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Autore: Anthony96a    04/12/2014    0 recensioni
Prime è un ragazzo di 17 anni ormai stanco della sua vita, legata ad una situazione familiare difficile soprattutto a causa del padre, violento e noncurante dei sentimenti del figlio, che spingerà il ragazzo a scappare seguendo il percorso di una ferrovia e soffermandosi sui luoghi che lo attendono. Troverà una compagna, Zoe, ragazza autolesionista ed anoressica, ad affiancarlo nel suo viaggio. Ad accomunarli c'è la passione per la musica e la voglia di aiutarsi reciprocamente in un momento delicato per entrambi i ragazzi.
Imbattendosi in mille difficoltà e in molti personaggi strambi non perderanno mai la loro voglia di cambiare in qualche modo il mondo che li circonda, trovando un senso alla loro vita.
P.S. Il titolo della storia è ancora da decidere, one friend can save a life è solo una frase molto significativa.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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All'inizio quella ferrovia appariva ai miei occhi buia, tetra. Rispecchi­ava un po' il mio aspetto interiore. Ma da quando c'era lei sembrava tutto diverso, nonostante il suo carattere restio ad aprirsi, Zoe irradiava energia e buonumore, stare con lei mi aiutava, e non poco.
 - Zoe...posso farti una domanda?
 - Si, dimmi.
 - Perché hai deciso di scappare?
 - Il rapporto con mia madre non era dei migliori. E dicendo così sono molto buona. Lei continuava ad insultarmi e a dirmi cose bruttissime, le soluzioni erano due, o ucciderla o scappare. Ho scelto la seconda, mi è sembrata la più giusta.
 Raccontandomi questo mi tornò in mente mio padre, in fondo la nostra storia era simile.
 - Capisco, e tuo padre?
 - Mio padre se n'è andato quando avevo 5 anni, non ricordo praticamente nulla di lui a parte i continui litigi con mia mamma.
 - Magari se mio padre fosse scappato come ha fatto il tuo non sarei qui ora. -  pensai ad alta voce.
 - Non vai d'accordo con lui?
 - direi di no. - indicai l'occhio nero.
 - Come mai non vi trovate bene?
 - Perché è sempre pronto ad insultarmi, a farmi sentire inutile. e continuava a ripetermi che sono stato solo un errore e quanto gli avessi rovinato la vita. Se ad esempio litigava con mia madre la colpa era la mia, oppure andava qualcosa storto a lavoro tornava e mi picchiava, ero la causa di qualunque suo problema e ora che aveva cominciato a bere la situazione era peggiorata molto.
 Ma perché mi stavo aprendo con lei? Di sicuro non sarà stata a sentire nemmeno una parola di quello che le ho detto.
 - Oh... Non pensavo avessi questi problemi, pensavo fossi un altro di quei ragazzini convinti di sapere tutto. Fanno i moralisti e poi.. Non sanno nemmeno cosa siano i problemi.
 - Da come ne parli devi averne incontrati parecchi.
 - Troppi! Talmente tanti che ora non riesco a fidarmi più di nessuno, sono diventata fredda come non lo sono mai stata.
E di questo ne avevo avuto la prova.
 - Come mai?
 - A parte i problemi con mia madre, non ho uno scopo per cui lottare, niente mi rende felice ormai da tanto e credo che non lo sarò mai più. 
- Non dire così, hai tutta una vita davanti per esserlo di nuovo, non puoi arrenderti alla tua età. A proposito, ma tu quanti anni hai?
 Si stava creando un'atmosfera piena di dolore, rimpianti, c­osì decisi di cambiare argomento, non volevo farla sentire triste o farle ripensare ai problemi da cui era scappata.
 - Ma insomma! Non si chiede l'età ad una signora non lo sai? - scherzò lei.
 - Va bene, allora provo ad indovinare.
 - Vai!
 Si mise in posa per permettermi di scrutare ogni piccolo particolare di lei che potesse aiutarmi a capire la sua età.
 Com'era bella, a partire dal viso, nonostante gli occhi fossero segnati da un'alone di mistero e sofferenza guardandoli bene mi ci perdevo dentro. Erano così grandi e profondi, il naso leggermente pronunciato ma che creava una sinfonia perfetta con il resto del viso, e poi le labbra, aveva delle labbra perfette, carnose e rosee quanto basta per indurmi a volerle baciare.
