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Autore: Isabeckhtorres    24/12/2014    6 recensioni
"Cara Hogwarts,
Sto ancora aspettando la mia lettera. Sei tipo 12 anni in ritardo, ma va bene.
Sinceramente,
Un Futuro Studente di Hogwarts."
Una serie di One Shots ispirate alle Letterstomrpotter.
James x Lily
Scorpius x Rose
Harry x Ginny
Molly Weasley
Ron Weasley
Draco Malfoy
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Molly Weasley, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Letter Four


Era il ventiseiesimo anniversario della Battaglia del Due Maggio, della Pace e di conseguenza l'aria era pervasa da eccitazione e felicità. Nessun membro della comunità magica che si definisse tale scampava alla gioia che sembrava sempre pervadere questa giornata.
Come tutti gli anni il Ministero aveva organizzato grandi eventi in vari punti dello Stato: uno a Hogwarts, Hogsmeade, Godric's Hollow e ovviamente al Ministero stesso. Gli eroi della Seconda, e i sopravvissuti della Prima, si materializzavano nei diversi luoghi, tenevano conferenze e parlavano, raccontavano, rivivevano le atrocità della guerra, perché non si dimenticasse il valore che aveva avuta quella Guerra e non andassero perdute nella memoria le vite che si erano sacrificate.
Tutti i protagonisti della Guerra poi si riunivano al Ministero per partecipare a un elegante ricevimento con Ballo annesso, a cui erano invitati tutti i maghi e le streghe importanti e noti.
A nessuno di coloro che aveva visto la distruzione negli occhi e aveva dovuto lottare per la vita piaceva davvero partecipare alle cerimonie pubbliche, avrebbero di gran lunga preferito celebrare in disparte, privatamente e con le loro famiglie; eppure ogni anno si sforzavano di presenziare e parlare e ricordare, stringendo i denti e sorridendo a tutte quelle persone.
Come una volta aveva saggiamente constatato Neville Longbottom, il Professore di Erbologia ad Hogwarts, era come essere esposti in una vetrina e il peggio era, non solo vedersi applauditi per una Guerra che nessuno di loro aveva voluto combattere, ma soprattutto essere costretti a ricordare la distruzione e il dolore che avevano vissuto, con tutte quelle morti.
E quell'anno, come tutti i precedenti, avrebbero partecipato.
Il Ministero era stato pulito e sistemato in ogni singolo angolo, un lato dell'Atrio era stato addobbato a pista da ballo, mentre dalla parte opposta erano sistemati tavoli per il ricevimento. La maggior parte di questi consisteva in tavolini rotondi per cinque o sei persone, ricoperti da una lunghissima tovaglia di seta bianca; questi poi circondavano un enorme tavolo rotondo con un altrettanto lunga tovaglia di seta nera. Lì si sarebbero dovuti sedere gli “eroi” e le loro famiglie.
La stanza era già gremita di gente che camminava e chiacchierava e si serviva dai vassoi che giravano magicamente, offrendo cocktail e aperitivi.
In un angolo buio accanto a un caminetto, da cui continuavano a uscire persone in vesti eleganti, due giovani ragazzi bisbigliavano concitati, lanciando attorno, di tanto in tanto, occhiate ansiose.
“Cazzo. Cazzo. Cazzo.” Disse una voce femminile.
“Se ti sentisse la McGonagall ora.” Rispose quella di un ragazzo con parole scherzose, il tono però neutro e teso.
“Ci uccideranno.” Continuò la ragazza.
“Forse.”
“Non stai aiutando.”
Il ragazzo sorrise e scosse la testa “Rose, possiamo anche non farlo.” La guardò dritta negli occhi.
“No. No, dobbiamo. Ti amo e loro devono imparare ad accettarlo. Dobbiamo.” Rispose cercando di convincersi. “Dove sono?”
Il ragazzo voltò la testa verso la Sala “Allora. Tua madre sta parlando con tua zia – Ginevra – e un altro uomo che non ho mai visto, credo sia del Ministero; tuo padre invece sta parlando con il Ministro.” Continuò a scrutare l'Atrio. “I miei sono con i genitori di Nott e con il Professor Longbottom”
