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Autore: Djibril83    30/10/2008    1 recensioni
Sunset. L’inevitabile tramonto di un sentimento. Bella è a pezzi per la scomparsa di Jacob e quando questi, ad un mese dal matrimonio con Edward, viene ritrovato ferito e incapace di tornare umano, lei si precipita ad aiutarlo solo per venire investita da un’agghiacciante verità: tutte le sue scelte le ha prese più perché trascinata dagli eventi che per amore. Per quanto dolorosa, l’unica soluzione per far luce sui suoi veri sentimenti è la solitudine: lontana da Jacob, lontana da Edward.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ecco il terzo capitolo, un po’ in ritardo ma ho avuto qualche problema. Il capitolo è il faccia a faccia con Jacob Black (ci tengo a precisare che io sono per la coppia originale Edward/Bella). Questa volta mi piacerebbe anche avere una vostra opinione, due minuti del vostro tempo per un parere ^_-
Grazie a chi ha inserito la storia nei preferiti: Angela_Grey, kagome100, Kathys, Lunastortalupin, ninfea_82, PenPen, ysellTheFabulous.


3. Io non mi tiro indietro

Una nuova alba, un nuovo giorno.
Era troppo presto e non potevo fare irruzione in casa Black almeno per un altro paio d’ore, così ne approfittai per fare una lunga doccia rigenerante, consumando litri d’acqua solo per cercare di lavare via la tensione e trovare le parole per fare “la cosa giusta”.
Lo dovevo ad Edward. Almeno quello.
Non sapevo ancora quale sarebbe stata la decisione finale, ma l’avergli detto addio in quel modo mi stava lacerando dall’interno e ciò significava decisamente un punto in suo favore, ma non avrei potuto averne la certezza matematica finché non avessi ripetuto l’esperienza anche con Jake.
Purtroppo, non mi aspettavo una reazione altrettanto pacifica da lui; come Edward era acqua, calmo, riflessivo, calcolatore, che solo talvolta s’increspava e sfociava in breve tempesta, Jacob era fuoco, in continuo, perpetuo crepitare, impetuoso e dalla furia violenta ed inesorabile.
Con lui non l’avrei passata liscia, questo era più che sicuro.
Però era inevitabile.
Dopo circa mezz’ora mi decisi ad arrestare il getto d’acqua, un po’ in colpa per quei paesi che non ne riuscivano a vedere una goccia per chissà quanto tempo, poi scesi al piano inferiore e mi preparai una tazza di cereali collosi che mangiai con calma esasperante, come in un film in cui la scena piatta e noiosa sembra non finire mai.
Charlie stava ancora dormendo, ma presto si sarebbe svegliato e non avevo nessuna voglia di farmi vedere in quello stato - dovevo avere gli occhi rossi e cerchiati peggio di un vampiro assetato.
Un’altra cosa inevitabile.
È strano pensare come spesso nulla va come vorresti.
Come da programma, Charlie mi raggiunse in cucina dopo nemmeno mezz’ora, liquidandomi con un “buongiorno” che aveva molto poco di amichevole.
Arrabbiato.
Il mio comportamento doveva averlo ferito.

-Tra un po’ vado da Jake, papà.

Perché avevo parlato? Maledetta la mia boccaccia.

-Ah, si?

Fu la sua magra risposta. Finto disinteresse, di male in peggio.

-Ho parlato con Edward, abbiamo deciso di non vederci per un mese, e vado a dire a Jake che farò con lui la stessa cosa… Edward ha detto anche che finché non avrò deciso, annullerà il matrimonio…

Non mi andava di parlarne con Charlie, con nessuno in verità, ma se si fosse diffusa la notizia - e sicuramente sarebbe successo - e lui l’avesse udita da qualche pettegolo/a prima che da me non me l’avrebbe mai perdonato.
Charlie reagì come mi aspettavo.

-È così allora.

Sospirò, prima di continuare.

-Edward è fin troppo buono.

-Già.

Risposi io ed un silenzio imbarazzante calò tra noi. Dopo aver dato uno sguardo all’orologio appeso alla parete ripresi.

-Penso che sia ora. Ti farò sapere quale sarà la mia decisione ma, ti prego, fino ad allora non chiedermi nulla, ok?

Charlie mi lanciò un’occhiata strana ma annuì, ed io trassi un sospiro di sollievo.
Dopo un breve saluto montai sul mio pick-up e raggiunsi Jacob a La Push.
Ovviamente non mi aspettava.
Billy mi fece entrare e vidi Jacob disteso al centro del piccolo soggiorno, coperto da una trapunta come l’ultima volta che era stato ferito dopo lo scontro con i neonati di Victoria.
Dormiva e doveva anche essere in preda a qualche incubo, perché si agitava e faceva strane smorfie.

