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Autore: Hermione Jean Granger    18/12/2014    14 recensioni
Harry Potter, fino ai suoi diciotto anni, ha dovuto affrontare tantissime situazioni dolorose e angoscianti e ha dimostrato tutto il suo eroismo. Una volta terminata la guerra, però, come se la caverà con l'amore? Il campionato di Quidditch Inghilterra contro Spagna gli offrirà un'occasione inaspettata e romantica... che provocherà un pandemonio!
"Chiuse gli occhi per assaporare la sensazione del suo cuore che batteva in un corpo solamente suo, come sue erano le vene pulsanti, la testa sempre al lavoro, l'anima integra. Finalmente Harry era padrone di se stesso e del suo destino: niente più profezie da adempiere, niente più responsabilità di essere il Prescelto e dover salvare il mondo magico, niente più visioni che lo attanagliavano. Era un ragazzo di diciotto anni con tutta la vita davanti."
[Terza classificata al contest "Con Harry fin DOPO la fine" indetto da S_Elric sul forum di EFP]
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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La tenda dell'amore

Harry si svegliò mentre un raggio di sole filtrava attraverso le tende della stanza che condivideva con Ron alla Tana.
Era stata una notte serena, senza incubi: da quando parte dell'anima di Voldemort non viveva più dentro di lui, si sentiva leggero come non era mai stato. Chiuse gli occhi per assaporare la sensazione del suo cuore che batteva in un corpo solamente suo, come sue erano le vene pulsanti, la testa sempre al lavoro, l'anima integra. Finalmente Harry era padrone di se stesso e del suo destino: niente più profezie da adempiere, niente più responsabilità di essere il Prescelto e dover salvare il mondo magico, niente più visioni che lo attanagliavano. Era un ragazzo di diciotto anni con tutta la vita davanti. Ed era la capacità di amare, come Silente aveva ribadito molte volte, che l'aveva salvato.
Harry sapeva che c'erano cose che amava, che avrebbe sempre amato: amava i suoi amici e la torta di melassa, amava volare in sella alla sua scopa e sentire il vento sferzargli i capelli; ma soprattutto amava lei: Ginny.
Il volto di Harry si aprì in un sorriso tenero al solo pensiero, mentre il leggero russare di Ron riempiva la stanza. La cosa più bella della fine della guerra, si disse, era senza dubbio il suo rinnovato rapporto con Ginny,  che faceva sentire Harry amato, felice, spensierato, come se non avesse mai conosciuto gli orrori della guerra.
Il tempo passato con Ginny era il più felice della sua vita: i momenti insieme erano attimi dorati, bolle di aurea perfezione che lo trascinavano in altre dimensioni... si sentiva come mai si era sentito nella vita: forte, invincibile, con le dita a pochi centimetri dal cielo. Certo, alla Tana non avevano avuto molte occasioni di stare insieme da soli, ma Harry confidava che l'occasione sarebbe arrivata presto: d'altronde avevano davanti giorni, mesi, anni, forse tutta la vita.
"'Giorno". La voce di Ron, impastata dal sonno, interruppe le sue riflessioni. Per un attimo Harry si sentì lievemente in colpa, visto che stava pensando alla sorella del suo migliore amico in termini non proprio innocenti, ma poi pensò al diavolo, se ne farà una ragione e rispose allegramente al suo buongiorno.
I due ragazzi scesero insieme a colazione, dove Molly era intenta a controllare degli scones che aveva messo nel forno e Ginny era immersa nella lettura della "Gazzetta del Profeta". Harry si sedette vicino a lei e avvertì una zaffata del suo dolce profumo alla rosa mentre lei si protendeva a prendere la marmellata.
"Guarda qui!" esclamò lei, mettendogli sotto il naso il quotidiano. "La finale del Campionato del Mondo di Quidditch" lesse "che vedrà l'Inghilterra scontrarsi contro la Spagna, si terrà nelle verdeggianti campagne francesi, nei pressi della cittadina di Nantes. Squadre speciali sono già insediate in tutto il Paese per attuare le consuete protezioni anti-babbani e garantire a tutti gli spettatori la partita più spettacolare degli ultimi cent'anni. Il Ministro della Magia francese, Pierre Dupont..."
"Sarà un evento leggendario!" la interruppe Ron, mettendosi tra Ginny e Harry nell'intento di leggere anche lui qualche riga. Sono anni che l'Inghilterra non partecipa a una finale di Coppa del Mondo!"
