Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: 0oDamnedSoulo0    28/12/2014    0 recensioni
Morgan si immerse nella vasca piena di acqua fumante. Sentì il suo corpo assorbire il calore del liquido che lo circondava e si sentì meglio, rilassò i muscoli lasciando andare all'indietro la testa. Cominciò a canticchiare e ad agitare le mani a ritmo di musica. Abbassò lo sguardo e vide un rivolo d'acqua risalirgli lungo il braccio invece di gocciolare via. Spaventato agitò il braccio come si fa quando si ha addosso un insetto indesiderato. Schizzò acqua ovunque nel bagno. Imprecò desiderando che l'acqua tornasse tutta nella vasca. Non accadde proprio nulla.
Sono questi gli scherzi che la natura, se così vogliamo dire, fa a Morgan, l'eaufil, uno dei quattro protagonisti di queste cronache. Eaufil, feufil, airfil e terfil: 4 persone dotate di un potere tanto esteso quanto difficile da gestire,catapultati in una Terra totalmente diversa, di cui non conoscevano l'esistenza.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Morgan aveva sempre dubitato dell’utilità della sveglia elettronica, quando in ogni famiglia esiste un elemento molto, ma molto più efficiente: la mamma.
Soltanto lei è capace di far svegliare chiunque a qualsiasi ora lei voglia, volente o nolente.
Infatti quella mattina il sonno del povero ragazzo fu interrotto dalla leggiadra voce della madre che gentilmente lo chiamava, urlando dalla cucina: – MORGAN! La colazione è pronta! Dai, svegliati! –
Mugugnò qualcosa ma di difficile comprensione. Si rigirò nel letto, incurante dei richiami. Oh, ti prego non voglio svegliarmi, non un altro giorno, voglio dormire ancora, pensò.
Sentì la porta della sua camera aprirsi e dei passi che si dirigevano alla finestra, uno struscio di tende aperte e: – Mamma ma che fai! Chiudi quelle cose! –, si girò con le spalle verso la finestra con gli occhi accecati dalla luce del sole.
– Ti rendi conto che hai dormito per più di mezza giornata?! Per caso, soffri di ipersonnia? Probabilmente è solo il tuo DNA che manca di qualche esone, ammesso che tu sappia cosa sia –, si avvicinò al letto e gli tirò via le lenzuola.
Sua madre era una donna sulla quarantina, tutto sommato ne mostrava di meno, aveva i capelli biondi e ondulati, il viso tondo e liscio, portava sempre un velo di trucco sugli occhi e aveva gli stessi occhi blu di suo figlio. Era una biologa, non a caso faceva sempre battutine molto simpatiche riguardo l’argomento.
– Insomma, alzati! –
– Ok, va bene! Va bene, mi alzo. Ecco. – si alzò dal letto tutto stizzito, – ora potresti uscire, per piacere? Vorrei vestirmi! –
– Senti ragazzino, moderati! Io non sono una tua amica! – uscì dalla stanza sbattendo la porta.
Al diavolo! Si mise davanti allo specchio nella sua camera e fece scivolare di dosso l’accappatoio che aveva tenuto dal giorno prima. Prese l’intimo dalla cassettiera e lo indossò. Fece scivolare un paio di pantaloni su per le gambe abbottonandoseli. Finì di vestirsi come meglio gli sembrava e uscì dalla camera.
Arrivò in cucina, sua mamma sedeva a tavola. Prese una ciotola, vi versò del latte e cereali e se ne portò una cucchiaiata alla bocca. Guardò sua madre.
– Mamma hai mai sentito parlare di un eaufil? –, chiese mentre masticava la colazione.
Lei finì di bere il suo caffè lentamente, lo guardò fisso con l’aria di chi sta per prendere una decisione e infine esordì: – Dove l’hai sentita quella parola? –
Subito si sentì stupido ad aver chiesto a sua madre del sogno che aveva fatto. Si chiese se non avrebbe fatto meglio a tacere a riguardo, – nel sonno, ero in acqua e ho sentito una voce e mi diceva che sono un… eaufil, siccome non ho mai sentito questa parola pensavo che tu la conoscessi –, abbassò lo sguardo girando il cucchiaio nel latte.
