The
Harry
Potter’s Forbidden Story
Disclaimer:
Non
posseggo ne il mondo di
Harry Potter, ne quello di High School DxD, che appartengono invece ai
rispettivi autori. Questa storia è
stata
scritta senza fini di lucro.
Capitolo 4
Hogwarts
Regno Unito
1o Ottobre, 1991
Era
passato un mese dall’inizio della scuola, ed in un
mese le cose non erano per nulla cambiate per Harry. Ovunque andasse il
bambino-sopravvissuto era inseguito dai sussurri, e da occhiate alla
sua
vistosa cicatrice, c’erano addirittura momenti durante il
pranzo, durante i
quali varie persone si sporgevano dai loro banchi, per dargli una
migliore
occhiata, cosa che lentamente stava erodendo la pazienza del demone.
“Dimmi
Blaise, davvero queste persone non hanno niente di
meglio da fare che guardare la mia cicatrice?” La voce di
Harry era irritata, a
stento trattenuta, ma l’amico gli sorrise mitemente,
prendendo un altro
pasticcino dal vassoio sul tavolo. “Bhe, sei il fantastico
bambino-sopravvissuto, che ha distrutto il più potente
signore oscure di questo
secolo senza nemmeno saperlo, ed inoltre sei stato smistato a
Serpeverde. Non
mi sorprenderei se iniziassero a chiederti degli autografi.”
Il
viso di Harry si contrasse in una smorfia di fastidio,
mentre il demone spostava di lato la sedia per far sedere Rias,
perennemente in
ritardo. La ragazza aveva preso la brutta abitudine di sgattaiolare via
dal suo
letto in piena notte, per andarsi a coricare con Harry, e non era
passato molto
tempo prima che Koneko ed Akeno lo scoprissero e decidessero di
imitarla,
portando caos e confusione nel sotterraneo della scuola. Alla fine, la
loro
tresca, che in realtà era solo un placido sonno in compagnia
era stata scoperta
dai professori, che avevano posto un veto alla cosa.
Rias e
le altre non avevano preso bene la cosa, ma
soprattutto la rossa era risentita, ed aveva iniziato ad avere incubi
notturni,
che la tormentavano impedendole di riposare. Per questo era sempre in
ritardo,
ed Harry teneva un occhio di riguardo per lei, facendola sedere vicino
a lui, e
trattandola con gentilezza.
“Rias,
ti ho messo da parte un po’
di toast e qualche dolcetto, tra cinque
minuti dobbiamo essere a Trasfigurazione, ti va di mangiarli per
strada?” La
ragazza sorrise mestamente, reprimendo uno sbadiglio. “Grazie
Harry, sei sempre
gentilissimo.” Disse queste parole prendendo il pacchettino
preparato dal
ragazzo, iniziando a mangiucchiare.
Dopodiché
la comitiva si avviò lungo i corridoi,
incrociando lungo la strada la fiumana di Corvonero che avrebbe fatto
loro
compagnia durante la lezione. Cinque minuti più tardi erano
tutti in aula,
ognuno con un proprio banco ed una scatola con un fiammifero davanti.
“Oggi,
inizieremo finalmente a praticare la magia. Abbiamo passato
l’ultimo mese a
studiare la teoria riguardo alla trasfigurazione, ed i pericoli che si
corrono
quando non la si usa propriamente, quindi penso sia giunta
l’ora di mettervi
alla prova. Davanti a voi c’è un fiammifero, entro
la fine dell’ora dovrete
trasformarlo in un ago d’argento. Il migliore
vincerà dieci punti per la sua
casa. Sono stata chiara?”
Le
parole del generale McGranitt riecheggiarono per
l’aula, mentre tutti gli studenti prendevano in mano la loro
bacchetta per la
prima volta, iniziando ad esercitarsi con l’incantesimo. La
trasfigurazione era
una delle branche più complesse della magia, aveva radici
che risalivano fino
al tempo di cristo, quando il presunto figlio di Dio la adoperava per
trasformare l’acqua in vino, ed effettuare molti altri
miracoli, tuttavia con
il passare dei secoli, quell’arte si era evoluta ed era ormai
alla portata
perfino di bambini come loro, che tuttavia dovevano impiegare molte
energie per
brandirla.
Harry
li osservò al lavoro, sorrise del loro impegno e
della concentrazione che questi ci mettevano, rigirandosi pigramente la
bacchetta tra le mani. Da quando l’aveva ottenuta, aveva
provato più volte ad
utilizzarla, azionarla, o farne un suo tramite in qualche modo, ma alla
fine
l’oggetto si era rivelato niente di più di un
bastoncino senza alcun potere. Per
ovviare a questo problema, che l’avrebbe altrimenti condotto
ad un secondo
incontro con il fabbricante di bacchette, Harry aveva imposto un
incantesimo
che gli permetteva di aggirare la bacchetta, compiendo magie come se la
stesse
utilizzando, senza però farlo realmente.
E
così mosse pigramente la mano, effettuò a mente
tutti i
calcoli necessari per innescare la reazione che si sarebbe aspettato,
osservando poi il mutare del fiammifero in un ago d’argento.
Aveva impiegato
quasi sei minuti dall’inizio della lezione per portare a
termine il compito a
loro assegnato, ed ora si ritrovava senza nulla da fare. Le sue
capacità erano
così aldilà di quel semplice esercizio, che non
sentiva più nessuno stimolo
dalla lezione. Sospirando, sposto la sua attenzione su Rias e le altre,
che a
differenza di lui stavano trovando difficoltà
nell’esercizio. A differenza dei
maghi infatti, le ragazze dovevano incanalare non la magia nella
bacchetta, ma
i loro poteri demoniaci, e questo allungava di molto il processo di
apprendimento.
Spostando
la sua sedia vicina a Koneko, che tra le tre
sembrava quella più in difficoltà, Harry
iniziò a darle qualche suggerimento,
cercando di facilitarle il compito. “Koneko, devi stare
tranquilla va bene? Tra
tutti i noi tu sei quella che ha il pezzo demoniaco meno affine alla
magia,
quindi è normale che trovi difficoltà, ma
l’importante è che ti ricordi quello
che ti ho spiegato mentre eravamo a casa. Qual è la
differenza fondamentale tra
magia e poteri demoniaci?” Harry parlò con un
sorriso, mentre la piccola
bambina, che oltre l’handicap dovuto al suo pezzo di Torre,
aveva anche quello
dovuto alla sua età, guardava intensamente il suo fiammifero
ancora
completamente invariato.
“La
magia sfrutta la forza interiore per creare e cambiare
fenomeni naturali. Si adopera attraverso una serie infiniti di calcoli,
che
grazie ad una bacchetta vengono riassunti in un semplice movimento, ed
ad una
frase chiave che richiama il processo da eseguire, i poteri demoniaci
invece
sono più semplici, si basano solamente sulla
volontà del loro utilizzatore, e
seguono la sua immaginazione ed il suo desiderio di cambiare il mondo.
Sono più
potenti del potere dei maghi, ma hanno meno
flessibilità.” Koneko ripeté le
parole che lui stesso le aveva detto tempo prima, come se le stesse
leggendo da
un libro, lasciando Harry sorpreso dalla sua memoria e dalla sua
serietà.
“Bene, visto che ricordi tutto, ricorda anche che tu non devi
concentrarti e
pensare intensamente al cambiamento. Tu devi volerlo. Guarda il
fiammifero e desidera
che cambi, desideralo con il cuore, non con la testa, ok?”
Koneko
spostò la sua attenzione su Harry, annuì alle sue
parole, per tornare infine sul piccolo oggetto. I suoi occhi erano
chiusi, ed
il corpo era più rilassato, ma nonostante questo ancora non
c’era nessun
cambiamento evidente nel fiammifero, che si ostinava a rimanere un
pezzetto di
legno. “Io non ci riesco Harry! Forse… forse sono
davvero troppo piccola ed
incapace per essere qui. Forse dovrei solo tornare a casa…
ma io non voglio
abbandonare Harry, lui mi dimenticherà se lo
abbandono!”
Gli
occhi di Koneko erano tristi, mentre questa provava
ancora ed ancora a far mutare il legno in argento. Harry
capì la situazione, le
prese la mano libera, facendola sobbalzare. I suoi occhi incontrarono
di nuovo
quelli di lei, e per un istante i due si limitarono a guardarsi. Poi
Harry
parlò, ma non aveva la solita voce tranquilla e
rassicurante, piuttosto il suo
era un tono duro e freddo, tagliente come la lama di un coltello.
“Koneko, se
davvero pensi di non farcela, allora vattene. Se al primo ostacolo ti
arrendi e
getti la spugna, allora scappa e non tornare. Ma se davvero pensi,
anche solo
lontanamente che io mi dimenticherò di te, che ti
abbandonerò, allora vuol dire
che non hai capito nulla. Tu sei forte, più forte di
chiunque qui dentro, e se
ci metterai d’impegno, allora vedrai che riuscirai in
qualsiasi cosa.”
