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Autore: Mikirise    09/12/2014    1 recensioni
Qualsiasi cosa succeda, segui il piano, Peeta. Ricorda:
Punto Uno: Trova la Ragazza dagli Occhi Grigi.
Punto Due: Mantienila in salvo finché non incontrerete un Posto Sicuro
Punto Tre: Portala sana e salva al Posto Sicuro.
E se tra il Punto Due e il Punto Tre la Ragazza dagli Occhi Grigi si fosse innamorata di lui… Peeta non fingerà di non aver pensato tutto nei minimo particolari.
Ma quello che sulla carta è semplice, beh, nella vita non è esattamente così semplice.
E questo è così frustrante!
[AU!PercyJackson]
{Storia partecipante a "AU Contest- Wherever we are" di Emmastarr}
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autore: M I K I (Su Efp), MichiGR (sul Forum)
Fandom: Hunger Games
Titolo: Sembrava veramente molto più semplice
Rating: Verde
Personaggi: Peeta Mellark, Katniss Everdeen
Genere/Avvertimenti: Avventura, Romantico
NdA: Ho un debole per i finali. Quello che poi ti lasciano lì ad aspettare un seguito e dici “Cavolaccio, quell'uomo-barra-donna mi vuole uccidere!” (Rick Riordan e le sue dediche ad inizio libro. Lo ucciderei se non amassi Percy Jackson, davvero!), però sei felice di aver letto.

Non so esattamente quante persone siano state felici di aver letto questa mia storia. Io sicuramente sono stata felice di scriverla.

E questa è la fine.




 

Sembrava veramente molto più semplice

E lo sarebbe stato se non ci fossero di mezzo profezie, papà divini impiccioni, satiri ubriaconi e fratellastri narcisisti


Un ringraziamento speciale a Mary-chan, che mi ha fornito la giusta dose di autostima e, come sempre, alle mie sorelline, che penso siano le mie fan numero uno (in due, sì, è spiritualmente possibile)


 

Capitolo 6


"Non mi dai un bacio di buona fortuna? È una specie di tradizione, no?"
~Percy Jackson e gli Dei dell'Olimpo, Lo scontro Finale




"Las Vegas?" ripeté per la quarta -o quinta- volta Annie. Doveva essere molto arrabbiata, ma la sua apparenza minuta e dolce stemperava la sua ira esterna. Finnick aveva incrociato le braccia, scuotendo la testa.

Il ragazzino biondo osservava i tre davanti a lui, seduto su un vecchio divano in un motel del New Jersey, con Katniss addormentata sul suo braccio e gli occhi a mezz'asta. Aveva coperto Katniss con un lenzuolo, il meno sporco che aveva trovato, il più caldo a loro disposizione, visto che fuori dal motel c'erano esattamente 4 gradi Celtius, secondo Portia. Che poi, Peeta ancora non aveva capito come funzionavano i gradi Celtius, ma questo poco importava.

Importava, invece, capire per quale motivo Haymitch voleva portare lui e Katniss a Las Vegas, lontano dal Campo Mezzosangue ed ogni protezione.

"Voleva spendere tutte le sue dracme nei casinò?" ipotizzò, stropicciandosi un occhio.

Annie rise, in piedi davanti al satiro. Fece cenno di no con la testa "Casinò Lotus" disse quelle parole come se queste spiegassero tutto al piccolo semidio "O sbaglio?" aggiunse, voltando la testa verso Haymitch che guardava il suo bicchiere vuoto, indifferente ed evasivo.

"Questi bambini non meritano il loro destino" disse come se fosse ovvio. Si riempì il bicchiere di un liquido giallognolo che agli occhi di Peeta sembrava tanto pipì "Era l'unico Posto davvero Sicuro. Era quello che mi hanno chiesto"

"Non capisco" mormorò Peeta. Il sonno stava per prendere il sopravvento su di lui, in pochi minuti si sarebbe addormentato, senza turni di guardia, o paura di un mostro che attaccasse lui, o Katniss.

