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Autore: jbern    28/12/2014    1 recensioni
Prende luogo dopo Harry Potter e l'Ordine della Fenice ma non tiene conto di Harry Potter e il Principe Mezzosangue. Harry Potter e Susan Bones. Gretto realismo, un Harry indipendente e un Voldemort credibile tutti in una disperata battaglia per controllare il fato del mondo magico. Rating Maturo.
Harry Potter - Rating: Maturo - Lingua originale: inglese - Avventura/Romantico - Capitoli: 41 - Parole (nel testo originale): 340,961 - Commenti: 2619 - Tra le fanfiction favorite di: 2,716 - Seguaci: 1,270 - Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2007 - Pubblicata: 3 dicembre 2005 - Harry Potter, Susan Bones - Completa.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Susan Bones
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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To Fight The Coming Darkness

Combattere l'Incipiente Oscurità


Autore jbern

Traduzione a cura di hp_in_my_heart

Betaggio a cura di Luc_y










Disclaimer – questa è ancora una fanfiction. Non si vuole infrangere alcun copyright. Non è a scopo di lucro. Solo per divertimento. 


Riconoscimenti – Come sempre, devo ringraziare i membri dell'Alfa Fight Club per il loro aiuto in questo capitolo. Oltre a loro, devo anche ringraziare MonkeyAxMan e Aran St Vines per i loro commenti e contributi. Il più grande applauso va a Kokopelli per il superbo betaggio e ‘Grazie per l’aiuto con il dialetto delle Isole, amico’(1).


Avvertimenti – In alcune scene ci sono numerosi errori grammaticali intenzionali per simulare un accento giamaicano (1). Ci sono anche un po' di scene sconce sebbene siano raffinate. Certo, considerato che avete letto finora e che tutta la violenza e morte non vi hanno offeso, dubito che lo faranno un po’ di pomiciate.



Capitolo 33 –  Le Cose che Facciamo per Amore


11 Settembre 1996 


Sin dall'inizio dell'estate, c'erano state molte circostanze in cui Harry era quasi arrivato a perdere del tutto la testa; aveva persino superato quel limite una volta e Piton ne aveva pagato il prezzo. Mentre se ne stava in piedi, in mezzo all'affollato ufficio del Preside, sentì quella stessa rabbia stuzzicarlo.


“Quindi, lasci che riassuma tutto quello che mi ha appena detto,” disse freddamente a Silente. “Il ritratto di mia nonna, del quale non si è mai preoccupato di parlarmi, ha detto che Riddle ha appena rubato i corpi dei miei genitori. Per rendere la cosa ancora più interessante, i loro corpi sono stati preservati magicamente, perché lei aveva bisogno del corpo di mia madre per le barriere di sangue che non esistono più. Ci sono altre 'sviste' che potrebbe aver fatto durante gli anni? Comincio a chiedermi da che parte lei sia in realtà.”


Il commento feroce di Harry scatenò immediatamente una tempesta di litigi. L'uomo anziano di fronte a lui sembrava stanco ed esausto. 


“Comprendo che le mie scuse per questa svista non sono sufficienti. Per massimizzare l'efficienza delle barriere si richiedeva che il corpo di Lily fosse conservato. Poiché sarebbe sembrato sospetto conservare Lily e cremare James, ho conservato entrambi i loro corpi. Il loro luogo di sepoltura era circondato da barriere create al meglio delle mie capacità. Contro un nemico meno potente, le mie difese sarebbero state più che adeguate. La tua rabbia è comprensibile, ma al momento non ha scopi pratici.” 


Harry inspirò e digrignò i denti. “Ha ragione. Questo non è il momento né il luogo per discutere i suoi molti fallimenti. Ha i corpi dei miei genitori, così come quelli dei genitori ancora in vita di Neville. La domanda è: cosa vuole farci? Al mio primo anno mi promise di riportarli in vita, se mi fossi unito a lui...” 


Silente ignorò l'insulto e passò oltre. “Credo che quello possiamo depennarlo. Se Tom fosse capace di vera resurrezione, sarebbe improbabile che iniziasse con i tuoi genitori. Penserei che vorrebbe iniziare invece con Bellatrix o con chiunque altro dei suoi schiavi perduti. Il Ministro Scrimgeour ha segnalato che c'è stato un numero crescente di rapporti su tombaroli babbani. È probabile che stia mettendo insieme un esercito di Inferi. Usare i tuoi genitori come pezzo centrale avrebbe senso solo se l'obbiettivo dell'attacco fosse Hogwarts.” 


Harry ci pensò per un secondo. Perché avesse effetto, Voldemort avrebbe dovuto mettere Harry in una posizione in cui si sarebbe dovuto battere contro i suoi genitori nel mezzo di un'orda di Inferi. No, non quadrava. Era troppo un’azzardata e non si confaceva al senso di grandezza di Riddle. “Probabilmente no, forse li userà in un qualche tipo di rituale.” Harry scansionò la stanza con i suoi occhi, vedendo diversi cenni d'assenso ma che nessuno offriva suggerimenti. Il suo sguardo si posò sulla faccia ribollente di rabbia di Neville Paciock. Harry non era l'unico ad avere una ragione per essere arrabbiato. I genitori di Neville erano stati rapiti, con Luna come vittima –  per non parlare poi dell’irritante fatto che Minus era ancora vivo. Harry rifiutò di pensarci in quel momento. La prossima volta, il ratto sarebbe certamente morto. 


Qualcuno dalle file posteriori suggerì, “Forse potremmo fare qualche ricerca nella Sezione Proibita.”


Una strega si schiarì la gola. Harry fu sorpreso di vedere Madama Pince vicino a Madama Bumb. Non sapeva neppure che si fossero unite all'Ordine. “La consultazione in quel reparto è soggetta a restrizioni, ma non è proibita. Faremmo meglio a chiamare gli Indicibili.”
(2)


Harry capì che Silente stava cercando di guidare la conversazione in una direzione più produttiva, anche se lui era ancora tentato di continuare a prendersela col vecchio. Alla fine non avrebbe risolto niente, per cui lasciò perdere. 


Il resto dell'incontro non fu niente di ché. Harry arrivò a capire che l'Ordine consisteva per lo più nel discutere cose e in poca, ma preziosa, azione. Mai una volta durante l'incontro qualcuno aveva anche solo suggerito di contrattaccare. 


Quando l'incontro finì, praticamente trascinò via Susan e Tonks. 


Se nessuno aveva intenzione di fare alcunché lì, allora Harry avrebbe trovato qualcuno che poteva.


----- 


Neville lasciò l'incontro con un'espressione fredda sul volto. Harry non era l'unico ad essere stufo e arrabbiato. 


“Vuoi una scorta per tornare alla torre di Grifondoro?” 


Alzò lo sguardo per vedere la sua Capocasa che lo guardava con preoccupazione negli occhi. 


“No, professoressa,” disse semplicemente. 


L’espressione di lei si addolcì. “Te l'ho già detto in passato, ero molto affezionata a entrambi i tuoi genitori. Se lo desideri, sei esonerato dalle lezioni finché non ti sentirai di riunirti a noi. Se ti trovassi ad aver bisogno di qualcuno con cui parlare, sai dov'è il mio ufficio.” 


Neville la ringraziò e iniziò il suo lungo cammino di ritorno verso i dormitori. Suo zio era stato informato e aveva espresso la sua simpatia. Se n'era andato prima per occuparsi delle pozioni nel suo laboratorio. 


Neville era furioso; la professoressa McGranitt era stata l'unica ad offrirgli un po' di simpatia. Tutte le cose dette all'incontro riguardavano i genitori di Harry e nulla dei suoi! Forse, invece di preoccuparsi dei rituali e dei morti, avrebbero dovuto preoccuparsi di quello che potevano fare per i vivi. 


Percorse il corridoio, senza preoccuparsi davvero di sbrigarsi. Il coprifuoco era scattato venti minuti prima. La maggior parte dei ritratti sonnecchiava nelle proprie cornici. I pochi che ancora si guardavano intorno, li ignorò. 


Fu in grado di farcela fino a metà strada di una rampa di gradini, ma rimase bloccato sul pianerottolo ad aspettare che la rampa che portava verso il basso finisse il proprio giro per tornare da lui. Nel corridoio sottostante, vide aprirsi un ripostiglio delle scope e uscirne un mago. Neville lo riconobbe come il Prefetto del settimo anno di Corvonero. Un minuto dopo, mentre lui stava finalmente scendendo le scale, la porta del ripostiglio si aprì di nuovo e ne uscì Pansy Parkinson. La strega Serpeverde si stava ancora sistemando i vestiti, quando lo vide. 


“Cinque punti e farò rapporto che eri fuori dopo il coprifuoco,” lo guardò come un animale morto che qualcuno aveva messo sul suo cammino. Non gli sarebbe dispiaciuto ucciderla in quel momento, ma aveva promesso a suo zio che avrebbe aspettato. 


“Come ti pare, stronza. Ero nell'ufficio del Preside. Divertente che sei riuscita a intercettare solo chi non ti stava smanettando in un ripostiglio delle scope!”


Il volto di Pansy arrossì di rabbia per un momento, “Una cosa è certa, Paciock, non lascerei mai che lo facesse un magonò; dovrei diventare pazza, come la Lovegood, prima che accada. Lascerei che mi rinchiudessero, piuttosto!” 


Neville raggelò. La sua mano aveva già estratto per metà la bacchetta, ma allontanò l'urgenza e la rimise a posto nella fondina. 


“Luna è morta questa sera, quando i tuoi amici hanno attaccato l'ospedale. Starei attento a quello che dici.” 


Sorpresa, sia dalla velocità della sua estrazione sia per la notizia che le era stata data, Pansy era senza parole. Brevemente, pensò di girarsi e andarsene e basta, ma la rabbia ebbe la meglio su di lei. “È un bene che tu abbia messo via quella bacchetta, Paciock. Come se sapessi usarla poi, una volta tirata fuori; sei una bacchetta moscia, in tutti i sensi, ah, e un’altra cosa: come se me ne potesse fregare qualcosa di quella stupida ragazzina pazza – è morta! – che liberazione!”


Quello definì la cosa. L'avrebbe sicuramente uccisa – soltanto, non quel giorno. Con la sua migliore voce sarcastica disse, “Quindi dimmi, Parkinson, come va il fidanzamento con Malfoy? Oh, aspetta, l'ha sciolto appena ha potuto, vero? Forse sapeva che Pansy è un’erbaccia deflorata. L’ha tolti lui i petali prima di gettarti via come spazzatura?”


