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Autore: Rey_    28/12/2014    5 recensioni
«Di cosa hai paura, Eileen?» le sussurrò tra i capelli, aprendo gli occhi e sentendola irrigidirsi tra le sue braccia.

«Ho paura delle persone» soffiò infine, il respiro caldo sul collo di Niall che lo fece tremare.
Solo in quel momento Niall si rese conto di quanto realmente fossero vicini, di come sarebbe bastato chinare il viso per perdersi in quel paio di occhi verdi che lo confondevano, di come avrebbe potuto posare un dito sotto al suo mento per alzarle il viso quel tanto per poterla baciare. Ma ovviamente non fece niente di tutto questo, non aveva abbastanza coraggio per sfidare la sorte in quel modo così sfacciato.
Così si limitò a ripetere «Delle persone?» con tono interrogativo, facendole intendere di doversi spiegare meglio.
«Si»
Niall si sforzò di deglutire, le carezzò delicatamente la guancia ,sfiorando la sua pelle accaldata e morbida, e la fissò dritto negli occhi.
Azzurro contro verde.
Stomaco chiuso e mente vuota.
«Anche io ti faccio paura?».
Quella domanda la spiazzò. Niall la vide deglutire con difficoltà e mordersi il labbro inferiore, indecisa.
«No, tu no» disse infine, abbassando lo sguardo e sorridendo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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30. In love with you.
 
 
 
 
Niall era tornato finalmente a respirare. L’arrivo di Louis era stato come una ventata d’aria fresca, rigenerante, nel bel mezzo del caldo soffocante dell’estate.
In realtà non era stato il caldo a soffocarlo fino a quel momento, perché il clima della sua terra era tutto al di fuori di caldo, ma gli piaceva come metafora.
Louis, ovunque andasse, portava il sorriso sul viso delle persone, ed era riuscito a farlo anche con Eileen.
Il primo pensiero di Niall, ad essere sincero, quando Louis l’aveva chiamato dicendogli che era a Dublino, era volato a lei.
Eileen.
Inutile specificare che ormai era diventata la sua prima preoccupazione, il suo pensiero costante, il puntino intorno al quale girava tutta la sua attenzione.
Non aveva avuto neanche un secondo per realizzare, per essere felice, per sentire l’entusiasmo di rivedere il suo amico chiudergli la gola, che i suoi occhi erano volati a lei, che dormiva nel suo letto che ormai era diventato loro.
Il primo pensiero non era stato “Rivedrò Louis, non lo vedo da quasi due mesi, che bello!”.
Il suo primo pensiero era stato “Eileen starà bene?”
E questo diceva tanto sulla sua condizione psicologica e sentimentale. Era una chiara spiegazione di ciò che provava per quella ragazza, anche se ormai non era più così difficile da capire, aveva persino smesso di provare a nasconderlo.
Era riuscito ad accantonare la preoccupazione per quell’incontro solo quando aveva rivisto Louis, con i capelli troppo cresciuti che tirava indietro ogni tre secondi, gli occhi sempre azzurri e sorridenti, una sigaretta tra le labbra imbronciate e le mani frenetiche che infastidivano la povera ragazza che l’aveva accompagnato.
Niall a quel punto aveva smesso di pensare a tutto, perché Louis gli era mancato davvero.
E, una volta stretto di nuovo tra le sue braccia quell’amico che sapeva riportargli il sorriso in qualsiasi situazione, era tornato a respirare.
Non aveva avuto modo di fare altro, perché Louis con il suo fare frenetico l’aveva trascinato in macchina, aveva buttato la sua valigia e quella della sorella nel bagagliaio e gli aveva detto di partire perché non vedeva l’ora di conoscere Eileen. Niall non aveva neanche avuto il tempo di salutare la povera Lottie che, roteando gli occhi e borbottando tra sé e sé su quanto aumentasse di giorno in giorno la stupidità del fratello, si era trascinata dietro di loro infilandosi nel sedile posteriore con già le cuffiette nelle orecchie per non dover sentire un secondo di più la voce acuta di Louis.
Niall provò una pena affettuosa per quella ragazza: sapeva bene cosa voleva dire sedere accanto a Louis durante un viaggio, corto o lungo che fosse. Non chiudeva la bocca neanche per mezzo secondo, era alquanto stressante.
Neanche un secondo dopo aver elaborato quel pensiero, che gli aveva strappato un sorriso nostalgico, Louis aveva cominciato a bombardarlo di domande spegnendo anche la radio della macchina. Tanto per farlo sentire un po’ di più sotto esame.
Niall, un po’ perché gli mancava parlare con lui, un po’ perché sapeva che comunque Louis avrebbe in qualche modo ottenuto le risposte che voleva, aveva sospirato e si era preparato psicologicamente ad accontentarlo senza troppe preghiere.
Così in quell’ora e qualche minuto di viaggio Louis era riuscito a strappargli ogni singolo dettaglio sulla sua storia con Eileen, qualsiasi cosa che aveva capito di lei, si era fatto raccontare ogni singolo sorriso, o sguardo e, soprattutto, contatto.
Perché Louis era una vecchia pettegola, ma quando serviva diventava peggio di quelle ragazzine quattordicenni con gli ormoni a mille, e ovviamente non si era certo risparmiato qualche commento esageratamente indelicato e carico di sottintesi. Niall era arrossito e aveva evitato il suo sguardo, pregando che la musica nelle orecchie di Lottie fosse abbastanza alta da non permetterle di ascoltare la piega che Louis aveva fatto prendere alla conversazione. Alla fine Lottie era come se fosse sua sorella, ma era pur sempre una ragazzina, ed era imbarazzante che venisse a conoscenza delle sue faccende private.
