2_How Hard It Can Be
La
vecchia carretta di Ronald Weasley arrancava lentamente lungo un viale
innevato.
Il tubo di scappamento rumoreggiava fastidiosamente, e ogni tanto
sembrava tossicchiare sputando nell’aria piccole nuvolette di fumo
grigio e
puzzolente.
All’interno
regnava il silenzio assoluto, ma era una cosa che entrambi i
passeggeri avevano previsto
all’inizio del viaggio.
I
vetri erano appannati, e il riscaldamento inesistente lasciava che l’aria
gelida si infiltrasse attraverso i fastidiosi spifferi dei
finestrini.
Hermione
Granger sorrise
amaramente, ripensando per un attimo alla mezz’ora
appena trascorsa. Si mise le mani in tasca e si rintanò
all’interno della
sciarpa che portava al collo.
Non avrebbe voluto partire ancora. Ma
doveva farlo.
Le
dispiaceva da morire lasciare ancora una volta quel cocciuto, testone e
antipatico di Ron, ma soprattutto le dispiaceva dover ripartire di
nuovo senza
nemmeno poter salutare Harry.
Un
senso di colpa come non aveva mai provato la invase da capo a piedi,
provocandole un fastidioso pizzicore in fondo alla gola.
Ron
ingranò la terza lasciando che la frizione fregasse sull’asfalto ghiacciato,
poi con una mano si grattò il naso arrossato e si sistemò il cappotto.
Hermione
lo osservò e socchiuse le labbra leggermente screpolate, pensando
attentamente a cosa avrebbe potuto dire. La richiuse quasi subito.
La
situazione era talmente imbarazzante che anche la domanda più naturale di
questo mondo sarebbe risultata ridicola.
Riabbassò
lo sguardo e sospirò.
Qualcosa
di indefinito dentro di sé, si chiese quanto mancasse
ancora alla
stazione.
Non vedeva l’ora che quello strazio finisse, ma
d’altra parte non era
l’unica. E sapeva delle difficoltà che avrebbe incontrato
quando aveva deciso di
accettare l’incarico al Ministero della Magia.
Ron si
ostinava a tenere gli occhi azzurri fissi sulla strada deserta, e non
sembrava volerli staccare
da lì, se non per cambiare marcia o sbirciare nel
riflesso dello specchietto retrovisore.
Azione
praticamente inutile, visto che dietro di loro, così
come davanti, non
c’era proprio nessuno.
Le
uniche cose che accompagnavano la macchina nel suo viaggio
erano le lunghe
file di enormi querce spoglie ai lati della strada, e qualche
fiocco di neve
candida.
-Ron…-
Hermione non riuscì a trattenersi. E immediatamente si
maledì per quello
che aveva fatto. Il ragazzo borbottò imbarazzato qualcosa di molto simile
a un
“dimmi”,
e Hermione non poté fare a meno di pensare a quanto sarebbe stato tutto
decisamente più facile se solo fosse riuscita a tenersi quella
maledetta parola
in bocca.
–Quanto… quanto manca?- Mormorò, sperando che per una volta
nella vita la sorte
stesse dalla sua parte.
-Eh?-
Ron sembrò cadere dalle nuvole. Si voltò verso la ragazza che invece
teneva ancora lo sguardo fisso sulle proprie scarpe, e tentò di dare
una
risposta soddisfacente.
-Bè… -
disse riflettendo, mentre le guance gli cominciarono ad arrossare,
-Credo…un’altra
mezz’ora-
Hermione
quasi scoppiò a piangere.
Era
proprio quello che temeva, una risposta schietta e per niente piacevole.
-Ah
ok- disse annuendo rassegnata.
Ron
rivolse nuovamente lo sguardo alla strada.
Credeva
di sapere il perché di quella domanda, ma non era certo di avervi voluto
rispondere.
Mancava ancora tanto all’arrivo… troppo.
Altri
trenta minuti di strada deserta, silenzio e imbarazzo. Ed
era più di
quello che Ron potesse sopportare. Doveva
succedere qualcosa, doveva fare
qualcosa.
Premette
sull’acceleratore, chiedendosi il perché le volte precedenti non fosse
stato così difficile, e cercò di scorgere la fine di quel
lunghissimo viale.
Dopo
nemmeno cinque minuti però, qualcuno lassù, nel cielo bianco, sembrò
cogliere le suppliche del ragazzo.
La
macchina rallentò improvvisamente la sua corsa, per quanto corsa la si
potesse chiamare, e cominciò a borbottare.
-Ma che diavolo…?- Ron staccò il piede dall’acceleratore e strinse il
volante
tra le sue mani.
La
macchina scivolò sul ghiaccio, cominciando a perdere colpi.
-E ora
che ti prende?- esclamò Ron, rivolto all’auto.
Hermione
si risvegliò dalla fase apatica in cui era entrata, si risistemò a
sedere e si appoggiò con la schiena al seggiolino, osservando il
ragazzo che
tentava di fermare la macchina, che ormai quasi saltellava.
E fu proprio quando questo premette deciso sul freno, che il
cofano si spalancò
e sputò fuori un’enorme nuvola di fumo grigio.
