The
Harry
Potter’s Forbidden Story
Disclaimer:
Non
posseggo ne il mondo di
Harry Potter, ne quello di High School DxD, che appartengono invece ai
rispettivi
autori. Questa storia è stata scritta senza fini di lucro.
Capitolo
2
Diagon
Alley – Londra
Inghilterra
31 Luglio 1991
Il
cuore di Harry batté rapidamente mentre attendeva.
Attendeva con trepidazione, mista ad eccitazione e paura, che
un'anziana strega
venisse a prenderlo all'ingresso
del
Paiolo Magico per portarlo con lei a fare spese in quello che gli era
stato
spiegato essere un viale di negozi. Durante gli anni passati
all'Inferno, gli
era capitato raramente di poter tornare nel mondo umano, ed il
più delle volte
le sue mete erano posti esotici come il Giappone o la Corea, questa era
la
prima volta che tornava in Inghilterra, nel mondo che lo amava e che lo
aveva
portato alla morte.
Come
se questo non bastasse a motivare la sua agitazione,
da qualche parte, nella periferia della città, c'era la sua
vecchia casa. La
casa che aveva abbandonato, ma per la quale provava sentimenti
contrastanti.
Non avrebbe mai dimenticato le botte e le violenze subite, ma da
qualche parte
dentro di lui, c'era qualcosa di simile alla nostalgia. Forse per una
vita che
sarebbe potuta essere diversa, forse per una vita che non avrebbe mai conosciuto, forse per
una vendetta che non
potrà mai ottenere... questo non lo sapeva, poteva solo
provare queste emozioni
mentre il corpo si abbandonava ad un lento sospiro.
I suoi
occhi si guardarono intorno per quella che era la
decima volta, mentre Harry controllava che il suo camuffamento ancora
reggesse.
Le mani corsero sulla fronte, percorrendo il bordo della famosa
cicatrice,
costatando che questa era ancora invisibile sotto lo strato di magia
che vi
aveva intessuto sopra. Non era ancora pronto per un'uscita pubblica, ne
era
pronto a tornare, ma gli era stato spiegato che purtroppo questo era
qualcosa
sul quale non avrebbe potuto negoziare. Albus Silente, il mago che
dirigeva
Hogwarts, aveva accettato di distogliere la sua attenzione dalla
cattura del
bambino-sopravvissuto, a patto che questo andasse a scuola quando fosse
giunto
il momento. In cambio il Maou aveva ottenuto di far iscrivere anche sua
sorella
e le sue due nuove amiche a scuola con lui.
Tuttavia
ora era solo. Infatti un'altra richiesta del
preside era stata che Harry fosse
affidato alle sue cure per
l'acquisto del materiale necessario
alla scuola e che il 1°
Settembre prendesse il treno insieme a tutti gli altri bambini. Per il
primo
dei due compiti doveva essere completamente solo, per l'altro poteva
portarsi
tranquillamente dietro le altre bambine iscritte alla scuola di magia.
Rias non
era stata contenta quando aveva scoperto di questo, aveva fatto salti
mortali
per convincere i genitori ad iscriverla ad Hogwarts nonostante questa
fosse una
scuola per maghi nel mondo umano, ed alla fine aveva perso l'occasione
di
andare a fare shopping con il suo Harry.
Di nuovo il
bambino-sopravvissuto sospirò, passandosi una mano tra gli
indomabili capelli quasi per riflesso. In quel momento una voce calda
lo
raggiunse dalle sue spalle.
“Anche tuo
padre si scompigliava i capelli in quel modo.”
Harry si
voltò, il suo sguardo incontrò quello di Minerva
McGrannit e,
per un attimo, i due si fissarono. L'anziana strega era l'incaricata
per quel
giro di compere, e non appena i suoi occhi incontrarono quelli del
bambino, una
potente emozione nacque nel suo cuore. “Sei identico ai tuoi
genitori sai? Hai
gli occhi di tua madre, ed i capelli di tuo padre.” Con un
fazzoletto ricamato
la donna si tamponò lentamente
le
lacrime che avevano incominciato a colarle lungo il viso, avvicinandosi
ancora
ad Harry.