Comunque, nonostante il tentennare a rispondere di Niall, Louis non si era fatto scrupoli ad andar avanti con il suo interrogatorio e aveva prosciugato Niall di tutte le sue conoscenze su Eileen.
Niall era spaventato dal fatto che una volta che l’avesse incontrata, avrebbe potuto farsi uscire qualche battuta come suo solito.
Eileen non era una ragazza molto aperta e alla mano, quindi avrebbe potuto reagire male, e Niall aveva paura che il suo amico potesse turbarla.
La preoccupazione era talmente opprimente che quasi avrebbe voluto trovare un modo per non farli mai incontrare e conoscere.
Ma l’inevitabile non poteva essere rimandato, e Niall non avrebbe mai pensato che sarebbe andata cosi bene.
Louis era riuscito a piacere anche ad Eileen, al primo colpo, con la prima battuta e il primo sorriso.
Eileen si era lasciata abbracciare e aveva risposto allegramente alle sue battute, come se fosse una ragazza normale, come se fosse finalmente in grado di aprirsi con le persone senza tutte le paure che la costringevano a circondarsi di muri invalicabili.
Louis, maledetto Louis, riusciva a far sorridere tutti.
Niall avrebbe tanto voluto essere come lui.
«Darling!» la voce cristallina del diretto interessato gli perforò proprio in quell’istante le orecchie, facendogli arricciare il naso dal fastidio.
Gli era mancato da morire, ma due giorni che era lì e dentro la casa non rimbombava altro che la sua voce acuta e sempre così fastidiosamente entusiasta.
«Che c’è?» gli urlò di rimando mentre finiva di rifare il letto dal quale l’ospite si era alzato da pochi minuti. Louis non era un tipo molto ordinato, nessuno di loro lo era, ed era abituato a passare la maggior parte delle sue notti in albergo, dove appena sveglio fai quello che vuoi senza preoccuparti di risistemare, o mettere le tue cose in ordine. Niall lo sapeva, per questo da due mattine di seguito dopo aver fatto colazione passava in camera di Dylan, arrangiata come camera degli ospiti, a rifare il letto di Louis e a tirare su i vestiti da terra.
Eileen quando l’aveva visto era scoppiata a ridere: un tipo disordinato come lui che si ritrovava a sistemare una camera e delle cose che non erano sue.
Il fatto era che non voleva far pesare a Denise e Greg la presenza del suo amico e della sorella in casa. Non che loro facessero intendere questo, ma Niall voleva rendere la situazione meno pesante possibile.
«Darling!» urlò di nuovo Louis dal piano di sotto con un tono da bambino facendogli roteare gli occhi al cielo. Sbruffò e si precipitò giù per le scale per raggiungere l’amico in cucina.
Non appena entrò si bloccò ad osservare la situazione: Lottie sedeva tranquillamente a tavola, con la sua tazza di cereali davanti e Dylan seduto accanto che gliene rubava qualcuno di tanto in tanto quando smetteva per qualche secondo di far scontrare le sue macchinine. Louis era in piedi davanti a loro con le mani sui fianchi e l’espressione imbronciata sulle labbra.
«Che succede?» chiese allargando le braccia. Louis lanciò un’occhiataccia alla sorella, che continuò a mangiare ignorandolo.
«Lottie ha finito i cereali!» urlò allora lui indicandola oltraggiato. Lottie e Dylan alzarono gli occhi contemporaneamente, lo stesso sguardo apatico, come se entrambi fossero abituati ai suoi capricci, come se fosse lui il bambino di tre anni in quella stanza.
Niall si passò una mano sulla faccia per non scoppiare a ridere e mantenere la calma.
«Zio Lou capriccioso», borbottò Dylan prendendo un cereale con la manina e infilandoselo in bocca con un sorrisino malandrino.
Niall sbruffò dal naso per evitare di nuovo di ridere e Lottie mascherò a fatica un sorriso divertito.
«Louis», cominciò Niall scuotendo la testa. Louis puntò i piedi e strinse i pugni come un bambino.
«Ma io ho fame e devo fare colazione per dare inizio alla mia giornata», protestò. Niall fece per parlare ma Lottie lo anticipò.
«Se la smettessi di fare l’idiota, ti direi che Eileen è andata a fare la spesa e dovrebbe essere di ritorno tra poco», disse.
«Cosi mangi e basta capricci», aggiunse Dylan scuotendo la testa contrariato.
A quel punto Niall non resistette più e scoppiò a ridere, perché la situazione era assurda ed esilarante: il bambino di quasi tre anni che sgridava il ragazzo di ventidue.
Louis gli rifilò un’occhiataccia e Dylan stanco di quella scenata balzò giù dalla sedia per dirigersi in salone. Lottie finì i suoi cereali e si alzò.
«Ogni tanto penso che mi manca, quando siete in giro per il mondo. Ma poi mi ricordo cosa significa averlo per casa ogni singolo giorno. Come fate a sopportarlo e a non avere l’istinto di buttarlo giù dal bus, o a non andarvene lasciandolo in qualche posto sperduto?» mormorò Lottie quando gli passò vicino per seguire Dylan.
Niall ridacchiò.