Harry
le strinse un po’ di più la mano, lei
arrossì, e
nello stesso istante dalla bacchetta che ancora puntava il fiammifero,
eruppe
uno scintillo di magia, che colpì il suo obbiettivo,
allungandolo,
appuntendolo, arrivando perfino a fargli assumere un colorito argenteo.
Non era
un lavoro perfetto, ed anzi aveva ancora molte pecche da mettere a
posto, ma
Koneko fu estasiata da quello che riuscì a fare e rivolse ad
Harry un
bellissimo sorriso. “Hai ragione Harry… come
sempre. Io non mi arrenderò, ci
metterò il massimo impegno e diventerò una
compagna di cui andrai fiero.”
Harry
tornò sereno, le sorrise di nuovo, inconsapevole
dell’effetto delle sue parole nella classe. Il suo discorso
da duro era stato
fatto a voce fin troppo alta, cosa che aveva attirato
l’attenzione di qualche
persona, distraendo alla fine in blocco tutti gli studenti. La
professoressa
stessa ora li guardava con labbra strette ed espressione severa,
avvicinandosi
velocemente a loro. “Signor Potter! La signorina Toujou la
ringrazia per il suo
aiuto, che è stato di certo molto utile ed apprezzato, ma
noi tutti la
invitiamo a tornare al suo lavoro, tenendo le storie romantiche lontano
da
queste aule.”
La
voce della donna era insolitamente alta, ma
probabilmente ciò era dovuto più che alla scena
in sé, a ciò che ne era
conseguito. Infatti una Akeno furiosa ed una Rias stanca, ma
combattiva,
pretendevano da lui lo stesso aiuto.
“Mi
scusi professoressa, ho pensato soltanto che visto che avevo
già completato il
compito, sarebbe stato più utile aiutare qualcuno che ne
aveva bisogno…”
“G-Già
completato?” la vecchia strega era leggermente
stupita dalle sue parole, ed avvicinandosi al suo banco vide un ago
d’argento
perfettamente formato, al posto del suo fiammifero. “Ma
questo è impossibile!
Mai in quarant’anni di carriera mi era capitato di vedere
qualcuno riuscire a
trasfigurare il suo ago il primo giorno! Non completamente, non in
questo modo!
Signor Potter, devo chiederle di rifare l’esercizio, per lei
questo è un
problema?”
Harry
inarcò un sopracciglio, tornò a sedersi al suo
banco, osservando la vecchia strega sostituire il suo ago con un altro
fiammifero, diverso dal primo. Di nuovo Harry vi passò sopra
la bacchetta, e
con le dita attinse al flusso di magia dentro di se. Diversamente da
quelli che
avevano una bacchetta funzionante, Harry doveva eseguire per ogni
incantesimo,
centinaia di migliaia di calcoli a mente, prendendo in considerazione
ogni
possibile variabile di temperatura e pressione, arrivando a suddividere
a
livello atomico i componenti dell’oggetto da trasfigurare.
Certo, per lui che
seguiva questo metodo da tutta la vita non era poi così
difficile, alla fine si
trattava di tenere a mente delle costanti fondamentali e lavorarci
sopra, ma
per chiunque altro quell’impresa sarebbe stata a dir poco
titanica.
Per
questo la magia senza bacchetta era limitata agli
incantesimi più semplici, e non c’era mago o
strega al mondo che non usasse una
bacchetta. Eccetto lui ovviamente. La mano si mosse, la mente di Harry
accelerò
quel tanto da visualizzare il risultato di tutte le equazioni risolte,
ed
infine la magia fece il suo corpo seguendo le specifiche che arrivi vi
aveva
imposto. Il fiammifero cambiò, divenne un ago
d’argento estremamente appuntito,
che non aveva assolutamente nessun difetto.
“Oh, ho
mio… Ma questo è impossibile! Parlerò
con il preside
per sottoporla ad un esame approfondito signor Potter, potrebbe pure
darsi che
le faremo saltare delle classi! Mai.. in tutta la mia vita!”
La donna iniziò ad
iper-ventilare, mentre altri studenti si alzavano dai loro posti per
osservare
al miracolo del fiammifero cambiato al primo istante.
Harry
sorpreso più per la piega degli eventi, che per
l’atto in se, tornò ad alzarsi, avvicinandosi alla
donna, che prese un braccio
e tirò verso l’angolo della classe. La
professoressa, piuttosto stupita
dall’audacia delle sue azioni, non oppose resistenza.
“Professoressa, per
favore, non faccia nulla. Non voglio cambiare classe, ho degli amici
preziosi
qui, che non voglio lasciare indietro. Potrebbe ripensarci e lasciare
invece
che aiuti i miei amici per farli progredire più in fretta?
Tutto il potere del
mondo non mi servirebbe a nulla se non potessi condividerlo con chi mi
sta
vicino…” Harry sorrise, cercando di drenare dalla
sua dose di fortuna, un
assenso dalla professoressa.
Per
qualche istante tra loro regnò il silenzio, mentre gli
altri bambini in classe si spostavano ora verso Koneko,
l’unica altra ad aver
quasi completato l’impresa. Si può dire che se non
ci fosse stato lui, lei
avrebbe conseguito il risultato migliore della giornata. “Beh
signor Potter…
devo dire che i suoi propositi sono nobili… quindi credo che
non ci siano
problemi se rinviamo questa cosa dell’avanzamento ancora per
un po’. Ma lei
deve promettermi che aiuterà chiunque abbia bisogno di lei,
non solo chi le sta
vicino.”
La
donna aveva colto il suo gioco di parole, causandogli
uno spasmo involontario delle labbra. Non aveva voglia di aiutare chi
gli stava
antipatico, anzi si sarebbe divertito nel vederli in
difficoltà mentre lui ed i
suoi progredivano spediti nel loro percorso accademico, tuttavia la
donna aveva
moralmente ragione. Harry abbassò la testa,
annuì, incominciando ad avviarsi.
“Va bene professoressa, ha vinto, ma mi faccia un
favore… d’ora in poi, mi
chiami Harry, non signor Potter. Io e lei siamo amici
dopotutto.” Il bambino
sorrise, tornò a sedersi, iniziando a spiegare, nella
maniera più elementare
possibile, come avere una trasfigurazione efficiente al minor prezzo di
magia e
concentrazione possibile.
****************
Hogwarts
Regno Unito
11 Ottobre, 1991
Dopo
la lezione pratica di Trasfigurazione il giorno
prima, la fama di Harry Potter era cresciuta a dismisura. Ovunque nel
castello
si raccontava del suo metodo d’insegnamento e delle sue
grandi capacità come
mago. Molti dei compagni a cui Harry aveva dato un aiuto pratico
durante la
lezione, infatti, ora erano in grado di trasfigurare almeno in parte il
loro
fiammifero, facendo guadagnare al Serpeverde cinque punti per ognuno di
loro,
più i dieci messi in paio per la migliore trasfigurazione
della giornata.
“Hai
fatto guadagnare 45 punti a Serpeverde in una sola
lezione?! 45 punti?!” Hermione, che camminava al suo fianco
verso il
sotterraneo di Piton, era scioccata ed allibita allo stesso tempo. Il
suo
sguardo era sgranato e la sua bocca spalancata, dandole
un’espressione buffa
che male le si addiceva. “Beh, alla fine sono stato
più o meno costretto dalla
professoressa ad aiutare chiunque ne avesse bisogno. È che
ho finito di
trasfigurare il mio fiammifero in due minuti, e non avevo altro da
fare, quindi
non prenderla troppo sul serio.”
Harry
cercò di minimizzare, ma alla fine non fece altro
che peggiorare la situazione. “Hai finito di trasfigurare il
tuo ago in soli
due minuti? Io ho fatto la stessa lezione con i Tassorosso, ed il mio
fiammifero si è solo un po’ appuntito, ed
è diventato d’argento. Ho vinto
comunque i dieci punti messi in palio, ma sono ancora lontana da un
risultato
come il tuo…” la voce della ragazza si era
abbassata, mentre questa spostava la
sua attenzione sul pavimento in pietra ai suoi piedi. Ovunque intorno
al loro,
c’erano ragazzini che li spiavano e parlavano alle loro
spalle mentre scendevano
nel sotterraneo, e questo solo perché erano amici
appartenenti a due case
eternamente rivali.
“Ho
provato a spiegarlo anche agli altri ieri, l’approccio
che ha questa scuola con la magia è sbagliato. Qui non vi
insegnano cosa è
davvero la magia, ma solo come eseguirla. Se voi sapeste come nasce la
magia,
come è stata domata nei tempi antichi, allora tutto sarebbe
più facile. Per ora
posso darti solo un suggerimento. Non pensare troppo. La magia
è una forza che
va solo indirizzata, ma se ti sforzi troppo finirai con il porle dei
limiti.
Pensa al cambiamento, sii il cambiamento. Questo è il
trucco.” Harry parlò con
voce tranquilla, avvicinando poi le sue labbra all’orecchio
di lei “E visto che
sei tu, ti presterò gli stessi libri su cui ho studiato io.
