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Autore: TheSlayer    25/11/2014    5 recensioni
Mary Jane Watson ha un nome che la rende il bersaglio di battutacce da parte di tutte le persone che conosce. E la gente non sa nemmeno il vero motivo per cui si chiama così (fortunatamente, perché le battute orribili potrebbero solo peggiorare). Frequenta la Washington University a St. Louis, nel Missouri, e ha una cotta enorme per il suo professore di Scrittura Creativa: Harry Styles.
E se anche il professore mostrasse un interesse particolare nei suoi confronti? Oppure Mary si sta immaginando tutto?
***
Dalla storia:
"Che vita difficile. Avevo un professore che, nella migliore delle ipotesi, era un idiota e non si rendeva conto dell'effetto che faceva sulla gente. E, nella peggiore, era un maledetto diavolo tentatore e faceva apposta a torturarmi in quel modo."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 18 – Have A Cuppa With Me
 
Harry doveva aver perso completamente la ragione per essersi presentato nel mio dormitorio a quasi mezzanotte dopo che sua moglie aveva scoperto della nostra relazione e mi aveva mostrato delle foto che ci ritraevano insieme. Era l’unica cosa che aveva senso, perché altrimenti non mi spiegavo come avesse anche solo pensato di venire a cercarmi dopo che avevo scoperto che mi aveva mentito per mesi ed era sposato.
“Ho bisogno di parlarti.” Disse lui, alzandosi e camminando verso di me. Posò una mano sul mio braccio e provai quell’ormai familiare scossa elettrica che partiva dal punto in cui mi aveva toccata e si espandeva in tutto il mio corpo. Succedeva sempre ed era una delle cose che amavo di più al mondo. In quel momento, però, la odiavo e volevo disperatamente che smettesse di succedere.
“Non c’è niente da dire, Harry.” Dissi, indietreggiando. Lanciai un’occhiata a Laurel, che sembrava estremamente imbarazzata e stava cercando di nascondersi nell’angolo più lontano della stanza.
“Invece ci sono tante cose.” Replicò lui.
“Questo non è né il momento, né il luogo per farlo.” Dissi, distogliendo lo sguardo. Non sopportavo la sua espressione disperata. Io ero furiosa con lui, ma non potevo permettermi di guardarlo negli occhi, perché sapevo che avrei ceduto e l’avrei ascoltato.
Harry guardò Laurel, che aveva messo un paio di auricolari e stava ascoltando musica a volume particolarmente alto per non origliare la nostra conversazione.
“Domani.” Disse, prendendomi le mani nelle sue. Provai un brivido lungo la schiena – e cercai di dare la colpa al calore della sua pelle che era in netto contrasto con il freddo della mia – e le ritrassi. Non volevo che mi toccasse. “Dimmi che domani verrai nel mio appartamento e mi permetterai di parlarti.”
“Vai a casa.” Replicai, senza promettere che l’avrei ascoltato. In realtà non volevo proprio che mi parlasse. Non volevo rischiare che la sua spiegazione mi convincesse a tornare con lui, perché non ero quel tipo di persona. Non ero il tipo di ragazza che frequentava un uomo sposato.
“Dimmi che verrai.” Ripeté lui, senza spostarsi di un passo. Alzai gli occhi al cielo e poi guardai la mia amica che, anche se stava ascoltando la musica, stava controllando che tutto fosse a posto.
“No, Harry. Non verrò.” Risposi, abbassando lo sguardo per non vedere la sua espressione. “Sei sposato, mi hai mentito ed è tutto quello che mi serve sapere. Per me è finita.” Aggiunsi, costringendomi a pronunciare quelle parole.
 
***
 
“Dannazione.” Mormorai, cercando di scaldarmi le mani mentre guardavo le finestre del secondo piano del palazzo di Harry. Non volevo essere lì. Non volevo più pensare a lui e non volevo che la mia vita ruotasse completamente intorno a quello che era successo, ma era stato più forte di me. Era stato come se le mie gambe avessero cominciato a muoversi da sole e mi avessero portata davanti a quello stupido palazzo.
Guardai l’orologio. Erano le quattro e venti di pomeriggio e avevo già resistito troppo tempo senza alcuna risposta. Per quanto continuassi a cercare di convincermi che non volevo ascoltare la sua spiegazione, la mia mente continuava a formulare nuove domande.
Suonai brevemente il citofono, sperando che Harry non fosse in casa e che in quel modo avrei deciso di tornare nel mio dormitorio ad aiutare Laurel a prepararsi per l’appuntamento con Liam. Invece pochi istanti dopo sentii la sua voce, con una sfumatura metallica, rispondere.
“Chi è?” Sembrava quasi agitato.
“Mary Jane.” Risposi semplicemente. Harry non disse nulla, ma sentii il portone aprirsi e, imprecando, lo aprii e mi avviai verso il secondo piano.
 
