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Autore: Bumbix    28/12/2014    6 recensioni
In un mondo alternativo, la realtà non è divisa solo in creature magiche e babbani. Ci sono forze, da tempo dimenticate, che riposano dormienti sotto la superficie della terra, forze così spaventose che dovrebbero solo continuare a dormire, ma che si risvegliano al contatto con le paure di un bambino. Un bambino debole, abusato, seviziato, la cui vita è un circolo di miseria infinita a cui nessuno sembra voler porre rimedio. E se questa forze offrissero una scelta al bambino, che altri non è se non Harry Potter? Se si rivelassero migliori e più umane di quanto i babbani stessi siano, crescendolo ed addestrandolo al suo destino come Signore dei Demoni? In un mondo in cui la religione è più che fervida immaginazione, Albus Silente non è un paladino della Luce con una sfolgorante armatura, è solo un uomo vecchio che non riesce a rinunciare ai suoi piani da tempo architettanti, arrivando a fare l’impensabile pur di riottenere il bambino-sopravvissuto. Ed Harry tornerà ad Hogwarts, più forte di quanto sia mai stato, e con una volontà differente da quella di chiunque altro. Il sole continuerà a sorgere ed il mondo a girare, ma lo vedrete più allo stesso modo?
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Harry/Hermione
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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The Harry Potter’s Forbidden Story

Disclaimer: Non posseggo ne il mondo di Harry Potter, ne quello di High School DxD, che appartengono invece ai rispettivi autori. Questa storia è  stata scritta senza fini di lucro.

Capitolo 4

Hogwarts
Regno Unito
1o Ottobre, 1991

Era passato un mese dall’inizio della scuola, ed in un mese le cose non erano per nulla cambiate per Harry. Ovunque andasse il bambino-sopravvissuto era inseguito dai sussurri, e da occhiate alla sua vistosa cicatrice, c’erano addirittura momenti durante il pranzo, durante i quali varie persone si sporgevano dai loro banchi, per dargli una migliore occhiata, cosa che lentamente stava erodendo la pazienza del demone.

“Dimmi Blaise, davvero queste persone non hanno niente di meglio da fare che guardare la mia cicatrice?” La voce di Harry era irritata, a stento trattenuta, ma l’amico gli sorrise mitemente, prendendo un altro pasticcino dal vassoio sul tavolo. “Bhe, sei il fantastico bambino-sopravvissuto, che ha distrutto il più potente signore oscure di questo secolo senza nemmeno saperlo, ed inoltre sei stato smistato a Serpeverde. Non mi sorprenderei se iniziassero a chiederti degli autografi.”

Il viso di Harry si contrasse in una smorfia di fastidio, mentre il demone spostava di lato la sedia per far sedere Rias, perennemente in ritardo. La ragazza aveva preso la brutta abitudine di sgattaiolare via dal suo letto in piena notte, per andarsi a coricare con Harry, e non era passato molto tempo prima che Koneko ed Akeno lo scoprissero e decidessero di imitarla, portando caos e confusione nel sotterraneo della scuola. Alla fine, la loro tresca, che in realtà era solo un placido sonno in compagnia era stata scoperta dai professori, che avevano posto un veto alla cosa.

Rias e le altre non avevano preso bene la cosa, ma soprattutto la rossa era risentita, ed aveva iniziato ad avere incubi notturni, che la tormentavano impedendole di riposare. Per questo era sempre in ritardo, ed Harry teneva un occhio di riguardo per lei, facendola sedere vicino a lui, e trattandola con gentilezza.

“Rias, ti ho messo da parte un po’  di toast e qualche dolcetto, tra cinque minuti dobbiamo essere a Trasfigurazione, ti va di mangiarli per strada?” La ragazza sorrise mestamente, reprimendo uno sbadiglio. “Grazie Harry, sei sempre gentilissimo.” Disse queste parole prendendo il pacchettino preparato dal ragazzo, iniziando a mangiucchiare.

Dopodiché la comitiva si avviò lungo i corridoi, incrociando lungo la strada la fiumana di Corvonero che avrebbe fatto loro compagnia durante la lezione. Cinque minuti più tardi erano tutti in aula, ognuno con un proprio banco ed una scatola con un fiammifero davanti. “Oggi, inizieremo finalmente a praticare la magia. Abbiamo passato l’ultimo mese a studiare la teoria riguardo alla trasfigurazione, ed i pericoli che si corrono quando non la si usa propriamente, quindi penso sia giunta l’ora di mettervi alla prova. Davanti a voi c’è un fiammifero, entro la fine dell’ora dovrete trasformarlo in un ago d’argento. Il migliore vincerà dieci punti per la sua casa. Sono stata chiara?”

Le parole del generale McGranitt riecheggiarono per l’aula, mentre tutti gli studenti prendevano in mano la loro bacchetta per la prima volta, iniziando ad esercitarsi con l’incantesimo. La trasfigurazione era una delle branche più complesse della magia, aveva radici che risalivano fino al tempo di cristo, quando il presunto figlio di Dio la adoperava per trasformare l’acqua in vino, ed effettuare molti altri miracoli, tuttavia con il passare dei secoli, quell’arte si era evoluta ed era ormai alla portata perfino di bambini come loro, che tuttavia dovevano impiegare molte energie per brandirla.

Harry li osservò al lavoro, sorrise del loro impegno e della concentrazione che questi ci mettevano, rigirandosi pigramente la bacchetta tra le mani. Da quando l’aveva ottenuta, aveva provato più volte ad utilizzarla, azionarla, o farne un suo tramite in qualche modo, ma alla fine l’oggetto si era rivelato niente di più di un bastoncino senza alcun potere. Per ovviare a questo problema, che l’avrebbe altrimenti condotto ad un secondo incontro con il fabbricante di bacchette, Harry aveva imposto un incantesimo che gli permetteva di aggirare la bacchetta, compiendo magie come se la stesse utilizzando, senza però farlo realmente.

E così mosse pigramente la mano, effettuò a mente tutti i calcoli necessari per innescare la reazione che si sarebbe aspettato, osservando poi il mutare del fiammifero in un ago d’argento. Aveva impiegato quasi sei minuti dall’inizio della lezione per portare a termine il compito a loro assegnato, ed ora si ritrovava senza nulla da fare. Le sue capacità erano così aldilà di quel semplice esercizio, che non sentiva più nessuno stimolo dalla lezione. Sospirando, sposto la sua attenzione su Rias e le altre, che a differenza di lui stavano trovando difficoltà nell’esercizio. A differenza dei maghi infatti, le ragazze dovevano incanalare non la magia nella bacchetta, ma i loro poteri demoniaci, e questo allungava di molto il processo di apprendimento.

Spostando la sua sedia vicina a Koneko, che tra le tre sembrava quella più in difficoltà, Harry iniziò a darle qualche suggerimento, cercando di facilitarle il compito. “Koneko, devi stare tranquilla va bene? Tra tutti i noi tu sei quella che ha il pezzo demoniaco meno affine alla magia, quindi è normale che trovi difficoltà, ma l’importante è che ti ricordi quello che ti ho spiegato mentre eravamo a casa. Qual è la differenza fondamentale tra magia e poteri demoniaci?” Harry parlò con un sorriso, mentre la piccola bambina, che oltre l’handicap dovuto al suo pezzo di Torre, aveva anche quello dovuto alla sua età, guardava intensamente il suo fiammifero ancora completamente invariato.

“La magia sfrutta la forza interiore per creare e cambiare fenomeni naturali. Si adopera attraverso una serie infiniti di calcoli, che grazie ad una bacchetta vengono riassunti in un semplice movimento, ed ad una frase chiave che richiama il processo da eseguire, i poteri demoniaci invece sono più semplici, si basano solamente sulla volontà del loro utilizzatore, e seguono la sua immaginazione ed il suo desiderio di cambiare il mondo. Sono più potenti del potere dei maghi, ma hanno meno flessibilità.” Koneko ripeté le parole che lui stesso le aveva detto tempo prima, come se le stesse leggendo da un libro, lasciando Harry sorpreso dalla sua memoria e dalla sua serietà. “Bene, visto che ricordi tutto, ricorda anche che tu non devi concentrarti e pensare intensamente al cambiamento. Tu devi volerlo. Guarda il fiammifero e desidera che cambi, desideralo con il cuore, non con la testa, ok?”

Koneko spostò la sua attenzione su Harry, annuì alle sue parole, per tornare infine sul piccolo oggetto. I suoi occhi erano chiusi, ed il corpo era più rilassato, ma nonostante questo ancora non c’era nessun cambiamento evidente nel fiammifero, che si ostinava a rimanere un pezzetto di legno. “Io non ci riesco Harry! Forse… forse sono davvero troppo piccola ed incapace per essere qui. Forse dovrei solo tornare a casa… ma io non voglio abbandonare Harry, lui mi dimenticherà se lo abbandono!”

