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Autore: Iridium    03/12/2014    1 recensioni
'D’improvviso mi resi conto di quanto la famiglia, il nostro legame come fratelli e come Figli del Diavolo, mi avesse oscurato la mente. Ero sempre stata così fedele alla nostra missione da non prendere nemmeno in considerazione l’idea che qualcuno dei miei compagni si allontanasse da essa o addirittura la tradisse. Ma ciò che più mi gelava il sangue nelle vene era il fatto che fosse stato Taygher. Lui era il mio gemello, la mia faccia speculare per natura, c’eravamo sempre stati l’una per l’altro più che con qualsiasi altro del gruppo. Eravamo indistruttibili, insieme.'
[Dal capitolo II ]
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5: Mon amour.

-La ragazza è andata in arresto, l’abbiamo ripresa per un soffio.- Samil pronunciava quelle parole con amarezza e sconfitta nello sguardo. Ormai non c’era più nulla da nascondere sulle sue condizioni e mio fratello ci stava aggiornando tutti in salone. –La sostanza che ha nel sangue la sta uccidendo probabilmente. Le ho dato tutto quello che potevo..- Aveva lo sguardo stanco mentre Taygher sembrava distrutto. Non aveva detto una parola ma leggevo dalla sua posizione che qualcosa lo stava consumando dentro.
-Coleen.- Disse il ragazzo Guardiano interrompendo il silenzio che era seguito alle parole del medico tra noi.
-Come?- Chiese Percival, che aveva fatto a cambio momentaneamente con Azar, era stato lui a lanciare l’allarme.
-Mia sorella si chiama Coleen. Non è una qualunque, ok?- Era incazzato ma questa rabbia potevo comprenderla, discendeva la dolore ed io la conoscevo bene. Samil annuì serio.
-Pensate che stia soffrendo?- Chiese d’improvviso il padre del giovane. Era strano sentirlo parlare, era stato taciturno per ore. Taygher a quel punto lanciò un calcio verso il divano vuoto al suo fianco e lo spostò di almeno mezzo metro. Mosse la testa visibilmente scosso e lasciò la stanza. Incrociai lo sguardo di Samil, era una sua richiesta silenziosa, mi stava pregando di seguirlo. Ma in quel momento ritenni ci fossero cose più importanti della scenetta del mio gemello, lui aveva combinato il guaio e tutti dovevamo subirci le conseguenze. Il più esperto in medica rivolse il suo sguardo altrove percependo il mio rifiuto e rispose calmo, anche se nella sua voce potei afferrare frustrazione e stanchezza. A quanto ne sapevo aveva passato le ultime ore nel suo laboratorio ad analizzare la sostanza sconosciuta e omicida.
-Non possiamo saperlo con certezza, le ho dato della morfina e questo spero la possa aiutare a superare il trauma in modo più.. Umano possibile.-
-Avete parlato di qualcosa che ha nel sangue?- Chiese d’impeto il ragazzo. Tutti i presenti si voltarono verso di lui.
-Sì, la lama che l’ha colpita era infettata con un veleno che non ho mai visto prima. Sto cercando di creare un antidoto ma è difficile senza sapere le dosi con cui è stato prodotto e gli ingredienti esatti.-
-Forse nella Camera di Quercia c’è qualcosa che ci può aiutare.- Il padre tra i due Guardiani alzò subito lo sguardo spaventato e colpito e rimproverò con la voce e lo sguardo il figlio.
-No.. Non pensarci nemmeno!- Il giovane voltò lo sguardo torvo.
-Cosa è questa camera di cui parlate?- Chiese Percival serio e duro. Il ragazzo fece per parlare ma il più anziano lo anticipò.
-Sono segreti della mia gente. Non ci è permesso parlarne con altri, non voglio che mio figlio manchi a questa promessa. Chiedete a me e avrete le risposte che vorrete.- Il ragazzo spalancò gli occhi ma non replicò, forse per rispetto. –Il luogo in questione è la sede della più antica conoscenza mai raccolta, si tratta di un posto dove libri, oggetti sacri, manufatti antichi andati perduti sono stati in realtà salvati e conservati per il futuro. Avete mai sentito parlare dell’antica biblioteca ad Alessandria? Qualcosa di simile ma molto, molto più grande e importante. E’ parte del nostro compito come Guardiani custodire le sue ricchezze.-
-Dove si trova?- Continuò il maggiore dei miei fratelli.