"Nel Casinò Lotus il tempo è alterato. È come se avesse una linea temporale tutta sua, più lenta di quella di tutti noi, e una volta che esci di lì, ti rendi conto che il mondo è cambiato, che è andato avanti. E in quelle che ti sembravano poche ore, il mondo è andato avanti di mesi, o anni" spiegò con voce pacata la ragazza "È una prigione; ne esci senza niente"

"Sarebbero stati vivi"

"Il Fato ti perseguita!" alzò la voce Annie. Teneva i pugni chiusi e lo sguardo basso. Haymitch però non se ne rese conto, era troppo preso a guardare il suo bicchiere nuovamente vuoto. La ragazza si schiarì la voce e chiuse forte gli occhi, come se stesse lottando per rimanere in sé "Non importa quanto tempo passi. Ti troverà sempre. Ti puoi nascondere o anche non vivere, come si fa nel Casinò Lotus, ma il Fato ti troverà. Non si ha via di scampo!" poi i suoi occhi persero la lucidità che fino a pochi momenti prima albergava in lei. Iniziò a borbottare, a guardare a destra a sinistra, dicendo due frasi logicamente opposte "Non si può scappare. Si può scappare. Il Fato governa tutti noi. Il Fato si può cambiare. Sarò io a... no! Non sarò io!" si prese la testa tra le mani, coprendosi le orecchie ed iniziò a gridare, cadendo sulle sue ginocchia "Stammi lontano Finnick. Sta qui, per favore, Finnick" il ragazzo s'inginocchiò accanto a lei e le carezzò dolcemente la testa.

Lui parlava, anche se nessuno oltre ad Annie lo capiva. Il suo tono era dolce, rassicurante. Lei continuava a gridare ed a dimenarsi istericamente. Finnick non smise di abbracciarla e di carezzarla.

Peeta portò il suo sguardo su Katniss, che dormiva serenamente sul suo braccio.

Chissà che destino tremendo stava aspettando Annie. Chissà se avrebbe vissuto abbastanza da poterlo vedere.


🔆🔅💭💫🐎💤🏡



Parlando ipoteticamente.

Se un'ipotetica persona avesse potuto vedere da fuori la Ford rossa, che viaggiava ad una velocità vertiginosa tra le nuvole, avrebbe visto Finnick al volante ridere e girare senza criterio alcuno a destra ed a sinistra, mentre un più piccolo e coscenzioso Peeta premeva pulsanti per fare in modo che la traiettoria della macchina non fosse irregolare.

Un'ipotetica persona non avrebbe trovato strano che Finnick parlasse, gridando verso il fratellastro minore cose come "Ma è una figata assurda!", anche se Peeta e Katniss avevano sentito per la prima volta la voce di Finnick pronunciare una frase sensata quella mattina, quando, per sbaglio, Katniss gli aveva buttato addosso acqua gelida. Annie aveva spiegato che la magia consisteva generalmente nel modellare a proprio piacimento la Foschia e far quindi credere qualcosa a qualcuno; questo significava che creava un mondo indipendente da quello reale nella testa di qualcuno, ma che se per un istante il mondo reale fosse entrato in contatto con quello inventato, la persona avrebbe ricominciato a vivere nel primo, abbandonando il secondo. Finnick credeva di non poter parlare e quindi non parlava. Che poi non era così male far star zitto Finnick Odair, ma questa è un'altra storia.

Quest'ipotetica persona a questo punto si sarebbe chiesta chi, trai due ragazzi sui sedili anteriori, fosse il maggiore e chi il minore, visto che Finnick sembrava essere ridiventato un ragazzino e stava facendo levitare sottosopra la macchina.

E poi, sempre la persona ipotetica si sarebbe chiesta: "Seriamente: quel ragazzo è ubriaco?"

Difatti, mentre Peeta stava parlando delle migliori tecniche di atterraggio, il maggiore sorrise stupidamente, iniziando a chiudere lentamente gli occhi ed abbandonare la testa contro il sedile dell'auto. Finnick si era appena addormentato.

La stessa cosa era capitata ad Annie, nei sedili posteriori. Lei soffriva di mal d'auto e forse anche di mal d'aereo, si stava sentendo morire e dava il tormento ad Haymitch che dava il tormento a Katniss. In un certo senso, per la ragazzina fu un sollievo vederla addormentata, ma Peeta non era dello stesso parere.

"Cosa sta succedendo?" chiese il ragazzino, gettandosi verso il volante e cercando di mantenere la rotta presa dal fratellastro.

"Succede che siete entrati in campo nemico" rise Haymitch, incrociando le braccia, mentre con la testa indicava fuori dal finestrino delle figure a mezz'aria.

E questo è il punto in cui il lettore viene a scoprire che la persona ipotetica non solo è reale, ma che sono due persone reali, tenute a mezz'aria da altre due persone reali a cavallo di due pegasi.

