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Autore: kairyilaria93    10/12/2014    2 recensioni
"Ti giuro non ti tradirò più"
Mi abbracciò ma io non ricambiai,si accorse di ciò e il mio viso era vicino al suo.
"Ila..."
Abbassai lo sguardo non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi.
"Harry,è finita"
Presi l'anello poggiandolo nel palmo della sua mano,lo strinse nel suo palmo capii cosa avevo intenzione di fare.
"Ila,vai via?"
Mi alzai dal letto e aprii l'armadio per trovare le scarpe,che finalmente trovai indossai le mie bamboline nere,mi voltai.
"Si Harry... Io sono la tua debolezza,come tu sei la mia"
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Rose Lily Payne”
Liam mi abbracciò, non si sarebbe mai aspettato che se fosse stata una femminuccia le avrei dato il nome di sua madre.
“Tu mi sorprendi sempre..”
Mi sussurrò mentre era tra le mie braccia.
“Ti amo.. Payne”
“Anche io ti amo… O meglio vi amo!”
Il ginecologo sistemò le ecografie nella cartellina, e tutti nella stanza erano emozionati.
“Avremo un’altra femminuccia per casa”
Affermò mio padre.
Giselle, rimase in silenzio tutto il tempo dell’eco aveva gli occhi lucidi, non credevo che la mia ecografia potesse emozionarla, in fin dei conti ero solo una sua allieva.
Salutammo il dottore, ed eravamo intenti a festeggiare la bella notizia con una piccola festicciola, Liam era già a telefono con i ragazzi ad avvertirli della festa che si sarebbe tenuta la sera stessa, non svelò il sesso a nessuno doveva essere una sorpresa, mia madre già parlava di cosa avrebbe comprato, e mio padre già era intento a prendere una torta gigante alla cioccolata, tutti erano entusiasti della festa, ma poi c’era Giselle in silenzio mentre passeggiavamo per andare al parcheggio dove c’erano le auto. Era stranamente silenziosa, forse si sentiva fuori luogo e non mi andava di vederla così, infondo grazie a lei avevo potuto stare sulle punte per un’ultima volta, nonostante sapesse i rischi che correvo. Lasciai Liam parlare a telefono e mi avvicinai a Giselle.
“Giselle, qualcosa non và”
“Oh, niente… Niente!”
“Bhe… Noi stasera diamo una festa per festeggiare che aspettiamo una femminuccia… Ecco ti va di venire”
Rimase perplessa alle mie parole, forse non si aspettava una proposta del genere.
“Non so se sia il caso.. Ila! Starete tutti in famiglia, e non voglio essere di troppo”
“Non sei di troppo… Ci terrei davvero alla tua presenza”
Arrivammo in auto, salutai i miei genitori e dissi che ci saremo visti la sera. Accompagnammo Giselle all’accademia.
***
- La festa-
Liam sembrava un bambino alla prese con festoni e palloncini tutto rigorosamente rosa, i cup cake, la torta che aveva portato mio padre, i palloncini, la tovagliette tutto rosa. Sembrava di essere in una casetta di zucchero.
“Non credi di aver esagerato con tutto questo rosa?”
Chiesi a Liam, che continuava a mettere palloncini e festoni rosa ovunque, scese dalla scala e mi si avvicinò stampandomi un bacio a timbro.
“Mmmh, no io non ho esagerato…. Forse un po’ troppo rosa, ma da oggi in poi è quello il colore che vedrò, con due donne in casa..”
“Sarai una padre meraviglioso… Tra 5 mesi sarà qui con noi”
“E tu una mamma meravigliosa… Ho deciso di non voler fare il giro del tour, tu non potrai seguirmi e mancano solo 2 tappe qui a New York, dopo di che ci aspetta Amsterdam, Milano, Barcellona, Dublino e poi torno a Londra, starò via 4 mesi e mi perderò tutta la gravidanza e non mi và.. Voglio starti vicino”
Avevo dimenticato questo particolare del tour e del fatto che sarebbe stato via, ma io non potevo impedirglielo, sapevo i management com’erano severi e come ci obbligavano a tenere a bada le emozioni e  i problemi, e l’assenza di Liam in un tour così importante sarebbe stato un disastro.
“Liam… Tu non puoi rimanere qui con me, tu devi andare! Non puoi lasciare i ragazzi da soli, e poi lo sai i management come sono severi.. Io me la caverò… Dirò a mia madre di rimanere qui con me questi 4 mesi che non ci sarai…”
“Ila non mi interessa dei managemente, per me il gruppo può anche andare a farsi fottere… Io voglio stare con te, con voi! Non voglio farti rimanere sola ad affrontare la gravidanza”
Era cos’ premuroso, così dolce nei miei confronti, gli stampai un bacio.