Gli occhi di Koneko erano tristi, mentre questa provava ancora ed ancora a far mutare il legno in argento. Harry capì la situazione, le prese la mano libera, facendola sobbalzare. I suoi occhi incontrarono di nuovo quelli di lei, e per un istante i due si limitarono a guardarsi. Poi Harry parlò, ma non aveva la solita voce tranquilla e rassicurante, piuttosto il suo era un tono duro e freddo, tagliente come la lama di un coltello. “Koneko, se davvero pensi di non farcela, allora vattene. Se al primo ostacolo ti arrendi e getti la spugna, allora scappa e non tornare. Ma se davvero pensi, anche solo lontanamente che io mi dimenticherò di te, che ti abbandonerò, allora vuol dire che non hai capito nulla. Tu sei forte, più forte di chiunque qui dentro, e se ci metterai d’impegno, allora vedrai che riuscirai in qualsiasi cosa.”

Harry le strinse un po’ di più la mano, lei arrossì, e nello stesso istante dalla bacchetta che ancora puntava il fiammifero, eruppe uno scintillo di magia, che colpì il suo obbiettivo, allungandolo, appuntendolo, arrivando perfino a fargli assumere un colorito argenteo. Non era un lavoro perfetto, ed anzi aveva ancora molte pecche da mettere a posto, ma Koneko fu estasiata da quello che riuscì a fare e rivolse ad Harry un bellissimo sorriso. “Hai ragione Harry… come sempre. Io non mi arrenderò, ci metterò il massimo impegno e diventerò una compagna di cui andrai fiero.”

Harry tornò sereno, le sorrise di nuovo, inconsapevole dell’effetto delle sue parole nella classe. Il suo discorso da duro era stato fatto a voce fin troppo alta, cosa che aveva attirato l’attenzione di qualche persona, distraendo alla fine in blocco tutti gli studenti. La professoressa stessa ora li guardava con labbra strette ed espressione severa, avvicinandosi velocemente a loro. “Signor Potter! La signorina Toujou la ringrazia per il suo aiuto, che è stato di certo molto utile ed apprezzato, ma noi tutti la invitiamo a tornare al suo lavoro, tenendo le storie romantiche lontano da queste aule.”

La voce della donna era insolitamente alta, ma probabilmente ciò era dovuto più che alla scena in sé, a ciò che ne era conseguito. Infatti una Akeno furiosa ed una Rias stanca, ma combattiva, pretendevano da lui lo stesso aiuto.  “Mi scusi professoressa, ho pensato soltanto che visto che avevo già completato il compito, sarebbe stato più utile aiutare qualcuno che ne aveva bisogno…”

“G-Già completato?” la vecchia strega era leggermente stupita dalle sue parole, ed avvicinandosi al suo banco vide un ago d’argento perfettamente formato, al posto del suo fiammifero. “Ma questo è impossibile! Mai in quarant’anni di carriera mi era capitato di vedere qualcuno riuscire a trasfigurare il suo ago il primo giorno! Non completamente, non in questo modo! Signor Potter, devo chiederle di rifare l’esercizio, per lei questo è un problema?”

Harry inarcò un sopracciglio, tornò a sedersi al suo banco, osservando la vecchia strega sostituire il suo ago con un altro fiammifero, diverso dal primo. Di nuovo Harry vi passò sopra la bacchetta, e con le dita attinse al flusso di magia dentro di se. Diversamente da quelli che avevano una bacchetta funzionante, Harry doveva eseguire per ogni incantesimo, centinaia di migliaia di calcoli a mente, prendendo in considerazione ogni possibile variabile di temperatura e pressione, arrivando a suddividere a livello atomico i componenti dell’oggetto da trasfigurare. Certo, per lui che seguiva questo metodo da tutta la vita non era poi così difficile, alla fine si trattava di tenere a mente delle costanti fondamentali e lavorarci sopra, ma per chiunque altro quell’impresa sarebbe stata a dir poco titanica.

Per questo la magia senza bacchetta era limitata agli incantesimi più semplici, e non c’era mago o strega al mondo che non usasse una bacchetta. Eccetto lui ovviamente. La mano si mosse, la mente di Harry accelerò quel tanto da visualizzare il risultato di tutte le equazioni risolte, ed infine la magia fece il suo corpo seguendo le specifiche che arrivi vi aveva imposto. Il fiammifero cambiò, divenne un ago d’argento estremamente appuntito, che non aveva assolutamente nessun difetto.

“Oh, ho mio… Ma questo è impossibile! Parlerò con il preside per sottoporla ad un esame approfondito signor Potter, potrebbe pure darsi che le faremo saltare delle classi! Mai.. in tutta la mia vita!” La donna iniziò ad iper-ventilare, mentre altri studenti si alzavano dai loro posti per osservare al miracolo del fiammifero cambiato al primo istante.

Harry sorpreso più per la piega degli eventi, che per l’atto in se, tornò ad alzarsi, avvicinandosi alla donna, che prese un braccio e tirò verso l’angolo della classe. La professoressa, piuttosto stupita dall’audacia delle sue azioni, non oppose resistenza. “Professoressa, per favore, non faccia nulla. Non voglio cambiare classe, ho degli amici preziosi qui, che non voglio lasciare indietro. Potrebbe ripensarci e lasciare invece che aiuti i miei amici per farli progredire più in fretta? Tutto il potere del mondo non mi servirebbe a nulla se non potessi condividerlo con chi mi sta vicino…” Harry sorrise, cercando di drenare dalla sua dose di fortuna, un assenso dalla professoressa.

Per qualche istante tra loro regnò il silenzio, mentre gli altri bambini in classe si spostavano ora verso Koneko, l’unica altra ad aver quasi completato l’impresa. Si può dire che se non ci fosse stato lui, lei avrebbe conseguito il risultato migliore della giornata. “Beh signor Potter… devo dire che i suoi propositi sono nobili… quindi credo che non ci siano problemi se rinviamo questa cosa dell’avanzamento ancora per un po’. Ma lei deve promettermi che aiuterà chiunque abbia bisogno di lei, non solo chi le sta vicino.”

La donna aveva colto il suo gioco di parole, causandogli uno spasmo involontario delle labbra. Non aveva voglia di aiutare chi gli stava antipatico, anzi si sarebbe divertito nel vederli in difficoltà mentre lui ed i suoi progredivano spediti nel loro percorso accademico, tuttavia la donna aveva moralmente ragione. Harry abbassò la testa, annuì, incominciando ad avviarsi. “Va bene professoressa, ha vinto, ma mi faccia un favore… d’ora in poi, mi chiami Harry, non signor Potter. Io e lei siamo amici dopotutto.” Il bambino sorrise, tornò a sedersi, iniziando a spiegare, nella maniera più elementare possibile, come avere una trasfigurazione efficiente al minor prezzo di magia e concentrazione possibile.

****************

Hogwarts
Regno Unito
11 Ottobre, 1991

Dopo la lezione pratica di Trasfigurazione il giorno prima, la fama di Harry Potter era cresciuta a dismisura. Ovunque nel castello si raccontava del suo metodo d’insegnamento e delle sue grandi capacità come mago. Molti dei compagni a cui Harry aveva dato un aiuto pratico durante la lezione, infatti, ora erano in grado di trasfigurare almeno in parte il loro fiammifero, facendo guadagnare al Serpeverde cinque punti per ognuno di loro, più i dieci messi in paio per la migliore trasfigurazione della giornata.

“Hai fatto guadagnare 45 punti a Serpeverde in una sola lezione?! 45 punti?!” Hermione, che camminava al suo fianco verso il sotterraneo di Piton, era scioccata ed allibita allo stesso tempo. Il suo sguardo era sgranato e la sua bocca spalancata, dandole un’espressione buffa che male le si addiceva. “Beh, alla fine sono stato più o meno costretto dalla professoressa ad aiutare chiunque ne avesse bisogno. È che ho finito di trasfigurare il mio fiammifero in due minuti, e non avevo altro da fare, quindi non prenderla troppo sul serio.”

Harry cercò di minimizzare, ma alla fine non fece altro che peggiorare la situazione. “Hai finito di trasfigurare il tuo ago in soli due minuti? Io ho fatto la stessa lezione con i Tassorosso, ed il mio fiammifero si è solo un po’ appuntito, ed è diventato d’argento. Ho vinto comunque i dieci punti messi in palio, ma sono ancora lontana da un risultato come il tuo…” la voce della ragazza si era abbassata, mentre questa spostava la sua attenzione sul pavimento in pietra ai suoi piedi. Ovunque intorno al loro, c’erano ragazzini che li spiavano e parlavano alle loro spalle mentre scendevano nel sotterraneo, e questo solo perché erano amici appartenenti a due case eternamente rivali.