Avevo iniziato a odiare quel palazzo. Le scale erano buie, c’era sempre un leggero odore di muffa e il portone era decisamente troppo pesante. Odiavo lo zerbino dell’appartamento di Harry, perché era troppo marrone ed io odiavo gli zerbini in tinta unita. Ma soprattutto, detestavo il proprietario dell’appartamento, quello che mi stava guardando con gli occhi sgranati pieni di speranza e, probabilmente, di colpevolezza.
Non ne ero sicura, però, perché stavo facendo il possibile per evitare il suo sguardo.
“Di chi è questo appartamento? Di qualche amico? Te lo presta per farti stare da solo con le tue amanti?” Domandai senza nemmeno salutarlo. Avevo passato la notte insonne ad analizzare tutto quello che era successo da quando avevo conosciuto Harry al momento in cui Courtney mi aveva detto di essere sua moglie. Ero arrivata alla conclusione che quella fosse la casa di Tomlinson.
“È mio.” Rispose lui, facendomi entrare e chiudendo la porta alle nostre spalle. Guardai di sfuggita il divano, dove volevo sedermi, e poi cambiai idea, perché non c’era posto in quella casa in cui non avevo ricordi positivi del tempo che avevo passato con Harry. Ricordi che, in quel momento, sembravano voler bruciare un buco nel mio cuore.
Scossi la testa e finalmente mi decisi a spostare il mio sguardo su di lui. Era così bello che faceva quasi male a guardarlo e odiavo il fatto che fosse tutto finito. In effetti dovevo ammettere che una parte di me sospettava dall’inizio che ci fosse qualcosa di sbagliato. Nessun uomo era così perfetto. Ero stata una stupida a non chiedermi prima che difetto avesse.
“Come fai a vivere qui da solo se sei sposato?” Domandai, sentendo una stretta allo stomaco quando pronunciai quella parola ad alta voce.
Improvvisamente quello che stavo facendo mi sembrò una pessima idea. Perché avrei dovuto soffrire ulteriormente ascoltando le sue spiegazioni? E se la realtà fosse stata peggiore di quello che avevo immaginato?
“Vivo qui perché…” Cominciò a dire lui, ma io alzai una mano e lo interruppi.
“Sai una cosa?” Dissi. “Non voglio saperlo.” Aggiunsi e mi voltai per raggiungere la porta. Non riuscii ad aprirla, perché sentii la mano di Harry sul mio polso e il mio cuore cominciò a battere all’impazzata.
Mi bloccai e permisi che mi raggiungesse. Sentivo la sua presenza alle mie spalle, a pochissimi centimetri da me. Sentivo il suo respiro sul mio collo e la sua dannata mano sembrava essere stata creata per chiudersi intorno al mio polso. Chiusi gli occhi e cercai di regolarizzare il mio respiro, ma Harry si avvicinò ulteriormente al mio viso e sentii le sue labbra cercare la mia pelle.
Deglutii, ma non mi opposi. La sensazione era troppo intensa, troppo piacevole.
“Mary, io ti amo.” Sussurrò nel mio orecchio. Mi voltai verso di lui e lo abbracciai stretto. Avevo paura che se l’avessi lasciato andare si sarebbe dissolto nel nulla.
Le lacrime cominciarono a rotolare sulle mie guance e mi sembrava di avere un macigno nel petto, all’altezza del cuore. Mi morsi il labbro e deglutii.
“Stai zitto e spogliati.” Ordinai, cercando di mantenere la mia voce ferma e fredda.
Harry mi osservò per pochi secondi, prima di togliersi la camicia e di baciarmi. Risposi con foga, con urgenza, intrecciando le mani tra i suoi capelli e attirandolo più vicino a me. Volevo che diventassimo una cosa sola per l’ultima volta. Volevo disperatamente essere sua e, magari, riuscire a dimenticarmi di tutto il resto del mondo per un po’ di tempo.
Lui cominciò a indietreggiare, portandomi con sé, e ci fermammo solo quando raggiungemmo il tavolo della cucina. Poi mi tornò tutto in mente. La finestra. Le foto. Courtney.
“No.” Mormorai, allontanandomi. “No, Harry. È sbagliato.” Dissi. “È sbagliato.” Ripetei.
“Mary, se solo tu mi lasciassi parlare.” Replicò lui.
“Non c’è nulla da dire. Quello che stiamo facendo è sbagliato per mille motivi.” Dissi, prima di uscire e di richiudere la porta alle mie spalle. Mi appoggiai alla parete e posai un dito sulle mie labbra. Dovevo cominciare ad abituarmi all’assenza di quelle di Harry sulle mie. Dovevo dimenticare la sensazione che provavo quando lui mi baciava. Dovevo dimenticare lui.
 