"Beh... potremmo andare" azzardò Harry, guardando la signora Weasley ancora china sul forno, che borbottava tra sé, ma che, Harry ne era certo, non si stava perdendo una parola della conversazione.
"Sì, Kingsley potrebbe certamente procurarci i biglietti!" ruggì Ron, battendo un pugno sul tavolo. "E poi dovremmo invitare anche gli altri!". "Gli altri chi?" chiesero Harry e Ginny in coro. "Hermione, naturalmente!" esclamò Ron, mentre le orecchie gli si imporporavano. "E poi anche Luna, Neville, Seamus, Dean..." si affrettò ad aggiungere. "Come se davvero ti importasse davvero degli ultimi quattro" borbottò Ginny ridendo alla vista di Ron che diventava tutto rosso. "Mamma, posso andare?" chiese subito dopo. "Ginny, sei appena diventata maggiorenne..." esordì Molly, ma Ginny, che evidentemente si era aspettata una reazione di quel tipo, la interruppe subito con veemenza: "Harry aveva la mia stessa età quando ha sconfitto Voldemort! E poi sarei con lui, Ron e i nostri amici! Dai mamma, lasciami respirare una volta tanto!". Molly guardò l'espressione determinata di sua figlia: sapeva che non avrebbe accettato un "no" come risposta. "E va bene. Ma, Ron, tu devi starle sempre vicino!"
"No!" sbottarono i due fratelli all'unisono. "Col cavolo che mi metto a fare il baby sitter!" aggiunse Ron con energia. "Soprattutto quando... ehm... insomma, avrò altro da fare" concluse, diventando nuovamente vermiglio. "Vado a scrivere a Hermione" affermò poi risolutamente, e si avviò su per le scale senza guardare in faccia né sua madre, né Harry, né Ginny.
"Ah, essere giovani e sentire il morso pungente dell'amore" declamò Harry in tono melodrammatico, facendo ridere Ginny. "Allora mamma, posso andare? Dai!". "Va bene, va bene" brontolò Molly, scoccando un'occhiata in tralice a Harry. "Sono sicura che almeno lui ti terrà sempre d'occhio, vero Harry, caro?". Questa volta fu Harry a sentirsi arrossire e il latte che stava bevendo gli andò quasi di traverso. "Ehm... certo, signora Weasley" sputacchiò. Ginny, al suo fianco, era rossa per il grande sforzo di non scoppiare a sghignazzare.
"Oh Harry, Inghilterra contro Spagna!" gli disse poi mentre si incamminavano su per le scale: gli occhi le brillavano. "Chissà quali tattiche adotteranno in campo, ho sentito che c'è una nuova presa rovesciata che..." ma Harry non seppe mai cosa facesse la nuova presa, perché si sporse in avanti e baciò Ginny sulle labbra. "Sei adorabile quando parli di Quidditch" le sussurrò poi. "Adesso andiamo, prima che tuo fratello ci becchi". 

 
~~
 
"Il posto dovrebbe essere questo" borbottò Harry quando lui, Ginny e Ron si materializzarono su una piccola altura. Davanti a loro c'era una radura molto ampia dove erano già montate centinaia di tende multicolori. Il blu e il rosso, i colori dell'Inghilterra, spiccavano sul soffice prato verde. Il brusio era assordante e corredato di urla, cori dell'inno nazionale e imprecazioni di maghi che non riuscivano a tirar su le tende.
La prima persona a materializzarsi accanto a loro fu Neville: alto e sorridente, abbracciò tutti con grande affetto. "Sono il primo?" chiese, sorpreso. "Pensavo di essere in ritardo".
Seamus e Dean arrivarono insieme poco dopo: mentre teneva d'occhio Ginny e Dean che si salutavano, Harry avvertì Ron che scalpitava al suo fianco e pregò che Hermione arrivasse presto in modo da mettere fine alle sofferenze del suo amico.
In risposta alla sua tacita richiesta, Hermione comparve quasi subito: aveva dei pantaloncini beige, una maglietta azzurra, un enorme zaino (niente incantesimo estensivo irriconoscibile, stavolta!) e gli occhi erano luminosi sotto il ciuffo di capelli cespugliosi. Ginny si mosse per andare ad abbracciarla, ma con uno scatto degno di un centometrista, Ron la superò e arrivò per primo, stringendo Hermione tra le sue braccia. Lei lo baciò sulla guancia, poi gli sussurrò qualcosa all'orecchio e i due si sorrisero timidamente, rossi in volto. Harry si chiese se mai avrebbero smesso di essere così impacciati l'uno con l'altra, anche quando si sarebbero sposati e avuto qualche figlio: sarebbe stato decisamente da loro. Non potè però non pensare che era davvero, davvero felice per i suoi due migliori amici.
