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Autore: Fable    08/12/2014    0 recensioni
La storia narra di una ragazza normale (Anna) che è scettica nel credere che la sua vita possa essere stravolta. Sarà un ragazzo misterioso (Erik) a cambiare tale situazione. Anna dovrà far fronte a molti ostacoli e a molte avventure. Dovrà proteggere con tutta se stessa, fino a spingersi oltre i suoi limiti per riuscirci, ciò che ama di più, ciò che ha di più caro. Riuscirà Anna ad accettare e a compiere il suo destino?
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando sentii la porta aprirsi, accantonai quel pensiero e pensai a mangiare. Mia madre aveva avuto una giornata davvero pesante, si capiva da come a mala pena riusciva ad alzare la forchetta. Mi raccontò che oggi all'ospedale erano arrivati due uomini ridotti veramente male. Hanno dovuto operarli e osservarli per tutto il tempo. L'incidente non era stato ancora ricostruito e non avevano trovato nessun colpevole, sul luogo, la polizia a trovato soltanto tracce di cenere e asfalto bruciato. -E a te, come è andata oggi?- mi domandò, sforzandosi di sorridere. La guardai e pensai che era davvero una persona forte, si vede che non ho preso da lei. -Benissimo, solita giornata- le risposi. So che non era bello mentire ma era molto peggio vedere la sua faccia preoccupata. Ogni volta facevo così, se avevo un problema lo risolvevo da sola, non dovevo assolutamente essere un peso per lei. -Bene- mi disse. La cucina fu immersa di nuovo nel silenzio. Quando finimmo, mamma andò a cambiarsi per andare a letto, io finii di lavare i piatti e sistemare la cucina. Passai per il salotto prendendo lo zaino e salii in camera. Dovevo tradurre solamente un estratto dal libro di Frankenstein per finire i compiti di domani. Chiudendo il libro d'inglese, ritornai a pensare ad Erik. Mi aveva chiamato con il mio nome ma io non ricordo di averglielo detto. Ma sarà...non volevo pensarci, sarà una coincidenza o lo avrà sentito da qualche parte, comunque sapevo che probabilmente non ci saremmo più scambiati una parola. Andai in bagno per lavarmi e cambiarmi, ci voleva una lunga doccia. Quando finii mi asciugai in fretta e lasciai i capelli umidi, non volevo svegliare mia madre. Aprii il cassetto dove c'erano le spazzole per prenderne una e sciogliere i miei impossibili nodi, se non li pettinavo domani non avrei avuto speranze con loro e dovevo filare dal parrucchiere e rasarmeli, come minimo. Era mia abitudine spazzolarmi allo specchio, non so il perché, non che ne avevo bisogno ma non riuscivo a farne a meno. Quindi mi portai davanti allo specchio e cominciai con infinita pazienza ad occuparmi dei miei capelli. Da piccola li odiavo, o meglio dire, me li facevano odiare. Dicevano che erano troppi e sembravo così una specie di pazza uscita appena dal manicomio. Adesso crescendo li ho tagliati e mi arrivavano un po' oltre alle spalle e avevo fatto togliere un po' di massa così non sembravano gonfi. Mentre li lisciavo notai una cosa strana. Il mio pigiama era sbottonato fino al terzo bottone e si intravedeva un po' della mia pelle pallidissima alla luce. Dalla scollatura intravedevo una macchia piuttosto scura, se non proprio nera. Vi passai sopra la mano ma non andava via, allargai maggiormente la scollatura per vedere meglio e … O mio Dio … Che cosa avevo? Sembrava un grosso e gigantesco neo. Era enorme rispetto a quelli che avevo già. Potevano esistere nei di quelle dimensioni? E poi era proprio al centro del mio petto. Ma quando mi sarà spuntato, non c'era prima. Speravo con tutto il cuore che fosse l'unico e che non cominciassi a diventare tutta piena. Che orrore... Abbottonai la scollatura lasciai perdere. Non che fossi una di quelle fissate con la bellezza e tutto il resto, ma non per questo volevo tutta la mia pelle ricoperta da quelle grosse macchie scure. Uscendo dal bagno, passai lentamente davanti alla camera di mia madre che dormiva profondamente e filai per raggiungere la mia. Non vedevo l'ora di andare a letto e non pensare più a niente, che giornata ragazzi avevo proprio bisogno di una dormita … Il mattino aprii gli occhi e fui accecata dalla luce, mia madre aveva alzato la serranda. Vorrei poter dire ho fatto una bella dormita e ho recuperato tutte le mie energie...e invece no. Come se l'ho avesse fatto a posta, quel ragazzo è riuscito a non farmi chiudere occhio, non prendetemi per stupida vi prego, ma è andata davvero così. Non ho fatto chissà quale sogno, aveva