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Autore: Follow The Sun    18/12/2014    3 recensioni
Praticamente una storia in cui non accade nulla di speciale, ma pur sempre frutto della mia immaginazione.
[DISPERATO BISOGNO DI CORREZIONE]
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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One direction and two possibilities. 
Epilogo.

*4 anni dopo*

{ 24 Dicembre 2014. 19;45 }

Entro in casa con le borse della spesa, quelle piccole pesti me la pagheranno. Hanno voluto fare tutto all'ultimo minuto, e a me non sta per niente bene.
Lo avevo ripetuto un sacco di volte:“Andiamo oggi a fare la spesa, non riduciamoci all'ultimo minuto, come sempre.”
E loro mi hanno ascoltata? No.
Appoggio la borsa più grande sul ripiano della cucina e tolgo dalla bocca le chiavi della macchina, non avendo altro posto in cui metterle.
Sbuffo e mi giro verso il salotto. Non si sente niente.

-Zia!- sento urlare a pochi metri da me.
Mi giro, giusto in tempo per ricevere tra le mie braccia la piccola Anastasia.
-Piccola peste che non sei altro!- le strofino la testa con le nocche, facendo attenzione a non farle male.
Poco più in là, c'è Harry che mi osserva attentamente, abbassando ogni tanto lo sguardo sulla mucca di plastica che tiene in mano.
-Louis dov'è?- chiedo, lasciando Anastasia, che cammina verso il salone.
-Penso stia tornando. Johannah l'ha trattenuto più del dovuto- finisce la frase ridendo.
Passano alcuni secondi, in cui io sto sistemando le varie cose sui ripiani della cucina, quando sento Carol urlare dall'altra parte della casa.
-Harry, muovi quel culo floscio che ti ritrovi!- spalanco gli occhi e rido di gusto.
Il riccio sbuffa e si inoltra nel corridoio, sbattendo i piedi sulla moquette.
-Ana, hai fatto gli auguri al papà?- chiedo, sorridendole.
Lei si alza in piedi, e in questa posizione posso almeno vederle la faccia. Sorride in modo infantile, mentre cerca di infilare un vestito alla sua Barbie. 
-Stamattina, quando è andato via- mormora.

Anastasia non ha più la mamma. Lei se n'è andata alla nascita della piccola. Non è morta, affatto. Non voleva sopportare il peso di una figlia da crescere, lasciando tutto sulle spalle del mio migliore amico, nonché suo fidanzato, in passato.
Ora la piccola ha quasi quattro anni, ed è da sempre cresciuta con il padre, cioè Louis e tutte le persone a lui care, come me, ad esempio.


Finisco in poco tempo di sistemare tutta la spesa, e mi dirigo nella camera da letto.
Carol si trova al centro della stanza con la bambina in braccio. Ha delle profonde occhiaie ad incorniciarle gli occhi, i capelli scompigliati, e indossa ancora il pigiama.
-Ciao Sistah- la saluto, andandole incontro.
Harry si raduna in un angolo della stanza e comincia a dondolare sui talloni; si sente a disagio.
-Come sta la piccola?- accarezzo la minuscola mano della bambina davanti a me sposto lo sguardo sul volto stanco della mia migliore amica.
-Spero tu stia scherzando- continua a cullare il corpo avanti e indietro, a destra e a sinistra, una danza infinita e da mal di testa.
-È riuscita a farla smettere solo fino a qualche minuto fa- ridacchia Harry, sistemandosi i capelli, che poi ricadono inutilmente ancora in avanti. Anche lui non è messo molto bene, si vede notevolmente la stanchezza sul suo volto.
-A quanto pare solo io qui non ho un pargolo da accudire- scherzo, notando quanto Carol possa guardarmi male.
-Se qualcuno avesse usato le precauzioni, a quest'ora saremmo tutti in discoteca- dice in tono lamentoso, mentre continua la sua danza.
Harry sbuffa, alzando gli occhi al cielo.
-Discoteca! Discoteca! Discoteca!- urla Anastasia, correndo verso la culla della piccola Nicole.
Subito mi abbasso per afferrare la bimba e farle segno di abbassare la voce. Lei mi ascolta e si mette, come me, un dito davanti alla bocca, sussurrando un “shh”.