–No, io, io credo di non aver mai sentito alcunché di questo eaufil –, la risposta fu lapidale, sebbene nel rispondere si fosse alzata e messa di spalle per lavare la tazza, – e comunque faresti meglio a prepararti lo zaino ed andare, sennò farai tardi –, tutto in quella frase gli fece capire che la madre non avrebbe proferito altre parole.
A volte lei si comportava così, si chiudeva a riccio quando si arrivava a parlare di argomenti che non le piacevano. Ad esempio lo faceva sempre quando lui accennava a suo padre. Aveva 5 anni quando il padre morì e non ricordava granché, soltanto il bellissimo ricordo delle immersioni subacquee che gli faceva fare con sé in vacanza.
Da che ricordava, il papà aveva sempre amato il mare e il nuoto, tanto da farne la sua carriera.
Un giorno poi Morgan si rese conto che il padre aveva qualcosa che non andava, il sorriso perenne che emanava tanto calore da rasserenarlo in ogni situazione era sparito, non c’era più luce nel suo volto. Da allora cominciò a vederlo sempre meno girare per casa.
Infine lasciò il lavoro. La madre gli disse che il suo papà non ce la faceva più a lavorare, era stanco.
Dopo qualche settimana, morì.
Madre e figlio si ritrovarono a doversi adattare ad un equilibrio completamente diverso. Morgan non sentì mai quella mancanza, o quanto meno la madre fece di tutto per non fargliela sentire.
Uscì di casa e andò alla stazione per prendere il treno. Arrivato a scuola, si fermò.
Durante tutto il viaggio aveva pensato e ripensato al modo in cui la madre aveva reagito alla sua domanda.
Comincio a pensare che forse dovrei informarmi in qualche modo, lei sa qualcosa ma non l’ha voluta dire.
Ci doveva essere un altro luogo dove poteva cercare, uno dove poteva andare senza troppi disturbi, la biblioteca! –, esclamò.
Continuò la strada dritto, conosceva il percorso per arrivarci.
Entrò accompagnato dallo struscio della porta che si chiudeva. L’ambiente non era molto grande e nemmeno tanto illuminato. I muri erano di un bianco sporco, l’arredamento neutro. Davanti a sé, vide un bancone con dietro una vecchietta tutta impomatata. Lo stava guardando.
Morgan si avvicinò e la signora gli disse: – Desidera? –
–Mi chiedevo se ci fosse una sezione mitologica qui. – In verità non aveva nemmeno idea di dove cominciare a cercare, aveva pensato a varie categorie: mitologia, soprannaturale, fantasy. Ma soprattutto per le ultime due sezioni pensò che era meglio che se le cercasse da solo se non voleva che la tipa della biblioteca lo guardasse in modo strano.
–Sì, certo. Venga, la accompagno. – La donna avanzava impettita con tanti piccoli passetti accompagnati dal ticchettio delle sue scarpe. La seguì per un bel po’, la biblioteca sembrava svilupparsi su vari piani, e che quello dell’ingresso era il più in alto.
Scesero un paio di rampe infinte di scale e infine entrarono in una porta che dall’aspetto sembrava molto vecchia e usurata.
– I libri di questo piano non sono registrati nel database, perché è stato creato solo due anni fa mentre questo piano è uno dei più vecchi. –
– Capisco –, si limitò a dire mentre alzò il viso in alto per osservare in tutto la sala dove erano, anche dentro la struttura era di mattoni che una volta dovevano essere aranciati ma che ora possedevano una patina di polvere che ne affievoliva notevolmente la colorazione.