“Ho provato a spiegarlo anche agli altri ieri, l’approccio che ha questa scuola con la magia è sbagliato. Qui non vi insegnano cosa è davvero la magia, ma solo come eseguirla. Se voi sapeste come nasce la magia, come è stata domata nei tempi antichi, allora tutto sarebbe più facile. Per ora posso darti solo un suggerimento. Non pensare troppo. La magia è una forza che va solo indirizzata, ma se ti sforzi troppo finirai con il porle dei limiti. Pensa al cambiamento, sii il cambiamento. Questo è il trucco.” Harry parlò con voce tranquilla, avvicinando poi le sue labbra all’orecchio di lei “E visto che sei tu, ti presterò gli stessi libri su cui ho studiato io. Questo di sicuro ti aiuterà”

La ragazza avvampò, ed i suoi occhi si accesero di interesse. “D-Davvero? Me li presterai? Oh sei fantastico Harry!” i due si sorrisero, senza però accorgersi del silenzio che era calato davanti l’aula. Intorno a loro nessuno parlava, e l’aria era tesa. “Signor Potter... La pregherei di tenere le sue questione di cuore fuori dai miei sotterranei, sono stato chiaro?” Harry avverti un brivido percorrergli lungo la schiena, mentre si voltava per incrociare lo sguardo dell’unico professore per il quale provava sia rispetto che timore. Si diceva che Piton favorisse sempre gli studenti della sua casa, ma sembrava che quella particolare condizione non valesse per Harry, che più volte si era trovato ad affrontare l’irritabilità del docente.

“Sissignore.” Harry parlò mitemente, contento di essere almeno l’unico bersaglio di Piton, che ora aveva aperto la porta della sua aula facendoli entrare. Per loro sorpresa, all’interno del laboratorio, i banchi su cui erano soliti studiare e prendere appunti erano stati sostituiti da piani di lavoro che non avrebbero dovuto vedere prima di un mese. “Mi è giunta voce, che ci sia un genio tra le fila dei nostri studenti del primo anno… quindi, anche se in anticipo sul programma, passeremo alle parte pratica di pozioni subito, senza ulteriori indugi.” L’uomo aveva iniziato ad aggirarsi tra i banchi, parlando così piano da rendere quasi difficile sentirlo.  “La pozione che andrete a cuocere oggi, è una semplice crema antibolle, così elementare da essere quasi patetica da fare. Certo, non mi aspetto la perfezione visto che quasi tutti voi siete delle teste di legno senza speranze, ma…” qui la sua voce si fece più lenta, mentre un sorriso perfido gli storceva il viso “… sarò estremamente deluso da chiunque non riuscirà nemmeno a portare a termine le istruzioni. Avete due ore di tempo, le istruzioni sono alla lavagna. Iniziate.”

La sorpresa per la fine improvvisa del discorso, si sommò a quella per la lezione pratica, lasciando gli studenti imbambolati all’ingresso dell’aula senza sapere cosa fare. Visto che erano ancora fermi alle norme di sicurezza, ed alla manutenzione de calderoni, nessuno aveva nemmeno la più pallida idea di come cuore una pozione. Beh, nessuno a parte Harry, che sebbene non desse il massimo di se nella sua materia, aveva già avuto modo di preparare sia veleni che antidoti durante le sue missioni negli Inferi.

Dando uno scorcio alle istruzioni alla lavagna, e comprendendo quanto questa sia seriamente ridicola, il bambino-sopravvissuto prese per il secondo giorno di fila le redini della situazione, facendo un passo avanti, per poi voltarsi verso i suoi compagni. “Serpeverde, con me. Mettetevi in cinque per ogni piano di lavoro, iniziate con il riempire i vostri paioli d’acqua corrente, accendendo poi il fuoco per farla bollire.” Tutti erano immobilizzati per la sua presa di posizione, ed ancora nessuno osò muoversi. “Cosa fate ancora lì? Noi facciamo parte dell’antichissima casa di Salazar, dobbiamo dimostrare alla scuola intera che siamo migliori di quanto loro potranno mai essere! Ora al lavoro!” Questo scosse i suoi compagni grigio-argento, che subito si mossero verso il lato destro dell’aula, iniziando a diversi come gli era stato indicato.

Al tavolo con lui c’erano ovviamente i suoi amici più stretti, che comprendevano Blaise, Rias, Koneko ed Akeno. Per quanto avrebbe voluto invitare anche Hermione ad unirsi a loro, questo avrebbe causato conflitti interni al gruppo della sua casa per via dei tradizionalisti purosangue come Malfoy e la Parkinson, che avrebbero iniziato a mettere in discussione la sua leadership ad ogni occasione.

Mentre i Serpeverde iniziarono a muoversi, prima titubati, poi sempre più sicuri di sé, i Grifondoro ancora bazzicavano nell’oblio dei loro dubbi, consapevoli che a prescindere dal risultato della lezione, sarebbero stati loro a subire le ire del temibile professore. Harry sorrise ad Hermione mentre schiacciava i suoi scarafaggi dell’Amazzonia fino a ridurli ad una fine polverina, facendole segno con il capo verso un calderone. Conosceva la preparazione della ragazza, ed anche senza aver mai fatto una prova pratica sarebbe stata in grado di tirar fuori qualcosa di decente.

Eppure negli occhi della Grifondoro non c’era la solita condiscendenza, o la tranquillità che Harry era abituato a vedere, bensì un fuoco che la portò a sorridere più ampiamente, mentre seguendo l’esempio del bambino-sopravvissuto, la ragazza si faceva carico della sua casa. “Grifondoro!” nessuno rispose al suo richiamo sebbene tutti avessero concentrato la propria attenzione su di lei. “Non vorremo mica farci battere da questi viscidi Serpeverde!? Noi siamo i discendenti di Godric in persona, il coraggio è il nostro vessillo!” Hermione parò con voce tonante, scuotendo dal loro torpore i propri compagni di casa.

Come lui, aveva giocato sul loro orgoglio, riuscendo  a smuovere quella massa esitante di bambini inesperti. “Ora fate come vi dico, e vi prometto che noi non perderemo!” Il suo sorriso era dei più ampi, mentre organizzava e divideva le sue truppe, iniziando anche lei a far bollire l’acqua del suo calderone. In breve le segrete furono piene di fumi argentei, mentre tutti, chi più chi meno portavano avanti il compito a sorpresa.

Hermione ed Harry gestivano tutti, correggendo i vari errori dei propri compagni, cercando al contempo di portare avanti la loro pozione, senza mai lamentarsi o far caso a quel pipistrello formato gigante, che girava loro intorno perpetrando insulti per la scarsa qualità di una pozione, o il modo penoso in cui erano state tagliate delle erbe. “E questa Signor Potter la chiama una crema contro le bolle? Per quando è liquida potrebbe benissimo essere un ristagno d’acqua piovana!” Il pipistrello disse questo quando controllò la sua pozione, che aveva lasciato troppo sul fuoco mentre aiutava Akeno, ed aveva quindi perso consistenza. “Mi scusi professore, cercherò di fare meglio la prossima volta.” Harry rispose mitemente, senza mai incrociare gli occhi dell’uomo.

Alla fine della lezione, grazie ai propri generali, tutti in aula erano riusciti a fare una pozione semi-quasi decente, e sembrava che nessuno sarebbe stato punito. Ma a quanto pareva il meglio era stato tenuto per la fine. “Signor Potter, signorina Granger, prego fate un passo avanti ed affrontate i vostri compagni.” La voce di Piton era palesemente divertita, mentre sorrideva malignamente nella loro direzione. I due bambini fecero un passo avanti, e da come Hermione si mosse, Harry intuì che non aveva davvero capito a cosa andava incontro. Lui si era preparato a quell’eventualità fin da quando aveva deciso di prendere il comando dei Serpeverde, ma lei sembrava essere sicura che avrebbero ricevuto solo onori per il loro contributo alla lezione.

Mai sua idea poteva essere più sbagliata. “Per aver alzato la voce in classe, ed aver aiutato i vostri compagni, impedendo loro di fare gli errori necessari che li avrebbero fatti maturare, tolgo ad entrambi venti punti dalle vostre rispettive case.” Il chiocciare festante, che era scaturito quando la lezione era volta al termine senza incidenti gravi, si era ora trasformato in un silenzio attonito. I più scioccati erano i Serpeverde, che avevano appena assistito ad un evento narrato solo nelle leggende, e mai realmente documentato. Piton aveva tolto punti alla sua casa. Piton. Aveva. Tolto. Punti. Alla. Sua. Casa!

