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Autore: Shadow writer    12/12/2014    2 recensioni
Fuggo oltre il locale con la musica a palla, fuggo sulle strade buie, fuggo nel vento gelido della notte.
Fuggo dagli altri, dai loro giudizi, fuggo da me stessa e da ciò che provoco.
Corro, con le ali ai piedi, per le strade deserte.
Anzi, ai piedi, ho il vento. Vento che mi spinge, che mi solleva, che obbedisce ai miei ordini come se fossi la sua padrona assoluta.
Faccio un balzo e l'aria mi spinge in alto, oltre le cime degli alberi. M'innalzo contro il cielo nero bagnato di stelle.
Apro le braccia, stringo l'orizzonte tra le mani. Inspiro il freddo della notte e tutti i suoi sapori.
Potente, ecco quello che sono.
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Trasferirsi in un nuovo continente è di certo una cosa grandiosa, ma non mi sarei mai aspettata il genio ribelle, il vecchio misterioso, il giocatore di football, una ragazza che sarebbe diventata come una sorella per me, ma soprattuto qualcosa di molto, mollto più grande di me.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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_Dove divento una depressa adolescente innamorata
 
«È qualcosa di irrimediabile?» la voce di Will si fa stranamente esitante.
Annuisco e una lacrima mi riga il volto: «Sì, se n'è andata per sempre»
 
Rimango immobile, con le guance coperte di lacrime.
Will si avvicina, poi lo sento avvolgermi con le sue braccia. Poggio la fronte contro il suo petto e soffoco un singhiozzo.
Piango, sorretta da lui, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Ho pianto poche volte in vita mia e non avrei mai pensato di farlo davanti ad un ragazzo che conosco solo da qualche settimane.
Lui sussurra qualcosa, ma non riesco ad afferrare il significato delle sue parole.
Chiudo gli occhi, senza fiato.
Lentamente scivolo sul letto e mi addormento senza rendermene conto.
 
Mi sveglio di soprassalto nel cuore della notte. 
Scatto seduta, senza fiato.
Poco alla volta i miei occhi mettono alla luce la stanza rischiarata dalla leggere penombra e ricordo dove mi trovo.
Al mio fianco dorme Will. Guardo il suo viso sottile.
Le ombre della notte ne nascondono il pallore e le occhiaie, restituendogli un minimo di giovinezza perduta. Tutte le rughe sono distese, gli occhi riposano tranquilli, senza tormento.
Con questa visione dipinta sulle palpebre, mi lascio ancora una volta andare in un sonno profondo.
 
 
Quando la mattina successiva, elaboro che ho passato la notte con il ragazzo che mi piace da impazzire, dopo aver sporcato la sua felpa di lacrime e mascara perché gli ho rivelato uno dei miei più intimi segreti, decido che è meglio cominciare a pensare al luogo migliore in cui seppellirmi viva.
Fortunatamente Will non è nel letto al mio risveglio e si risparmia una chioma leonina e gli occhi arrossati perché ho dimenticato di togliere le lenti, una delle quali vaga ancora sotto la palpebre.
La tolgo in fretta, imbarazzata, poi strizzo gli occhi per vedere meglio la zona circostante.
Trovo la mia borsa, poggiata su uno dei due comodini vicino al letto, così frugo fino a trovare gli occhiali e noto che a fianco c'è anche un foglio.
 
Sono nella sala da colazione, al piano terra. Ti aspetto là. Cerca di non far capire che esci da camera mia, signorina Luna Kailee Leach.
 