Gli scese addosso un senso di inquietudine dopo pochi passi. Qualcosa lì non gli piaceva. La bibliotecaria continuò per qualche altro passo poi si fermò d’avanti ad un enorme scaffale, – ecco qui, non si attardi troppo, l’orario di apertura termina alle 14:30! –
Morgan la ringraziò e si girò verso quell’enormità di scaffale, non aveva mai visto tanti libri così vecchi tutti insieme. Cercò di capire come erano organizzati, cominciò a leggere i titoli ad alta voce:
– Enûma Eliš o il Poema della Creazione, Epopea di Gilgameš, Religioni dell’antica Mesopotamia –, mosse lo sguardo più avanti e vide che i nomi man mano cambiavano, sembrava passassero per culture e lingue diverse, arrivò alla mitologia greca, poi a quella romana, la celtica, la finnica.
Ho capito! Sono ordinati per cultura e tempo. Da che ricordava i popoli mesopotamici erano tra i più antichi poi gli egiziani, i greci e i romani. Perfetto, questo lo aveva capito ma non aveva ancora idea di quale mitologia considerare. Poi decise di cominciare a sfogliare uno per cultura e vedere se c’era qualcosa che lo riguardava.
Dopo molto tempo passato chino a leggere sui libri, Morgan si rese conto di una cosa importantissima. Ogni cultura basava l’inizio della vita, dell’universo, di tutto su 4 pilastri, cardini principali della Creazione: i 4 elementi.
Quasi in tutte le cosmogonie su cui aveva posato gli occhi erano presenti divinità ancestrali che simboleggiavano l’acqua, la terra e altre che annoveravano l’aria e addirittura il fuoco.
Non ci aveva mai pensato, non ne aveva mai neanche avuto l’opportunità in effetti. La mitologia a scuola viene striminzita ai primi anni perché probabilmente essendo tutto un insieme di raccontini “per spiegare fenomeni fisici naturali” non meritavano troppa importanza.
Non aveva nemmeno però trovato una risposta alla sua domanda. Cosa poteva significare quella dannata parola? Eaufil, aveva sfogliato ogni singola pagina di quei libri, piena altri nomi strani o patronimici, ormai ma in nessuna lingua sembrò esserci una minima similitudine.
Diede uno sguardo all’orologio, il quadrante digitale indicava le 14:05. Si rese conto di quanto tempo era passato e che era anche tardi. Rimise sulle varie mensole i libri senza nemmeno curarsi della loro posizione e tantomeno dell’ordine.
Prese lo zaino sulle spalle e andò dritto all’ascensore. Si bloccò di colpo. Davanti alle porte chiuse dell’ascensore c’era il ragazzo della stazione. Sul viso aveva stampato un ghigno terribilmente irritante. Ora Morgan era sicuro di quello che aveva visto, i suoi occhi erano decisamente come i ciocchi di legno ardente in un camino.
Ora che lo guardava meglio, si rese conto che di lui ricordava bene soltanto gli occhi. Quelli infatti attiravano l’attenzione da tutto il resto. Era vestito tutto di nero. Un maglioncino nero attillato che mostrava la buona forma fisica, un giubbotto di pelle e pantaloni scuri.
Il sorriso era contornato da una barba incolta. E i capelli sebbene neri come i suoi erano riccioluti. Dimostrava più o meno 21 anni.
– Cosa c’è? Non hai mai visto un ragazzo? –, esordì avvicinandosi di qualche passo.
Morgan si rese conto di aver spalancato la bocca dallo stupore e la chiuse cercando di pensare a qualcosa da dirgli.
– Che diamine vuoi? –, arretrò di qualche passo.
– Oh, oh, non c’è bisogno di essere aggressivi. Non si può forse visitare una biblioteca quando ci sei tu dentro? Non capisco. Ti ho visto tutto indaffarato su quei libri e ho preferito non disturbarti –, avanzò ancora un po’, – cosa ci fai qui? Credo proprio che tu sia venuto a cercare delle risposte.
– Beh, sinceramente penso proprio tu abbia sbagliato sezione. La mitologia non tratta dei fil. Semplicemente perché non si tratta di un mito, è realtà –.