-Bella…

Mugolò nel sonno e sentii gli occhi cominciare a pungere come se dovessi scoppiare in lacrime da un momento all’altro. Billy se ne andò in un’altra stanza sulla sua sedia a rotelle cigolante, per lasciarci un po’ d’intimità, così mi avvicinai alla figura supina di Jacob e gli presi una mano nella mia, nella vana speranza di tranquillizzarlo con la mia mera presenza; con due dita gli sfiorai la guancia e lui si mosse, impercettibilmente, il respiro più calmo.

-Bella…

Mi chiamò ancora, la voce sognante e le palpebre leggermente schiuse. Probabilmente pensava di stare ancora sognando.

-Sei venuta…

Disse ancora e le mie labbra si allargarono in un sorriso amaro. Chinai il capo e sentii la sua mano stringere la mia quasi fino a farmi male, come per accertarsi che ci fossi davvero. Dopo pochi secondi la lasciò quasi scandalizzato.

-Bella! Che cavolo ci fai qui?!

-Bell’accoglienza.

Gli risposi sorvolando sulla domanda: rimandavo il colpo di grazia.
Jacob fece una smorfia.

-Non a scusarti per il tuo comportamento di ieri sera, vedo.

Sentenziò amaro e non potei fare a meno di distogliere ancora di più lo sguardo, per quanto possibile.

-Mi dispiace.

Dissi rassegnata e lui alzò un sopracciglio.

-Davvero?

Chiese incredulo ed io annuii.
Proviamo ad addolcirgli la pillola.

-Che ne dici di raccontarmi cosa ti è successo? Ieri non ne abbiamo avuto l’occasione…

Lasciai la frase in sospeso e fu il suo turno di lanciarmi il sorriso amaro.
Faceva piuttosto male riceverlo, dovevo ricordarmene.

-Niente di che, i soliti luridi succiasangue.

Alzò le braccia e le fece ricadere cercando di celare una smorfia di dolore; il movimento, comunque, gli riusciva abbastanza naturale, non era in condizioni gravi come l’ultima volta, stava riuscendo a guarire correttamente anche senza l’aiuto di Carlisle, a quanto potevo vedere.

-Jake!

Lo ammonii preoccupata, come se invece fosse stato moribondo, e lui ridacchiò.

-Ok, ok! Ero a nord, in Canada, quando ho incrociato un gruppo di tre vampiri… Ne ho fatti fuori due, ma la terza sanguisuga mi ha preso alle spalle prima che gli staccassi la testa dal collo, rompendomi braccia e spalle… insomma, niente di che, davvero! Ho voluto fare lo sbruffone ma, sai, era così bello massacrarli mentre pensavo al tuo succhiasangue…

I miei occhi divennero due strette fessure.

-Sei un cretino.

-Grazie.

Ci guardammo negli occhi e sospirammo.

-Abbiamo annullato il matrimonio.

Gli occhi di Jake si illuminarono e scattò a sedere di colpo, lasciando cadere la coperta e mostrando il torace fasciato.

-Fico! Allora le mie parole a qualcosa sono servite!

Esclamò mostrando per un attimo il suo lato infantile, quello che apparteneva al “mio Jacob”, il mio migliore amico.
Dal canto mio, ci ero caduta di nuovo. Forse il mio problema era il sadismo: forse non era tanto involontario il mio illuderlo e fargli del male, ed io non me ne rendevo semplicemente conto; doveva essere un problema latente, sepolto a livello subconscio.

-Si Jake, le tue parole sono servite… ma non nel modo in cui credi tu… in realtà sono venuta proprio per questo… vedi, ho detto ad Edward che ho bisogno di tempo per riflettere, da sola, senza vederlo per un mese… e senza vedere te…

Jacob rimase fermo lì a guardarmi per un minuto buono con un’espressione indecifrabile.

-Non sei per niente giusta, sai?

Il mio sguardo per qualche attimo equivalse il suo.

-Che vuoi dire?

La mia domanda gli fece scuotere la testa indispettito.

-Da quanto è che non ci vediamo? E per quanto tempo ti hanno impedito di vedermi da quando la sanguisuga è tornata? Per farla giusta, dovresti vedere me mentre ti prendi una pausa da lui!

La faceva facile lui. Ed io poi come facevo a capire cosa voleva davvero il mio cuore?

-Cerca di capire, Jake! Devo allontanarmi da entrambi per poter capire veramente! Da quando sei scappato sono stata molto male… quando se ne andò Edward fosti tu a starmi a canto, e quando te ne sei andato tu è stato lui… ora sono io che devo allontanarmi da entrambi… è per il bene di tutti, Jacob.