Sento un improvviso rossore inondarmi le guance. Ripongo il biglietto e decido di alzarmi. Sulla sedia accanto alla scrivania sono piegati gli abiti che mi ha dato Keira ieri sera.
Mi cambio in fretta, poi esco nel corridoio alla frenetica ricerca di un bagno.
Ne trovo uno qualche porta più avanti e dò inizio al processo "Restauriamo Luna".
Riesco addirittura a trovare un mascara, così me lo passo velocemente sulle ciglia nel disperato tentativo di rinvigorire il mio sguardo.
Qualche minuto più tardi scendo lo scalone principale e riesco a perdermi con un'abilità straordinaria.
Fortunatamente trovo una donna vestita da cameriera che mi dà indicazioni per raggiungere la sala da colazione.
Quando finalmente faccio il mio ingresso, trovo Will accasciato svogliatamente su una sedia, mentre mangiucchia il cibo che c'è sul tavolo.
Dalla parte opposta della stanza, che non è molto ampia, rispetto alle altre che ho visitato, c'è Keira, davanti ad un bollitore di acqua calda.
«Buongiorno» saluto sfoggiando un sorriso radioso.
Will alza lo sguardo su di me e l'unica cosa che cambia nella sua espressione è un lampo negli occhi azzurri.
«Buongiorno Luna. Will, l'hai salutata?» replica Keira.
Lui sbuffa: «Sì, mamma»
«E io non ti ho sentito» ribatte lei piccata. Soffocando una risatina vado a prendere posto di fronte al ragazzo.
«Ho salutato con gli occhi» risponde lui rivolgendomi un sorriso fugace.
«Gli occhi possono essere ambigui. Salutatala»
«Mamma, ormai si è già seduta!»
«S-a-l-u-t-a-l-a» scandisce la donna con uno sguardo severo.
«Ciaooo Lunaaa» dice il ragazzo.
«Ciao Will» rido.
«Contenta?» chiede lui voltandosi verso la madre.
Keira non risponde, ma il suo atteggiamento gongolante è abbastanza espressivo.
Non c'è tempo di aggiungere altro perché il bollitore comincia a fischiare, attirando l'attenzione di tutti.
«Ti piace il tè, Luna? O preferisci il caffè? Oppure latte?» domanda la donna.
«Tè va benissimo» rispondo e il mio pensiero vola al caro Jim.
Qualche minuto più tardi Keira ci serve due tazza fumanti e si allontana annunciando che cercherà di far alzare George dal letto.
Quando rimaniamo soli, tra me e Will cala il silenzio.
Mi schiarisco la voce e contemporaneamente lui scoppia a ridere.
«Cosa è successo?» chiedo con una punta di imbarazzo nella voce.
«Mi fa ridere il tuo imbarazzo» risponde diverto.
Cerco di mettere il broncio, anche se è difficile con gli occhioni enormi di Will che ridono davanti a me.
Il ragazzo gira il cucchiaino nella tazza, poi si solleva le maniche della felpa, mettendo in mostra i tatuaggi.
«Ieri sera hai detto di non avere un buon rapporto con i tuoi genitori» commenta, facendo scivolare lo sguardo su di me, come se non gli interessasse veramente, ma un luccichio nell'ordine tradisce il suo comportamento.
Sospiro.
Meglio parlarne prima che faccia la domanda diretta.
«Mia mamma è una persona che si preoccupa dell'aspetto esteriore piuttosto che della sostanza. Ha sempre cercato di farci apparire una bella famiglia, ma non si è mai sforzata di esserlo veramente. Mio papà la segue e anche se ci vuole bene non può fare molto, dato che è quasi sempre fuori casa per lavoro»
«Come hanno preso il tuo trasferimento in America?» chiede ancora, prendendo la tazza tra le mani.
«Non molto bene» confesso «Forse temevano che sarei potuta cambiare, lontano da loro»
Will non risponde e io, dopo aver parlato di cose private, mi sento in diritto di richiedere  qualcosa in cambio.
«E i tuoi cosa hanno detto quando hai deciso di combattere contro Benedict?» domanda.
Le labbra del ragazzo si piegano in un sorriso storto.
«Sono sempre stato una testa calda. La loro scelta è stata solo tra rimanere i miei genitori come al solito o rinnegarmi. Hanno optato per la prima»
«Hai dei grandi genitori» commento.
Lui scrolla le spalle, ma sta sorridendo.
 «Mi sono appena ricordata di una cosa!» esclamo all'improvviso «Tuo zio mi ha mandato una mail per il prossimo incontro. Ti interessa?»
«Mi stai chiedendo se mi interessa sapere dove il mio acerrimo nemico si ritrova con i suoi più spietati alleati così che io possa pensare di organizzare qualcosa di serio? Cazzo, sì!»
Rido: «Peccato che tu sarai in prigione»
Il ragazzo fa un sorriso divertito.
«La tua intelligenza fa invidia alla mia, signorina Leach. Se solo io non fossi così dannatamente previdente...»
Mi metto a ridere, scuotendo il capo.
«E cosa hai intenzione di fare?» chiedo poi mi metto a sorseggiare il tè caldo.
«Non te lo dico» William fa un sorriso serafico da far invidia a Jim.
Nascondo un sorrisetto dietro alla tazza.
«Perché no?»
«È un segreto professionale»
Faccio il broncio e lui scoppia a ridere.
Poi all'improvviso si fa serio. La mia espressione si spegne con la sua.
«Luna, riguardo al bacio di ieri sera...»
«Sì?» la mia voce diventa debole.
"Lascialo parlare"
Voce, cosa ci fai qui?
"Mi assicuro che tu non faccia stupidate."
«Be'» comincia il ragazzo «Credo sia stato causato dalle circostanze. Probabilmente nello stesso luogo, ma durante una conversazione diversa, oppure con la stessa conversazione ma in un posto diverso, non sarebbe accaduto. Voglio dire, quel bacio non significava nulla»
Rimango in silenzio con lo sguardo vitreo su di lui.
«Era una cosa da chiarire. Non vorrei che tu pensassi che io lo abbia fatto per poterti sfruttare contro mio zio» aggiunge a voce bassa.
Mi sento morire dentro. 
Come se mi avessero mostrato la cosa più bella del mondo e poi, ridendo sguaiatamente, me l'avessero portata via affinché io non la possa mai avere.
Fermare le lacrime è difficile, soprattutto con il cuore che scalcia nel petto desideroso di farsi sentire, ma riesco a trattenerle.
Fisso Will, nei suoi occhi blu enormi, occhi che non mi appartengono e non mi apparterranno.
«Dì qualcosa...» mormora il ragazzo, addolorato, quasi fosse lui a provare questa indescrivibile piaga che mi sta infiammando il petto.
Questo è il momento per ribadire ciò che penso, ciò che provo, ma uno scambio di sguardi con gli occhi color zaffiro, fa sparire i miei pensieri.
«Hai ragione» mento sottovoce «È stato uno sbalzo del momento»
Will sembra ritornare improvvisamente allegro. Sfodera un sorriso scintillante, come se volesse rigirare il coltello nella piaga.
Poi arriva l'ultimo affondo:
«Allora amici, come prima?»
Annuisco e mento a tutto il mondo con un sorriso falso.
 