“Io sono
Minerva McGranitt, insegno Trasfigurazione alla scuola e sono
qui per portarti a comprare le tue cose. Puoi chiamarmi Professoressa o
Signora
quando ci sono altri, ma in privato sono Minny per te.” La
donna fece un
sorriso luminoso, riponendo via il fazzoletto. Per un attimo chiuse gli
occhi,
come a prendere coraggio, e poi tornò a guardarlo.
Il suo viso ora era
una maschera severa, le labbra erano una linea
sottile, e perfino la postura era più rigida rispetto a
qualche istante prima.
“Non saremo soli in
questo giro di compere Signor
Potter, con noi ci sarà anche un'altra bambina, che come lei
non ha mai messo
piede nel mondo magico. Ora non so a che punto siano le sue
capacità, visto che
a quanto ho capito lei è già stato addestrato da
persone influenti
nell'altro... mondo. Ma ci tengo a chiarire sin da ora, che
finché saremo in
pubblico, lei terrà il comportamento di un normale bambino
della sua età, non
si mostrerà scortese verso la Signorina Granger e non le
darà modo di sentirsi
inferiore. Tutto chiaro?”
Harry
era stupito da quel cambio repentino di
atteggiamento. Un attimo prima la donna era affabile e gentile, quello
dopo si
era trasformata
in un generale dell'esercito pronto a guidare le sue
truppe oltre le linee nemiche. In tutto quel caos mentale che gli si
era
creato, quasi non
notò la piccola bambina dai capelli
crespi che ora
usciva dall'ombra della donna, sorridendogli timidamente.
Era
una bambina graziosa secondo i suoi standard, con
occhi castani e una dentatura forse un po' sporgente, ma tolto questo
non era
male. Certo, in confronto a Koneko, Akeno e Rias impallidiva, ma per un
bambino
che non è ancora interessato all'amore, tutte queste cose
sono superflue.
Rispondendo
con un rispettoso “Sì, professoressa”,
Harry
si ritrovò a sorridere ad Hermione, facendole un timido
saluto con la mano. I
due si guardarono per qualche istante, tornando poi alla professoressa
che
sembrava soddisfatta dalla situazione “Bene Harry, vedo che
nonostante tutto
non sei stato rovinato dallo snobismo d'alta classe dei... purosangue
della tua
parte. Penso che ora possiamo andare.”
Annuendo
alle sue stesse parole, la donna fece dietro
front nella bettola, seguita a pochi passi dai due bambini, che ora si
limitavano a camminare dietro di lei. “Che cos'è
un Purosangue?” Hermione lo
chiese timidamente, guardando Harry di sottecchi quasi si aspettasse
che lui
non le rispondesse.
Dal
canto suo Harry non aveva mai sentito
quel termine
prima d'ora, per quanto sapesse che il suo padrone e Rias, fossero
entrambi
demoni purosangue. “Mhm... non ne sono sicuro, ma credo si
riferisca ai maghi
che sono figli di maghi... credo? Tu invece sei figlia di persone
normali,
vero?”
Harry le sorrise
incoraggiante, mentre la strega li portava nel retro
del locale, battendo poi la bacchetta su un dato numero di mattoni
dietro un
secchio dell'immondizia. Il muro davanti a loro si aprì su se stesso, rivelando l'immenso viale
ricco di luci e vetrine.
Questo impressionò Hermione che rimase a bocca aperta
perdendo il filo
discorso, e fece invece sorridere Harry che di fronte a quella
dimostrazione di
magia, era solo divertito. Era abituato a ben altro, soprattutto dopo
il
durissimo allenamento del suo signore, che ha voluto comprimere un
decennio di
conoscenze in pochi mesi ed anni.
Anche
per il punto di vista dei demoni, che avevano una
durata vitale di circa diecimila anni, Harry era piuttosto avanti in
quanto a preparazione.