“Sei così dolce… Payne! Ma tu hai preso un impegno e devi rispettarlo… Guarderò i concerti in streaming e saprò che ogni bacio che manderai sarà per noi, poi ci sentiremo, e ti terrò aggiornato su tutto, godiamoci queste due settimane insieme e adesso pensiamo alla festa!”
“Ila… “
“Ti prego non rendere tutto più difficile..”
“Ok, ok. Parto ma promettimi che qualsiasi cosa accada mi chiamerai..”
“Lo farò papino”
“Ora vai a sistemarti gli ospiti stanno per arrivare”
MI lasciò un lieve bacio sulla guancia e mi sedetti, penasavo ai 4 mesi che saremo stati lontani, sapevo della difficoltà che avremo incontrato… Ma insomma non potevo fargli lasciare il gruppo, avrei avuto la mamma con me e l’avrei sentito tutti i giorni. Ero immersa nei miei pensieri, quando il campanello bussò, controllai l’orologio ed erano appena le 7, quando in realtà l’appuntamento era alle 9, ben due ore di anticipo la cosa era abbastanza strana, andai ad aprire; era Giselle aveva una busta rosa con gli orsacchiotti tra le mani.
“Sono in anticipo?”
Mi chiese, anche se aveva all’incirca 50 anni, aveva un portamento davvero signorile, e sembrava che avesse almeno la metà degli anni.
“Oh.. No fa nulla, stiamo finendo di sistemare se vuoi aiutarci”
“Certo, si mi farebbe piacere.. Ecco tieni è un pensiero per la piccola”
Mi porse la graziosa busta rosa.
“Grazie, Giselle non dovevi”
Chiusi la porta d’ingresso e poi sentii mia madre urlare.
“Ila chi è?”
“Mamma è Giselle!”
Quando lo dissi era già vicina alla porta d’ingresso, mia madre e Giselle si scambiarono una lunga occhiata, non so cosa non andasse, ma sembrava che scorresse tanta tensione tra di loro, cercai di smuovere la situazione.
“Che ecco mamma, Giselle mi ha portato un pensierino per la piccola”
“Bene!”
Giselle, abbassò lo sguardo.
“Bhe perché non andiamo in cucina e lo apriamo?”
Chiesi, cercavo un argomento per distogliere l’aria cattiva che si respirava.
“Non mi sembra una buona idea”
Reclamò Giselle.
“Dai… Voglio aprirlo, dai mamma vieni!”
Mi seguirono in cucina, e poggiai la busta sulla penisola, l’aprii: Erano delle piccole scarpette di danza e vi erano incise le sue iniziale: R.L.P.
“Sono meravigliose…”
“Ti piacciono?”
Mi chiese entusiasta.
“Mi piacciono? Sono un qualcosa di meraviglioso, saranno le prime scarpette che indosserà”
L’abbracciai forte, non potevo credere a ciò che mi aveva regalato, era la cosa più dolce che potessi ricevere, ed erano così piccine già le immaginavo ai suoi piedini.
“Già pensate a farla ballare!”
Commentò mia madre.
“Dai, mamma!”
Le era stata sempre contraria alla mia grande passione,ma era sempre stato mio padre a portarmi a danza e vedere i miei saggi, mia madre iniziò a vederli quando entrai nel cast degli One Direction, come prima ballerina, non capiva nulla di danza. Lei era sempre stata una donna d’affari, non aveva tempo per sciocchezze come la danza, o almeno così diceva lei.
“Io andrei di là, Giselle potresti seguirmi… Sai siccome sei in anticipo potresti aiutarci”
“Bene, mentre voi sistemate il tutto andrei a farmi una doccia”
Ammiccai, mentre le due donne si allontanavano dall’altra parte della casa.
*Giselle*

Luisa era davvero scazzata, non aveva gradito ne il mio regalo, ne la mia presenza.
“Cos’hai intenzione di fare? Me lo spieghi?
Era davvero arrabbiata.
“Nulla, Luisa. Volevo solo darle il pensierino per la bimba”
“Oh, no mia cara io ho capito le tue intenzioni, tu vuoi portarmela via!”
“Io non voglio portare via nessuno!!!”
“Ah no?? E quelle scarpette? Volevi conquistarla?? E magari poi dirle, hey ciao sono io la tua vera mamma?”
“Non avevo niente del genere in testa, Luisa! Ho solo chiesto a Cedric se potevo starle accanto questi 9 mesi.”
“Tu non starai vicino a nessuno!! Ci siamo intese? Già ho accettato che Cedric le facesse vedere quei tuoi stupidi balletti, diceva che era il modo per tenerla vicino a te, sono sempre stata contraria a tutto ciò”
“Contraria? Lei la musica ce l’ha nel sangue”
“Nel sangue, ma per piacere! Sentimi bene, è mia figlia ok? Tu non sei nessuno, e nessuno sarai mai! Lei è mia, come è mio Cedric… Tu non mi toglierai la mia famiglia! Se sei qui e solo per non far rimanere male Ila, la porterò via da questo posto, torneremo a Londra e tu continuerai la tua vita solitaria!”
