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Autore: Inco001    14/12/2014    8 recensioni
Harry e Louis sono due persone normalissime, sono i loro segreti a non esserlo. In particolare il segreto che hanno in comune, ecco, quello di normale non ha proprio niente, neppure ad Hogwarts.
Ma non è colpa loro, è il destino! O forse sono proprio loro?
“Innanzitutto doveva analizzare il problema. Be', aveva il corpo di Louis Tomlinson e la mente di Harry Styles. Semplice. Assurdo.”
“Fino a due giorni prima non si conoscevano nemmeno... E ora vivevano uno la vita dell'altro. Chissà, magari Louis aveva ragione, non poteva essere tanto male. O forse era solo molto molto peggio.”
[Hogwarts!AU] [Louis/Harry]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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..In Your Skin..
 
 
 
 
 


 
 
 
 
Fiori e tempeste - Parte 1 (o cosa non farei per te...)
 
Se solo un anno prima gli avessero chiesto che cosa fosse la felicità, Harry non avrebbe saputo rispondere.
Forse avrebbe pensato ai pomeriggi della sua infanzia, quelli passati a giocare con sua madre quando la follia le dava tregua per qualche ora, o forse avrebbe pensato ai giorni della sua prima adolescenza, quando, rinchiuso dentro le mura di un ospedale, volava lontano sulle ali della fantasia insieme a Kate e ai suoi racconti. Ma anche quei ricordi non sarebbero bastati a dargli le parole per dire che cosa fosse la felicità, perché ogni parvenza di essa che aveva mai provato era sparita, schiacciata dagli eventi che erano capitati, annullata davanti al dolore della malattia e della morte, che non una, ma due volte erano tornate a perseguitarlo, portandogli via le persone che amava e con loro ogni aspirazione alla felicità.
Eppure, proprio quando Harry aveva ormai perso la speranza, quando aveva rinunciato ad ogni pretesa di felicità, quando si era definitivamente arreso all'apatia, ecco, la felicità era arrivata all'improvviso.
Era arrivata come una tempesta che si abbatte sulla terra arida, spaventosa ed inarrestabile. La tempesta della felicità aveva rimestato la dura terra che avvolgeva il suo cuore, aveva levigato via le sue certezze a colpi di vento ed acqua e con l'acqua aveva raggiunto le profondità del terreno e ammorbidito il suo animo. Infine, la tempesta si era placata, ma lo aveva lasciato sconvolto e stravolto in ogni parte di sé, lasciandolo in balia del mondo. Poi, però, da quella distruzione era nato un fiore. Il vento da lontano aveva portato un seme e la terra, una volta arida e secca, aveva bevuto dell'acqua della tempesta, se n'era dissetata, ed aveva ritrovato la vita che aveva sempre avuto nascosta dentro di sé. Dopo quel fiore ne era nato un altro e dopo quello un altro ancora e poi un altro ancora e ancora e ancora e dove una volta c'era il deserto ora si stendeva un campo di fiori. Una placida nube, tutto ciò che rimaneva della tempesta, faceva la veglia al campo, pronta a darle acqua e protezione e vita. E felicità.
La tempesta di Harry, si chiamava Louis.
Se gli avessero chiesto che cosa fosse la felicità, oggi, Harry avrebbe parlato di Louis.
 
 
 
 
Adesso che Harry non aveva più segreti con Louis, si sentiva come se si fosse improvvisamente tolto un macigno dal cuore e quello fosse diventato talmente leggero che rischiava di prendere il volo ad ogni risata. Non era una brutta sensazione. E pensare che prima d'allora non si era nemmeno reso conto di avere un peso tanto grande nel petto! Tuttavia, adesso che se n'era andato, adesso che Louis sapeva di Kate e di sua madre, non poteva non notare la differenza. Stava meglio. Ridere non era mai stato così facile, né così semplice. Finalmente Harry non aveva più paura di essere felice. Era felice!
Certo, quando abbandoni tutti i tuoi segreti dopo ti senti quasi nudo, privato di una protezione importante per la tua anima, la quale è rimasta scoperta in balia degli occhi altrui. Ma finché erano gli occhi di Louis a guardarlo, allora andava bene. Più che bene.
Non mancavano nemmeno i dubbi, perché dopo aver parlato con Louis Harry si era ritrovato a fare i conti con nuove domande insidiose -riguardo sé stesso, riguardo sua madre, riguardo cosa dovesse fare- e tutte quelle domande erano pronte a minare il suo equilibrio interiore. Ma non importava, se essere felice significava sbilanciarsi e combattere contro la vertigine per rispondere a quelle domande, be', l'avrebbe fatto e poi avrebbe trovato un nuovo equilibrio. Al massimo c'era sempre la mano di Louis a cui aggrapparsi.
 