-Non sarà possibile entrare, non c’è nulla che può aiutarvi.- Percy non si diede per vinto e parlò scandendo le parole, facendone sentire il peso di ognuna.
-Se preferisci rinunciare a tua figlia prima ancora di provare a salvarla fai pure. Pensi che sia la conoscenza ciò che ci interessa in questo mondo?! Ci sottovaluti, siamo i Figli del Diavolo, i vostri tesori potete tenerveli.- Il Guardiano sospirò.
-La Camera di Quercia si trova esattamente sotto New York. Ma il suo ingresso è stato sigillato decenni fa, nessuno sa più dove sia o come fare ad aprire l’entrata. Era compito dei Sacerdoti del Tempo mantenere il segreto e trasmetterlo ai loro allievi ma quel gruppo di noi Guardiani si è estinto. Non si sa se il peso di quella rivelazione li abbia portati a nascondersi lontano da qui o siano morti semplicemente ma fatto sta che nessuno di loro si è fatto vivo negli ultimi cinquant’anni. Il modo di aprire la Camera se ne è andato con loro. E’ inutile pensare a quel luogo adesso.-
-Se davvero dici che quel luogo potrebbe essere davvero così ricco di conoscenza.. Potrebbe esserci l’Erbarium?- Interruppe Samil ma vedendoci tutti abbastanza dubbiosi sul significato delle sue parole continuò. –E’ il libro più sacro che sia mai esistito per tutti gli alchimisti della storia dell’umanità. Paragonabile alla Bibbia per i Cristiani, per capirci. Una raccolta di pozioni, intrugli e veleni. Sapevo fosse scomparso secoli fa ma se dici che molti tesori sono stati conservati.. Lì potrebbero esserci delle risposte. Potrei trovare l’antidoto che cerco per la rag.. Coleen.-
-Mi avete capito quando ho detto che non c’è modo di entrare nella Camera? Per quanto vorrei aiutare mia figlia con qualsiasi metodo possibile i Sacerdoti del Tempo sono morti.- Chiese scorbutico e frustrato l’interlocutore di Samil. Poi si portò le mani sul viso e immerse le dita nei capelli.
-Io so chi può aiutarci.- Tutti nella stanza si voltarono a guardarmi. –Ma ci sarà un prezzo che qualcuno dovrà pagare.- I miei fratelli capirono al volo mentre ai due Guardiani dovetti spiegarlo. –Gideon. Lui è la soluzione al nostro problema. E’ un Ascoltatore.- Il giovane tra i due mi guardò interrogativo.
-Un cosa?-
-Riesce a mettersi in contatto con il regno dei morti e a parlare con loro.-
-Una specie di Medium?-
-Un biglietto di sola andata per gli Inferi, vorrai dire. L’anima degli abitanti della Terra è il suo prezzo. Se dite che questi Sacerdoti sono morti qualcuno di loro è probabile che sia all’inferno e Gideon può trovarlo ed evocarlo. Potremo chiedere a lui questo grande segreto.-
-Lo faccio io. Parlerò con questo Medium e mi farò dire come fare a trovare la porta ed ad aprirla.-
-Figliolo, no. Non posso lasciartelo fare.-
-E’ per Coleen, lei farebbe di tutto se ci fossi io al suo posto. Non posso vederla morire senza provare a fare nulla. Se questo libro può darle una possibilità di vita io devo tentare di trovarlo.- Ammirevole, dovevo ammetterlo. Non sapeva a cosa andava incontro, un’eternità negli inferi per le anime trasfigurate non era qualcosa da considerare a cuor leggero.