«Chi ti ha detto che non ci pensiamo mai? Dobbiamo solo organizzarci meglio», le assicurò sottovoce facendole l’occhiolino. Lottie sorrise e gli batté il pugno, sparendo poi nell’altra stanza.
Niall la seguì con lo sguardo sorridendo, poi si voltò verso Louis che lo fissava con gli occhi ridotti a due fessure e le braccia incrociate al petto. Niall sospirò e scosse la testa divertito.
«A volte mi chiedo se ti rendi conto di quanto sei idiota», gli disse trattenendosi a stento dal ridere. Louis strinse ancora di più gli occhi e prese fiato per parlare, ma il rumore della porta che si apriva e della voce di Eileen che risuonava per la casa lo bloccò.
«Lottie, dimmi che tuo fratello non ti ha sbranato!» esclamò precipitandosi in casa con tre buste di spesa tra le braccia.
«Louis, ho preso i cereali!» urlò correndo verso la cucina. Niall sentì Lottie scoppiare a ridere e Dylan fare un urletto eccitato, scatenando la risata di Eileen, che arrivò in tutta velocità davanti alla porta della cucina, fermandosi con una scivolata, un sorriso enorme che le illuminava il viso e due pacchi di cereali in mano.
Niall la guardò strabiliato per qualche secondo, perché non l’aveva mi vista così allegra e spensierata, ma non fece in tempo a dirle niente che Louis schizzò verso di lei e la prese tra le braccia sollevandola e facendola girare.
«Sei il mio angelo, Sunshine!» esclamò facendola ridere.
«Lou, mettimi giù», esclamò Eileen agitando i piedi cercando di non fare cadere a terra il tesoro di Louis.
Niall era senza parole, osservava la scena con gli occhi sbarrati e un sorriso sorpreso sulle labbra.
Non era neanche minimamente infastidito da quell’abbraccio, si era reso conto che quei due in due miseri giorni avevano legato e parlavano come se si conoscessero da una vita; e questo succedeva con chiunque si ritrovasse ad avere a che fare con Louis, quindi non era sorpreso.
La cosa che lo rendeva felice e soddisfatto era che Eileen si era visibilmente ripresa, che anche se i segni di quello che le era successo qualche giorno prima erano ancora visibili sulla sua pelle, lei non ci faceva caso, o faceva finta che non ci fossero.
Eileen sorrideva ed era allegra, felice, spensierata.
Ed era così bella, talmente bella che aveva voglia di strapparla dalle braccia di Louis per stringerla a sé per ricordarsi e ricordarle quanto era sua.
«Adesso il bambino è contento?» gridò Lottie dall’altra stanza con voce sarcastica distraendolo dai suoi pensieri. Louis si rabbuiò e mise giù Eileen, togliendole dalle mani le scatole di cereali e puntando a passo di carica la porta che collegava la cucina al salone per raggiungere la sorella.
«Sì, e se tu non avessi fatto l’egoista tutto questo non sarebbe successo!» l’accusò. Niall scosse la testa e smise di ascoltarlo, perché Eileen lo stava guardando con le mani giunte dietro la schiena dondolandosi sui piedi.
Niall piegò un po’ la testa di lato e lei gli sorrise continuando a dondolarsi sul posto, allora Niall alzò le sopracciglia con aria scettica e incrociò le braccia al petto.
«Da Louis ti fai abbracciare e a me neanche mi saluti?» le chiese schioccando la lingua. Il sorriso di Eileen si allargò e con due saltelli lo raggiunse buttandogli le braccia al collo e avvicinando i loro visi con il sorriso sempre più luminoso. Gli accarezzò i capelli dietro la nuca e sfiorò il naso con il suo, mentre Niall rimaneva ancora con le braccia incrociate al petto fintamente offeso.
«Sei geloso, Niall?» gli sussurrò Eileen praticamente sulle labbra, divise solo da un sottilissimo strato d’aria. Niall sentì tutti i muscoli del corpo fremere e il cuore balzargli nel petto. Socchiuse gli occhi e alzò le spalle.
Stava per negare, per stuzzicarla, per stare al gioco con la sua provocazione.
Ma non resistette, perché lei era troppo vicina e il suo profumo troppo buono e le sue labbra bramavano il sapore dolce di quelle di Eileen.
Quindi «Sì», sussurrò appena prima di incollare le loro labbra con veemenza facendole indietreggiare la testa e perdere leggermente l’equilibrio. Eileen ridacchiò e si aggrappò alle sue spalle, mentre Niall la circondava con le braccia e si allungava per baciarla di nuovo. Eileen scosse la testa e poggiò la fronte sulla sua, allora Niall aprì gli occhi per scontrarsi con quel verde smeraldo in quel momento splendente.
«Sai che è una cosa stupida, vero?» lo sfotté lei stringendo le labbra in un sorriso che Niall ricambiò, prima di rubarle un altro bacio. Eileen ridacchiò sulle sue labbra ma poi si lasciò baciare, dischiudendo le labbra e lasciando a Niall il permesso di assaggiare di nuovo quel sapore dolce che lo faceva impazzire.
Le mani di Niall finirono sotto la maglia di Eileen in mezzo secondo, quasi automaticamente, come se fossero attratte dalla calamita che era la sua pelle morbida e calda. Eileen rabbrividì, forse perché le dita di Niall erano perennemente fredde, forse perché quel contatto le trasmetteva le stesse sensazioni che provava Niall.