Mi siedo sul letto tenendo sulle gambe la piccola Ana e aspetto che Nicole si addormenti del tutto.

Carol adagia lentamente la figlia nella culla, e sbuffa, uscendo dalla stanza.
Io la seguo, e a mia volta, vengo seguita da Harry e da Anastasia, che da quando le ho detto di fare silenzio, non fiata più.

L'albero di Natale illumina fiocamente la stanza, l'atmosfera è molto piacevole, mi siedo nel divano, sprofondandoci e osservo incuriosita i regali sotto tutte quelle luci insistenti. 
Non ce ne sono molti, forse solo due o tre, devono essere di Anastasia, li avrà fatti all'asilo.

-Sono tornato!- mi giro e vedo Louis entrare dalla porta, facendo penetrare in casa un'aria fredda, tale da farmi stringere ancor di più nel mio maglione di lana.
-Auguri paparino- mi alzo dal divano e gli vado incontro. 
Gli tolgo un po’ di neve dal giubbotto e lo osservo mentre si toglie anche il cappello, la sciarpa e i guanti di lana che ricordo di avergli regalato l'anno passato.
Mi guarda e scuote la testa divertito, i suoi occhi si illuminano non appena scorge Ana venirgli incontro. 
-Bambina mia!- libera la sua felicità e la stringe forte a sé.
-Ha fatto la brava?- mi domanda, alzando la testa.
-Non lo so. Io ho fatto la spesa- alzo le spalle e sorrido.
-E Nicole?- chiede, prendendo in braccio la sua bambina.
-Dorme. Finalmente- comincio a ridacchiare, pensando a Carol che culla la bimba, saltellando avanti e indietro.
-Bene- sorride e sfrega le mani una contro l'altra.

Sento Harry parlare con qualcuno al telefono, così mi avvicino.

-Mh… Sì… Capito… No… Eh?- si gira verso di me e rimane sorpreso.
-Sì, ci sono- si infila nervosamente una mano nei capelli e sbuffa.
-Provo a chiedere a Louis di prestarmi la sua Audi e vedo…- si morde il labbro.
-Ciao. Sì, ciao- mette giù e mi sorride.
-Tutto bene?- indago, mettendo due mani sui fianchi.
-Certo. Ora scusa ma devo uscire- mi sorpassa e prende il cappotto.
-Dove vai?- chiediamo in coro io e Louis. Ci guardiamo per un attimo e scoppiamo a ridere.
La nostra distrazione, però, permette a Harry di uscire di casa senza darci spiegazioni.
-Credo di sapere- mormora Louis, guardando fuori dalla finestra Harry che mette in moto la sua macchina.




-Ana, ferma- richiamo la piccola che sta infilando le dita nella torta alla panna.
-Ana!- questa volta, mi ascolta, e sobbalza al mio richiamo, rimettendo le mani a posto e pulendole nel candido vestito verde scuro.
Scende dalla sedia e sotto al mio sguardo vigile si allontana.
Meglio così.

Vedo arrivare Carol dal corridoio. Ha avuto la forza di indossare un paio di jeans e un grazioso maglione color cipria. Gli stanno d'incanto.
Noto anche che è dimagrita.

-Dovresti riposarti di più!- la indico dalla testa ai piedi. Lei ride nervosamente. Non posso capirla.
-Riposo…- mormora Carol.
-Non so più cosa sia!- urla all'improvviso, facendo sobbalzare Louis, vicino alla finestra con l'intento di fumarsi una sigaretta.
Sento dei singhiozzi soffocati provenire dall'altra stanza e capisco che in effetti, Carol ha ragione.
Non dev'essere affatto facile per lei accudire una bimba di 18 mesi.
Però credo che papà Harry abbia viziato un po' troppo la piccolina.
Papà Harry… Chi lo avrebbe mai detto!