E allora la sua vita continuava, un po' come sempre, un po' sempre nuova, tra le lezioni, Louis, il Quidditch, Louis, Zayn, Louis e poi Louis, Louis e ancora Louis. Louis era diventato l'asse attorno al quale girava la sua esistenza, il suo primo pensiero al mattino e l'ultimo alla sera. Louis era il sinonimo stesso della felicità, Louis era la felicità. Louis, senza alcun dubbio, era la cosa più bella che gli fosse mai capitata. E forse Harry era impazzito, forse era solo cotto o follemente innamorato, ma quella felicità, quell'amore, lo avevano finalmente rianimato, gli avevano dato una vita per la quale non sperava neanche più. Lo avevano salvato da sé stesso. Louis lo aveva salvato.
 
 
Nel meraviglioso quadro idilliaco che era diventata la sua vita, però, c'era un problema, un'ombra, una macchia nera nell'angolo del dipinto, che Harry cercava di ignorare, fingeva che non ci fosse e che non importasse. Ma c'era. E non se ne andava.
Harry si era spogliato dei suoi segreti e aveva affidato la sua anima a Louis.
Louis, invece, continuava a tacere, a nascondere le parole del suo cuore dentro la sua testa e combatteva in silenzio contro paure di cui Harry non sapeva nemmeno il nome. Quelle paure stavano diventando anche la paura più grande di Harry, perché temeva ciò che sarebbe potuto accadere se Louis avesse dato ascolto ad esse piuttosto che a lui.
Ma c'era tempo. Harry continuava a ripeterselo. Louis avrebbe imparato a fidarsi di lui e un giorno avrebbe accettato di condividere con lui le sue paure proprio come aveva fatto Harry. Gli serviva solo tempo. Harry non voleva forzarlo, non voleva violare il fragile -ed indefinito- confine del loro assurdo accordo. Avrebbe aspettato Louis, Harry l'avrebbe aspettato per sempre.
Tutta quella felicità valeva la fatica di combattere con i propri mostri. Loro due, assieme, valevano tutto ciò. Doveva solo farlo capire a Louis.
 
 
 
 
 
I giorni erano passati e con essi Febbraio era giunto al suo termine, ma Harry e Louis erano ancora HarryeLouis, ancora insieme.
Quella sera erano soli nella Stanza delle Necessità. Ormai era una tradizione: tutte le sere passavano un po' di tempo assieme in quel posto, era il loro modo speciale per concludere la giornata.
Louis era steso sopra ad Harry, ma al minore non sembrava affatto dispiacere. Louis lasciava piccoli baci sulla bocca di Harry e accarezzava i contorni del suo volto con la punta delle dita. Harry sopportava quelle torture con pazienza, ma desideroso di ottenere di più. Quella sera, però, Louis non poteva dargli altro. Quella sera, dovevano parlare. Aveva già rimandato troppo a lungo quel discorso...
Abbandonò le labbra di Harry, che rimasero a boccheggiare per la sua assenza. Louis fece leva sui gomiti e si sollevò, ritrovandosi seduto sul ventre di Harry. Harry lo seguì automaticamente, ma Louis dovette frenare la sua rincorsa e trattenerlo giù con le mani.
«Harry, aspetta», sussurrò.
Il Serpeverde gli lanciò uno sguardo confuso che mal celava un velo di timore.
«Che cosa c'è?»
Louis cercò di ignorare il panico sul suo viso, non poteva lasciarsi condizionare da esso. Ormai aveva deciso che era arrivato il momento di parlare, la paura di Harry non lo avrebbe fermato. Né la propria.
«Ti devo parlare, adesso».
«Okay... Ti ascolto».
Louis prese un respiro profondo, poi « Presto ci sarà la partita contro i Corvonero», disse, «Ma probabilmente lo avevi già capito, giusto?»
Harry annuì debolmente.
«Come immaginavo...», erano giorni che a scuola non si parlava d'altro.
«Tu, Louis... Che cosa vuoi fare? Che cosa facciamo questa volta?», dalla voce di Harry trapelava una grande preoccupazione. Chissà per quanto tempo Harry si era posto quella domanda. Chissà per quanto tempo aveva aspettato che fosse Louis a parlargliene...
Louis sospirò. Se non gliene aveva parlato prima era esattamente perché lui stesso doveva prima trovare una risposta a quella domanda. Alla fine, l'aveva trovata.
«Sono settimane che penso a quale sia la cosa migliore da fare. E ho capito alcune cose... Voglio poter giocare quella partita, Harry, lo voglio immensamente, e voglio dimostrare alla scuola che non sono un perdente. Farei di tutto pur di giocare, forse rischierei ancora la vita per farlo», l'espressione di Harry si rabbuiò a quelle parole, «Ma... ho capito anche un'altra cosa. C'è qualcosa di cui mi importa ancora di più, più del Quidditch, più di quella partita», più della mia reputazione, «E quel qualcosa sei tu, Harry. Non voglio farti piangere ancora. Preferirei essere chiamato perdente per tutta la vita, piuttosto che vederti stare male di nuovo», per colpa mia. «Per questo ho preso una decisione... Non faremo niente per evitare che avvenga lo scambio. Semplicemente, lasceremo che le cose vadano come devono andare. E se quel giorno saremo scambiati... Ecco, allora tu andrai da Liam e gli dirai che non puoi giocar-»
«Louis, non deve per forza essere così...»
«E invece sì. Vorrei che ci fosse un altro modo, non sai quanto lo vorrei, ma non esiste. Non posso rischiare nuovamente la vita, non posso rischiare nuovamente di farti soffrire», disse con un sorriso amaro.
Harry rimase qualche istante a fissarlo, poi si sollevò fino a raggiungere Louis, questa volta senza incontrare nessuna resistenza, e appoggiò la propria fronte sulla sua.
«Andrà tutto bene», disse, «Vedrai che andrà tutto bene. Io ti prometto che, comunque le cose vadano, tu giocherai quella partita. Te lo prometto Louis».
Louis avrebbe tanto voluto credergli. Soffocò i suoi dubbi sulle labbra di Harry.
Louis non poteva certo sapere che Harry, a differenza sua, aveva un piano...
 