Harry annui alla decisione del Professore, mentre Hermione stava cercando di reprimere il bollore sulle sua guance. Non era imbarazzata questa volta, ma furiosa per via della scelta insensata del pipistrello. Loro avevano solo aiutato i propri compagni di fronte all’inaspettato, e questo avrebbe dovuto rendere il professore orgoglioso di loro, non farlo inviperire.

Schiumante di rabbia la ragazza abbandonò il sotterraneo non appena finita la lezione, seguita da qualche insulto molesto, lanciato dai più idioti della sua casa. “Hermione, sei solo una stupida secchiona!” Uno sguardo inceneritore fu mandato a Ron Weasley, che di recente era divenuto il capo di una piccola fazione di studenti che lo vedeva come la reincarnazione del signore oscuro. “Weasley, smettila ora se non vuoi finire il infermeria.” La voce di Harry scosse il rosso, che si voltò guardandolo  con cattiveria. “Ah sì, perché lei è una delle tue tante ragazze, vero Potter? Secchiona e pure amica di un Serpeverde, non so davvero cosa ci abbia visto il cappello parlan…”

Harry scattò, il pugno chiuso, un’aura rosso intorno alla mano, stavo già saltando addosso a Ron quando diverse paia di mani lo trassero indietro. Koneko, Rias ed Akeno riuscirono a fermarlo, mentre Blaise si metteva in mezzo, frapponendosi tra i due. Tutti avevano visto l’aura rossa intorno alla mano di Harry, soprattutto Ron, che era sbiancato, convinto di essere morto. “Harry, i Serpeverde non combattono come babbani, piuttosto fanno dei duelli. Di un po’ Weasley, ti va di fare un duello contro Harry? Io sarò il suo secondo, ma sinceramente credo che non resterà nulla di un Grifonidiota come te dopo che lui ti avrà sistemato…” Zabini parlò subdolamente, con un sorriso denigratorio in viso, facendo passare il colorito di Ron, da terreo a color mattone. “Ci sto! Dove lo facciamo?”

Ron parlò con foga, senza accorgersi di essere finito nella trappola del Serpeverde. “Beh, visto che è vietato dal regolamento fare magie nei corridoi, direi di vederci stanotte sul tardi nella sala dei trofei. Direi intorno a mezzanotte. Se non ci sarai, faremo in modo che tutti sappiamo che non è solo il nome della tua famiglia ed i tuoi vestiti ad essere patetici, ma anche tu.” Ora erano i grifondoro a trattenere Ron, che aveva iniziato ad insultare manco fosse un bambini di cinque anni. Poco dopo, i due gruppi si divisero dirigendosi alla lezione successiva. Tra le fila dei Serpeverde l’umore era nero, ma una persona sembrava particolarmente divertita, Draco Malfoy. “Ah Blaise, questa si che mi è piaciuta! Quindi cosa farete, direte a Gazza di andare a prenderlo, oppure vi presenterete davvero?”

Blaise ritornò alla sua espressione calma e pacata, facendo un piccolo sorriso al biondo. “Quando mai uno Zabini si è presentato ad un duello? Ovvio che avvertiremo Gazza, e si spera che domani quel Weasley sia sul treno verso casa.” Draco rise, molti dei serpeverde lo imitarono, solo Harry si ritrovò a sbuffare come un toro inferocito. “Dovevate lasciare che lo colpissi.” Si rivolse alle ragazze che prima lo avevano afferrato, impedendogli di arrivare al bersaglio. Loro sorrisero, afferrandogli le braccia, ed abbracciandolo da dietro. “Se lo avessimo fatto quel pugno gli avrebbe fatto scoppiare la testa. Dubito che saresti potuto rimanere a scuola dopo quello.”

Harry sbuffo, sciolse la loro stretta su di lui, cominciando a camminare a passo svelto. Di nuovo aveva lasciato che il suo temperamento venisse fuori. Per quanto cercasse di reprimersi e di comportarsi bene, ancora c’era un lato di se che sfuggiva al suo controllo.

Gli occhi si alzarono al soffitto, mentre il demone camminava leggermente più tranquillo.

Un’altra giornata era finita, e con essa un’altra lezione era passata.

Non poteva andargli sempre bene, no?

****************

Sala Comune Grifondoro, un’ora prima di mezzanotte.

Hermione aveva saputo del duello grazie alle voci che giravano per tutto il castello. La notizia si era diffusa in lungo ed in largo grazie al canale di gossip della scuola, che aveva gonfiato la notizia al punto che sembrava che Harry avesse sfidato Ron solamente per dimostrare il suo amore nei confronti della Grifondoro. La bambina era stata confusa, felice ed eccitata, ma al tempo stesso aveva paura che potessero essere  tutti espulsi.

Era contro il regolamento uscire di notte, era contro il regolamento duellare nei corridoi, ed ancora più importante era contro il regolamento farsi beccare! Per questo ora si trovava a braccia conserte, davanti l’uscita della Sala Comune, affrontando Ron e  Dean, che si sarebbero presentati alla sfida.

“Ron, ti ho detto no! Non puoi andare, è contro il regolamento, farai perdere dei punti a Grifondoro!” Aveva provato ad essere gentile, ma il rosso provavo solo disprezzo per lei, come molti altri compagni di casa. Purtroppo gli atteggiamenti delle persone nei suoi confronti non erano cambiati con l’iscrizione alla scuola di magia. “Come se a te ti importasse qualcosa se la nostra casa perdesse dei punti! Sei solo una traditrice che se la fa con i Serpeverde! E poi quel Potter! Cosa ci trovi in lui, ti ha messo sotto incantesimo?” La voce di Ron era tagliente e cattiva, come lo erano sempre i suoi commenti verso di lei. “Lascia in pace Harry, e poi oggi ho aiutato anche te a Pozioni! Non è colpa mia se Piton ci ha tolto dei punti, io ho solo fatto la cosa giusta!”

“Sì, la cosa giusta, come no. Volevi solo fare la secchiona come fai sempre, sempre a dare ordini, a dire agli altri dove sbagliano e come si fanno davvero le cose! Fatti da parte, per me tu non sei altro che una stupida, ed io ho un duello da vincere” Ron afferrò la sua bacchetta, la puntò contro Hermione, ma lei ancora non si mosse. Non avevano imparato alcun incantesimo offensivo, ed il rosso aveva dato prova in più di un’occasione della sua inutilità con una bacchetta in mano. “No, Ron! Puoi anche odiarmi, non mi importa, ma non posso lasciare che veniate espulsi! Se voi veniste espulsi, io…”

Ron le si avvicinò, quasi schiacciò il suo viso contro quello di lei mentre premeva la sua fronte contro la sua. “Noi? Tu vuoi solo che Harry non sia espulso! Non ti importa nulla di noi, altrimenti non faresti la corte a quello sporco Serpeverde!” Hermione arretrò, il cuore che pulsava dolorosamente, la testa confusa, gli occhi bagnati di lacrime. Non sapeva cosa dire, ne come dirlo, poteva solo trattenere le lacrime per non mostrarsi debole. “Andiamo Dean, facciamola finita.”  Dean guardò un attimo Hermione, prima di porgerle un fazzoletto, seguendo il rosso oltre il rifugio sicuro della sala comune.

“No! Verrò anch’io, non posso permettere che vi facciate male, io vi fermerò!” Hermione seguì i due bambini da dietro, continuando a rimproverarli facendo previsioni di possibili disastri. Alla fine i tre arrivano nella Sala dei Trofei, e si misero in attesa. Il tempo passò, ma nessun Serpeverde si fece vivo. Alla fine sentirono un miagolio, ed i passi affrettati del custode. “Sbrigati Mrs. Purr, dobbiamo prenderli, sono nella sala, nella sala dei trofei!”

La voce strascicata di Gazza li fece sobbalzare. Erano caduti nel tranello dei Serpeverde. Nel tranello di Harry. Hermione capì questo mentre li portava via, guidandoli per una porta secondaria, e da lì lungo un corridoio. Fu solo quando si trovarono davanti ad una porta sbarrata che il panico iniziò a dilagare. “Miseriaccia, se ci prende saremo espulsi!” La Grifondoro lo guardò male, represse l’istinto di picchiarlo, per poi spingerlo via. “Spostati, idiota!” La punta della sua bacchetta colpì due volte la serratura, mentre la ragazza sussurrava l’incantesimo “Alohomara!” La serratura scatto e la porta si aprì. I tre entrarono nella stanza proprio mentre Gazza stava per voltare l’angolo dove si trovavano. Si salvarono per miracolo, ma per ogni evenienze Hermione tenne la porta socchiusa, osservando il custode guardarsi in giro.