Mancava solo Luna: senza di lei non potevano nemmeno cominciare a sistemarsi, perché avrebbe portato lei la tenda, prestatale da suo padre. Mentre Hermione salutava tutti sotto lo sguardo vigile di Ron, Harry incontrò lo sguardo di Ginny e le sorrise: era sicuro che sarebbe stata una vacanza indimenticabile.
Finalmente, dopo una decina di minuti, anche Luna comparve: aveva in testa un copricapo buffissimo, una specie di berretto rosso e blu con in cima una riproduzione, piuttosto traballante, del London Eye. "E gira, anche!" esclamò, facendolo ruotare con l'indice, interpretando gli sguardi sbigottiti degli amici come segno di ammirazione. Il primo a riprendersi dallo shock fu Neville, che andò immediatamente ad abbracciarla, seguito da Hermione e Ron, il quale reprimeva a stento delle risatine.
Quando tutti si furono salutati, Luna si mise a capo del gruppetto e fece strada fino a un piccolo angolino di prato rimasto vuoto, dove, dopo averla tirata fuori e montata, entrarono nella tenda: era come varcare la soglia di un appartamento vero e proprio. Dopo l’ingresso c’era un salotto molto ampio, con comode poltrone e un tavolo da pranzo in legno. La porta a destra celava una piccola cucina, mentre a sinistra c’era un bagno luminoso, tutto sui toni dell'azzurro e del blu. Un corridoio, poi, dava sulle tre stanze da letto: “Ragazze, questa è la nostra” fece Luna, indicando la prima porta a destra. “Neville, Seamus, Dean, ho pensato che voi tre potreste dormire insieme qui" continuò facendo un cenno verso la porta successiva. "E Ron, Harry, l'ultima camera è la vostra".
Ricevute le istruzioni, ognuno entrò nella propria stanza.
“Ci dev’essere un errore” esclamò sbalordito Ron, vedendo un grande letto matrimoniale. “Harry? Ci siamo presi la stanza sbagliata”.
“Oh no, Ronald” cinguettò Luna, amabile, che era l'unica rimasta in corridoio ad osservare interessata il soffitto. “Siccome c'erano due stanze da tre e una da due e mio padre non voleva che le ragazze stessero insieme ai ragazzi, questa era l'unica soluzione possibile per far contenti tutti”.
Ron si voltò orripilato verso Harry, arrossendo in zona orecchie. “Ma… insomma... per le mutande di Merlino!”.
“Grazie, Luna, sei stata molto gentile” lo interruppe Harry, trascinandolo dentro. “Dai, ne abbiamo passate di peggio” si giustificò poi con l’amico. “E va bene” borbottò Ron, sedendosi con espressione malmostosa. “Vedremo come la penserai domattina quando per sbaglio ci sveglieremo abbracciati, o che ne so io!”.

 
~~
 
La partita era davvero una delle più affascinanti a cui Harry avesse mai assistito. I giocatori dell'Inghilterra e della Spagna si eguagliavano in tecnica e bravura, eseguivano spettacolari acrobazie e guizzavano sulle scope come se fossero stati senza peso. Harry era seduto tra Ginny e Ron: dubitava che il suo migliore amico avesse notato anche solo la metà dei goal, perché era troppo concentrato a fissare Hermione con un'espressione imbambolata. Chiaramente, ogni volta che lei si voltava, lui spostava lo sguardo, mentre le orecchie gli si imporporavano. Alla sinistra di Ginny, Luna e Neville si erano alzati per vedere meglio, appoggiandosi alla ringhiera degli spalti; Dean e Seamus chiacchieravano fitto fitto con grandi sorrisi stampati in volto, indicando i giocatori. La situazione era di parità: trecentodieci a trecentodieci, e lo stadio era come impazzito. Harry teneva d'occhio il campo per cercare il boccino e a un certo punto lo individuò vicino agli anelli della Spagna: come lui, anche il cercatore dell'Inghilterra notò il baluginio dorato, e si avventò con il braccio teso. Dai, ancora pochi centimetri...
