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Autore: Alexis Cage    28/11/2014    3 recensioni
Ho riscritto la realtà. Anzi, così sminuisco quello che ho fatto: ho salvato il culo a tutto il mondo.
Ora penso di poter tranquillizzarmi, no? Insomma, ho degli amici, dei veri amici, una famiglia che mi vuole bene e, soprattutto, ho ritrovato quel rincoglionito di Evan.
Ma c'è di meglio: i poteri non esistono più. Posso fare la mia tranquillissima vita di merda, finalmente.
E invece...no. Perchè, a quanto pare, ci sono persone capaci di rovinarmi la vita all'infinito, anche dopo la morte...o anche da luoghi molto, molto lontani.
Del resto, non ci sono confini alla mia sfiga. Ormai l'ho capito.
E stavolta non riesco a non chiedermelo: sarò capace di rimettere tutto a posto...di nuovo?
PS AUTRICE: questa è la continuazione della storia (conclusa) "Il diario di una reclusa"...quindi consiglio ai pochi folli che pensano di leggere questa storia di farsi prima un giro nell'altra, o capirete ben poco
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Diari di gente altamente normale'
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E adesso?

Evan rantola a terra, non riesce a fare altro. Perde troppo sangue.

Gli altri si sono accorti di cosa è successo. Quasi tutti sono pietrificati dal terrore (cosa possono fare di fronte a uno che respinge le pallottole?)...ma non Catchlyt e Nicolson: puntano le loro pistole verso Nathan e, razza d'idioti, sparano.

Stavolta vedo tutto. Sarà perchè sono in una specie di shock, anche se non ci penso nemmeno...ma vedo tutto.

I proiettili rallentano e si fermano a venti centimetri dal volto di Nathan. Lui li studia per qualche istante, come fosse incuriosito da essi...poi sposta gli occhi verdo di me.

E stavolta riesco a vedere.

I proiettili schizzano a velocità stellare verso un punto accanto a me. E, ancor prima di rendermene conto, allungo un braccio per deviarli verso l'alto e gli grido:

-Fottuto stronzo di merda!-

Perchè ha mirato a Evan.

Figlio di puttana.

-Grazie per la tua finezza, Ivy. Non serve a niente, ma grazie. Perdonami se uso un tramite così...abbietto, diciamo, ma non posso fare altro.-

Mi volto di scatto, come tutti, verso Von Coulsen. Come tutti, mi chiedo perchè diavolo abbia detto queste parole e perchè abbia un'espressione strana, quasi assente...

Poi ci arrivo, e mi giro verso Nathan.

Lui continua a fissarmi con quello sguardo malato.

-Sì, sono io. È logico che tu non lo sappia, del resto, Evan è partito per portarti da me prima che ultimassi gli esperimenti...ma non importa. Non sarà un problema, vero?- sento che dice Von Coulsen, e Nathan sorride leggermente -Potresti farmi il favore di aprire la mente, adesso? Non ho voglia di sprecare energie nel controllare il cervello di questo coglione...sarebbe più semplice parlarci faccia a faccia, no?-

-No.- gli rispondo io. Il sorriso non gli scompare dal volto mentre fa dire a Von Coulsen:

-Non mi lasci altra scelta, allora.-

Uno sferragliare alle mie spalle attrae la mia attenzione: mi volto di nuovo e vedo qualcosa di decisamente problematico.

-Obbedisci.- dice Catchlyt, mentre Von Coulsen punta la sua mitraglietta verso la testa di Evan -O gli ordinerò di sparare.-

-Tanto...- comincio, ma un groppo in gola m'impedisce di continuare. Evan respira ancora, a fatica...ma ha chiuso gli occhi. E c'è davvero troppo sangue. -Tanto lui è andato.-

-Pensi sia così stupido da sprecare una risorsa del genere? Andiamo, Ivy, così mi offendi.- dice Nathan attraverso Catchlyt -Ha solo un polmone perforato. A parte il proiettile, ovvio...comunque, in questo stato ha ancora qualche ora da vivere, se è fortunato. Potrebbe salvarsi. Vuoi avere la sua morte sulla coscienza?-

Ho voglia di ammazzarlo. Una voglia terribile di strozzarlo con le mie mani.

Ma non sono una bambina; devo pensare agli altri.

-Farò quello che vuoi se li lascerai tutti. Tranne me...ed Evan, se lo vuoi tenere qua così che io collabori.-

-E perchè dovrei farlo?- chiede Catchlyt. Ora Nathan non sorride più.

-Evelyn...- sento chiamare dalle mie spalle. Poi accade tutto velocemente: Catchlyt punta la sua arma verso Witness e gli ringhia contro:

-Non mi pare di averti dato il permesso di parlare!-

Witness guarda Nathan, poi guarda me. Ha un'espressione strana stampata in faccia.

