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Autore: _Heartland_    26/11/2014    4 recensioni
{ | PostMockingjay! | Everthorne ( Gale + Katniss ) | Galecentric! | }
Tutti sappiamo cosa è accaduto dopo la Rivolta, o almeno, una minima parte. Spesso, noi Everthorne shipper, ci rassegniamo a scrivere di questa coppia che gli altri definiscono improbabile che dopo anni riesce comunque a tornare unita, oppure proviamo ad immaginare come si sia sentito il nostro Hawthorne durante i giochi di Katniss. Insomma, ci interroghiamo sul presente e sul futuro.
Ma vi siete mai chiesti come vivevano Katniss e Gale prima? Vi siete mai chiesti quali avventure, belle o brutte, vivessero nei boschi? Vi siete mai chiesti, quando nelle fanfiction si parla dei ricordi di Gale, di quali ricordi effettivamente si tratta?
No, si suppone di no. E anche se fosse, qui troverete le risposte alle vostre domande. Una storia in cui Gale, in ritorno verso casa, ripercorre ad ogni capitolo un ricordo di lui e Katniss nei boschi.
Un insieme dei momenti più belli della nostra coppia preferita, accompagnati talvolta da qualche canzone o una bella poesia, che ci fanno capire perché loro due, effettivamente, sono poi questa coppia così speciale.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Hawthorne, Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo
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Nur Erinnerungen.



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Capitolo secondo



 

Ricordare l'amore è come rievocare un profumo di rose in cantina. Si può richiamare l'immagine di una rosa, ma non il suo profumo. 

——— A. Miller
 

 



Quella mattina faceva un freddo bestiale. Gale si era alzato prestissimo e quando si era affacciato alla finestra, aveva osservato con delusione il cielo grigio, carico di nuvole temporalesche. Il suo sguardo, poi, era andato a posarsi anche su alcuni alberi lì vicino, scossi da un vento talmente forte che, per quanto si piegavano su loro stessi, parevano potersi spezzare da un momento all’altro.
« Soldato, buongiorno. » Quando il ragazzo entrò in cucina, la voce dolce e accogliente di Hazelle per un attimo gli riportò del calore. Poi uno spiffero di vento gelido riuscì a farsi spazio ed entrare nella casa, e il momento perse tutta la sua magia.
« Andrai a caccia anche oggi, con tutto questo brutto tempo? » gli domandò ancora la madre, sedendosi sul tavolo davanti a lui. Istintivamente, il dorso della sua mano accarezzò debolmente la guancia sinistra del figlio.
« Devo, mamma » confermò Gale, mentre già si alzava e andava a prendere una sciarpa e la giacca. « Cercherò di non ammalarmi. »
La donna accennò un sorriso, osservandolo. Benchè avesse solo quattordici anni, sembrava già così forte, così sicuro di sé stesso, ed era così bello. Riusciva appena a capacitarsi che fosse suo figlio, talmente ne era orgogliosa, e talmente gli voleva bene. « Non ti ammalerai, soldato, » riprese, chiamandolo con il nome cui era solita apostrofarlo. « Sei troppo forte. »
Gale abbassò lo sguardo per nascondere un sorriso compiaciuto e, prima di uscire di casa, strinse la madre in un dolce abbraccio.