 
 
Era stato Liam Payne a dirgli della partita. In realtà Liam l'aveva detto a Louis, ma quel giorno era capitato che Harry fosse Louis, così quando aveva detto «Lou, fra un mese abbiamo la prossima partita, per allora ti voglio in forma perfetta», Harry aveva fatto molta cura di quella informazione.
Da allora ormai erano passate più di tre settimane. Settimane in cui Harry si era allenato più intensamente che mai. Ormai si allenava tutte le volte che poteva -con o anche senza Zayn- per molte ore al giorno. Era stancante ed era sempre più difficile spiegare a Louis le sue frequenti sparizioni, ma per fortuna il Grifondoro non si era accorto di niente.
Zayn, invece, ci aveva messo pochi giorni a capire cosa stesse combinando...
 
Erano entrambi esausti dopo l'allenamento, il quarto in quella settimana, e camminavano a passo moderato verso gli spogliatogli. Nessuno dei due avrebbe mai ammesso di avere il culo distrutto dopo tre ora su una scopa.
La domanda di Zayn arrivò dal nulla, sembrò quasi buttata per caso. Ma non lo era affatto...
«Harry, lo sai che fra qualche settima ci sarà la partita tra Grifondoro e Corvonero?»
Superata la sorpresa iniziale, Harry lanciò all'amico uno sguardo divertito.
«E secondo te perché ci stiamo allenando così tanto ultimamente?», gli chiese.
Zayn sorrise soddisfatto. Quella era proprio la risposta che voleva sentire.
 
 
«Quindi... vuoi giocare la partita al posto di Louis?», gli chiese Zayn la sera stessa.
Harry scosse la testa. «No! No... io continuo a sperare che quel giorno ognuno sarà nel proprio corpo», disse.
«E allora perché allenarti così tanto?»
Harry sospirò. «Perché nel caso dovessimo scambiarci voglio essere pronto. E so bene che, eventualmente, non sarei nemmeno minimamente al livello di Louis, ma almeno-»
«Ti assicuro che il tuo livello è più che sufficiente. Contro i Corvonero, per lo meno».
«E' quello che mi auguro...»
«Louis lo sa?»
Harry scosse la testa.
«Harry, a questo punto dovresti veramente-»
«Lo so, ma non glielo dirò a meno che non sarò costretto a giocare al posto suo», era irremovibile sulla sua decisione.
Harry non voleva dirlo a Louis perché aveva paura di deludere le sue aspettative nel caso si fosse dimostrato un incapace. Non voleva dirlo a Louis perché ormai era passato troppo tempo da quando aveva iniziato ad allenarsi e sicuramente Louis non avrebbe preso bene il fatto che gliel'avesse tenuto nascosto così a lungo. E sopratutto, non voleva che Louis pensasse che l'avesse fatto per colpa sua, che pensasse di averlo in qualche modo costretto a fare una cosa che non voleva. Harry l'aveva voluto, sempre, fin dal primo giorno, anche se ancora era convinto che il Quidditch non gli piacesse. Era stata una sua scelta, della quale non si era minimamente pentito, perché grazie ad essa aveva rivalutato lo sport, aveva migliorato le sue prestazioni magiche e, ancora più importante, si era legato a Zayn tanto da poterlo chiamare amico adesso.
Dalle labbra di Zayn, intanto, era sfuggito un profondo sospiro. «Sai che non c'è niente di male in quello che stai facendo, vero? Io penso che se Louis sapesse quello che stai facendo per lui-»
«Zay, non glielo dirò. Non adesso», non finché non sarebbe stato costretto.
Il moro non sembrava affatto contento, ma disse comunque: «E va bene...»
«Grazie Zay».
Zayn annuì. Poi: «Cosa pensi di fare con Louis? Voglio dire, l'ultima volta che ha giocato una partita è svenuto e si è quasi sfracellato sul fondo-campo. Hai qualche idea per evitare che la cosa si ripeta?»
A questo doveva ancora a lavorarci...
 
