatori, e c’è chi si accontenta solo di questo.
Fisso le teste della gente e osservo tutte le ragazze dai cappelli bruni. Mi rendo conto che non vedo ancora troppo sfocato, così butto giù ancora qualche sorso, perché riesco ancora a distinguere i lineamenti di molte ragazze su cui i miei occhi si posano. Rinuncio alla mia ricerca disperata, perché mi faccio pena da solo: come posso pensare di trovare Vanessa tra tutta questa gente, di giovedì sera, quando probabilmente starà guardando un film accoccolata sul divano con il suo fidanzato? Oppure starà già dormendo, magari tra le sue braccia. Oppure.. solo pensarci mi fa venire voglia di ammazzare qualcuno con le mie mani, e me la prendo con la bottiglia che ancora tengo stretta. Al secondo sorso Calum me la strappa di mano e se la scola fino all’ultima goccia.

“Volevi per te tutto il divertimento?” mi urla strascicando un po’ le vocali della frase. Sono ancora troppo sobrio, così gli do una pacca sulla spalla e decido di dirigermi verso il bar. Michael è sparito e Ashton sta esplorando la cavità orale di una brunetta. Faccio qualche passo e mi accorgo che Cal è dietro di me, così scelgo di offrirgli un giro per sdebitarmi della chiacchierata del pomeriggio. Ci sediamo al bar e fortunatamente non veniamo riconosciuti: la fascia d’età è abbastanza alta questa sera e attorno al bancone ci sono quasi solo uomini con le loro fidanzate. Ordiniamo due Long Island e ci voltiamo verso la pista tenendoli in mano e sorseggiandoli con calma. Faccio correre lo sguardo in ogni direzione, nonostante ora sia molto più rilassato e distaccato dalla realtà. Spero davvero che tutto questo alcool mi aiuti a distrarmi dai miei assurdi pensieri. Perché non riesco a togliermi dalla testa White avvinghiata a quello stronzo del suo ragazzo, sotto le lenzuola.. Dio solo sa quanto vorrei essere al suo posto! Cal ha già prosciugato il suo bicchiere e sostiene di voler ballare in mezzo alla gente, così rido e lo assecondo, lasciando il mio bicchiere sul bancone.
Lo seguo in pista e mi accorgo di come i pensieri si fanno piccoli quando sei schiacciato tra la folla. Ci facciamo qualche risata, resistiamo per un po’ di canzoni e poi Calum si fionda su una bionda niente male, che vuole farmi rimorchiare la sua amica. Non sono interessato, non più. Scegliamo di tornare verso il nostro privè, quando a bordo pista colgo un profumo familiare. È un secondo, un vero minuscolo istante, ma sono sicuro. Mi blocco e Calum mi viene addosso, perché non si è reso conto del mio improvviso arresto.

“Luke? Che succede?” mi dice. Mi volto e la vista di colpo torna a farsi nitida.
“Vi raggiungo subito..” rispondo mentre con lo sguardo analizzo ogni ragazza. Era lei, io sono sicuro cazzo. Scendo i pochi gradini che avevo percorso prima e poi la vedo.

A bordo pista, che tiene per mano due ragazze, c’è quella che mi sembra la ragazza più perfetta di questo pianeta. Ho girato mezzo mondo, e non mi riesco a capacitare del perché lei mi sembra sempre nel posto giusto in ogni contesto in cui si trova. Sta ridendo, e muove lentamente la testa, ignorando il ritmo pressante della musica. Si muove piano, e poi alza le braccia al cielo e urla. I suoi capelli le ricadono dietro le spalle e le punte le accarezzano il punto vita. Sono lisci, e mi stupisco di quanto non vedere più le sue onde ribelli mi mandi fuori di testa. Mi scappa un sorriso per colpa di tutti i pensieri a dir poco osceni che mi affollano la mente, e subito torno a coccolarla con lo sguardo. Tiene le mani al cielo, e il suo vestito dovrebbe essere illegale almeno in 47 Stati. Ha una scollatura a cuore e le aderisce alla figura in maniera perfetta.
Le luci rosse della discoteca non fanno altro che farmi concentrare sulle sue gambe che sembrano chilometriche. Un’autostrada. E cazzo, se vorrei essere una macchina! I suoi  polpacci sono tesi e i piedi sono racchiusi in un paio di scarpe con il tacco. I miei occhi continuano a correre sul suo corpo e mi maledico per aver rovinato tutto e averla scaraventata tra le braccia di un altro.