***
 
A Laurel bastò un’occhiata al mio viso per capire che le cose non erano andate bene.
“Chiamo Liam e rimando l’appuntamento.” Disse, prendendo il telefono.
“Non osare.” Replicai. “Hai aspettato mesi e adesso non rimanderai per colpa mia.”
“Ma non posso uscire se so che stai così.” Ribatté la mia amica, sbloccando lo schermo del suo iPhone. Lo rubai dalle sue mani, lanciando un’occhiata allo schermo e notando una foto che avevamo scattato insieme al pub come sfondo, e lo misi dietro la schiena.
“Non se ne parla. Io sto benissimo. Questa sera ne approfitto per scrivere e per far sbollire la rabbia.” Risposi. Laurel scosse la testa.
“Se lo dici tu.” Mormorò. “Hai deciso di continuare il tuo romanzo anche…” Cominciò a dire, ma lasciò la frase incompleta.
“Sì.” Dissi. “Mi piace la storia che sto scrivendo. Troverò un'altra persona che mi aiuterà a correggere il testo. Non ho bisogno di Harry Styles.” Aggiunsi più per convincere me stessa che per altro.
“D’accordo.” Rispose dopo un po’ Laurel. Sapeva che non avrebbe avuto senso discutere con me, perché non avrei cambiato idea. Non le avrei mai permesso di rimandare l’appuntamento che sognava da mesi per colpa mia. “Allora alza il culo e aiutami a sistemare questi capelli, perché non posso permettere che Liam mi veda così.” Disse, facendomi scoppiare a ridere.
 
***
 
Provai a concentrarmi in qualsiasi modo – meditando, ascoltando la musica altissima nella speranza che riuscisse a coprire il suono dei miei pensieri e guardando un punto fisso per almeno dieci minuti – e quando non funzionò nulla e non riuscii a scrivere nemmeno una parola, decisi di passare alle distrazioni.
Andai su Netflix per guardare un film, ma il protagonista mi ricordò troppo Harry e dovetti cambiare titolo. Ne iniziai quattro diversi, ma alla fine dovetti rinunciare, perché ognuno di loro mi ricordava il professore in qualche modo. Rimasi a fissare per dieci minuti buoni lo sfondo sul mio computer, una foto che ritraeva Harry e me a New York a Times Square mentre aspettavamo l’inizio dell’anno nuovo. Dopo quella che mi sembrò un’infinità di tempo decisi di cambiare l’immagine con una molto più impersonale – un leone che guardava all’orizzonte – e spensi il computer. Avevo bisogno di aria fresca, dovevo camminare.
 