La serratura scatta, e vedo Harry entrare, seguito da un altro tizio coperto completamente.

-Harry, hai portato un ladro al cenone di Natale?- rido alla mia stupida battuta, alla quale sento ridere anche lo sconosciuto.
Il riccio si toglie il cappotto, e l'altro lo imita. Riconosco subito il maglione verde scuro con i numerosi ricami bianchi e rossi. Non ho dubbi. È lui.

-Me lo volevate tenere nascosto, vero?- avanzo verso l'incappucciato e gli tolgo il cappellino di lana.
Subito lo abbraccio, non lo vedo da mesi.
-In tempo per Natale- mi sussurra con un tono più acuto del solito.
-Ti sei rifatto la tinta!- scoppio a ridere e lui si sistema il ciuffo. 
-Nonostante i miei 21 anni, sono ancora giovane da permettermelo- sorride a tutti e punta lo sguardo dietro di me. Mi giro anche io.
Carol è impegnata a far camminare Nicole verso di noi. D'un tratto la bimba si siede a terra, provocando un urlo isterico da parte della madre. 
-Maahma- chiama, la piccola, cercando di rialzarsi.
Torno a guardare Niall, è completamente imbambolato ad osservare Anastasia ai piedi dell'albero. Gli brillano gli occhi.

-È un peccato che non abbia la madre- si ferma e mi sorride.
-È una bimba così bella e solare- sospira.
Incrocio le braccia al petto e lo guardo mentre controlla il Rolex al polso.
Alza lo sguardo e sorride.
-Ma mai bella quanto te- irrigidisce un attimo per controllare se c'è qualcun altro nella stanza. Non c'è nessuno, se non la piccola Ana; ma sembra troppo impegnata a guardare la neve fuori dalla finestra per accorgersi dei nostri gesti “innocui”. 
Si avvicina e mi libera le braccia dal petto. Chiudo gli occhi e rido. Lo sento incrociare le sue dita con le mie e subito mi avvicino, finché non sento il suo respiro agitato venire a contatto con la mia pelle.
-Dopo tutto questo tempo ti agiti ancora per un bacio innocuo?- gli sussurro a fior di labbra.
Ride. Per un attimo sembra calmarsi.
Poi si decide e mi bacia. Ha le labbra calde e morbide, le stesse emozioni, le stesse circostanze. Lo amo davvero. Nonostante la distanza, lo amo.
È lui quello che chiamo quando mi sento sola, quando mi sento triste, quando litigo con Harry, quando sembra che tutto voglia andare per il verso sbagliato. E se non si può, questo, definire amore, vorrei davvero sapere cosa sia.
Sento la sua lingue accarezzarmi le labbra. Quella impacciata ora sono io. Socchiudo le labbra e sento la mia lingua venire a contatto con la sua. Da sempre reputo un bacio con la lingua, una cosa abbastanza sgradevole, ma non posso tirarmi indietro proprio ora. Proprio ora che lui è qui con me e sta facendo del suo meglio.
Mi stacco da lui e chiudo la bocca. Sento ancora il suo sapore. Deglutisco. 
-Hai dato il meglio di te, James- lo derido, sapendo in realtà che è vero ciò che dico. Ha davvero dato il meglio di sé. 
-Il pollo si brucia- Harry ci fissa pacato dalla cucina. Tiene tra le mani alcune forchette, sta apparecchiando il tavolo. 
-A destra Harry, le posate a destra- cammino verso il forno e lo spengo. Lui alza gli occhi al cielo.
-Qualcuno può aiutarmi con gli antipasti?- mi giro verso Niall, che non aspetta un secondo a venirmi incontro.

Abbiamo appena finito di servire i piatti in tavola. Nicole ha già tutta la bocca sporca di una strana sostanza rosea. Anastasia, alla mia destra, seduta su due cuscini, mangia con foga il pollo, facendo cadere per terra, ogni tanto, dei piccoli pezzetti. Sento tutti gli altri parlare di argomenti a me sconosciuti, perciò vado avanti a mangiare il mio capolavoro culinario. 