-Lo so, per questo lo farò io. Non lascerò che tu sacrifichi la tua anima, dovrai vivere ancora una lunga vita e non sarà con la consapevolezza di ciò che ti aspetta dopo la morte. Io sono vostro padre, è compito mio. Non voglio discussioni su questo.- Ancora una volta il ragazzo non replicò anche se lo vidi mordersi un labbro per la rabbia. Voleva dire, forse urlare, qualcosa ma se lo tenne dentro. A quel punto interruppi sul nascere la scena commovente che poteva andarsi a creare.
-Samil, cerca di tenere in vita la Guardiana – non pronunciai volutamente il suo nome – almeno fino a domani. Noi andiamo da Gideon, sarà sorpreso di vedere con che razza di individui siamo costretti a collaborare per colpa di Taygher, avrà di che ridere. Dovremo metterci qualcosa di carino, Gideon oggi pomeriggio andava all’Oblivium.-
-Il club esclusivo dell’Upper East Side?- Sgranò gli occhi il Guardiano.
-E’ un Ascoltatore, non ho mai detto che fosse un morto di fame. Anzi, gli piace vivere nel lusso.- Sottolineai. – In effetti non gli farà piacere questa interruzione.-
-Andate tu e Percival, io devo rimanere qui per Coleen.- Disse Samil.
-Può andare Azar.- Ribatté subito Percy. Quei due non erano mai d’accordo, anche nei momenti di tensione come quello trovavano un pretesto per punzecchiarsi a vicenda.
-Ho pensato che volessi andare vista la tua possibile stanchezza, hai appena finito un turno di guardia in infermeria.- Aveva toccato un tasto dolente per Percival, talmente orgoglioso da non lasciare che la passasse liscia così.
-Non sono stanco e poi sarò più utile di Azar qui, lui non sa nemmeno dove mettere le mani in caso Coleen abbia una nuova crisi.-
-Voi due, smettetela. Vado a dare il cambio ad Azar e lo aggiorno.- Proferì alterato Samil, seppur con una calma che lo distingueva da tutti noi. Si rivolse poi a me. – Fatti trovare tra dieci minuti all’ingresso, verrà Azar a prendere questo Guardiano.- Annuii.
-Ehi, vengo anche io. Dove va mio padre vado anche io. Nessuno mi dà la certezza che sarete di parola.-
-Vorrà dire che sarai costretto a fidarti.- Gli rispose duro Percival.
-No, lascialo venire. Non ci darà problemi finché la sorella sarà nelle nostre mani.- Annunciai con un tono mezzo divertito. Non mi ero ammorbidita, semplicemente ritenevo che io e Azar potessimo avere la mente più fresca rispetto agli altri per controllare il giovane. Era tutto la mattina che si occupavano della ragazza. Lasciai la stanza e mi diressi verso la mia camera, una volta lì mi feci una doccia ultra rapida e mi infilai un paio di pantaloni lisci, neri e stretti fino alla caviglia. Sopra indossai una maglia color verde scuro, con una fascia nera più stretta all’altezza della vita e non poté mancare una delle mie giacche di pelle, leggermente più elegante del solito. Non ero abituata ad avere un look da alta società ma quell’occasione lo richiedeva e sapevo che se mi fossi mostrata in pubblico con Gideon vestita in modo scaciato e poco ricercato lui stesso dopo avrebbe trovato qualche modo simpatico per vendicarsi, l’immagine per lui era un elemento che contava. Per quanto mi scocciò dovetti truccarmi leggermente e mettermi anche delle scarpe col tacco, le scelsi di media altezza, color verde brillante. Presi le ultime cose utili, chiamai Keiden e raggiunsi il luogo d’incontro con lui, era la mia spalla destra, il mio compagno, non l’avrei lasciato lì e poi Gideon aveva un debole per quel lupo.  Azar era lì, vestito di tutto punto in completo da giorno grigio scuro. Anche gli altri due erano eleganti ma mentre il più anziano indossava una giacca evidentemente di una taglia superiore alla sua, al ragazzo il completo che riconobbi essere di Samil stava a pennello. Si erano conciati tutti per le feste, io per prima mi sentivo un po’ eccessiva. Ma New York in fatto di moda era un giudice spietato e per evitare di attirare attenzione era doveroso rispettare i suoi codici.
