Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Nyktifaes    23/12/2014    6 recensioni
Dal primo capitolo:
[...]
“Saresti potuto restare in auto”, pensò Alice.
«No, voglio stare qui», mormorai.
Il piccolo casolare non era cambiato, in quegli anni. Le finestre del pian terreno lasciavano ancora intravedere la cucina malamente ridipinta di giallo e il bianco dei muri esterni era ancora candido, nonostante le intemperie. Un solo particolare fuori posto: i portelloni di una delle finestre del piano superiore erano sbarrati.
Strinsi i denti: Alice aveva appena suonato. Charlie, all’interno della casa, non era particolarmente contento di dover abbandonare la poltrona. [...]
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon, Successivo alla saga
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo betato da Joan Douglas
grazie, tesoro.

 

 

Eclissi del cuore

Prologo
 
D’estate, quando il caldo è appiccicoso e la pioggia rende l’asfalto viscido, non è conveniente percorrere a tutta velocità le autostrade dello stato di Washington. I rischi sono innumerevoli: si potrebbe perdere il controllo del mezzo e finire fuori carreggiata o contro un'altra auto, ritrovarsi costretti a sterzare improvvisamente per via di un animale dei boschi che decide di attraversa la strada. Per finire, in tutti i casi, con l’osso del collo spezzato.
Il tutto, ovviamente, se si è umani.
Infatti, pur trovandomi sul sedile del passeggero di un’auto che sfiorava i centoottanta chilometri orari, non provavo il benché minimo timore.
Osservavo il paesaggio oltre il finestrino senza vederlo davvero. Gli alberi si facevano sempre più vicini, i boschi sempre più fitti, mano a mano che ci avvicinavamo alla meta. Nonostante l’elevata velocità riuscivo a distinguere perfettamente ogni dettaglio del bosco, le fronde degli alberi, qualche scoiattolo coraggioso che si spingeva fino al confine dell’autostrada per trovare del cibo. Una parte del mio cervello era impegnata a catalogare le decine di fotogrammi che registravo. Una piccola parte.
Il resto della mia mente era fermamente intenzionata a tenermi lontano dalla miriade di ricordi, di sensazioni e di emozioni che quel paesaggio portava con sé. 
Temevo che i cassetti che avevano custodito così gelosamente le mie memorie di tali luoghi, celandoli perfino a me, potessero esplodere da un momento all’altro, causando enormi danni alla mia psiche.
Mollemente poggiato sul sedile, un braccio piegato sullo sportello e la testa abbandonata sulla mano, ero rivolto al finestrino ma avvertivo perfettamente gli ingranaggi della mente di mia sorella, al posto del conducente.
Alice era insolitamente silenziosa, non che dopo sei interi anni di lontananza mi aspettassi di meglio, ma sentirla così taciturna anche mentalmente era decisamente troppo strano. Non parlava, e la sua mente con lei. I suoi pensieri erano pressoché inesistenti, al loro posto aleggiava una particolare sensazione di rabbia malinconica mista a speranza.
Già, speranza.
Era convinta che, una volta arrivati , mi sarei ricongiunto a lei e che tutti i pezzi del puzzle immaginario che erano le nostre vite sarebbero tornati ai loro posti.
Non ero così ottimista a tal proposito, ma avrei tentato. Era ciò che volevo e ciò di cui avevo bisogno.
Era per questo che ci trovavamo, in pieno luglio, a percorrere una delle autostrade dello stato di Washington che porta direttamente alla cittadina più piovosa d’America: Forks.
Forks, che era stata per un anno intero il mio paradiso personale, ma al centro esatto dell’inferno.
Ed eravamo lì perché non ce l’avevo fatta.
L’avevo lasciata così, brutalmente, troppo spaventato dall’idea di essere io stesso o il mio mondo la causa delle sue sofferenze e, un giorno, della sua morte. Non volevo quel senso di colpa, non volevo essere il carnefice dell’unico raggio di sole della mia vita.
E dopo appena sei anni ero tornato sui mie passi. Ero stanco di sopravvivere, di continuare a soffrire e quindi avevo deciso che sarei tornato, che avrei ritentato.
Avevo giurato che l’avrei lasciata libera, che avrebbe avuto una vita umana serena, lunga e felice, lontano da me. Avevo promesso che sarei stato abbastanza forte da sopportare la sua mancanza, avrei tirato avanti fino al giorno in cui il suo cuore avesse risuonato il suo ultimo battito, dopo di che l’avrei raggiunta. Non sapevo cosa mi avrebbe atteso dall’altra parte, oltre la morte, ma confidavo in una qualche misericordia divina che mi avrebbe permesso di rivederla per un’ultima volta, prima di iniziare a scontare la mia pena eterna.
E invece ero lì, pronto a gettarmi ai suoi piedi per supplicarla di riprendermi nella sua vita. Non potevo nemmeno contemplare l’idea di un suo rifiuto, pur essendo consapevole della sua probabilità, mi ero sforzato di bloccare i miei pensieri, per evitare di sfociare nel realismo troppo amaro.
Codardo, egoista e debole.
Dopo il modo terribile in cui l’avevo abbandonata, così meschino e riprovevole, stavo tornando da lei. Dopo aver privato Carlisle ed Esme di una figlia ed Alice dell’amica che desiderava da sempre. Perfino Emmett e Jasper avevano sentito la sua mancanza.
