CAPITOLO 2.
Sakura guardò
distrattamente un grosso pesce guizzare sulla superficie dell’acqua poi, stufa,
si concentrò sul suo maestro che come al solito, leggeva uno degli stupidi
libricini di Jiraya-sama. Si chiedeva ancora come
Naruto avesse fatto ad andare in giro con lui per anni senza essere stato
influenzato in alcun modo dalla vena pervertita del ninja leggendario.
Sospirò e si rivolse
al jonin.
- Kakashi-sensei, lei non sa perché Naruto, e soprattutto
Sasuke, sono così in ritardo? - già, straordinariamente, il sensei
era arrivato addirittura prima di loro all’addestramento, il ché era insolito
quanto il fatto che Sasuke era in ritardo di ben un’ora.
- No, effettivamente
è raro che quei due siano in ritardo, specialmente Sasuke, di solito è sempre
il primo…- appena concluse quella frase, la figura
del moro comparve all’orizzonte e si avvicinò progressivamente, con aria
esasperata.
- Ehi, Sasuke, ohayo! Come mai così in ritardo? E dov’è Naruto? - appena
Sakura concluse la domanda, una testolina bionda spuntò timidamente da dietro
le gambe del moro e la fissò con immensi occhi azzurro-cielo. Ciò diede
risposta ad entrambe le sue domande.
- Ohayo, nee-chan! Chi sei? Io sono
Naruto, piacere! -
Sia lei che Kakashi
fecero scorrere lo sguardo dal bambino a Sasuke, shockati.
- Che…- fece per chiedere Sakura, prima che il moro la
bloccasse con un movimento secco della mano.
- Questo me lo
dovrai dire tu Sakura, stamani mi sono svegliato e l’ho trovato così…- senza dilungarsi più di tanto, come era solito,
Sasuke spiegò la situazione hai due e illustrò le sue riflessioni riguardanti
le cause e le conseguenze.
- Capisco…- sospirò infine, la rosa - Ma non riesco a
comprendere come mai ieri non sia riuscita a trovare nulla di anomalo…probabilmente è successo a causa del fatto che gli
effetti di quel fumo sono sconosciuti, sarà stato creato apposta perché non sia
percepibile con una semplice visita medica…- mormorò,
posando lo sguardo su Naruto che ancora la guardava curioso. Si abbassò al suo
livello e gli sorrise.
- Dimmi Naruto,
quanti anni hai? - domandò addolcendo il tono della voce. Il bimbo la fissò,
poi portò gli occhi sulla sua piccola mano abbronzata e dopo qualche secondo di
riflessione con il viso atteggiato in una smorfia che la kunoichi reputò
tenerissima, abbassò il pollice e le sventolò la mano davanti al suo viso.
- Quattro - mormorò
orgoglioso, gonfiando il petto. Lei si lasciò sfuggire una risata leggera,
seguita subito dopo da Kakashi dietro di lei.
Naruto spostò la sua
attenzione allo strano signore con la maschera dietro la “sorellona” e inarcò un sopracciglio in
un’espressione riflessiva.
- Oji-chan, perché porti
quella maschera? - domandò ingenuamente, guadagnandosi uno sguardo sorpreso da
parte dell’uomo e una leggera smorfia divertita da parte di Sakura e
-incredibilmente - anche di Sasuke.
- Oji-chan?! - mormorò
scettico, il jonin.
Non ottenendo risposta, il bambino, indispettito, si voltò
verso Sasuke e gli strattonò lievemente i pantaloni, guardandolo dal basso
verso l’alto.
- Né, Sasuke-nii-chan,
perché oji-chan porta quella strana maschera?! -
insisté, guadagnandosi un’occhiataccia da parte del moro che ormai si era
stancato di ripetergli di non chiamarlo in quel modo. Fece spallucce e incrociò
le braccia, dopo tutto nemmeno lui ne sapeva il motivo. Il biondo,
insoddisfatto, continuò imperterrito.
- Perché è brutto? - Sakura non riuscì a trattenere le
risate e il moro strinse le labbra nel tentativo di fare altrettanto,
coprendosi la bocca con una mano.
Kakashi semplicemente sospirò afflitto.
***
- Regressione fisica e mentale - decretò Tsunade, una
volta conclusa l’accurata visita medica - il suo corpo e il suo cervello sono
tornati a quando aveva quattro anni, per questo non riconosce nessuno di noi.
Farò un prelievo di sangue per trovare l’antidoto, nel frattempo, Sasuke, tu ti
occuperai di lui. - le labbra di Sasuke assunsero una piega irritata e il
ragazzo fisso prima la bionda Hokage sulla cui fronte pulsava pericolosamente
una vena, anche se apparentemente sembrava tranquilla, poi spostò lo sguardo
sul piccolo Naruto, seduto sul lettino dello studio medico con un grosso
bernoccolo in cima al capo, l’aria imbronciata e un po’ meno voglia di fare
domande imbarazzanti.
