Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: njaalls    28/11/2014    2 recensioni
Quel ch’ella par quando un poco sorride, non si può dicere né tenere a mente.
-
«Dovresti uscire con me» dice lei con la sua usuale schiettezza, mentre una folata di vento si abbatte contro le loro guance e i loro nasi sono un po' arrossati per colpa dell'alcol. E Nina Evans ha già inquadrato Niall, ha imparato a comprendere un po' il suo carattere e le sue intenzioni e non gli è indifferente, un po' come lui non lo è per lei.
C'è un secondo di silenzio tra loro, nel quale solo la musica proveniente dalla casa è udibile e così lasciano che i loro cuori battano a ritmo quasi sincronizzato. Poi Niall scoppia a ridere. «Dovrei?»
«Dovresti» conferma lei, scrollando più volte la testa.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 3 — Liked
 
Guarda dove calpesto, prima che io cada.
 
C'è odore di corpi accaldati e body troppo stretti, c'è odore di lacca per capelli e il rumore delle punte che picchiettano sul parquet della sala.
Nina sente l'adrenalina perdere il sopravvento mista alla stanchezza, perché vorrebbe smettere lì e sperare che quella serie sia l'ultima, come vorrebbe continuare a muoversi, perché sa di essere nata per questo e le piace.
Le piace anche lo chignon alto che le raccogli i capelli, il profilo della mascella lasciata scoperta e in bella vista, le piace l'eleganza dei vestiti e dei movimenti ed è distrutta e deve solo arrivare a fine lezione, non è poi così grave.
Ha i piedi doloranti con le punte che le comprimono le dita e quelle delle mani che devo invece rimanere aperte in modo naturale, ma in realtà abbondantemente studiato.
Nina e le sue compagne sono dentro quella sala circondata da specchi da più di tre ore e tutte sanno che, tornate a casa, avranno solo compiti lasciati in sospeso e scarpette appese ai chiodi, per ricordargli i sacrifici.
Ora tocca a Nina, che in un primo momento batte il piede ritmicamente e poggia le mani sui fianchi magri, poi è il suo turno e rinviene. Qualche passo, le gambe fasciate dai collant che un po' le prudono e gli occhi vivaci che si guardano allo specchio. Gira su se stessa e, per quanto si trovi troppo magra, le piace la sua figura sfilata che volteggia, sfiorando appena il pavimento in legno. Le braccia, le mani, le gambe e il suo stomaco sono un ammasso di muscoli mai stati così uniti, sorride e si spinge fino all'estremo, sfidando la sua resistenza fisica in un renversé. Poi decelera ed è soddisfatta di se stessa, perché lo chignon perfettamente tirato e il profilo della mascella in mostra che le piacciono tanto, non sono altro che sudore e sacrificio e lei ci mette anima. Le piace guardarsi allo specchio e apprezzare qualcosa di se stessa. Sorride.
Passa un'altra mezz'ora e lei è ancora lì, in una sala che ha visto rimproveri e sorrisi costanti, che ha sentito ticchettii frequenti e sudore. Lo spogliatoio è quasi il paradiso, anche con il casino delle loro borse e dei loro vestiti gettati sulle panche e abbandonati a loro stessi.
Nina è ordinata e i suoi, di vestiti, sono almeno impilati sotto lo zaino appeso al gancio dell'attaccapanni. Quando li raggiunge, afferra prima un'asciugamani e sorridendo alle sue compagne raggiunge il bagno ed evitando così che una di loro possa rubargli l'ultimo lavandino libero. Sente qualche protesta oltre la porta, ma ride e non le ascolta nemmeno, perché con quella tattica le hanno fatto fare i peggiori ritardi negli anni e al ritorno a casa suo padre la faceva a lei la ramanzina.
Si rinfresca il viso e le braccia con l'acqua gelata e appena arriverà a casa un bel bagno nella vasca non glielo negherà nessuno. Lentamente torna nello spogliatoio e si veste, ascoltando chiacchiericcio delle sue compagne e intervenendo di tanto in tanto.