 - Allora, per prima cosa hai di sicuro più di tredici anni, si capisce dal mondo in cui parli e in cui esprimi le tue idee. Hai molta personalità, dai tratti del tuo viso invece direi che di sicuro hai meno di venti anni. -
 Sorrideva quindi ero sulla strada giusta.
 - I tuoi occhi mostrano che hai già vissuto molte esperienze significative,mmh... ­sedici? - tentai.
 - Bravo c'eri quasi! Ne ho quindici.
- Visto? Sono un mago!
 - Non esageriamo dai, chiunque ci sarebbe arrivato!
 - Ah si? - dissi con aria offesa voltandole le spalle.
 - Dai scemo! - Rise e mi tiró verso di lei.
 Magari non sarà stato un sorriso di quelli veri, ma in quel momento era serena, e sapendo questo ero felice. Avrei potuto guardarla ridere tutto il giorno, era così carina!
 - Guarda! Un'altra stazione, è grandissima!
 - Forse qui troverai un negozio di musica, dai andiamo!
 Cominciò a correre lasciandomi indietro. 
- Muoviti!
 - sto arrivando! dissi correndo.
 Ero più veloce di lei e la raggiunsi subito.
 Al contrario delle stazioni precedenti c'erano diverse linee ferroviarie, doveva essere una stazione importante. All'inter­no della stazione c'erano diversi negozietti, tutti illuminati, si avvicinava il periodo di natale.
 Esiste festa più inutile del natale? teoricamente dovrebbe rappresentare la nascita di Gesù. Ma ormai si pensa solo all'albero, ai regali, una festa prettamente commerciale come ogni singola inutile festività. Qualcuno potrebbe dire che almeno è un momento per stare insieme con la propria famiglia, creando un'atmosfera piacevole e rassicurante, bhè, io quell'atmosfera non l'ho mai vissuta. Ogni natale mi ritrovavo a cena da solo con mia madre, i miei fratelli erano fuori con gli amici e mio padre in chissà quale bar ad ubriacarsi. La odiavo quella festa. Magari ora lo ritroverò lo spirito natalizio, chissà.
 - Che ne dici troviamo un posto per dormire? proposi.
 - Si, buona idea.
 Era un posto immenso, perfetto, com­inciamo a camminare lungo il viale antecedente alla stazione. C'erano degli alberi piantati sia a destra che a sinistra, creavano un atmosfera abbastanza inquietante in questo periodo dell'anno. Sulla destra c'era un albergo, sembrava accogliente e abbastanza lussuoso.
 - Questo dovrebbe andar bene, andiamo?
 - Non sarà troppo costoso?
 - Non ti preoccupare, ho abbastanza soldi.
 - ...va bene. - non sembrava molto convinta, ma ignorai la sua espressione.
 Entriamo e... Wow! Era davvero meraviglioso, rimanem­mo senza parole. Dopo qualche minuto mi avvicinai alla reception per chiedere una stanza
 - Buonasera, vorrei una stanza per due persone.
 - letti singoli o matrimoniale?
 - Singoli.
 - E' fortunato, ne è rimasta solo una, ecco a lei.
 - Grazie mille.
 Numero 17...
 - Zoe! Andiamo
 - Che numero abbiamo?
 - La 17.
 - Il 17 è il mio numero preferito!
 Cominciò a saltellare come una bambina, la guardai sorridendo, era proprio pazza quella ragazza.
 La stanza era accogliente, c'erano tutte le comodità e per una notte andava più che bene.
 Nella stanza c'erano due letti divisi da un unico comodino, oltre ai letti c'era un piccolo tavolino, una tv a muro einoltre una piccola stanza per il bagno e un balconcino.
 - Zoe, c'è un solo bagno, vai prima tu.
 - Va bene.
 Le pareti erano di un giallo spento che di sicuro non dava un'aria allegra a quel posto, la vista dal balconcino in compenso era alquanto piacevole. Essa infatti affacciava sul viale, che illuminato, dava un senso di allegria e tranquillità. C'era un freddo pungente fuori, tornai dentro e mi distesi un po' sul letto, non mi ero mai sentito tanto stanco.