Decise che non era il caso di farla infuriare
ulteriormente, quindi tacque, annuendo furbamente. Quella donna sapeva essere
davvero terribile.
Inaspettatamente fu il piccolo ad aprire bocca.
Evidentemente la lezione non gli era bastata.
- Me la caverò da solo, non ho bisogno di un
antipatico come lui! - sbottò con voce stridula. Tsunade gli scoccò
un’occhiataccia e dissentì.
- No, ho detto che sarà lui ad occuparsi di te. È
l’unico che può: Sakura e Kakashi sono troppo impegnati e io non mi prendo
nemmeno in considerazione…già è dura fare l’Hokage…figuriamoci se mi posso occupare di un moccioso! Ed,
inoltre, anche se non te lo ricordi, è il tuo migliore amico. Non puoi certo
stare da solo! - Naruto non cambiò espressione, anzi, sembrò ancora più
arrabbiato.
- Non voglio! Ho sempre fatto da solo! Non ho bisogno
di nessuno! E poi lui mi odia! Mi odia come tutti qui! Nessuno mi ha mai voluto
bene! Perché devo ascoltarti?! Lasciami stare! - cominciò a dimenarsi e saltò
giù dal lettino, tentando di scappare verso l’uscita ma venne prontamente
bloccato da Kakashi.
Un pesante silenzio cadde a quella reazione. Tutti
loro lì, chi meno e chi più vagamente, sapevano che cosa intendesse il biondo.
Tsunade fu la prima a riprendere un po’ di lena.
- Sasuke non ti odia
e questa è la mia decisione, per cui, adattatici. - e con questo, anche se a
malincuore, chiuse la conversazione.
***
- Sasuke nii-chan…? - il moro grugnì in risposta, senza nemmeno
guardarlo. Naruto prese quel verso per un assenso.
- Ho fame…- Sasuke alzò gli occhi al cielo, esasperato.
- Diavolo Naruto,
hai mangiato meno di tre ore fa! Che cavolo sei una sorta di mocc…- si bloccò, ricordandosi solo in quel momento che sì,
quello era a tutti gli effetti un bambino e necessitava di più cure di un
adulto qualsiasi. Sospirò e attraversando il giardino, si avvicinò al biondino
che lo guardava allenarsi dalla veranda di villa Uchiha.
Con movimenti
meccanici afferrò l’asciugamano e si asciugò il sudore, dopodiché rivolse la
sua attenzione al mini-compagno in attesa.
- Faccio una doccia
poi mangiamo. - lo informò freddo, cominciando ad allontanarsi verso il bagno.
Una volta giuntovi
si spogliò e si infilò nella vasca, deciso a rimanerci diverso tempo, solo con
i suoi pensieri.
Quando finalmente ne
uscì, completamente rilassato, vestito e pulito, si diresse verso la cucina,
dove sapeva avrebbe trovato Naruto. Quando vi giunse, restò leggermente senza
fiato alla vista che gli si parava davanti: la tavola era perfettamente
imbandita e apparecchiata di ogni ben di Dio e il tutto aveva un aspetto
piuttosto invitante e anche l’odore che si espandeva per la cucina era
piacevolmente squisito. Guardò Naruto seduto compostamente a tavola che
sembrava lo stesse aspettando e inarcò un sopracciglio, dubbioso.
- Sei stato tu? - il
biondo assentì.
- Ve l’ho detto,
vivevo da solo, me la so cavare! - bofonchiò con la sua vocina infantile.
Il moro tacque e si
mosse per sedersi a tavola. Afferrò le bacchette e silenziosamente cominciò a
mangiare. Poco dopo si accorse di avere lo sguardo carico di aspettativa, di
Naruto puntato addosso. Arrossì lievemente e mormorò con tono che voleva essere
disinteressato.
- Mhm…non male per un moccioso. -
Naruto, che orami
aveva compreso quanto il più grande non fosse avvezzo a elargire complimenti,
semplicemente sorrise.
***
Nel pomeriggio,
ancora non aveva compreso come, Sasuke si ritrovò nel parco centrale di Konoha,
seduto su una panchina, circondato dai suoi coetanei, dopo aver assecondato il
piccolo Naruto che voleva uscire.
A quanto pareva, la
notizia che il biondo era tornato bambino aveva fatto il giro del villaggio e
ora, tutti i loro amici erano lì, chi per controllare e farsi due risate, chi
per guardare il giovane ed algido Uchiha alle prese con un Naruto di quattro
anni e chi per giocare con il piccolo shinobi biondo, intenerito dai suoi
immensi occhi chiari e la spontanea genuinità.