La scuola di danza è nella periferia più lontana da dove Nina abita, ma non essendo Holmes Chapel un granché grande, prendendosela comoda, impiega circa un quarto d'ora all'andata e un quarto d'ora al ritorno, quindi stare ad ascoltare musica dall'iPod non le dispiace. Le dà, in qualche modo, tranquillità.
Uscendo dell'edificio, Nina si stringe nel giubbotto percorsa da un brivido di freddo e si incammina verso la parte nord del paese passando obbligatoriamente dalla piazza principale.
Il sole è già tramontato, ma il cielo è ancora piuttosto chiaro, mentre un blu tendente al viola si fonde con un arancio fin troppo caldo. E quei colori sono insoliti in Inghilterra, sopratutto in un periodo con delle temperature così basse, quindi guarda sopra la propria testa con il naso all'insù e un sorriso curioso ad avvolgere le labbra.
Cammina spedita e le vie che imbocca sono tutte piuttosto frequentate, si scontra con qualche conoscente, saluta e prosegue dritto, le mani nelle tasche del cappotto e un beanie a coprirle lo chignon, fino a metà fronte.
È circondata da un velo di allegria e spensieratezza, mentre procede con passo sicuro e la testa alta e non bada nemmeno alle gambe pesanti che, se fosse per loro, la farebbero crollare sulla prima panchina libera di Holmes Chapel. Ma Nina è semplicemente Nina e, anche con la stanchezza a volerla schiacciare dalle spalle, non si perde d'animo e sa che arrivata a casa avrà tutto il tempo per riposarsi.
A spezzare e interrompere il flusso di pensieri arriva presto la suoneria del suo telefono, che insiste con un motivetto allegro per avvertila che sua madre la sta cercando. Impiega diversi secondi, prima di sfilarsi gli auricolari e trovare il cellulare seppellito dentro la tasca interna del giubbotto. Lo porta all'orecchio ed è pronta ad ascoltarla.
«Mamma» la saluta fermandosi di botto.
«Nina» dice dall'altro del telefono la donna, la voce un po' lontana e metallica, ma che poi si fa più vicina, dopo un gracchiare insistente. «Mi servirebbe che prendessi del pane per stasera, papà è già tornato e lo ha dimenticato. È un problema o ti viene scomodo?»
Nina è esattamente qualche traversa prima della piazza, i lampioni già accesi e dal forno ci passerà comunque, quindi annuisce seria e poi ricorda che sua madre non la può vedere. «No. Devo ancora superare il panificio, mi fermerò prima di arrivare a casa»
Dal lato opposto, sua madre sorride al vuoto e poi ricorda che figlia disponibile abbia messo al mondo. Si affanna in cucina e «Grazie, Nina» risponde.
«Nessun problema» la tranquillizza con voce calda, intanto che riprende a camminare verso la piazza. «Ci vediamo tra un po'» e mette giù la telefonata, riponendo il cellulare nella tasca del giubbotto.
Il forno ha un ingresso in legno scuro e delle vetrine dello stesso materiale. Delle luci gialle illuminano il nome del negozio, mettendolo in evidenza e facendolo risaltare sulla struttura scura, anche da lontano. Nina conosce quel negozio meglio di qualsiasi altro panificio di Holmes Chapel, un po' perché le vetrine colorate ed invitanti l'hanno sempre ed inevitabilmente attratta, un po' perché su quegli scalini, dove ora vi è seduta una figura incappucciata e con testa bassa, ha consumato il suo primo bacio al sapore di muffin e biscotti al cioccolato. Se ci pensa, non smette di sorridere, mentre un brivido di nostalgia la abbraccia, fino a non lasciarle respiro.
Nina avanza, le scarpe da tennis che battono sul cemento consumato del marciapiede e attraversa in direzione della porta d'ingresso, mentre il suo sguardo si è già posato su un sorriso caldo e affettuoso che la persona oltre le vetrine e il banco da lavoro le ha rivolto, vedendola arrivare dalla strada.
Harry è stretto in un grembiule bordeaux che gli si stringe proprio sopra i fianchi e la guarda contento mentre si avvicina.
Il lampione sopra il locale illumina dall'alto la figura seduta sulla breve rampa ed è solo quando questa alza lo sguardo che Nina si blocca istintivamente, con una mano già sulla maniglia fredda della porta d'ingresso.