-Uhlalà, sorellina! A cosa debbo l’onore di vederti così elegante?- Scherzò Azar.
-Io almeno non sembro un pinguino scappato da uno zoo.- Ribattei fredda e tagliente. –Sia chiaro, tentate di scappare o di non eseguire qualsiasi nostro ordine e la Guardiana avrà il destino segnato, guerra o no.- Ci avviammo tutti verso l’ascensore e mio fratello premette il pulsante di chiamata. Di solito le poche volte che uscivamo per qualche battuta di caccia di gruppo c’era sempre Tay al mio fianco, mi chiesi dove potesse essere finito. Forse era in casa oppure era andato a sfogarsi in città.
-Come ti chiami?- Chiese il giovane alle mie spalle. Mi voltai un po’ stupita, in effetti loro non sapevano ancora il mio nome. –Insomma, penso che in un club esclusivo dovremo sembrare amici, no? Per essere dei bravi attori suppongo dobbiamo sapere come chiamarti nel caso sia necessario.- Non aveva tutti i torti.
-Adhara.- Dissi senza lasciar trapelare la minima emozione. Lui annuì.
-Io sono Mack.- Annuii a mia volta. –Mio padre invece è Eric.- Quest’ultimo se ne stava zitto in un angolo, pensieroso. Forse meditava sulla scelta che aveva deciso poco prima di intraprendere. L’ascensore arrivò dopo poco e ci portò dritti fino al piano sotterraneo dove tenevamo alcune auto. Erano una delle passioni di Percival e lì c’erano molti di quelli che lui avrebbe descritto come i suoi tesori. Non appena varcammo la soglia del piano di parcheggio un uomo che pagavamo per essere il nostro autista ci venne incontro.
-Signori, è un piacere rivedervi, quale auto richiedete per l’occasione?-
-Prenderemo la Lincoln nera.- Tipico di Azar: l’esagerazione. Aveva scelto una limousine. Certamente saremmo stati larghi una volta al suo interno ma io non l’avrei ritenuta necessaria al suo posto. L’uomo, Mr. Obson, annuì e andò a prendere il veicolo, in quel momento di stallo mi voltai trovando il giovane Guardiano a fissare una delle macchine preferite di Percy, una Lamborghini Estoque grigia scura. –Quell’auto è il sogno impossibile di molta gente Mack, non sbavarci troppo o mio fratello finirà per farti a pezzi.- Mi anticipò Azar avendo anche lui intercettato il suo sguardo.
-E’ incredibile.. Non avrei mai pensato che voi Figli del Diavolo poteste avere uno stile di vita così alto, di classe. Cavolo, quella è una Lamborghini!-
-Non conoscete molte cose di noi ma la cosa è reciproca.- Dissi risoluta. In fondo nemmeno noi avevamo mai sentito nominare quei Sacerdoti del Tempo di cui parlavano e mi rimaneva ancora oscuro il modo con cui riuscissero a proteggere gli umani se non uccidendo Mordor. Non ne avevo ancora parlato con i miei fratelli solo perché volevo vederci chiaro prima io, avrei estorto quel segreto al ragazzo a costo di usare le maniere forti. Arrivò la macchina e ci portò dritta  destinazione. Il tragitto non fu così lungo e nessuno interruppe il silenzio che si era creato. L’Oblivium era un club che aveva la sede in un palazzo a tre piani che all’apparenza aveva uno stile antico ma che nascondeva all’interno un ambiente caldo e moderno. Si svolgevano lì tanti eventi di beneficienza o incontri di gioco d’azzardo tra i rampolli dell’alta società. Il pomeriggio per lo più era un luogo di ritrovo per ricchi annoiati, che volevano trovare uno svago qualunque. Gideon apparteneva a questo gruppo tutto il tempo in cui non si occupava di trasfigurare anime.