- Vorresti dirmi che
l’hai davvero trovato così? - il moro sbuffò infastidito.
- Sì, Kiba, per la
duecentesima volta, sì. Stamattina mi sono alzato e l’ho trovato così. - e Kiba
scoppiò in una fragorosa risata per la duecentesima volta.
Shikamaru, al suo
fianco, fissava scettico le ragazze starnazzare eccitate e intenerite poco più
in là mentre osservavano il bambino giocare nella sabbia con gli altri.
- Bah, che immensa seccatura…non ti invidio per nulla Uchiha - mugugnò piano,
intervallando le due frase ad un enorme sbadiglio.
- Già, soprattutto
ora che le ragazze, con la scusa di aiutarti con “il piccolo”, ti ronzeranno
più attorno…- gli fece notare - come se non lo sapesse
già, dannazione - diabolicamente Kiba, sogghignando maligno.
- Non mi sembra il
caso di infierire Kiba, Uchiha avrà già di per sé i suoi problemi. - gli fece
notare piatto Neji, Shino, accanto a lui, annuì appoggiandolo silenziosamente.
A quel punto, come se la situazione non fosse già di per sé abbastanza assurda,
Rock Lee, con il pugno alzato e negli occhi una sinistra luce determinata,
esclamò entusiasta.
- Avanti ragazzi,
non mi sembra il caso di farsi abbattere così! Prendila solo come una nuova sfida
che la vita ti offre, Sasuke-kun, da affrontare nel prezioso nome della
giovinezza! - fu prontamente ignorato da
tutti, tranne che da Choji che, troppo buono di cuore, non riuscì a non
regalargli un sorriso d‘incoraggiamento.
Prima che qualcun
altro potesse aggiungere qualcosa, la voce allarmata di una delle ragazze
giunse loro, attirandola loro attenzione sulla scena che si svolgeva poco più
in là.
Sasuke assottigliò
pericolosamente lo sguardo, osservando innervosito la scena che gli si
presentava davanti: una signora, piuttosto anziana, dopo aver allontanato suo
-presumibilmente - nipote da Naruto, mentre i due giocavano insieme, aveva
tirato un calcio al biondo, facendolo ruzzolare poco più in là.
Si alzò,
raggiungendo le ragazze.
- Che succede, Sakura?
- domandò truce, con gli occhi ancora fissi sulla scena.
La rosa sobbalzò,
accorgendosi solo in quel momento della presenza del compagno.
Insicura, prese a
balbettare confusamente.
- I-io non so…quei due stavano
giocando tranquillamente poi quella donna è arrivata e dopo averli separati ha
gridato contro Naruto, dandogli del “mostro” e gli ha ordinato di non
avvicinarsi più a suo nipote…- senza attendere oltre,
Sasuke si allontanò, dirigendosi verso il biondino, mentre questi si stava
alzando dolosamente. Si piegò e senza dire nulla lo prese in braccio, premurandosi di lanciare
un’occhiata gelida, con tanto di sharingan alla vecchia poi si allontanò,
sparendo alla vista dei presenti.
Sakura decise che
sarebbe stato meglio che quella volta lei fosse andata con loro e si allontanò
a passo veloce.
***
Una volta arrivata a
villa Uchiha, senza dire nulla, Sasuke la fece accomodare in soggiorno.
- Dov’è Naruto? Come
sta? -
- Non lo so. Si è
chiuso in camera sua e non vuole uscirne. - la ragazza si acciglio, poi esalò
un sospiro, affranta.
- Portami da lui.
Almeno vedrò se si è fatto male…- il moro si alzò e,
silenziosamente come al solito, la condusse davanti alla porta della stanza del
più piccolo.
Una volta
arrivativi, Sakura si fece strada nella camera e si accostò ad un grosso
groviglio di coperte in un angolo.
- Naruto, sono io, Sakura…vieni fuori di lì per favore, voglio solo vedere
come stai…- mormorò dolcemente, scotendolo appena. Il
biondo all’interno di quell’ammasso di coperte si mosse lievemente ma non diede
segno di volersi far vedere.
Sakura si voltò a
guardare Sasuke appena dietro di lei che si limitò ad un’alzata di spalle,
allora, cercando di non perdere la pazienza, fece un altro tentativo.
- Naruto…- fu interrotta proprio dalla vocina infantile di
quest’ultimo che le giunse ovattata da sotto la coperta.
- Sto bene! Non è
niente, ci sono abituato, è tutto a posto! Sono forte io! - Sakura sentì
qualcosa dentro di lei spezzarsi a quelle parole e per un attimo si ritrovò
indecisa sul da farsi.
Come poteva un
bambino di soli quattro anni essere abituato a una cosa del genere?