solo impressa nella mia mente quei occhi. Non riuscivo a togliermeli dalla testa. Adesso avevo due scelte: ritornare a letto o andare a scuola. No, non lo farò vincere, pensai. Assolutamente no. Quindi come uno zombie ambulante in cerca della sua preda, presi dei vestiti e andai a prepararmi. Ci stetti più del dovuto, dannazione. Finito scesi le scale e vidi che mia madre se n'era già andata e mi aveva lasciato tazza, latte e cereali sul tavolo. Sorrisi, anche se era impegnata pensava sempre a me. MI preparai la colazione e finendo di mangiare non mi rimaneva altro che prendere le chiavi ed uscire di casa. Chiusi attentamente, controllai ogni sicura per due volte, non volevo dimenticarmi qualcosa che potesse incentivare un ladro. Lasciai il portico di casa mia e andai alla fermata e mi sedetti al solito posto, ovvero sopra un contatore dell'elettricità. Può non sembrare comodo ma era l'unico sempre libero quindi dovevo arrangiarmi. L'autobus era inaspettatamente meno pieno delle solite volte, infatti riuscii immediatamente a trovare posto. Presi le mie adorabili e immancabili cuffie e ascoltai la meravigliosa voce dei Seether. Con quella musica alla orecchie e il paesaggio che mi scorreva davanti agli occhi, riuscii ad riposarmi mentalmente e recuperai un po' di ottimismo, mi sarebbe sicuramente servito durante la giornata. Aspettai altri dieci minuti e vidi salire Lara ed Elisa, mi feci vedere facendogli un cenno dal posto. Quando mi videro mi raggiunsero e si sedettero accanto a me. -Oggi è praticamente vuoto- disse Lara. -Già, insolito. Sarà successo qualcosa?- domando Elisa. -Forse e solo nostra impressione- dissi guardandomi intorno. Ma avevo la sensazione che non fosse affatto un impressione. Comunque dimenticammo il perché l'autobus fosse vuoto e parlammo delle materie che ci aspettavano oggi. -Io ho matematica- disse Elisa. -Io storia moderna- disse Lara -E tu?- domando rivolgendosi a me. -Biologia- dissi con più entusiasmo di loro due. Almeno la prima materia di oggi mi sarebbe piaciuta. Continuammo a parlare, degli esami, dei troppi compiti, degli esercizi complicati e intanto io ascoltavo un gruppo di ragazzi alle mie spalle. -Ehi avete sentito?- domando uno dei tre ragazzi. -Cosa?- domando quello di fronte a lui. -Dell'incidente di ieri, no?- -Ah, si quello in cui sono stati coinvolti i due uomini...- -Già, non ti pare strano? Non sono state trovate traccie- constatò il ragazzo che aveva preso il discorso. -Perché vogliamo parlare dello stato in cui sono stati trovati?- domandò il secondo. -Non ne so molto ma dicono che non era possibile neanche riconoscerli di come era ridotti- disse quest'ultimo. -Sono stati completamente carbonizzati- disse il terzo ragazzo, quello che ancora non aveva aperto bocca. -Mia madre era presente durante l'autopsia- riprese- Mi disse, che anche il primario del reparto non sapeva di cosa si trattava- disse concludendo. Conoscevo quel ragazzo,era il figlio della collega di mia madre. Come mia madre anche la sua era una delle infermiere che aiutavano il primario in sala operatoria. Questa situazione era davvero spaventosa, com'era possibile, che in una città così tranquilla succedessero queste cose? Scesi dall'autobus ancora con le parole di quei ragazzi che mi ronzavano i testa. Possibile che oggi sull'autobus c'erano poche persone proprio per questo motivo? Andai direttamente in classe, senza passare dagli armadietti, tanto avevo già i libri che mi servivano per la prima ora, gli altri li avrei presi dopo. Arrivai in classe proprio durante lo squillo della campana, per fortuna la prof ancora non c'era. Presi un respiro e mi sedetti al mio solito posto e cercai di distrarmi un po'. -Ehi..- mi sentii chiamare. Oh, no. Ti prego, basta. -Che c'è?- chiesi svogliata, non avevo assolutamente voglia di vedere quel sorriso, di nuovo. -Che hai? Non voglio chiederti il libro, tranquilla...-disse Leo intuendo cosa avevo pensato. -Allora cosa vuoi?- gli dissi, chissà perché non ero dell'umore giusto oggi. -Sai cosa chiederà la prof di Bio?