Il bruciore del suo schiaffo lo divertì. Avrebbe potuto fermarlo, ma una delle lezioni di suo zio era che 'un piccolo dolore va bene per aiutarti a concentrarti’. “Non sei niente, Paciock! Niente! Mi hai sentito?” 


Neville le sorrise freddamente, “Ti ho sentito, fiore spelato. Le piante sono le mie specialità, ma mi piacciono solo le piante utili. Tu sei poco più di un'erba infestante. Avresti dovuto vedere quanto scappava velocemente quel Corvo! Come se non riuscisse ad allontanarsi da te più velocemente!”


Pansy stava quasi per estrarre la bacchetta quando una voce li interruppe. “Signor Paciock, signorina Parkinson, cosa sta succedendo qui?” Il professor Vitious entrò nel cono di luce dalle ombre. 


L'intero atteggiamento di Pansy cambiò con consumata facilità. “Mi spiace, professore. Paciock e io abbiamo avuto un disaccordo riguardo i Prefetti e i non Prefetti.” 


“Dov'è il tuo compagno di ronda?” 


“Stebbins è dovuto andare al bagno, professore.” 


“Torna al tuo dormitorio, signor Paciock. Hai avuto una notte difficile. Signorina Parkinson, i Prefetti sono di ronda in coppia. Questa regola esiste per una ragione. Parlerò con il signor Stebbins e lo ricorderò anche a lui. Dovessi essere poco desiderosa di seguire questa regola, parlerò con il tuo Capocasa e raccomanderò che tu venga sostituita.” 


Neville soppresse un ghigno compiaciuto, mentre Pansy si sgonfiava e balbettava un arrendevole, “Sì, professore.” Si diresse velocemente verso la direzione in cui era andato Stebbins fermandosi una volta per fissarlo arrabbiata. Lui incontrò il suo sguardo senza alcuna espressione sul viso, mentre già pensava a come l’avrebbe uccisa. Si meritava qualcosa di speciale. Si meritava di soffrire. 


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Erano passati due giorni e Harry stava volando senza una scopa mentre il sole sorgeva su un altro giorno in Scozia. Al di là della raccapricciante abilità che la sua forma Animagus gli dava, l’unico vero vantaggio che recava era il volo in se stesso e lui aveva bisogno di diventarne esperto. Il volo aviario era davvero molto diverso da quello sulla sua Firebolt. Scoprì che tendeva ancora a sbattere troppo le ali e non sfruttava le correnti d'aria. Lo stancava velocemente, ma gli forniva anche la scusa di cui aveva bisogno per essere lì fuori di venerdì tredici. Secondo l’Aritmanzia, era un giorno significativo – non che ad Harry importasse davvero. 


Gracchiando, atterrò sul braccio allungato e guantato di pelle di drago di sua moglie. Tonks ridacchiò e disse, “Sembra che tu lo abbia addestrato piuttosto bene.” Susan gli accarezzò le piume con l'altra mano e annuì verso di lui solennemente. A lei non piaceva quello che aveva intenzione di fare e lui lo sapeva. 


Harry prese il volo e si precipitò verso la faccia dell'Auror. “Accidenti a te, Harry! Ok, altri venti minuti e dobbiamo andare a fare colazione e non osare provare di nuovo a cacarmi addosso!” 


Planò nell'aria fredda, atterrò dietro gli spalti e si ritrasformò nella sua forma umana. La gabbia era proprio dove l'elfa di Susan aveva detto che sarebbe stata. Dentro c'era un corvo piuttosto simile a lui. Usando la sua bacchetta mise un Incantesimo di compulsione sull'uccello e gli ordinò di volare in giro per un po' e di andare da Susan. Lei avrebbe continuato l'inganno dicendo che lui voleva stare nella sua forma ancora per un po' e sarebbe tornata nella loro suite. 


Liberando l'uccello, tirò fuori la Firebolt dalla borsa a tracolla vicino alla gabbia e la allargò. Aveva già indosso la sua armatura di drago sotto i vestiti. Pochi secondi dopo, stava sfiorando la cima degli alberi della Foresta Proibita tenendosi basso per restare fuori vista. 


La Stamberga Strillante era miserabile e cadente come sempre. Silente aveva fatto cadere il tunnel segreto all'inizio dell'estate. Se Peter sapeva della sua esistenza, allora lo sapevano anche i Mangiamorte. Il passaggio segreto sotto Mielandia c'era ancora, ma c'era un ritratto nascosto nel basamento del negozio di dolci che guardava e aspettava che qualcuno lo usasse. Gli Auror sarebbero stati ad aspettare chiunque fosse uscito dallo stretto passaggio.


Harry non aveva bisogno di entrare. Il giovane mago che se ne stava in piedi vicino alla struttura era la sua destinazione. Atterrò e ridusse la sua scopa. Con un po' di fortuna, non ne avrebbe avuto bisogno fino a quando non fosse tornato a scuola. 


“Giorno, Fred.” 


“Ehi, Harry. Se fosse stato qualcun altro, avrei pensato fosse uno scherzo. Sono stato comunque piuttosto sorpreso di veder arrivare a casa mia ieri un Goblin con un pacchetto. Ecco tutto quello che hai chiesto. Dieci dischi riduci-peso e un baule magico di media misura per trasportare grandi oggetti. Ti va di dirmi che hai in mente? Potrei aiutarti.” 


“Mi spiace. Non questa volta, ma grazie per quei dischi riduci-peso. Dovrebbero essere perfetti per quello a cui mi servono.” 


“Bene, in questo caso io vado. Angelina si sveglierà presto e le ho promesso la colazione. Si preoccuperà se non ci sarò.” 


Harry gli sorrise, sapendo che Angelina era un po' iperprotettiva nei confronti di Fred dal suo rapimento. Fred ricambiò il sorriso e si Smaterializzò. Tirando fuori l'involto dal sacco che Fred gli aveva lasciato, prese la Passaporta piuma di gufo. Si gettò la sacca dietro le spalle e afferrò l'estremità del baule e sussurrò la frase di attivazione, “amico dei Goblin,” e sfrecciò verso la sua destinazione –  Great Hangleton. 


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Narcissa camminò nervosamente avanti e indietro per l'ufficio decorato. Erano passati tre giorni da quando si era precipitata con Charles all'ospedale nelle ore prima dell'alba, chiedendo che il personale notturno contattasse la sua amica Annette, che era l'amministratrice dell'ospedale. 


Narcissa dovette ammettere di saper fare chiasso quando voleva, ma ora non importava. Quello che stava succedendo a Charles sì. Temeva la risposta della donna bionda più anziana di fronte a lei che, educatamente, le offrì il caffè. Narcissa rifiutò, notando che nessuno degli echi era nel proprio ritratto. La sua amica le porse comunque una tazza con un abbagliante 'sorriso da Guaritore’ sul suo viso. Il francese di Cissy era passabile, ma, per fortuna, l'inglese di Annette era molto meglio.


“Ho preso provvedimenti per assicurare la nostra privacy. Possiamo parlare liberamente, senza timore di essere interrotte o spiate. Il nostro primario di diagnostica ha esaminato sia il signor Weasley sia la bacchetta. La maledizione sotto la quale è stato posto sembra essere una tortura mentale piuttosto unica proveniente dal sud est dell’Asia. Lì viene chiamata 'Acceca-mente’
(3). Nemmeno a dirlo, è un incantesimo molto raro.” 


Grata per la privacy che le era stata fornita, sia per quella mattina sia per i giorni precedenti, Narcissa annuì, “Quanto è grave?” 


“Molto, da quel poco che ne sappiamo imprigiona le persone dentro ai propri incubi. Possono risvegliarsi oppure no. L'unico studio che abbiamo raccomanda di fornire stimoli esterni che possono aiutare, ma soltanto tre dei dieci casi confermati sono riusciti a spezzare la maledizione.” 


Si sentì come se qualcuno l'avesse presa a pugni. Lui stava morendo, imprigionato nei suoi incubi, e lei ne era responsabile. Deglutì seccamente, “Annette, cosa raccomandi? Che genere di stimoli proveresti?” 


“Lo studio raccomanda stimoli positivi, familiari che gli parlano, bagni con la spugna calda, musica che suona di sottofondo, incantesimi di incoraggiamento, e cose simili.” 


Narcissa mise giù la tazza di caffè e pensò, “E il canto della Fenice? La famiglia Weasley è sotto la protezione di Albus Silente. Oserei dire che sarebbe la miglior stimolazione esterna possibile, no?” 


“Forse possiamo accordarci, ma la nostra diagnosta è incerta; ha la teoria secondo la quale se interveniamo con stimoli negativi, il dolore potrebbe spezzare la catena.” 


“Volete torturarlo?” 


La strega rispose velocemente, “Per guarirlo. È un'opzione, ma prima parliamo di te. Sono riuscita a impedire qualsiasi menzione di te e del signor Weasley agli Auror, ma Claude mi ha detto che hai fatto un bel po' di trambusto con quella battaglia al magazzino. Da quanto ho capito, sei una donna a cui stanno dando la caccia e il signor Weasley era la tua guardia del corpo?” 


“Sì.” 


“Ne ho parlato con Claude e ti sistemeremo nel nostro cottage sulle Alpi. È libero durante questo periodo dell’anno, tranne quando mio marino lo usa per le sue spedizioni di caccia. Puoi contare sulla comunità Veela lì vicino per assisterti e possiamo togliere un paio di guardie di sicurezza del nostro staff per sostituire la tua guardia del corpo. Quando si avvicineranno le vacanze invernali, possiamo trasferirti nel nostro castello e metterti nell'ala degli ospiti.” 


Facendo un sospiro di sollievo, guardò la sua mondana amica, “Sei molto gentile, Annette. Non dimenticherò mai la generosità della famiglia Delacour. Sarò in grado di portare Charles con me, o avremo bisogno di preparare il suo trasferimento in Inghilterra? Almeno, dovremmo informare la sua famiglia. Puoi mandare loro un messaggio per mezzo di tua figlia?” 


Il viso di Annette Delacour si oscurò, togliendo qualcosa alla facciata sempre attraente che mostrava al mondo e lei guardò lontano. Narcissa seppe immediatamente che c'era qualcosa che non andava. Poteva vedere la mezza Veela tremare. “No, mia figlia più grande è morta nella guerra dalla quale sei scappata. Contro la mia volontà, è andata dietro al fratello della tua guardia del corpo per il solo motivo che poteva resistere al suo fascino e ora è morta.” 