-Lui è debole. Puoi romperlo facilmen...-

Vedo i muscoli della mano di Catchlyt che si tendono mentre lui comincia a piegare l'indice per premere il grilletto. Un secondo, e Witness sarà morto per aver detto sei parole di troppo...

FERMATI.

Catchlyt si blocca subito e, anche meglio, abbassa il braccio. Poi sbatte le palpebre un paio di volte e mi guarda come a dire "Cos'è successo?".

Mi volto verso Nathan e, in fondo, non sono troppo sorpresa di vedere che sta sorridendo di nuovo.

-Bene. Davvero notevole.- dice con la bocca di Von Coulsen, che ha ancora la mitraglietta puntata verso Evan -Mi hai cacciato dalla sua mente. Potrei rientrarci quando voglio, potrei farlo con tutti loro, e ogni volta tu li libereresti...e lo sai. Perchè non sei preoccupata, allora?-

-Te l'ho detto. Loro non c'entrano.- gli rispondo. Sposto per un istante gli occhi verso la tomba di vetro della versione morta di me, poi guardo ancora Nathan.

Cosa farebbe Evan adesso? Cercherebbe di salvare più gente possibile. E penso che aspetterebbe il momento migliore per agire, senza fare cretinate.

Di solito sono io a farle.

-Tu vuoi che ci siano solo pensatori, che muoiano i normali. Ma i pensatori non sono poi così tanti, no? Allora perchè sacrificare un gruppo di pensatori così potenti in modo così stupido? Mi sto offrendo a te...non fare inutili spargimenti di sangue. Hai me, ora.-

Picchietta un po' di volte le dita sulla teca di vetro. Poi, finalmente, Von Coulsen sposta il braccio con la mitraglietta e dice:

-...bene. Mi hai convinto, ho deciso di dare loro una possibilità. Ma se farai qualcosa, qualunque qualcosa, ordinerò ai miei di far loro del male.-

Far loro del male. Non ucciderli, ma farli soffrire il più a lungo possibile.

Figlio di puttana.

-Faber!- ringhia Catchlyt. Dopo qualche secondo realizzo che ce l'ha con me. -Non pensare che ti lasceremo qua...-

SEGUITE I SUOI UOMINI. ANDATEVENE.

Come un gregge obbediente, tutti loro cominciano a camminare verso la porta da cui siamo entrati e oltre la quale mi sembra inspiegabilmente di scorgere una stanza diversa da quella dei laser.

Così restiamo io, Nathan e la bella addormentata. Ed Evan, ovviamente.

Nathan continua a fissarmi, come se attendesse qualcosa. Così io faccio la cosa più stupida della mia vita: apro la mia mente.

-Finalmente.-

Cristo. È il pensiero più forte che abbia mai sentito...come il traviamento, ma non condiziona. È come se avesse parlato ad alta voce nella mia testa.

Non è piacevole.

-Perchè non puoi parlare?- gli chiedo. Lui si stacca dalla teca e fa qualche passo accanto a quella, passando una mano su un suo spigolo. Ha gli occhi puntati sull'altra me, e non riesco proprio a capire se sia morta o no.

Quasi automaticamente, appena Nathan si sposta mi muovo anch'io in modo da essere sempre tra lui ed Evan...e ovviamente lo nota subito.

-Dai, vai da lui. Non vale la pena di farlo morire dissanguato.-

Tanto l'avrei fatto lo stesso, e Nathan lo sa benissimo.

Beh, fottesega. Dopo due secondi sono accanto a Evan...ed è troppo pallido.

Allora. Io sono una persona intelligente anche se non lo dimostro, quindi mi ricordo cosa devo fare quando mi ritrovo accanto a qualcuno che perde troppo sangue.

-Evan?- tento inutilmente -...Evan?-

Ok, non mi sente. Cosa devo fare adesso?

Il sangue, Ivy. Non ne deve uscire più.

Mi accorgo che mi tremano le mani solo quando comincio a slacciarmi il giubbotto antiproiettile che fino ad ora è stato molto utile. Poi slaccio anche il suo e cerco in tutti i modi di non muoverlo mentre glielo apro per vedere per bene il buco che ha sul petto.

La maglia che ha sotto è piena di sangue.

Ok, Ivy, ok. Mi tolgo il mio maglione, lo appallottolo e glielo metto sulla ferita, tentando di premere abbastanza per fermare l'emorragia. Cioè, io spero che si fermi, prima o poi. Ma premo troppo e risveglio il bell'addormentato.