"McLennon prende il boccino! L’Inghilterra vince!”. I tifosi esplosero in un boato. Ginny si girò verso Harry con un'espressione di gioia selvaggia e lo abbracciò forte. "Abbiamo vinto Harry, abbiamo vinto!" esclamò, prima di avventarsi su di lui e baciarlo, e per Harry fu tutto un'ebbrezza indistinta: la gioia della vittoria, le labbra di Ginny sulle sue, il vociare indistinto dello stadio.
Per un attimo si girò verso Ron per essere sicuro che non se la prendesse, ma l'amico aveva le mani posate sul volto di Hermione mentre lei lo stringeva e i due si stavano baciando come se non fosse esistito nessun altro al mondo, come se non fossero stati circondati da un intero campo sportivo esultante. Sembravano davvero felici e Harry non fece a tempo a provare un moto di contentezza per loro, che Ginny lo attirò di nuovo a sé per baciarlo con foga: questa volta Harry non si preoccupò più di nessuno e rispose con tutto se stesso al bacio, stringendo Ginny a sé, afferrando i suoi capelli rossi come il fuoco che sentiva divampare dentro di lui. Nel frattempo, gli altri tifosi li urtavano e li spintonavano, ma a loro non importava. Harry dovette fare uno sforzo per staccarsi da lei. "Dovremmo... dovremmo cercare gli altri" ansimò, ma Ginny fece un cenno di diniego. "Non li troveremmo mai tra tutta questa gente" affermò, decisa. "E allora che facciamo?" domandò Harry, conoscendo già la risposta. "Torniamo alla tenda" rispose lei. "Non so tu, ma io non intendo sprecare tempo, adesso che siamo finalmente soli dopo tre mesi, senza nessuno della mia famiglia tra i piedi".
Harry si sentì avvampare per l'audacia che Ginny stava dimostrando anche in quella situazione: sembrava che avesse molti più dei suoi diciassette anni. Eppure, nemmeno lui poteva negare di aver spesso pensato di voler andare... più a fondo con lei. Alla Tana non avevano mai avuto del tempo per stare da soli: si erano limitati a baciarsi molto, senza andare oltre. E lei gli stava offrendo l'occasione su un piatto d'argento. Risoluta, lo prese per mano e lo condusse fuori dallo stadio e poi attraverso il prato, fino alla loro dimora.
Non fecero a tempo ad entrare, che Ginny prese nuovamente l'iniziativa e buttò le braccia al collo di Harry, premendo le sue labbra su quelle del ragazzo. Harry, da parte sua, era in preda a un enorme conflitto interiore: è più piccola... è la sorella di Ron... tu dovresti essere quello responsabile... Ma poi Ginny approfondì ancora di più il bacio, passando le mani tra i capelli già scarmigliati di Harry, e lui sentì tanti piccoli fuochi d'artificio, pulviscoli di eccitazione che si risvegliavano in lui. Al diavolo, pensò, al diavolo. Senza troppi complimenti, spinse Ginny sul tavolo da pranzo del salotto, dove lei si sedette allacciando le mani dietro la sua nuca. Harry fece per sfilarle la maglietta, ma lei lo interruppe: "Aspetta. Non qui, sono scomoda" ansimò. Si alzò e provò a trascinarlo verso i divanetti, ma lui aveva avuto un'idea migliore: si mossero incespicando, come due ubriachi, fino al corridoio, dove Harry inchiodò Ginny al muro e la baciò intensamente. Non voleva interrompere quel contatto, quindi tastò diversi punti spogli della parete prima di arrivare alla maniglia della sua stanza, dentro la quale trascinò Ginny, chiudendo la porta alle loro spalle. Voleva toglierle i vestiti, spingerla sul letto, fare finalmente l'amore con lei, ma lei interruppe il bacio e scoppiò a ridere. Harry rimase sbigottito. "Cosa c'è di tanto buffo?" domandò, un po' arrabbiato con lei per aver rovinato quel momento idilliaco. Ginny sghignazzava senza ritegno, con le lacrime agli occhi e riuscì ad articolare una frase solo dopo qualche manciata di secondi: "Tu e Ron... dormite insieme! Nello stesso letto!" ululò, tenendosi la pancia. "Quanto siete carini!" disse, mettendo molta enfasi sull'ultima parola. Harry la guardò accigliato ma non resistette per più di qualche secondo: Ginny era troppo bella quando rideva. Con