Ci fu un momento di silenzio. Narcissa si sentiva tremendamente. “Mi spiace così tanto sentirlo.” 


Annette sembrò voler dire di più. Le sue labbra si strinsero e si atteggiarono in una smorfia di dolore, ma, invece, scelse di passare oltre. “Il capo della sicurezza dell'ospedale e due dei suoi uomini migliori stanno aspettando fuori dell'ufficio. Ti porteranno alla proprietà. Prenderò tutti gli accordi necessari per Weasley...” 


Narcissa percepì una punta di rabbia e disprezzo nella sua voce al cognome di Charles. Anni di vita sociale le avevano dato l'abilità di decifrare i sottintesi e i significati nascosti nei discorsi della gente. “Non te ne importa nulla di quello che è successo a Charles, vero?” 


Ogni traccia di educazione svanì dallo stupendo volto della donna. “Gli inglesi mi hanno restituito il corpo di mia figlia. Penso soltanto che sia giusto ricambiare il favore.” 


“I tuoi giuramenti...” 


“Narcissa, a questo punto dovresti sapere che ci sono giuramenti e strade che passano intorno a quei giuramenti. Hai addirittura aiutato in questo caso, a causa dei metodi poco ortodossi che hai usato per portarlo qui, per assicurare la segretezza sulla tua presenza: per quanto riguarda i nostri registri, nessuno di voi due è mai stato ammesso nella nostra struttura come paziente. Posso fargli qualunque cosa io voglia e non subire alcuna conseguenza. Oh Narcissa, certamente a te non importa nulla di lui, no? Ti importa! Non me lo aspettavo!” 


“Annette, non farlo...”

 

“Le probabilità ci dicono che non sopravvivrà in ogni caso. Questa conversazione è così senza senso. Lui non ha alcuna importanza.”


“Stai lasciando che il desiderio di vendetta ti consumi,” sibilò Narcissa. 


Il volto della mezza Veela si contorse mentre la sua aura brillava leggermente. Annette era solita ottenere quello che voleva senza usare i suoi talenti per farlo. Fortunatamente, Narcissa non era un uomo. “Lui è un borghese e indegno di noi. Sei tu che sta permettendo alle proprie folli emozioni di offuscare il suo giudizio. Dovresti preoccuparti più della tua sicurezza che di questo contadino che probabilmente morirà entro una settimana. Ti sto offrendo sicurezza e protezione, per rispetto della nostra vecchia amicizia. La mia più che generosa offerta non comprende soccorrere la famiglia dell'uomo responsabile della morte di mia figlia! Devi proprio rivedere le tue priorità, Narcissa Malfoy. Potrei altrettanto facilmente chiamare la sicurezza e consegnarti ai cacciatori che ti stanno cercando...” 


La minaccia aleggiò nell'aria. La mano di Narcissa si mosse verso la bacchetta. “In questo caso, devo rifiutare la tua offerta, Madame Delacour. Porterò Charles con me e ce ne andremo.” 


La conversazione prese un tono decisamente ostile. “Penso proprio di no, mia cara. Questa stanza è sigillata. La Metropolvere funziona solo con la mia firma magica. La tua unica via d’uscita è quella porta. Ho tre uomini lì fuori. Sono completamente leali a me. Tutto quello che devo fare è toccare questa pietra e loro saranno in questa stanza. Dovrei ripensare ai termini della mia offerta, Narcissa. Non c'è nessuna garanzia che il tuo Ministero o il tuo piccolo ragazzo eroe sconfiggeranno il Signore Oscuro. Se lui vincesse, sarebbe nel miglior interesse della mia famiglia avere qualcosa di 'utile' da offrirgli quando concentrerà la sua attenzione sulle mie terre. Sarai ancora mia ospite, ma forse con un trattamento diverso. Oh, metti via quella bacchetta. Sei una moglie-trofeo, non una duellante! Anche se potessi combattere alla pari con me, cosa avresti intenzione di fare con gli uomini nell'altra stanza?” 


Narcissa guardò il suo volto – la sua mente vagliava le opzioni – le quali erano ben poche. 


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L'oscurità della notte donava a Lord Voldemort. Era passato molto tempo da quando aveva capito che nessuno, nemmeno lui, poteva essere chiamato 'onnisciente’. C'erano così tanti rituali che nessuno poteva sapere come eseguirli tutti. Il vero segreto era sapere che il rituale esisteva e chi era in grado di eseguirlo. 


Era questa conoscenza che lo aveva spinto a camminare nei bassifondi di un villaggio giamaicano che a fatica aveva un nome fuori da Montego Bay, godendosi l'aria calda della notte. La stamberga diroccata sorgeva vicino al bordo dell'acqua, con un piccolo molo che si estendeva al di sopra di essa. A occhi poco allenati, sarebbe sembrato materiale da sacrificare alla prossima tempesta tropicale, fenomeni frequenti nella zona. Per un occhio allenato, puzzava di magia; il tipo di magia che diceva, ‘Non ti avvicinare oltre, se tieni alla tua vita.’


Sembrava anche uguale a com'era quando c'era stato trent'anni prima. Ordinò all'autista del furgone stregato di restare nel veicolo, resistendo alla tentazione di vedere esattamente cosa avrebbero fatto le barriere a un visitatore indesiderato. L'uomo, per ora, sarebbe sopravvissuto per il semplice fatto che Lord Voldemort non guidava un veicolo a trasmissione manuale da quarant'anni e i corpi all'interno avevano bisogno di essere liberi da tutta la magia esterna. Già portarli lì era stata una rottura!


Camminando verso il perimetro delle barriere, rilasciò una luce magica per annunciare la sua presenza e aspettò. Sarebbe stato maleducato fare di più. 


Non dovette aspettare a lungo e apparve una giovane donna. La sacerdotessa si muoveva con una grazia innaturale mentre lui la guardava camminare verso di sé, i vestiti che fluttuavano, quasi come se fossero vivi. 


“Buonasera,” la salutò; gli occhi rossi di lui si fissarono nei suoi, dalla forma felina. Era troppo giovane per essere una vera sacerdotessa a pieno titolo, certo. Più probabilmente era un’accolita –  a meno che, certo, Dahlia ora non si stesse sbizzarrendo nell’arte della possessione.

 

“Sono Monique. Cosa la porta qui?” Il suo forte accento caraibico aveva una ricca nota melodica. (1)


“Cerco l'assistenza dell'Alta Sacerdotessa. Ho bisogno di eseguire un rituale.” 


Monique rise. “Oh, certo. Nessuno viene qui solo per fare due chiacchiere. Ti collegherò alle barriere. Loro ti condurranno alla di lei presenza. Non sarai attaccato, a meno ché non glielo si comandi o tenti di estrarre follemente la bacchetta. Non ti piacerebbe cosa succederebbe allora...” 


“E neppure a te, piccola strega. Se estraggo questa bacchetta, darò a Dahlia più della zoppìa questa volta e lei era al culmine delle sue abilità l'ultima volta che ci siamo incontrati. Le barriere sono ben fatte, ma io sono sopravvissuto a molto peggio. La tua signora è di fatti piuttosto potente e il suo volere permea questa terra. Ho scelto di rispettarlo, fintanto che lei ricordi il mio potere.” 


La giovane sacerdotessa chiaramente non si aspettava quella risposta. Aggrappandosi a quel poco che rimaneva della sua altezzosa arroganza, gli passò sopra la bacchetta e lui sentì il formicolio della magia danzare come una scossa elettrica sulla propria pelle. Pochi momenti dopo, la seguiva nel tugurio. 


Voldemort rise silenziosamente, la sua guida era abituata a essere pregata per i suoi favori e adulata per l'accesso alla 'Regina delle Isole'. Tutti hanno bisogno di essere minacciati di tanto in tanto. Quello della sopravvivenza è un istinto primario. 


L'interno non era molto diverso dai suoi ricordi. L'entrata era allargata magicamente, ma ingombra. Le pareti non erano perfettamente perpendicolari, il ché acuiva la sensazione di disagio che si supponeva lui dovesse sperimentare. Gli occhi di tre teste rianimate di gallo lo seguirono nella stanza. I piccoli mobili erano eleganti, ma dall'aspetto fragile. A Dahlia non piaceva uscire, ma aveva sempre amato divertirsi. 


Guardò con apprezzamento il suo inquietante capolavoro. Dall'altro lato della stanza fumosa erano appese quelle che sembravano essere tende decorate di perline grosse come un pugno chiuso. Mentre lui si avvicinava, ottenevano sempre maggiore definizione finché lui non capì che non erano perline, ma una collezione di teste rattrappite. Dall'aspetto delle cose, doveva avere aggiunto, di recente, diversi elementi alle tende. Le teste iniziarono a mormorare avvertimenti e a pregarlo mentre lui si avvicinava. Lord Voldemort aveva occhio per il macabro e quelli erano davvero oggetti da collezionisti. 


“Informerò la Regina della tua presenza. Aspetta qui finché non sarai riconosciuto.” 


Voldemort la ignorò mentre lei si spingeva attraverso le file di teste rattrappite. Invece contò otto file da sinistra e sette teste verso il basso per fissare le tre teste che seguivano. Erano il suo ultimo 'dono' a Dahlia. L’intaglio runico sulle teste era intricato e magnifico. Quella era una delle cose di cui sentiva la mancanza di questi tempi. Le nuove generazioni non avevano il senso dell'artigianato. 


Decidendo che aveva aspettato abbastanza, si spinse attraverso l'orribile costruzione fin nella stanza successiva soltanto per vedere la sua guida girarsi, sorpresa, verso di lui. Lui la ignorò di nuovo e fissò la vegliarda seduta al tavolo. Soltanto un occhio aveva un colore. L'altro era una pallida e vuota orbita bianca. Il suo volto era raggrinzito, la sua pelle, una volta del colore del caffè, aveva iniziato da tempo a impallidire. 


“Dahlia, mia cara, è passato troppo tempo. Ti avevo avvertito che se non avessi smesso di farlo, avresti cominciato a diventare cieca.” 


La regina Vodoo lo guardò e sputò ai suoi piedi. “Uomo Serpente! Ora capisco perché mia nipote era così nervosa. Il Grande Uomo Serpente che spaventa una ragazza!”
(1) Si lasciò andare in una serie di risate smozzicate dal catarro. 