Sorprendentemente, era stato Louis stesso a risolvere quest'ultimo problema, decidendo di volersi affidare al caso. Era una scelta che gli era costata tanto, Harry lo sapeva, ma lo avrebbe ripagato a dovere.
 
Harry e Zayn avevano convenuto che fosse il caso che Harry conoscesse le strategie dei Grifondoro per non ritrovarsi del tutto spaesato durante le azioni in campo. Così aveva iniziato ad assistere a tutti gli allenamenti della quadra, con non poca gioia di Louis il quale era convinto che lo facesse per pura adorazione nei suoi confronti. Certo guardare Louis sudato ed in divisa era un incentivo in più per congelarsi il culo sulle gradinate tre volte a settimana.
Ma Harry non si era limitato a quello... Vedere era un conto, la pratica era tutta un'altra storia. Per questo, dopo averne parlato a lungo con Zayn, che in tutta quella storia era diventato il suo indispensabile braccio destro nonché consigliere di fiducia, aveva deciso di partecipare agli allenamenti di Grifondoro.
Ogni volta che Harry e Louis si scambiavano Harry trovava una scusa per stare qualche ora lontano da Louis -molto spesso toccava a Zayn il compito di impedire all'altro di andarlo a cercare- e poi si presentava agli allenamenti di Grifondoro.
Giocare con una squadra era completamente diverso rispetto al giocare in due. Doveva stare molto più concentrato e essere sempre pronto e attento a quello che facevano i suoi compagni. Aveva dovuto imparare i loro schemi e seguire i loro ritmi. Ma per quanto non fosse stato facile, e non lo era tutt'ora, non era nemmeno stato difficile come aveva pensato. Si era sorpreso quando aveva scoperto di non essere poi così male rispetto agli altri. E non lo era, visto che nessuno gli aveva mai fai fatto presente qualche suo difetto tecnico. Zayn, a quanto pare, lo aveva istruito a dovere. Certo, era stato rimproverato almeno una ventina di volta per non essere abbastanza sveglio, ma la cosa non aveva destato sospetti visto che il Louis reale non era da meno ultimamente, soprattutto quando c'era Harry sugli spalti.
La cosa era rischiosa, Harry lo sapeva bene, sapeva che se a Liam o a qualsiasi altro membro della squadra fosse sfuggita una parola di troppo Louis avrebbe capito tutto.
Ma i giorni stavano passando, la tanto attesa partita Grifondoro-Corvonero si faceva sempre più imminente e Louis rimaneva ignaro di quello che Harry stava facendo. Ancora pochi giorni e si sarebbe messo tutto a posto. In quale modo, però, Harry non lo sapeva...
 
 
 
 
 