-Mr. Ward, Miss Ward, è un onore riavervi qui oggi. Se può interessarvi proprio in questo momento al secondo piano sta per iniziare una partita di Bridge.- Ci accolse l’uscere all’ingresso. Poi squadrò dall’alto in basso i nostri compagni.
-Spero non sia un problema il fatto che abbiamo portato i nostri due ospiti, hanno fatto un lungo viaggio e abbiamo pensato che questo fosse il posto perfetto per mostrargli la New York che conta.- Affermò mio fratello spavaldo, era bravo quando si trattava di inventare storie su due piedi. L’uomo ci assicurò dell’assenza di qualsiasi tipo di inconveniente e ci lasciò entrare. Una volta raggiunto il secondo piano Azar si voltò verso di me e gli altri.
-Ok, io vado a farmi una partita, dividiamoci.- Lo fulminai con gli occhi.
-Non siamo qui per divertirci.-
-E’ vero ma la gente troverà sospetta la nostra presenza qui se nessuno prenderà un posto ai tavoli da gioco.- Alzai gli occhi al cielo ma non ribattei. Mi diressi con i due Guardiani al seguito verso un salone dove spesso avevo trovato Gideon. Era un abitudinario e anche quella volta l’intuizione non mi ingannò. Il mio amico indossava un maglione a scacchi rossi, con i capelli biondi che seguivano un’onda tutta loro e le scarpe firmate. Era in piedi con altri due vicino ad un televisore dove solitamente trasmettevano i risultati delle borse americane.
-Aspettatemi qui e non toccate o fate nulla.- Dissi rivolta a Mack ed Eric, poi mi diressi verso il mio obiettivo. Probabilmente percepì il mio sguardo da cacciatrice su di lui perché Gideon voltò lo sguardo un secondo prima che lo raggiungessi.
-Adhara, non mi aspettavo di trovarti qui.-
-Io invece sapevo esattamente dove tu fossi.- Lui mi regalò un sorriso divertito e ironico.
-Scusatemi signori, una gentile donzella richiede il mio aiuto.- Ci allontanammo e finimmo in un angolo deserto della sala. –Ti chiederei quale è il motivo per cui ci onori della tua visita qui se non lo sapessi già.- Assottigliai lo sguardo, curiosa di sentire le sue teorie. – Da quando frequenti i Guardiani, mon amour? – Mi chiamava spesso così, ero un segno dell’affetto e del legame che avevamo creato. Mi voltai a guardare le due figure impalate vicino alla porta. –Non sembrano esattamente a loro agio qui, due pesci fuor d’acqua oserei dire.-
-Taygher ha combinato un casino e adesso stiamo cercando di evitare l’evitabile. Abbiamo bisogno del tuo aiuto, Gid. Non te lo chiederei se non fosse strettamente necessario, probabilmente l’unica speranza che abbiamo per non causare una guerra.-
-Vuoi che trasfiguri uno di loro?- Chiese serio continuando a guardare dalla loro parte, pensieroso e poco convinto.
-Dobbiamo parlare assolutamente con lo spirito di un Sacerdote perché..-
-..I morti hanno sempre le risposte che si cercano.- Tornò a guardarmi dall’alto dei suoi centimetri in più rispetto a me, nonostante i tacchi. –Ma la vera domanda è questa: cosa ti fa credere che un Sacerdote del Tempo, perché di questo suppongo si tratti, sarà così ben disposto a rivelarvi i suoi più oscuri segreti, mon amour?-  

[Angolo d'autore]
Et voilà! Ecco a voi il nuovo capitolo, come promesso è passata solo una decina di giorni dall'ultima pubblicazione. Spero che questo capitolo possa piacervi! Mentre lo scrivevo mi sono molto immedesimata nei vari personaggi e devo dire che il risultato che ne è venuto fuori mi piace molto. Ringrazio tutti coloro che continuano a seguire questa storia, sia inserendola in qualche categoria tra quelle 'da ricordare/seguite/da recensire' sia commentando o semplicemente leggendola. Lasciatemi pure un vostro parere, mi fa sempre piacere! 
Alla prossima,
Iridium.

 
   
 
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