Certo, non aveva mai usato una bacchetta, ma in tutta
sincerità non ne vedeva
la necessità. Era capace di disegnare sigilli in aria ad una
velocità impressionante,
arrivando a lanciare decine di incantesimi contemporaneamente, cosa che
più
volte avevano messo in difficoltà i suoi avversari. Ora
doveva sorbirsi questa
scuola, solo per il capriccio di un
vecchio
bisbetico che
sembrava interessato morbosamente a lui. Tuttavia, volendo prendere il
buono
dal cattivo, finalmente Harry avrebbe avuto modo di passare del tempo
lontano
dal castello del suo 'Re', ed avrebbe finalmente fatto
amicizia con
decine di nuovi bambini. Certo, per loro non avrebbe mai provato
l'affetto che
lo legava a Rias e alle altre,
ma quanto meno
sarebbero stati un piacevole cambiamento nella sua vita.
Sorridendo
a quel pensiero, il piccolo demone riprese a
camminare qualche passo dietro la donna, rivolgendo occhiate divertite
ad
Hermione, che sembrava affascinata da qualsiasi cosa intorno a lei.
Anche lui
provava interesse per diversi oggetti, che nel mondo demoniaco non
esistevano,
ma per la maggior parte del tempo era tranquillo e rilassato. Aveva
eretto una
piccola barriera difensiva intorno al suo corpo, che si sarebbe
attivata in
caso di attacco magico, quindi non aveva davvero nulla da temere.
Intorno
a loro c'erano negozi di gufi, di calderoni, di
scope ed addirittura striscioni pubblicitari in movimento, che
raccomandavo
l'inchiostro di un dato calamaro per le proprie piume. Incantesimi e
magie
erano incollati a manifesti che promettevano ricchezza e giovinezza
eterna,
dimostrando quanto la follia fosse onnipresente in quelle strade.
Ma
nonostante il caos e la bolgia che regnavano ovunque,
Minerva li condusse rigidamente verso un enorme edificio in fondo alla
strada.
Non permise ne rallentamenti ne deviazioni, puntò
semplicemente all'obbiettivo,
senza permettere distrazioni ne per se, ne per i suoi due pupilli. Alla fine il dinamico trio
si fermò di fronte
ad un'enorme agglomerato in marmo bianco, che sembrava avere come unico
ingresso delle enormi porte dorate.
La
donna li guidò all'interno, dando modo ad Harry di
rimanere stupito per la prima volta. L'edificio altro non era se non
una banca,
e non una banca qualunque, ma la più grande banca che lui
avesse mai visto.
Anche nel mondo dei demoni c'erano strutture simili, ma solo i demoni
di media
e bassa classe le utilizzavano, in quanto i possedimenti degli altri
erano
semplicemente troppo cospicui per essere conservati. Per ogni castello,
di ogni
demone nobile, vi erano interi piani interrati creati appositamente per
contenere tutte le ricchezze della famiglia.
I
Gremory avevano cinque piani interrati, il suo padrone,
il Maou, ne aveva dodici. Di
quei dodici
uno era dedicato solo ad Harry, che in quanto servitore, aveva ricevuto
parte
dei possedimenti del suo padrone, come pagamento per la sua
fedeltà.
“Cos'è
questo posto professoressa?” la voce di Hermione
era estasiata, mentre si guardava intorno, spaziando dai bianchi muri
in marmo,
alla perfetta pavimentazione in legno placcato.
“Questa
signorina Granger, è la Gringott, la banca dei
maghi, e quelle creature dietro gli sportelli li in fondo sono
folletti, colore
che la gestiscono.” la McGranitt rispose così. La
donna sorrise al volto
stupefatto della bambina, avviandosi oltre il primo set di porte. Ad
accogliergli c'era uno dei famosi folletti appena indicati dalla donna.
Il
folletto posto all'ingresso era poco più alto di Harry,
aveva una carnagione scura ed un volto intelligente, con la barba a
punta ed
enormi dita di mani e piedi. L'essere si inchinò mentre loro
gli passavano
davanti, facendogli superare un'altra serie di porte, questa volta
d'argento,
con delle parole incise sopra.
Straniero,
entra, ma tieni in gran conto
Quel che ti aspetta se sarai ingordo
Perché chi prende ma non guadagna
Pagherà cara la magagna
Quindi se cerchi nel sotterraneo
Un tesoro che ti è estraneo
Ladro avvisato mezzo salvato:
Più del tesoro non va cercato.