 
-***-
 
Aveva appena superato la recinzione. Il vento gli scompigliava tutti i capelli, e il suo solito ciuffo ribelle pareva trarne profitto, perché riusciva ancora di più a ostruirgli la vista.
Seccato, il quattordicenne se lo scostò con un movimento brusco. Si rinchiuse ancora di più nella sua giacca e poi, con un unico e grande respiro, si addentrò nel folto della foresta.
Quella mattina, da quando era uscito di casa, uno strano sentimento gli aveva pervaso lo stomaco. Pareva contorcerlo in una morsa costante, senza lasciargli mai tregua. Gale si sentiva come se avesse un sesto senso. Intuiva che quel giorno sarebbe successo qualcosa di strano, inusuale.
Ciò nonostante, il ragazzo continuò a camminare, scrollando le spalle. Per un quarto d’ora si fece il giro della parte est della foresta, senza risultati. Le trappole erano tutte vuote.
Frustrato e sempre più infreddolito, il capofamiglia Hawthorne decise di cambiare direzione. Era solo ottobre, ma il freddo si era già fatto sentire di brutto e questo aveva provocato in Gale pessime sensazioni sulla selvaggina. Ne avrebbe trovata ancora abbastanza? La sua famiglia sarebbe sopravvissuta anche quell’anno alla stagione fredda? Non ne era sicuro.
Sospirò, giusto in tempo per evitare un attacco di rabbia. Ormai per lui era normale. Spesso, quando qualcosa non andava, si arrabbiava. Un fuoco ardente prendeva il posto del suo corpo, e Gale era pronto a tutto e tutti pur di portare avanti la propria idea. Era fatto così, tutto fuoco e tanta strategia. In un qualche modo, le prede non gli sfuggivano mai.
Il ragazzo, dopo un altro quarto d’ora di passeggio, arrivò finalmente alla radura dove ricordava di aver lasciato qualche trappola. Il caso volle, però, che il quattordicenne non fosse solo. I suoi occhi grigi si andarono a posare su una ragazza magrolina, che non doveva avere più di dodici anni. Era abbastanza alta, e decisamente scheletrica. Portava i capelli folti e scuri racchiusi in una treccia che le riscendeva sulla spalla, ed era vestita in tenuta di caccia. In una mano portava l’arco e, sulla schiena, teneva la faretra. Indossava inoltre una classica giacca di pelle marrone, anche se si notava benissimo che era troppo grande per lei.
Per i gusti di Gale, la ragazza stava curiosando fin troppo nella sua trappola.
Allora lui tossì più volte per far notare la propria presenza. La ragazza, istintivamente, alzò lo sguardo. Per un attimo fra loro due seguì il silenzio, mentre si studiavano a vicenda e si ipnotizzavano l’uno sugli occhi dell’altra. Avevano esattamente la stessa tonalità di grigio.
« Sai che il furto qui è un reato? » domandò a quel punto Gale, squadrandola. « E che può essere punito con la morte? »
La ragazza annuì, serrando la mascella. « Giusto perché tu lo sappia, stavo solo guardando. »
« Certo. » commentò il ragazzo, ironico, avvicinandosi e riprendendosi la propria trappola. Compiaciuto, riconobbe un coniglio all’interno di essa.
« E’ la verità. » ribattè la ragazza, alzandosi a sua volta. Gale la guardò ancora, osservandone i tratti particolari del volto e del corpo. « Non sono tutti fortunati come te, a caccia, sai? » continuò poi la dodicenne, guardandolo torva.
Il ragazzo annuì, mettendo la preda all’interno della sacca che si era portato dietro, assieme alla trappola. « Oh, beh, neanche io sono poi così fortunato. »
« Di certo più di me. »
Fu allora che Gale si accorse di aver già sentito quella voce, di aver già visto quegli occhi. « Aspetta  un attimo… io… » il ragazzo riflettè ancora un secondo abbassando lo sguardo. Certo, aveva capito. Rialzò il capo di colpo, guardandola dritto negli occhi. «  Io ti ho già vista, ragazzina. Sei quella a cui è morto il padre nella miniera. »
La dodicenne abbassò lo sguardo, trovando di colpo le punte dei suoi piedi molto più interessanti. « Sì. Se non erro è morto anche il tuo, di padre, lì. »
Il quattordicenne annuì, inumidendosi le labbra. Perché stava continuando a parlare con quella ragazzina? Non avrebbe dovuto neanche calcolarla. Qualcosa, però, lo attraeva incredibilmente a lei. « Com’è che ti chiami? » domandò allora, per cambiare discorso.
Dalla bocca della ragazzina uscì un sussurro appena percettibile.
« Catnip, hai detto? » ripetè Gale, per accertarsi. « Bel nome. »
« No. » negò la ragazza, scuotendo la testa. « E’ Katniss. »
« Oh, capito,  » confermò il ragazzo, accennandole un sorriso. « Catnip. »
La ragazza accennò una risata, guardandolo. « Sei duro di testa, tu, eh? »
« E’ una qualità che si impara ad apprezzare col tempo » ribattè il ragazzo, con una nota di sarcasmo nella voce.
Era felice. Benchè la conoscesse da pochissimo, si trovava bene in compagnia di quella ragazzina. « E così anche tu vai a caccia » constatò poi, squadrando l’arco della ragazza.
« Almeno ci provo » disse lei, con tono ironico.
Gale le sorrise, avvicinandosi. « Vediamo che cosa sai fare, allora. »
A quel punto la guidò in mezzo al bosco, anche se scoprì con sollievo che non ce n’era bisogno. Katniss conosceva i boschi come conosceva le sue tasche.
Ciondolarono in giro fra gli alberi per un po’, finchè non sentirono lo spezzarsi di un ramoscello. Gale era sul punto di dirle di fermarsi, ma notò con piacere che lei lo aveva già fatto, e aveva addirittura già incoccato la freccia.
Beh, pensò, se la cava.
Fu a quel punto che videro uno scoiattolo. Era di statura media, ma uno di quelli che correvano all’impazzata da una parte all’altra. In poche parole, impossibili da prendere. Gale aveva provato fin troppo spesso a prenderli, scoprendo che in quel caso se la cavava molto meglio con le trappole.
L’aria era carica di tensione, i muscoli della ragazza erano immobili. Il ragazzo osservava curioso la scena, in attesa di una qualche reazione di Katniss.
E poi, di colpo, la freccia partì. Fu una frazione di secondo. E tanto breve fu il tempo con cui la freccia trapassò l’occhio dell’animale, segnando la sua fine.
« Diamine! » esclamò il ragazzo, seppur a bassa voce. Poteva esserci altra selvaggina intorno, e in tal caso non voleva spaventarla. « Com’era il fatto che te la cavavi? »
Katniss sorrise, guardandolo. « Sai, penso che se unissimo le forze avremmo entrambi più selvaggina e cibo. Me ne intendo delle piante in giro per il bosco, mio padre mi ha insegnato tutto. »
Gale annuì convinto. « Sì » confermò, sorridendole.  « Ottima idea. »
« Lo posso definire un patto? » domandò la ragazza, osservandolo curiosa.
Gale le sorrise, ipnotizzato dai suoi occhi. « Lo puoi definire l’inizio di un’amicizia, Catnip. »