Leeg2 odiava volare e, generalmente, odiava dover lasciare la sua cabina per un'impresa, o per dover proteggere i confini del Campo. Sbadigliò, dando una gomitata in volo a sua sorella, che teneva gli occhi chiusi, a mezz'aria facendola dondolare. Pollux s'imbronciò, cercando di tenere la ragazza salda dalla maglietta e non farla cadere, mentre Castor cercava di prendere dalla vita Leeg2 e farla salire sulla groppa del suo pegaso.

"Sono sveglia!" gridò Leeg1 "Sono sveglia"

Katniss, da dentro la Ford, iniziò ad agitarsi visibilmente, cercando di afferrare dal suo zaino il suo arco "P-Peeta" chiamò poi, vedendo che il ragazzino era rimasto paralizzato, con una mano sul volante e la testa girata ad osservare i lineamenti di Finnick, che, con la bocca aperta e la bava che cadeva da un lato di quella, ronfava beatamente "Peeta!"

Il ragazzino si girò verso di lei, con il panico dipinto in volto "Si può sapere chi siete?" chiese, lasciando il volante dalle mani.

Katniss lo osservò a bocca aperta, mentre la Ford prese a girare su se stessa verticalmente e la sua treccia scura andava in alto ed in basso, seguendo la forza di gravità.

La ragazzina, presa a guardare Peeta nel panico, non riconoscerla e non volerla nemmeno aiutare, non si rese conto di quando la macchina prese a cadere, andando incontro all'acqua sottostante.

"Stanno cadendo!" urlò Leeg2 "Cadono! Non era nel piano che cadessero!"

Castor la zittì con un solo gesto e, tenendola per la vita la fece sedere davanti a lui sul pegaso, conducendo il cavallo alato verso la macchina. Leeg2, nel frattempo, si agitava, gridando alla sorella di ridare la memoria la ragazzino, perché non si schiantassero in acqua.

Leeg1 dormiva ancora, tenuta dalla maglietta da Pollux. Il ragazzo la scosse, cercando di farle aprire gli occhi "Sì, sì, adesso" bofonchiò la ragazza, annuendo.

Per qualche secondo la Ford sembrò riprendere il controllo ed una Katniss minacciosa si affacciò da un finestrino con un arco teso.

Pollux tirò su Leeg1 e la buttò sul pegaso esattamente come si gettano gli zaini dopo una lunga giornata di scuola, con esasperazione e sollievo, lasciando che la testa della ragazza ricadesse sul lato destro dell'animale ed i piedi sul lato sinistro. Leeg1 non si lamentò, rise, invece, per poi chiudere gli occhi e riaddormentarsi, mentre Deinós il pegaso si buttava all'inseguimento della macchina.

Di nuovo la Ford perse il controllo e prese a viaggiare sottosopra, sulla superfice dell'acqua.

"Rimani con me, Peeta!" si sentiva la voce della ragazzina dalla macchina, che zigzagava pericolosamente "Resta. Con. Me."

Castor infilò una mano nella Ford, cercando di arrivare al volante, ma Peeta gli ringhiò contro, girandolo bruscamente ed allontanandosi da lui, cercando di avvicinarsi alla costa. Katniss scoccò una freccia contro Kalè, il pegaso, cercando di farla impazzire e che i due invasori si allontanassero da loro.

Kalè s'impennò bruscamente, ma Castor fu abbastanza bravo da riprendere in fretta il controllo dell'animale e mantenere Leeg2 in sella.

"Haymitch!?" gridò la ragazza, mentre la Ford volava verso la costa, sempre sottosopra "Amici o nemici?"

Castor fece cavalcare più velocemente Kalé, cercando di raggiungere i semidei.

Haymitch si affacciò dalla finestra sottosopra, schiacciando la testa di Katniss contro il finestrino, e fece per parlare. La ragazzina ebbe il tempo di chiedersi se quel satiro traditore, che voleva mandarli a Las Vegas quando il Posto Sicuro era a Long Island -praticamente a due passi da Washington-, avrebbe detto una bugia per farli ammazzare, o la verità. Poi Leeg1 si svegliò e svegliandosi rinnovò il controllo sulla memoria che aveva su Peeta, e Peeta si dimenticò di nuovo di lei, di Finnick, di Annie, di Haymitch e di come si facesse a pilotare un mini Carro del Sole.

Lasciò il volante, confuso.

La Ford andò a sbattere contro una roccia.