Il
messaggio era estremamente chiaro, non pensate nemmeno
lontanamente di rapinare questa banca, o la pagherete a caro prezzo.
Un'altra
coppia di folletti si
inchinò al loro passaggio nelle porte
d'argento, arrivando infine
nella sala di marmo,
prima solo visibile dall'esterno. Circa un centinaio di altri
folletti erano seduti su
sgabelli alti dietro un lungo bancone,
scarabocchiando in grandi libri, pesando monete in bilance d'ottone ed
esaminando pietre preziose attraverso antichi monocoli. Nella parete a
sinistra
della sala c'era un
enorme foro nel muro, che portava a quella che sembrava una galleria.
Diversi
folletti continuavano a scortare dentro e fuori dei Maghi che avevano
tutti
l'aria nauseata. La professoressa, Harry ed Hermione, si diressero
verso uno
dei folletti liberi ed in attesa di clienti.
“Buongiorno”
disse la McGrannit al folletto. “Siamo venuti
a prelevare dal conto del signor Potter, ed a cambiare dei soldi
babbani per la
signorina Granger.”
Intorno
a lei ogni altro suono si spense, mentre
l'attenzione di tutti, folletti e maghi, si focalizzava sulla
professoressa.
Quella screanzata non era stata abbastanza attenta, ed ora tutti
sapevano che
lui era lì. La pressione di Harry cominciò a
salire, e l'agitazione a farsi
sentire. Sarebbe voluto tornare indietro nel tempo per raccomandarsi
con la
professoressa di non fare quella stupidaggine, ma ormai era troppo
tardi, non
poteva cambiare il corso della storia. Passandosi una mano sul volto,
Harry
sospirò pesantemente, estraendo dalla sua borsa due pesanti
lingotti in oro che
prima non c'erano. Aveva usato le sue capacità per creare un
gap dimensionale
che dalla sua borsa, portava direttamente al suo piano sotterraneo
all'interno
della residenza del Maou.
La
professoressa lo guardò con tanto d'occhi, ma Harry si
limito a ricambiare il suo sguardo con aria truce. “Non ci
sarà bisogno di
accedere a nessuna camera blindata. Anzi non la voglio nemmeno una
camera
blindata, ho tutti i soldi che voglio lei-sa-dove. La svuoti, e doni
tutto in
beneficenza. Se voi maghi avete un ospedale, allora li dia a loro, a me
non
servono.” Il suo tono di voce era duro e freddo, mentre
intorno a lui iniziava
a diffondersi un cicaleccio insistente.
Lo
avevano ormai riconosciuto, anche senza cicatrice
sapeva di essere l'immagine sputata dei genitori, cosa che rendeva
facile
distinguerlo per chi li aveva conosciuti. Il folletto che vide i due
lingotti
posati sul suo fragile banchetto, guardo Harry con insistenza, quasi
volesse
minacciarlo in qualche modo, ma alla fine prese i materiali, e dopo una
breve
analisi iniziò a sostituirli con moneta sonante.
“Signor
Potter, la pregherei di riflettere sulle sue
azioni! Quelli nella sua camera blindata sono i soldi che i suoi
genitori hanno
lasciato per lei, sarebbe un grave affronto alla loro memoria se
lei...” Harry
alzò una mano interrompendo la donna. L'aria intorno a lui
aveva inizio a
fremere, ma tenne a freno la sua magia ed i suoi poteri demoniaci. Del
resto
gli era stato detto di comportarsi come un bambino normale no?
“Se
io cosa? Se facessi opera di carità, donando quei
soldi a chi ne ha più bisogno di me? Questo sarebbe
sbagliato? Mi stia sentire
professoressa....” La donna immerse la mano nella veste,
estrasse la bacchetta,
erigendo un cubo del silenzio intorno a loro. Ora non sentiva
più le voci di
tutti i presenti, e loro non sentivano la sua.
Solo lui, la professoressa ed
Hermione si trovavano all'interno dell'incantesimo.