«Louis, ti sei incantato di nuovo!» lo riprese Harry per la decima volta in quell'ora. «Il tuo libro è sul tavolo, non fuori dalla finestra».
Louis sbuffò. Era Marzo, fuori c'era una bella giornata di sole, la prima da mesi, e Harry lo aveva segregato in Biblioteca a studiare Aritmanzia. Era terribilmente ingiusto. Era comprensibile che la sua testa divagasse.
«In realtà preferirei fare altro...», disse, piegandosi verso Harry fino a far sfiorare le loro spalle. Se un occhio innocente poteva vederla come una mossa disinteressata, un occhio malizioso l'avrebbe vista in modo ben diverso.
«E invece devi studiare», disse Harry, scostandosi.
Louis si imbronciò. A volte sospettava che il Serpeverde avesse ascoltato troppo seriamente tutti quei discorsi che i professori facevano a Louis sui M.A.G.O e sulla loro importanza. O forse era lui che li aveva ascoltati troppo poco seriamente... Fatto sta che ultimamente le sue giornate passavano dalla dittatura di Liam sul campo a quella di Harry in sala studio. Ma con Harry riusciva sempre a trovare un modo per sfuggire ai suoi doveri...
«Eddai, Haz, facciamo cinque minuti di pausa...», sospirò quelle parole vicino al suo orecchio.
Harry lo ignorò e continuò a leggere il suo libro. Stava diventando resistente alle sue proposte sconce... Ma non invincibile.
«Voglio stare un po' da solo con te, per favore, ultimamente ci vediamo così poco...», fra i suoi allenamenti e i corsi extrascolastici di Harry -che sembravano essere triplicati- si vedevano meno del solito, il più delle volte solo per studiare, e arrivavano talmente stanchi a fine giornata che la sera riuscivano a passare solo pochi minuti assieme prima di crollare dal sonno.
Harry continuava ad ignorarlo. Decise di provare con qualcosa di più forte.
«Harry ti prego, è una vita che non ti bacio, ho bisogno di baciarti baciarti, adesso».
Questo fece effetto, perché Harry non alzò la testa dal libro che stava leggendo, ma le sue guance si colorarono di un rosa brillante mentre sussurrava: «Veramente mi hai baciato questa mattina prima di andare a colazione».
Louis sorrise. «Questa mattina è una vita fa. E poi non abbiamo avuto modo di approfondire a dovere, mi pare».
«E a me pare che dovresti approfondire altre cose al momento, tipo Aritmanzia, visto che domani hai il compito».
Louis alzò gli occhi al cielo.
«Come faccio a studiare Aritmanzia quando ci sei tu qui a distrarmi?»
«Io distraggo te? Semmai è il contrario», borbottò il riccio.
«E' la tua presenza Haz, la tua presenza. Che importanza può mai avere un libro quando c'è la tua bocca a portata di bacio?»
«Ti conviene dare a quel libro la giusta importanza altrimenti la mia bocca dovrà prendere le distanze per un po'».
«Questo è sleale! Non puoi ricattarmi così!»
Nascosto tra i ricci, Louis scorse un sorrisetto spuntare sulla bocca di Harry.
«Questo non è ricattare, è evitare che tu ti faccia bocciare proprio all'ultimo anno».
Louis evitò di precisare che non era mai stato più lontano dalla bocciatura come quell'anno, e solo grazie ad Harry.
«Ahh, come ti pare...», aveva vinto Harry. Per il momento.
«Bravo, adesso studia», disse Harry. Solo a quel punto alzò il volto nella sua direzione e gli lanciò un bacietto. Poi tornò alla sua lettura. Piccolo stronzetto.
Proprio quando Louis credeva di aver perso ogni possibilità di distrazione, questa arrivò. Sotto forma di Zayn Malik. Uh, non proprio quello che si aspettava.
«Ciao Harry!», esclamò il Serpeverde raggiante, per poi aggiungere un «Louis» di cortesia. Finta cortesia.
Da quando Malik aveva scoperto della maledizione si sentiva in qualche modo autorizzato ad unirsi a loro quando gli pareva. A Louis dava vagamente fastidio. Non gli piaceva essere controllato in quel modo. Perché Zayn lo controllava, era palese, aspettava con impazienza che commettesse un errore da potergli rinfacciare, una scusa qualsiasi per metterlo in cattiva luce davanti ad Harry. Okay, forse Louis stava un po' esagerando. Sapeva che Zayn era un buon amico per Harry, ma aveva una paura tremenda che Harry si accorgesse quando l'altro fosse un amico migliore di lui...
Per tacito accordo, Zayn e Louis si tenevano le loro reciproche antipatie per sé stessi e, per il bene di Harry, fingevano una fredda cortesia.
Louis ricambiò il saluto con un gesto della testa, Harry con un ben più caloroso sorriso, di cui Louis non poté fare a meno di essere geloso.
Zayn si sedette all'altro lato della tavola e, col suo solito sorriso malizioso sulle labbra, domandò: «Allora ragazzi, ci sono novità fra voi due?»
Harry si irrigidì accanto a lui.
«Mi riferisco allo scambio», specificò allora Zayn, «Ovviamente».
Ovviamente un corno! Quella era solo l'ultima di una lunga serie di frecciatine. Malik sapeva qualcosa su di loro. Era un sospetto che stava piano piano diventando certezza nella mente di Louis, una certezza che Louis non sapeva come affrontare, perché la sola idea che qualcuno sapesse di loro lo terrorizzava, anche se quel qualcuno era Zayn Malik...
«Nessuna novità, non abbiamo ancora scoperto niente», aveva risposto intanto Harry.
«Non lo avete scoperto o non lo avete cercato?»
Il loro silenzio imbarazzato fu una risposta più che sufficiente perché Zayn scuotesse la testa con un gesto di disapprovazione.
Louis avrebbe voluto dire che era colpa dei loro impegni se rimandavano puntualmente le ricerche sulla maledizione. Sarebbe stata una bugia. La verità era che nessuno dei due era sicuro di voler trovare la soluzione al problema, perché, per quanto gli stesse rovinando la vita, era anche la cosa più forte che li tenesse uniti. Finché c'era lo scambio Louis aveva la certezza che lui ed Harry sarebbero stati assieme.
Zayn rimase a fissarli per alcuni istanti, fino a quando il suo sguardo non fu distratto da qualcosa alle loro spalle...
«Hey ragazzi!»
Sia Harry che Louis si voltarono per vedere Liam Payne venirgli in contro, entrambi con un sorriso di sollievo sulle labbra, il ragazzo li aveva appena salvati da una bella lavata di capo.
«Posso sedermi con voi?», chiese Liam.
«Certo!», Louis era fin troppo entusiasta. Liam lo guardò con sospetto per qualche secondo, poi scrollò le spalle e si andò a sedere accanto a Zayn.
«Payne, che piacere!», lo salutò Zayn, «Sai, proprio oggi ho sentito una cosa interezzante sulla tua squadra: mezza scuola ha scommesso che perderete contro i Corvonero, Domenica».
Liam non si fece impressionare da quel commento.
«Temo che mezza scuola perderà un po' di galeoni, allora», disse gentilmente. Louis annuì.
«Tu credi? Sicuro che ad uno dei tuoi Cacciatori non potrebbe capitare qualche altro incidente?», ecco, chiaramente Malik mirava a quello fin dall'inizio, colpire Louis. Louis sentì un vago istinto omicida salirgli dentro.
«Mi fido di tutti i miei Cacciatori», rispose allora Liam, «Ognuno di loro merita il proprio posto in squadra. E ognuno di loro si è allenato duramente per questa partita», Liam disse quelle parole guardando Louis dritto negli occhi. Louis gli sorrise grato.
«Inoltre», riprese Liam, «Penso che al momento i miei giocatori siano a prova di qualsiasi incidente, dopo tutti gli allenamenti che gli ho fatto fare». Peccato che gli incidenti di cui parlava Malik fossero qualcosa di impossibile da prevenire...
«Ne sei sicuro?»
«Sicurissimo! Ieri abbiamo fatto allenamento sotto la pioggia e se la sono tutti cavata benissimo. Chiedi a Louis!»
Cosa? Lui ieri non c'era neanhce ad allenamento, era al posto di Harr-
«Basta Quidditch!», esclamò Harry all'improvviso. «Noi stavamo cercando di studiare! E tu, Louis, hai un compito domani, non distrarti!» Louis lo guardò stranito, raramente Harry si innervosiva così tanto.
«Ma veramente-»
«Liam, non è che potresti provare ad aiutarlo?»
«Ma io non-», tentò Louis.
«Ehm», fece Liam, «Posso provarci, ma se non l'hai convinto tu non so come posso riuscirci io...»
Harry si imbronciò. Era troppo carino. Louis gli punzecchio la guancia con un dito, proprio nel solco della fossetta.
Anche Liam sembrò intenerito dal suo broncio, perché aggiunse: «Se vuoi posso sempre provarci!»
«Ragazzi, mi dispiace, ma secondo me è una gara persa», intervenne Zayn.
A Louis sfuggì un «Hey!» d'indignazione.
«Cosa? E' vero!», si giustificò Zayn. Possibile, ma a costo di non dar ragione a Malik avrebbe anche studiato Aritmanzia.
«Vi dimostrerò che vi sbagliate!», e, senza degnarli di un ulteriore sguardo, Louis tornò a dedicarsi al suo libro.
«Incredibile, Zayn, non so come hai fatto, ma fallo più spesso!», esclamò Harry.
 