Voldemort ebbe la buona grazia di aspettare mentre la vecchia si riprendeva. Alla fine, lei continuò. “Quale disgustosa cosa ti conduce alla mia porta? Cosa porta il Grande Negromante a cercare l’umile aiuto di una – come mi hai chiamata una volta? — ‘piccola raccoglitrice di ossa delle Isole’?”


Lui rispose con un sorriso crudele e parole di scherno, “Tutti hanno la propria grandezza, Dahlia. Mi ci è voluto molto tempo per riconoscere la tua.” 


“Ah, ma tu sei veloce nel dimenticare chi di noi due ha passato del tempo come spirito disincarnato. Cosa ti disse la vecchia Dahlia? La Negromanzia senza Magia di Sangue crea soltanto zombie. Potresti creare un grande zombie, ma alla fine è solo uno zombie...” finì, agitando un dito verso di lui.

 

Lui sorrise di rimando, “Touché, oh Regina delle Isole, mi hai sempre avvertito di non sottovalutare la Magia di Sangue e questa è di fatto tornata indietro per tormentarmi. Mentre mi occupavo proprio di questa svista da parte mia, mi sono imbattuto in un’opportunità e qui è dove entri in gioco tu.”


“La Regina non fa beneficenza e non ha bisogno delle tue monete scintillanti, ma questo tu lo sapevi già. Quindi, cosa mi hai portato che io possa giudicare abbastanza interessante per fare ciò che chiedi?”


“Questo è l'occhio che una volta apparteneva all'Auror inglese Alastor Moody.” Tolse l'oggetto dal suo astuccio e lo mise sul tavolo di fronte al suo posacenere con un sigaro acceso sopra. L'occhio turbinò e guardò intorno nella stanza. 


“Un bel giocattolino quello che posso vedere di fronte a me, ma ti conosco. Hai qualcosa di meglio di questa chincaglieria..?” 


Ce l'aveva. Prendendo una piccola borsa, iniziò a frugarci dentro come un prestigiatore che inscena il suo spettacolo. “Infatti ce l'ho. Permettimi di presentarti il braccio di Albus Silente.” 


La sua pupilla restante si ingrandì di sorpresa e l’altra sembrò illuminarsi un po', facendo sì che lui si chiedesse cosa esattamente lei avesse fatto a quell’occhio… 


“Oh, ora questo sì che è un trofeo degno di essere guardato! Lasca che lo guardi. Oh, l'incantesimo di conservazione sembra buono. È un pezzo eccellente. Ciò significa che vuoi qualcosa di cattivo. Cosa vuole il Grande Uomo Serpente da una semplice strega delle Isole?” 


Voldemort si chiese quante volte, prima di allora,  la 'semplice strega delle Isole' lo avesse già sentito. “Ho due corpi con me lì fuori e ho bisogno di un rituale. Poiché devo partecipare al rituale, non posso essere l'officiante della cerimonia.” 


“E di quale rituale avresti bisogno?” 


“Vendetta per i traditori del proprio sangue.” 


L'occhio di lei si strinse. “So che sei figlio unico – quel rituale non funzionerà.”


“Per caso, il rituale che mi ha riportato in vita ha fatto sì che io ora condivida il sangue con la mia nemesi. Le mie ricerche indicano che il rituale funzionerà, ma che io non posso officiarlo.” 


Lei sbatté trionfalmente le mani sul disordinato tavolo “Ah, finalmente guardi al Sangue! Monique, prendi il mio bastone, bambina! Voglio vedere questi corpi con i miei occhi. Sai che c'è sempre un prezzo da pagare?” 


“Ho altre nove dita e la temporanea riduzione di forza è accettabile.” 


Sopportò un altro attacco di tosse della vecchia, che lo fece preoccupare che avrebbe potuto non vivere abbastanza a lungo per completare il rituale, prima che si alzasse e fosse scortata fuori dalla porta da sua nipote. 


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“Imperio!” L'incantesimo di Narcissa fermò Annette prima che potesse raggiungere la pietra. La sua avversaria rimase immobile, ma poteva sentire la strega lottare contro la sua volontà. Narcissa si guardò intorno, cercando una soluzione al suo dilemma. 


Valutò con attenzione le sue opzioni. La sua ex amica aveva ragione; la stanza era completamente sigillata e l'unica uscita era la porta sorvegliata dal personale di sicurezza. Inoltre, combattere era fuori questione. Poteva usare Annette come ostaggio, ma al massimo questo poteva valergli la sua fuga sicura. Charles sarebbe stato abbandonato al crudele destino che la direttrice del reparto avrebbe deciso per lui. Avrebbe fatto meglio a Obliviarla e cercare di iniziare da capo la conversazione. 


L'ovvia soluzione le si presentò mentre stava al centro della stanza a fissare l'attraente Veela e a pensare ai tre uomini dall'altro lato della porta silenziata. Poteva funzionare, ma la sua amica traditrice avrebbe dovuto essere convincente. Dopo tutto, i tre uomini lavoravano sempre attorno a lei e potevano aver sviluppato una resistenza al suo fascino naturale. 


“Annette dovrà essere davvero eccitata di vederli, se voglio che la cosa abbia qualche possibilità di funzionare,” mormorò sottovoce. 


Un ordine mentale da parte sua fece sì che la sua schiava restia desiderasse togliersi i suoi eleganti vestiti e biancheria. Narcissa dubitava che sarebbe mai più stata ben accolta in qualunque cerimonia dell'alta società in Francia! Oh, be’, fanculo i Francesi. Non me ne è mai importato molto di loro, comunque. 


Narcissa ordinò alla donna di iniziare a darsi piacere. Nel frattempo, annullò la distanza tra loro due e calciò i vestiti e la bacchetta di Annette Delacour sotto la scrivania. Stranamente, Narcissa sentì un'ondata di resistenza dalla strega. Chi avrebbe mai pensato che fosse una puritana!


Narcissa si concentrò e diresse tutta la sua volontà e magia contro la strega. Contrariamente alla convinzione popolare, l'uso di quella maledizione non era nemmeno lontanamente semplice come pronunciare la parola. Contro un avversario ben determinato, come la donna di fronte a lei, era piuttosto difficile costringerla a fare qualcosa che chiaramente non voleva fare. 


La battaglia di magia e volontà continuò. Le mani della donna si muovevano lentamente sul suo corpo, ma la cosa non stava chiaramente funzionando. Sospirando pesantemente, Narcissa sperò che dovunque fosse, Charles avrebbe apprezzato quello che stava per fare. Con mano leggermente tremante si allungò e iniziò ad accarezzare la sua preda. 


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Cinquecento metri sopra la tranquilla città di Great Hangleton, c'era un puntino nel cielo pre alba. Se qualcuno avesse potuto vedere attraverso l'aura che avvolgeva il tappeto rosso e il suo cavaliere, sarebbe rimasto abbastanza sorpreso. Naturalmente, Harry stava facendo affidamento su quella sorpresa. 


I goblin si erano davvero dati da fare in risposta alla sua lettera. Il tappeto dalle sue camere private si muoveva piano nel cielo, appesantito dal suo notevole carico. Purtroppo, persino con gli oggetti che Fred gli aveva dato, le incudini erano ancora ridicolmente pesanti. Il ferro forgiato era una delle sostanze più resistenti alla magia al mondo e, prendendo l’idea in prestito da quei pochi cartoni animati che gli era stato permesso guardare da bambino, Harry stava per fare alle barriere che circondavano il quartier generale dei Mangiamorte una speciale consegna dalla Acme Corporation. 


Con un po' di fortuna le sei incudini che appesantivano il tappeto avrebbero fatto crollare le barriere abbastanza a lungo da lasciar spazio alla sua vera sorpresa. Harry non era certo di voler sapere come esattamente i goblin della Gringott avevano messo le loro mani su delle bombe dell’era della seconda guerra mondiale, ma non aveva intenzione di farsi domande su una simile buona sorte. Una mezza dozzina di questi relitti al momento si trovava nel baule che aveva preso da Fred prima. Come un pilota della RAF in quei documentari di guerra, Harry stava per aprire il baule e scaricare un mucchio di dolore sulle persone di sotto. 


Prese posizione nel punto dove ricordava fosse il quartiere. Voleva evitare l'area vicino alle celle della prigione, nel caso che qualcuno fosse tenuto prigioniero là sotto –  come i genitori di Neville! Velocemente, mise la prima pesante maniglia in posizione e disse la formula per eliminare i dischi incantati che Fred gli aveva fornito. 


Privo di magia, l'oggetto iniziò a precipitare. Harry non perse tempo a guardarlo, spingendo il successivo in posizione e mandandolo per la stessa strada. Soltanto quando anche l'ultimo fu caduto giù, Harry guardò per vedere quello che aveva provocato. 


I primi due dovevano aver già colpito e essersi disintegrati in uno scoppio di magia. Guardò esplodere la terza, ma stavolta lo scoppio fu un mero baluginio. La quinta e la sesta passarono attraverso le barriere, completamente intatte. Sapendo di non avere molto tempo capovolse il baule e liberò il suo carico letale. Allora spinse il vecchio tappeto alla velocità che poteva raggiungere. Se non fosse stato sufficiente, Harry avrebbe abbandonato il tappeto in favore della sua Firebolt.

 

Gli ultimi secondi prima della grossa detonazione, Harry si chiese cosa avrebbero pensato i Babbani dell'esplosione assordante, l'effetto della quale non sarebbero stati in grado di vedere. 


L'esplosione e l'onda d'urto furono assordanti mentre Harry si tuffava con il tappeto magico e cercava copertura tra gli alberi sottostanti. 


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Susan sedeva al piccolo tavolo nei loro appartamenti. Stava cercando di concentrarsi sul finire i compiti di Antiche Rune, ma stava fallendo clamorosamente. La terrificante prospettiva che non uno, ma tre bambini vivevano dentro di lei in quello stesso momento non l'aiutava neanche un po'! Neppure l'incontro a tarda notte in cui avevano saputo che i corpi di entrambi i genitori di Harry erano stati rubati aiutava. I due giorni passati a vedere suo marito ossessionarsi e pianificare una vendetta, unito al fatto che proprio in quel momento lui era fuori a fare Merlino solo sapeva cosa, aveva ridotto gli sforzi di Susan a un bell’esercizio di inutilità.