A Niall mancò il fiato, perché le emozioni che provava ogni volta che era così vicino ad Eileen gli opprimevano il cuore, allora si staccò per respirare, ma Eileen non lo lasciò andare tanto lontano. Lo strinse a sé con dolcezza, poggiò la fronte sulla sua, aprì gli occhi e incrociò il suo sguardo. Il cuore di Niall perse un battito, Eileen gli sorrise e gli baciò la punta del naso, sfiorandogli delicatamente i capelli.
Niall in quel preciso istante si sentì amato come mai prima.
«Ew, smettetela o mi fate passare la fame», li interruppe Louis che li guardava dalla porta con espressione schifata. Eileen arrossì e sciolse l’abbraccio allontanandosi di un passo, Niall fulminò l’amico con lo sguardo, che gli scoccò un sorriso smagliante.
«Vado a recuperare le buste della spesa», si congedò Eileen frettolosamente, il volto in fiamme dall’imbarazzo. Niall la trovò assurdamente tenera.
«Siete così carini», commentò Louis seguendo la ragazza con lo sguardo per poi portare gli occhi sull’amico, che roteò i suoi al cielo e sbuffò.
«Dico sul serio, sembrate due bimbetti innamorati. Vi brillano gli occhi quando vi guardate», insistette Louis saltellandogli intorno.
«Louis», lo riprese Niall con voce monocorde lanciandogli un’occhiataccia. Louis sorrise e fece per ribattere ma Lottie li interruppe.
«Voi uomini, invece di chiacchierare come vecchie pettegole, perché non vi rendete utili?» li accusò trascinando alcune buste piene di cibo, mentre dietro di lei arrancava Eileen con le braccia piene di altrettante buste.
Niall scattò ad aiutarle, mentre Louis borbottava imbronciato e si dileguava «Vado a fare colazione in giardino.»
«Vengo anch’io», squittì Dylan zampettandogli dietro.
«Che scansafatiche», borbottò Lottie.
«Lou tieni d’occhio tu Dylan?» urlò Niall verso il giardino.
«Sì, sì», rispose Louis con aria allegra probabilmente trovando divertente ogni movimento di Dylan; i bambini lo facevano impazzire.
Eileen scosse la testa divertita persa tra i suoi pensieri, e i tre cominciarono a sistemare la spesa in silenzio, passandosi le cose per sistemarle chi nel frigorifero, chi nelle dispense. In pochi minuti svuotarono tutte le buste e sistemarono la cucina.
Niall sospirò soddisfatto e allungò il pugno verso Lottie, che lo fece scontrare con il suo.
«Ottimo lavoro ragazze», si complimentò. Lottie gli fece l’occhiolino ed Eileen sorrise scambiandosi una lunga occhiata con Niall.
«Vado a vedere cosa sta combinando quell’idiota, non mi fido a lasciare Dylan solo con lui», mormorò frettolosamente Lottie distogliendo lo sguardo nervosamente, trovando la prima scusa per dileguarsi da quella stanza e per togliersi di mezzo da quegli sguardi così carichi di desiderio.
Non appena mise piede fuori dalla porta, Niall si avventò su Eileen, afferrandola e trascinandola verso di sé.
«Che cosa stavamo dicendo prima che Louis ci interrompesse?» le chiese allusivo strofinando il naso contro il suo.
Eileen ridacchiò e si alzò sulle punte dei piedi per sfiorargli appena le labbra. Niall piegò un po’ la testa di lato e arricciò il naso.
«Sì, questo mi ricorda qualcosa», mormorò fintamente pensieroso. Eileen scoppiò a ridere e Niall si perse per qualche secondo ad osservarla. Il sorriso smagliante, felice, il suono della sua risata, gli occhi luminosi, le guance arrossate, il viso disteso.
Quando la sua risata si calmò, le sfiorò le guance con le mani, lì dove l’ombra dei lividi ancora era ben visibile. La sfiorò con delicatezza come se il suo tocco potesse curarla e sotto le sue dita Eileen arrossì, sbattendo le palpebre e distogliendo gli occhi da quelli di Niall.
«Tu starai bene, Cookie», mormorò come una promessa continuando a carezzarle le guance. Eileen chiuse gli occhi e si abbandonò al suo tocco con un sospiro.
«Tu rimani con me», rispose in un bisbiglio, come se quella fosse l’unica soluzione.
«Te lo prometto.»
Eileen sorrise, poggiò la testa sul suo petto e lo abbracciò stretto, come a voler intrappolare quelle parole lì tra di loro. Niall si rese conto con chiarezza che era l’unica persona che avrebbe potuto aiutarla; era grazie a Louis se era così allegra, se in apparenza si mostrava cosi felice e spensierata. Ma Niall avrebbe potuto curarla all’interno, avrebbe aggiustato il suo cuore, lo avrebbe riempito così come lei stava facendo con il suo.
 
 
«Oh andiamo, muovi quel culo!»
L’urlo rabbioso e improvviso di Greg fece sobbalzare Niall e gli fece perdere la presa salda sulla sua chitarra. Niall alzò gli occhi verso il fratello, che sbatté la lattina di birra sul tavolo basso davanti al divano, senza staccare gli occhi dalla tv e dalla partita di calcio che stava seguendo come se non potesse perdersi neanche un minimo spostamento della palla.