I due
si guardarono.
-Ci mancava solo questa…- mormorò Ron, indeciso se essere
arrabbiato o felice
per quello che era appena successo.
Hermione
si slacciò la cintura ed uscì fuori, ma lui rimase ancora qualche
secondo a sedere, come ghiacciato.
L’avevano
ascoltato. Avrebbe benedetto quella macchina per tutta la sua vita.
Si
alzò ed uscì anche lui per la strada.
-Bè…-
mormorò Hermione avvicinandosi al cofano, -E adesso?-
-Non
ne ho idea- mugugnò Ron in risposta, affiancandola con
un mezzo sorriso in
faccia.
-Perché ridi?- chiese lei curiosa, osservando prima lui, poi il
cofano aperto e
fumante.
-No, è
solo che…- cominciò Ron, ma poi si rese conto che se
avesse detto di
essere felice per l’incidente, sarebbe risultato estremamente
scortese e
ingiusto nei confronti di Hermione. –Lascia perdere…-
Quello
che però lui non sapeva però, ero ciò che Hermione
pensava in quel
momento.
Non
aveva idea di cosa avrebbero fatto, né di cosa realmente fosse
successo, ma
per un attimo, un piccolo attimo, era stata felice anche lei che fosse
successo
qualcosa.
Era
stata contenta che qualcosa avesse rotto quel silenzio freddo… anche se quel
qualcosa non era niente di buono. Almeno non sembrava.
Si
mise le mani in tasca e osservò Ron appoggiarsi con le palme delle mani sul
cofano nero, cercare all’interno di esso qualcosa che non
andasse.
-Cavoli,
qui è saltato tutto…- decretò dopo qualche minuto.
Hermione
sospirò, e si diresse verso il margine della strada, dove si sedette
sopra una piccola montagnetta di pietre. Poi si tirò su una
manica della giacca
ed osservò l’orologio da polso che le aveva regalato suo padre.
Fra
meno di un’ora il suo treno sarebbe partito, e se lo avesse
perso non
avrebbe avuto più nessuna possibilità di ottenere una promozione.
Ripensandoci,
non aveva previsto che tutto ciò succedesse. Pensava che quella
mezz’ora sarebbe bastata per arrivare alla stazione e prendere quel
maledetto
treno, ma adesso tutto si era capovolto.
Anche se l’imbarazzo se n’era andato, non potevano ripartire a
quanto pareva,
visto che Ron aveva appena cominciato a tirare calci alla
macchina. Tutto
sembrava così… così strano.
Non lo
era mai stato le volte precedenti, ma Hermione sentiva,
mentre la neve
cominciava a cadere più forte, che questa volta qualcosa sarebbe
cambiato
davvero.
-Porca
puttana!- esclamò Ron, richiudendo il cofano di botto, e sedendocisi
sopra.
-Dai
Ron, lo troveremo un modo di ripartire- disse Hermione
dal margine della
strada.
Lui la
guardò.
-Cosa?-
chiese, -Io… io sono preoccupato per la macchina!-
Lei lo
guardò interrogativa, per poi abbassare lo sguardo.
Era
così? Non gli importava niente se lei avesse perso il treno… anzi, gli
avrebbe anche fatto piacere, almeno sarebbe potuta stare con lui.
-Era…
l’unica cosa veramente mia che avevo. Mia.- continuò Ron grattandosi il
capo furioso.
Seguì
qualche secondo di silenzio, rotto da un altro sbuffo del ragazzo.
-E adesso? La mia macchina…- continuò poi, mentre la neve cominciava a
ricoprire
la strada e le sue querce, -Cosa diavolo faccio?-
-Ah,
cosa diavolo fai te?- chiese Hermione, scattando in
piedi, -Ci sono anche
io Ron. Anche io.-
Non
era riuscita a trattenersi. Era lei che doveva partire, e Ron continuava a
lamentarsi per la macchina.
Magari
era stata una reazione esagerata, ma non aveva potuto fare a meno di
ricordargli che in quel momento il problema non era la macchina, ma
riuscire ad
arrivare alla stazione entro mezz’ora.
Lo
avrebbe fatto da sola… se solo non si fosse trovata in mezzo ad un viale
deserto, con le mani e i piedi che cominciavano a gelarsi e la
neve che ormai
cadeva fitta.
-Si…-
disse Ron incerto, -Lo so che ci sei anche te. Ma diavolo, guardala!-
aggiunse poi indicando con la mano la vecchia carretta fumante
dietro di lui.
-è
questo che ti interessa Ron? La macchina?- ribatté
Hermione sempre più
furiosa, -Non ti preoccupa neanche minimamente il fatto che io
stia per perdere
il treno?-
-Ma Hermione, manca ancora un’ora!- continuò lui osservando il suo
orologio e
scostandosi un fiocco di neve dagli occhi.
-Ah
si?- Chiese lei sarcastica, avvicinandosi a lui con le braccia incrociate,
-E come credi che arriveremo alla stazione in un’ora? Sveglia Ron, sono
più di
quaranta chilometri!-
Lui la
guardò per un attimo, poi si alzò dal cofano e si girò di spalle.