 
-***-

« Gale! » Nikolas lo chiamò per l’ennesima volta, nell'ennesimo vano tentativo di svegliarlo.
Stavolta, però, riuscì nel suo intento, e l’altro ragazzo sobbalzò sulla sedia. « Catnip? » fu l’unica cosa che uscì dalla sua bocca, prima di essersi effettivamente reso conto di essere in tutt’altra situazione. Di essere nella vita reale.
« Come hai detto? » ripetè il biondo, confuso.
« Nulla, nulla. » lo tranquillizzò Gale, alzandosi lentamente dalla sedia. « Che… che ore sono? »
« Siamo in viaggio da tre ore. Sei crollato circa due ore fa. » lo informò l’altro, accennando un sorriso divertito. « Hai dormito bene? »
Eccome, se aveva dormito bene. O almeno, in un certo senso. Erano anni che non sognava Katniss in una situazione di realtà. Ogni volta aveva semplicemente immaginato loro due assieme, lontani da chiunque altro. Aveva sempre provato ad esaudire i suoi desideri, senza abbandonarsi mai alla realtà.  Ma adesso, lentamente, i ricordi reali stavano tornando a galla.
Eppure, Gale era sicuro che questa cosa non gli dispiaceva poi così tanto. Sapeva che il dolore e che il ricordo erano pur sempre meglio del vuoto assoluto.
« Tra poco ci assegneranno le camere, » lo informò l’amico, guardandolo negli occhi. « Fra due giorni dovremmo essere nella strada fra il Distretto 3 e il 4. »
Il moro annuì, ringraziandolo silenziosamente delle informazioni. Poi Nikolas se ne andò via, dicendo di dover sbrigare  delle faccende. Gale annuì, guardandolo scomparire oltre la porta scorrevole. Resto lì per un po’ a fissare il nulla, finchè non decise che stava cominciando ad annoiarsi.
Così prese il borsone, estraendone uno dei fogli che si era portato dietro. Si sedette su un’altra poltrona, nell’angolo, dove era sicuro che nessuno l’avrebbe visto, e spiegò il fogliettino.
Ricordava ancora quando l’aveva scritta, quella canzone.
-***-
 
Era notte fonda, ed era da poco arrivato al Distretto 2. Le ferite provocatogli all’animo dalla guerra erano ancora aperte, si facevano sentire immancabilmente, e la distanza fra Katniss e lui era a dir poco insopportabile. Gli contorceva lo stomaco, gli trapassava il cuore, gli lacerava l’anima.
Il dolore era diventato il suo migliore amico, all’epoca. Lo svegliava la mattina e lo faceva addormentare la sera, con tutta la crudeltà che era in grado di possedere . E la cosa peggiore era che Gale non aveva modo di sfogarsi. I suoi allenamenti, da quando aveva deciso che la cura per evitare le emozioni era lo sfogo, erano diventati tripli, ma non parevano aiutarlo affatto.
Così, un giorno, mentre il ragazzo tornava in fretta in quella che avrebbe dovuto definire casa, si sedette alla scrivania che fino ad allora non aveva ancora mai utilizzato.
Prese la prima penna che trovò, e decise di farlo. Ricordava ancora la voce melodiosa di Katniss che di tanto in tanto cantava nei boschi, e le Ghiandaie Imitatrici che le rispondevano, creando un’unica e bellissima armonia. Era da quando Catnip aveva cominciato a cantare nella loro “dimora”, che Gale aveva deciso che, per quanto fosse strano, gli piaceva la musica.
Così, in fretta e furia, quel giorno dedicò tutta la sera a scrivere una canzone. Una canzone dedicata a loro, seppure un po’ banale, che però trasmetteva tutto quello che lui aveva vissuto mentre Katniss era negli Hunger Games.
Era pur sempre una canzone, una canzone solo loro.