Non mi lasciò il tempo di risponderla che andò via, sbattendo la porta dietro di sé. Crollai in un lungo pianto, in fondo aveva ragione, io chi ero? NESSUNO, ecco chi ero, ero un’ESTRANEA, che si era fatta fuggire tutto, l’amore della sua vita e soprattutto la sua bambina.
*Harry*
Ero in albergo e mi stavo preparano, Liam e Ila avevano dato una festa, per il nascituro avremmo saputo se era un maschietto o una femminuccia, erano partire varie scommesse sul sesso del bambino, chi iniziava a ipotizzare i nomi, chi iniziava a fantasticare che l’avrebbe portato con sé ai concerti. Stavo sistemando la cravatta e sento bussare.
“Avanti”
Sento aprire la porta, e sulla soglia ci ritrovo quella ragazzina, Mely. Aveva un abito color porpora, e i capelli ramati raccolti di lato, tralasciavano vedere il suo bel collo.
“Harry, scusa i ragazzi mi hanno detto che devo venire in macchina con te..”
“Nessun problema”
Presi le chiavi dell’auto poggiate sul comodino, ci dirigemmo a prendere l’auto.
Eravamo per la strada e lei non si accingeva a dire una parola.
“Sei silenziosa”
“Oh… Bhe, sai stavo pensando ad Ila, sai la gravidanza”
“Si, giusto”
Ripiombò il silenzio.
“Lo sai quest abito ti sta bene”
Arrossì all’istante.
“Grazie Harry.”
“Non devi è la verità”
Parcheggiai l’auto e l’aiutai a scendere. La situazione era diventata imbarazzante, non so per quale motivo, ma nessuno dei due si guardava negli occhi, io ch giocherellavo con una pietra dell’asfalto lei che picchiettava i tacchi, quasi per dire “dove sono gli altri? Stare qui mi imbarazza”
“C’è qualcosa che non và?”
“No.. Assolutamente nulla”
Sentimmo una macchina arrivare erano loro.
“Dai ragazzi muovetevi, la festa sta per iniziare”
Mi rivolsi agli altri. Prendemmo l’ascensore, Mely era intenta a parlare con Perry del suo nuovo smalto che aveva messo, la guardavo ed aveva qualcosa di così misterioso, così attraente che mi passò per la mente di sbatterla contro l’ascensore e baciarla, tornai in me! Non potevo farlo, dopo la delusione di Daysi avevo bisogno di stare da solo, di scopate e basta e Mely non era quel tipo di ragazza.
*Ila*
Gli altri erano arrivati e quando videro rosa ovunque i ragazzi ci rimasero male, ma Perry in particolare era felicissima.
“HO VINTOOO, LO SAPEVOO ERA UNA FEMMINA, ORA DATEMI I MIEI SOLDI!”
Non capivo di cosa stesse parlando.
“Avete fatto una scommessa?”
Intervenì Liam.
“Certo che sì! Io vinco sempre”
Ammiccò Perry, mentre prendeva i 20$ dai ragazzi.
“Siete i soliti”
La festa iniziò, e non si parlava di altro, della bambina, del tour si ricordavano i vecchi tempi, l’arrivo di Deny, la mia gelosia. Era tutto perfetto, la serata perfetta.
Mi accorsi che mancavano i salatini, li aveva mangiati tutti Niall.
“Ragazzi vado in cucina, prendo degli altri salatini”
Andai verso la cucina,le risate dei ragazzi si sentivano in lontananza, ma non feci in tempo ad entrare che sentii Giselle e mio padre, parlare.. O per meglio dire discutere.
“Tu devi farla smettere di trattarmi così, hai capito?”
Giselle era in lacrime, ma non capivo lei si rivolgeva a mio padre come se lo conoscesse da tempo, non entrai volevo sapere di più, dovevo andare in fondo alla cosa.
“Senti Giselle, lei è così.. Ha paura che le porti via tutto”
“Lei ha portato via tutto a me!! Lei è stata! Sono stanca…”
Intravidi mio padre abbracciarla e lei piangeva tra le sue braccia.
“Giselle, ti prego… Ormai le cose sono andate così, io ti amerò per sempre.. Ma Ilaria non deve sapere la verità, le farebbe troppo male.”
Rimasi scossa a queste parole, di cosa stavano parlando, cosa mi stavano nascondendo? E cos’era la storia del “ti amerò per sempre”, la ciotola di plastica mi cadde dalle mani e mio padre si accorse che ero dietro la porta.
“Ila!”
Esclamò. Entrai, ero sconvolta per quello che avevo sentito.
“Allora… Cos’è che non devo sapere?”
Giselle, guardò me, poi mio padre e poi la stanza cadde in un silenzio imbarazzante.
  
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