«Niall?» sussurra. Per un momento rimane spiazzata dalle spalle curve e il sorriso scaltro che dipinge le labbra del biondo poggiato per terra, poi sorride anche lei, ma non può evitare di alzare un sopracciglio.
«Hey» risponde quello e il ragazzo continua a sorridere e sembra lontano anni luce, sia nello spazio che nel tempo, mentre le sue guance sono così rosse che sembrano poter prendere fuoco in un baleno. Poi la mora rinuncia ad entrare e lo affianca, abbassandosi appena per guardarlo negli occhi, ma mantenendo comunque una certa distanza.
«Gesù» esclama con una smorfia, non di disgusto, ma più di preoccupazione. Osserva il suo sorriso storto e sembra che in realtà sia accanto a lei solo fisicamente, mentre i suoi occhi azzurri sono distanti e anche tremendamente arrossati. «Sei strafatto»
«Ti spaventa?» domanda con voce impastata e uno sguardo vacuo. Quando Nina gli aveva implicitamente detto di sorridere in quel locale, sperava lo facesse da cosciente e con tutti i neuroni al loro posto, mentre ora non sembra nemmeno lui, perché lo ha davvero visto sorridere e quando lo fa, mette in mostra i denti, il cuore e una risata contagiosa. Prova a rispondere alla sua domanda, ma Niall la interrompe subito. «Sto cominciando a credere, che tu mi segua»
C'è un attimo di silenzio e poi le mani di Nina si aggrovigliano, un po' come le sue budella.
«No, non mi spaventi» ribatte soltanto, riferendosi alla prima domanda. Poi prende una boccata d'aria e sente la stanchezza scuoterle tutte le ossa. Niall la guarda, ma Nina non giurerebbe la stia effettivamente sentendo lì, vicina a lui. «E non ti seguo. Per quanto possa essere psicologicamente pesante e logorroica, no, non ti sto seguendo. Giuro»
Niall si districa quasi subito dagli occhio di Nina, fissa un punto vago davanti a sé e alza entrambe le sopracciglia in una pura smorfia ironica. Non crede che lei lo stia davvero seguendo, ma è un dato di fatto che ormai se la ritrovi praticamente ovunque e, non glielo dirà, gli piace vedersela comparire dal nulla con quel alone di genuinità che la circonda e che avvolge gli altri in una bolla quasi felice, tranquilla. A Niall piace il modo in cui sorride, i suoi gesti veloci ed euforici, l'odore di sigaretta misto al deodorante che ha addosso e l’anello che porta sull’indice sinistro. Si stringe le braccia intorno alle ginocchia e chiude gli occhi rossi, perché terrà la bocca chiusa e non lo ammetterà mai.
Nina è indecisa per una volta, mentre le ciglia lunghe sbattono più volte: potrebbe sedersi sui gradini e scegliere se rimanere in silenzio con lui o chiedergli che succede -oltre quei vistosi occhi rossi, le cui cause sono già note-, oppure salutarlo e dirigersi all'interno del negozio e comprare ciò che sua madre le ha gentilmente chiesto.
I suoi occhi saettano stanchi da Niall ad Harry, che ora sta amabilmente discutendo con una cliente anziana e non impiega molto tempo a prendere una decisione. Quindi sospira e si abbandona al suo solito carattere altruista, sedendosi accanto ad un Niall stanco e sfinito, la cui nuca è coperta da un cappuccio e la testa affondata tra le gambe e le braccia. Non da segno di averla sentita prendere posto accanto a lui e tutto tace.
Nina ci prova davvero a rimanere in silenzio e ci riesce per i primi due minuti, o forse meno, poi si stringe nel giubbotto e si agita appena sui gradini freddi del forno. Si guarda le punte delle scarpe da tennis.
«Aspetti Harry?» chiede per iniziare una civile conversazione, anche solo per sciogliere un po' il ghiaccio che si è interposto tra loro, ma Niall non sembra dello stesso avviso e si stringe nelle spalle curve.
«Ah, ah» grugnisce e il suono esce attutito dalla sua bocca stretta dentro quella bolla che si sta creando da solo. Come fosse uno scudo, circonda di più le braccia intorno alle ginocchia e poi alza appena il capo, toccandosi le tempie con le due dita e una smorfia di fastidio sulle labbra.