Il sole era calato da poco, e casa Horan non era mai stata così piena e viva. Ovviamente il motivo era facilmente intuibile, ma oltre all’entusiasmo al tempo stesso si respirava un’atmosfera di tranquillità, serenità, dove ognuno era rilassato e impegnato a fare quel che più gli piaceva fare. Denise e Lottie si erano chiuse in cucina da quando la più grande era tornata al lavoro: l’intenzione di Denise era quella di preparare una cenetta con i fiocchi per i due ospiti, ma Lottie si era proposta di aiutarla per non starsene con le mani in mano, quindi molto probabilmente la cucina si sarebbe trasformata in una specie di confessionale dove Lottie avrebbe spettegolato con Denise come solo due donne come loro sapevano fare. Quelle due erano le regine del gossip, e messe insieme somigliavano ad una macchina di guerra: si passavano le informazioni di cui ognuna di loro era a conoscenza e le mettevano insieme. Niall era sicuro che Lottie da grande sarebbe diventata una di quelle giornaliste che tanto odiava, che gli stavano tra i piedi ovunque andasse, aveva il pettegolezzo nel sangue quella ragazza.
Ma finché quelle due se ne rimanevano chiuse in cucina, Niall non ne voleva sapere niente.
Nel frattempo, Eileen si era ritirata in camera, forse a leggere un libro, o forse solamente a rilassarsi dato il fatto che aveva corso dietro a Dylan tutta la giornata, fomentato da Louis che adorava vedere gli adulti andare fuori di testa per tutto quell’incompreso entusiasmo.
Infatti, proprio in quel momento Louis e Dylan gli schizzarono davanti correndo e lui li seguì con lo sguardo finché non sparirono su per le scale ridendo. Scosse la testa rassegnato e riprese a pizzicare delicatamente le corde della sua chitarra, canticchiando tra sé e sé le parole di una nuova canzone a cui stava pensando da qualche giorno.
L’ispirazione gli era venuta in un pomeriggio di pioggia. Stava suonando la chitarra seduto sul divano, Eileen gli sedeva accanto rannicchiata con le ginocchia strette al petto e gli occhi vigili puntati su Dylan che giocava li davanti a loro. Niall l’aveva osservata per qualche secondo: gli occhi grandi e tondi, le ciglia lunghe che quando sbatteva le palpebre le sfioravano le guance, le labbra rosee leggermente dischiuse e il nasino piccolo sul quale lui avrebbe voluto posare un bacio.
Niall l’aveva guardata e gli era bastato un attimo per notare le sue mani strette a pugno, le spalle rigide e gli occhi che quasi spaventati si spostavano di tanto in tanto verso la finestra, dalla quale proveniva il rumore dei tuoni e del temporale che si stava scatenando fuori. Allora gli era scappato un piccolo sorriso ed era scivolato ancora di più vicino a lei fino a toccarle la spalla con la sua e distrarla da quello che stava succedendo intorno a loro per chiuderli nella loro bolla, dove non c’era niente di sbagliato, perché semplicemente non c’era niente oltre loro, e loro insieme erano la cosa più giusta che ci potesse essere.
Quel pomeriggio era riuscito a distrarla con quelle note che venivano da sole, senza che lui ci riflettesse tanto, e poi la notte stessa, mentre lei dormiva stretta al suo fianco, gli erano venute in mente anche le parole.
Improvvisamente, Niall sentì la sua mancanza e l’assurdo bisogno di vederla, di trovarsi nella sua stessa stanza per respirare il suo profumo e per accertarsi che lei c’era veramente, ed era sua.
Senza pensarci schizzò in piedi, facendo sobbalzare dallo spavento Greg, che per un miracolo divino riuscì ad alzare gli occhi dalla tv.
«Ehi», esclamò sorpreso come se si accorgesse solo in quel momento della presenza del fratellino accanto a lui.
«Vado di sopra», borbottò Niall portandosi dietro la chitarra. Greg lo guardò per un secondo alzando le sopracciglia, ma la voce entusiasta del telecronista alla tv lo riportò nel suo mondo e Niall sgattaiolò sulle scale quasi scontrandosi con Dylan che gli passò sotto le gambe correndo.
«Vieni qui marmocchio!» gli urlò dietro Louis quasi travolgendo Niall.
«Darling così mi fai perdere!» si lamentò senza voltarsi e continuando a correre dietro al bambino. Niall ci mise qualche secondo a riprendere l’equilibrio e poi continuò a salire le scale decidendo di ignorare il tutto, perché se si fosse messo ad analizzare la situazione gli sarebbe venuto da piangere per quanto assurdo e infantile riuscisse ad essere quel ragazzo, sapeva divertirsi in modi molto ambigui, considerato che aveva ventidue anni pieni.
Decise di non pensarci troppo, perché Louis era Louis e questo doveva bastare come giustificazione, e a passo titubante e con il cuore martellante nel petto si avvicinò alla sua- loro- stanza. Eileen aveva lasciato la porta aperta, così lui si affacciò e la vide seduta a gambe incrociate sul letto, con un libro in grembo e l’aria concentrata. Si mordicchiò il labbro e aggrottò le sopracciglia, come se quello che stava leggendo non le fosse tanto chiaro e a Niall scappò un sorriso automatico.
Si sentì un idiota a bussare alla porta della sua camera, ma voleva attirare l’attenzione di Eileen senza spaventarla.
Quando Eileen alzò gli occhi verso di lui sembrò metterci qualche secondo a realizzare, come se fosse ancora in un altro mondo, in quello narrato nel libro che stava leggendo.
Appena vide che era lui si illuminò in un sorriso e chiuse il libro di scatto.
«Ciao», gli disse spostandosi un po’ sul letto come a fargli spazio, anche se lui se ne stava ancora imbambolato sulla porta.