-Bè… -
disse poi osservando la strada in lontananza, -dobbiamo
trovare un modo
di muoverci da qui allora-
-Ci sei arrivato Ron!- rispose Hermione facendo finta di
applaudire, -Cosa credi
che abbia voluto dire cinque minuti fa? Un modo lo troviamo… ritiro
quelle
maledette parole. Non c’è modo!-
Si
voltò di spalle pure lei.
-Ora
che tutti sanno quanto è egoista il signor Weasley, nessuno verrà a
prenderci!-
Hermione
aveva centrato un nervo scoperto.
Ron
sopportava di tutto, ma che gli si dicesse di essere
egoista non poteva
proprio accettarlo.
Si
voltò e si avviò verso le spalle della ragazza. Se lui era
egoista, lei lo
era ancora di più.
-Egoista?-
le chiese.
La
ragazza si voltò di nuovo.
-Si
egoista, Ron- disse arrabbiata, -Perché la prima cosa a cui hai
pensato e
stata la tua maledetta carretta!-
-Hermione!
Non c’è nessun bisogno di arrabbiarsi in questa maniera!-
rispose lui
arrossendo per la rabbia, -Porca miseria, ho pure evitato di dirti
quello che
pensavo per non ferirti! Sarei egoista?-
Hermione
lo osservò attentamente.
-Cos’è
che pensavi?-
Ron
capì di aver combinato un’altra cretinata. Si batté la mano sulla fronte.
-Ron?-
lo esortò lei.
-Bè…-
cominciò, -… ero felice, ok? Che la macchina si fosse fermata!-
Una
ventata di vento gelido e neve si confuse tra le sue parole.
-Ero
felice! Perché non ne potevo più di quel silenzio!-
Hermione
continuava a guardarlo, senza dire alcuna parola.
Lui si
sistemò la giacca e tirò un sospiro.
-Perché te ne vai sempre, Hermione?- chiese poi avvicinandosi
alla ragazza e
guardandola dritta negli occhi, -Tutte le volte… ci vediamo una volta
al mese se
tutto va bene, non hai mai tempo! Mai tempo.-
Ron si
riallontanò e si mise una mano tra i capelli. L’aveva fatto. Aveva detto
a Hermione ciò che pensava, ma nonostante ciò sentiva ancora la rabbia
montare
dentro di lui.
-Accidenti
Ron!- esclamò lei tra la neve con i pugni serrati, -è
il mio lavoro,
lo sai! Devo partire! E mi dispiace da morire vederti stare male così…
Per me-
-Non
ci sto male!- esclamò lui furioso, sempre rimanendo
girato di spalle, -E se
ti dispiacesse veramente non partiresti! Non ti preoccuperesti del
treno, non ti
preoccuperesti di quello schifoso posto di lavoro!-
-Ron è la mia vita!- urlò Hermione, trattenendo le lacrime di
rabbia e delusione
che minacciavano di scendere dai suoi occhi, -è il mio lavoro! Non posso
sempre
pensare a tutto! E soprattutto non posso sempre pensare a te!-
Per
qualche secondo entrambi rimasero in silenzio, lasciando che il rumore del
vento regnasse nella strada vuota, ma poi Ron si voltò e si
avvicinò furioso
alla ragazza.
-Bè,
non puoi pensare sempre a me?- urlò gesticolando con
una mano, -Allora sai
che ti dico? Vattene! Vai via da sola! Se questa è la
tua vita, la tua vita,
parti… ma non farti vedere mai più!-
Hermione
lo fissò con gli occhi lucidi.
Si
sentiva ferita. Umiliata.
Quello
che fino a pochi minuti prima aveva considerato il suo
migliore amico, la
aveva esortata ad andarsene. A non farsi vedere mai più.
L’aveva
delusa amaramente. E quello che le faceva più male era
il fatto di
essere stata lei a causare quel litigio. La rabbia che teneva
dentro si era come
riversata su di Ron, l’aveva usato come capro espiatorio. Non
avrebbe voluto
arrabbiarsi in quella maniera, ma in quel momento non le importava.
-Ron,
ti prego…- mormorò. Non aveva la forza di ribattere.
Per uno stupido
treno… il mondo sembrò seriamente crollarle addosso.
-Vattene
Hermione!- continuò lui arrabbiato come non mai, -Pensa a la
tua vita
visto che io sembro essere solo un impedimento!-
-Ma non è così!- urlò lei, raccogliendo tutta la rabbia che aveva dentro,
-Non
me ne vado senza di te!-
L’ultima
affermazione però, invece di convincere Ron che non era un impedimento
e che lei non sarebbe andata da nessuna parte senza prima aver
sistemato le
cose, fece scattare una scintilla nella mente del ragazzo.
-Se la metti così…- lanciò un ultimo sguardo fulminante a Hermione, e si
incamminò verso il lato opposto della strada.
Sotto
gli occhi pieni di lacrime e delusione della ragazza, Ron sorpassò furioso
la macchina e si diresse verso il viale deserto e coperto di neve,
lasciando
dietro di sé solo silenzio e amarezza.