Cinque minuti dopo Louis aveva già abbandonato Aritmanzia per intraprendere una guerra. Sì, guerra. Infatti, ora ai lati opposti della tavola svettavano due barricate di libri, una coincideva con il fronte Ziam, l'altra era il fronte Larry, i quali si combattevano a vicenda. I loro attacchi consistevano nel tirarsi pallini di carta e perdeva chi alla fine ne aveva di più dentro la propria trincea. La guerra finiva quando la Bibliotecaria li scopriva.
Il fronte Larry era in netto svantaggio, non per colpa di Louis, chiaramente, ma per il fatto che Harry si stava rivelando un alleato fondamentalmente inutile, «Io sono per la pace», aveva detto e poi si era rintanato dietro la barriera a leggere come se non ci fosse una guerra in corso! Al contrario Liam e Zayn, messe da parte le ostilità sportive, avevano trovato l'uno nell'altro un alleato pronto a combattere fino all'ultimo pallino. Il fronte Ziam non faceva che lanciare un pallino dopo l'altro, Louis doveva limitarsi a pararli, mentre Harry lasciava che gli cadessero addosso e gli si incastrassero tra i capelli.
Louis, vedendo la situazione diventare sempre più tragica, e la testa di Harry sempre più piena, pensò che fosse giunta l'ora di alzare bandiera biancha... A quel punto ci fu un miracolo al fronte.
«Ragazzi, posso unirmi a voi?!», chiese una voce sognante.
Louis si rizzò all'istante, incurante dei pallini che lo colpivano, e: «Niall Horan! Tu sei con noi!», gridò. Niall si aggiunse alla loro squadra con un sorrisone entusiasta.
Fu così che il fronte Larry divenne il fronte Nourry, con vago rammarico di Louis, e con il nuovo nome arrivò un nuovo successo. Niall era l'addetto alla creazione di pallini, Louis li lanciava e parava quelli avversari, mentre Harry aveva abbandonato il libro e si era dato al tifo, diventando la loro mascotte ufficiale. Erano una squadra perfetta e micidiale.
La guerra giunse al termine dieci minuti dopo, quando, grazie ad una soffiata di quei vili dei loro vicini di tavolo, era arrivata la Bibliotecaria su tutte le furie e li aveva cacciati dalla Biblioteca.
Erano fuggiti talmente tanto in fretta che si erano dimenticati di contare i pallini per decretare il vincitore. Liam era certo di avere vinto largamente, Zayn era dello stesso parere, Louis non lo avrebbe mai ammesso anche se fosse stato vero e Niall era convinto che l'importante non fosse vincere, ma combattere con onore. Harry era troppo impegnato a togliersi i pallini dai capelli per preoccuparsene.
Ognuno di loro, ritornando al rispettivo dormitorio, aveva un sorriso allegro dipinto sulle labbra.
Louis avrebbe solo voluto che le cose continuassero ad andare così, per sempre.
 