Quando vide il sorriso di Eileen persistere sulle sue labbra sospirò piano e con un sorriso identico al suo si avvicinò arrampicandosi sul letto e assumendo la sua stessa posizione, con la chitarra poggiata sulle gambe incrociate.
«Non volevo disturbarti», bisbigliò Niall accennando un sorriso imbarazzato e indicando con il mento il libro che Eileen aveva abbandonato chiuso sulle sue gambe, «Continua a leggere.»
Eileen sorrise e scrollò le spalle, «Non mi hai disturbata, a dire la verità stavo per smettere di leggerlo», confessò arricciando il naso. Niall ridacchiò, più per la soddisfazione di aver di nuovo compreso solo osservandola quello che le frullava per la testa che per altro.
Eileen arrossì e si strinse nelle spalle puntando gli occhi sulla chitarra che Niall sfiorava di tanto in tanto.
«Tu cercavi un posto tranquillo per suonare?» gli chiese con un’occhiata complice, riferendosi al baccano che proveniva dal piano inferiore. Niall sbruffò esasperato e ricambiò il suo sguardo facendola ridere.
«Come se potesse esserci anche solo un angolo tranquillo, in una casa in cui è presente Louis Tomlinson», borbottò. Il sorriso di Eileen si ampliò e proprio in quell’istante come a rinforzare il concetto la risata squillante di Louis si propagò per la casa, seguita da urla di protesta da parte di Dylan.
«Appunto», mormorò sospirando. Eileen si dondolò sul posto fino a far scontrare le loro spalle e a fargli alzare gli occhi per incrociare i suoi.
«Dai, qui è abbastanza tranquillo», gli fece notare con un sorriso, «Fammi sentire qualcosa.»
Niall arrossì improvvisamente, come sempre quando doveva suonare o cantare davanti ad un pubblico ristretto. Era una contraddizione e ne era consapevole, ma era più forte di lui: non si imbarazzava davanti a centinaia, migliaia di persone ma anzi, si trovava a proprio agio su un palco nel bel mezzo di uno stadio, con tutti quegli occhi che lo guardavano e quelle orecchie che lo ascoltavano, ormai era come sentirsi a casa.
Ma quando si trattava di cantare per una, o due persone, era tutta un’altra storia.
Poteva sentire lo sguardo di Eileen bruciargli la guancia e il cuore cominciò a martellargli nel petto ad un ritmo veloce, mentre strimpellava distrattamente le corde della chitarra, indeciso se e cosa suonare. Era sicuro che con gli occhi di Eileen puntati addosso non sarebbe riuscito neanche a muovere le dita, per quanto si sentiva in imbarazzo e sotto pressione. Non perché aveva paura che lei lo giudicasse o qualcosa del genere, ma semplicemente perché le sensazioni che gli faceva provare un semplice sguardo di Eileen lo mandavano nel pallone impedendogli quasi di respirare.
Eileen rimase in silenzio, attendendo che Niall si decidesse a fare qualcosa, finché quest’ultimo si lasciò andare ad un sospiro e prese coraggio.
Con la solita delicatezza con cui trattava la sua chitarra, cominciò a pizzicare le corde, lasciandosi guidare dalle sue dita che componevano automaticamente le note di quella canzone che non aveva ancora alcuna identità, che era solo un insieme di note venute a caso, seguite da parole che invece erano state ispirate dalla ragazza che in quel momento stava seguendo attentamente con gli occhi ogni singolo movimento delle sue dita, con un sorriso emozionato sulle labbra e le guance leggermente più rosse del normale.
«Questa è…», mormorò Eileen facendo alzare di scatto lo sguardo a Niall che incrociò quelle iridi verdi e sentì il cuore mancare un battito.
«L’hai già suonata questa, quel pomeriggio», bisbigliò di nuovo Eileen più piano, come per evitare di distrarlo ancora e fissando il vuoto per richiamare alla mente il ricordo di quel pomeriggio non molto lontano.
Niall sorrise e annuì, deglutendo a fatica e temendo la quasi sicura domanda che avrebbe seguito quell’affermazione.
«Che canzone è? Non la conosco», mormorò infatti Eileen con tono curioso e quasi di ammirazione. Niall arrossì violentemente e le lanciò uno sguardo titubante, tossicchiando nervosamente.
«Non è una canzone. Non ancora almeno.»
«Oh», balbettò Eileen confusa aggrottando per un secondo le sopracciglia. Niall trattenne il respiro sentendo il cuore martellargli fin nelle orecchie lanciando di tanto in tanto un’occhiata ad Eileen finché lei non arrivò alla risposta da sola e si illuminò in un sorriso incrociando il suo sguardo.
Niall arrossì e lo distolse frettolosamente mentre Eileen impercettibilmente scivolava sul materasso per avvicinarsi a lui. Niall sentì il suo respiro fresco sulla guancia e sentì il cuore fremere.
«La stai…la stai scrivendo tu?» gli chiese Eileen guardandolo con completa ammirazione. Niall arrossì a livelli impensabili sentendosi andare a fuoco le guance e il cervello andare in panne.
«No…sì. Cioè», prese un bel respiro e ricominciò, «Mi è solo venuta in mente e ho cominciato a suonarla, non ho neanche scritto le parole da nessuna parte», balbettò guardandola timidamente. Il sorriso di Eileen si allargò ancora di più.
«Quindi ci sono anche le parole?» esclamò agitandosi, «Canta», gli ordinò ma con una dolcezza tale che gli scatenò un moto di tenerezza e fu quasi obbligato ad accontentare la sua richiesta per continuare a vedere quel sorriso entusiasta sul suo viso.