- Naruto, per
piacere, so bene che sei forte, ma che ne dici di farti vedere cosicché io sia
più tranquilla dopo? - ci fu qualche istante di silenzio poi, inaspettatamente,
il visino corrucciato del bambino spuntò da sotto quell’ammasso confuso e
Sakura sorrise.
- Va bene, ma solo
perché è Sakura nee-chan a chiedermelo! - biascicò
inorgoglito, scoprendosi del tutto.
Sakura gli sorrise
nuovamente poi, delicatamente, gli sollevò la maglietta. Una smorfia ed un
verso strozzato sfuggirono al suo controllo, quando vide il livido violaceo
svettare sulla pelle bronzea del fianco del bambino. Sentì distintamente Sasuke
dietro di lei muoversi nervosamente sul posto.
Senza attendere
ulteriormente, passò la mano ricoperta di brillante chakra verde sul punto leso
e il livido scomparì lentamente poi, dopo aver
controllato accuratamente il resto del suo corpo, fece lo stesso sui palmi
delle mani e sulle ginocchia, graffiati dalla caduta.
Quand’ebbe finito,
Naruto la ringraziò timidamente e lei gli posò un leggero bacio sulla fronte.
- Sasuke-kun, forse
non è il caso che tu lo porti fuori ancora, almeno fino a che è ancora in
questo stato…- suggerì preoccupata la ragazza, mentre
si stava congedando dal moro, sull’uscita di casa.
- Lo so. - borbottò
solo, lui, in risposta. La kunoichi allora, lo salutò e sparì nel buio della
notte, lasciandolo solo.
Sasuke fece per
tornare indietro ma si fermò, folgorato da un pensiero.
Con tutto quel
trambusto aveva dimenticato di fare la spesa.
Imprecò mezza voce e
si rivolse nuovamente verso l’uscio.
- Naruto, sto
uscendo. Aspettami qui e non combinare disastri! - gridò. Un urlo d’assenso gli
arrivò in risposta. Annuì tra sé e sé e uscì velocemente, ma non appena
attraversò la soglia, la famigliare figura di Iruka-sensei
gli comparve davanti. Lo scrutò in attesa che parlasse e questi gli sorrise
prima di avvicinarsi.
- Oh, Sasuke-kun,
stavo giusto venendo da te…volevo parlarti a
proposito di Naruto! - spiegò con tono leggero, ma il moro shinobi comprese che
il discorso che voleva affrontare con lui era tutto fuorché frivolo.
In quel momento
pensò che non si era mai sentito tanto preso in considerazione dai ninja della
Foglia, se non quando centrava Naruto. Persino quando il biondo gli correva
dietro nel tentativo di riportarlo a casa con sé, non si era sentito così
ricercato come durante quella giornata…
***
- Allora, di cosa
voleva parlarmi? - Iruka sorseggiò lentamente il suo the e gettò un’occhiata
distratta al locale in cui si erano fermati per parlare tranquillamente, poi
concentrò la sua attenzione sul suo ex-allievo e si preparò a parlare.
- Come ti ho già
accennato, volevo parlarti a proposito di Naruto, vedi ci sono cose di lui che tu
non sai e potreb…- il moro lo interruppe, irritato
dal fatto che il suo vecchio insegnate credesse che non sapeva nulla del suo
migliore amico.
- So benissimo di Kyuubi, non c’è alcun bisogno che sia lei a dirmelo. -
l’uomo davanti a lui si irrigidì impercettibilmente e lo guardò serio, sospirò
e puntò lo sguardo di lato, evitando i suoi occhi d‘onice. Quello era un
argomento spinoso.
- Oh, ma io non mi
riferivo a quello…o almeno, non del tutto…- Sasuke sollevò un sopracciglio, perplesso; a che si
riferiva allora? - …io parlo della sua infanzia: di
come è stato trattato dagli adulti della vecchia generazione e di come questi
incitavano i figli ad evitarlo e disprezzarlo…- il
ragazzo cominciò a comprendere a cosa alludesse il più grande e si fece più
attento.
- Naruto è sempre
stato solo, Sasuke-kun. - quella frase, sebbene il giovane Uchiha fosse già a
conoscenza di tale informazione, gli arrivò dritta come un pugno nello stomaco
- Non voglio rivangare eventi dolorosi né tanto meno rinfacciarti o farti pesare
il passato ma, Sasuke-kun, seppur per un breve periodo, tu hai conosciuto
l’amore e il calore di una famiglia. Naruto no, non ha mai conosciuto i suoi
genitori e tutt’ora non sa chi fossero…- il moro
comprese, dal tono e dalle parole del vecchio maestro, che lui fosse a
conoscenza invece, di chi fossero.
- Lei sa chi sono i
genitori di Naruto. Me lo dica. - non era una domanda e non accettava un
rifiuto, ma Iruka, suo malgrado, si ritrovò a negare con il capo.