-...Ivy?-

-Oh, eccolo qua.- dico con una voce che non sembra sicura nemmeno nella mia mente -Riposa pure, tanto ci sono io qua che faccio tutto.-

-...lo so...idiota.- mi risponde lui. Sempre simpatico, ovvio, anche quando gli sparano. -Non preoccuparti...puoi ucciderlo...-

-Non posso.-

Tenta di tirarsi su ma non ce la fa. Allora solleva il braccio destro e mi caccia via le mani per premersi da solo il maglione sulla ferita.

-Puoi fermarlo solo tu. Devi farlo...-

-No, non ce la faccio.-

La salvatrice del mondo ha una voce da bambina frignona. Bene.

-Sì che ce la fai.- dice Evan, non staccando nemmeno per un istante gli occhi dai miei -Quello non è Nathan, Ivy. È un mostro, solo un mostro...fermalo.-

Non sono parole di uno che ha perso la speranza e che cerca di incoraggiarmi perchè pensa che non ce la possa fare. Lui crede davvero in me, glielo leggo negli occhi.

Come potrei deluderlo?

Annuisco un paio di volte, per fargli segno che ho capito, e lui sorride. Sta per crepare e sorride.

Così, mi rialzo e mi volto verso Nathan. Non si è spostato di un centimetro, sempre accanto alla teca ad attendermi. Mi punta gli occhi addosso, come se dovessi fare qualcosa.

-Ah, giusto.- borbotto quando capisco, poi gli apro la mia mente e mi ripeto che sono una deficiente per cedergli così.

-Ora che hai appurato che non morirà a breve puoi fare quello per cui ti ho fatta venire fino a qua.-

-Cosa sarebbe, di grazia?- gli chiedo, giusto per vedere se è il tipo di cattivone che racconta il suo piano malefico quando ha palesemente vinto. Lui sorride leggermente e dice con voce (mentalmente) tranquilla:

-Sta' calma, è già tutto pronto.-

Detto ciò, si stacca finalmente dalla teca e si avvicina al generatore; quasi un istante dopo io mi sposto verso l'altra me. Sì, mi voglio vedere da vicino.

È mortalmente pallida...e non respira. Ok: è un cadavere.

-Cosa le hai fatto?- chiedo a Nathan, voltandomi verso di lui. Sta digitando qualcosa sul display del generatore, assorto ma non troppo per rispondermi:

-Niente. È stato nostro padre ad ucciderla quando ha capito che era troppo pericolosa.-

Ah. Forse ho capito.

-In questa realtà lei è morta quando son...è caduta dalla scogliera?-

-No. È sopravvissuta ed è stata prigioniera con tutti noi. Papà ha piegato noi...ma lei no. Lei si è opposta alla sua tirannia, e lui l'ha tolta di mezzo.-

Beh, è sempre un'altra versione di me. Ovvio che si sia ribellata, no? Siamo tutte scassapalle.

-E perchè è in questa teca, ora?-

-Perchè tra poco ricomincerà a vivere...e no, Ivy. Non sono quel tipo di cattivone che racconta il suo piano malefico quando ha palesemente vinto...semplicemente, non ho niente da fare mentre ultimo il piano.-

Ah. Giusto. Ho la mente aperta.

All'mprovviso, Nathan si volta verso di me...e vedo che adesso ha uno strano sorriso stampato sul volto e l'indice posato su un pulsante giallo.

-Scusami, Ivy. Non augurerei questo nemmeno al peggiore dei miei nemici. Ma, sai...devo farlo. Lei è mia sorella.-

Anche io lo sono.

-Sai che non è così.-

Poi preme il bottone, ed è come se mi strappasse il cuore dal petto.


Sento di aver cominciato ad urlare, ma dopo pochi secondi non me ne accorgo più. È come se mi fossi staccata dal mio corpo, rattrappita nel fondo della mia mente...in cerca di un rifugio.

Perchè una parte di me, quella dove i poteri sono terribilmente forti, sapeva già cosa stava accadendo: sapeva che Nathan è entrato nella mia testa per trovare ciò che la distingueva dalle altre, per installare quel "codice" nel generatore. Sapeva che l'ha fatto perchè il generatore può strapparmi tutti i poteri così da caricarsi per trasferirli da qualche altra parte...in un altro corpo.

In un'altra me?

Ma ciò che quella fin troppo intelligente e poco comunicativa parte di me non aveva capito è abbastanza importante...e me ne accorgo presto.

Perchè li sento urlare.

Sono tutti attorno a me. Mi circondano, sento il loro dolore. Stanno morendo...stanno morendo tutti.

Ed è colpa mia.

Cristo, è tutta colpa mia.

  
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