 Dopo un paio di minuti mi alzai di colpo sedendomi, presi lo zaino e cominciai a frugare al suo interno. C'era ancora da bere e da mangiare, sarebbe bastato sia per me che per lei. Posizionai un tessuto sul tavolino e preparai il tutto dividendolo in due porzioni.
 Mi ributtai di nuovo sul letto e mi resi conto di avere il cellulare in tasca. Lo presi. Non c'erano chiamate.
 Ovviamente mia madre e mio padre non si preoccupavano minimamente di dove fossi, anzi, di sicuro ora stavano festeggiando.
 C'era un messaggio da parte di Halison: "cosa significa quello che è successo oggi?"
 Buttai il cellulare sul comodino, ormai era passato un bel po' di tempo.
 Mi avvicinai al bagno. Non c'era il minimo rumore.
 Bussai.
 - Zoe! va tutto bene?
 Nessuna risposta.
 - Rispondimi!
 Ancora niente.
 - Zoe sto entrando.
 Provai ad aprire e la porta ed era aperta, sul lavandino c'era un taglierino, non l'avevo notato prima.
 La vasca da bagno era piena fino all'orlo e lei era immersa nell'acqua, corsi subito verso di lei e la tirai su.
 - Ma sei impazzita?!
 -.. N-no... Io... L-lo faccio sempre, mi piace sentire il battito del cuore che si fa sempre più intenso e lento, lo faccio fin quando non comincio a vedere tutto bianco. Stavolta stavo per  morire davvero. - sembrava molto scossa.
 - ... Non lo fare più per favore. -
 Annuì poco convinta.
 - Dai esci, così ceniamo. - dissi in tono rassicurante.
 - Va bene, arrivo.
 Stavo per uscire quando notai di nuovo il taglierino.
 - Ah, dimenticavo, ma questo è tuo? - le chiesi prendendo il taglierino.
 - no... era già li quando sono entrata, forse chi c'era prima di noi l'ha dimenticato.
 - Capito... -
 Stava mentendo, ma perché lo faceva? cosa doveva nascondermi?
 Dopo cena feci un bagno, durò un eternità ma fu estremamente rilassante. Una volta uscito vidi il taglierino, lo presi e tornai nella stanza.
 - Dov'è? - mi disse allarmata?
 - Cosa?
 - Il taglierino!
 - Ah, quindi era il tuo!
 rimase per un attimo interdetta.
 - ... Dammelo!
 - No! A cosa ti serve?
 - Non sono affari che ti riguardano. - mi disse con fare minaccioso.
 - E allora mi tengo il taglierino.
 - Ti ho detto di darmelo Cristo! - Era quasi in lacrime. Non mi aspettavo una simile reazione, ero scosso.
 - Prima fammi vedere le braccia.
 - ... No! Perché dovrei? - la mia risposta la spiazzò.
 - Voglio vedere.
 - No!
 Mi avvicinai di scatto e le alzai la manica. Era piena di tagli, non avevo mai visto niente di simile.
 Una lacrima rigò il mio volto, cominciai a baciarle il braccio.
 - Non meriti questo, stai già soffrendo molto. Gli unici segni sulle tue braccia dovrebbero essere quelli lasciati dai baci di chi ti ama. -
 Rimase in silenzio, sbigottita­non si aspettava una simile reazione da parte mia.
 Continuai a baciarle il braccio dove c'erano i tagli.
 - Uno per ogni taglio. -
 Mi guardava attonita, forse mi prese per un pazzo.
 Ora di sicuro non l'avrei lasciata mai più sola.
 - E' la cosa più bella che abbiano mai fatto per me... -
 Poi mi abbracciò, fu il suo primo gesto d'affetto, tanto inaspettato quanto infinitamente intenso e significativo.
 Era lì tra le mie braccia, l'avrei tenuta al sicuro da chiunque volesse fargli del male, la sentivo come una sorellina, non sopportavo vederla soffrire.
 - E' ora di andare a letto, domani dobbiamo svegliarci presto. 
 - Va bene - annuì, gli occhi lucidi fissi su di me.
 - Buonanotte - le diedi un bacio sulla guancia e sorrisi, volevo sembrare quanto più possibile rassicurante anche se dentro di me c'era un turbine di emozioni.
 - Notte! - i suoi occhi erano più accesi del solito, forse ci stavo riuscendo. Forse stavo riuscendo a salvarla dai suoi demoni.
  
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