 
 
 
 
Arrivati al 3 di Marzo, con la partita contro i Corvonero sempre più imminente, la tensione nella squadra dei Grifondoro era cresciuta ai massimi livelli. In particolare, Liam Payne sembrava avere molti problemi nel controllare la sua ansia e tendeva a sfogarsi sui malcapitati giocatori della sua squadra, Louis compreso.
Liam gli aveva imposto un allenamento al giorno per tutta la settimana, a dispetto dei consueti tre, ed era a dir poco estenuante. Louis era riuscito a riposarsi solo il giorno prima, quando la maledizione lo aveva nuovamente messo nel corpo di Harry, ma ora i muscoli gli dolevano come se quella pausa non ci fosse mai stata. Fortuna che Liam aveva detto che questa volta ci sarebbe andato piano con lui... Ma Louis non ce l'aveva con l'amico, sapeva quanto tenesse al Quidditch e quanto a quella partita in particolare -ancora gli rodeva per l'umiliante amichevole che c'era stata ad Ottobre e non solo a lui. Infondo Louis sapeva che se nell'ultima partita le cose erano andate com'erano andate, la colpa era solo sua.
Col passare dei giorni Louis era sempre più incerto riguardo la sua decisione di non fare niente per evitare lo scambio, complice il fatto che i numeri non sembravano essere dalla sua parte... Infatti, lui ed Harry in media si scambiavano ogni quattro-cinque giorni, l'ultimo scambio era avvenuto il giorno prima e la partita era fra quattro giorni esatti. Non un dato allettante, se ci si aggiungeva il fatto che lui ed Harry erano fondamentalmente le persone più sfortunate del pianeta...
Ma non poteva cambiare idea. Non poteva deludere Harry, non quando era stato così felice della la sua scelta. Però...
«Louis Tomlinson, ti vuoi dare una svegliata?!», qualcosa nel tono di Liam gli diceva che lo stava chiamando da un po'. E che era vagamente incazzato.
Si stavano allenando da un'ora e Louis era già stanco, faceva un freddo cane anche se ormai era il Marzo e il vento sferzante che veniva da nord faceva sobbalzare le loro scope continuamente. E a rendere tutto più difficile ci pensava la sua testa che proprio non voleva saperne di starsene concentrata sul gioco.
Louis manovrò la scopa nella sua direzione e «Scusa Lee, ci sono».
Liam sembrò sul punto di dirgli qualcos'altro, insultarlo magari, ma si trattenne, perché era pur sempre Liam Payne. «Ti conviene esserlo, ti voglio bello sveglio per la partita».
«Lo sarò», in qualche modo.
Liam annuì. Poi si portò le dita alle labbra e con un fischio richiamò l'attenzione di tutta la squadra «Adesso riproviamo tutti gli schemi un'altra volta!», annunciò. Si sollevò un lamento generale, ma si misero tutti in posizione.
«Ah, Louis, voglio che riprovi la presa che hai fatto ieri, funzionava», esclamò Liam.
Louis lo guardò stranito.
«Quale presa?»
«La presa che hai fatto ieri quando Jeff ti ha tirato quella pluffa di striscio, quella che sembrava una piroetta», specificò Liam, come se la cosa fosse ovvia. Louis, però, non aveva idea davvero di cosa stesse parlando.
«Ma io ieri non sono nemmeno venuto ad allenamento...», era stato bloccato nel corpo di Harry tutto il giorno, ne era molto sicuro.
«Certo che sei venuto. E hai anche fatto quella mossa stra-bella!», esclamò Jeff.
Louis scosse la testa. «No, non può essere... Vi state confondendo, sarà stato l'altro ieri...»
Liam lo guardò accigliato: «Lou, mi sa che quello confuso qui sei tu... Per caso hai bisogno di una pausa?»
«Cosa? No! Io-»
«Vai tranquillo, sono settimane che non ti perdi un allenamento, posso concerti un giorno di tregua. Preferisco che ti riposi adesso piuttosto che vederti precipitare a picco durante la partita».
Louis ebbe l'impressione che il vuoto sotto di lui lo stesse risucchiando. Liam aveva detto... erano settimane che non perdeva un allenamento?! Quello era impossibile... Nell'ultimo mese ne aveva persi almeno cinque o sei per colpa dello scambio! Lui non poteva aver partecipato a quegli allenamenti! Non poteva perché lui era nel corpo di Harry...
Ma se Liam diceva che si era presentato agli allenamenti, o almeno, il suo corpo lo aveva fatto -anche quando la sua mente era da un'altra parte-, allora questo poteva significare solo una cosa...
«Forse... Forse ho davvero bisogno di prendere una pausa...», sussurrò.
Liam lo guardò con apprensione, probabilmente temeva di aver tirato un po' troppo la corda con lui. «Nessun problema, riposati pure per oggi. Ma da domani ti rivoglio qui, mi serve il mio Cacciatore migliore», disse sorridendo.
Louis non riuscì proprio a ricambiare. Tutto ciò che voleva fare al momento era trovare Harry. E farsi dare una spiegazione.
 