– Co.. cosa ne sai tu? I fil? Io non so di cosa stai parlando, sono venuto per fare una ricerca per la scuola –, quella bugia suonò tanto falsa quanto lo era, Morgan non aveva idea di come facesse a sapere perché era andato lì. E poi che cosa aveva detto? I fil. Quel ragazzo mostrava di sapere fin troppe cose.
– Ma certo! Ed io sono uno sciocco, vero? Oh, andiamo ti sei guardato allo specchio ultimamente? Hai un bel tatuaggio sul braccio, te l’hanno fatto nel sonno forse? –, il tipo gli indicò con l’indice il braccio destro.
L’altro abbassò lo sguardo sul proprio braccio scoperto, lì dove la sera prima non c’era nulla, gli era apparsa una rete intricata di fili che partiva dal polso a metà avambraccio. Le linee erano un continuo di curve, sembravano formare delle onde.
D’istinto provò a strofinarlo via. Non accadde nulla.
Non è possibile, quando mi è comparso? Dannazione, fino a questa mattina non lo avevo.
Io non so come me lo sono fatto –, Morgan alzò lo sguardo verso di lui.
– Sei un eaufil, è ovvio. Ecco perché hai un tatuaggio. Dì un po’, non hai forse avuto qualche sogno ultimamente? Capita sempre così. –
– Ma cosa significa tutto ciò? –
– Diciamo che sei fortunato, la natura ti ha scelto per affidarti un grande potere. Come me, guarda –, il tipo si bloccò in piedi e allargò le braccia, d’un tratto il rosso dei suoi occhi si fece ancora più intenso.
Quello che venne dopo, Morgan non lo comprese appieno. Un’esplosione di luce e calore si diffuse tutto intorno a se.
Guardò nel punto in cui prima c’era il ragazzo, e ora sembrava ci fosse la copia della torcia umana, solo che lui non sembrava fatto di fuoco, ne era semplicemente circondato.
Il calore non sembrava fargli nulla, tantomeno mostrava ustioni o stava male. Anzi sogghignava.
– Questo era quello di cui ti parlavo! –, esclamò mentre il fuoco cominciava a diffondersi sugli scaffali dei libri, – mi chiamo Aranor, sono un feufil e il mio elemento è il fuoco. Spero che almeno tu sia meglio di quel vigliacco di tuo padre, ha! Avresti dovuto vederlo come scappava quando vedeva la potenza del fuoco, sai credo proprio che come mio padre ha fatto col tuo, anch’io farò con te. Sai com’è, l’acqua non è esattamente mia amica. Quindi ti finirò adesso, così non avrò troppi ostacoli in futuro –, puntò le mani aperte verso l’altro e un getto di fiamme partì da quelle.
– NO, – urlò Morgan. Quelle parole riguardo suo padre, gli fecero ribollire il sangue dalla rabbia, improvvisamente sentì le orecchie tappate come quando si è sott’acqua, la rabbia che aveva nel petto la sentì esplodere con violenza e allora sentì il mare intorno a se. Il tatuaggio brillava intensamente di un blu acceso.
In un attimo tutto il fuoco si spense e l’acqua invase ogni cosa, Aranor restava steso a terra, probabilmente stordito.
L'impeto che aveva spinto tutta la rabbia fuori di sé era sparito, e con sé erano andate via anche molte energie. Morgan barcollò un momento, stordito da tutto quello che aveva fatto, si guardò intorno e vide che tutto era stato invaso dalla furia dell'acqua che ora sembrava essere sparita, non gli si avvicinò al ragazzo. Fuggì direttamente. Fu tutto veloce, in uno scatto volò nell’ascensore e scappò via.
Posso controllare l’acqua, non ci credo!

Spazio dell'autore:
Ragazzi ciao! Perdonate la lunga attesa per questo secondo capitolo, ma tra le festività natalizie e lo studio, ho saputo poco organizzarmi! Beh, infine ci sono riuscito a finirlo, spero vi piaccia!
A presto!

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: 0oDamnedSoulo0