L’aria non era esattamente fresca. Era gelida. Avevo dimenticato i guanti nel dormitorio, ma non avevo la minima voglia di tornare a prenderli, perché mi ero accorta di non riuscire nemmeno più a guardare il mio letto, che mi ricordava la prima volta che ero stata con Harry, quando lui si era presentato nella mia stanza dopo il bacio nel suo ufficio.
La mia mente non riusciva a distrarsi per un solo secondo dal ricordo delle sue labbra sulle mie poco prima nel suo appartamento, dalla sensazione di stare tra le sue braccia, dal profumo dei suoi capelli, dall’espressione dei suoi occhi quando gli avevo detto di stare zitto e di spogliarsi. Era lui quello che aveva rovinato tutto. Era lui quello che aveva mentito e non mi aveva detto di essere sposato. Era colpa sua se era finito tutto, allora perché mi sentivo così in colpa? Perché non riuscivo a smettere di pensare a lui?
Cominciai a camminare più velocemente per scaldarmi e mi ritrovai nella piazza del campus, dove c’erano pochi studenti che stavano tornando nei dormitori. Non mi ero resa conto nemmeno dell’ora. Probabilmente avrei dovuto tornare indietro anch’io, ma non riuscivo a costringere le mie gambe a fare quel tratto di strada.
Una coppia, dall’altra parte della piazza, si fermò in mezzo alla strada. La ragazza saltò letteralmente in braccio al ragazzo e cominciarono a baciarsi. Mi bloccai, incapace di guardare da un’altra parte.
“Signorina Wats… ehm, Mary Jane?” Sentii la voce di Tomlinson dietro di me. Sussultai, perché non l’avevo sentito arrivare, poi mi voltai verso di lui. Stava cercando di sorridere, ma appena vide la mia espressione, tornò serio.
“È tardi, fa freddo e sei in giro da sola. Vieni con me, ti offro una tazza di tè caldo e parliamo.”
“Non ho niente da dirle, professore.” Dissi a denti stretti. Sentivo il gelo anche nelle ossa.
“Non fare la bambina.” Mi rimproverò lui. Avevo dimenticato che Tomlinson non aveva peli sulla lingua. Lui diceva sempre le cose come stavano e spesso non si preoccupava nemmeno di essere educato a riguardo. Mi stavo comportando in modo infantile e lo sapevo benissimo. Avevo diciannove anni, quasi venti. Dovevo crescere.
“L’offerta del tè è ancora valida?” Domandai, abbassando lo sguardo.
“Certo. Vieni con me.” Replicò l’uomo, facendo strada. Camminammo in silenzio per pochi minuti, poi raggiungemmo un vicolo poco lontano dalla piazza e Tomlinson mi fece accomodare sulla sua auto.
“Che cosa fai qui a quest’ora?” Chiesi. La sua auto profumava di arancia e cannella e il professore aveva avviato il motore e acceso il riscaldamento per aiutare a scaldarmi.
“Preparare uno spettacolo è complicato. Richiede ore e ore di lavoro e, come al solito, sono l’unico che ci tiene davvero e a cui non interessa fare straordinari. Zayn mi ha aiutato fino a un certo punto, ma poi è scappato a casa da Perrie.” Replicò Louis, scuotendo la testa. Non avevo idea di chi fosse Perrie, ma le mie amiche avevano detto che il professor Malik era sposato, quindi, probabilmente, si trattava di sua moglie. Odiavo quella parola.
“Immagino che avrai tante domande.” Disse Louis dopo un po’.
“Sono confusa.” Ammisi. “E non sono nemmeno sicura di volere le risposte, perché… perché ho paura che la realtà sia peggiore di quello che ho immaginato.” Mormorai.
“Allora per il momento ci accontenteremo di scaldarti con una tazza di tè, d’accordo? Non dobbiamo nemmeno parlare.” Propose il professore.
Scossi la testa, sicura che nel buio non riuscisse a vedere quel gesto.
“Non voglio che tu ti senta obbligato a prenderti cura di me perché ho avuto una storia con un tuo amico. Non sono una tua responsabilità.” Dissi.
“Lo so.” Replicò Tomlinson, spostando lo sguardo dalla strada per pochi istanti. “Non preoccuparti, non mi sento obbligato a fare nulla.” Aggiunse. Poi rimanemmo in silenzio per tutto il resto del tragitto. Avevo sempre pensato che Louis fosse una persona orribile – prima perché Laurel mi aveva raccontato come si comportava a lezione e poi perché mi ero resa conto che aveva aiutato il suo amico a mentirmi per tutto quel tempo – ma, forse, mi sbagliavo. A meno che non stesse cercando di portarmi a casa per assassinarmi, certo.
 