due passi tornò di fronte a lei e interruppe la sua risata zittendola con un bacio. In un attimo, l'atmosfera ritornò quella infuocata di poco prima: si liberarono dei vestiti in pochissimo tempo, gettandoli a terra. Ginny aveva un completino intimo di pizzo nero e Harry rimase per un attimo imbambolato a fissare il suo corpo minuto, atletico e perfetto: era bellissima, una visione. Ed era sua. Sentì l'eccitazione montargli dentro e si avventò su di lei, baciandole il collo, mentre con le mani cominciava a esplorare febbrilmente il suo corpo, sfiorando la pelle nuda e il pizzo. Sentiva il suo profumo alla rosa così intenso da dargli alla testa, mentre lei gli cingeva i fianchi con tanta forza da fargli male. Harry la spinse sul letto e si mise sopra di lei, togliendole il reggiseno con non poca difficoltà: cominciò ad accarezzarle i seni, mentre lei mugolava e si contorceva sotto di lui, cercando di sfilargli le mutande. Lui le lasciò una piccola scia di baci umidi lungo tutto l'addome, e finalmente arrivò all'ultimo indumento intimo che lei aveva ancora addosso. Sollevò la testa con fare interrogativo, come a chiedere il permesso, e lei sbottò: "Non è il momento di fare il gentiluomo! Muoviti Harry, o giuro che ti affatturo". Harry sentiva la testa rimbombare, come se avesse bevuto litri e litri di Whisky Incendiario e, con le dita che gli tremavano, tolse gli slip a Ginny e si rimise sopra di lei. La baciò di nuovo e si sentì pronto: lei era lì che lo stava praticamente supplicando, sarebbe bastata una piccola spinta...
Quando all'improvviso la porta si spalancò.
Ron e Hermione non si accorsero subito di essere entrati in una stanza già occupata: si stavano baciando con impeto, avvinghiati, ansimando. La maglietta di Hermione stava scivolando a terra, scoprendo un reggiseno color lavanda, mentre Ron era già a torso nudo, con i pantaloni sbottonati.
Harry fu invaso da un agghiacciante senso di panico e nel contempo da una grande voglia di ridere: era completamente nudo sopra la sorella di Ron, e lui era appena entrato nella stanza, trascinando Hermione con sé. Le loro intenzioni non potevano essere più chiare. Sfortunatamente, però, i suoi tentativi di rivestirsi attirarono finalmente l'attenzione di Ron e Hermione che, stralunati, smisero subito di baciarsi e divennero entrambi di una tonalità di rosso cremisi.
Ron si parò davanti a lei, come a voler nascondere le sue nudità dagli occhi di Harry. "TU!" ruggì, con gli occhi fuori dalle orbite, somigliando tremendamente a zio Vernon. "Cosa stai facendo con mia sorella?".
"Lo stesso che tu stai facendo con Hermione" replicò Ginny, che stava cercando di avvolgersi nel lenzuolo. "N-noi non stavamo facendo niente" ribattè Ron, paonazzo. "Sì, come no" intervenne Harry, indicando la maglietta di Hermione abbandonata sul pavimento. "Non guardare!" ringhiò Ron.
Hermione rimase straordinariamente zitta: era rossa in volto e il suo sguardo si posava da Ron a Harry, che si fissavano in cagnesco. Stava per chinarsi a raccogliere la maglia per indossarla, quando lei e Ron si immobilizzarono: dall'ingresso della tenda arrivava un vociare concitato. "Penso che gli altri stiano tornando" squittì, agitata. "E non sono da soli, a quanto pare" osservò Ginny. In effetti il brusio sembrava provenire da un gruppo di almeno dieci persone. Hermione era angosciata, ma Ron sembrava ben oltre il panico. Guardò Harry con aria supplice, lui alzò gli occhi al cielo e disse: "E va bene, entrate". Ron spinse Hermione dentro la stanza e la seguì in fretta, richiudendosi la porta alle spalle. "Appena in tempo" commentò Ginny, mentre le voci dei loro amici riempivano il salotto, dal quale solo due secondi prima Ron e Hermione erano ben visibili.
Mentre Hermione si infilava la maglietta, Harry la udì chiedere a Ron in tono perplesso: "Ma... tu e Harry dormite nello stesso letto?". "E' una storia lunga" rispose Ron sbrigativamente, mentre con gli occhi fulminava il suo amico.