“Hermione…” Ron cercò di richiamare la sua attenzione, ma lei lo ignorò. Dava ancora le spalle alla stanza, si preoccupava solo di guardare nel corridoio, dove un inviperito Gazza stava ora prendendo una diramazione che lo avrebbe portato lontano da loro. “Hermione, dobbiamo uscire…” Stavolta fu Dean a parlare, e la sua voce era percorsa da paura pura. “Non ancora, potrebbe tornare indietro. Aspettiamo qui ancora un po’.”

Poi un ringhiò sommesso percosse l’aria, facendo tremare le ossa nel corpo dei bambini. Hermione si voltò lentamente, il cuore quasi fermo per la paura. E poi lo vide. Un cerbero, un enorme, orribile cerbero, che faceva la guardia a qualcosa. “Andiamo via!” I tre si catapultarono fuori dalla stanza giusto in tempo per evitare la sfilza di denti affilati della bestia, che aveva iniziato ad abbaiare frustrato.

E poi i tre ricordarono solo la lunga corsa lungo il castello, durante la quale furono fortunati a non incontrare nessuno. Una volta di nuovo al sicuro, Dean fu il primo a riprendersi. “Ma cosa cavolo era quella cosa?!” Hermione, e la sua mania da sotutto, risposero alle perplessità degli altri. “Era un cerbero, un mastino dell’inferno. Sapevo fossero estinti da secoli, ma non è questo l’importante. Non avete visto su cosa poggiava le zampe?” I due la fissarono, quasi fosse impazzita. “Le zampe? Hai fatto caso le zampe? Scusa Hermione, ma io ero troppo impegnato a contare le teste, che erano tre se non te ne sei accorta!” Ron sbottò, alzandosi in piedi, irritato  e paranoico. “Era tutto un piano di Harry, lui ha cercato di uccidermi! Deve essere così, ha capito che l’avrei battuto ed ha deciso di farmi fuori! Te l’ho detto Dean, lui è un mago Oscuro!”

I due iniziarono a discutere, mentre Hermione scartava a priori la possibilità che Ron avesse ragione. Harry non avrebbe mai tentato di ucciderlo, anche se era un Serpeverde. Lui era buono, le ne era convinta…

Con la mente in subbuglio la ragazza andò a dormire, sentendo nelle sue orecchie ancora le ultime parole di Dean e Ron.

Non poteva crederci, non lui, non il suo Harry.

****************

Hogwarts
Regno Unito
12 Ottobre, 1991

Le mano di Harry si tese sul manico di scopa. Istintivamente il bambino richiamò la sua magia, infondendola nella voce, mentre esclamava 'Su', seguendo le istruzioni di Madama Bumb. Come lui, tutti gli altri Serpeverde e Grifondoro del primo anno fecero altrettanto, ma a differenza sua solo in pochi riuscirono a richiamarlo al primo colpo.

Una delle persone in maggiore difficoltà sembrava essere Hermione, il cui manico di scopa si rifiutava assolutamente di levarsi in volo, ed anzi si ostinava a rotolare a terra come privo di forze. Dopo qualche minuto, molti altri erano riusciti nell'impresa, ed anche chi non era riuscito a far sollevare il suo manico, fu autorizzato a raccoglierlo da terra per passare alla fase successiva.

“Bene bambini, ora salite sulla scopa, portandovi in questa posizione.” La donna si pose al centro dello spiazzo tra i due gruppi, e mostrò loro come cavalcare una scopa, dove mettere le mani, e come controllare altitudine e velocità. “Ricordate, date solo una spinta con i piedi verso l'alto, alzatevi di qualche metro, e poi inclinate il manico verso il basso per tornare a terra.” La donna, con capelli argentei ed occhi acuti, diede loro una dimostrazione man mano che spiegava, atterrando infine per vedere come se la cavavano presi singolarmente. “Al mio tre. Uno, due...”

Molto prima del tre, Neville Paciock di Grifondoro, si diede una forte spinta con i piedi, cominciando a sollevarsi in aria. In pochi istanti tutti capirono che aveva già perso il controllo della scopa. “Signor Paciock, cosa sta facendo?! Scenda subito, le sto ordinando di scendere!” A dispetto delle sue parole però, Nevile continuò a salire, in alto sempre più in alto, urlando a squarciagola. E poi cadde. I riflessi di Harry gli permisero di erigere un incantesimo imbottito appena prima che il ragazzo toccasse il suolo, ma non avendo usato una bacchetta, nessuno se ne accorse.

“Lasciatemelo vedere!” La professoressa si avvicinò a Neville, lo scosse, facendo la conta dei danni. “Sembra non si sia fatto nulla, sebbene questo sembri impossibile. Adesso lei verrà con me in infermeria, e voi altri. Se qualcuno osa prendere la scopa mentre non ci sono sarà espulso prima di avere il tempo di dire Quidditch!”

La donna si allontanò, sorreggendo un illeso, ma spaventato Neville, il tutto mentre gli altri studenti incominciavano a  dividersi in gruppi per parlare dell'accaduto. “Guardate, quel deficiente ha perso qualcosa!” Draco richiamò i Serpeverde, raccogliendo dal punto di impatto al suolo una piccola sfera trasparente che sembrava contenere del fumo grigio. “Una ricordella! Forse se quel cretino l'avesse tenuta in mano si sarebbe ricordato di cadere sulle chiappe!”

Molti risero alla sua battuta, ma dalle file Rosso-oro si fece avanti un insolitamente tranquilla Hermione “Dai qua Malfoy, quella non è roba tua.” La ragazza era stata distante e distratta per tutta la mattina. Profonde occhiaie nere le bordavano gli occhi, mentre questa passava di fianco ad Harry senza rivolgergli uno sguardo. La cosa iniziò ad insospettire il ragazzo, che però non volle indagare ulteriormente per evitare di causare altri dissidi tra lei ed i suoi compagni di casa. Aveva già capito che era colpa sua se le cose per lei andavano male, ma nonostante questo non poteva evitare di preoccuparsi, ne poteva non tentare di farla stare meglio, anche solo un per un po'.

Malfoy, quando la vide, si limito a ghignare, passandosi la palla da una mano all'altra come farebbe un giocoliere. “Perché mai dovrei dare ascolto ad una SangueMarcio come te? Hai forse intenzione di correre in giro agitando quella tua bacchetta rubata, solo per far perdere altri punti alla....” Draco non riuscì a terminare la frase, che un pugnò lo colpì in pieno viso.

Incredibilmente, per quanto Harry lo stesse desiderando, non fu lui a colpire il biondo, che invece fu atterrato da Hermione stesse. “SangueMarcio chiamerai quella cagna di tua madre, stupido biondo platinato!” La voce di Hermione era insolitamente alta mentre Draco, steso al suolo, alzava lo sguardo su di lei, pulendosi il sangue dalla bocca “Mio padre lo verrà a sapere!”

“Verrà a sapere cosa Signor Malfoy?” Madama Bumb sembrava aver fatto di corsa, forse temendo che qualche studente avrebbe trasgredito ai suoi ordini, facendo un volo non supervisionato. “Lei mi ha colpito!” Draco accusò Hermione, sul cui viso era tornata un'espressione angelica mentre si rivolgeva alla donna. “Questo è vero signora, ma solo perché Draco ha provato a picchiarmi con il suo manico di scopa.” La sua voce era tranquilla, l'espressione serena, eppure intorno a lei tutti erano sbigottiti. Come poteva mentire con così tanta naturalezza? “Questo è vero Signor Malfoy?” La voce della Bumb si era fatta più dura mentre la donna tornava a rivolgersi al biondo, la cui famiglia conosceva di fama.

“Io non ho fatto nulla, si sta inventando tutto! Mi ha solo colpito, senza alcun motivo!” Draco si difese, cercando di scaricare l'intera colpa sull'altra, che si preparò a ribattere, tuttavia questo fu impedito. “Bene, basta così! Signor Potter, è vero quello che la signorina Granger sta dicendo, è stato davvero Malfoy ad incominciare?” Harry non dovette nemmeno pensarci, annui stoicamente incrociando le braccia al petto. “Si signora, è vero. Sembrava che trovasse divertente picchiare una nata babbana, ma Hermione qui non è tanto stupida da rimanere inerme e farsi bullizzare. Per quanto mi riguarda le sue azioni sono state semplice auto-difesa.”

Draco spalancò la bocca, rivolgendo un'occhiataccia ad Harry “Signor Malfoy, lei dovrà scontare una punizione, e parlerò con il suo capocasa dell'accaduto. Simili atteggiamenti non sono ammessi all'interno della scuola. Ora tutti in fila, riprendiamo con le esercitazioni.” I ranghi si ricomposero, Harry cercò nuovamente gli occhi di Hermione, ma lei gli sfuggì ancora, nascondendosi dietro ai suoi compagni. “Perché lo hai fatto?! Sapevi che era stata lei!”