Questo di sicuro ti
aiuterà”
La
ragazza avvampò, ed i suoi occhi si accesero di
interesse. “D-Davvero? Me li presterai? Oh sei fantastico
Harry!” i due si
sorrisero, senza però accorgersi del silenzio che era calato
davanti l’aula.
Intorno a loro nessuno parlava, e l’aria era tesa.
“Signor Potter... La
pregherei di tenere le sue questione di cuore fuori
dai miei sotterranei, sono stato chiaro?” Harry avverti un
brivido percorrergli lungo la schiena, mentre si voltava per incrociare
lo
sguardo dell’unico professore per il quale provava sia
rispetto che timore. Si
diceva che Piton favorisse sempre gli studenti della sua casa, ma
sembrava che
quella particolare condizione non valesse per Harry, che più
volte si era
trovato ad affrontare l’irritabilità del docente.
“Sissignore.”
Harry parlò mitemente, contento di essere
almeno l’unico bersaglio di Piton, che ora aveva aperto la
porta della sua aula
facendoli entrare. Per loro sorpresa, all’interno del
laboratorio, i banchi su
cui erano soliti studiare e prendere appunti erano stati sostituiti da
piani di
lavoro che non avrebbero dovuto vedere prima di un mese. “Mi
è giunta voce, che
ci sia un genio tra le fila dei nostri studenti del primo
anno… quindi, anche
se in anticipo sul programma, passeremo alle parte pratica di pozioni
subito,
senza ulteriori indugi.” L’uomo aveva iniziato ad
aggirarsi tra i banchi,
parlando così piano da rendere quasi difficile sentirlo. “La pozione che
andrete a cuocere oggi, è una
semplice crema antibolle, così elementare da essere quasi
patetica da fare.
Certo, non mi aspetto la perfezione visto che quasi tutti voi siete
delle teste
di legno senza speranze, ma…” qui la sua voce si
fece più lenta, mentre un
sorriso perfido gli storceva il viso “…
sarò estremamente deluso da
chiunque non riuscirà nemmeno a portare a termine le
istruzioni. Avete due ore di tempo, le istruzioni sono alla lavagna.
Iniziate.”
La
sorpresa per la fine improvvisa del discorso, si sommò
a quella per la lezione pratica, lasciando gli studenti imbambolati
all’ingresso dell’aula senza sapere cosa fare.
Visto che erano ancora fermi
alle norme di sicurezza, ed alla manutenzione de calderoni, nessuno
aveva
nemmeno la più pallida idea di come cuore una pozione. Beh,
nessuno a parte
Harry, che sebbene non desse il massimo di se nella sua materia, aveva
già
avuto modo di preparare sia veleni che antidoti durante le sue missioni
negli
Inferi.
Dando
uno scorcio alle istruzioni alla lavagna, e
comprendendo quanto questa sia seriamente ridicola, il
bambino-sopravvissuto
prese per il secondo giorno di fila le redini della situazione, facendo
un
passo avanti, per poi voltarsi verso i suoi compagni.
“Serpeverde, con me.
Mettetevi in cinque per ogni piano di lavoro, iniziate con il riempire
i vostri
paioli d’acqua corrente, accendendo poi il fuoco per farla
bollire.” Tutti
erano immobilizzati per la sua presa di posizione, ed ancora nessuno
osò
muoversi. “Cosa fate ancora lì? Noi facciamo parte
dell’antichissima casa di
Salazar, dobbiamo dimostrare alla scuola intera che siamo migliori di
quanto
loro potranno mai essere! Ora al lavoro!” Questo scosse i
suoi compagni
grigio-argento, che subito si mossero verso il lato destro
dell’aula, iniziando
a diversi come gli era stato indicato.
Al
tavolo con lui c’erano ovviamente i suoi amici più
stretti,
che comprendevano Blaise, Rias, Koneko ed Akeno. Per quanto avrebbe
voluto
invitare anche Hermione ad unirsi a loro, questo avrebbe causato
conflitti
interni al gruppo della sua casa per via dei tradizionalisti purosangue
come
Malfoy e la Parkinson, che avrebbero iniziato a mettere in discussione
la sua
leadership ad ogni occasione.
Mentre
i Serpeverde iniziarono a muoversi, prima titubati,
poi sempre più sicuri di sé, i Grifondoro ancora
bazzicavano nell’oblio dei
loro dubbi, consapevoli che a prescindere dal risultato della lezione,
sarebbero stati loro a subire le ire del temibile professore. Harry
sorrise ad
Hermione mentre schiacciava i suoi scarafaggi dell’Amazzonia
fino a ridurli ad
una fine polverina, facendole segno con il capo verso un calderone.
Conosceva
la preparazione della ragazza, ed anche senza aver mai fatto una prova
pratica
sarebbe stata in grado di tirar fuori qualcosa di decente.
Eppure
negli occhi della Grifondoro non c’era la solita
condiscendenza, o la tranquillità che Harry era abituato a
vedere, bensì un
fuoco che la portò a sorridere più ampiamente,
mentre seguendo l’esempio del
bambino-sopravvissuto, la ragazza si faceva carico della sua casa.
“Grifondoro!” nessuno rispose al suo richiamo
sebbene tutti avessero
concentrato la propria attenzione su di lei. “Non vorremo
mica farci battere da
questi viscidi Serpeverde!? Noi siamo i discendenti di Godric in
persona, il
coraggio è il nostro vessillo!” Hermione
parò con voce tonante, scuotendo dal
loro torpore i propri compagni di casa.
Come
lui, aveva giocato sul loro orgoglio, riuscendo
a smuovere quella massa esitante di bambini
inesperti. “Ora fate come vi dico, e vi prometto che noi non
perderemo!” Il suo
sorriso era dei più ampi, mentre organizzava e divideva le
sue truppe, iniziando
anche lei a far bollire l’acqua del suo calderone. In breve
le segrete furono
piene di fumi argentei, mentre tutti, chi più chi meno
portavano avanti il
compito a sorpresa.
Hermione
ed Harry gestivano tutti, correggendo i vari
errori dei propri compagni, cercando al contempo di portare avanti la
loro
pozione, senza mai lamentarsi o far caso a quel pipistrello formato
gigante,
che girava loro intorno perpetrando insulti per la scarsa
qualità di una
pozione, o il modo penoso in cui erano state tagliate delle erbe.
“E questa
Signor Potter la chiama una crema contro le bolle? Per quando
è liquida
potrebbe benissimo essere un ristagno d’acqua
piovana!” Il pipistrello disse
questo quando controllò la sua pozione, che aveva lasciato
troppo sul fuoco
mentre aiutava Akeno, ed aveva quindi perso consistenza. “Mi
scusi professore,
cercherò di fare meglio la prossima volta.” Harry
rispose mitemente, senza mai
incrociare gli occhi dell’uomo.
Alla
fine della lezione, grazie ai propri generali, tutti
in aula erano riusciti a fare una pozione semi-quasi decente, e
sembrava che
nessuno sarebbe stato punito. Ma a quanto pareva il meglio era stato
tenuto per
la fine. “Signor Potter, signorina Granger, prego fate un
passo avanti ed
affrontate i vostri compagni.” La voce di Piton era
palesemente divertita,
mentre sorrideva malignamente nella loro direzione. I due bambini
fecero un
passo avanti, e da come Hermione si mosse, Harry intuì che
non aveva davvero
capito a cosa andava incontro. Lui si era preparato a
quell’eventualità fin da
quando aveva deciso di prendere il comando dei Serpeverde, ma lei
sembrava
essere sicura che avrebbero ricevuto solo onori per il loro contributo
alla
lezione.
Mai
sua idea poteva essere più sbagliata. “Per aver
alzato
la voce in classe, ed aver aiutato i vostri compagni, impedendo loro di
fare
gli errori necessari che li avrebbero fatti maturare, tolgo ad entrambi
venti
punti dalle vostre rispettive case.” Il chiocciare festante,
che era scaturito
quando la lezione era volta al termine senza incidenti gravi, si era
ora
trasformato in un silenzio attonito. I più scioccati erano i
Serpeverde, che
avevano appena assistito ad un evento narrato solo nelle leggende, e
mai
realmente documentato. Piton aveva tolto punti alla sua casa. Piton.
Aveva. Tolto.
Punti. Alla. Sua. Casa!
Harry
annui alla decisione del Professore, mentre Hermione
stava cercando di reprimere il bollore sulle sua guance. Non era
imbarazzata
questa volta, ma furiosa per via della scelta insensata del
pipistrello. Loro
avevano solo aiutato i propri compagni di fronte
all’inaspettato, e questo
avrebbe dovuto rendere il professore orgoglioso di loro, non farlo
inviperire.
Schiumante
di rabbia la ragazza abbandonò il sotterraneo
non appena finita la lezione, seguita da qualche insulto molesto,
lanciato dai
più idioti della sua casa. “Hermione, sei solo una
stupida secchiona!” Uno
sguardo inceneritore fu mandato a Ron Weasley, che di recente era
divenuto il
capo di una piccola fazione di studenti che lo vedeva come la
reincarnazione
del signore oscuro. “Weasley, smettila ora se non vuoi finire
il infermeria.”