- Mi dispiace, non
mi è permesso rivelartelo…- Sasuke digrignò i denti -
…e comunque, non è questo il punto della questione. -
Il più giovane
tacque, in attesa che l’altro proseguisse.
- La vera questione
è che oggi sono venuto a sapere dalla Godaime quello
che è accaduto e Ino e Choji mi hanno riferito dello spiacevole episodio di
questo pomeriggio. - nuovamente fu interrotto dall’altro che non si risparmiò
un tono volutamente acido.
- Per ciò che è
accaduto oggi pomeriggio, il problema non c’è, maestro, è già stato
risolto. - sibilò a voce bassa.
- Il problema non è
affatto risolto, Sasuke. - la voce del più grande si fece dura ed egli
intrecciò le mani, sopra il tavolo, puntando gli occhi scuri su quelli del suo
interlocutore, infine riprese - L’infanzia di Naruto è stata segnata da episodi
del genere, tutti i giorni , e credimi, è stata dura per lui. Il terzo
Hokage mi ha affidato Naruto quando aveva dieci anni: a quel tempo potei vedere
con i miei occhi, inorriditi, come quel povero bambino veniva maltrattato senza
saperne il motivo. Non solo Naruto aveva perso entrambi i genitori ma portava
dentro di sé un mostro senza neppure saperlo. - Sasuke sussultò e sbatté le
palpebre confuso. Il Dobe non sapeva nulla?!
- Sì, veniva
denigrato, maltrattato, allontanato e picchiato e non ne sapeva o comprendeva
il motivo, perché nessuno poteva rivelarglielo. Fu quando aveva dodici anni che
Mizuki-sensei, nel tentativo di ingannarlo, gli fece
rubare i rotoli proibiti per suo conto, convincendolo che così sarebbe
finalmente potuto diventare un ninja ed essere rispettato da tutti. Gli rivelò
tutto: gli parlò di Kyuubi al suo interno e gli
confessò anche la parte che riguardava l’ordine del Terzo di non parlare mai
davanti a lui di quella storia. Immaginati come deve essersi sentito…- il moro non faticò a fare come gli era stato
suggerito, strinse i pugni e chinò il capo.
- Va bene, ma non
capisco come questo possa servire ora. Insomma, cosa cambia, ora che me l’ha
detto? - Iruka sorrise gentilmente e il suo sguardo mutò, divenne malinconico.
- Sei un ragazzo
intelligente Sasuke-kun. Un vero e proprio genio . Sono sicuro che
dentro di te hai già compreso il motivo per cui ho voluto parlartene ora…- il
più giovane si ritrovò ad annuire, concorde - …questa
situazione può rivelarsi più positiva di quanto si creda, Naruto ha ricevuto
una seconda possibilità e anche se non so per quanto ancora, voi avete
l’opportunità di aiutarlo perché episodi spiacevoli come quello di oggi, in
futuro non avvengano più, perché Naruto possa ricordare un’infanzia felice e
cancellare i brutti ricordi di quella vissuta ingiustamente…Insomma,
voi siete - tu, Sakura, Kakashi-san e tutti gli
altri, i suoi amici più cari. Questa è l’occasione per aiutarlo a “riscrivere
la sua infanzia“. - .
Ci furono attimi di
silenzio di riflessione, infine Sasuke si alzò ed afferrò la borsa della spesa
ai suoi piedi.
- Ho capito.
Arrivederci. - e si allontanò tranquillamente.
Iruka si rilassò e
si lasciò andare ad un sorriso.
- Buona fortuna, questa
volta, Naruto…-.
***
Aprì lentamente la
porta di casa, le parole del vecchio maestro ancora gli ronzavano nel cervello,
facendolo riflettere.
Giunse in cucina e
cominciò a sistemare la spesa ma, ad un tratto, voci ovattate giunsero al suo
orecchio e si bloccò, concentrandosi. Una delle due era sicuramente quella di
Naruto.
- Sei sicuro? Beh, a
me piace! - ci fu una risposta di cui avvertì solo un leggere brusio, senza
comprendere le parole e poi il biondo riprese entusiasta.
- Già, sai…mi sei simpatico! - stranamente incuriosito, Sasuke decise
di andare a controllare di persona con chi stesse parlando il suo compagno e,
dopo aver appurato che le voci venivano dalla veranda che dava sul giardino
posteriore della villa, vi si diresse.
Quando giunse nel
luogo prefissato, poté finalmente constatare che la persona con cui stava
discutendo Naruto non era altri che Kakashi.
- Oh, Sasuke
nii-chan, guarda che bello! - esclamò il bambino, sorridendogli, quando si
accorse della sua presenza. Gli indicò un cane di piccola taglia che Sasuke
riconobbe come uno dei cani ninja del loro maestro, Pakkun,
se non ricordava male, poi tornò a ridare attenzione alla bestiola che gli
stava giocosamente leccando la faccia.