Le braccia di Harry si sciolsero, il bambino-sopravvissuto avvicino il suo viso a quello di Malfoy, avvicinandosi tanto da poter sentire il lento fiato caldo di Draco sul suo viso. “Sei stato anche fortunato... ti ho già detto che non sopporto sentir chiamare qualcuno SangueMarcio. La prossima volta non sarà solo la tua bocca a sanguinare...”

Il demone si allontanò, tornando a mettersi di fianco alla sua scopa. “Harry, non avrai preso di mira pure gli uomini vero?” Akeno, che era alla sua destra, gli sorrise maliziosa, ridacchiando per la scena di poco prima. “In che senso scusa?” Lui la guardò confusa, lei si coprì la bocca scuotendo il capo. “A volte si così innocente, un vero e proprio bambino.” La ragazza continuò a ridere, mentre Harry incominciava a la regolarizzare la respirazione. Ce l'aveva ancora con Draco, ce l'aveva a morte. Voleva picchiarlo, saltargli addosso, strappargli i vestiti, e fargli capire una volta di più, che il suo status di Purosangue non contava nulla. Anche lui alla fine si sarebbe piegato di fronte ad Harry, ed avrebbe acconsentito a qualsiasi sua richiesta, come tutti.

Il cuore iniziò a calmarsi, la mente a tornare lucida, mentre di nuovo tendeva la mano sulla scopa, che una volta tra le sue gambe, avrebbe stretto forte, facendo aderire i palmi delle mani al duro legno laccato. Si preparò al decollo, e quando Madama Bumb fischiò, spinse forte con i piedi prendendo velocità. L'aria iniziò a scompigliargli i capelli, mentre saliva sempre più in alto, sempre più lontano, sempre più veloce. Per un attimo si sentì libero, il sangue nelle sue vene non era più veleno e la sua mente era di nuovo libera.

Urlò al mondo la sua gioia, mentre dal basso venivano urli amplificati, e richiami. Il suo di un fischietto lo raggiunse mentre volteggiava libero nei cielo, ed a quel richiamo subito punto il manico di scopa verso il suolo. La sua picchiata fu incredibile, fino all’ultimo momento rimase con il corpo piegato sul manico di scopa acquisendo velocità, strattonando solo alla fine verso l’alto per fermarsi ad un palmo da terra.

Non era mai stato così euforica da che avesse memoria, e lo dimostrò esibendosi in un giro delle morte, conclusosi con l’atterraggio. “Professoressa, è stato semplicemente…. Wow, mai volato così. Era tutta un’altra cosa rispetto al volo normale.” Harry continuò a parlare, la sua voce era una macchinetta incontrollabile, mentre spiegava ad un’esasperata Madama Bumb ogni singolo scarto della sua scopa mentre la guidava nei cieli sopra il castello. “Fermo Potter! Mi stai dicendo che questa era la tua prima volta su una scopa?”

La professoressa era allibita, Harry esaltato. “Si, la mia prima volta, ma può scommetterci che non sarà l’ultima! Devo assolutamente comprarne una, e poi esercitarmi, so di poter diventare molto, molto più bravo! Per esempio alla fine, mentre risalivo dalla picchiata, per un istante ho urtato il suolo con la punta del manico! Quello ovviamente mi ha fatto perdere….” E di nuovo il bambino riprese la sua narrazione, completamente dimentico di tutti gli altri suoi coetanei che potevano solo sognare un talento del genere.

“Lei ha così tanto potenziale Signor Potter… scriverò uno nota al suo Capocasa, lei deve assolutamente entrare in squadra come cercatore!” L’appassionata di Quidditch si lanciò in un’intensa narrazione sportiva, mentre con un gesto vago della mano faceva riprendere gli altri ad esercitarsi.

Per il resto della giornata non ci furono ulteriori problemi, tutto si svolse regolarmente, ma le voci secondo cui Harry Potter fosse un genio in qualsiasi cosa tentasse, prese sempre più piede nel castello.

Al ritorno dalla lezione tuttavia, un incontro inaspettato, riscosse il piccolo eroe dall’emozione del volo, facendolo tornare per la prima volta con i piedi per terra. “Hermione!” La ragazza era ferma davanti agli enormi portoni che davano alla Sala d’Ingresso, e sembrava stesse aspettando proprio lui. “Harry, ti posso parlare?” La sua voce era titubante, il volto rosso. Completamente diverso dal viso sicuro di se che aveva mostrato prima a lezione. “Si certo. Voi andate avanti senza di me.” Harry congedo i suoi amici con un cenno del capo, mentre questi li superavano lasciandoli soli sulle scale che davano sull’immenso prato.

“Volevo… ecco, volevo parlarti di ieri sera. Perché non sei venuto nella sala dei trofei?” La ragazza non lo guardava, avevo gli occhi fissi in avanti, sul sole calante all’orizzonte. “Ieri sera… dovevo andare nella sala dei trofei?” Harry era confuso, aveva dimenticato la sfida visto che non era stato lui a proporla e non aveva intenzione di presentarsi, quindi impiegò qualche istante per ricordare. “Ah, si. Perché me lo chiedi? Non mi dirai che Ron è davvero uscito per il castello di notte!” Harry sorrise, Hermione abbassò per un attimo gli occhi, ma si volse verso di lui con un sorriso. “Sapevo che non lo avevi programmato tu.” La confusione di Harry crebbe ancora una volta. “Programmato… cosa?”

Hermione rise della sua espressione ingenua, ed iniziò a raccontare. Del cerbero, della botola, del corridoio del terzo piano, iniziando poi una filippica su come Harry dovesse chiedere scusa a Ron prima che l’astio tra i due degenerasse.

I due risero e parlarono a lungo, saltando addirittura la cena, ma la cosa non fu un problema, perché erano insieme e non avevano bisogno d’altro.

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Hogwarts
Regno Unito
31 Ottobre, 1991

Erano passati quasi due mesi da quando Harry si era iscritto ad Hogwarts, ed ormai la sua vita aveva assunto una piacevole routine. Ogni mattina si alzava, faceva colazione con i suoi compagni di casa, seguiva le lezioni, aiutando e supportando chiunque avesse bisogno del suo aiuto, ed infine si allenava nella realtà alternativa grazie al pugnale che gli era stato regalato il giorno della sua partenza dagli inferi.

Certo, non sempre quando aiutata qualcuno lo faceva volentieri, ed in più di un’occasione ha dato solo un finto aiuto a chi gli stava realmente antipatico, ma nonostante questo nessuno nel corpo insegnanti aveva di che lamentarsi. Perfino Piton, che non nascondeva il suo disgusto per l’ultimo dei Potter, aveva avuto più modo di riprenderlo in alcun modo. Harry aveva assunto il ruolo di leader del primo anno, quasi all’unanimità e tutti seguivano le sue istruzioni senza discutere.

Quando condivideva la classe con i Grifondoro sedeva sempre accanto ad Hermione, ridendo e scherzando con lei come se fossero amici da sempre. Si divertita in compagnia della bambina, che grazie al suo aiuto ed ai libri che le aveva prestato, aveva iniziato presto a spiccare in capacità ed incantesimi. Certo non era al suo livello, ma in pochi anni sarebbe diventata una strega con un potenziale magico esorbitante.

Harry sorrise, vide i suoi amici avviarsi verso la Sala Grande per il veglione di Halloween, ma lui rimase indietro. Rias e le altre, che sapevano la ragione dietro questa sua scelta non commentarono, Blaise invece, che ormai ricopriva ufficialmente il ruolo di migliore amico maschio, si fermò vicino a lui guardandolo dubbioso. “Tu non vieni.” Non era una domanda la sua, ma solo una costatazione. Una delle cose che più gli piacevano di Zabini era questo suo modo di porsi. Tranquillo, senza insistenza e senza curiosità. Parlare con lui era una delle cose che più rilassavano l’Alfiere. “No, stasera no. Andate avanti senza di me, io farò un giro per il castello e ci vedremo a fine serata.” Harry sorrise, Zabini annuì increspando le labbra nell’ombra di un sorriso, allontanandosi infine insieme agli altri Serpeverde.

Quando finalmente fu da solo, il bambino prese uno dei suoi libri di incantesimi, sfogliandolo fino ad una pagina in particolare, dove aveva accumulato diversi ritagli della Gazzetta del Profeta. Quello era il suo bottino, un qualcosa che era riuscito a ricavare dalla biblioteca, spulciando le edizioni dei vecchi giornali. Nelle pagine strappate, più degli articoli,  risaltavano alcune vecchie foto stropicciate in movimento, che mostravano due persone.