La voce di Harry scosse il rosso, che si voltò guardandolo con cattiveria.
“Ah sì, perché lei è una
delle tue tante ragazze, vero Potter? Secchiona e pure amica di un
Serpeverde,
non so davvero cosa ci abbia visto il cappello
parlan…”
Harry
scattò, il pugno chiuso, un’aura rosso intorno
alla
mano, stavo già saltando addosso a Ron quando diverse paia
di mani lo trassero
indietro. Koneko, Rias ed Akeno riuscirono a fermarlo, mentre Blaise si
metteva
in mezzo, frapponendosi tra i due. Tutti avevano visto l’aura
rossa intorno
alla mano di Harry, soprattutto Ron, che era sbiancato, convinto di
essere
morto. “Harry, i Serpeverde non combattono come babbani,
piuttosto fanno dei
duelli. Di un po’ Weasley, ti va di fare un duello contro
Harry? Io sarò il suo
secondo, ma sinceramente credo che non resterà nulla di un
Grifonidiota come te
dopo che lui ti avrà sistemato…” Zabini
parlò subdolamente, con un sorriso
denigratorio in viso, facendo passare il colorito di Ron, da terreo a
color
mattone. “Ci sto! Dove lo facciamo?”
Ron
parlò con foga, senza accorgersi di essere finito
nella trappola del Serpeverde. “Beh, visto che è
vietato dal regolamento fare
magie nei corridoi, direi di vederci stanotte sul tardi nella sala dei
trofei.
Direi intorno a mezzanotte. Se non ci sarai, faremo in modo che tutti
sappiamo
che non è solo il nome della tua famiglia ed i tuoi vestiti
ad essere patetici,
ma anche tu.” Ora erano i grifondoro a trattenere Ron, che
aveva iniziato ad
insultare manco fosse un bambini di cinque anni. Poco dopo, i due
gruppi si
divisero dirigendosi alla lezione successiva. Tra le fila dei
Serpeverde
l’umore era nero, ma una persona sembrava particolarmente
divertita, Draco
Malfoy. “Ah Blaise, questa si che mi è piaciuta!
Quindi cosa farete, direte a
Gazza di andare a prenderlo, oppure vi presenterete davvero?”
Blaise
ritornò alla sua espressione calma e pacata,
facendo un piccolo sorriso al biondo. “Quando mai uno Zabini
si è presentato ad
un duello? Ovvio che avvertiremo Gazza, e si spera che domani quel
Weasley sia
sul treno verso casa.” Draco rise, molti dei serpeverde lo
imitarono, solo
Harry si ritrovò a sbuffare come un toro inferocito.
“Dovevate lasciare che lo
colpissi.” Si rivolse alle ragazze che prima lo avevano
afferrato, impedendogli
di arrivare al bersaglio. Loro sorrisero, afferrandogli le braccia, ed
abbracciandolo da dietro. “Se lo avessimo fatto quel pugno
gli avrebbe fatto
scoppiare la testa. Dubito che saresti potuto rimanere a scuola dopo
quello.”
Harry
sbuffo, sciolse la loro stretta su di lui,
cominciando a camminare a passo svelto. Di nuovo aveva lasciato che il
suo
temperamento venisse fuori. Per quanto cercasse di reprimersi e di
comportarsi
bene, ancora c’era un lato di se che sfuggiva al suo
controllo.
Gli
occhi si alzarono al soffitto, mentre il demone
camminava leggermente più tranquillo.
Un’altra
giornata era finita, e con essa un’altra lezione
era passata.
Non
poteva andargli sempre bene, no?
****************
Sala
Comune Grifondoro, un’ora prima
di mezzanotte.
Hermione
aveva saputo del duello grazie alle voci che
giravano per tutto il castello. La notizia si era diffusa in lungo ed
in largo
grazie al canale di gossip della scuola, che aveva gonfiato la notizia
al punto
che sembrava che Harry avesse sfidato Ron solamente per dimostrare il
suo amore
nei confronti della Grifondoro. La bambina era stata confusa, felice ed
eccitata, ma al tempo stesso aveva paura che potessero essere tutti espulsi.
Era
contro il regolamento uscire di notte, era contro il
regolamento duellare nei corridoi, ed ancora più importante
era contro il
regolamento farsi beccare! Per questo ora si trovava a braccia
conserte,
davanti l’uscita della Sala Comune, affrontando Ron e Dean, che si sarebbero
presentati alla sfida.
“Ron,
ti ho detto no! Non puoi andare, è contro il
regolamento, farai perdere dei punti a Grifondoro!” Aveva
provato ad essere
gentile, ma il rosso provavo solo disprezzo per lei, come molti altri
compagni
di casa. Purtroppo gli atteggiamenti delle persone nei suoi confronti
non erano
cambiati con l’iscrizione alla scuola di magia.
“Come se a te ti importasse
qualcosa se la nostra casa perdesse dei punti! Sei solo una traditrice
che se
la fa con i Serpeverde! E poi quel Potter! Cosa ci trovi in lui, ti ha
messo
sotto incantesimo?” La voce di Ron era tagliente e cattiva,
come lo erano
sempre i suoi commenti verso di lei. “Lascia in pace Harry, e
poi oggi ho
aiutato anche te a Pozioni! Non è colpa mia se Piton ci ha
tolto dei punti, io
ho solo fatto la cosa giusta!”
“Sì,
la cosa giusta, come no. Volevi solo fare la
secchiona come fai sempre, sempre a dare ordini, a dire agli altri dove
sbagliano e come si fanno davvero le cose! Fatti da parte, per me tu
non sei
altro che una stupida, ed io ho un duello da vincere” Ron
afferrò la sua
bacchetta, la puntò contro Hermione, ma lei ancora non si
mosse. Non avevano
imparato alcun incantesimo offensivo, ed il rosso aveva dato prova in
più di
un’occasione della sua inutilità con una bacchetta
in mano. “No, Ron! Puoi
anche odiarmi, non mi importa, ma non posso lasciare che veniate
espulsi! Se
voi veniste espulsi, io…”
Ron le
si avvicinò, quasi schiacciò il suo viso contro
quello di lei mentre premeva la sua fronte contro la sua.
“Noi? Tu vuoi solo
che Harry non sia espulso! Non ti importa nulla di noi, altrimenti non
faresti
la corte a quello sporco Serpeverde!” Hermione
arretrò, il cuore che pulsava
dolorosamente, la testa confusa, gli occhi bagnati di lacrime. Non
sapeva cosa
dire, ne come dirlo, poteva solo trattenere le lacrime per non
mostrarsi
debole. “Andiamo Dean, facciamola finita.”
Dean guardò un attimo Hermione, prima di
porgerle un fazzoletto,
seguendo il rosso oltre il rifugio sicuro della sala comune.
“No!
Verrò anch’io, non posso permettere che vi
facciate
male, io vi fermerò!” Hermione seguì i
due bambini da dietro, continuando a
rimproverarli facendo previsioni di possibili disastri. Alla fine i tre
arrivano nella Sala dei Trofei, e si misero in attesa. Il tempo
passò, ma
nessun Serpeverde si fece vivo. Alla fine sentirono un miagolio, ed i
passi
affrettati del custode. “Sbrigati Mrs. Purr, dobbiamo
prenderli, sono nella
sala, nella sala dei trofei!”
La
voce strascicata di Gazza li fece sobbalzare. Erano
caduti nel tranello dei Serpeverde. Nel tranello di Harry. Hermione
capì questo
mentre li portava via, guidandoli per una porta secondaria, e da
lì lungo un
corridoio. Fu solo quando si trovarono davanti ad una porta sbarrata
che il
panico iniziò a dilagare. “Miseriaccia, se ci
prende saremo espulsi!” La
Grifondoro lo guardò male, represse l’istinto di
picchiarlo, per poi spingerlo
via. “Spostati, idiota!” La punta della sua
bacchetta colpì due volte la
serratura, mentre la ragazza sussurrava l’incantesimo
“Alohomara!” La serratura
scatto e la porta si aprì. I tre entrarono nella stanza
proprio mentre Gazza
stava per voltare l’angolo dove si trovavano. Si salvarono
per miracolo, ma per
ogni evenienze Hermione tenne la porta socchiusa, osservando il custode
guardarsi in giro.
“Hermione…”
Ron cercò di richiamare la sua attenzione, ma
lei lo ignorò. Dava ancora le spalle alla stanza, si
preoccupava solo di
guardare nel corridoio, dove un inviperito Gazza stava ora prendendo
una
diramazione che lo avrebbe portato lontano da loro.
“Hermione, dobbiamo
uscire…” Stavolta fu Dean a parlare, e la sua voce
era percorsa da paura pura.
“Non ancora, potrebbe tornare indietro. Aspettiamo qui ancora
un po’.”