 

Si chiedeva se tutte quelle ragazze gelose che sorpassava nei corridoi, quelle che la fissavano sempre e dicevano che era così fortunata, capissero davvero che tipo di vita era! Diavolo, Susan stessa stava avendo seri problemi a capirlo e tutti dicevano sempre quale strega giudiziosa lei fosse. Certo, quando immaginava la sua vita da donna sposata, non aveva immaginato di dover stare seduta al tavolo ad aspettare di sentire se il suo principe azzurro fosse sopravvissuto a un'altra battaglia o no. 


Mormorando tra sé e sapendo che quel compito era destinato ad un voto sotto i suoi standard, dette ai fogli di pergamena una parvenza di ordine e poggiò la testa sul palmo della mano.

 

“La signorina è triste?” Susan sentì la voce di Trixie chiedere cautamente. L'elfa conosceva anche troppo bene il linguaggio del corpo di Susan. “Le piacerebbe un po' di tè?” 


“Grazie,” rispose. 


“Gli alti elfi del castello vogliono dare il benvenuto a Trixie con un rituale formale, ma Trixie ha bisogno del permesso della signorina Susan per partecipare.” 


“In cosa consiste, esattamente, questo rituale?” chiese Susan con curiosità. Dubitava che gli umani sapessero qualcosa, quando si trattava dei rituali degli elfi. 


La sua serva la guardò con gli occhi che le brillavano, “Il rituale è un simbolo che permette a Trixie di essere un elfo del castello. Trixie sarà in grado di muoversi liberamente nel castello una volta che gli altri elfi le avranno dato il benvenuto.” 


Susan permise a un debole sorso di far capolino sul suo volto. Era bello sentire di un rituale che non coinvolgeva un qualche scopo sinistro. Con grande delizia dell'elfa, Susan le dette con piacere il permesso.


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“Tutto è andato secondo il piano?” 


“Bessie ha fatto del suo meglio per fare quello che le è stato detto. Gli altri elfi staranno alla larga.” 


“Bessie è una brava elfa. Bessie ha fatto esattamente come le era stato detto. Gli altri si accorgeranno che tu non sarai al rituale?” 


“No. I problemi succedono di continuo e gli elfi devono andare a pulire, perfino durante i rituali.” La piccola creatura rispose con gli occhi fissi a terra, sapendo che era sbagliato, ma non volendo disobbedire al padrone. 


“Molto bene, mentre gli elfi sono lontani, ho bisogno che tu prenda qualcosa dai loro quartieri.” 


“No! Bessie non ruberà! Rubare non è permesso!” rispose Bessie con la sfida nella voce. 


“Bene, localizzerai un oggetto per me e mi dirai dov'è.” 


L'ordine del giovane padrone era eseguibile e non c'era modo di disobbedire. 


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Dal suo punto di vantaggio tra gli alberi, Harry poteva sentire urla e grida di aiuto e sgomento provenire dalle macerie. C’erano svariati pop di Smaterializzazioni. 


Pendendosi il rischio, Harry abbassò le sue barriere d’Occlumanzia. Voleva gustarsi il panico di Riddle; invece, non sentì niente. Riddle era morto? Non poteva sentire nulla. Ricordava la promessa a Susan di fare quello che doveva e andarsene, ma aveva bisogno di più informazioni. Velocemente, atterrò con il tappeto e nascose quello e gli altri oggetti tra i cespugli che circondavano una grande quercia. Memorizzò la posizione dell'albero, così da potersi Smaterializzarsi di nuovo lì, e si trasformò nella sua forma di corvo. 


Sbattendo le ali, volò lungo il terreno e guardò il caos che si era formato. Si alzava del fumo da diverse aree mentre cercava segni di movimento tra i rottami. 


“Cosa sappiamo, Minus?” chiese uno degli uomini. 


“Non lo so, cazzo! Le barriere si sono attivate e venti secondi dopo c'è stata un'esplosione!” 


“Una di quelle macchine volanti Babbane si è schiantata sull'edificio? O qualcuno stava conducendo un esperimento proibito?” 


Minus agitò le braccia nell'aria. “Forse, non lo so. Se fosse così, ci sarebbero stati più rottami! Le barriere esterne non si sarebbero attivate prima se qualcuno stava facendo qualcosa dentro? Ho già detto ad alcuni di sparpagliarsi e cercare i sopravvissuti. Andrò al magazzino e farò sapere a Mulciber e Rookwood cosa sta succedendo. Avremo bisogno di loro!” 


A Lestrange chiaramente non piaceva prendere ordini da Peter, ma fece come gli aveva detto. Harry tornò velocemente indietro e afferrò la sua bacchetta. Aveva l'opportunità di eliminare qualcuno. Velocemente, cambiò il colore dei suoi capelli e lanciò uno degli incantesimo di camuffamento di Vitious sul suo viso. 


Si Materializzò vicino a Lestrange, che si voltò di scatto con la bacchetta in mano. 


“Minus mi ha mandato dal magazzino,” mentì Harry, sorpreso da quanto gli venisse facile. L'ultimo membro della famiglia Lestrange abbassò la bacchetta. 


“Bene. Va in giro e cerca i sopravvissuti. Tieni un occhio sul perimetro. Non sappiamo se è stato un attacco o un incidente!” 


Harry aspettò finché Lestrange non fosse tornato ai detriti che stava esaminando. Quello non era duellare. Quello era uccidere. Non intendeva dare una possibilità a Rabastan. 


“Tonare!” La maledizione esplosiva prese il Mangiamorte nella schiena e lui urlò di dolore. Harry la fece seguire da un'altra che lo prese in piena faccia e così la famiglia Lestrange non c’era più.
 


Apparve un Mangiamorte mascherato. “Ho sentito delle urla venire da qui.” 


“Era troppo malridotto. È stato meglio finirlo.” 


“Oh...” Il Mangiamorte cercò qualcosa da dire. Harry sentì una momentanea stretta d'ansia e la scacciò. 


Il Mangiamorte si guardò intorno. “Allora, cosa facciamo ora?” 


“Non ne sono sicuro. Il Signore Oscuro era qui? Dovremmo cercarlo?” 


“Ho sentito che è oltreoceano. Cavolo amico, dimmi tu se questo non è un casino!”


A Harry non andava di conversare con quell'uomo. Rendeva ciò che stava per fare più personale. Invece, guardò verso gli alberi e disse, “Laggiù!” 


“Cosa?” disse l'uomo, girandosi a guardare. Il povero stupido non vide mai arrivare la Maledizione Tagliente. 


Harry si spostò velocemente verso il corpo e tirò giù la maschera. Gli occhi morti di Curtis Warrington lo fissarono di rimando. Si era diplomato appena l'anno prima. Questo scosse un po' Harry. Aveva appena ucciso qualcuno con cui aveva frequentato la scuola. Rimettendo la maschera sul suo volto, si Smaterializzò verso la porzione di edificio ancora in piedi. 


“Qualcuno ha portato fuori i prigionieri?” chiese ai due Mangiamorte accanto a lui. 


Uno rispose che non lo sapeva con un inglese fortemente accentato. “Scopritelo, allora. Portate qui chiunque sia laggiù!” urlò Harry con impazienza. Tirò fuori la sacca vuota dalla sua cintura. “Aspettate! Quando li porterete qui, dobbiamo portarli in un nuovo posto sicuro. Usate questa Passaporta. Portus! La lascerò qui, ora muovetevi!” 


Apparentemente, essere un Mangiamorte era tutta questione di attitudine. Quella Passaporta li avrebbe portati davanti al Quartier Generale degli Auror. 


Harry fu in grado di cogliere ancora un altro Mangiamorte isolato e di sbarazzarsene. “Sbarazzarsene” suonava meglio di “uccidere” o “ammazzare”. Toccò la maschera sul volto dell'uomo e la trasformò in una Passaporta con la stessa destinazione. Questo avrebbe dovuto beccarne un altro con la guardia abbassata. Harry vide che molte persone si stavano materializzando e Passaportando. Era tempo di andare. Materializzandosi vicino alle sue cose, arrotolò il tappeto magico e lo mise nel baule insieme alla maschera. Un'ultima Passaporta dopo e uno stanco Harry Potter apparve fuori dal quartier generale degli Auror. 


Camminò velocemente verso la porta e vide la vecchia strega che si occupava dell’accoglienza. Dietro di lei, vide Lavanda che ragguagliava il capo del turno di giorno. La strega alzò lo sguardo verso di lui. “Posso aiutarla?” 


“Dovrei fare rapporto su un avvistamento di Mangiamorte.” 


“Dove?” 


“Se ho ragione, saranno proprio fuori dall'edificio in pochi minuti. Potrebbero avere alcuni prigionieri con loro.” 


“A che gioco stai giocando, ragazzo?” 


“Mi ascolti, sono serio! In qualsiasi momento dei Mangiamorte si faranno vedere qua fuori.” 


“Fuori di qui!” 


Harry scosse la testa, capendo di star combattendo una battaglia persa. Bene, se ne sarebbe occupato lui. A Susan non sarebbe piaciuto, ma poteva onestamente dire di aver tentato di delegare la cosa. 


Ancora borbottando, uscì fuori, si appoggiò al muro e aspettò che cominciasse la festa.


“Aspetti che i tuoi Mangiamorte appaiano?” chiese una voce familiare. 


Harry guardò Lavanda e lei alzò le spalle. “Al tavolo di fronte dicono che qualche idiota ha detto che un mucchio di Mangiamorte apparirà fuori dal Quartier generale tra pochi minuti. Eri tu?”


Harry sospirò, capendo che non lo aveva riconosciuto sotto l'incantesimo di camuffamento. Scosse la testa. “Vuoi dare una mano?” 


Lavanda sembrò piuttosto divertita e chiaramente non gli credeva. Tirando fuori la bacchetta e sfoggiando una falsa espressione seria si avvicinò a lui. “Ho ancora un po' di tempo prima di andare a lezione. Certo, perché no! E dove dovrebbero apparire?” 


“Proprio di fronte all'edificio. Immaginavo di usare il muro come copertura e di levarli di mezzo con degli Schiantesimi. Probabilmente saranno due, con qualche prigioniero. Quindi non usare niente di letale.” 


Lei annuì e non disse niente per un minuto. “Quindi, ti sei divertito l'altra notte?” 


Harry la guardò, “Cosa?” 


“Hai bevuto un paio di pinte, mischiate a qualche pozione? Mi sto solo chiedendo quanto devi aver bevuto per uscirtene fuori con queste stron...” 