 
-***-

Gale accennò un sorriso malinconico al ricordo, posando poi lo sguardo sul titolo. In alto, al centro, era scritto: The One That Got Away.
L’Hawthorne ricordava ancora che ci aveva messo parecchio a decidere il titolo, e alla fine aveva deciso di inserire la prima cosa che aveva pensato di Katniss quando era partita.
Il ventiduenne scosse leggermente la testa e, dopo essersi assicurato un’ultima volta che nessuno lo stesse osservando, incominciò a leggere, in silenzio, solo con gli occhi, le strofe della canzone.
 
It was a year after our dads died,
When we first met.
Went hunting for some squirrels,
Caught them in my net.
I would make the snares and you would take the bow…
 
Wiped your tears away and held you,
When you were upset,
Just wanted to protect you.
I’ll never forget,
The time I sad “I love you”
And you replied “I know”.
 
Le ultime due strofe erano ben sottolineate, come a segnarne l’importanza. Erano difatti quelle a colpirgli ogni volta il cuore, a ricordargli la crudele realtà. Eppure, quando aveva scritto la canzone, aveva sentito il bisogno di metterle.
Forse perché sperava che un giorno Katniss l’avesse letta, la loro melodia.
 
And in another world,
You would be my girl.
We would run away together,
No Peeta and his pearls.
You used to be my Catnip,
Now you’re his Mockingjay,
And now I have to say you are
The one that got away.
The one that got away…
 
L’Hawthorne era specialmente affascinato dal ritornello. Pensava che lo rappresentasse a perfezione.
 
Remember when I got whipped,
You stayed by my side.
Held my hand till you fell asleep,
We were partners in crime.
When you went into the Hunger Games,
My whole world fell apart.
 
Per un attimo, il ventiduenne si sentì mancare. Le forti emozioni di quel giorno, il giorno in cui Katniss era partita per la prima volta, lo travolsero tutto d’un colpo, stravolgendolo.
Ciò nonostante, con un groppo in gola, il ragazzo continuò a leggere.
 
Saw you kiss him on the TV,
Whilst he stroked your hair.
Turned away and pretended,
Like I didn’t care.
I wish you knew that you’re
The missing peace to my broken heart.
 
E per un secondo gli parve di sentirlo. Il suo cuore. Il suo cuore andare in frantumi, come se fosse di vetro.
Abbandonarsi per terra e crollare in tanti piccoli pezzettini impossibili da rimettere assieme.
 
And in another world,
You would be my girl.
We would run away together,
No Peeta and his pearls.
You used to be my Catnip,
Now you’re his Mockingjay,
And now I have to say you are
The one that got away.
The one that got away…
 
Gale si morse il labbro inferiore. No, non poteva piangere. Non era da lui. Rilesse ancora una volta tutta la canzone e poi, stando attento a non farsi vedere da nessuno, si portò il dorso della mano destra alla mano, asciugandosi una calda lacrima che era riuscita a traboccare oltre i suoi occhi.


 

Si può chiudere un occhio sulla realtà, ma non sui ricordi. 

——— S. Jerzy Lec
 
 

{ Nota dell’Autrice }

Yay, ci sono riuscita! 
 
Okay, premetto che la canzone sopra riportata non è mia. E’ una fanmade, una canzone dedicata al punto di vista di Gale. Una mia cara amica, Everthorne shipper, me l’ha fatta scoprire, e penso di essere la prima ad usarla per una fic.
Ecco il link, se volete sentirla: https://www.youtube.com/watch?v=WXvIpsoV67o
Per quanto riguarda il capitolo, nella prima parte possiamo vedere un ricordo di Gale, ovvero il suo primo incontro con Katniss. Ho cercato di addolcirlo un po’ in quella parte, perché l’ho sempre immaginato comprensivo nei confronti di Catnip, la prima volta che si sono incontrati, anche se all’inizio è un restio con lei.
Direi che non c’è altro da dire, soprattutto perché il mio pc sta andando in fumo. Continua a cambiare scrittura, scrive in modi diversi, ingrandisce e rimpicciolisce la scrittura e apre altre finestre, tutto da solo.
Sì, computer, è ora che ti porto a riparare. I giochi ti hanno segnato.
  
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