Poi un
ringhiò sommesso percosse l’aria, facendo tremare
le ossa nel corpo dei bambini. Hermione si voltò lentamente,
il cuore quasi
fermo per la paura. E poi lo vide. Un cerbero, un enorme, orribile
cerbero, che
faceva la guardia a qualcosa. “Andiamo via!” I tre
si catapultarono fuori dalla
stanza giusto in tempo per evitare la sfilza di denti affilati della
bestia,
che aveva iniziato ad abbaiare frustrato.
E poi
i tre ricordarono solo la lunga corsa lungo il
castello, durante la quale furono fortunati a non incontrare nessuno.
Una volta
di nuovo al sicuro, Dean fu il primo a riprendersi. “Ma cosa
cavolo era quella
cosa?!” Hermione, e la sua mania da sotutto, risposero alle
perplessità degli
altri. “Era un cerbero, un mastino dell’inferno.
Sapevo fossero estinti da
secoli, ma non è questo l’importante. Non avete
visto su cosa poggiava le
zampe?” I due la fissarono, quasi fosse impazzita.
“Le zampe? Hai fatto caso le
zampe? Scusa Hermione, ma io ero troppo impegnato a contare le teste,
che erano
tre se non te ne sei accorta!” Ron sbottò,
alzandosi in piedi, irritato e
paranoico. “Era tutto un piano di Harry,
lui ha cercato di uccidermi! Deve essere così, ha capito che
l’avrei battuto ed
ha deciso di farmi fuori! Te l’ho detto Dean, lui
è un mago Oscuro!”
I due
iniziarono a discutere, mentre Hermione scartava a
priori la possibilità che Ron avesse ragione. Harry non
avrebbe mai tentato di
ucciderlo, anche se era un Serpeverde. Lui era buono, le ne era
convinta…
Con la
mente in subbuglio la ragazza andò a dormire,
sentendo nelle sue orecchie ancora le ultime parole di Dean e Ron.
Non
poteva crederci, non lui, non il suo Harry.
****************
Hogwarts
Regno Unito
12 Ottobre, 1991
Le
mano di Harry si tese sul manico di scopa.
Istintivamente il bambino richiamò la sua magia,
infondendola nella voce,
mentre esclamava 'Su', seguendo le istruzioni di Madama Bumb. Come lui,
tutti
gli altri Serpeverde e Grifondoro del primo anno fecero altrettanto, ma
a
differenza sua solo in pochi riuscirono a richiamarlo al primo colpo.
Una
delle persone in maggiore difficoltà sembrava essere
Hermione, il cui manico di scopa si rifiutava assolutamente di levarsi
in volo,
ed anzi si ostinava a rotolare a terra come privo di forze. Dopo
qualche
minuto, molti altri erano riusciti nell'impresa, ed anche chi non era
riuscito
a far sollevare il suo manico, fu autorizzato a raccoglierlo da terra
per
passare alla fase successiva.
“Bene
bambini, ora salite sulla scopa, portandovi in
questa posizione.” La donna si pose al centro dello spiazzo
tra i due gruppi, e
mostrò loro come cavalcare una scopa, dove mettere le mani,
e come controllare
altitudine e velocità. “Ricordate, date solo una
spinta con i piedi verso
l'alto, alzatevi di qualche metro, e poi inclinate il manico verso il
basso per
tornare a terra.” La donna, con capelli argentei ed occhi
acuti, diede loro una
dimostrazione man mano che spiegava, atterrando infine per vedere come
se la
cavavano presi singolarmente. “Al mio tre. Uno,
due...”
Molto
prima del tre, Neville Paciock di Grifondoro, si
diede una forte spinta con i piedi, cominciando a sollevarsi in aria.
In pochi
istanti tutti capirono che aveva già perso il controllo
della scopa. “Signor
Paciock, cosa sta facendo?! Scenda subito, le sto ordinando di
scendere!” A
dispetto delle sue parole però, Nevile continuò a
salire, in alto sempre più in
alto, urlando a squarciagola. E poi cadde. I riflessi di Harry gli
permisero di
erigere un incantesimo imbottito appena prima che il ragazzo toccasse
il suolo,
ma non avendo usato una bacchetta, nessuno se ne accorse.
“Lasciatemelo
vedere!” La professoressa si avvicinò a
Neville, lo scosse, facendo la conta dei danni. “Sembra non
si sia fatto nulla,
sebbene questo sembri impossibile. Adesso lei verrà con me
in infermeria, e voi
altri. Se qualcuno osa prendere la scopa mentre non ci sono
sarà espulso prima
di avere il tempo di dire Quidditch!”
La
donna si allontanò, sorreggendo un illeso, ma
spaventato Neville, il tutto mentre gli altri studenti incominciavano a dividersi in gruppi per
parlare
dell'accaduto. “Guardate, quel deficiente ha perso
qualcosa!” Draco richiamò i
Serpeverde, raccogliendo dal punto di impatto al suolo una piccola
sfera
trasparente che sembrava contenere del fumo grigio. “Una
ricordella! Forse se
quel cretino l'avesse tenuta in mano si sarebbe ricordato di cadere
sulle
chiappe!”
Molti
risero alla sua battuta, ma dalle file Rosso-oro si
fece avanti un insolitamente tranquilla Hermione “Dai qua
Malfoy, quella non è
roba tua.” La ragazza era stata distante e distratta per
tutta la mattina.
Profonde occhiaie nere le bordavano gli occhi, mentre questa passava di
fianco
ad Harry senza rivolgergli uno sguardo. La cosa iniziò ad
insospettire il
ragazzo, che però non volle indagare ulteriormente per
evitare di causare altri
dissidi tra lei ed i suoi compagni di casa. Aveva già capito
che era colpa sua
se le cose per lei andavano male, ma nonostante questo non poteva
evitare di
preoccuparsi, ne poteva non tentare di farla stare meglio, anche solo
un per un
po'.
Malfoy,
quando la vide, si limito a ghignare, passandosi
la palla da una mano all'altra come farebbe un giocoliere.
“Perché mai dovrei
dare ascolto ad una SangueMarcio come te? Hai forse intenzione di
correre in
giro agitando quella tua bacchetta rubata, solo per far perdere altri
punti
alla....” Draco non riuscì a terminare la frase,
che un pugnò lo colpì in pieno
viso.
Incredibilmente,
per quanto Harry lo stesse desiderando,
non fu lui a colpire il biondo, che invece fu atterrato da Hermione
stesse.
“SangueMarcio chiamerai quella cagna di tua madre, stupido
biondo platinato!”
La voce di Hermione era insolitamente alta mentre Draco, steso al
suolo, alzava
lo sguardo su di lei, pulendosi il sangue dalla bocca “Mio
padre lo verrà a
sapere!”
“Verrà
a sapere cosa Signor Malfoy?” Madama Bumb sembrava
aver fatto di corsa, forse temendo che qualche studente avrebbe
trasgredito ai
suoi ordini, facendo un volo non supervisionato. “Lei mi ha
colpito!” Draco
accusò Hermione, sul cui viso era tornata un'espressione
angelica mentre si
rivolgeva alla donna. “Questo è vero signora, ma
solo perché Draco ha provato a
picchiarmi con il suo manico di scopa.” La sua voce era
tranquilla,
l'espressione serena, eppure intorno a lei tutti erano sbigottiti. Come
poteva
mentire con così tanta naturalezza? “Questo
è vero Signor Malfoy?” La voce
della Bumb si era fatta più dura mentre la donna tornava a
rivolgersi al
biondo, la cui famiglia conosceva di fama.
“Io
non ho fatto nulla, si sta inventando tutto! Mi ha
solo colpito, senza alcun motivo!” Draco si difese, cercando
di scaricare
l'intera colpa sull'altra, che si preparò a ribattere,
tuttavia questo fu
impedito. “Bene, basta così! Signor Potter,
è vero quello che la signorina
Granger sta dicendo, è stato davvero Malfoy ad
incominciare?” Harry non dovette
nemmeno pensarci, annui stoicamente incrociando le braccia al petto.
“Si
signora, è vero. Sembrava che trovasse divertente picchiare
una nata babbana,
ma Hermione qui non è tanto stupida da rimanere inerme e
farsi bullizzare. Per
quanto mi riguarda le sue azioni sono state semplice
auto-difesa.”
Draco
spalancò la bocca, rivolgendo un'occhiataccia ad Harry
“Signor Malfoy, lei dovrà scontare una punizione,
e parlerò con il suo capocasa
dell'accaduto. Simili atteggiamenti non sono ammessi all'interno della
scuola.
Ora tutti in fila, riprendiamo con le esercitazioni.” I
ranghi si ricomposero,
Harry cercò nuovamente gli occhi di Hermione, ma lei gli
sfuggì ancora,
nascondendosi dietro ai suoi compagni. “Perché lo
hai fatto?! Sapevi che era
stata lei!”
Le
braccia di Harry si sciolsero, il bambino-sopravvissuto
avvicino il suo viso a quello di Malfoy, avvicinandosi tanto da poter
sentire
il lento fiato caldo di Draco sul suo viso. “Sei stato anche
fortunato... ti ho
già detto che non sopporto sentir chiamare qualcuno
SangueMarcio. La prossima
volta non sarà solo la tua bocca a sanguinare...”