***
 
“Devi sapere che sono un po’ snob quando si tratta di tè.” Cominciò a dire Louis quando arrivammo nel suo appartamento. Mi fece togliere il cappotto e lo appese all’ingresso, di fianco al suo. “Bevo solo Yorkshire, lo faccio arrivare dall’Inghilterra” Aggiunse.
“Non mi sembra che tu sia snob solo per quanto riguarda il tuo tè.” Dissi, osservando le pareti ricche di riproduzioni di quadri famosi e locandine di spettacoli teatrali. Il suo appartamento era completamente diverso da quello di Harry. Era pieno di mobili ricercati, tappeti eleganti e accessori elettronici di ultima generazione. Sembrava di entrare in un’esposizione di un negozio di lusso.
“Mi hai beccato.” Replicò l’uomo, affaccendandosi in cucina. “Mi piace circondarmi di cose belle.”
Non dissi più nulla e cominciai a guardarmi intorno mentre lui preparava il tè. Osservai i quadri, le locandine, i libri che c’erano nella sua libreria – tra i volumi spiccava una grande sezione dedicata solo a Shakespeare – e poi mi accomodai al tavolo della sala da pranzo. Notai una cornice con una foto, sulla credenza. Eleanor stava baciando la guancia del professore e lui stava sorridendo alla macchina fotografica. Non l’avevo mai visto così felice. Quindi ci teneva a quella ragazza. Non era solo la persona con cui si divertiva quando andava a New York ed entrambi erano single. Dovevo ricordarmi di chiedergli qualcosa a riguardo.
Louis mi porse la tazza di tè e si sedette di fronte a me, in attesa. Era come se sapesse che prima o poi gli avrei fatto quella domanda.
“Tu sapevi tutto?” Dissi, quando finalmente cominciai a sentirmi come se sarei esplosa se non l’avessi chiesto.
Tomlinson prese del tempo e sorseggiò il suo tè, poi annuì.
“Sapevo della situazione di Harry, ma non sono mai stato la persona giusta per parlartene.” Replicò. “E, anche adesso, credo che debba spiegarti tutto lui.”
“Quindi sapevi benissimo che sua moglie sospettava che…” Mi bloccai, incapace di finire la frase. Sentivo già un lieve dolore allo stomaco, che era spuntato quando avevo pronunciato ad alta voce la parola “moglie”. In quel momento giurai a me stessa che non l’avrei mai più usata in tutta la mia vita. Avevo voglia di creare e firmare una petizione per farla rimuovere dal vocabolario.
“No.” Mi sorprese Louis. “Non immaginavo che sospettasse qualcosa, ma quando ti ho vista parlare con lei in quel pub sono andato nel panico e ti ho allontanata. Non volevo che lo scoprisse.”
“O non volevi che io scoprissi che Harry è sposato?” Domandai ancora, incapace di trattenermi.
“Sapevo che prima o poi ti avrebbe parlato della sua situazione e, come ti ho detto poco fa, non sono la persona adatta a raccontarti tutto.” Replicò. Era tranquillo e anche abbastanza educato, il che era in netto contrasto con l’immagine che avevano tutti di lui. Con l’immagine di se stesso che proiettava ai suoi studenti durante le sue lezioni. Louis Tomlinson era famoso per essere cattivo, maleducato e isterico.
“Louis, in che situazione orrenda mi sono cacciata?” Chiesi dopo qualche minuto di silenzio.
“Credimi, non è così grave come pensi.” Rispose l’uomo. “Vuoi che chiamo Harry e lo faccio venire qui, così potete parlarne?”
“No.” Risposi velocemente. “No, non penso di essere pronta.” Aggiunsi, scuotendo la testa. Mi bastò un’occhiata di Louis, che sembrava volesse ricordarmi di non fare la bambina, per cambiare idea. “D’accordo, chiamalo.”
 