Leeg1, Leeg2, Castor e Pollux si gettarono sopra di loro, pronti a combattere se si fosse trattato di nemici, o a chiedere scusa, se si fosse trattato di altro -tecnicamente, Leeg1 dormiva, ma sono dettagli-. Atterrarono sulla sabbia in groppa ai pegasi e corsero con la mano pronta a sguainare le spade.

Katniss fu la prima a strisciare fuori dalla macchina, tenendosi la testa e tirando la mano di Peeta, malconcio e confuso.

Ovviamente l'Indistruttibile Ford era ancora tutta intera, sottosopra, ma intera.

Mentre uscivano faticosamente dall'auto, due lieve luci si accesero sulle loro teste e rimasero ognuno a fissare il simbolo comparso sulla testa dell'altro, senza nessuna emozione evidente sul loro volto che non fosse orgoglio, o semplicemente la felicità di non essere morti, di nuovo.

"Figlio di Apollo" disse lei, indicando la lira, che suonò al nome di Apollo, sulla testa del ragazzino "Ma questo lo sapevamo già"

"Figlia di Ermes" sorrise lui. Ci aveva messo qualche secondo a riconoscere i sandali alati del dio, probabilmente perché era ancora sotto l'effetto dell'amnesia causata da Leeg1, che in quel momento dormicchiava, appollaiata sulla schiena di Pollux.

Katniss gli sorrise di rimando, più perché era felice di riavere Peeta-Peeta e non Peeta-Scusa-tu-Saresti? e stava per abbracciarlo con quanta forza aveva in corpo, se la voce di Castor non l'avesse interrotta.

"Ci spiace" disse con una voce profonda "Non sapevamo se foste amici o nemici. Ultimamente il Campo ha subito delle perdite. E quando abbiamo visto Finnick ed Annie sulla vostra macchina... ci è sembrato strano, ecco"

Pollux stava tirando fuori dall'auto i due sopracitati, che continuavano a dormire serenamente, a causa dei poteri di Leeg2.

Haymitch, zompato fuori da solo, borbottando qualcosa contro i semidei, sbuffava, seduto su una roccia, guardando interdetto la sua borraccia nuovamente vuota.

"Siamo Leeg2 e Leeg1, figlie di Hypnos" presentò Leeg2, indicando se stessa e la sorella addormentata "E loro sono Castor e Pollux, figli di Iris", continuò indicando i due ragazzi. Poi guardò i due pegasi insicura.

Pollux, inginocchiato accanto ad Annie, iniziò a gesticolare, offeso. Castor tradusse per lui "Dice che i due pegasi sono Deinòs, Terribile, e Kalè, Bella"

Pollux sembrò molto più sereno.

Più tardi Peeta avrebbe saputo che Pollux non aveva più la lingua, come Lavinia, l'arpia. Anche il semidio aveva dovuto sacrificare una parte di sé per qualcuno che amava, per equilibrare una fortuna che sarebbe venuta. Pollux, scoprì in seguito Katniss, era un buon ascoltatore.

"Benvenuti al Campo Mezzosangue" sorrise Leeg2, allargando le braccia, quasi volesse abbracciare tutto il Campo e loro due.

Katniss e Peeta si guardarono intorno e, per la prima volta da quando si erano schiantati a terra videro ragazzi di tutte le età intorno a loro.

Ai tempi non lo sapevano, ma osservarono tutti i loro futuri amici, nelle loro attività preferite.

Effie, seduta sugli scogli, parlava con Flavius e Octavia, mentre si dipingeva le unghie di un brillante arancione, in tinta con la maglietta del Campo. Sarebbero diventati amici quell'inverno, perché Peeta era sempre stato troppo gentile per poterle dire di stare zitta e smetterla di spettegolare. E lei amava essere ascoltata.

Madge faceva crescere delle fragole poco lontano dalla costa, ogni tanto controllava che i suoi fratellastri non la vedessero e se ne infilava in bocca una, assaporandola in tutta la sua bontà. Sarebbe stata l'unica vera prima amica di Katniss, perché paziente e riservata, ma sopratutto perché rispettava i silenzi della figlia di Ermes.

Gale, casualmente accanto ai campi coltivati, studiava le posizioni degli alberi, progettando delle trappole per scogliattoli, che gli sarebbero stati molto utili al di fuori del Campo. L'amore per la caccia accomunava Gale e Katniss e l'amore per Katniss avrebbe accomunato Gale e Peeta. Ma quel che Afrodite non aveva ancora detto a Gale era che la persona che aveva rubato il suo cuore, mangiucchiava fragole e gli donava commenti sarcastici.