Caro Will, 
Mi dispiace, prima cosa, per averti mentito. Io provo qualcosa per te. Qualcosa di indescrivibile, qualcosa che non ho mai provato per nessun altro. Ogni volta che ti vedo è come se tutte le stelle del firmamento si concentrassero nei tuoi occhi blu e brillassero nel tuo sorriso. Credo si chiami Amore, l'amore sventurato di chi non è corrisposto. Quante opere ho letto, quante parole sono state scritte nell'amara consapevolezza di non potere ottenere ciò che più di tutto si desidererebbe. 
Ciò che io desidero? Perdermi tra le tue braccia, sentire il tuo profumo che sa di libertà anche se sei in un carcere, guardarti fumare, quando il tuo sguardo si fa lontano e viaggia oltre i confini stabili della realtà, ascoltarti parlare, con quella luce che illumina il tuo sguardo e quel sorriso che rischiara tutto ciò che ti circonda.
La gente non lo capisce, ma dentro di te c'è un bene enorme, una bontà duramente soppressa dalle costrizioni della società. L'ho capito in un tempo così limitato. L'ho imparato dalle tue risate e dal tuo divertimento, dalla tua disponibilità e dal tuo desiderio di aiutare chi ti sta attorno.
Non c'è arroganza nella tua sicurezza, non c'è scherno nelle tue risa e non c'è malvagità nel tuo impegno.
Sto scrivendo queste righe di getto, nel buio della notte, con il cuore che martella nel petto e con le lacrime che mi rigano il volto. 
Voglio scusarmi per la terribile codardia che ho dimostrato quando davanti a te, non ho avuto il coraggio di gridare: «Ti amo!».
La mia paura più grande era quella di perderti, di non poter più godere del solo starti accanto. E quando hai detto che saremmo stati solo amici, ho sentito divampare dentro di me l'impossibilità di essere altro ai tuoi occhi. E mi dispiace per questo. Mi dispiace perché quando leggerai queste parole mi vedrai come l'incapace che sono. Scoprirai la mia incapacità di ribellarmi, l'incapacità di essere me stessa, l'incapacità di gridare contro la massa, l'incapacità di combattere per ciò in cui credo, l'incapacità di essere coraggiosa. 
E mi dispiace davvero tanto, perché tu non meriti una persona del genere. 
 