Harry arrivò pochi minuti dopo e quando Louis aprì la porta vidi che aveva il respiro affannato. Aveva corso dal suo appartamento fino a quello di Tomlinson?
“Ho fatto gli scalini due a due.” Lo sentii mormorare. Tomlinson gli tirò un’amichevole pacca sulla spalla e gli rivolse un mezzo sorriso.
Rimasi seduta al tavolo, con la tazza di tè ormai finito tra le mani. Ero davvero pronta ad ascoltare la sua spiegazione? Sospettavo fortemente di non esserlo.
“Ciao, Mary.” Mi salutò lui, entrando in sala da pranzo dopo aver ringraziato Louis a bassa voce. Il proprietario dell’appartamento annuì e sparì dietro una porta di legno scuro, probabilmente quella della sua camera da letto.
“Ciao.” Dissi, tenendo lo sguardo risolutamente basso.
“Posso sedermi?” Mi domandò Harry. Non mi piaceva la sensazione di imbarazzo che si era creata tra di noi. Eravamo abituati a parlare di qualsiasi cosa e in quel momento era difficile anche salutarsi.
“Okay.” Mormorai, indicando vagamente la sedia su cui, fino a pochi minuti prima, era seduto Louis.
“Vuoi… vuoi che parlo io oppure vuoi farmi delle domande?” La voce di Harry era quasi ridotta a un sussurro e parlava ancora più lentamente del solito. Deglutii e cercai di chiarire le idee. Volevo che mi raccontasse quello che voleva lui, a ruota libera, oppure volevo che rispondesse alle mie domande specifiche?
“Ti ascolto.” Dissi dopo qualche minuto di silenzio. Ero così nervosa e agitata che non riuscivo nemmeno a comporre frasi di senso compiuto nella mia mente. Figuriamoci ad alta voce.
“D’accordo.” Replicò lui, annuendo. Sembrava davvero a disagio, non l’avevo mai visto in quello stato. “Ho conosciuto Courtney all’università. Lei frequentava il secondo anno di Economia, io il terzo di Letteratura e Scrittura Creativa.” Cominciò a raccontare.
“Eravamo entrambi molto giovani ed io ero stupido e romantico. Ci siamo sposati mentre frequentavamo ancora l’università, dopo sette mesi di fidanzamento. È stato chiaro quasi da subito che non eravamo fatti l’uno per l’altra. Quando siamo andati a vivere insieme abbiamo iniziato a litigare su qualunque cosa. Ma sai, ormai eravamo sposati ed io volevo provare a farla funzionare. Volevo impegnarmi sul serio, perché non volevo ammettere che il mio matrimonio fosse finito così presto.”
“E quindi perché non hai chiesto il divorzio?” Chiesi. Volevo trattenermi e stare zitta fino alla fine del racconto, ma non ero riuscita. Harry aveva alzato lo sguardo e mi aveva guardata a lungo, con un’espressione triste.
“All’inizio pensavo che le cose non andavano bene perché eravamo entrambi molto occupati con l’università, così ho pensato di aspettare che ci laureassimo tutti e due. Poi ho avuto l’opportunità di trasferirmi a New York subito dopo la fine delle lezioni, mentre lei stava frequentando l’ultimo anno e doveva laurearsi, e ho aspettato ancora.”
“E ti sei trovato un’amante e lei l’ha scoperto, giusto?”
Harry sembrò confuso.
“Cosa? No. No, non ho mai tradito Courtney, prima di innamorarmi di te.” Rispose. Provai una stretta al cuore a quelle parole, ma cercai di ignorarla.
“E quindi cos’è successo? Perché sei tornato a St. Louis?”
“Mia suocera è caduta e si è rotta il femore. Courtney mi ha chiesto di tornare per aiutarla a supportare sua madre e non sono riuscito a dire di no. Ho fatto i bagagli e sono tornato qui, ma con tutto quello che stava passando… non ho avuto il coraggio di presentarle i documenti del divorzio.”
“Questo, però, non spiega ancora perché vivi da solo.” Puntualizzai.
“Qualche mese fa Courtney ha perso il lavoro ed è caduta in depressione. Diceva che non riusciva più a stare nella nostra casa e che la mia presenza la rendeva ancora più triste, quindi ha deciso di tornare a casa dei genitori per un po’. Mi ha detto che voleva prendersi una pausa da tutto. Non… non mi sembrava il caso di peggiorare la situazione con il divorzio. Non sono riuscito. Invece sono tornato nell’appartamento in cui vivevo prima di conoscere lei, quando frequentavo l’università. È più comodo per venire a lezione tutti i giorni.” Continuò lui. “E poi ho incontrato te, Mary. Non era nei miei progetti tradire Courtney prima di chiederle il divorzio. Non era nei miei progetti avere una relazione con una delle mie studentesse. Non era nei miei progetti innamorarmi così perdutamente di te, ma l’ho fatto e sì, ho sbagliato a non dirti nulla, ma…”
“Ma?” Lo incitai.
