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Autore: crazyphoenix    08/11/2008    1 recensioni
[...] "In quel momento, se qualcuno mi avesse detto che avrei assistito ad una delle scene più erotiche che la mente umana potesse mai immaginare gli avrei riso in faccia."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Posto perchè sono in vena di postare anche se la terza parte non è ancora pronta.




Memorie di Meredith Moore (seconda parte):


Capii che per aver trovato l’interruttore della luce in questo buio quel tipo doveva essersi munito di una torcia e quindi aveva già previsto di venire quella notte al faro, oppure era un abituale che passava spesso. Forse era il guardiano di qui, pensai. Non capivo per quale motivo mi ero messa a fare supposizioni su chi potesse essere quella persona. Ero peggio di una detective, ma di certo non volevo che mi trovasse. Mi appiattii contro il muro come se volessi essere tutt’uno con esso. Il rumore dei passi si fece sempre più vicino, sempre più forte.
Tap. Tap. Tap.
Sovrastava con forza quello della pioggia e delle onde che instancabili ancora tentavano di scalfire gli scogli.
Lo sentii fermarsi in mezzo alla stanza e mi sporsi quel che bastava per intravedere il suo profilo nella notte.
Era un uomo alto da una folta capigliatura lunga che scendeva sino a metà schiena. Alcune ciocche di capelli che sembravano rossi, ma non ci metterei la mano sul fuoco, gli coprivano il viso. In mano teneva un lungo cappotto e un cappello. Spostai la mia attenzione su ciò che indossava e arrivai alla conclusione che era un tipo molto elegante. Mi chiesi cosa ci faceva un uomo simile li, in cima a un faro a fissare fuori un punto indistinto, quasi si aspettasse di vedere arrivare qualcuno.
I pazzi erano ovunque, e quella ne era la prova. Lo sentii poggiare a terra il soprabito accompagnato dal cappello prima che riprendesse a camminare facendo alcuni passi per la lunghezza della stanza.
Mi nascosi meglio sperando che non notasse la mia presenza proprio ora che la mia curiosità si era risvegliata dal suo letargo.
Poi all’improvviso lo vidi, non capii da dove era arrivato, era comparso all’improvviso danvanti al primo uomo che nel frattempo si era appoggiato alla parete e lo fissava con in bocca una sigaretta che non gli avevo sentito accendere.
Il nuovo arrivato doveva venire per forza da fuori poichè era gocciolante d’acqua e i vestiti, all’apparenza leggeri, aderivano su di lui come una seconda pelle mostrando un corpo nettamente in contrasto a quello dell’altro poiché più gracile e fragile. Ebbi come l’impressione che se l’avessi spinto a terra si sarebbe rotto. I suoi capelli poco più lunghi della norma nascondevano la parte superiore del viso dai tratti delicati. Ma per qualche motivo sapevo che si stavano guardando negli occhi l’un l’altro. Si studiavano.

- Pain. – Era stato il primo uomo a parlare. Nel sentire la sua voce calda e profonda risuonare in quel silenzio artificiale chiusi gli occhi mentre un brivido mi attraversava la schiena.
Il ragazzo, perchè non gli avrei dato più di ventanni, non rispose e quasi pensai che non dovesse avere una voce propria. Questo pensiero mi sconcertò, non capivo neanche più me stessa e stranamente quelle due figure mi confondevano. Tutto ciò che sino ad ora sapevo, tutte le mie verità crollarono. Ora esisteva solo il palcoscenico di quei due personaggi e me come spettatrice.
Il secondo arrivato era in piedi davanti all’uomo che l’aveva chiamato, poco distante da lui. In risposta alzò una mano e vidi brillare la sua pelle bagnata sotto la luce di un tuono. Era di un pallore quasi spettrale.
L’uomo non si fece pregare e mosse il braccio rimanendo però appoggiato alla parete. Ci fu un altro tuono e in quelle mani sospese in aria, l’una sopra l’altra, vidi le loro anime.
Mi sentii mancare l’aria nei polmoni quando « Pain » mosse appena le lunghe dita affusolate per accarezzare, con leggero tremore, il dorso della mano dell’altro. Era un gesto lieve ma sensuale.
Le fragili dita disegnavano invisibili arabeschi sulla pelle e il più grande dei due butto’ via la cicca della sigaretta ormai consumata proprio nel momento in cui il contatto fra i due si intensificò : gli teneva il polso. In silenzio il moro si avvicinò e portò il polso alle labbra e con dolcezza lo baciò.
Strinsi i pugni conficcando le unghie nel palmo delle mani, potevo quasi sentire quelle labbra fredde posarsi sulla pelle bollente. Mi sembrò di provare tutti quei gesti e quelle sensazioni in prima persona. Era sconvolgente.
Mi risvegliai dai miei pensieri quando la lingua di Pain accarezzò la pelle inumidendola, trattenni il mio respiro quasi avessi paura di sporcare e distruggere quel momento, e come i lampi nel cielo i denti si conficcarono nel polso mentre le dita avevano ripreso ad accarezzare la mano.
Il sangue prese a scorrere, prima truccando di rosso quelle labbra tentatrici per poi perdersi nella cavità orale di… quella creatura. Lento rituale sacro ed eccitante. Passionale tortura notturna.
Vidi una sola goccia cadere a terra e scappare, contro ogni logica, da quella bocca peccatrice. Seguii la sua traiettoria con lo sguardo, mi sembrava di poterla vedere a rallentatore, come nei film e quasi sentii il suono prodotto dall’eretica goccia mentre si scontrava con il suolo, macchiandolo.


Fine seconda parte.
  
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