Lavanda non finì mai la frase perché apparve un gruppo di cinque persone –  due di loro indossavano maschere da Mangiamorte. Gli Schiantesimi di Harry li misero KO con facilità. Superò la sorpresa di Lavanda e appellò le bacchette dei due. 


Era stanco e anche un po’ più che arrabbiato, ma apprezzava comunque l'umorismo nella situazione. Girandosi a guardare la ragazza esterrefatta, disse, “Stavi dicendo?” 


“Uh, uh...” Apparentemente, l'aveva ammutolita. 


“Perché non torni dentro a prendere qualche Auror?” suggerì incoraggiante. Lei annuì e corse dentro. 


Il prigioniero uomo non lo riconobbe. Sentì un po' di sollievo, vedendo l'espressione monotona di Alice Paciock. Fu l’ultima prigioniera che lo sorprese. Da quanto tempo qualcuno stava impersonando Madama Rosmerta?


“Per favore, sedetevi sui gradini, qualcuno vi raggiungerà presto.” Un terzo Mangiamorte apparve pochi secondi dopo tenendo la maschera in mano. Harry lo Schiantò senza pensarci. Porse a Rosmerta una delle bacchette e le chiese di tenerli d'occhio finché qualcuno dal Ministero non avesse risposto, venti metri più in là. 


Afferrando il suo baule e Smaterializzandosi, Harry era determinando a non rimanere in zona per rispondere a un mucchio di domande. Aveva pensato di lasciare un qualche tipo di recapito, ma alla fine la confusione tra i Mangiamorte avrebbe reso un servizio migliore a Harry. Sapeva che avrebbe dovuto sbrigarsi prima che qualcuno sentisse la sua mancanza. 


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Riprendendosi dagli spasmi che avevano appena percorso il suo corpo, il cervello di Narcissa turbinava e lei iniziò a rimettere insieme quello che era accaduto e quello che stava... facendo. 


La maledizione Imperius creava una connessione mentale tra chi la lanciava e il soggetto. Con una Veela, tuttavia, la piacevole sensazione di questa connessione si mescolava all'aura di fascino, la quale, a quanto pareva, aveva finito con l’irretire lei per via della connessione. Il potere dell'aura aveva colto Narcissa di sorpresa.


Il risultato finale era che Narcissa aveva perso gli ultimi venti minuti della sua vita in incauto abbandono. Le due giacevano sul tappeto, vicino al divano dal quale erano cadute pochi momenti prima. La gonna di Narcissa era alzata a metà sul suo stomaco; la sua camicetta era sul pavimento e la sua biancheria mancava completamente! Ricordava vagamente di averla fatta svanire. Se ne pentiva; non erano indumenti economici! 


Annette iniziò a premere la faccia contro il grembo di Narcissa quando Narcissa la fermò. Controllando la connessione, scoprì che il suo controllo era a malapena intatto. Annette brillava leggermente e Narcissa ebbe un piccolo conato di vomito, dopo aver realizzato esattamente cosa aveva fatto lei per far brillare così la Veela francese. 


Lottò per liberarsi e si tirò su, nuovamente sul divano. Annette era proprio dietro di lei, le mani che cercavano di massaggiare e dare piacere a Narcissa. Era quasi troppo facile arrendersi. No, doveva concentrarsi, ma si sentiva così bene... 


“No!” disse, riprendendo il controllo. Sentì Annette iniziare a combatterla e l'energia sessuale colpì Narcissa, che scoprì le proprie mani in movimento, senza controllo, sul corpo dell'altra donna. 


“Annette,” sussurrò, terrorizzata dal suono lussurioso della propria voce, “per quanto questo possa essere bello, fuori ci sono tre uomini e loro sono equipaggiati per fare un lavoro migliore. Perché non li invitiamo a entrare?” 


L'espressione negli occhi della Veela convinse Narcissa che avrebbe potuto rilasciare il controllo e la donna era così stordita dalla lussuria che avrebbe comunque acconsentito. Tuttavia, era meglio essere sicuri che rammaricati.


Annette non combatté il suo controllo; la maledizione era sempre più efficace quando qualcuno era desideroso di eseguire il comando. Narcissa rinnovò l'incantesimo e poi evocò un paio di piume, che animò per correre attraverso il corpo di Annette. Le avrebbe dato la scusa necessaria per tenere la bacchetta in mano quando gli uomini sarebbero entrati. Forse sarebbe rimasta e avrebbe giocato con loro. No! Non poteva intrattenersi con questi pensieri!


Si sistemò dietro Annette, concentrandosi di più sul mantenere il proprio controllo, mentre la donna attivava la pietra. Gli uomini entrarono nella stanza con le bacchette sfoderate. 


“Eravamo preoccupati...” disse un uomo alto, entrando nella stanza e fermandosi di fronte alla scena erotica di fronte a lui. 


“Convincili.” pensò Narcissa mentre strofinava il naso contro il collo della donna, permettendo alla propria mano di fare cose impensabili che la fecero essere contenta di avere gli occhi chiusi. Ascoltò lo scambio in francese tra la donna che stava facendo le fusa di piacere e accarezzando i capelli di Narcissa. 


“Buongiorno signori, lady Malfoy e io stavamo festeggiando quando abbiamo capito che avremmo dovuto diffondere la gioia. Chiudete la porta!” Appena l'aura della Veela si allargò, un’intossicante sensazione la sommerse e, a dispetto della propria concentrazione, Narcissa scoprì la sua mano a staccarsi dal seno di Annette e a muoversi pericolosamente più in basso. 


Cercò valorosamente di concentrarsi sulla conversazione. 


“Madame Delacour, non vogliamo una ripetizione dell'ultima volta.” disse uno di loro con cautela. 


“Sciocchezze, Henri,” mugolò Annette. “Non siamo stati beccati allora e non lo saremo ora. Claude se n'è andato questa mattina ad Amsterdam per lavoro.” 


Narcissa archiviò l'informazione per un uso futuro. Non si sa mai quando avrebbe potuto tornarle utile. 


“Eravamo solo noi due.” Henri fece cenno agli altri due uomini, che già sembravano ammaliati. 


“Allora poi li possiamo Obliviare, se ce ne sarà bisogno. In questo momento, non sono dell'umore per discutere!” 


La Veela praticamente trascinò Narcissa dall'altra parte della stanza per arrivare a Henri. Le sue proteste si indebolirono finché lui iniziò a spogliarsi, insieme con le altre due guardie. 


Concentrandosi sul non restare 'impigliata nella situazione', Narcissa riuscì a fatica a resistere all'energia dirompente della Veela. Recuperando la sua compostezza, aiutò l'uomo a mettersi sotto Annette, che era a quattro zampe e completamente impegnata con gli altri due uomini. 


Sapendo che la loro amicizia, se così si poteva chiamare, era finita, Narcissa attraversò la stanza verso un armadietto di pozioni medicinali. Scegliendo diverse fiale contenenti Pozione Peperina, tornò dagli altri quattro. Annette raggiunse e afferrò una fiala, stappandola abilmente con un pollice e, con l'aiuto di Henri, trovò un modo molto inusuale di ingoiare la pozione. Avrebbe avuto bisogno della propria forza.

 

Maledicendosi per questa depravazione, Narcissa si fece indietro e prese tutte le loro bacchette. Mormorando un incanto, lanciò un veloce incantesimo per nascondere il fatto che fosse senza reggiseno e che sembrava avesse vagato per una tempesta di neve. Uscendo nella stanza accanto, vide che la receptionist non era al bancone. 


Usando il suo incantesimo di chiusura più potente, sigillò la porta e posò le bacchette extra su una mensola. La segretaria tornò portando una bevanda. Era una semplice, giovane donna con la faccia da carlino e con unti capelli biondi. Potevi sempre fidarti che Annette assumesse una persona così mediocre per esaltare la propria bellezza! All'improvviso si sentì meno colpevole per quello che stava succedendo nella stanza. 


Narcissa indicò la porta sigillata. “Madame Delacour ha detto che avrà un importante incontro per il resto della giornata. Tu dovrai sistemare la sua agenda e assicurarti che l'incontro non venga interrotto.” 


“Ha bisogno che entri e prenda altri ordini?”


Cissy resistette al bisogno di fare un'orribile battuta sul fatto che era Annette quella che prendeva ordini – e parecchi. “No. Penso che questo incontro sia strettamente riservato.” 


La segretaria annuì consapevolmente, mettendo il cartello “Conferenza in corso – Non Disturbare” sul contenitore fuori dal suo ufficio e si risedette dando un'occhiata alla rivista. Narcissa si incamminò lungo il corridoio. La Francia era chiaramente fuori dal suo calendario per il prossimo futuro. 


Dopo tutto quello, recuperare Charles sarebbe stato un gioco da ragazzi. Aveva fatto guadagnare loro diverse ore per lasciare la Francia e tornare a Hogwarts. L'uccello di Silente avrebbe cantato per Charles, o lei avrebbe passato il resto dei suoi giorni a cercare un modo per distruggerlo! 


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Harry sorrise a Tonks mentre camminava lungo il corridoio, godendosi la sua reazione a scoppio ritardato. Tonks controllò velocemente la sua copia della Mappa del Malandrino. 


Dove sei stato, Harry?” 


“Non chiedermelo e puoi fingere ignoranza più tardi. Fa sapere agli Auror che chiunque ci sia ai Tre Manici di Scopa non è Rosmerta. È un impostore. Ho bisogno di farmi una doccia prima di andare in classe.” 


Il volto dell'Auror si indurì, quasi trasformandola in una giovane McGranitt. “Non ci sarà una prossima volta; devi cercarti qualcun altro. Se non ti fidi abbastanza di me da farmi sapere cosa stai facendo, allora non ti fidi di me, punto.” 


Maledizione, Harry non ci aveva pensato. Puntando verso la porta, disse “Dentro. Ti aggiornerò mentre lo dico a Susan.” 


Aprendo la porta, sentì una fitta di senso di colpa quando Susan si gettò su di lui. Non aveva capito quanto lei si stesse stressando. Non si merita di essere messa in questa situazione. Si merita di meglio. 


“Stai bene?” chiese. 


“Non proprio.” 


D'istinto, l’abbracciò protettivamente. Nella sua sete di vendetta e nel suo bisogno di fare qualcosa, aveva ignorato le preoccupazioni di lei e l'aveva rudemente scavalcata. Si era comportato come un ragazzino senza cervello che non aveva capito l'impatto delle proprie azioni su sua moglie – un altro ricordo del fatto che era troppo giovane per essere spostato; troppo giovane per essere padre. James Potter si era mai sentito allo stesso modo? 