“Mio fratello e i miei cugini?”
“Sparsi dappertutto.”
“Ok. Ripassiamo il piano.”
“Rose, amore, l'abbiamo ripassato tutta la notte, e continuo a sostenere che avremmo potuto impiegare meglio quelle ore...” Ghignò con malizia.
Rose gli tirò un pugno, punendolo per il commento malizioso e ottenne ciò che voleva: ripassarono il piano e poi, con un leggero bacio si divisero.
La ragazza raggiunse la sua famiglia, e così il ragazzo. Ognuno dei due si sedette a fianco dei rispettivi genitori, ognuno dei due fu educato e si mostrò interessato, nessuno dei due disse una parola all'altro. Era come se non si conoscessero, o come se si odiassero.
Ma poi cominciò la musica e coppie eleganti si alzarono dai tavoli per andare a volteggiare sulla pista, entrambi ancora seduti si cercarono con gli occhi: era ora. Il ragazzo si alzò e si diresse verso la ragazza.
Si chiamava Scorpius Malfoy, e se un cognome tale non fosse bastato a farlo riconoscere ovunque andasse, ci avrebbe pensato l' elegante giacca nera che indossava e che contrastava meravigliosamente con i capelli biondissimi e gli occhi di ghiaccio. E come se ciò non fosse ancora sufficiente ad attrarre l'attenzione della gente, la ragazza verso la quale si stava dirigendo rispondeva al nome di Rose Weasley e questo la rendeva figlia di Ronald Weasley e Hermione Granger, salvatori del mondo magico, che automaticamente voleva dire essere estremamente noti.
Tentando di non pensare alle possibili conseguenze, le si avvicinò, si inchinò e guardandola intensamente le porse la mano; la ragazza, facendo attenzione a non staccare gli occhi da quelli di lui, la prese e si alzò. Si guardarono un attimo e poi lui la condusse verso la pista.
I sussurri cominciarono immediatamente e teste si girarono da ogni angolo della sala.
Scorpius si fermò al centro della pista e la prese tra le braccia, consapevole di avere centinaia di paia di occhi addosso.
Cominciarono a danzare e continuarono a lungo, ballando una canzone dopo l'altra, con estrema eleganza e grazia. Entrambi osservavano con la coda dell'occhio la scena intorno a loro, soppesandola come se stessero aspettando qualcuno.
“Rose” Sussurrò lui dopo un po', avvicinando la testa all'orecchio di lei “Se ne sono accorti. Li vedi?”
“Sì” Rispose; riusciva a distinguere chiaramente suo padre e sua madre che li osservavano stupiti, l'uno confuso e teso, l'altra con curiosità. Scorse anche i genitori di lui, uno accanto all'altro immobili come statue, e altri visi noti: sembrava che stessero tutti osservando proprio loro.
Per la seconda volta quella sera le chiese “Pronta?”
Rose sorrise e si sentì percorre da un brivido, non avrebbe saputo dire se fosse paura, attesa, eccitazione o adrenalina.
Scorpius rispose al sorriso e si fermò, proprio al centro della pista; strinse la ragazza al petto e le posò una mano sui fianchi, affondando l'altra nei suoi capelli rossi. Al contempo lei portò le dita dietro al collo di lui e si alzò in punta dei piedi: i loro visi a due millimetri.
E poi, sotto gli occhi sconvolti o divertiti di tutti i presenti le loro labbra si unirono.



“Cara Rose,


Non siamo i nostri genitori – non ripetiamo i loro errori.
Questo è il nostro tempo per rompere le tradizioni, causare sommosse e far voltare teste. Questa è la nostra occasione per essere famosi.

Sempre,
Scorpius.”







Angolo Autrice

Ringrazio coloro che mi hanno letto, seguito o preferito! 
Spero sempre in una vostra recensione... Sarebbe un ottimo regalo di Natale!  

Auguri!!!!!!
@Isabechktorres

 

   
 
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