- mi chiese. Lo guardai di traverso, possibile che non era capace neanche di prendere appunti? Mi girai verso il mio banco, cercai tra le pagine del libro e trovai il foglio in cui mi ero segnata gli argomenti. -Tieni- dissi schietta. -Sei Queen, Anna- mi disse. Quando faceva così … Non mi rimaneva che ridere, non volevo ma davvero non potevo trattenermi. Poi notai che si sporse verso il suo compagno di banco e disse: -Guarda che sexy Anna quando agita la coda- e volgendosi di nuovo a me mi fece il segno Ok con le mani. -Finiscila- gli risposi intimandolo. Già oggi mi sono svegliata con la voglia di andare in giro con la coda, era raro che lo facevo perché avevo i capelli piuttosto corti, ma ogni tanto un cambiamento d'immagine ci voleva. Finita l'ora scappai letteralmente dall'aula e andai agli armadietti per prendere il resto dei libri. Meno male che c'era poca gente e arrivai subito. Aprii usando la combinazione e tirai fuori il libro di latino e quello di storia dell'arte, quello d'inglese l'avevo già per l'ultima ora. Chiusi l'armadietto di fretta e non mi accorsi della presenza vicino a me. Feci un passo indietro e rimasi spiazzata. Erik era proprio di fronte a me con le sopracciglia aggrottate e mezzo sorriso sulle labbra. -Tutto bene?- mi chiese. Forse dovevo finirla di essere così emotiva. -Si si, va benissimo- dissi con la disinvoltura che riuscii a manifestare. Mi voltai e nel mentre dissi un ciao di sfuggita per levarmi di torno. Perché dovevo farmi tanti problemi? Lui raggiunse il mio fianco e mi trattenne per una cinghia dello zaino. -Ti aspetto, non ritardare- disse solamente e se ne andò con la stessa facilità di come era apparso. Gli buttai solamente un'altra occhiata e poi filai dritto per l'aula. Sedendomi mi rivolsi verso la finestra che dava al cortile e vidi come l'inverno stava prendendo il sopravvento sull'autunno. Cercai di memorizzare ogni singolo particolare di quel paesaggio, pur di non pensare ai particolari di quel ragazzo, e sopratutto di non avevo intenzione di soffermarmi e comprendere le ultime parole che mi aveva detto prima di scomparire di nuovo. Quando le lezioni finirono avevo un leggero mal di testa, non so per quale motivo ma probabilmente era per colpa della mancanza di sonno. Sta notte avevo assolutamente intenzione di dormire, quindi Erik mi spiace ma sarò io che la spunterò sta notte. E' incredibile quanti problemi possa crearti un ragazzo, o meglio dire quanti complessi una ragazza si può fare su un ragazzo … ma la colpa è sempre e comunque sua. Mi diressi verso il cortile dove incontro di solito Lare ed Elisa e infatti le trovai lì a chiacchierare con … Andy e Josh. -Ehiiii- mi saluto Lara avvinghiata al suo ragazzo. -Ciao- dissi sorridendo. -Stai andando a prendere l'autobus?- chiese Elisa. -Si, voi che fate?- gli domandai. -Usciamo, sai ci saranno compiti e verifiche e non avremmo sicuramente tempo la prossima settimana, quindi ci organizziamo per questa- disse Lara. -Perché non vieni anche tu? Così ti distrai un po', sei sempre a casa da sola...-mi chiese Elisa. -Vero. Perché non vieni? Andy e con la macchina può lasciarti lui a casa- propose Lara guardando nella direzione di Andy. La richiesta era allettante, volevo davvero uscire con loro ma non volevo essere di troppo ed era vero che era l'ultima settimana che avevano per rimanere da sole con i propri ragazzi. Io che avrei fatto? Li avrei guardati tutto il tempo? Preferivo andare a casa. -Dai ragazzi … spassatela voi quattro, io andrò a vedere qualche film sul mio comodo e invitante divano- dissi convinta, lo ero per davvero. -Sicura?- chiese Elisa. -Non preoccupatevi per me ...- risposi sincera. Avevo una strana sensazione però, la stessa che provo quando ho a che fare con un certo ragazzo... Girai leggermente la testa, tanto quanto basta per riuscire a vedere la fermata dell'autobus. C'erano i soliti gruppi di ragazzi, forse meno numerosi, seduti negli stessi posti di ogni giorno e alla fine del muretto era sempre vuoto come ieri... e come ieri c'era Erik appoggiato al tabellone degli orari. Mi stava fissando ne ero certa. Anche se poteva essere una mia impressione...la sua testa sembrava rivolta verso di me. Ti aspetto, non ritardare... Finalmente realizzai il vero significato di quelle parole... La mia faccia doveva essere proprio strana, perché tutti si accorsero che c'era qualcosa che non andava. -Qualcosa non va?- disse Lara. Riportai l'attenzione su di loro e mi concentrai, riuscendo a collegare il cervello con la bocca. -No,no niente- dissi sorridendo-Allora ci vediamo ragazzi- Mi voltai e andai verso la fermata. Percorsi tutto il marciapiede, con tutti gli sguardi puntati a dosso, raggiungendo Erik. Mi fermai proprio davanti a lui. Lui alzò la testa e mi guardò con un sopracciglio alzato e il solito mezzo sorriso. -Ehi...-dissi salutandolo-scusa per il ritardo-
   
 
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