Delly, felice e spensierata, affogava un ragazzino della Cabina Undici, che le aveva rubato un braccialetto. Figlia di Iris, sembrava un arcobaleno anche solo dal sorriso. Una personalità come la sua non poteva che essere legata a Peeta, con il quale fu amica fin da subito, creando anche situazioni imbarazzanti tra lei e Katniss. Che sia gelosia? rideva sempre lei.

Ed accanto a loro ci sarebbero stati anche Finnick ed Annie, come fratelli maggiori, ma anche Leeg1 e Leeg2, Castor, Pollux, Cressidra, Boogs, Faccia di Volpe, Marvel, Rue e tanti altri ragazzi che sarebbero diventati parte di loro.

Parte della loro famiglia, diceva Peeta.

Avevano finalmente trovato il loro Posto Sicuro.


🏡🔆❤️💭




"Tu sei rimasto qui da allora" borbottò Katniss, guardando il panorama che la Collina Mezzosangue offriva loro.

"Non ho niente fuori da qui" disse Peeta "I miei amici, tu... siete tutti qui"

Katniss poggiò la sua testa sulla spalla di lui, chiudendo gli occhi ed aspirando tutto l'odore di pane che Peeta emanava. Si chiedeva per quale motivo il ragazzo odorasse sempre di forno.

Peeta non aveva perso l'abitudine di infornare il pane, aveva detto Madge una volta, sembrava essere l'unico collegamento con la sua famiglia mortale, che aveva una panetteria ad Atalanta. Ma Peeta non parlava spesso di sua madre o dei suoi fratelli. Secondo Katniss non tornò mai da loro per paura di non poterli mantenere al sicuro, non essendo certo delle proprie forze. Però il pane continuava ad infornarlo, quasi tenesse vivo il ricordo della sua Vecchia Casa. I figli di Demetra, comunque, lo accoglievano tra loro senza polemiche, cosa per cui lui fu sempre molto grato.

Peleo sbatteva la coda, offeso dal fatto di essere ignorato dai due, e sbuffando nuvolette grigie dalle narici.

Peeta rise e lanciò un pezzo di carne al drago, al quale bastò aprire la bocca, per afferrarlo e poterlo ingoiare, senza neanche aver masticato.

Gli occhi dorati di Peleo, però, non lasciavano quelli azzurri di Peeta, come a dirgli "Va bene; la carne mi piace, ma non ti credere completamente perdonato"

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo con un sorriso. Peleo era un drago veramente molto viziato.

"Finnick tornerà" esordì la ragazza, afferrando la mano ruvida di Peeta. Quattro anni prima, le sue mani non erano così, ma, una volta arrivato nel Campo Mezzosangue, il ragazzo si era allenato duramente nel tiro con l'arco ed a suonare uno strumento a corda, e le sue mani, prima morbide e paffute, erano diventate un po' callose, e grandi, e calde "Anch'io tornerò. E tu ci sarai. Ed Annie, per Herakles!, si occuperà di Peleo, così potremmo andare a fare una passeggiata nel bosco"

Peeta scoppiò in una fragorosa risata "È una proposta indecente, Katniss Everdeen? "

La ragazza arrossì completamente ed abbassò la testa per qualche secondo "C-certo che lo è" bofonchiò, per poi lasciargli un bacio così veloce sulle labbra da essere sembrato un'illusione al biondo "Spero per Afrodite che ci stia guardando"

Al sentire il nome della dea, Peeta s'irrigidì, sentendo un colpo arrivargli in pancia ed il respiro mancare violentemente "Fortuna che tengo il mio piano quinquennale sotto il mio cuscino. Lo devo aggiornare" sorrise in maniera forzata.

"Quando tornerò" mormorò Katniss, appoggiando la sua fronte sulla fronte del ragazzo, con gli occhi chiusi, come se stesse pregando "torna anche tu, Peeta. Scommettiamo. Lo facciamo sempre, no?"