“Tonks, lasciaci qualche minuto. Verrò a prenderti e allora parleremo.” Non appena la sua guardia del corpo se ne fu andata, Harry seppe che la guerra poteva aspettare. La profezia poteva aspettare. Lei gli avrebbe detto ancora e ancora che sapeva di non poter essere la massima priorità della sua vita. Soltanto in quel momento aveva capito che essere consapevole di quello non la rendeva immune da un attacco di cuore. 


In quel momento le poteva dare la priorità. Si meritava molto più di questo, ma questo era tutto quello che lui aveva da offrire. 


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Ore più tardi, Susan sedeva da sola nella loro stanza e finiva di calmarsi.

 

Harry e Tonks erano su nell'ufficio del Preside, per informare Silente di quello che era successo. 


Ci fu un colpo alla porta. Susan controllò la copia della Mappa appesa alla parete. C'era Neville dall'altro lato della porta. 


Lei aprì. “Ciao, Neville.” 


“Ciao Susan, volevo fermarmi e vedere se stavate bene. Voi due eravate in ritardo a Difesa e sembrava che tu avessi pianto.”

 

“Sto meglio ora. Harry è su dal Preside in questo momento. Sono sicura che il Preside vorrà parlare con te più tardi.” 


Neville non era mai stato nella loro stanza prima. Normalmente, Harry si sarebbe allenato con Vitious nella Stanza delle Necessità, ma doveva essere successo qualcosa. 


“Vuoi parlarne?” 


Decise di provare con l'approccio gentile. Susan era una ragazza carina. I due formavano una bella coppia. Neville ammirava i Potter. 


“Non proprio, ma apprezzo che ti sia fermato. Ti andrebbe una tazza di tè? Oh, mi spiace, la mia elfa è con gli altri elfi del castello ora. Ho qualche biscotto e un po' di dolci di Mielandia.” 


“Grazie.” 


Parlarono educatamente per qualche minuto prima che Susan iniziasse a starnutire. Lui aveva passato una certa quantità di tempo nelle serre tra le piante a cui sapeva che Susan era allergica. 


“Scusami un momento. Ho bisogno di incipriarmi il naso.” Susan si alzò dopo il terzo starnuto consecutivo. 


La guardò dirigersi verso il bagno e si mise all'opera. Uscì dalla vista dei quadri e aprì il cassetto più in alto con la mano destra. La scatola per gioielli nera era nascosta sotto diversi libri. La aprì velocemente e si mise in tasca la collana che una volta aveva adornato il collo di Penelope Clearwater. Lui sapeva bene come poter utilizzare un artefatto oscuro che controllava gli altri. Decise di restare a guardare i libri sulle mensole. C'erano diversi tomi piuttosto discutibili sugli scaffali che avrebbero impressionato suo zio. 


“Mi spiace. Sei stato nelle serre?” 


“Quasi tutto il pomeriggio, perché?”

 

“Ho un problema con alcune delle piante. Il loro polline mi dà veramente fastidio. Ho dovuto prendere una pozione.” 


“Oh, mi spiace. L'avevo completamente dimenticato. Non mi sorprende che tu abbia smesso di frequentare Erbologia.” 


Lei sorrise. “Il prima che ho potuto! La materia non mi dispiaceva, ma lei sembrava avere un problema con me.” 


Neville rise di cuore e promise di tornare solo nei giorni in cui non sarebbe stato vicino alle piante. 


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Pansy stava tornando dal bagno caldo nel Bagno dei Prefetti. Quel lusso era una delle cose migliori del castello. Qualcuno era seduto sui gradini. ‘Grande! Che bel modo di ammazzare l’umore, il maledetto Paciock!’


“Cosa ci fai tu qui?” chiese freddamente. Stava tenendo una collana piuttosto bella tra quelle sue mani sporche. 


“Lasciami stare.” abbaiò lui. 


Lei iniziò ad avvicinarglisi, ma scoprì che i suoi occhi erano attratti dalla collana. Doveva avere un qualche tipo di incantesimo attraente sopra. 


All'improvviso, lui disse qualcosa di totalmente inaspettato. “Ero innamorato di Luna. Stavo per darle questa. È stata nella nostra famiglia per anni.” 


Lei voleva prenderlo in giro, ma le parole le si bloccarono in gola. Allora lui la sorprese davvero. “Mi spiace. Sei ancora innamorata di Draco, vero? Non avrei dovuto usarlo contro di te l'altra sera. Non ne avevo il diritto...” 


“Sarebbe più facile se se ne fosse andato e io non fossi costretta a vederlo annusare il grembo della Caposcuola tutti i giorni.” 


“Vuoi parlarne? Non lo dirò a nessuno… e poi, chi mi crederebbe, comunque?”


Pansy scoprì che voleva davvero parlarne e Paciock era un buon ascoltatore. Parlarono per qualche minuto e lei si sentì davvero un po' meglio dopo. Si concesse un breve sorriso quando lui disse che Draco non la meritava. Il tempo era trascorso prima che lei se ne accorgesse.

 

“Devo andare a prepararmi per la ronda.” 


Si alzò per andarsene. 


“Pansy, posso chiederti un favore?” 


“Quale?” 


“L'unica cosa che volevo fare era mettere questa al collo di Luna e vedere l'espressione sul suo viso. So che è stupido, ma ti spiacerebbe se te la mettessi al collo un secondo e facessi finta? Giuro che non lo dirò mai a nessuno.” 


Lo stupido sembrava sincero. Forse se avesse chiuso gli occhi, lei avrebbe potuto fingere per qualche secondo che fosse Draco e inoltre il gioiello sarebbe stato perfetto sul suo collo. Guardò le scale in basso per assicurarsi che nessuno stesse arrivando. Tornò a guardarlo. 


“Procedi, solo sii veloce.” 


Pansy lo sentì muoversi dietro di lei per un momento. Temette che la avrebbe gettata giù dalle scale per sbaglio, ma invece la calda, elegante collana scivolò attorno al suo collo mentre lui armeggiava con i fermagli. 


Sentì una sensazione di appiccicoso e bagnato sul collo. “Cos'è?” 


“Mi spiace, mi sono tagliato il dito con il fermaglio.” 


“È disgustoso! Toglimela!” 


“Sta zitta!” 


Pansy si azzittì immediatamente. Voleva dire qualcosa, ma scoprì di essere fisicamente incapace di aprire la bocca. 


“Sei mia ora, puttana! Io ti possiedo. Ho sempre pensato che avrei avuto bisogno di una servetta, penso che tu andrai benone.”
(4)


Pansy si girò e lo guardò. Voleva negarlo con forza, ma sembrava così potente, così maestoso. Non poteva dirgli di no; non voleva farlo. 


“Di’, 'appartengo a Neville Paciock.' Dillo e siine felice.” 


Parte di lei voleva urlare per chiedere aiuto, parte di lei voleva tirar fuori la bacchetta e maledirlo finché non ne sarebbe rimasto altro che una massa di carne sanguinolenta, ma invece sentì la sua bocca aprirsi in un grande sorriso mentre diceva con fierezza, “Io appartengo a Neville Paciock.” 


------ 


Stringendo forte la sua mano insanguinata e cadendo a terra dopo dodici ardue ore in uno spazio ristretto con due donne e due cadaveri, Lord Voldemort era esausto. Un'altra bugia che la 'luce' ripeteva sempre era che la magia 'oscura' era un cammino semplice per quelli che non volevano fare sforzi. 


Doveva congratularsi con la persona che aveva inventato quella banalità. Perfino oggi, le persone si rivolgevano ancora alla magia ‘oscura’ per delle facili soluzioni. Erano degli idioti e doveva ringraziare i Poteri dell’Essere per loro. Se non fosse per loro, le sue forze sarebbero state appena metà del numero attuale. 


Non c’erano rituali 'facili'. Be’, questo non era del tutto vero. Più nello specifico, non c’erano rituali 'semplici' che valevano qualcosa. Se un mago o una strega voleva fare un rituale utile, avrebbe fatto bene ad essere pronto a sopportare dolore, sofferenza e fatica – e poi ad affrontare risultati incerti. La magia oscura richiedeva costanza, dedizione al limite dell'ossessione e la volontà di superare i fallimenti passati. 


È vero che in molti rituali, uno può facilmente alleggerire il proprio carico usando il sacrificio di altri – qualche volta in senso figurato, ma nella maggior parte dei casi un vero e proprio sacrificio è necessario. 


Delle due donne nella stanza, una capiva tutto questo fin troppo bene. Dahlia era una carcassa di donna, come una bacchetta con un nucleo quasi estinto. Da qualche parte durante il percorso, la maggior parte dei praticanti di magia oscura capisce che la magia non è qualcosa che può essere sperperata senza preoccupazione e costi. 


Alzandosi dal pavimento, guardò la vecchia megera, che aveva un occhio chiuso, ma quello con l'orbita pallida lo fissava. 


“Cosa ne pensi?” 


“Qualcosa non deve andare con il corpo di quella donna – forse è contaminato con della vecchia magia di sangue. É questo che ci ha tolto così tanto. Potrebbe andare in entrambi i modi, o la Revenant (5) sarà debole e patetica o andrà a finire nel modo opposto e il tuo nemico ne soffrirà le conseguenze, Uomo Serpente.”


Monique lasciò la stanza per andare a prendere un secondo giro di potenti ricostituenti. La strega si trascinò fuori dalla porta con una certa aria di superiorità, ma, ancora, aveva soltanto assistito al rituale, piuttosto che esserne coinvolta come elemento principale. 


“Verrà via con te, Serpente! Lo so. A lei piacciono ancora quelle monete lucenti. Significano ancora qualcosa per lei. Io non mi opporrò, ma tu dovrai insegnarle a creare dei grandi zombie. Stessa storia con tutti i giovani. Vogliono il potere e lo vogliono ora. Non hanno apprezzamento per quello che comporta!” 


Voldemort annuì. Aveva pensato di appaltare alcuni Negromanti per velocizzare la produzione. Più di metà degli aiutanti di Peter non avevano mai creato un Inferius prima. Lo stato della pratica di rianimazione in Europa era piuttosto deplorevole. 