Harry annuì alle
azioni della donna, consapevole, anche senza conoscerla, dell'effetto
della
magia. Del resto aveva usato due movimenti della bacchetta, che insieme
formavano
il sigillo cinese del silenzio. Non sarebbe stato troppo difficile per
lui
capire gli effetti della magia. “... dicevo, lei mi deve
stare a sentire. Io
non volevo questa situazione, stavo bene dove stavo, e se
frequenterò la sua
scuola non è per qualche misteriosa sete di conoscenza o per
qualche
straordinario obbligo morale, lo farò perché la
mia vita è stata messa in
pericolo. Non provo nessun sentimento di fiducia nel mondo magico, non
voglio
avere legami con esso, ne desidero avere qualsiasi legame con la
scuola.
Tuttavia mi comporterò bene, cercherò di trarre
il massimo da questa
situazione, e farò in modo che nessuno possa lamentarsi di
me. A patto che non
si cerchi di cambiarmi o manipolarmi in qualsiasi modo. Sono stato
chiaro?”
“Signor
Potter lei sta...!” La voce della donna si era
alzata di un’ottava, ed il suo viso era chiazzato di rosso
per quanto cercasse
di controllarsi. “Si, lo so, sto esagerando, questo
comportamento non sarà
ammesso ad Hogwarts e via dicendo. Le prometto che d'ora in poi
starò
tranquillo, ma la prego di non tornare sull'argomento, e di stare
più attenta a
non pronunciare a voce alta il mio nome. Consideriamo questa come una
missione
in incognito.”
Harry
vide le narici della donna allargarsi, ed era quasi
sicuro che stesse per lanciargli un incantesimo, tuttavia la donna alla
fine
chinò il capo in maniera arrendevole, facendo svanire il
cubo di silenzio.
“Molto bene signor Potter, faremo come dice lei. Ma si
ricordi che ad Hogwarts
pretenderò il rispetto che merito in quanto sua insegnante,
sono stata chiara?”
Il cipiglio della donna era ancora molto serrato, ma sul suo viso c'era
l'ombra
di un sorriso.
“Lo
prometto.”
“Bene,
allora direi che possiamo continuare le nostre
compere.” La donna si voltò, torno allo sportello,
dove il folletto aveva
ammonticchiato circa seimila galeoni d'oro in due enormi pile.
“Credo che tutti
questi soldi non entrino nella sua borsa, e sarebbe sbagliato portare
così
tanto contante dietro. Questa cifra, Signor Potter, le
basterà almeno per dieci
anni di scuola, quindi le consiglio di depositarla, o rimandarla da
dove è
venuta.”
Al
sentire le sue parole Harry
annuì, e riaprendo la sua borsa
iniziò a trasferire le monete nel suo sotterraneo
all'inferno. Tenne per se
circa mille galeoni, che erano dieci volte la cifra che gli serviva per
i suoi
acquisti. Durante questa operazione la professoressa aveva nel
frattempo
cambiato i soldi babbani di Hermione, passandole un piccolo borsellino
con una
cifra più ragionevole di quella che possedeva lui. Solo in
quel momento Harry
si ricordò di lei.
La
guardò con ancora la sua maschera seria sul viso,
rendendosi conto dal suo sguardo di averla spaventata. Gli capitava
spesso di
dimenticare che i bambini normali non erano come lui. Non avevano la
sua forza,
il suo carattere o il suo passato. Anche tra loro si sarebbe trovato
male e
sarebbe stato escluso, riducendosi ancora una volta ad essere il mostro
che
tutti disprezzano. La sua espressione mutò, divenendo
triste, ed insieme ai
suoi compagni uscì dalla banca, lasciandosi alle spalle
chiacchiere e vociare
inutile.
Non
guardò più Hermione quel pomeriggio, si costrinse
con
forza ad evitare il suo sguardo, ed anche se spesso si trovavano in
negozi in
cui dovevano comprare le stesse cose, lui stava in disparte guardando
fuori
dalla vetrina, fino a che non toccava a lui ordinare. In tardo
pomeriggio però,
le loro commissioni non erano ancora finite a causa del crescente
pubblico e
vociare che li accompagnava.
