Dopo quell'episodio avevo preso l'abitudine di
accompagnarla fino alla stanza.
Non mi aveva più rivolto nessun tipo di attenzione. Guardava
il vuoto, come sempre.
Io non demordevo. Il perché mi ero intestardito con quella
ragazza, lo scoprii troppo tardi.
A preoccuparmi per lei avevo quasi dimenticato i miei problemi.
Ma loro trovano sempre il modo per farsi ricordare.
Come ogni sera stavo portando Mina davanti alla sua porta. Mentre
l'infermiera armeggiava con la serratura, feci per andarmene. Lanciai
uno sguardo fugace al corridoio verde mela, e in quella frazione di
secondo mi crollò il mondo addosso.
Mio padre era lì, a pochi metri da me. Il mio cuore prese a
battere all'impazzata, e cercai di fuggire. Le mie gambe non volevano
saperne di spostarsi, troppo pesanti anche solo per un passo.
Provai ad urlare, ma quello che uscì dalla mia gola fu solo
un rantolo soffocato.
"N-no, tu... Tu sei morto..." Caddi all'indietro. Si stava avvicinando,
lento e inesorabile.
"Oh, David! Non scappare, vieni da paparino..."
La sua voce roca mi provocò un attacco di nausea. Mi guardai
attorno, disperato.
Possibile che nessuno si fosse accorto dell'uomo?
Ormai era a pochi passi da me.
Io, a terra, strisciavo alla ricerca di una via di fuga.
Delle mani enormi mi bloccarono i polsi, schiacciandomi al suolo. Erano
viscide. Mi sporcavano la pelle di sangue, nel tentativo di togliermi i
vestiti.
"Lo sai che il tuo papà ti ama, vero David? Lasciami fare,
vedrai che ti piacerà!"
Quello era troppo. Con un colpo di reni riuscii a liberarmi dalla sua
presa e a guardarlo in faccia.
All'altezza del cuore, un coltello lo aveva perforato da parte a parte.
Fiotti di liquido rossastro colavano dalla ferita, inzuppandomi i
pantaloni.
Io ero totalmente nel panico. Mi alzai di scatto, cercando di
allontanarmi il più possibile dalla scena. Mio padre teneva
l'arma in mano, incredulo.
"Come hai osato farmi questo, brutto figlio di..."
Fece qualche passo nella mia direzione, il volto sfigurato dall'odio e
dalla rabbia.
Poi si accasciò a terra.
Morto.
Avevo le scarpe inzuppate del suo sangue.
Chiusi gli occhi, e urlai con tutte le mie forze.
Quando li riaprii ero inginocchiato a vomitare
qualsiasi cosa avessi in corpo, forse anche l'anima.
Dell'uomo non c'era traccia, e i miei vestiti erano puliti.
Più o meno.
Alcune infermiere mi si affacendavano intorno, chi a pulire e chi a
cercare di calmarmi.
Ero ancora di fronte alla porta di Mina, ma lei non c'era.
Venni trascinato via, fino alla mia stanza. Lì fui legato e
sedato, come un animale rabbioso.
Presto i medicinali mi indussero in uno stato di trance, e nella mia
testa galleggiavano immagini di fiori alternate a ricordi dell'infanzia.
Rimasi in quello stato per tutta la notte e tutto il giorno seguente.
Non dormii e non mangiai. Ero sospeso in quello stato alterato di
realtà non-ordinaria, non potevo fare nulla di mia
volontà.
Nel pomeriggio l'effetto dei tranquillanti iniziava a scemare, e
riuscivo a muovere le mani e a parlare. Ogni tanto il dottore entrava
in camera e mi faceva delle domande. Poi scarabocchiava sul suo
taccuino verde acqua e se ne andava, lasciandomi di nuovo solo.
Pensavo a Mina.
Si sarà
accorta che oggi non c'ero? Con quel pensiero che mi
occupava la mente, mi addormentai.
Verso sera qualcuno bussò alla mia porta. Biascicai un
"Avanti".
Non mi aspettavo che la madre di Mina venisse a trovarmi.
Mi sorrise.
"Ciao David. Ho saputo che sei stato male, e ne ho approfittato per
vedere come stavi."
Parlammo del più e del meno finché non esaurimmo
gli argomenti. Dopo un paio di minuti di silenzio fu la donna a parlare
per prima.
"In realtà... C'è anche un altro motivo per qui
sono venuta qui, oggi."
Mentre frugava nella borsa, continuò.
"Quando sono venuta a visitare Mina, oggi, ho trovato questo sopra la
sua scrivania."
Mi porse un foglietto ripiegato con cura, su cui c'era scritto il mio
nome.
"Sai... Lei adora disegnare. Lo fa solo quando è da sola,
non vuole essere vista."
Aprii lentamente il biglietto.
Non so cosa mi sarei dovuto aspettare. Forse un disegno con lo stile da
bambino delle elementari, forse uno schizzo degno di Monet.
In ogni caso, non ero pronto a quello che era contenuto in quel
minuscolo pezzo di carta.
Un grosso punto interrogativo capeggiava al centro del foglio.
Sul bordo inferiore, una frase recitava:
"Con una lama distruggi i tuoi nemici
ma tu, giovane uomo,
hai solo distrutto te stesso".
Angolo autrice:
Eeee... Siamo al secondo capitolo! Spero vi interessi come storia, e di
aver suscitato almeno un po' di curiosità nei vostri cuori!
Non so ogni quanto aggiornerò i capitoli, sono una persona
piuttosto disorganizzata e pigra :P comunque spero di riuscire a
mettere due capitoli a settimana, il martedì e il
giovedì.. Anche se questo capitolo è arrivato
presto :)
Come sempre, qualsiasi recensione è ben accetta, che sia
breve, lunga, positiva o negativa!
Un abbraccio e un bacio dal vostro Corvo :-*