L’altro occhio si aprì. “Mi fido di te con lei. Non è brava quanto crede, ma deve imparare più di quello che imparerebbe qui. Prendi anche quei suoi stupidi amici con te! Pensano che quando la Vecchia Dahlia morirà, governeranno le isole come una specie di concilio. Non funziona così e tu ed io lo sappiamo! Quasi fanno desiderare a Dahlia di rimanere in giro come fantasma e guardarli ammazzarsi gli un gli altri. Del resto non me ne importa nulla, ma non marchiare la mia ragazza, anche se lei ti implorasse!” 


Quindici minuti dopo, Monique tornò con due flaconi fumanti di pozione ricostituente. Lui sentì la forza filtrare piano piano nel suo corpo, di nuovo.

 

“Ragazza! Va a mandare un messaggio a tuo cugino. Digli che lo aspetto qui entro due giorni da quando te ne sarai andata.” 


La strega sembrò momentaneamente stupita, “Ma nonna, non ho ancora deciso...” 


“Tu hai deciso nel momento in cui l’Uomo Serpente si è mostrato alla nostra porta. Tu parli sempre del Potere.” La donna lo indicò direttamente con le sue dita contorte, “Be’, ecco il Potere proprio qui.” 


Voldemort si voltò, ignorando il bisticcio tra le due donne. Si chiese quale fosse la tariffa per un gruppo di sacerdoti e sacerdotesse Vodoo di questi tempi. Invece, guardò i corpi. Il corpo di James Potter era coperto dalla nebbia e svaniva lentamente dalla vista. Quando la nebbia scomparve, soltanto quelli che condividevano il sangue dei Potter erano in grado di vederlo. Il corpo di Lily restava immutato. Avrebbe potuto provarci di nuovo, ma non voleva davvero perdere un altro dito. 


Improvvisamente, la luce si affievolì e l'aria mulinò attorno alla stanza. Sentì come se qualcosa lo avesse colpito nello stomaco e cadde nel cerchio di rune che la befana aveva disegnato sul pavimento col suo dito tagliato e il sangue fresco di sette polli. 


La nebbia si sollevò e riempì la stanza. Un suono di risucchio riempì le sue orecchie, come il passaggio di un treno. Tutta la nebbia venne improvvisamente risucchiata nel corpo di Lily Potter. 


Lanciò un'occhiata per vedere che la Regina dell'Isola era in condizioni ben peggiori delle sue, mentre lottava per rimettersi in piedi. Sorprendentemente, gli occhi di Lily erano già aperti e lo guardavano, senza la pungente tinta verde che Lily Potter aveva in vita, ma invece con una sfumatura di oscura ossidiana. 


La vecchia per terra rise debolmente, “Oh, il nemico che condivide il tuo sangue sta per vedersela brutta, ora!”







Note dell'Autore:

(Queste note, così come i disclaimer iniziali, sono state scritte da jbern in persona e tradotte da hp_in_my_heart.)


Finalmente sono tornato a questa storia, ora che Bungle è finita. Spero che l’attesa sia valsa la pena. Buon secondo compleanno al sito Fanficauthors, mi considero fortunato ad essere tra di voi. Pieno commento delle mie storie su Fanficauthors e Darklordpotter. Spero di vedervi lì.



Note dell'Autore sul forum:

(Queste note sono state scritte da jbern e postate sul forum apposito per TFTCD; tradotte da Luc_y) 


Ed eccomi tornato a questa storia. Al momento progetto di completarla attorno al capitolo 40, senza un sequel all’orizzonte.


Scena 1 – Si concludono gli eventi del capitolo precedente. Silente è ritratto come un buffone. In genere è un superuomo. Io preferisco un uomo che ha così tante palle per aria che può solo cercare di stare dietro a tutto. Mi è sempre apparso come quel genere di persona che cerca di fare tutto da sola e fallisce a causa della sua incapacità di delegare. Stranamente, Harry potrebbe seguire le sue orme in questo.


Scena 2 – Neville è un po’ incauto quand’è arrabbiato. Lascia trasparire un po’ troppo della sua nuova ‘natura’ nel suo incontro con Pansy.


Scena 3 – La nuova forma di corvo di Harry non è stata molto presente in questa storia. Alcuni hanno avuto da ridire sul fatto che Harry non abbia avuto molto spazio nei capitoli recenti. Solo nella parte finale del capitolo inizia a realizzare che la sua mente fissa su un solo binario causi problemi a chi gli sta intorno.


Scena 4 – Narcissa continua a splendere come personaggio interessante. Questa scena mostra che probabilmente io stia guardando un po’ troppo House di recente – dannazione quello show è dannatamente figo. Certamente le cose si fanno complicate per la Cissy e Charlie, ma qualcuno voleva veramente una scena rosa felice?


Scena 5 – Originariamente era la scena numero quattro era stata postata come tease. Ancora un grande grazie a Kokopelli per aver aiutato a creare un accento giamaicano. Ha optato per non rendere la conversazione tra Annette Narcissa con un pesante accento francese, altrimenti il capitolo sarebbe stato a malapena leggibile. Diamo solo per scontato che Annette sappia parlare inglese senza un accento pesante. Potreste pensare anche voi che durante tutti i suoi viaggi Voldemort abbia speso del tempo nel Bayou e nelle Isole ad imparare il Voodoo.


Scena 6 – Avete mai notato quanto sia desiderosa una strega di darsi da fare con un’altra strega nella maggior parte delle fiction?  Ho voluto fare una piccola frecciatina a questo facendo apparire Cissy un po’ disgustata da ciò che stava facendo. In principio vi era un monologo interno con Narcissa che ricorda il suo solo altro incontro di questo genere durante il suo settimo anno ad Hogwarts. Ma non aggiungeva niente, quindi è stato eliminato.


Scene 7 e 8 –  Guardando tutti documentari riguardo i disastri e le sparatorie nelle scuole, la cosa che davvero cattura la mia attenzione è quanta confusione regni nei minuti subito dopo l’evento.  Ce n’è stato uno particolarmente affascinante su Chernobyl l’altra sera. Ho cercato di rappresentare la cosa con Harry che si muoveva tra i detriti del quartier generale dei Mangiamorte. Anche gli assassini vanno nel panico e si spaventano davanti allo sconosciuto. La piccola scena comica al quartier generale degli Auror mi è venuta in mente quando mi sono immaginato tutte quelle volte nelle storie in cui Harry vorrebbe essere qualcun altro. Beh, in questo caso era qualcun altro e non l’hanno preso seriamente. Il lato negativo dell’essere nessuno. La fama è una signora capricciosa.


Scene 8 e 9 – Neville ha un elfo alle sue dipendenze. È tempo di usarlo per qualcosa di più che stalkerare i Serpeverde.


Scena 11 –  Probabilmente la scena più difficile descrivere è passata attraverso molte revisioni. Scrivere di sconcerie tanto per farlo non mi interessa, dunque ho cercato di farlo ‘con arte’ e con una leggera punta di umorismo. La scena originale lasciava meno spazio all’immaginazione dei lettori. Abbassare un po’ i toni permette agli aspetti più comici di intrattenere i lettori piuttosto che chi sta sbavando al momento. In origine Cissy mandava dentro la segretaria alla fine del capitolo a prendere alcuni ordini, ma l’aura irretiva solo Narcissa a causa della maledizione che collegava le due. Il nuovo finale era molto più credibile. Ho trovato comunque un modo di inserirci degli ordini dentro, era troppo divertente per non farlo!


Scena 12 – Una lezione dura per Harry. Non tutto è così facilmente perdonato, anche quando ritorni trionfante. Il fine potrebbe giustificare i mezzi ma spesso il comportamento ossessivo è abusivo verso quelli che circondano la persona con solo un’idea in mente. Ecco qui che si becca un po’ di durezza da parte di Tonks e un po’ di sensi di colpa nei confronti di Susan. Sono sicuro che qualcuno di voi dirà che questo lo rende un po’ una femminuccia ma io penso che in realtà lo renda più credibile come personaggio.


Scene 13 e 14 – Neville ha effettivamente un piano speciale in servo per Pansy, ma perché uccidere qualcuno in una posizione utile come un Prefetto Serpeverde quando lo puoi usare per un po’ prima? Per fare questo gli serve la collana che Harry ha fatto usare a Molly su Penny. Questo va solo a mostrarti che dovresti davvero chiudere a chiave i tuoi artefatti oscuri quando non li stai usando…


Scena 15 – La fine della rituale. Scoprirete cosa facciano esattamente i corpi di Lily e James nel prossimo capitolo. Scusate ma ho ritenuto che un cliffhanger Fosse dovuto. Spero che abbiate apprezzato il pezzo sulla magia oscura che è semplice e seducente. Per certi versi, sì, posso vedere la cosa così, ma credo che ci sia un po’ di lavoro duro da fare per diventare un Signore Oscuro.


La prossima settimana: capitolo 4 di  The Lie I’ve Lived.


Jim



Note di traduzione:

(Queste note sono state introdotte da hp_in_my_heart e Luc_y per chiarire alcune scelte di traduzione; ovviamente mancano nella storia originale.)


1) La frase di ringraziamento è scritta in originale con un inglese volutamente storpiato per dare l’idea di un accento giamaicano/caraibico, che viene utilizzato più tardi nel capitolo. Tradurre questa determinata cadenza in italiano, rispettando gli errori grammaticali, proprio non rendeva e abbiamo optato per tradurre queste parti con un italiano corretto, sebbene vi segnaliamo l’ennesima prova di accuratezza da parte di jbern nello scrivere la sua storia. 


2) In originale nei libri il Reparto Proibito della biblioteca di Hogwarts è chiamato restricted section ovvero sezione ‘soggetta a restrizioni’ e non ‘proibita’, come è ‘proibita’ invece la foresta (chiamata appunto forbidden forest). Nell’adattamento italiano però restricted è stato tradotto con ‘proibito’ e noi non possiamo dunque rendere la traduzione di questa battuta di Madama Pince al meglio. La donna infatti, notando che tutti la guardano con curiosità, sottolinea che non sta suggerendo nulla di illegale e dice qualcosa come: “La sezione è detta ristretta e non proibita, per una ragione.” Abbiamo adattato la battuta dunque come la leggete nel testo.


3) In originale: Shackles of the Mind ovvero ‘Ceppi della Mente’.


4) In originale c’è un gioco di parole tra patsy (capro espiatorio, servetto) e il nome di Pansy.


5) Revenant: n
el folklore europeo, il termine revenant indica una creatura che "è tornata" dalla morte (termine di derivazione latina).

  
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