La
notizia che Harry Potter era vivo, che sarebbe andato
ad Hogwarts e che al momento stava girando per negozi con la McGranitt,
aveva rallentato di molto il processo d'acquisto dei prodotti,
costringendo la
strega ad allontanare più volte gli ammiratori del
bambino-sopravvissuto-ancora-una-volta, fino a che la cosa non divenne
insostenibile.
“Signor
Potter, Signorina Granger, i negozi stanno per chiudere e non
ho assolutamente voglia di affrontare tutto questo un'altra volta in un
altro
giorno, quindi ecco cosa faremo. Voi due vi chiuderete nel negozio di
Olivander,
scegliere una bacchetta, e poi mi aspetterete all'interno del Paiolo
Magico. Io
nel frattempo andrò in farmacia e nel negozio di calderoni e
comprerò quel che manca.
In questo modo dovremmo farcela a finire per oggi. Tutto
chiaro?” La voce della
donna era severa ed autorevole, e già se la immaginava a
spiegare ed
interrogare in classe. Sarebbe stato uno spasso vedere le reazioni
agitate o
sotto pressione degli altri bambini, mentre cercavano di ricordare che
procedimento gli era stato chiesto per fare chissà cosa.
““Sissignora””
Harry ed Hermione parlarono in contemporanea, forse
avendo avuto la stessa fantasia di una McGranitt con pantaloni mimetici
ed
elmetto, cosa che
causò ad entrambi un sorriso.
Hermione cercò lo sguardo di Harry, ma lui ancora rifuggì da lei. Sarebbe stato giudicato ed
escluso, ne era certo.
Alla
fine il gruppo si separò, ed Harry accompagnato da
Hermione entrò nel negozio di bacchette. Quello era il posto
che riteneva più
inutile in tutto il suo itinerario. Ancora una volta penso di non aver
bisogno
di nessuna bacchetta, ma purtroppo era all'interno del materiale
richiesto
dalla scuola, quindi non poté farne a meno.
“Oh,
ma salve...” Una voce stanca li raggiunse dai lontani
scaffali che ingombravano il negozio. Insieme alla voce, comparve un
uomo
anziano, con lunghi capelli grigi, e profondi occhi azzurri, quasi
bianchi.
Dire che fosse un tipo bizzarro era poco, ma non appena si
avvicinò, Harry poté
capire che non aveva cattive intenzioni.
“Salve.”
Harry rispose per entrambi, visto che Hermione
sembrava troppo intimorita per farlo. “Siamo studenti della
scuola, ed avremmo
bisogno di una bacchetta ciascuno. Può consegnarcene una così
possiamo andare?”
La voce di Harry era calma e
sicura, sperava di poter concludere quella transazione il
più in fretta
possibile, in modo da concludere quel giro nel mondo magico e poter
finalmente
tornare nel mondo degli inferi.
Tuttavia
di fronte alle sue parole, l'uomo sorrise
scuotendo il capo. I suoi occhi erano aperti e fissi su di loro mentre
negava
quella possibilità. “Oh, signor Potter, non
è così che funziona nel mondo
magico, lo sa? Qui certe cose richiedono tempo. È un'arte
precisa quella della
bacchetta, un'arte antica e precisa...” L'espressione eterea
del vecchietto gli
diede un brivido, mentre questo prendeva dei nastri incantati da sopra
il
bancone.
“Sa
signor Potter, ricordo ogni bacchetta che io abbia mai
venduto, comprese quelle dei suoi genitori, ed ovviamente quella che le
ha
lasciato la sua famosa cicatrice.” Una nota divertita
accompagnò le parole del
vecchio, ed Hermione si strinse un po' più vicino a lui. I
nastri iniziarono a
muoversi, ed alcune cifre e misure a venire scritte su un foglio,
anch'esso
incantato. “La bacchetta di suo padre era in mogano, 11
pollici di lunghezza, bella
flessibile, un po' più potente della norma, ma ottima per le
trasfigurazioni,
quella di sua madre invece era di Salice, 10 pollice ed ¼,
sibilante, ed ottima
per gli incantesimi. Ma per lei... cosa posso trovare per
lei?”