La guardo e mando tutto a farsi fottere: la promessa con Calum, il mio orgoglio, il fatto che lei probabilmente ora mi detesta e il fatto che ha un fidanzato. Muovo qualche passo verso di lei, ma ancora non mi sembra il momento giusto per avvicinarmi. Guardarla così, che ride e abbraccia le sue amiche, e muove i fianchi a tempo e lascia che i suoi capelli le cadano di fronte al viso. Ecco, la guardo e mi accorgo che nessuno può provare a privarmi della sua presenza. Appoggio i gomiti al bancone del bar e la tengo d’occhio. Non so per quanto resto così, con l’attenzione focalizzata solo su di lei. Sembra un’eternità eppure sembrano solo pochi minuti.

Una delle due ragazze che sono con lei la prende per mano e le fa fare una giravolta, e i miei occhi si incollano ai suoi. Si blocca e subito si volta verso la mia direzione. La bocca leggermente socchiusa, gli occhi sgranati e il petto che si alza e si abbassa velocemente. La guardo fisso negli occhi e capisco che quello è il mio posto. Nessuna chitarra tra le mani, lei. Lei tra le mie mani.

Occhi negli occhi, mi stacco dal bancone e la raggiungo, e senza fermarmi le arrivo vicino e aggancio la mia mano sinistra alla sua mano sinistra. Spalla contro spalla, cuore contro cuore. I battiti che vanno allo stesso ritmo. Inspiro profondamente e mi perdo nel suo odore dolce, e perdo il contatto con la realtà. Il suo respiro accelera e allora so che è arrivato il momento di fare il passo più lungo della gamba.

La trascino delicatamente verso di me e muovo qualche passo all’indietro, verso l’uscita, verso la notte. Verso noi due. Lei mi segue in silenzio, non oppone resistenza. La prima uscita di sicurezza che mi trovo di fronte decido di uscire, il più in fretta possibile. Lo scenario che mi trovo di fronte è surreale: un vicolo buio, nonostante ci troviamo nel cuore della città. La porta dietro di noi si chiude, e non mi importa del fatto che non riusciremo a riaprirla dall’esterno: siamo rimasti isolati, e ora non possiamo più scappare.

La sento respirare dietro di me, così mi volto e i suoi occhi si tuffano nei miei, come se fossero il mare durante un caldo giorno estivo. Ha la bocca ancora socchiusa, e in silenzio la maledico perché sembra che stia chiamando la mia. Ha fame. Come io ho fame di lei. C’è un silenzio quasi palpabile, disturbato solo dal suono ovattato della musica che arriva dall’interno della discoteca. Ci guardiamo senza proferir parola, perché ora rovineremmo tutto.
Nonostante il buio, siamo uno incastrato nel colore dell’altro. Le sue dita sono fredde e io aumento di poco la pressione sulla sua mano. Con l’altra percorro il suo braccio destro delicatamente, e la sua pelle mi risponde.
Lei chiude gli occhi per un istante, e io sotto il mio dito sento che è scossa da un brivido. Le sfugge un sospiro mentre io continuo la mia inarrestabile e lenta corsa verso il suo volto. Le accarezzo il tatuaggio che ha sulla clavicola e lei riapre gli occhi. Ha lo sguardo vitreo, e so di per certo che non è merito dell’alcol. È merito mio questa volta, e allora rallento ancora perché non voglio spezzare questo assurdo filo che ci tiene legati ora.

Le infilo la mano nell’incavo del collo e la arresto lì, per qualche secondo che sembra non terminare mai. Ormai i nostri nasi sono sempre più vicini, e mi accorgo che niente può spezzarci ora. Complementari. Ha completato il mio caos interiore, il mio casino. Ha raddrizzato tutto ciò che andava storto. E allora so che quel pomeriggio ho fatto la cosa più stupida e giusta della mia vita, e i miei polsi bruciano mentre, impercettibilmente, mi avvicino a lei e dopo un’ultima esitazione, assaggio il sapore delle sue labbra. 



                                                                 

Ciao bellezze!
Buonasera amori miei, come staaaate? 
Ok, allora, amatemi comunque anche se ho concluso così improvvisamente eheh.
Al nuovo capitoloooo! Besos

Ah, lasciatemi qualche recensione, grazie ciao, pace e amore e Luke Hemmings//

 

 
   
 
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