Non ci pensò più di tanto, perché sapeva che se l’avesse fatto avrebbe cominciato a farsi tremila problemi e decisamente troppi pensieri.
E poi, alla fine, cantare era la cosa che faceva meglio, l’unica cosa con cui sarebbe andato sul sicuro e farlo per Eileen, solo per lei, era quasi un onore.
Così le lanciò un ultimo sguardo timido, ricambiato da un suo sorriso incoraggiante, e si lasciò andare.
Suonò le prime note, ricordandole alla perfezione nonostante le avesse suonate solo una volta, e in automatico seguirono quelle parole che gli erano uscite direttamente dal cuore, e che parlavano di lei.
Am I sleep am I awake or somewhere in between?/ I can’t believe that you are here and lying next to me», prese fiato ma non si arrischiò a guardare Eileen timoroso di vedere la sua reazione ma soprattutto consapevole del fatto che lei avrebbe potuto capire al volo che quella canzone parlava di lei, di loro. E non voleva vedere cosa scatenavano in lei quelle parole, aveva troppa paura che fossero sensazioni diverse dalle sue.
«Like all those days and weeks and months I tried to steal a kiss/ And all those sleepless nights and daydreams where I pictured this», sentì Eileen trattenere il respiro e le sue dita tremolarono rischiando di perdere la presa sulla chitarra. Prese di nuovo fiato con il cuore che ormai correva talmente veloce da rischiare di uscirgli dal petto e le guance completamente in fiamme. Ormai era partito, e probabilmente Eileen aveva capito, era inutile farsi problemi in quel momento. Tanto valeva affondare del tutto.
«I’m just the underdog who finally got the girl/ And I am not ashamed to tell it to the world», l’ultimo respiro per farsi coraggio, per cantare e suonare quella parte della canzone che l’avrebbe smascherato del tutto e che avrebbe messo in chiaro quanto fossero forti i sentimenti che provava per Eileen.
Era assurdo che ricordasse quelle parole così alla perfezione: probabilmente era proprio perché non c’era altro modo per dirlo, anzi forse quello era l’unico per farlo indirettamente senza rischiare che lei lo interrompesse, o che lo facesse il suo timore di non essere ricambiato fino in fondo.
«T-truly, madly, deeply I am», respirò e gli tremò la voce, «Foolishly, completely fal-»
Non riuscì però a finire la frase perchè Eileen con una mossa fulminea incollò le labbra alle sue senza neanche lasciargli il modo di rendersene conto, forse perché era troppo preso dalla canzone, forse perché per una volta sperava di riuscire a dirglielo.
Ma anche questa volta Eileen lo interruppe, e lui avrebbe voluto insistere almeno quella volta, ma lei lo baciò con così tanta dolcezza e trasporto che Niall comprese che aveva capito, nonostante non avesse finito di cantare la sua canzone per lei.
Quindi smise di preoccuparsi, anzi in verità neanche iniziò a farlo, perché il sapore di Eileen era troppo buono per potersi concentrare su qualcos’altro. Perciò ricambiò il suo bacio, mettendo da parte la chitarra, stringendo Eileen per i fianchi con un braccio e tirandola verso di sé per poterla baciare ancora meglio.
Eileen mugugnò qualcosa e provò a staccarsi, ma Niall non glielo lasciò fare, assaporando quella bocca centimetro per centimetro, capendo solo quando aveva di nuovo posato le labbra sulle sue quanto in realtà quelle gli fossero mancate, nonostante non fosse poi passato così tanto tempo dall’ultimo contatto. Era diventata una dipendenza.
«E’…», riuscì a balbettare Eileen appena Niall si staccò per mezzo secondo, prima di tornare a baciarla. Eileen ridacchiò sulle sue labbra e gli sfiorò la guancia con una mano, mentre l’altra andava ad intrecciarsi tra i suoi capelli, carezzandoli in quel modo che lo faceva impazzire. Niall la strinse a sé ancora più forte intrufolando una mano sotto la maglia leggera per sentire la pelle calda e liscia della schiena. Eileen rabbrividì e riuscì a scostarsi dalla bocca di Niall, fissandolo negli occhi e carezzandogli le labbra con il pollice.
«E’ bellissima, Niall», bisbigliò vicinissima facendo sfiorare i loro nasi. Niall respirò il suo profumo e quasi non sentì le sue parole, troppo emozionato, troppo assuefatto da Eileen e dal suo profumo e il suo sapore e la sua semplice presenza tra le sue braccia.
Eileen gli sorrise ancora e si avvicinò ancora di più, sedendosi sulle sue gambe ancora incrociate e portando le braccia a circondargli il collo.
«Ti è venuta in mente tutta così, all’improvviso?» gli chiese sempre in un sussurro. Niall ebbe un fremito e le rubò un altro bacio veloce e morbido, annuendo e stringendo spasmodicamente tra le mani l’orlo della maglietta di Eileen dietro la schiena.
«Ho guardato te», mormorò poi e quello bastava come spiegazione. Eileen arrossì e il suo sorriso tremolò per un istante.
«L’hai scritta pensando a me?» gli chiese sbattendo più volte le palpebre. Niall vide i suoi occhi farsi forse troppo lucidi e sentì il cuore perdere qualche battito. Annuì di nuovo poggiando la fronte sulla sua e strofinando dolcemente il naso contro il suo riuscendo a strapparle un piccolo sorriso.