Ci fu un po' di tafferuglio perché Ron tentò di mettersi nel letto tra Harry e Ginny, incontrando la fiera resistenza della sorella; alla fine riuscì a sedersi sul bordo, guardandoli in cagnesco, e Hermione fece altrettanto. Harry guardò Ginny e sentì in gola una gorgogliante risata che lottava per uscire: scoppiarono a ridere nello stesso momento e, dopo qualche momento di esitazione, Hermione si unì a loro.
"Io non lo trovo affatto divertente" borbottò Ron. Harry pensò che si sentisse parecchio seccato per essere stato interrotto, quando finalmente stava per avere la sua prima volta con Hermione. Lo stesso valeva per lui e Ginny, però: non capiva proprio perché l'amico si ostinasse a rendere la situazione ancor più imbarazzante, invece di scaricare la tensione con una risata. "Dai Ron, non fare il guastafeste" lo blandì, mettendogli una mano sulla spalla. "Lo so che non è... come avevi sempre immaginato che fosse" - e qui Ginny e Hermione diedero in un'altra risata ancor più fragorosa - "Però... ci siamo ritrovati qui... evidentemente non era la volta giusta per nessuno di noi" concluse, sentendosi molto saggio e filosofico. Quella parte di lui più rilassata era una novità: quando un pezzo di Voldemort era nella sua anima si sentiva sempre arrabbiato, in lotta col mondo: adesso capiva che se avesse guardato la vita sorridendo, quella gli avrebbe sorriso di rimando. E questo lo faceva sentire bene.
Ron guardò prima Harry, poi Ginny e Hermione e, a malincuore, il suo volto si aprì in un sorriso. "Allora, che facciamo in attesa che gli altri vadano a dormire? Sarebbe strano se ci vedessero uscire tutti e quattro mezzi nudi dalla stessa stanza" disse Hermione, pratica come al solito. "Non saprei..." disse Ron, fintamente meditabondo. "Che ne dite di un'orgia?" aggiunse, in tono pensoso, scatenando l'ilarità di tutti i presenti esclusa Hermione, che lo guardò un po' disgustata. "Io direi che una partita a Sparaschiocco va più che bene" propose Ginny, trovando il consenso degli altri tre.

 
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Quando si fece silenzio nella tenda, era notte fonda. Ginny e Hermione aprirono piano la porta e, dopo aver controllato che non ci fosse nessuno in giro, andarono dritte nella loro camera. Nella stanza di Harry rimase persistente il profumo alla rosa della sua ragazza. Prima di chiudere la porta dietro di sé, Ginny udì Ron affermare rivolto a Harry, in tono lamentoso: "Ecco, adesso dobbiamo cambiare le lenzuola!" e, senza riuscire a trattenere un'altra risata, esclamò: "Gli uomini... Sono così bambini!". 


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Note dell'autrice:
Buongiorno a tutti! Eccomi qui con una delle storie a cui ho dedicato più attenzione in tutta la mia carriera di scrittrice. Non mi ero mai cimentata prima con il genere comico, spero di essere riuscita a strapparvi qualche sorriso... Sicuramente scrivere la storia è stato molto divertente! 
Per concepirla, ci sono voluti dei giorni, ma cruciale è stato un intero pomeriggio passato al caffè della Feltrinelli insieme a VittoriaButti, tirando fuori tante idee una più improbabile dell'altra e riuscendo, alla fine, a trovare quella vincente (spero). Vorrei quindi ringraziare la mia inseparabile migliore amica per avermi offerto il suo supporto mentre ideavo questa fic... e dedicarla a lei, perché se la merita. Grazie.
Arrivata alla fase della scrittura, ho scritto il primo pezzo tutto di getto, mentre mi sono un po' bloccata sulla fine, riuscendo a ritoccarla nel corso delle settimane. Oltre a Vittoria, ho avuto il supporto di un'altra persona: la fantastica autrice e amica bemyronald, che ringrazio di cuore (non perdetevi la nostra long Romione, che sarà pubblicata all'inizio dell'anno prossimo, penso). 
Se il racconto vi è piaciuto, fatemelo sapere in una recensione, non vedo l'ora di leggere i vostri commenti!
A breve pubblicherò la mia Romione natalizia, che vi consiglio di non perdere, in quanto è la mia prima storia che mi convince pienamente e quindi ci tengo moltissimo. S'intitolerà "I vantaggi delle feste". 
E niente, grazie per aver letto questa storia e se la recensirete e/o metterete tra le preferite/seguite/ricordate!
Un abbraccio,
Herm. 
  
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