Il moro fece un
lieve cenno di saluto a Kakashi poi si avvicinò al biondo.
- Naruto…- lo richiamò, ma qualsiasi cosa avrebbe voluto dire
dopo, fu bloccata dal più
piccolo che si alzò
e si lanciò contro di lui, abbracciandogli una gamba.
- Ben tornato,
nii-chan! Ho fatto il bravo, hai visto?! Non ho combinato disastri, proprio
come mi hai detto! - spiazzato, Uchiha non poté fare altro che accennare a un
breve segno di assenso con il capo. Naruto sorrise ampliamente e gli strofinò
la guancia sulla stoffa dei pantaloni. Sasuke sentì il maestro al suo fianco
ridere sommessamente e si voltò a guardarlo.
- Perché è qui? -
domandò gelido. L’altro lo guardò e portò entrambe le mani nelle tasche.
- Oh, nulla, volevo
solo vedere come ve la cavavate voi due! - esclamò in tono casuale. Il moro si
irritò.
- Bene, come può
vedere, qui è tutto a posto. Ora può andare, arrivederci! - disse sbrigativo.
Il maestro incrociò le braccia al petto e lo scrutò divertito.
- Oh, Sasuke, non
vorrai mandarmi via adesso…il piccolo Naruto si
diverte così tanto con Pakkun! Non credi che dopo
oggi abbia bisogno di un po’ di svago? -
Maledetto Kakashi!
Gettò un’occhiata a
Naruto che si divertiva spensierato con il cane e sbuffò spazientito.
Le parole di Iruka
gravavano troppo sulla sua maledetta coscienza.
- Solo pochi minuti.
- concesse, dandogli le spalle. Si sedette e concentrò la sua attenzione sul
bambino biondo.
Kakashi, invece,
sorrise e si avvicinò lentamente a Naruto.
- Allora Naruto,
com’è vivere con Sasuke? - domandò, con tono colloquiale. Il più piccolo smise
di prestare attenzione al cane per un attimo, il quale emise un basso lamento,
e si concentrò sulla domanda, corrucciandosi.
- Mhm…non saprei, oji-chan, direi…abbastanza bello! Cioè…Sasuke
nii-chan è antipatico ma non mi caccia via e non mi picchia…-
borbottò spontaneamente e l’altro non poté fare a meno di esserne felice.
Sasuke sapeva essere migliore di quanto si potesse credere e di quanto credeva
lui stesso.
Kakashi posò la mano
sul capo di Naruto e abbassò il viso al suo livello.
- Sasuke brontola
molto ma tu non preoccuparti…- scherzò e l’altro
annuì
vigorosamente.
- Oji-chan…? - lo chiamò ad un certo punto, il biondo - tu
sei un ninja? - il jonin sussultò, poi si ritrovò ad annuire dubbioso ma
l’altro proseguì, comunque soddisfatto - sai, anche io voglio diventare un
ninja! Un ninja fortissimo! E un giorno diventerò Hokage così tutti vedranno
quanto sono forte e mi rispetteranno! - Kakashi si ritrovò a sorridere, memore
della prima volta che aveva sentito un discorso del genere, proprio dal biondo
in questione. Non pensava però, che già a quella giovane età avesse elaborato
certe idee.
- Ah, sì…? - fece, e Naruto scosse energicamente il capo in senso
affermativo. I suoi occhi si illuminarono.
- Sì, e…quando sarò grande, mi insegnerai qualcosa oji-chan? Sarai il mio maestro? Mi piacerebbe moltissimo!
Sei simpatico! - l’altro non poté trattenere una leggera risata: se solo Naruto
avesse saputo…e nello stesso momento una piacevole
sensazione gli scaldò il cuore. Era contento di piacere al bambino, ed era
contento di aver avuto la possibilità di conoscerlo a quell’età, in modo da
capire qualcosa di più di lui e poter ascoltare i suoi pensieri spontanei,
perché Naruto era sì, sincero e spontaneo, ma con l’andare degli anni, la
crescita e la maturità l’avevano portato, come per tutti, a sviluppare un certa
velata “ipocrisia di convenienza“. Un’ipocrisia diversa da quella degli altri,
certo, ma pur sempre una sorta di “falsità”.
Tutti infatti,
volenti o nolenti, con lo sviluppo erano portati ad essere un po’ meno sinceri
e più “prudenti” nel loro modo di vivere e relazionarsi con gli altri, più per
una sorta di quieto vivere che per altro, ma sempre quel filtro c’era, a fare
da silente sfondo delle relazioni sociali.
E Naruto non faceva
eccezione. Certo, era abituato a dire le cose come stavano, senza tanti giri di
parole, molto più che altri. Così come Sasuke.