Luna
 
 
Will abbassa il foglio e mi guarda negli occhi. Il mio cuore accelera all'improvviso, isolandosi dalle grida degli altri ragazzi del Centro intorno a me.
«Tieni» mi passa la carta, senza sorridere.
Cerco di apparire tranquilla, ma mi tremano le mani.
Lancio un'occhiata fugace alle scritte sul foglio.
Si tratta della mail di cui mi parlava Benedict. L'ho stampata e l'ho portata a Will, il quale, passato Halloween, è ritornato al Centro Orwell.
Caccio dalla mia mente, la lettera che ho scritto questa notte. È ovvio che non la consegnerò mai a Will, ma non riesco a dimenticarmene neanche per un istante.
Dopo averla finita, ho appallottolato il foglio e l'ho gettato a terra.
Questa mattina, quando l'ho ritrovato, mi sono messa a lisciarlo e l'ho nascosto in una copia de "Il giovane Holden" che avevo a portata di mano.
«C'è qualcosa di interessante?» chiedo fingendo noncuranza.
Il ragazzo alza le spalle, ma sorride:
«Nella norma»
Sbuffo, scuotendo il capo, e decido di allontanarmi per tornare al vero motivo per cui mi trovo qui, cioè Marcelo.
«Interessante la chiacchierata con Will?» domanda il ragazzino quando lo raggiungo. 
«Molto, ma tu dovresti preoccuparti di matematica!» replico e tra una lamentela e l'altra lo convinco a rimettersi sui libri.
Quando suona la campanella, il ragazzino si fionda a far merenda, mentre io rimango seduta al tavolo.
Lo vedo abbuffarsi come se fosse da mesi che non mangia e non riesco a trattenere un autentico sorriso.
Dopo la pausa riprendiamo i compiti, anche se Marcelo si stanca subito.
«Cosa hai fatto ad Halloween?» mi chiede, nel disperato tentativo di distogliere la mia attenzione dalla matematica.
Cedo con un sospiro.
«Ho cercato di non guardare un film horror» rispondo vaga.
Lui ride: «Perché?»
«Perché mi faceva paura, è ovvio!»
«Io invece ne ho guardato uno intero!» confessa orgoglioso.
Gli rivolgo un sorriso entusiasta e lo rendo contento.
Alla fine del mio turno, lo saluto con un abbraccio e mi volto per cercare Will.
Lui è concentrato su qualche foglio, ma ad un tratto alza gli occhi.
Quando incrocia il mio sguardo sorride e alza la mano per salutarmi.
Ricambio, imbambolata.
Poi, con uno sforza di volontà, mi volto e lascio il Centro.
 
Schizzo fuori dal bagno, infilo le scarpe, le allaccio a casaccio, poi balzo nel viale.
Sono le sette e cinquanta di mattina e, come al solito, io sono in ritardo.
Cammino a passo rapido verso la scuola.
«Buongiorno» mi saluta una voce familiare.
Clare mi ha affiancata con un'espressione imperscrutabile.
«Buongiorno anche a te!» esclamo ad alta voce «Anche se temo che questo augurio sarà vano!»
Lei corruga la fronte, ma non fa commenti.
Entriamo nel corridoio principale della scuola e ci dirigiamo verso la nostra prima classe.
«Come va con il ragazzo della festa?» chiedo d'un tratto.
Lei mi rivolge uno sguardo severo, ma poco a poco lo addolcisce.
«Direi nella norma.»
«E...? Vi siete sentiti? Per messaggio? Per chiamata...?» la incalzo.
«Siamo usciti assieme, solo una volta.» ammette facendo spallucce.
«Cosa? Davvero?!» esclamo entusiasta per lei. Sono davvero contenta che abbia trovato qualcuno che l'apprezzi per ciò che è.
«Sì, ma solo come amici.» precisa, scoccandomi un'occhiata ammonitrice.
Siamo arrivate in classe e ci sediamo in fondo all'aula, vicine.
«E lui ti piace?» chiedo con un sorriso innocente.
Clare sospira:
«È carino, simpatico...»
«Ma?»
Scrolla le spalle. 
«Non so, lascia perdere»
Lascio perdere davvero. Un po' perché è entrata l'insegnante, un po' perché non voglio tartassarla troppo, so che lei non lo farebbe con me.
Me ne sto in silenzio e mi preparo ad ascoltare la lezione.
 