Ma Jacob scosse la testa.

-No Bella, è solo per il tuo, di bene. Io non starò bene quando sarai uscita da quella porta, e mi rincresce ammetterlo, ma nemmeno la sanguisuga starà bene.

-Forse hai ragione.

Ammisi a testa bassa e due goccioline trasparenti caddero verso il basso, infrangendosi sulla sua coperta.

-Ma non pensi che io per prima soffrirò standovi lontana questo mese… e soffrirò ancora quando avrò rinunciato ad uno dei due… ma è necessario, non possiamo continuare così.

-Quante volte ti sei ripassata il discorso nella mente? Così tante che te ne sei convinta davvero, eh?!

La sua espressione ora era dura più che mai. Mi guardava come se fossi uno dei vampiri che tanto odiava.

-Lasciamo perdere il fatto che volevi diventare una succhiasangue, lasciamo perdere anche che te ne stavi per sposare uno, ma finché sei ancora te stessa ed in tempo per cambiare idea, non ti lascerò andare! Farò tutto ciò che è in mio potere per dimostrarti che io sono la scelta giusta, fosse anche giocare sporco! Scegli me, Bella, scegli la vita!

Mi guardò con le sue languide pozze nere dritto negli occhi, facendomi sentire le ginocchia molli. Lo sapevo che non sarebbe stato facile; Jacob era un combattente.

-Mi dispiace Jake, ma non cambio idea. Per un mese non verrò da te a La Push, e questo è quanto.

Mi sollevai in piedi, guardandolo dall’alto in basso, ma mi sentivo come se fossi io quella ad essere in posizione di svantaggio.

-Ti sbagli, Bella. Ora che la sanguisuga non ti starà intorno tutto il tempo, sarò io a venire da te.

La realtà mi colpì come una cannonata.

-Ti prego, non farlo.

Jacob non mi rispose, ed io mi voltai per andarmene.

-Salutami Billy.

-Lo farò.

Rispose mentre aprivo la porta, in procinto di uscire, ed io annuii compiaciuta.

-Lo farò.

Ripeté

-Verrò da te, stanne certa.

Gli gettai un’ultima occhiata rabbiosa prima di sbattere la porta ed allontanarmi stizzita. Non era andata per niente bene.

§§§

Freddo.
Avevo freddo.
Il mio cuore era freddo, il mio corpo e la mia anima lo erano.
Da quando non passavo una notte da sola? La notte precedente l’avevo passata a piangere sul latte versato, perciò non ci avevo fatto troppo caso, ma senza la rassicurante presenza di Edward accanto a me, non riuscivo a dormire, e quando cedevo alla stanchezza la mia mente si ribellava, tartassandomi con orrendi incubi.
Un altro punto a favore di Edward pensai mentre mi voltavo su un fianco, madida di sudore freddo dopo aver sognato James e Victoria che mi inseguivano ridendo, ringhiando che ora nessuno mi avrebbe più protetta.
Era questo, dunque? Il senso di protezione, di sicurezza che mi infondeva Edward a mancarmi?
No, non solo. Non riuscivo a prendere sonno senza la dolcezza del suo respiro, l’odore della sua pelle di marmo, la morbidezza compatta delle sue labbra che mi sfioravano il viso.
Tutto di lui mi mancava, ed ero solo al secondo giorno.
Anche Jacob mi mancava, ma con lui ero ancora arrabbiata, quindi per il momento non faceva testo.
Con una mano accarezzai la porzione di letto che mi ero abituata a lasciare libera per lui, e quasi il mio cuore non perse un battito: era gelida.
È stato qui! Edward è stato qui!
Con un balzo per nulla atletico scesi dal letto e corsi ad aprire la finestra, sporgendomi tanto che quasi non caddi.

-Edward!

Soffocai l’urlo, ci mancava solo che Charlie scoprisse delle incursioni notturne di Edward proprio in quel momento.

-Edward! Lo so che sei qui! Vieni fuori!

Perché lo stavo chiamando? Stavo già andando contro i miei buoni propositi?
Per un attimo tutto ciò che udii fu il fruscio delle foglie.

«Mi dispiace… Non accadrà più…»

Come una folata di vento mi arrivarono quelle parole atroci mascherate dalla sua dolcissima voce. Caddi sulle ginocchia e mi lasciai scivolare distesa sul pavimento, la finestra aperta che mi offriva il surrogato del freddo più dolce cui invece ambivo.
Edward era molto più corretto di me.

Una cosa era certa, e l’avrei imparata a mie spese molto presto: separarmi da Edward non sarebbe stato meno doloroso della prima volta.

Continua…
  
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