“Mamma… papà… mi mancate” la voce di Harry era un sussurro inudibile mentre sfogliava ciò che restava dei suoi genitori. Solo foto ed articoli presi dai giornali vecchi di una decade. “Vorrei tanto che voi foste qui.” I suoi occhi si inumidirono, e per quindici minuti non fece altro che guardare le foto, cercando di cogliere le somiglianze che lui aveva con i genitori, ricostruendo dagli articoli frammenti della loro vita.

Alla fine non ce la fece più. Ripose di nuovo i ritagli al loro posto nel libro di incantesimi, e si avviò fuori dalla sala comune. La sua mente era stanca e vuota, ora che non doveva indossare la sua maschera di perbenismo, si sentiva logorato e sfinito. Però stava funzionando. Reprimere le sue emozioni, nascondere la sua cattiveria, il suo dolore, mostrando solo quello che tutti vorrebbero vedere, lo sta facendo amare.

Ha molti amici, nessuno lo ha ancora chiamato mostro, sebbene corrano voci sul fatto che lui sia un mago oscuro. Purtroppo non può piacere proprio a tutti, ma questo è solo un piccolo prezzo da pagare se paragonato a come la sua vita era un tempo, quando a scuola lo evitavano tutti per paura di suo cugino.

Camminò così tanto, e con la mente così persa nei suoi pensieri, che alla fine voltò un angolo senza prestare attenzione, e finì con l’andare a sbattere contro qualcuno. Entrambi caddero a terra, ed Harry era già pronto a scattare contro chiunque fosse responsabile di ciò, quando capì di avere davanti un’Hermione in lacrime.

Per un momento l’eroe del mondo magico fu spiazzato. Non sapeva bene come comportarsi con una ragazza in evidente crisi di pianto “Ti ho fatto male?” chiese la cosa più stupida che gli passava per la mente, preoccupato che fosse lui la causa di quanto stava capitando. Hermione cercò di tirarsi su, ma riuscì solo a piangere più forte. Alla fine scosse il capo, sedendosi appoggiata alla parete di pietra del corridoio. I due si trovavano vicino ad un bagno, dal quale la ragazza sembrava essere appena uscita. “Cos’hai Hermione, se non me lo dici non posso aiutarti.” Harry tornò ad indossare la sua maschera, ma questa volta non fu difficile come quando si rivolge ad estranei o persone di cui non gli importava. Era davvero preoccupato per la ragazza.

“È stato Ron?” Hermione nascose il viso tra le mani, senza negare ne confermare la sua supposizione. Erano settimane ormai che Ron portava avanti la sua campagna diffamatoria contro Harry, cosa che al bambino-sopravvissuto poteva anche andar bene se non fosse stato per i danni collaterali che questa comportava. Infatti, indifferentemente da chi fossero, i suoi amici venivano spesso presi di mira con scherzi ed insulti dalla banda del Weasley, la cui vittima preferita sembrava essere Hermione, colpevole di aver fatto amicizia con i Serpeverde.

Harry passò un braccio intorno alle spalle della bambina, cercando di confortarla, mentre nella sua mente ideava nuovi modi di farla pagare al rosso “Non ti preoccupare Hermione, avevo promesso che non avrei permesso a nessuno di prenderti in giro, ed io mantengo la parola data. Mi occuperò di Ron quanto prima.” Harry parlò con voce risoluta, cercando di infondere coraggio alla ragazza, che invece scosse il capo timidamente. “N-No. Non farlo, altrimenti parleranno ancora male di te. I-Io posso cavarmela da sola…”

La ragazza cercò di farsi forza, ma da come tremava e singhiozzava era evidente che non era in grado di farcela. Harry l’avrebbe protetta, anche a costo di farlo a sua insaputa. Cercando di mettere da parte quel discorso, il demone provò a tirare su di morale la ragazza cambiando argomento. “Sai, tu dovresti essere in Sala Grande ora, dicono che il banchetto di Halloween sia addirittura meglio di quello fatto il primo giorno di scuola. Non dovresti perdertelo sai?” Harry sorrise, strinse un po’ più forte la ragazza, che fece una risata umida e stentata. “Q-Quindi anche  tu dovresti essere li, no?” Hermione disse questo strofinandosi gli occhi. Stava cercando di mettere da parte il cattivo umore.

“Nah, mi conosci, la festa è ovunque io sia, perfino qui con te mi diverto di più che se fossi in Sala Grande”  Hermione rise ancora, e questa volta ci mise un po’ più di cuore. “No davvero, perché sei qui? Non sarai venuto apposta per cercare me?” Negli occhi della bambina c’erano desideri contrastanti. Le sarebbe piaciuto se lui fosse andato a cercarla dopo aver visto che mancava a cena, ma non voleva iniziare a dipendere da lui. Di fronte all’insistenza della ragazza, il sorriso di Harry scemò un po’, mentre lui alzava lo sguardo al soffitto, distogliendolo da lei. “Non mi sembrava giusto festeggiare qualcosa nell’anniversario della morte dei miei genitori.”

Le sue parole uscirono fuori naturali e tranquille, ma la Grifondoro avvertì al loro interno tutto il dolore del bambino. “Harry  mi spiace, io…” Hermione provò in qualche modo a scusarsi, ma Harry le pose l’indice sulle labbra, mettendo a tacere ogni suo tentativo. “Non ti preoccupare, non devi essere dispiaciuta per me, alla fine non è colpa tua se i miei genitori sono morti. Sono solo contento di essere sopravvissuto abbastanza da incontrare persona come te e Rias, che posso considerare vere amiche…” Harry parlò piano, socchiudendo gli occhi e poggiando il capo contro il muro.

“Harry…” Hermione provò ancora una volta a parlare, ma lui la zittì di nuovo. “No Hermione, davvero, non c’è bisogno che ti scusi. Voldemort ha ucciso i miei genitori ed io ho ucciso lui. Sono famoso per questo, più di quanto io stesso voglia, ma a volte la fama non è un’amica fidata, ti obbliga a crescere ed a guardarti le spalle... Stasera volevo essere solo un bambino normale che ricorda i suoi genitori, volevo solo..” Harry continuò a parlare, ma non riuscì a concludere il discorso. La voce acuta di Hermione richiamò la sua attenzione. “Harry!” Il bambino si voltò, la fisso, seguendo poi la direzione indicata dal suo dito tremante. A poco più di dieci metri di distanza, si trovava un enorme Troll, alto più di tre metri, con un’enorme mazza in mano.

Quando loro si resero conto del Troll, lui notò loro. “Cibo!” La bestia umanoide inizio a muoversi nella loro direzione ad una velocità sorprendente per uno della sua taglia, brandendo la mazza alla rinfusa, finendo con lo scheggiare dipinti e muri in pietra. “Hermione, scappa.”

Harry parlò deciso, tornando in piedi per frapporsi tra il mostro e la sua amica. “Harry devi venire con me! Quel mostro ti mangerà!” Hermione era giustamente spaventata, ma Harry la guardò fissa per un istante, alzando in contemporanea la mano destra verso la bestia; Da diversi punti del corridoio partirono immediatamente raggi di luce che la colpirono, arrestandone la corsa. Aria, acqua, elettricità, fuoco e terra fuoriuscivano da sigilli mistici comparsi in aria, colpendo l’essere con una potenza immane. “Ho promesso di difenderti qualunque cosa accada, quindi vai. Io posso cavarmela, se scappassimo entrambi ci inseguirebbe ed infine prenderebbe. Se sei preoccupata per me, allora vai a cercare un professore.”

Harry le sorrise, lei guardò scioccata i lampi di luce che ancora colpivano il Troll, facendo poi retromarcia nel corridoio per andare a cercare aiuto. Adesso veniva il difficile. Harry aveva usato un attacco a piena potenza sul mostro, solo per convincere la sua amica ad andarsene, ma come già sapeva nessuna delle sue magie ebbe effetto sulla creatura.

I Troll infatti erano noti per essere la seconda creatura più mortale al mondo, superati di poco solo dai maghi oscuri. I loro punti di forza erano le grandi capacità rigenerative, la pelle estremamente coriacea e la forza immane. In genere, in una battaglia contro un mostro del genere, si sarebbero mandate avanti le Torri, che grazie alle proprie difese ed alla loro forza, avrebbero potuto facilmente stendere la bestia facendole perdere i sensi, ma in caso come il suo, dove c’era un solo Alfiere a disposizione, bisognava giocare d’astuzia.

Non appena Hermione fu abbastanza lontana, Harry interruppe la pioggia di fuoco sull’essere, iniziando la composizione di nuovo sigillo. Le mani si chiusero tra loro, si allargarono, disegnarono in aria una figura umanoide, che seguendo le sue direttive iniziò a prendere vita. Parte della pavimentazione del corridoio si sollevò su se stessa, mentre una copia del Troll in pietra prendeva vita. Questa era una delle trasfigurazioni più grande che avesse mai fatto, ma nonostante ciò il suo potere sembrava reggere. Certo, una grossa fetta delle sue energie era stata prosciugata, ma vedendo come i due colossi se le davano di santa ragione, forse ne era valsa la pena.