All'ora di pranzo, mi dirigo verso la mensa, alla ricerca di un volto amico. Ho perso di vista Clare prima dell'ultima lezione, dato che l'abbiamo diversa, e non ho visto Greg da stamattina.
Decido di prendere il pranzo e cercare un tavolo.
Appena sono seduta, sento qualcuno avvicinarsi. Quando alzo lo sguardo rimango stupita. È Simon Cox, con un gruppo di amici che lo attende qualche passo più indietro.
«Ciao» mi saluta con un sorriso sicuro di sé che nasconde un pizzico di imbarazzo.
«Ciao» rispondo incuriosita.
«Sabato sera faccio una festa, in un locale in centro, per il mio compleanno. Sei invitata, se ti va»
Lo guardo incerta, tormentandomi una ciocca di capelli.
«Ti giuro che non proverò a baciarti a meno che non sia tu a chiedermelo» dice sbuffando una risata.
Sorrido anche io.
«Non ho motivi per rifiutare allora»
«Perfetto, a domani allora. Scusa se non ti ho dato molto preavviso»
Simon si allontana ridendo con i suoi amici e mi lascia con un sorriso leggero sulle labbra.
«Se hai appena accettato un invito di Cox, be', sono deluso da te, Luna» commenta Greg, comparendo all'improvviso.
Prende posto di fronte a me con la fronte aggrottata.
«Temo proprio di averlo fatto» replico candida.
Lui è ancora più perplesso.
«Perché lo hai fatto?» chiede.
Sento un leggero fastidio scaturire a causa della sua domanda, ma rispondo comunque: «Perché un ragazzo mi ha gentilmente chiesto di andare al suo compleanno e non avevo scuse per non accettare»
Greg mi rivolge gli occhi color caffè più seri che abbia mai visto:
«Luna, fino a settimana scorsa lo odiavi. Cosa ti ha fatto cambiare idea?»
Scrollo le spalle: «Si è scusato con me per quello che ha fatto, è stato carino»
Il ragazzo fa una smorfia: «Cosa devono sentire le mie povere orecchie! Questa volta non ti vengo a salvare e non sarà il caso di usare di nuove il tuo potere...»
Mi rabbuio.
«So cavarmela da sola»
«Non è di te che non mi fido, ma di Cox» commenta lui.
Porto le mani sui fianchi in modo quasi istintivo: «Questo lo pensi tu o lo pensa Will?»
Greg mi fissa per un istante, poi scuote il capo: «Lo pensiamo entrambi. E Will tiene abbastanza a te da non volere che ti causi problemi.»
«Ma Will non lo deve venire a sapere» commento con un accenno di malizia nella voce.
Il ragazzo sbuffa, fingendosi seccato, ma le sue labbra si piegano verso l'alto.
«Sto cominciando a tenere un po' troppe cose segrete al mio migliore amico» commenta.
«Non sei una ragazza, siamo noi quelle per cui: "Non lo dico a nessuno" esclude la propria migliore amica.» ribatto divertita.
Greg fa un'altra smorfia poco convinta, ma l'arrivo di Clare gli impedisce di continuare.
Sfoggio un sorrisetto vittorioso, facendolo sbuffare ancora una volta, divertito.
 
Dopo le lezioni vado in biblioteca, che come al solito, è deserta. 
Giocherello con penne e libri leggeri, facendoli svolazzare sulla mia scrivania e lasciandoli cadere con un tonfo appena sento qualcuno avvicinarsi.
Finalmente riesco a governare bene il vento, anche se per oggetti piccoli. Non ho provato a mantenere il controllo a lungo, ma sono convinta che non mi costerà una grande fatica.
Ho elaborato piuttosto bene l'idea di questo potere e sto cominciando a conviverci piacevolmente.
Rufus, l'uomo che ha inseguito me e Greg sui tetti della scuola, non si è più fatto vivo, e questo mi fa presupporre che non abbia più alcun interesse nel tenermi sotto controllo.
Oggi ho incrociato Jim nel corridoio, ma non sono riuscita ad avere una conversazione seria con lui.
Sola nella biblioteca, mi ritrovo in balia dei miei pensieri.
Di colpo mi assale il ricordo di Corinne. Pensavo di averla rimossa, di aver rielaborato il lutto, ma averne parlato con Will ha riportato alla luce il ricordo e le lacrime ritornano a premere forti contro le palpebre serrate.
 