Deglutisco anche l'ultimo boccone e alzo gli occhi, con la pancia piena. Niall mi sta guardando e sorride alzando solo un angolo della bocca. 
-Qualcuno ne vuole ancora?- chiedo, alzandomi.
Nessuno risponde. Mi schiarisco la gola.
-Ho detto… Qualcuno ne vuole ancora?- Harry per primo fa 'no' con la testa, seguito da Louis e Liam che, gentilmente, dicono di no.
-Carol?- chiedo, prendendole il piatto. Lei alza la testa molto lentamente; mi guarda male. 
-Potrei mangiare pure Hyde Park e avrei ancora fame- sussurra.
Annuisco e tolgo i piatti anche agli altri. 
Prendo poi lo Champagne e lo porgo a Louis. Lo vedo sorridere.
D'altronde, è il suo ventitreesimo compleanno, non potrebbe essere più felice di così. 

Ho appena finito la torta, le piccoline hanno la bocca sporca di panna e il resto delle persone sono appena uscite a fumarsi una sigaretta. L'unica santarellina che non fuma, a quanto pare, sono io. 
Sistemo Anastasia giù dalla sedia, essa corre verso la porta d'uscita e cerca di raggiungere la maniglia. La porta si apre e spunta Niall. Alza la testa e sorride, poi torna a guardare Ana, che cerca in tutti i modi di uscire. Niall le fa mettere il cappotto, e sento Louis urlare il nome della piccola.
Quando siamo di nuovo soli, viene verso di me e sorride. Io lo conduco in salotto. 
-Sei proprio una gran cuoca. Dovrò farci l'abitudine?- si abbassa verso l'albero e raccoglie un piccolo pacchetto rosso. Non l'avevo notato.
-Per te- me lo porge e sorride, passandosi una mano tra i capelli più biondi e corti del solito.
Sorrido. 
-Quanta dolcezza- dico con tono sognante. 
Lui sorride a sua volta e mi indica il pacchetto che ho in mano.
-Dovrei aspettare la mezzanotte… Dovrei…- sorrido sorniona e alzo le sopracciglia.
Tolgo il nastro dal pacchetto e comincio a srotolare la carta. Ho la curiosità al massimo.
Infilo la mano destra dentro alla carta lucida rossa e cerco, finché sento dei fili solleticarmi i polpastrelli; li afferro.
Quando tiro fuori tutto il contenuto, rimango a bocca aperta.
-Non ci credo. No. Non posso assolutamente crederci!- rimango sorpresa nel ritrovarmi davanti Zoe, la mia vecchia bambola che persi non so dove e quando, tanti anni fa.
-Sapevo che avresti reagito così- ride e mi abbraccia. Ricambio e sospiro.
Ana ci sta guardando, vede la bambola che tengo in mano e mi viene incontro. 
-La vuoi?- le domando, chinandomi su di lei. Annuisce e me la strappa dalle mani. Niall guarda la scena interessato.
Mi rialzo e mi sorride.

-Beh, signor Horan, avrai anche tu l'onore di avere dei piccoli te in casa… Un giorno- 





Buonsalve!
Finalmente sono qui. Ci ho messo un sacco di tempo a scriverlo, anche perché sono abituata a scrivere con dei tempi al passato, e invece questa volta ho scritto al presente. Spero sia comunque leggibile… 
E che dire, la storia è finita -purtroppo- e mi dispiace un sacco. Spero tanto che vogliate seguirmi ancora perché stavo cominciando ad affezionarmi a voi lettrici :3 comunque non vi obbliga nessuno. Volevo solo dire che ho in mente una nuova storia che spero di pubblicare il più presto possibile. Però è Larry, quindi se non vi piace il genere, risparmiatevi il tempo e il fiato.
Detto ciò io vado (: 
Grazie mille a tutte quante, vi voglio bene.♡
-V xx

  
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