Peeta la baciò con calma, prendendo il suo viso tra le mani "Scommetto che sarò qui, ad aspettarti, come sempre"

"Starai accanto a me"

"Sempre"


🔆💋📜💭🙅



"Ti sei divertito al Campo Mezzosangue" stava dicendo Afrodite, con le braccia intorno alle spalle del ragazzo, dondolando a destra ed a sinistra, seguendo un ritmo lento, che solo lei riusciva a sentire "Sei stato felice"

Peeta sospirò, con le mani sui fianchi della dea, dondolando insieme a lei, in una danza da dodicenni imbarazzati -o almeno così era da parte sua. Afrodite sembrava piuttosto divertita, invece-.

Nonostante fossero passati quattro anni, i sogni del ragazzo continuavano a non aver spiegazione, sembrava non avessero senso, o che lui non volesse trovarne un senso. Perché sognare una conversazione fatta poche settimane prima? Perché se lui stesso era stato presente a quella?

"Sì, sono felice"

Afrodite gli carezzò la guancia, sorridendo "E sai che finirà, vero? Manca poco"

Il ragazzo scansò il viso dalle carezze della dea, irritato e spaventato dalle parole di quella. Afrodite prese il suo viso tra le mani e lo rigirò verso di lei, perché i suoi occhi azzurri fossero incatenati a quelli verdi di lei "Lo so" borbottò lui di malavoglia, abbassando lo sguardo verso la terra della grotta.

"Dopo averla incontrata, anche se sai quello che vi succederà, hai sempre molta difficoltà a lasciarla andare" rise la dea "Questo vi rende sempre molto tragici. Siete così carini, insieme"

Peeta si morse il labbro, mantendo lo sguardo basso, ma senza smettere mai di dondolare insieme alla dea, seguendo una musica inudibule. Prese le dita affusolate di Afrodite, facendola roteare su se stessa, mentre lei continuava a ridere "Ne parlate sempre come se fosse ovvio che prima o poi Katniss mi ricambi. Da come parli tu, poi, la mia profezia e Katniss sono collegate, ma non penso che..."

Il ragazzo fu interrotto dalla dea, che scuoteva la testa, con quel bellissimo sorriso tra le labbra carnose ed un divertimento perverso intrappolato tra gli occhi "La tua profezia e Katniss sono ovviamente collegate. Senza Katniss, o Sophia, o Karen, tu non saresti in questa posizione"

"Chi sono queste ragazze?" chiese lui, aggrottando le sopracciglia. Afrodite alzò le spalle ed attese che il ragazzo arrivasse alle proprie conclusioni, continuando a ballare lentamente ed aggraziatamente. Peeta la osservò e gli vennero in mente tutte le volte che suo padre diceva che lei aveva iniziato a giocare col suo cuore troppo presto, ricordò i sogni in cui compariva Katniss ancor prima di averla incontrata, quel Mi sono sempre divertita con voi due, della dea. Quel sempre, come se fosse qualcosa che andasse oltre all'esperienza di un ragazzo di sedici anni, come se ci fossero state altre vite... come se... "Oh" si lasciò sfuggire, debolmente.

Ed allora delle immagini di Katniss, con diversi capelli, con diversi nomi, con diversi sorrisi, iniziarono a fluire nella sua mente, con una velocità esorbitante.

Dovette smettere di dondolare per riprendersi.

Afrodite lo lasciò tranquillo per qualche secondo, poi riprese a muoversi, facendo muovere a forza il ragazzo, ancora inebetito dalle troppe immagini che si susseguivano, senza un'apparente logica, nella sua testa.

"La prima volta vi siete incontrati sotto il nome di Karen e James" iniziò a raccontare la dea "Non vi sareste mai dovuti incontrare, in realtà. Tu nascesti trenta anni dopo lei. Lei non era neanche una semidea, ma Artemide vide in lei lo spirito di una Cacciatrice. Karen non aveva niente che la fermasse dal seguire quella Zitella, giurò di esserne una seguace. Tu eri figlio di un dio minore, non ricordo bene, forse Eolo. T'innamorasti di lei la prima volta che la vedesti, ma partivi dalla prospettiva che non ti avrebbe mai neanche guardato. Dopo anni ed anni di cotta segreta, ti capitò un'impresa e mentre esaudivi uno dei capricci di tuo padre, t'incontrasti con lei. Viaggiasti con lei. Potevi innamorarti di chiunque altro, Peeta; t'innamorasti di lei. E quando un ragazzo come te s'innamora non può che innamorare, anche se lentamente. In più le vostre anime erano fatte per amarsi e lei cadde tra le tue braccia in pochissimo tempo"

"Ma era una Cacciatrice" mormorò Peeta, seguendo i movimenti della dea "Aveva giurato di non innamorarsi, di disprezzare gli uomini. La pena sarebbe stata la morte"

Afrodite appoggiò la sua fronte sulle spalle del ragazzo "E morì tra le tue braccia, in Texas, ricordi? Una delle storie d'amore più belle di quel tempo. Moristi anche tu, di dolore e colpa, poco tempo dopo"

"Poi i Campi..."