L'uomo
lo guardò fisso negli occhi, quasi sentì
immergere
la sua coscienza nella propria, e per precauzione eresse le sue
barriere
d'Occlumanzia. “Oh, così giovane eppure
così capace. Lei è molto oscuro Signor
Potter, molto, molto oscuro. Lasci che le faccia provare una bacchetta
che sarà
degna di lei. L'uomo si voltò, si allontanò verso
il suo studio, e tornò con
una bacchetta finemente lavorata, costruita con un legno nero pregiato,
ed
incisa con decina di centinaia di minuscole rune. Rune che se la
conoscenza non
lo ingannava, erano di contenimento. “Questa signor Potter,
è una bacchetta
senza alcun nucleo, nulla di più che un pezzo di legno, ma
sono sicuro... si,
sono sicuro che con lei andrà bene. La agiti,
forza...”
Harry
prese la bacchetta tra le mani, alzò scettico un
sopracciglio, e sferzò l'aria con la bacchetta. Non accadde
nulla,
assolutamente nulla. Harry guardò l'articolo, poi il
venditore, ma quello ora
sembrava esaltato oltre ogni possibile dubbio. “Si signor
Potter, questa è di
certo la bacchetta per lei. Si ricordi solo di non perderla mai, e di
non
romperla mai. Cose orribili accadrebbero in quel caso, cose davvero
orribili.”
L'espressione
di Harry si fece più confusa ed il bambino
ebbe l'impulso di restituire il pezzetto di legno per farsi dare
un'altra
bacchetta, una qualsiasi, una che non gli desse quella pessima prima
impressione… eppure non parlò. Il disagio
iniziale, e quel senso di oppressione
derivate dal tenere in mano la bacchetta, si trasformarono lentamente
in una
sensazione familiare che connetteva la sua mano con il manico
dell’oggetto
incantato, come se quello fosse stato fatto apposta per lui. Senza
commentare il
demone mise l’artefatto in tasca promettendosi di indagare a
fondo sulla
questione.
Con
Hermione ci volle più tempo. Il vecchio si
comportò
più normalmente con lei, senza professare future minacce, ne
ricordare che
bacchette avesse venduto a chissà chi. Alla fine anche la
ragazza trovò un
articolo che andasse bene per lei, ed i due poterono congedarsi
dall'inquietante luogo senza mai voltarsi indietro.
Fu
quando si avviarono verso il punto di incontro che
avevano deciso con la McGrannit, che Harry si senti afferrare una
manica. La
stretta era gentile, ma decisa, ed il ragazzo non fu sorpreso di vedere
Hermione ferma con gli occhi bassi, che lo tratteneva.
“Ti
ho offeso in qualche modo?”
La sua
voce era normale e tranquilla ma il suo sguardo era
basso, ed anche attraverso quel piccolo contatto tra di loro, Harry
poteva
sentirla tremare. “Non mi hai fatto nulla. Ora andiamo, la
professoressa ci
starà aspettando.” La sua voce era impacciata, non
sapendo bene come
comportarsi con la ragazza, che a dispetto del suo invito, rimase
ferma,
sebbene lo avesse lasciato andare.
“Tu...
mi odi?”
La
domanda arrivò a sorpresa, lasciando Harry confuso e
leggermente disarmato. Non la odiava di certo, ma non voleva che lei lo
allontanasse come facevano tutti quelli della sua vecchia vita, quindi
la
distanza era scelta più razionale. Eppure di fronte a lei,
che ora piangeva in
silenzio... no, non avrebbe potuto portare avanti il suo proposito.
Harry
sospirò per l'ennesima volta, alzando gli occhi al
cielo. “Ti piacciono i libri vero?” Il sorriso
germogliò sul suo volto. “Ti ho
visto prima al Ghirigoro, eri come un bambino davanti l'albero di
natale. Eri
davvero molto carina quando sorridevi in quel modo...” Harry
parlò con
tranquillità, ma le sue parole ebbero l'effetto di una
valanga che cade dal
fianco di una collina. Hermione smise di piangere, si
strofinò gli occhi con
forza, tornando a guardare Harry con il viso arrossato.