«Non piangere Luna. La vita è così e io l'ho accettata. La tua tristezza non cambierà nulla, quindi...sii felice! Ridi per me! Ama per me! Vivi per me! Non devi sentirti in colpa, io sono contenta della mia vita, sono contenta di averti incontrata. Sei stata il dolce e l'amaro in ogni cosa. Ti voglio bene, come non l'ho mai voluto a nessuno, devi saperlo questo. E quando non ci sarò più...»
 
Sento le lacrime rigarmi le guance. Non l'ho mai lasciata finire. Non ho mai voluto che finisse. Ma lei è finita, per sempre, irrimediabilmente.
A tredici anni sapevo cosa fosse una malattia, ma non riuscivo a concepire perché avesse toccato una persona che io amavo. 
Sono passata dalla fase del "Ho capito, vita, che mi vuoi far soffrire", quando pensavo che Corinne sarebbe morta di sicuro, a quella "Perché lei muore, mentre io ho ancora tutta una vita davanti?" quando l'ho vista fragile e inerme nel letto d'ospedale.
Mi passo una mano sul viso, nel tentativo di ricompormi, quando sento dei passi avvicinarsi.
Prendo un respiro profondo.
Vedo entrare un professore e mi chiede se un libro è disponibile.
Controllo meccanicamente l'elenco, poi scuoto il capo.
Lui se ne va, senza salutare e io rimango nel silenzio della biblioteca, con il mio cuore infranto.
 