"In un modo o nell'altro eravate degli eroi. E potevate sempre reincarnarvi. Avevate paura di perdervi, di dimenticarvi. Tu saresti potuto essere felice anche solo avendola accanto, ma Katniss è sempre stata molto ambiziosa. Voleva il meglio, per entrambi. Un posto dove poteva ricordarti, dove poteva starti accanto sapendoti Peeta, te. Faceste una cosa che non è permessa. E se è stata permessa, lo è stata solo per una svista. Per questo pagate la vostra decisione" Afrodite parlava con calma, appoggiata alla spalla di Peeta, sembrava assaporare la storia dei ragazzi in ogni parola "Avete legato le vostre anime, indissolubilmente, di modo che si richiamassero sempre, in tutte le vite che avreste vissuto, in ogni tempo, in ogni spazio. Fino ad arrivare ai Campi dei Beati"

"Avevo sentito che due ragazzi del Campo Mezzosangue si sono aspettati nell'Oltretomba, che siano stati..."

"Parli di mia figlia? Silena?" chiese Afrodite, dondolando "No. Sai? Se ti reincarni non hai la sicurezza di poter reincontrare il tuo Vero Amore. Il mondo è grande, il tempo è tanto. Non si può costringere il Fato a fare quello che si vuole. Normalmente, il Vero Amore si trova una volta ogni tre vite. Non so come tu e Katniss abbiate fatto nell'Oltretomba, ma avete forzato il Fato, avete piegato le regole del mondo... per Amore. Incredibile, non trovi?" rideva contro la spalla di Peeta.

"Incredibile" fece eco Peeta. Chiuse gli occhi, strizzandoli, non ebbe il coraggio di tropicciarne uno, togliendo una mano dai fianchi della dea. Ricordò il secondo nome di Katniss ed il viso a lei associato ed il cuore gli diventò pesante, e sentiva che stava iniziando a soffrire per davvero "Sophia era greca, ma io..."

"Mio figlio. Augustus, figlio di Venere"

"Un romano. Perfetto. Spero Finnick non lo venga a sapere" rise amaramente lui, portando gli occhi al cielo.

"Non un romano. Il Romano. Leader, soldato, amico, fratello. Guidasti i romani in una guerra contro i greci. Fosti fenomenale"

"Stiamo andando di male in peggio" borbottò Peeta, carezzandosi il collo, a disagio "Sophia era figlia di Ade. Andava in giro con quella spada nera ed il broncio. Leader dei greci. C'incontrammo fuori dal campo di battaglia. Lei era ferita. Io ero molto stanco. Passammo una settimana intera insieme, trai boschi, senza sapere l'identità l'uno dell'altra"

"Due anime affini si innamorano in fretta. Due anime predestinate si incontrano. Due anime innamorate e che hanno forzato il Fato per reincontrarsi e reinnamorarsi..."

"Non la riconobbi sul campo di battaglia" sussurrò il ragazzo, con un dolore lancinante allo stomaco "Brandivo la mia spada. Combattevo. Qualcuno aveva ferito Marcus. Stava morendo. Era il mio migliore amico. Avevo paura che morisse. Ho corso. Ho visto una ragazza con una lancia. Aveva in mano lo scudo di Marcus. Io... lei... la uccisi con la spada e lei mi uccise con la lancia"

"Vi riconosceste al momento della morte" concluse Afrodite, annuendo "Un bellissimo finale tragico. Finiste sempre nei Campi Elisei. Foste bravissimi"

"Questa è la nostra terza vita"

"Ne manca una da soffrire"

"Non sono ancora morto"

Afrodite lasciò che il suo dito accarezzasse la parte sinistra del petto, senza smettere di sorridere "Un cuore forte, affronterà giovane la morte. Amare con gran fatica, per cadere per mano amica" Peeta si mordicchiò il labbro "Ti ricordo ancora come mio figlio. Tu hai la mia benedizione. Peeta. E Apollo! È il primo a non volerti morto. Combatterebbe per te. Ma... per quanto noi possiamo essere od essere stati i tuoi genitori, non possiamo fare niente. Siete andati contro il Destino... Avete peccato di Tracotanza. Di Amore"

"Perché mi dici queste cose?"