Mentre lo scontro andava avanti, Harry passò al punto successivo del suo piano. Piegò attentamente la mano in un lungo gesto complicato, iniziando a riscrivere la realtà perché si adattasse alle sue esigenze. Questa parte della sua strategia richiedeva molto tempo, in quanto i calcoli da fare e le variabili da considerare erano molteplici, per questo aveva creato un diversivo. Lentamente nel suo palmo comparve un’elsa, poi una lama, ed infine il contorno color rubino di una lacrima di sangue, che si sciolse all’interno dell’arma facendola risplendere con una luce maligna.

L’arma che aveva creato, era una replica a basso potenziale di una spada demoniaca in genere usata dai Cavalieri, il suo potere di penetrazione era elevato, così come era elevato il suo tasso di mortalità. Un ultimo pugno del Troll originale, ridusse la sua copia in polvere, ma era ormai già troppo tardi, i preparativi erano finiti. Harry si mise in posizione, un braccio dietro la schiena, l’altro che stringeva l’arma coprendo ogni possibile apertura nella sua guardia.

Più della sua mente, il suo corpo ricordò gli anni di duri allenamenti, che non furono incentrati  solo sulla magia, ma si ampliarono concedendo ad Harry conoscenze basilare di ogni tipo di lotta. Un enorme pugno trollesco si mosse nella sua direzione, ma con un movimento minimo Harry si spostò dalla traiettoria del colpo, vedendo la sua frangia alzarsi per lo spostamento d’aria. La spada calò in quell’istante sul braccio del troll ed Harry caricò il colpo con la magia, aumentando per un istante la lucentezza della lama. Carne, muscoli e tendini vennero recisi ed il braccio cadde al suolo, ma c’era qualcosa che non andava.

La magia con cui aveva impregnato la spada avrebbe dovuto ridurre al minimo la rigenerazione della bestia, dando modo ad Harry di prevalere facilmente, ma da come il sangue smise subito di uscire e l’arto riprese a crescere sul moncone, evidentemente aveva sbagliato qualcosa. L’assenza di ricettori del dolore era un altro punto di forza del troll, che senza badare al braccio amputato ed in ricostruzione alzò la mazza con la mano sana spazzando l’aria nella sua direzione.

Harry sudò freddo, si chinò all’indietro e vide l’enorme arma in legno, grossa quanto lui, passargli proprio di fronte agli occhi, colpendo il muro. Un’entrata di servizio era stata fatta per il bagno delle signore, sfortuna ha voluto che non ci fosse nessuna delizia da vedere al suo interno. Harry prese un respiro, rotolò indietro per guadagnare spazio, guardandosi intorno confuso. Hermione era sparita già da un po’, ed a meno che non ci fosse stata qualche altra creatura appostata nell’ombra, dovrebbe aver già trovato aiuto ed essere tornata per lui.

Mise da parte la questione quando il troll strappò la mazza dalla parete con ora entrambe le braccia completamente guarite. “Huuuuaaa!” La creatura ululò la sua insoddisfazione per quel boccone così difficile da acchiappare lanciandosi di nuovo contro di lui. Harry incrementò il potere della spada, rischiò quasi di rompere la lama mentre la saturava di energia demoniaca, ma se voleva almeno una possibilità di vittoria doveva tentare l’impossibile. L’enorme bestia gli corse contro, Harry non scappò, non si voltò ne fuggì, anzi come se questa fosse la cosa più naturale da fare piegò le ginocchia spiccando un salto verso in avanti.

Il pugno del troll colpì Harry alla spalla spezzandogli la clavicola, il braccio e probabilmente anche qualche costola, ma anche se ora un braccio gli pendeva inerte lungo il corpo, la spada era penetrata fino all’elsa nel corpo del Troll trapassandogli il cuore. La creatura si fermò per un istante, ed Harry, nonostante il dolore folle che quasi gli fece perdere i sensi, si costrinse in un piccolo sorriso. Lentamente estrasse la lama dal petto della creatura, usandola poi per sorreggersi, ma non appena fece questo qualcosa cambiò.

Contro ogni previsione, gli occhi del Troll tornarono lucidi mentre la bestia si voltava verso di lui. Era sicuro di averla uccisa, di averle perforato il petto fino al cuore ed averla quindi uccisa. Invece la creatura, sebbene stesse perdendo copiosamente sangue, non esitò ad avanzare. Un pugno gigantesco si abbatte su Harry, che fece appena in tempo ad evocare qualche scudo difensivo evitando il peggio.

Il suo intero colpo fu sbalzato e mandato a sbattere contro il muro del corridoio, mentre la creatura tornava ad avvicinarsi. Sputando sangue, il bambino provò ancora ad allungare una mano verso la creatura, che ora torreggiava su di lui, ma l’unica cosa che percepì con le dita, era l’inutile bacchetta che era scivolata fuori dalla sua tasca. La spada era purtroppo andata persa dopo la botta.

Usami…” Una voce roca e profonda raggiunse Harry, che vide la bestia alzare un pugno pronto a finirlo. “Usami ora…” La voce lo assalì di nuovo, Harry strinse il bastoncino, su cui  brillavano le rune di contenimento. Una incantesimo comparve nella sua mente, la bacchetta si mosse da sola contro il troll, che stava per finirlo, ed Harry urlò la sua speranza al cielo. “Shadow Prison!

Una scintilla di magia nera fuoriuscì dalla bacchetta, colpì la creatura al ventre per poi allargarsi nelle quattro direzioni fino ad inglobarla. L'energia di Harry venne drenata, la magia stava richiedendo il suo prezzo, ma man mano che lui perdeva le forze la stessa cosa avveniva al Troll, reso incapace di muoversi e reagire. Le ombre continuarono ad allargarsi, si diffusero nel corridoio spegnendo le fiaccole, mentre il freddo iniziava a diffondersi nelle ossa del bambino. Le sue mani tremarono, il volto divenne cinereo e gli occhi si offuscarono, ma alla fine anche l'ultimo barlume di vita del mostro si spense. Per un momento la creatura barcollò sul posto, la vita prosciugata da quell'incantesimo scaturito chissà come dalla bacchetta di Harry, crollando infine al suolo proprio sopra un esausto bambino-sopravvissuto.

Quando i professori finalmente arrivarono, trovarono il corridoio distrutto, il troll morto, ed Harry Potter privo di sensi sotto la sua carcassa.

Le sue condizioni erano pessime, aveva costole rotte, un braccio fratturato in più punti, una commozione cerebrale e come se questo non fosse sufficiente, schiacciandolo con il suo peso il troll gli aveva anche causato un principio di soffocamento.

Silente sorrise nel vederlo in quello stato, e senza esitazione lo fece ricoverare in Infermeria. Quando il vecchio mago rimase da solo con il cadavere del mostro, si chinò su di lui sussurrando dolcemente. “Oh fatto bene a lasciare che Raptor ti facesse entrare eh? E neanche darti la protezione del castello è stato male. Hai fatto il tuo dovere vecchio amico, ora puoi riposare…” Con un gesto della bacchetta fece svanire la creatura, cancellando così le tracce del suo intervento sulla creatura.

“Ah si, sarà proprio una magnifica giornata domani!”

Fischiettando l’anziano stregone riprese a camminare, senza alcun dubbio morale sulla sua condotta.

**********************

Nda: Rieccomi, questa volta puntuale, con il capitolo pronto solo per voi. Questo capitolo, come già quello che l’ha preceduto, è più lungo di quanto sono solito fare, quindi se siete arrivati fino in fondo, senza annoiarvi o maledirmi direi che avete vinto un premio. Il premio consiste nella possibilità di
A: Leggere in anteprima il prossimo capitolo, che ho intenzione di cambiare radicalmente rispetto a come l’ho già strutturato o
B: Prendermi a randellate nelle gengive con la mazza del troll.
Mi raccomando, se recensite fatemi sapere cosa scegliete ed ancora più importante cosa ne pensate del primo scontro serio di Harry. ^_*

Oltre a questo mi piacerebbe un parere sulle lezioni, che differiscono di molto da quelle del libro e sono ambientate ad un mese di distanza in modo da saltare tutta la parte teorica ed arrivare direttamente all’esecuzione degli incantesimi.

Come conclusione posso solo invitarvi a passare delle buone feste, dandovi appuntamento a domenica prossima con una delle due versioni del capitolo 5!

See you soon,
Bumbix

   
 
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