«Mal di testa?»
«Se smettessi di parlare, mi faresti un favore» e non può vederlo, ma sta sorridendo, ancora, inebriato.
«Se smettessi di farti le canne, te ne faresti uno da solo» e Nina si pente subito della sua risposta, fin troppo schietta anche per una come lei. Non le piacciono quel genere di cose, ma è una a cui non piace giudicare e, per quanto sbagliato il gesto di fumare erba illegalmente, non se la sente di criticare nessuno. Sopratutto se lei è la prima a dipendere dalla nicotina. Soprattutto se non conosce la sua vita e la situazione che potrebbe avere sulle spalle. Per quanto ne sa, Niall potrebbe essere un ragazzo con una vita tranquilla che ama sballarsi o uno con una famiglia devastata, che sente il bisogno di cercare una fuga. E chi è lei per scegliere al posto degli altri? Così sussurra un «Non volevo» e la sua voce lascia trapelare tutto il pentimento e il dispiacere.
«È okay» la tranquillizza, volge il capo verso la mora e le sorride appena. A Nina piace il suo sorriso in quel momento, perché oltre gli occhi rossi e il mal di testa che lo sta palesemente divorando, pare regga piuttosto bene e che abbia qualche istante di lucidità. Poi torna a fissare vacuo davanti a sé e a Nina non rimane altro che pensare al suo accento e al suo tono mai graffiante, anzi, sempre piuttosto leggero. Rimangono in silenzio, attenti a non sfiorarsi e può sentire l'odore di erba che emana, ma non dice nulla e guardarlo di sottecchi le piace. Le piace il suo naso schiacciato e la forma della sue labbra sottili, la sua fronte un po' sporgente e sorride.
«Non hai risposto alla mia domanda, comunque» e proprio non ci riesce a stare con la bocca chiusa e nemmeno la smorfia esasperata di Niall quasi non la convince ad alzarsi, scusarsi e andare via.
«Sì, ho un mal di testa atroce» borbotta comunque con voce impastata.
«Potresti bere dell'acqua, sono sicura che Barbara o Harry ti darebbero un bicchiere per farti sentire meglio»
«Sto bene così. E sto già aspettando Harry, ci siamo-» ma la sua voce si ferma all'istante, smette di uscire dalle sue labbra, perché il nome di Harry gli rimbomba in testa, accanto a quello di Nina. La guarda e lei alza le sopracciglia, a metà tra l'innocente e il confuso. «Tu ed Harry» inizia, assottigliando gli occhi arrossati. Fa fatica a parlare. «Cosa... Voi due vi conoscente bene?»
«Ci conosciamo bene?» domanda retoricamente e lui annuisce piano, facendo attenzione che la testa non si muova troppo in fretta e il cervello non venga trafitto da un dolore lanciante. Vorrebbe chiudere gli occhi, solo un istante, ma prima dovrà farsi un giro con Harry e lasciare che il colore degli occhi, come la puzza che si sente addosso, si attutisca quanto basta per tornare a casa. «Bhe, sì. Siamo stati insieme»
«Oh» ed è l'unica cosa che riesce ad esalare, perché bella merda suonerebbe troppo maleducato. Vede le mani di Nina immobili sulle gambe, mentre si sarebbe aspettato una reazione più nervosa. Si acciglia e poggia la testa contro l'asse di legno posto sotto lo specchio della vetrina.
La porta si apre e se ne accorgono solo quando la vecchietta che prima era all'interno, la lascia sbattere sbadatamente, provocando un tonfo.
«Stupito?» domanda lei.
Si stringe nelle spalle e non lo sa. Non lo sa, perché Harry guarda tutti i giorni il loro tavolo, ma Niall ha sempre pensato che fosse interessato ad una delle altre due ragazze, si conoscono da poco e il biondo ha attentamente tenuto lontana l'idea che potesse mangiare con un solo sguardo, invece, quella mora tutto pepe. Semplicemente perché Harry gli sembra un tipo da ragazza silenziosa e mansueta, una da far sciogliere con un sorriso e che non prenda spesso la situazione in mano, una a cui dire cose smielate e sapere di ricevere una risposta, mentre Nina non le pare quel genere di persona.