Forse la loro
infanzia così traumatica li aveva segnati non solo negativamente ma gli aveva
insegnato a vedere le cose così per come stavano ed a attuare una sorta di
difesa con il mondo che prevedeva la vecchia strategia dell’”attacco come
miglior difesa” e, seppur in due modi diversi, entrambi avevano appreso quanto
la vita andasse presa di petto, senza preamboli e senza tanti complimenti.
Ma così come gli
altri, e forse anche di più, avevano sviluppato una sorta di sensibilità
particolare, legata ad un personale modo di vivere che li costringeva a non far
scorgere mai a nessuno i proprio punti deboli poiché, essendo cresciuti da soli
avevano sviluppato, troppo presto e troppo radicalmente, la convinzione di
doversela cavare a tutti i costi da sé e che più che orgoglio, come lo
identificavano tutti, si potrebbe definire “istinto di sopravvivenza”. Certo,
anche l’orgoglio, per tutti e due, era importante, ma il confine tra le due
cose era piuttosto labile.
Ad ogni modo, quella
particolare sensibilità, la quale si era sviluppata non prima dell’incontro con
quelli che ad oggi ritenevano le persone a loro più care e per le quali, una
volta completamente affezionaticisi avrebbero dato tutto loro stessi, li aveva
portati a preoccuparsi non solo di questi ultimi, ma anche al fatto che questi
non si preoccupassero per loro stessi.
Ed era questo il
sottile velo di ipocrisia che ricopriva i loro gesti e le loro parole: quella
che li portava a negare il bisogno e l’aiuto di qualcun altro e di evitare di
pesare sulle spalle altrui anche solo semplicemente con una qualsiasi sorta di
problema, anche il più insignificante.
Questo
tendenzialmente li aveva portati a portarsi tutto dentro, anche ciò che
riguardava gli altri e che loro si erano volontariamente caricati sulle proprie
spalle, in aggiunta al proprio.
E questo non
riguardava solo Naruto, anche Sasuke inconsciamente ne era coinvolto, seppur
nel suo caso si manifestasse poco e in rarissime occasione.
Per questo i due,
nonostante fossero apparentemente così diversi, erano sostanzialmente uguali e
si ritrovavano. Andavano d’accordo a modo loro; litigavano ed erano spesso in
disaccordo, ma inconsciamente sapevano ed avevano la certezza che entrambi ci
sarebbero sempre stati l’uno per l’altro: come due fratelli. E non erano
necessari legami di sangue fra quei due perché lo fossero, a livello ancestrale
lo erano, e il loro legame era più forte che quello genetico.
- Bene, tempo
scaduto: arrivederci! - Kakashi si ridestò dalle sue riflessioni al suono del
tono rigido di Sasuke, ora accanto a lui, e si voltò a guardarlo.
- Ho capito, vado! -
si voltò a salutare il piccolo Naruto e dopo aver sciolto la tecnica che aveva
evocato Pakkun, se ne andò, scomparendo in uno sbuffo
di fumo.
Il moro rimase a
fissare il punto in cui fino ad un attimo prima c’era il loro maestro,
riflessivo, fino a che la vocina infantile del biondo non lo richiamò.
- Sasuke nii-chan, ho fame! -
lui non rispose, semplicemente gli lanciò un’occhiata e si mosse per tornare in
casa, seguito subito dal più piccolo, ormai abituato a interpretare tali gesti.
Dopo che
consumarono - più o meno silenziosamente -
il loro pasto, Sasuke optò per un bagno caldo ristoratore. Quindi, preso
il necessario per mettere in pratica le sue intenzioni, il giovane si diresse
verso l’apposita stanza adibita a bagno e vi entrò senza tante cerimonie, spogliandosi in fretta dei suoi abiti
giornalieri e immergendosi, con un leggero sospiro di sollievo, all’interno
della vasca stracolma di acqua calda. Non passarono
però che alcuni minuti, quando, seguito da un leggero bussare, una piccola
testa bionda fece timidamente capolino dall’entrata dell’anticamera del bagno.
– Cosa c’è? – chiese, con voce
annoiata, il moro. Naruto sussultò ma si fece lievemente avanti, le guance
brunite spruzzate di un tenue e tenero rossore.
– Nii-chan, posso fare il bagno
con te? – l’altro lo squadrò con un sopracciglio impercettibilmente arcuato,
come se stesse soppesando la proposta dell’altro, poi si voltò
imperturbabilmente dall’altro lato.
– No – esalò schietto. Fu in quel
momento, mentre gongolava fra sé poiché il biondo, da bambino almeno, sembrava
essere molto più timido ed impacciato, per nulla pronto e predisposto a
rispondere a tono alle sue provocazione o, come in quel caso, imposizioni, che
percepì un leggerissimo sibilo, dal tono irriverente, provenire dalla figura
imbronciata del biondo. Un appena sussurrato “teme” raggiunse le sue sensibili orecchie di Uchiha. Furibondo, si
voltò di scatto e lo sharingan brillò pericolosamente nelle sue iridi divenute
scarlatte. Notò il sussulto spaventato del più piccolo.