 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo della Sciagurata
 
... Sì, lo so. Lo so! Non voglio nemmeno sapere quanto ci ho messo. Troppo. Mi dispiace. Davvero, mi dispiace avervi fatto aspettare così tanto. Però, ci sono, ve l'ho detto e ve lo ricordo, questa storia la finisco. E infatti sono qui.
 
Questo capitolo è stato un parto, di quelli moooolto lunghi. Vedete, il materiale per questo capitolo non mi è mai mancato, nemmeno le idee. Solo che di idee ne avevo troppe, e discordanti, e quindi mi sono ritrovata con un esubero di materiale che non riuscivo a mettere assieme come volevo. Ho riscritto il capitolo cinque volte. Cinque! E alla fine sono riuscita ad ottenere un capitolo finale che è un po' un collage di tutti gli altri, il quale conta ben 16 pagine. Capite bene perché ho deciso di dividerlo in due parti. La seconda arriverà Domenica prossima, è praticamente pronta. (Non ho messo le anticipazioni perché di fatto il prossimo capitolo è sempre parte di questo).
 
Passando al capitolo... Ditemi voi cosa ne pensate. Ditemi se è questo ciò che vi aspettavate o se vi ho sorprese, in bene o in male. Personalmente, avevo pensato le cose in modo diverso per questo capitolo, ma vi spiegherò esattamente in che senso la prossima volta. Intanto, quali sono le vostre previsioni per il finale?
 
Ora, vi annuncio che, dopo la seconda parte di questo capitolo, entreremo ufficialmente nella parte finale della storia. E quindi *rullo di tamburo* mancano meno di dieci capitoli alla fine della storia. Insomma, ci accingiamo alla fine e... Be', grande! (e anche un po' triste, ma guardiamo il lato positivo!)
 
Io vi ringrazio immensamente con tutto il cuore se, nonostante questa attesa, siete ancora qui e se la storia continua a piacervi e se continuate a trovare in essa qualcosa di speciale. Grazie, perché la vostra presenza mi esorta a proseguire, è un incentivo validissimo, a cui devo tanto. Grazie mille.
 
Fatemi sapere cosa ne pensate (e se ci siete ancora e se non mi odiate o se non mi odiate troppo).
A presto,
Costanza.
 
 
P.s.: Ho riscritto i primi tre capitoli, dateci un'occhiata!
 
P.p.s.: Scusate come sempre gli orrori, sono una -scarsa- e faccio quello che posso.
 
P.p.p.s: So che non ho risposto a tutte le recensioni, farò anche quello, promesso, ve lo devo!
  
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