Perché, Dio, Nina è un vulcano in eruzione che travolge senza guardare in chi si imbatte. E Niall lo ha preso in pieno, sommergendolo e lasciando che si bruciasse sotto la lava bollente. Si stringe nelle spalle e non vuole rispondere alla sua domanda, ma dopo una manciata di secondi mormora un «Non me lo aspettavo» che proprio non riesce a trattenere.
«Non se lo aspetta nessuno» ammette lei, incassando il colpo. Il viso contrariato del biondo e la sua vaga attenzione rivolta ai braccialetti che ha al polso, sono come una risposta aperta: chiaramente non se lo immaginava -è davvero così strano?- e non può scordare le occhiate dell'intera scuola, i primi tempi, quando lei ed Harry si frequentavano. «È bizzarro, lo so. Harry è quello equilibrato, sa sempre quando ridere o quando fare il serio, sa come comportarsi in ogni situazione e ha un cuore enorme. Io sono solo un'esuberante ragazzina che riusciva a sopraffarlo e fargli perdere le staffe. Chiunque avrebbe immaginato con lui una persona più-»
«Tranquilla?»
«Sì, ma-» inizia Nina socchiudendo gli occhi, poi si ferma immediatamente, lasciando la bocca schiusa e la frase a metà. La voce è troppo roca per essere quella di Niall e quando lo guarda, questo sta strizzando gli occhi, cercando di focalizzare ogni caratteristica di una persona oltre le spalle della ragazza. Quando si volta, Harry tiene la porta semi aperta con una spalla, un sorriso indeciso sulle labbra e le braccia incrociate al petto.
«Harry» dice, si alza e gli sorrise, prima di andarlo a salutare con un bacio veloce sulla guancia. Non c'è rancore da parte del riccio, semplicemente perché ai tempi sapeva che sarebbe potuto andare tutto a rotoli e mettere la parola fine ad una storiella tra ragazzini. C'era rimasto male quando Nina lo aveva lascito seduti su quegli stessi gradini del forno, ma aveva sorriso e aveva accettato la decisone, nonostante lui sentisse ancora lo stomaco in subbuglio al solo guardarla e le mani sudargli prima di un'uscita.
«Hey» la saluta. Poi il suo sguardo passa da Niall a Nina e viceversa ed è chiaro che si stia facendo qualche domanda in proposito alla loro discussione. Indica prima l’uno e poi l’altra. «Vi conoscete?»
«Sì»
«No»
Nina alza gli occhi al cielo e trattiene una risata ironica. «Sì»
«Di vista» precisa Niall ed Harry li continua a guardare, prima di scoppiare a ridere e volgendo poi la propria attenzione completamente a Nina. «Come mai sei qui?»
La ragazza si aggiusta il beanie sulla testa, prima di ricordarsi che c'è sua madre a casa che aspetta il suo pane e lo aveva completamente scordato.
«Mamma» dice soltanto con un sorriso. «Mi ha chiesto di passare a prendere del pane dopo la lezione»
«Danza, certo» riflette ed Harry annuisce più tra sé, che rivolta a Nina. «Laila Evans. Come sta?»
«Bene, grazie» risponde e, sì, Harry è fin troppo gentile e quel grembiule bordeaux gli mette il risalto gli occhi e si accosta perfettamente al castano scuro dei suoi capelli mossi. Lui si fa da parte, tenendole la porta dall'interno e lasciandola passare, mentre Niall rimane fuori ed evita lo sguardo perplesso di Harry che sembra voglia minacciando con un noi due dopo parliamo.
Segue Nina dentro e le passa accanto, per arrivare oltre il bancone.
«Allora» esordisce il ragazzo, mettendo un guanto e sfoggiando un sorriso sbilenco. A Nina sembra voglia domandarle cosa desidera, ma prima che possa indicargli la pagnotta, lui stronca ogni sua intenzione sul nascere. «Come vi conoscete?»