Afrodite alzò la testa e carezzò lentamente la guancia del ragazzo "Perché la tragica fine è vicina, piccolino" e sembrò triste per le sue parole. Il divertimento nei suoi occhi era scomparso ed al suo posto c'era un sorriso malinconico.

Le mani di Peeta si scontrarono, non essendo più appoggiate sui fianchi della dea.

Nel sogno tutto divenne scuro, per poi diventare tutto bianco.

Il ragazzo riuscì a vedere i suoi jeans sgualciti e la sua maglietta arancione del suo Campo. Guardandosi intorno riconobbe la piccola Rue davanti a lui, con il tipico fumo verde che la avvolgeva, quando aveva una profezia. Sentì la sua mano stretta da qualcuno accanto a lui. Si girò a destra e vide Katniss, col mento alto e le labbra tremanti "...Nessun trucchetto, nessun artificio/La vittoria richiede un sacrificio"

Di nuovo tutto divenne fumoso intorno al ragazzo e la stretta della mano di Katniss si dissolse.

Ma Katniss era davanti a lui, in una grotta, sopra una roccia. Arco teso, sguardo acuto. Peeta non ebbe il tempo di dire niente. Sorrise, stava per dire "Katniss! Ti ho trovato!" ma lei scoccò una freccia contro di lui.

E lui morì.

Il ragazzo si alzò di scatto sul suo letto, col fiatone. La camera era buia, il letto di sopra, in cui dormiva Finnick, era vuoto, ma sulla porta, tenendosi il gomito, con i capelli sciolti, gli occhi vergognosi e grigi, c'era una figura insicura.

"Peeta" mormorò dolcemente; una richiesta muta, che lui accolse senza problemi.

Era da anni che Katniss era tormentata da incubi. Secondo la ragazza erano iniziati da quando aveva capito di essere una semidea. Lei diceva che quando dormiva con lui si sentiva protetta, che aveva bisogno di sentirlo accanto per poter dormire sogni tranquilli. Lo aveva capito durante il loro viaggio per arrivare al Campo; non si voleva negare una buona dormita, in più, visto che le figlie di Afrodite le davano il tormento a causa delle sue occhiaie. E sapeva che infilarsi la notte nella Cabina Sette era dover sentire tutte le notti i commenti maliziosi di Finnick Odair, il figlio di Apollo più legato a Peeta e che le aveva fatto il discorsetto delle Api e le Cicogne la prima volta che aveva visto dormire lei e Peeta nello stesso letto, ma non le interessava. E non interessava neanche a Peeta, cosa che la sollevava molto.

Il ragazzo guardò il buio per un po'.

Gli tremavano le mani, ma si spostò leggermente di lato, alzando le lenzuola perché anche Katniss potesse infilarsi accanto a lui, sul letto.

"Va tutto bene?" sussurrò la ragazza, alzando i suoi occhi verso il viso di lui, prendendo le sue mani, ancora tremanti ed osservando il suo sguardo vuoto.

Peeta la osservò senza dire niente. Ricordò l'espressione che la ragazza aveva nel suo sogno, di ghiaccio, mentre lo uccideva. La vide in quel momento, preoccupata e piccola tra le sue braccia.

Le sue mani continuavano a tremare, ma non importava.

Lasciò un bacio sulla fronte della ragazza, indugiando nel contatto per lunghi secondi. Quando staccò le labbra dalla pelle di lei disse un sentito "Ti amo", che fece drizzare Katniss seduta sul letto. Peeta sorrise e l'abbracciò delicatamente, mentre lei lo osservava, confusa, e lasciava cadere la sua testa sul petto di lui.

"Anch'io" bofonchiò a mezzavoce, senza distogliere lo sguardo "Anch'io ti amo"

Peeta sorrise e le accarezzò i capelli, non disse altro. Nemmeno lei aggiunse nient'altro. E come se quella rivelazione fatta a bassa voce, al buio, non avesse mai avuto luogo, come se non fosse stato il loro primo Ti amo nella loro vita, poggiarono la testa lui sul cuscino, lei sul petto di lui e, come tante altre volte, si addormentarono uno accanto all'altra, in un intimo abbraccio, che sembrava un abbraccio più intimo, quella notte.


La tragica fine è vicina.
  
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