E poi avevo scelto di abbandonare anche loro, moltiplicando il loro dolore.
Non avevo resistito più di qualche breve settimana a stretto contatto con la loro tristezza, la loro pena nei miei confronti e il loro amore. Non riuscivo a sopportare la vista delle tre coppie perfette di eterni innamorati, non dopo aver provato io stesso le gioie dell’amore ed essermene privato troppo presto. Avevo iniziato a covare invidia e rabbia e avevo deciso che era il momento di andare per conto mio, a riordinarmi le idee.
Quasi sei anni dopo mi ero ripresentato alla porta della loro casa - questa volta nei pressi di Calgary, in Canada - sporco, stanco e desideroso di essere riaccettato nella mia famiglia.
Nemmeno a dirlo, ero stato riaccolto come il figliol prodigo, ancora una volta.
Esme mi aveva gettato le braccia al collo, piangendo singhiozzi e gemiti, sulla mia camicia. Nella sua mente urlava di non farle mai più una cosa del genere, disperata e traboccante di felicità allo stesso tempo. Carlisle mi aveva cinto le spalle con un braccio e lasciato un bacio sulla fronte, nei pensieri solo il sollievo di riavere il suo primogenito a casa. Jasper ed Emmett erano stati un altro paio di maniche: il primo, reso entusiasta non solo dal mio ritorno ma anche dal clima emotivo, mi gravitava intorno entusiasta; Emmett mi aveva mollato un pugno sulla spalla, esclamando a gran voce il suo bentornato al “vecchio fratellino musone”. Rose mi si era avvicinata e mi aveva sfiorato la spalla che suo marito aveva appena colpito, in una carezza carica di affetto. Ci avevo messo quasi un minuto intero, stordito com’ero da tutto quell’affetto nei gesti e nei pensieri della mia famiglia, a rendermi conto di un’assenza.
Alice se ne stava in disparte, qualche passo indietro a Jasper, e non mi guardava. Puntai il mio sguardo sulla sua figura, desideroso come non mai di abbracciare mia sorella. Lei mi si avvicinò, alzando lo sguardo nel mio, solo nel momento in cui ci ritrovammo l’uno di fronte all’altra. Non feci nemmeno in tempo a registrare la sua espressione furiosa, perché una sua mano aveva colpito la mia guancia.
Mi aveva schiaffeggiato.
«Sei un coglione».
Alice non era mai stata volgare, né così infuriata. Non con me.
Puntò il suo sguardo d’ambra screziato del nero della rabbia nel mio e io potei vedere la sofferenza degli ultimi sei anni. E una delle pochissime visione che aveva avuto su di me, dato che non prendevo decisioni quasi mai, di pochi giorni prima. Semplicemente aveva visto il mio ritorno e la sua motivazione.
Ero ancora lì, immobile, in attesa che dicesse o facesse qualcosa, il senso di colpa troppo forte.
Aveva distolto lo sguardo e parlato con tono freddo, duro.
«Hai dieci minuti per farti una doccia e renderti presentabile, fai abbastanza schifo». “Muoviti, sono sei anni che aspetto”.
Nonostante tutto era felice del mio ritorno e, pur considerandolo in tremendo ritardo, del mio essermi ricreduto.
Esme, che aveva continuato a cingermi la vita con un braccio, si era vista costretta a lasciarmi andare, non prima di avere lanciato un’occhiataccia ad Alice.
Mi fiondai su per le scale, pur non conoscendo la nuova abitazione non ci misi più di una frazione di secondo a trovare il bagno e i vestiti che Alice mi aveva preparato. Sorrisi, ebbro di aspettative.
Ritornai al presente, non mi ero reso conto di stare fissando Alice finché non fu lei a parlare.
«So di essere bella, ma piantala di fissarmi. Sono sposata». Il suo tono era ancora indifferente ma nei suoi pensieri aleggiava un sorriso. Più i chilometri che ci dividevano da Forks diminuivano, più il buon umore di Alice cresceva.
Per quanto il quel momento fossi nervoso e decisamente troppo teso, mi scappò un sorriso. Non ero stato per niente sorpreso del fatto che Alice mi avrebbe accompagnato nel mio viaggio. Jasper non era stato così entusiasta all’idea di separarsi da lei, ma alla fine aveva ceduto alle moine di Alice. E soprattutto al desiderio di vederla di nuovo totalmente felice.
«Pensi che sia ancora a Forks?». Non ebbi bisogno di esprimere il soggetto della domanda. Alice si strinse nelle spalle.
«Forse sì. O forse è andata al college e ora vive da un’altra parte, questo comunque è il posto giusto da cui iniziare la ricerca». Alice non aveva più sue visioni da molto tempo, dal giorno in cui, andandomene, le avevo fatto giurare di non intromettersi mai più nella sua vita e neanche nel suo futuro.
Andrà tutto bene, fratello. Lo sento”.
Mentre osservava la strada davanti a sé un sorriso leggero si disegnò sulle sue labbra, mentre io pietrificai totalmente.
L’autostrada divenne una via principale, e le prima case ci sfrecciarono accanto.
Benvenuti a Forks.
 

 

 

 

 

Ta-dààn.Sì, sono tornata e, insieme a me, una nuova storia. ^^
Okaay, forse l’ambientazione post abbandono di NM non è il massimo dell’originalità, ma l’idea è questa e non ci ho potuto fare nulla.
Ho già qualche capitolo pronto, quindi – se vi va – posso andare avanti con la pubblicazione. Oppure no, dipende da voi.
Fatemi sapere se avete voglia di seguire una fic tutta IC e, come mio solito, super what if.
Basciotti,
Vero

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Nyktifaes