“N-Non
è vero!” Ecco, questo era un comportamento che
capiva di più. Rias faceva sempre così quando era
contenta di Harry. Lo cercava
di nascondere ed arrossiva, ma poi gli sorrideva quando era convinta
che lui
non stesse guardando. “Bhe, se non è vero, allora
non ti dispiacerà se andiamo
a fare un altro giro in libreria? Potrebbe essere ancora aperta, e
penso che
qualche libro in più farebbe bene ad entrambi no?
Cioè, nessuno dei due conosce
Hogwarts, o la magia che insegnano, pensò che dovremmo
arrivare un po' più
preparati degli altri se vogliamo trovarci bene.”
Harry
sorrise, porse una mano ad Hermione, aspettando una
sua reazione. Lei esitò per qualche istante, ma poi la
strinse.
“T-Tu
non lo fai per prendermi in giro vero? Da dove vengo
io mi prendono sempre in giro perché studio tanto e cose
così...” sentiva il
suo piccolo palmo caldo stretto nella sua mano, ed incrociando le dita
con
quelle della ragazza si ritrovo a sorriderle.
“Perché dovrei prendere in giro
qualcuno che è come me? Tranquilla, se avrai bisogno
sarò sempre tuo amico, ti
basterà chiamarmi ed io arriverò sempre per
difenderti.”
Prese
esempio dal suo Maou, e fece un occhiolino alla
ragazza così come lui faceva con sua moglie. Come risultato
Hermione avvampò.
Le sue piccole guance avevano il colore delle fragole mature. Lei si
limitò ad
annuire, ed insieme cambiarono strada. Che la McGrannit li aspettasse,
loro
avevano cose più importanti da fare.
E poi
lo vide. Quando lei era convinta che lui non stesse
guardando, il più piccolo dei sorrisi era nato sul volto
della ragazza.
Contento,
ma imbarazzato, Harry aggiunse un'altra persona
alla sua lista di amici, che per ora comprendeva solo ragazze.
Bhe,
alla fine non è che gli cambi poi tanto no?
******************
N.D.A. Salve e rieccoci
puntuali come sempre (o anche in anticipo xD) con un altro capitolo!
Questa volta, tra le note dell’autore, non posso fare a meno
di ringraziare voi
lettori e recensori, che seguite con così tanta passione
questa mia piccola
storia, ed è proprio a voi che oltre a dei ringraziamenti
devo porgere delle
scuse (forse). Infatti, come sono sicuro avrete notato, questo capitolo
è
leggermente più corto di quelli che lo hanno preceduto e
tutta l’attenzione è
rivolta unicamente ad Harry ed al suo giro di compere. Ammetto di
averlo fatto
di proposito, ho dato molto spazio a questo primo incontra tra Harry ed
Hermione
cercando di mostrare sia come Harry si relaziona con i suoi coetanei,
sia come
si rivolge agli adulti. Mi è stato detto che il mio Harry
sembra fin troppo
maturo per la sua età, ma sperò di aver reso
chiaro che purtroppo queste non sono
cose che dipendono da lui.
Harry ha sofferto tanto, è stato costretto a crescere prima
del tempo e
nonostante tutto il bene che Lucifer ha fatto per lui, le cicatrici
lasciate
dai suoi zii non sono sparite, soprattutto quelle emotive che lo
portano a
credersi diverso, a reputarsi un mostro destinato a restare solo.
Detto questo mi scuso anche per il salto temporale di due anni, forse
qualcuno
di voi avrebbe voluto vedere nel dettaglio come Harry ha incontrato
Akeno e
Koneko, ma prometto che più avanti ci saranno delle
side-story dedicate solo a
questo.
Ora non mi rimane che ringraziarvi ancora per l’ascolto,
sperando che
nonostante tutto il capitolo sia di vostro gradimento. Io
sarò di nuovo qui
domenica prossima con un altro capitolo e questa volta si arriva ad
Hogwarts! Non
mancate ^_*
Ps. Nota a margine. Finito di
scrivere il capitolo 6, con
il quale si conclude ufficialmente il primo anno di scuola. Ora
inizierò a
distaccarmi maggiormente dalla storia originale =)
Bumbix