Il
demone si allontanò, tornando a mettersi di fianco alla
sua scopa. “Harry, non avrai preso di mira pure gli uomini
vero?” Akeno, che
era alla sua destra, gli sorrise maliziosa, ridacchiando per la scena
di poco
prima. “In che senso scusa?” Lui la
guardò confusa, lei si coprì la bocca
scuotendo il capo. “A volte si così innocente, un
vero e proprio bambino.” La
ragazza continuò a ridere, mentre Harry incominciava a la
regolarizzare la
respirazione. Ce l'aveva ancora con Draco, ce l'aveva a morte. Voleva
picchiarlo, saltargli addosso, strappargli i vestiti, e fargli capire
una volta
di più, che il suo status di Purosangue non contava nulla.
Anche lui alla fine
si sarebbe piegato di fronte ad Harry, ed avrebbe acconsentito a
qualsiasi sua
richiesta, come tutti.
Il
cuore iniziò a calmarsi, la mente a tornare lucida,
mentre di nuovo tendeva la mano sulla scopa, che una volta tra le sue
gambe,
avrebbe stretto forte, facendo aderire i palmi delle mani al duro legno
laccato. Si preparò al decollo, e quando Madama Bumb
fischiò, spinse forte con
i piedi prendendo velocità. L'aria iniziò a
scompigliargli i capelli, mentre
saliva sempre più in alto, sempre più lontano,
sempre più veloce. Per un attimo
si sentì libero, il sangue nelle sue vene non era
più veleno e la sua mente era
di nuovo libera.
Urlò
al mondo la sua gioia, mentre dal basso venivano urli
amplificati, e richiami. Il suo di un fischietto lo raggiunse mentre
volteggiava libero nei cielo, ed a quel richiamo subito punto il manico
di
scopa verso il suolo. La sua picchiata fu incredibile, fino
all’ultimo momento
rimase con il corpo piegato sul manico di scopa acquisendo
velocità,
strattonando solo alla fine verso l’alto per fermarsi ad un
palmo da terra.
Non
era mai stato così euforica da che avesse memoria, e
lo dimostrò esibendosi in un giro delle morte, conclusosi
con l’atterraggio.
“Professoressa, è stato semplicemente….
Wow, mai volato così. Era tutta
un’altra cosa rispetto al volo normale.” Harry
continuò a parlare, la sua voce
era una macchinetta incontrollabile, mentre spiegava ad
un’esasperata Madama
Bumb ogni singolo scarto della sua scopa mentre la guidava nei cieli
sopra il
castello. “Fermo Potter! Mi stai dicendo che questa era la
tua prima volta su
una scopa?”
La
professoressa era allibita, Harry esaltato. “Si, la mia
prima volta, ma può scommetterci che non sarà
l’ultima! Devo assolutamente
comprarne una, e poi esercitarmi, so di poter diventare molto, molto
più bravo!
Per esempio alla fine, mentre risalivo dalla picchiata, per un istante
ho
urtato il suolo con la punta del manico! Quello ovviamente mi ha fatto
perdere….” E di nuovo il bambino riprese la sua
narrazione, completamente
dimentico di tutti gli altri suoi coetanei che potevano solo sognare un
talento
del genere.
“Lei
ha così tanto potenziale Signor Potter…
scriverò uno
nota al suo Capocasa, lei deve assolutamente entrare in squadra come
cercatore!” L’appassionata di Quidditch si
lanciò in un’intensa narrazione
sportiva, mentre con un gesto vago della mano faceva riprendere gli
altri ad
esercitarsi.
Per il
resto della giornata non ci furono ulteriori
problemi, tutto si svolse regolarmente, ma le voci secondo cui Harry
Potter
fosse un genio in qualsiasi cosa tentasse, prese sempre più
piede nel castello.
Al
ritorno dalla lezione tuttavia, un incontro inaspettato,
riscosse il piccolo eroe dall’emozione del volo, facendolo
tornare per la prima
volta con i piedi per terra. “Hermione!” La ragazza
era ferma davanti agli
enormi portoni che davano alla Sala d’Ingresso, e sembrava
stesse aspettando
proprio lui. “Harry, ti posso parlare?” La sua voce
era titubante, il volto
rosso. Completamente diverso dal viso sicuro di se che aveva mostrato
prima a
lezione. “Si certo. Voi andate avanti senza di me.”
Harry congedo i suoi amici
con un cenno del capo, mentre questi li superavano lasciandoli soli
sulle scale
che davano sull’immenso prato.
“Volevo…
ecco, volevo parlarti di ieri sera. Perché non
sei venuto nella sala dei trofei?” La ragazza non lo
guardava, avevo gli occhi
fissi in avanti, sul sole calante all’orizzonte.
“Ieri sera… dovevo andare
nella sala dei trofei?” Harry era confuso, aveva dimenticato
la sfida visto che
non era stato lui a proporla e non aveva intenzione di presentarsi,
quindi
impiegò qualche istante per ricordare. “Ah, si.
Perché me lo chiedi? Non mi dirai
che Ron è davvero uscito per il castello di
notte!” Harry sorrise, Hermione
abbassò per un attimo gli occhi, ma si volse verso di lui
con un sorriso.
“Sapevo che non lo avevi programmato tu.” La
confusione di Harry crebbe ancora
una volta. “Programmato… cosa?”
Hermione
rise della sua espressione ingenua, ed iniziò a
raccontare. Del cerbero, della botola, del corridoio del terzo piano,
iniziando
poi una filippica su come Harry dovesse chiedere scusa a Ron prima che
l’astio
tra i due degenerasse.
I due
risero e parlarono a lungo, saltando addirittura la
cena, ma la cosa non fu un problema, perché erano insieme e
non avevano bisogno
d’altro.
****************
Hogwarts
Regno Unito
31 Ottobre, 1991
Erano
passati quasi due mesi da quando Harry si era
iscritto ad Hogwarts, ed ormai la sua vita aveva assunto una piacevole
routine.
Ogni mattina si alzava, faceva colazione con i suoi compagni di casa,
seguiva
le lezioni, aiutando e supportando chiunque avesse bisogno del suo
aiuto, ed
infine si allenava nella realtà alternativa grazie al
pugnale che gli era stato
regalato il giorno della sua partenza dagli inferi.
Certo,
non sempre quando aiutata qualcuno lo faceva volentieri,
ed in più di un’occasione ha dato solo un finto
aiuto a chi gli stava realmente
antipatico, ma nonostante questo nessuno nel corpo insegnanti aveva di
che
lamentarsi. Perfino Piton, che non nascondeva il suo disgusto per
l’ultimo dei
Potter, aveva avuto più modo di riprenderlo in alcun modo.
Harry aveva assunto
il ruolo di leader del primo anno, quasi
all’unanimità e tutti seguivano le sue
istruzioni senza discutere.
Quando
condivideva la classe con i Grifondoro sedeva
sempre accanto ad Hermione, ridendo e scherzando con lei come se
fossero amici
da sempre. Si divertita in compagnia della bambina, che grazie al suo
aiuto ed
ai libri che le aveva prestato, aveva iniziato presto a spiccare in
capacità ed
incantesimi. Certo non era al suo livello, ma in pochi anni sarebbe
diventata
una strega con un potenziale magico esorbitante.
Harry
sorrise, vide i suoi amici avviarsi verso la Sala
Grande per il veglione di Halloween, ma lui rimase indietro. Rias e le
altre,
che sapevano la ragione dietro questa sua scelta non commentarono,
Blaise
invece, che ormai ricopriva ufficialmente il ruolo di migliore amico
maschio,
si fermò vicino a lui guardandolo dubbioso. “Tu
non vieni.” Non era una domanda
la sua, ma solo una costatazione. Una delle cose che più gli
piacevano di
Zabini era questo suo modo di porsi. Tranquillo, senza insistenza e
senza
curiosità. Parlare con lui era una delle cose che
più rilassavano l’Alfiere.
“No, stasera no. Andate avanti senza di me, io
farò un giro per il castello e
ci vedremo a fine serata.” Harry sorrise, Zabini
annuì increspando le labbra
nell’ombra di un sorriso, allontanandosi infine insieme agli
altri Serpeverde.
Quando
finalmente fu da solo, il bambino prese uno dei
suoi libri di incantesimi, sfogliandolo fino ad una pagina in
particolare, dove
aveva accumulato diversi ritagli della Gazzetta del Profeta. Quello era
il suo
bottino, un qualcosa che era riuscito a ricavare dalla biblioteca,
spulciando
le edizioni dei vecchi giornali. Nelle pagine strappate, più
degli articoli, risaltavano
alcune vecchie foto stropicciate
in movimento, che mostravano due persone.
“Mamma…
papà… mi mancate” la voce di Harry era
un sussurro
inudibile mentre sfogliava ciò che restava dei suoi
genitori. Solo foto ed
articoli presi dai giornali vecchi di una decade. “Vorrei
tanto che voi foste
qui.” I suoi occhi si inumidirono, e per quindici minuti non
fece altro che
guardare le foto, cercando di cogliere le somiglianze che lui aveva con
i
genitori, ricostruendo dagli articoli frammenti della loro vita.