“Sono stato egoista. Non volevo perderti, perché sono stato intrappolato in quel matrimonio senza amore per anni e poi sei arrivata tu e mi hai fatto sentire vivo di nuovo. Mi hai fatto ricordare cosa si prova quando si è innamorati.”
Chiusi gli occhi per ricacciare indietro le lacrime. Certo, io non sapevo nulla di matrimoni complicati, non avevo idea di cosa volesse dire essere bloccati in una situazione del genere. Una vocina nella mia mente continuava a fare domande. Sono passati anni da quando Courtney si è laureata e ha perso il lavoro ed è caduta in depressione? Perché non le hai chiesto il divorzio in quel periodo? Perché proprio io? Ci sono centinaia di persone in questa università. Perché non me l’hai mai detto? Avrei capito. No, non sarei mai riuscita a frequentare un uomo sposato, conoscendo la verità. Non avrei mai potuto fare una cosa del genere. Mi hai ingannata, mi hai fatta innamorare di te e poi mi hai spezzato il cuore. Mi hai mentito, mi hai nascosto la verità per mesi. Io mi fidavo di te, pensavo di conoscerti meglio di qualunque altra persona al mondo e, invece, ho scoperto di non sapere nulla di te, esattamente come non so nulla di mia madre, di tutte le altre persone che fanno parte della mia vita. E poi tua moglie mi ha detto cose diverse, a chi devo credere? A lei, che è stata tradita e odia entrambi? O a te, che dici di essere innamorato di me, ma so che sei capace di mentire, perché l’hai già fatto?
“Ogni parte di me vorrebbe credere a questa storia, Harry, ma come posso farlo?” Dissi dopo qualche istante. La sua versione mi piaceva sicuramente di più di quella che mi aveva raccontato Courtney, ma chi aveva ragione? Lei mi aveva detto che lui era un traditore seriale e l’aveva persino fatto seguire da un investigatore privato, che aveva ottenuto quelle foto. Lui mi aveva raccontato la storia di un matrimonio senza amore, di una compagna complicata e con problemi di depressione e di una persona che non voleva appesantire la sua situazione facendole firmare le carte del divorzio. Non avevo la minima idea di chi dei due mi stesse raccontando la verità.
“So di aver tradito la tua fiducia e questo è il mio rimpianto più grande. Courtney ed io abbiamo avuto un matrimonio complicato e abbiamo avuto tanti problemi, che sicuramente hanno contribuito a tutto quello che è successo…” Mormorò lui.
“Non hai solo tradito la mia fiducia.” Dissi, interrompendolo. “Mi hai mentito per mesi, mi hai ferita e mi hai delusa.” Aggiunsi.
“Lo so, mi dispiace tantissimo. Spero solo che tu riuscirai a perdonarmi un giorno.”
“Non lo so.” Dissi. “Magari riuscirò a farlo, in futuro. Ma non penso che riuscirò mai più a fidarmi di te. Non come prima.” Harry abbassò di nuovo lo sguardo sul tavolo e non disse nulla. “Devo tornare nel dormitorio.” Aggiunsi, alzandomi e andando a recuperare il cappotto dall’ingresso. Avevo già sentito abbastanza per quella sera. Avevo bisogno di stare da sola e riflettere su tutte le informazioni che avevo raccolto e cercare di mettere in ordine i miei pensieri. In quel momento mi sentivo come se la mia testa potesse scoppiare da un momento all’altro.
“Lascia almeno che ti accompagni a casa. Non fare tutta quella strada da sola.”
Decisi di accettare il passaggio, ma rimasi in silenzio per tutto il tempo. Sapevo che Harry non mi aveva detto tutto. Aveva accennato ad alcuni problemi, che sicuramente erano comparsi negli anni tra la laurea di Courtney e la perdita del suo lavoro. Ma ero pronta a sentirli? E, soprattutto, gli avrei creduto? Non ero sicura di credere a una sola parola di tutto quello che mi aveva raccontato.

 


Eccoci! Nuovo capitolo di Little White Lies! Oggi scopriamo qualcosa in più sulla storia di Harry e Courtney, ma, come sospetta Mary Jane, c'è qualcos'altro che Harry non le ha ancora detto. Di cosa si tratta? Lo scopriremo presto.
In questo capitolo c'è anche Louis, che forse non è una persona orribile come tutti pensano!
Ormai Mary Jane non si fida più di Harry e quindi fa fatica a credere a quello che lui le ha raccontato. E, secondo voi, è tutto vero? Oppure ha ragione Courtney? O la verità è a metà tra le due versioni? Nel prossimo capitolo (che devo ancora finire di scrivere, ma penso che riuscirò a pubblicare martedì) saremo un passo più vicini alla verità.
Grazie a tutte le persone che hanno letto e alle persone che hanno commentato! Grazie anche a chi ha inserito la mia storia tra le seguite, preferite o ricordate!
Un bacione e alla prossima <3

 

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