– Come hai detto...Dobe d’un moccioso? - lo richiamò, sputando quella frase come
veleno. Ma Naruto, seppur inizialmente scosso da quell’improvviso cambiamento
negli occhi e nel comportamento dell’altro, forte nella sua spavalda
incoscienza di bambino, non si lasciò piegare e replicò bellicoso.
– Teme! Ti ho chiamato Teme! Cosa c’è, ora sei pure sordo, oltre che bastardo?! – sbottò, guardandolo iroso,
gli occhi ridotti a due fessure e i pugni stretti in fondo alla braccia, tese
lungo i fianchi. Sasuke, la pazienza ormai persa tra le bolle di sapone e
l’acqua della vasca, scattò in piedi, precipitandosi rigido e furibondo, fuori
da essa.
Fiutato l’imminente pericolo, il
biondo spalancò gli enormi occhi da bambino e si affrettò a voltarsi e a
scappare fuori di lì, il più lontano possibile dall’altro, almeno fino a che
non avesse sbollito la rabbia e si fosse calmato del tutto. Non fece però in
tempo ad allontanarsi, se non di qualche misero passo, che si sentì afferrare
per la collottola e sollevare di peso, quasi fosse un pulcioso cucciolo di
cane. Fu proprio in virtù di questo paragone che si dimenò scoordinato, proprio
come un bastardo randagio, fra le braccia del moro.
Uchiha non demorse e, dopo
averlo spogliato frettolosamente dei suoi preziosi abiti – i propri di
quand’era bambino - , lo gettò con malagrazia nella grande vasca.
Naruto riemerse sputacchiando
sgraziatamente l’acqua che non aveva fatto in tempo a escludere dalla sua
bocca, mentre la chiudeva durante il volo. Il suo viso si corrucciò in
un’espressione furibonda ma, prima che potesse dire – o meglio, gridare –
qualunque cosa, la mano di Sasuke, che ne frattempo era rientrato nella vasca
insieme a lui, premette sulla sua testa e lo costrinse ad un’altra sgradevole
immersione forzata.
– Allora, moccioso…-
sibilò, ghignando perfido -…com’è che mi hai
chiamato?! – invece di rispondergli, una volta riemerso per l’ennesima volta,
Naruto lo fissò per qualche istante, sovrappensiero. Poi scoppiò a ridere.
Così, senza un’apparente motivo.
Il moro si bloccò, fissandolo
perplesso.
– Alla fine l’hai fatto, il
bagno con me, nii-chan! – rantolò, a mo di spiegazione, il più piccolo, fra le
risate. In quel momento, Sasuke prese coscienza della situazione, allora sbuffò
irritato.
- Va bene Dobe, hai vinto tu. Ma
bada…questa è la prima ed ultima volta! – concluse
sconfitto, ma con tono perentorio e caustico.
Il biondo sorrise ed annuì
vigorosamente, mentre l’altro cominciava a sfregargli energicamente la schiena
con una spugna.
Almeno, se avesse fatto il bagno con lui
avrebbero risparmiato tempo e acqua, visto che la sera prima, dopo che il più
giovane (che allora era ancora nella sua forma di “adulto di fatto, ma non di
cervello”) era uscito dal bagno, la quantità d’acqua sparsa sul pavimento era
maggiore di quella nella vasca.
Sorvolò, con accurata
nonchalance, sul fatto che quella sera, grazie alla loro simpatica performance,
era ridotto persino peggio.
Dunque…non c’è molto da dire di questo capitolo. Come avete
potuto constatare voi stessi, questo rappresenta l’esempio perfetto del genere
di capitoli che, come avevo precedentemente annunciato, vede un alternarsi
continuo di situazioni più o meno divertenti a situazioni più serie o tristi.
Detto questo, passo a ringraziare velocemente chi ha commentato, quindi, un
saluto e un ringraziamento speciale a azrael e miyuk. Grazie davvero di cuore!
Per
quanto riguarda tutti coloro che hanno solo letto, vi ringrazio, anche se avrei
gradito molto di più avere un vostro parere. Mi ha un po’ delusa vedere un
numero così scarso di recensioni in proporzione al gran numero di letture.
Ma
vabbè…confido in voi. Alla prossima, un saluto
Izayoi007
P.s. Scusate lo spazio in più, lasciato tra
una riga e l’altra nell’ultima parte, ma ho problemi con il computer e non
riesco a fare altrimenti, spero solo che la cosa non abbia disturbato troppo la
vostra lettura.