Alla
fine non ce la fece più. Ripose di nuovo i ritagli al
loro posto nel libro di incantesimi, e si avviò fuori dalla
sala comune. La sua
mente era stanca e vuota, ora che non doveva indossare la sua maschera
di
perbenismo, si sentiva logorato e sfinito. Però stava
funzionando. Reprimere le
sue emozioni, nascondere la sua cattiveria, il suo dolore, mostrando
solo
quello che tutti vorrebbero vedere, lo sta facendo amare.
Ha
molti amici, nessuno lo ha ancora chiamato mostro,
sebbene corrano voci sul fatto che lui sia un mago oscuro. Purtroppo
non può
piacere proprio a tutti, ma questo è solo un piccolo prezzo
da pagare se
paragonato a come la sua vita era un tempo, quando a scuola lo
evitavano tutti
per paura di suo cugino.
Camminò
così tanto, e con la mente così persa nei suoi
pensieri, che alla fine voltò un angolo senza prestare
attenzione, e finì con
l’andare a sbattere contro qualcuno. Entrambi caddero a
terra, ed Harry era già
pronto a scattare contro chiunque fosse responsabile di ciò,
quando capì di avere
davanti un’Hermione in lacrime.
Per un
momento l’eroe del mondo magico fu spiazzato. Non
sapeva bene come comportarsi con una ragazza in evidente crisi di
pianto “Ti ho
fatto male?” chiese la cosa più stupida che gli
passava per la mente,
preoccupato che fosse lui la causa di quanto stava capitando. Hermione
cercò di
tirarsi su, ma riuscì solo a piangere più forte.
Alla fine scosse il capo,
sedendosi appoggiata alla parete di pietra del corridoio. I due si
trovavano
vicino ad un bagno, dal quale la ragazza sembrava essere appena uscita.
“Cos’hai Hermione, se non me lo dici non posso
aiutarti.” Harry tornò ad
indossare la sua maschera, ma questa volta non fu difficile come quando
si
rivolge ad estranei o persone di cui non gli importava. Era davvero
preoccupato
per la ragazza.
“È
stato Ron?” Hermione nascose il viso tra le mani, senza
negare ne confermare la sua supposizione. Erano settimane ormai che Ron
portava
avanti la sua campagna diffamatoria contro Harry, cosa che al
bambino-sopravvissuto poteva anche andar bene se non fosse stato per i
danni
collaterali che questa comportava. Infatti, indifferentemente da chi
fossero, i
suoi amici venivano spesso presi di mira con scherzi ed insulti dalla
banda del
Weasley, la cui vittima preferita sembrava essere Hermione, colpevole
di aver
fatto amicizia con i Serpeverde.
Harry
passò un braccio intorno alle spalle della bambina,
cercando di confortarla, mentre nella sua mente ideava nuovi modi di
farla
pagare al rosso “Non ti preoccupare Hermione, avevo promesso
che non avrei
permesso a nessuno di prenderti in giro, ed io mantengo la parola data.
Mi
occuperò di Ron quanto prima.” Harry
parlò con voce risoluta, cercando di
infondere coraggio alla ragazza, che invece scosse il capo timidamente.
“N-No.
Non farlo, altrimenti parleranno ancora male di te. I-Io posso
cavarmela da
sola…”
La
ragazza cercò di farsi forza, ma da come tremava e
singhiozzava era evidente che non era in grado di farcela. Harry
l’avrebbe
protetta, anche a costo di farlo a sua insaputa. Cercando di mettere da
parte
quel discorso, il demone provò a tirare su di morale la
ragazza cambiando
argomento. “Sai, tu dovresti essere in Sala Grande ora,
dicono che il banchetto
di Halloween sia addirittura meglio di quello fatto il primo giorno di
scuola.
Non dovresti perdertelo sai?” Harry sorrise, strinse un
po’ più forte la
ragazza, che fece una risata umida e stentata. “Q-Quindi anche tu dovresti essere li,
no?” Hermione disse
questo strofinandosi gli occhi. Stava cercando di mettere da parte il
cattivo
umore.
“Nah,
mi conosci, la festa è ovunque io sia, perfino qui
con te mi diverto di più che se fossi in Sala
Grande” Hermione
rise ancora, e questa volta ci mise
un po’ più di cuore. “No davvero,
perché sei qui? Non sarai venuto apposta per
cercare me?” Negli occhi della bambina c’erano
desideri contrastanti. Le
sarebbe piaciuto se lui fosse andato a cercarla dopo aver visto che
mancava a
cena, ma non voleva iniziare a dipendere da lui. Di fronte
all’insistenza della
ragazza, il sorriso di Harry scemò un po’, mentre
lui alzava lo sguardo al
soffitto, distogliendolo da lei. “Non mi sembrava giusto
festeggiare qualcosa
nell’anniversario della morte dei miei genitori.”
Le sue
parole uscirono fuori naturali e tranquille, ma la
Grifondoro avvertì al loro interno tutto il dolore del
bambino. “Harry mi
spiace, io…” Hermione provò in qualche
modo a scusarsi, ma Harry le pose l’indice sulle labbra,
mettendo a tacere ogni
suo tentativo. “Non ti preoccupare, non devi essere
dispiaciuta per me, alla
fine non è colpa tua se i miei genitori sono morti. Sono
solo contento di
essere sopravvissuto abbastanza da incontrare persona come te e Rias,
che posso
considerare vere amiche…” Harry parlò
piano, socchiudendo gli occhi e poggiando
il capo contro il muro.
“Harry…”
Hermione provò ancora una volta a parlare, ma lui
la zittì di nuovo. “No Hermione, davvero, non
c’è bisogno che ti scusi.
Voldemort ha ucciso i miei genitori ed io ho ucciso lui. Sono famoso
per
questo, più di quanto io stesso voglia, ma a volte la fama
non è un’amica
fidata, ti obbliga a crescere ed a guardarti le spalle... Stasera
volevo essere
solo un bambino normale che ricorda i suoi genitori, volevo
solo..” Harry continuò
a parlare, ma non riuscì a concludere il discorso. La voce
acuta di Hermione
richiamò la sua attenzione. “Harry!” Il
bambino si voltò, la fisso, seguendo
poi la direzione indicata dal suo dito tremante. A poco più
di dieci metri di
distanza, si trovava un enorme Troll, alto più di tre metri,
con un’enorme
mazza in mano.
Quando
loro si resero conto del Troll, lui notò loro.
“Cibo!” La bestia umanoide inizio a muoversi nella
loro direzione ad una
velocità sorprendente per uno della sua taglia, brandendo la
mazza alla
rinfusa, finendo con lo scheggiare dipinti e muri in pietra.
“Hermione,
scappa.”
Harry
parlò deciso, tornando in piedi per frapporsi tra il
mostro e la sua amica. “Harry devi venire con me! Quel mostro
ti mangerà!”
Hermione era giustamente spaventata, ma Harry la guardò
fissa per un istante,
alzando in contemporanea la mano destra verso la bestia; Da diversi
punti del
corridoio partirono immediatamente raggi di luce che la colpirono,
arrestandone
la corsa. Aria, acqua, elettricità, fuoco e terra
fuoriuscivano da sigilli
mistici comparsi in aria, colpendo l’essere con una potenza
immane. “Ho
promesso di difenderti qualunque cosa accada, quindi vai. Io posso
cavarmela,
se scappassimo entrambi ci inseguirebbe ed infine prenderebbe. Se sei
preoccupata per me, allora vai a cercare un professore.”
Harry
le sorrise, lei guardò scioccata i lampi di luce che
ancora colpivano il Troll, facendo poi retromarcia nel corridoio per
andare a
cercare aiuto. Adesso veniva il difficile. Harry aveva usato un attacco
a piena
potenza sul mostro, solo per convincere la sua amica ad andarsene, ma
come già
sapeva nessuna delle sue magie ebbe effetto sulla creatura.
I
Troll infatti erano noti per essere la seconda creatura
più mortale al mondo, superati di poco solo dai maghi
oscuri. I loro punti di
forza erano le grandi capacità rigenerative, la pelle
estremamente coriacea e
la forza immane. In genere, in una battaglia contro un mostro del
genere, si
sarebbero mandate avanti le Torri, che grazie alle proprie difese ed
alla loro
forza, avrebbero potuto facilmente stendere la bestia facendole perdere
i sensi,
ma in caso come il suo, dove c’era un solo Alfiere a
disposizione, bisognava
giocare d’astuzia.
Non
appena Hermione fu abbastanza lontana, Harry
interruppe la pioggia di fuoco sull’essere, iniziando la
composizione di nuovo
sigillo. Le mani si chiusero tra loro, si allargarono, disegnarono in
aria una
figura umanoide, che seguendo le sue direttive iniziò a
prendere vita. Parte
della pavimentazione del corridoio si sollevò su se stessa,
mentre una copia
del Troll in pietra prendeva vita. Questa era una delle trasfigurazioni
più
grande che avesse mai fatto, ma nonostante ciò il suo potere
sembrava reggere.