«Sei venuta alla fine!» esclama Simon accogliendomi sulla porta del locale dove si svolge la sua festa.
Sfoggio un grande sorriso.
 «Già, in fondo cosa mi costava?» replico, anche se in realtà ci sarebbe una risposta alla mia domanda.
Venire mi è costato una litigata con Greg davanti alla porta di casa mia, lui che mi diceva di non andare e io che lo supplicavo di accompagnarmi in auto.
Alla fine ha ceduto, solo perché ho minacciato di farmela tutta a piedi al freddo e al buio, ma ha tenuto il broncio per tutto il viaggio.
«Ehi, ti ho vista arrivare col catorcio dell'amichetto di Lennox» dice uno degli amici di Simon, appena entro, alitandomi addosso un fiato che sa di alcool.
L'invitato lo allontana seccato e mi prende per un braccio:
«Tu ignorali, se bevono non sanno più quello che dicono»
Annuisco guardandomi attorno.
La sala principale è molto ampia, soprattutto perché ogni mobile è stato spinto contro le pareti in modo da lasciare un grande spazio libero nel mezzo, dove si susseguono luci veloci e colorate.
Ci sono oltre una cinquantina di persone, che mangiano, parlano fra loro, bevono, o si dimenano al centro, fingendosi grandi ballerini.
Mi lascio tirare da Simon in un angolo, a disagio.
«Conosci qualcuno?» mi chiede lui.
Faccio scorrere lo sguardo sulla folla. Scorgo Zoey, la cheerleader che ha cercato di arruolarmi, ma nessun altro che mi abbia mai rivolto la parola.
Scuoto il capo.
«È una buona occasione per fare nuove amicizie» replica ad alta voce, per sovrastare il rumore della musica che hanno fatto partire.
Rimango in silenzio, sempre più a disagio. Questo ambiente non mi appartiene. Sono una persona che preferisce rimanere chiusa in casa a leggere, piuttosto che ascoltare musica a palla.
«Vado a prenderti qualcosa da bere» dice Simon e prima che io possa impedirlo si allontana.
Rimango sola per molto poco, perché ritorna subito con due bicchieri fra le mani.
«Tieni»
Lo sorseggio per gentilezza, anche se l'alcool che brucia lungo la mia gola rischia quasi di soffocarmi.
«Tu e Lennox state insieme?» domanda lui d'un tratto.
La bibita mi va di traverso e tossicchio, con le lacrime agli occhi, per tentare di respirare nuovamente.
«No!» dico con voce strozzata «Perché lo chiedi?»
«Ti vediamo sempre con il suo amico, pensavamo ci fosse qualcosa dietro.» commenta con una scrollata di spalle.
«Aspetta, che cos'è quel plurale?» esclamo con il volto arrossato. Spero vivamente che le luci nascondano il colore delle mie guance.
«Intendevo me e qualche mio amico. Ne stavamo parlando oggi»
«Voi parlate di me e Will?»
Simon fa un sorrisetto divertito: «Noi parliamo di te, Luna. Non credi?»
Non so quanto la pelle umana sia in grado di sopportare il calore, ma di sicuro sto battendo ogni limite, perché ora il mio viso va a fuoco.
«Sei tutta rossa!» ride Simon.
«Be', è imbarazzante...» tento di spiegare, ma la situazione non migliora affatto.
Il ragazzo sbuffa un'altra risata, poi mi prende per un fianco e mi tira al centro della sala.
Svuoto il bicchiere che avevo in mano in un unico sorso, così lo posso lasciar andare.
All'improvviso sento la mia testa farsi leggera e vaga. La musica slava le altre sensazioni, tutto si perde nel turbinio delle luci, delle note e dei corpi che si stringono intorno a me.
Allora decido ballare, perché ne ho una voglia matta.
Mi dimeno, insieme a tutti gli altri, grido insieme a loro. Percepisco le mani di Simon che di tanto in tanto si posano sui miei fianchi per non farmi allontanare troppo.
Gli spazi si sfumano e svaniscono. I ragazzi urlano e io urlo con loro, ridendo come una matta.
Di colpo percepisco un freddo pungente colpirmi le braccia nude.
Sbatto più volte le palpebre, cercando di mettere a fuoco il posto in cui mi trovo.
Sento ancora la musica della festa, alle mie spalle, ma il mal di testa la rende simile al ritmo pulsante di un tamburo, piuttosto che ad una melodia.
Sono nel piccolo giardino sul retro del locale, sotto il cielo nero e nel freddo della notte.
Al mio fianco c'è Simon, accasciato come me contro uno steccato.
«Cosa è successo?» chiedo articolando le parole a fatica.
Lui fa un sorriso leggero: «Stavamo ballando, non ti ricordi?»
Cerco di scuotere il capo, ma non riesco a capire l'effetto che ottengo.
«Stavi ripetendo "aria", quindi pensavo volessi uscire. Vuoi rientrare?»
Rimango in silenzio e prendo un respiro profondo. Okay, non ha accennato a nulla di sconveniente che potrei aver fatto.
«Credo che tu abbia avuto un mancamento, per questo non ricordi» aggiunge Simon voltandosi verso di me.
Annuisco. Qualsiasi cosa abbia bevuto, ne sento ancora gli effetti.
È come se qualcuno picchiasse con violenza contro le mie tempie, impedendomi di pensare lucidamente.
«Stai meglio?» chiede Simon.
«Sì, grazie...per avermi portata qui...»
Lui arriccia le labbra, ma non fa commenti.
Rimaniamo in silenzio, a fissare le stelle. È una notte insolitamente serena.
«Se devo essere sincero, non pensavo che saresti venuta stasera.» dice il ragazzo poco dopo.
«E perché?» chiedo sorpresa.
«Credevo di non starti per nulla simpatico, ma sopratutto che tu fossi insieme a Lennox. Io e lui siamo l'uno l'opposto dell'altro. Se ti piace lui, non ti piaccio io.»
«Non è vero...» mormoro, senza rendermene conto.
Lui scrolla le spalle.
«Sei strana Luna» aggiunge poco dopo «Non sei come le altre ragazze e questo mi piace di te. Sei...contorta. Non sei una persona facile e noiosa.»
Una ragazza contorta per un ragazzo tormentato. Forse io e Will staremmo bene insieme.
Ma lui ha chiaramente affermato il contrario. Freno le lacrime ancora prima che il mio cervello concepisca di produrne.
Mi volto ancora verso Simon e i nostri nasi si sfiorano. Non mi ero accorta che fosse così vicino. Ha degli occhi grandi, con dei filamenti color smeraldo che si arricciano intorno alla pupilla.
Sento una lacrima che minaccia di superare l'argine degli occhi. 
Decido di lasciarlo fare. 
Lascio che Simon mi baci, tenendo il mio volto tra le sua mani calde, come lui voleva.
 
 
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Eccomi tornata, con un capitolo soddisfacente a seconda dei vostri gusti! Mi scuso per il ritardo con cui ho aggiornato, spero di trovare maggiore tempo con le vacanze di Natale! Allora, ringrazio tutti quelli che hanno recensito gli ultimi capitoli, EleEmerald, AoiRan, BloodChocolate e KaynBlack. Grazie! I vostri pareri sono importanti! Quindi fatemi sapere cosa ne pensate della storia, della piega che ha preso la trama, dei personaggi e di tutto quello che mi volete dire! 
Grazie se siete arrivati fino a qui, alla prossima:)
Lux


 
   
 
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