La mora batte le ciglia lunghe più volte, poi comprende e indica con un pollice la strada. «Con Niall? Frequentiamo storia insieme»
«Non me lo ha detto»
«No può farti l'elenco di tutte le sue compagne di corso»
«Di quelle carine, sì» ribatte lui con tono scherzoso e nonostante tutta l'ironia che cerca di caricare nella sua risposta, Nina conosce quel tono e sa che sta provando a mascherare i suoi pensieri, per evitare di risultare ridicolo. Come se avesse paura all'ultimo minuto, troppo tardi.
«Harry» lo canzona Nina e il suo sorriso si allarga, mentre scuote la testa divertita.
«Scusa, mi dispiace» risponde il ragazzo abbassando lo sguardo e sorridendo al pavimento, quasi ferito. E in realtà dispiace più a Nina, ma non lo dice, perché non riuscirebbe ad essere credibile: a lui è stato spezzato il cuore e lei vuole toccarlo con tutto il tatto possibile, perché Harry semplicemente non si merita nessun male dal mondo intero.
«Dovremmo vederci, uno di questi giorni. Potreste uscire tu e Niall con me e i ragazzi» dice con tono calmo, mentre un uragano si sta scatenando in lei. «Anche se a Niall non vanno molto a genio i miei amici»
«Neanche a me andavano a genio e io a loro. Poi ci siamo conosciuti» le ricorda Harry, stringendosi pratico nelle spalle.
«Proprio per questo te lo sto proponendo. Potremmo tornare a fare parte della stessa compagnia. E magari trascinare Niall con noi»
«Sarà difficile da convincere»
«Lo so»
«Ci proverò, Nina» la rassicura, dopo il sospiro della ragazza e una sua rapida occhiata a Niall fuori dalla vetrina. Le labbra di Harry si alzano in un sorriso pieno e sincero, mentre due fossette compaiono agli angoli di queste e lei è sempre così premurosa. «Sei preoccupata?»
«Mi sembra un po' perso qui, in realtà» esordisce e allarga le braccia, agitando poi la testa sconsolata. «Ho provato ad aiutarlo, ma è un po' scontroso»
«Gli piaci» dice Harry.
«Cosa?» e le sopracciglia di Nina si alzano confuse, poi ride.
«Gli piaci, come persona» ripete, sorridendo per la sua spontaneità. «Aveva finito di urlare contro un uomo, proprio cinque minuti prima che arrivassi. Se non gli fossi piaciuta, ti avrebbe allontanata in fretta e senza molto garbo fin dal principio. Sono uscito per accertarmi che non stese facendo lo stronzo, non volevo origliare»
Nina scoppia in un sorriso pieno di gioia e, nonostante il tepore della panetteria, sente un brivido accarezzarle tutta la schiena ed è felice. Felice un po' per tutto. Per Harry che ha occhi ancora e solo per lei, facendola sentire lusingata, per Niall e i suoi musi lunghi, per i suoi amici che la amano e per la sua vita, per i cambiamenti drastici che è brava a prendere e per i voti che porta a casa, per lo smalto rosso che ha comprato qualche giorno prima in una boutique in centro e per la sensazione di gioia e frenesia che prova semplicemente vivendo.
Ed è Harry, confuso, a riportarla nel mondo reale, mentre la sua mente galoppa anche troppo veloce. «Allora, cosa vuoi portare a Laila Evans?»
 
 
 
 
Eccomi qui, con due giorni di ritardo!
Come si legge, viene introdotta una lezione di danza (passione alla quale devo decidere che importanza e peso dare all’interno della storia) e si introduce anche una chiacchierata tra Nina e Niall, troncata poi dall’arrivo di Harry.
Sono già avanti con i capitoli e mi piace la piega che sta prendendo il rapporto tra Niall e Nina, anche se penso di dover cambiare un po’ di roba nella mia scaletta. 
Questo è forse il più corto capitolo che io abbia scritto per questa fan fiction e, anticipo, che già dal prossimo ci sarà qualche scena Nina/Niall in più.
Ringrazio sempre le mie ragazzuole che mi sostengono recensendo o inserendo questa storia da qualche parte qui su efp e chiunque legge in silenzio.
Se vi piace o no, per favore, lasciate un parere.
Grazie :)
- Njaalls
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: njaalls