Certo, una grossa fetta delle sue energie era stata prosciugata, ma
vedendo
come i due colossi se le davano di santa ragione, forse ne era valsa la
pena.
Mentre
lo scontro andava avanti, Harry passò al punto
successivo del suo piano. Piegò attentamente la mano in un
lungo gesto
complicato, iniziando a riscrivere la realtà
perché si adattasse alle sue
esigenze. Questa parte della sua strategia richiedeva molto tempo, in
quanto i
calcoli da fare e le variabili da considerare erano molteplici, per
questo
aveva creato un diversivo. Lentamente nel suo palmo comparve
un’elsa, poi una
lama, ed infine il contorno color rubino di una lacrima di sangue, che
si sciolse
all’interno dell’arma facendola risplendere con una
luce maligna.
L’arma
che aveva creato, era una replica a basso
potenziale di una spada demoniaca in genere usata dai Cavalieri, il suo
potere
di penetrazione era elevato, così come era elevato il suo
tasso di mortalità.
Un ultimo pugno del Troll originale, ridusse la sua copia in polvere,
ma era
ormai già troppo tardi, i preparativi erano finiti. Harry si
mise in posizione,
un braccio dietro la schiena, l’altro che stringeva
l’arma coprendo ogni possibile
apertura nella sua guardia.
Più
della sua mente, il suo corpo ricordò gli anni di duri
allenamenti, che non furono incentrati
solo sulla magia, ma si ampliarono concedendo ad Harry
conoscenze
basilare di ogni tipo di lotta. Un enorme pugno trollesco si mosse
nella sua
direzione, ma con un movimento minimo Harry si spostò dalla
traiettoria del
colpo, vedendo la sua frangia alzarsi per lo spostamento
d’aria. La spada calò
in quell’istante sul braccio del troll ed Harry
caricò il colpo con la magia, aumentando
per un istante la lucentezza della lama. Carne, muscoli e tendini
vennero
recisi ed il braccio cadde al suolo, ma c’era qualcosa che
non andava.
La
magia con cui aveva impregnato la spada avrebbe dovuto
ridurre al minimo la rigenerazione della bestia, dando modo ad Harry di
prevalere facilmente, ma da come il sangue smise subito di uscire e
l’arto
riprese a crescere sul moncone, evidentemente aveva sbagliato qualcosa.
L’assenza di ricettori del dolore era un altro punto di forza
del troll, che senza
badare al braccio amputato ed in ricostruzione alzò la mazza
con la mano sana
spazzando l’aria nella sua direzione.
Harry
sudò freddo, si chinò all’indietro e
vide l’enorme
arma in legno, grossa quanto lui, passargli proprio di fronte agli
occhi,
colpendo il muro. Un’entrata di servizio era stata fatta per
il bagno delle
signore, sfortuna ha voluto che non ci fosse nessuna delizia da vedere
al suo
interno. Harry prese un respiro, rotolò indietro per
guadagnare spazio,
guardandosi intorno confuso. Hermione era sparita già da un
po’, ed a meno che
non ci fosse stata qualche altra creatura appostata
nell’ombra, dovrebbe aver
già trovato aiuto ed essere tornata per lui.
Mise
da parte la questione quando il troll strappò la
mazza dalla parete con ora entrambe le braccia completamente guarite.
“Huuuuaaa!” La creatura ululò la sua
insoddisfazione per quel boccone così
difficile da acchiappare lanciandosi di nuovo contro di lui. Harry
incrementò
il potere della spada, rischiò quasi di rompere la lama
mentre la saturava di
energia demoniaca, ma se voleva almeno una possibilità di
vittoria doveva
tentare l’impossibile. L’enorme bestia gli corse
contro, Harry non scappò, non
si voltò ne fuggì, anzi come se questa fosse la
cosa più naturale da fare piegò
le ginocchia spiccando un salto verso in avanti.
Il
pugno del troll colpì Harry alla spalla spezzandogli la
clavicola, il braccio e probabilmente anche qualche costola, ma anche
se ora un
braccio gli pendeva inerte lungo il corpo, la spada era penetrata fino
all’elsa
nel corpo del Troll trapassandogli il cuore. La creatura si
fermò per un
istante, ed Harry, nonostante il dolore folle che quasi gli fece
perdere i
sensi, si costrinse in un piccolo sorriso. Lentamente estrasse la lama
dal
petto della creatura, usandola poi per sorreggersi, ma non appena fece
questo
qualcosa cambiò.
Contro
ogni previsione, gli occhi del Troll tornarono
lucidi mentre la bestia si voltava verso di lui. Era sicuro di averla
uccisa,
di averle perforato il petto fino al cuore ed averla quindi uccisa.
Invece la
creatura, sebbene stesse perdendo copiosamente sangue, non
esitò ad avanzare.
Un pugno gigantesco si abbatte su Harry, che fece appena in tempo ad
evocare
qualche scudo difensivo evitando il peggio.
Il suo
intero colpo fu sbalzato e mandato a sbattere
contro il muro del corridoio, mentre la creatura tornava ad
avvicinarsi.
Sputando sangue, il bambino provò ancora ad allungare una
mano verso la
creatura, che ora torreggiava su di lui, ma l’unica cosa che
percepì con le
dita, era l’inutile bacchetta che era scivolata fuori dalla
sua tasca. La spada
era purtroppo andata persa dopo la botta.
“Usami…” Una
voce roca e profonda raggiunse Harry, che vide la bestia alzare un
pugno pronto
a finirlo. “Usami ora…”
La voce lo
assalì di nuovo, Harry strinse il bastoncino, su cui brillavano le rune di
contenimento. Una incantesimo
comparve nella sua mente, la bacchetta si mosse da sola contro il
troll, che
stava per finirlo, ed Harry urlò la sua speranza al cielo.
“Shadow Prison!”
Una
scintilla di magia nera fuoriuscì dalla bacchetta,
colpì la creatura al ventre per poi allargarsi nelle quattro
direzioni fino ad
inglobarla. L'energia di Harry venne drenata, la magia stava
richiedendo il suo
prezzo, ma man mano che lui perdeva le forze la stessa cosa avveniva al
Troll,
reso incapace di muoversi e reagire. Le ombre continuarono ad
allargarsi, si
diffusero nel corridoio spegnendo le fiaccole, mentre il freddo
iniziava a
diffondersi nelle ossa del bambino. Le sue mani tremarono, il volto
divenne
cinereo e gli occhi si offuscarono, ma alla fine anche l'ultimo barlume
di vita
del mostro si spense. Per un momento la creatura barcollò
sul posto, la vita
prosciugata da quell'incantesimo scaturito chissà come dalla
bacchetta di
Harry, crollando infine al suolo proprio sopra un esausto
bambino-sopravvissuto.
Quando
i professori finalmente arrivarono, trovarono il
corridoio distrutto, il troll morto, ed Harry Potter privo di sensi
sotto la
sua carcassa.
Le sue
condizioni erano pessime, aveva costole rotte, un
braccio fratturato in più punti, una commozione cerebrale e
come se questo non
fosse sufficiente, schiacciandolo con il suo peso il troll gli aveva
anche
causato un principio di soffocamento.
Silente
sorrise nel vederlo in quello stato, e senza
esitazione lo fece ricoverare in Infermeria. Quando il vecchio mago
rimase da
solo con il cadavere del mostro, si chinò su di lui
sussurrando dolcemente. “Oh
fatto bene a lasciare che Raptor ti facesse entrare eh? E neanche darti
la
protezione del castello è stato male. Hai fatto il tuo
dovere vecchio amico,
ora puoi riposare…” Con un gesto della bacchetta
fece svanire la creatura,
cancellando così le tracce del suo intervento sulla creatura.
“Ah
si, sarà proprio una magnifica giornata domani!”
Fischiettando
l’anziano stregone riprese a camminare,
senza alcun dubbio morale sulla sua condotta.
**********************
Nda: Rieccomi,
questa volta puntuale, con il capitolo pronto solo per voi. Questo
capitolo,
come già quello che l’ha preceduto, è
più lungo di quanto sono solito fare,
quindi se siete arrivati fino in fondo, senza annoiarvi o maledirmi
direi che
avete vinto un premio. Il premio consiste nella possibilità
di
A: Leggere in anteprima il prossimo
capitolo, che ho intenzione di cambiare radicalmente rispetto a come
l’ho già
strutturato o
B: Prendermi a randellate nelle
gengive con la mazza del troll.
Mi raccomando, se recensite fatemi sapere cosa scegliete ed ancora
più
importante cosa ne pensate del primo scontro serio di Harry. ^_*
Oltre a questo mi piacerebbe un
parere sulle lezioni, che
differiscono di molto da quelle del libro e sono ambientate ad un mese
di
distanza in modo da saltare tutta la parte teorica ed arrivare
direttamente all’esecuzione
degli incantesimi.
Come conclusione posso solo invitarvi
a passare delle buone
feste, dandovi appuntamento a domenica prossima con una delle due
versioni del
capitolo 5!
See you soon,
Bumbix