Niall vide una piccola lacrima sfuggire dagli occhi di Eileen e scivolare velocemente sulla sua guancia.
«Che c’è?» le chiese bisbigliando. Eileen rimase ad occhi chiusi e scosse la testa, tornando ad accarezzargli i capelli sulla nuca.
«Come continua?» mormorò in un sussurro appena percettibile. Il cuore di Niall fece un tonfo e si irrigidì appena, prima di prendere un respiro e canticchiare «… baby say you’ll always keep me/ Truly, madly, crazy, deeply in love with you…», a voce bassa quasi con le labbra contro le sue, a voler trattenere quelle parole tra loro. Un’altra lacrima sfuggì dagli occhi chiusi di Eileen seguita velocemente da altre due. Niall prese fiato e le asciugò con una scia di baci dove avevano bagnato le sue guance, per terminare con un bacio delicato sulle sue labbra dischiuse.
«Non doveva succedere», mormorò Eileen con voce strozzata riaprendo gli occhi e investendo Niall con il suo sguardo tormentato, «Tu non dovevi…io…», sbuffò e scosse impercettibilmente la testa strizzando gli occhi. Niall sorrise, capendo cosa voleva dire, e le prese il viso tra le mani costringendola a riaprire gli occhi.
«Smettila», le disse baciandole la punta del naso, «Smettila di pensare che non lo meriti, Cookie. Smettila di pensare che c’è qualcosa di sbagliato in te e smettila di cercare di tenermi a distanza. E’ tardi ormai», concluse con un sorriso. Eileen corrugò le sopracciglia insofferente e scosse la testa.
«Come fai a dire di amare una come me?» gli chiese come se fosse una cosa impossibile, come se non fosse incredibilmente semplice e scontato che una persona potesse innamorarsi di lei. Niall si lasciò andare ad una risatina e le prese il mento tra pollice e indice, lasciandole un bacio a fior di labbra.
Ormai non aveva più paura di dirlo.
«Io non amo una come te. Io amo te, Cookie», le confessò finalmente sentendosi immediatamente libero, ma allo stesso tempo pieno di quel sentimento soffocante.
Gli occhi di Eileen si riempirono di lacrime e un sorriso emozionato, ma incerto, riuscì a far capolino sulle sue labbra.
«Sarà un disastro, Niall. Io sono un disastro», ribadì. Niall rise di nuovo e cominciò a scuotere la testa a metà frase.
«Non capisci che non mi importa? Non importa come andrà, cosa dovremo affrontare, se soffriremo. Non mi importa niente. Per te, ne vale la pena», le disse come se fosse la cosa più semplice e scontata al mondo.
Eileen tremò tra le sue braccia e il suo sguardo si fece più sicuro, più consapevole, felice.
Abbozzò un sorriso emozionato, ricambiato al volo da uno più smagliante di Niall.
«Com’è che dice..?» mormorò con un guizzò titubante nello sguardo. Niall corrugò le sopracciglia ed Eileen sbruffò arrossendo.
«Truly, madly…», canticchiò sottovoce, e Niall capì.
«…crazy, deeply…», continuò con il cuore che tamburellava veloce. Eileen prese un respiro e portò le loro labbra a congiungersi.
«…in love with you», concluse muovendo le labbra sulle sue.
Il cuore di Niall a quel punto si gonfiò e scoppiò di felicità. La afferrò di slancio e la baciò con trasporto, intrecciando le loro lingue e stringendola così forte a sé come se la volesse fondere con se stesso, per non doverla più lasciare andare.
Era stato difficile, Niall più volte aveva pensato di arrendersi, di lasciar perdere, non aveva mai amato le cose troppo complicate e senza una via d’uscita.
Ma non aveva mollato e aveva fatto bene.
Forse quella era l’unica cosa di cui non si sarebbe mai pentito in tutta la sua vita.
 











BUONA SERA DOLCI DONZELLE!
Non
so se avete notato i COLORI del mio angolino asdfglo
Scusate, ma il Natale mi rende psicopatica. (Okay basta, è stressante cambiare sempre colore.)
Comunque, amo questo periodo dell'anno: tutte le luci, l'atmosfera, i pandori, le risate, la famiglia, i pandori, la tombola, le canzoncine, i pandori... I PANDORI.
Credo di aver sviluppato una nuova ossessione, ottimo.
Comunque, torniamo a noi, giuro che la smetto di dare di matto.
Allora, avrei voluto aggiornare prima per farvi in un certo senso un "regalo di Natale", ma per tempo e ispirazione non mi è stato possibile.
Quindi, anche se leggermente in ritardo, BUON NATALEEEEE!
Ora, vi faccio una piccola domanda personale che non c'entra niente con la fanfiction o con i ragazzi, niente di niente: a Capodanno devo andare ad una festa a tema. Tema: personaggio famoso.
Non ho idea di cosa inventarmi, e mancano solo TRE GIORNI!
Sto impazzendo, se qualcuna ha qualche idea illuminante, vi prego illuminatemi!
Detto questo, vi auguro buone feste e buon anno nuovo.
Spero che il capitolo vi piaccia e spero di poter aggiornare di nuovo in tempi accettabili.
Non ho più le parole per ringraziarvi e per dirvi quanto siete importanti, quindi GRAAAAAZIE.
Corro a rispondere alle recensioni, perchè siete state asdfjgforf
Tanto amore,
Sara.

 
 

 
  
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