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Autore: Larceny    31/12/2014    1 recensioni
È una strana danza, quella di due persone che si avvicinano, timide. Nel timore che l'altro si spaventi e fugga via. Si testano i limiti, si esaminano le distanze. Ma poi, dopo la neve arriva la primavera. Cambiamento. Novità. Nuove variabili in una relazione già esitante.
Dorian ha sempre pensato di essere una persona eccezionale, ma c'è più gusto quando si è eccezionali in due.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Dorian guarda le parole sullo schermo dello smartphone con un'espressione non troppo sveglia. Considerato il fatto che è stato proprio lo smartphone a svegliarlo la cosa ha senso.


FROM: Alaric
ho delle brioche calde mi apri? <3



Sono le otto e mezzo del mattino.

Ma più importante. Lui dormiva. Questo vuol dire pigiama. Capelli in disordine, faccia gonfia, poca eloquenza.

Gli scrive velocemente un "sali" mentre va ad aprire, lasciandogli la porta accostata mentre corre in camera da letto e poi in bagno. Sente chiudersi la porta di casa mentre lui chiude la porta del locale.

-Dorian?- chiama Alaric dal salotto vuoto.

-In bagno-, gli risponde. -Fai come se fossi a casa tua, arrivo… arrivo subito!- Esita perché ha buttato un occhio allo specchio e Dio non ha tempo di farsi una doccia ma non sa se riuscirà a mettere in ordine il casino che ha in testa.

La neve è passata. E anche Natale. Domani è capodanno.

Come avevano deciso, si sono rivisti, dopo quella sera. Diverse volte. Questo non ha impedito a Dorian di passare un Natale in parte deprimente -non ha, a Skyhold, una famiglia con cui festeggiarlo. E la compagnia dei libri in certe occasioni non è sufficiente. 

Almeno finchè, in tarda serata, Josie non si è presentata alla sua porta insieme alla combriccola con cui aveva cenato quella volta -ad esclusione del cane mastodontico di Cullen. Era stato un bel pensiero, anche se Dorian non si aspettava minimamente la loro presenza e la casa era ingombra di quel disordine accademico che tende ad accumularsi quando si studia per parecchio tempo. Ma a loro non era importato. Avevano portato alcol e cibo e anche se l'appartamento è minuscolo quell'affollamento di persone nel suo spazio lo aveva reso felice. Specialmente dato che Alaric era fra loro.

Non è passato molto tempo da quando hanno iniziato a vedersi ma nonostante ciò Dorian non è sicuro di quando, esattamente, la presenza dell'altro uomo sia diventata una costante così familiare nella sua vita. Alaric lo invita a pranzo, a cena, a volte a colazione se si sveglia in tempo per ricordarsene. Si presenta a casa sua con un film e delle pizze. Gli scrive quando si annoia e non sa cosa fare. Da un paio di giorni ha iniziato a mandargli dei messaggi di buongiorno quando si alza -il che è parecchio prima di Dorian. 

Sorprendentemente la presenza di Alaric non è… fastidiosa. Ingombrante? Quello sì. Dorian non è abituato a dover condividere i suoi tempi con una presenza così costante. Si è adeguato alla solitudine. A un letto ogni tanto, da cui allontanarsi di soppiatto per sicurezza. Questo è… nuovo.

Si convince, suo malgrado, di non riuscire a rendersi più presentabile di così (il che è probabilmente molto più presentabile della norma) ed esce dal bagno buttandosi la coperta prelevata dal suo letto sulle spalle. Perchè il suo pigiama non è imbarazzante, ma è pur sempre un pigiama.

Non ci pensa un granchè, però. È più attratto dall'intenso odore di caffè che viene dal salotto.

Alaric è lì, in piedi ma appoggiato al tavolo, dita che volano sullo schermo del telefono mentre digita qualcosa. Lo stesso tavolo su cui ha riempito quella stupida fattura, che ora è… imbandito. C'è più o meno la stessa quantità di roba che poteva desiderare per colazione a casa a Qarinus: caffè, latte, uova, delle brioches che stanno fumando al centro, una padella appoggiata su uno straccio che deve contenere altro cibo, il suo bollitore per il tè…

-Quanta gente dobbiamo nutrire esattamente?- chiede, sarcastico, attirando l'attenzione dell'altro che solleva gli occhi dallo schermo e gli sorride.

-La colazione è il pasto più importante della giornata- recita scherzosamente, attraversando lo spazio che li divide e appoggiando le mani sui suoi fianchi imbacuccati. -Ho alzato il riscaldamento.-

Il calore delle sue mani è percepibilissimo anche attraverso la coperta. -Pensavo avessimo comprovato il fatto che sono quello che si definisce un tipo freddoloso.-

-Lo abbiamo comprovato, sì. Però ci rimango sempre un po'-, e Alaric avvicina il viso e gli preme le labbra sul naso.

Beh. Ci è andato vicino. 

Non si sono ancora baciati. Non sulla bocca… né nella bocca. Intorno alla bocca, sì. A quanto pare Alaric ha scoperto di avere una sorta di meticoloso interesse per il suo naso e quel punto in cui la sua mascella si inclina verso l'alto, verso l'orecchio.

Ma non sulle labbra.

È un po' una delusione, ma Dorian non ci si sofferma troppo.

Si siedono a tavola a Alaric gli versa immediatamente del caffè. Ha tirato su la tapparella del salotto ed entra una luce leggera, filtrata dalle tende. È sufficiente, calorosa abbastanza per parlare a bassa voce anche se non ce n'è bisogno, così, perchè possono. Bevono caffè e mangiano le brioches che ha preso da un bar a cui secondo Alaric deve assolutamente andare, e altro caffè e frutta e ad essere onesti Dorian sarebbe anche a posto ma non se la sente di ignorare tutto quello che l'altro ha preparato. 

-Vieni domani?- chiede Alaric a un certo punto e Dorian sa benissimo a cosa si riferisce. La festa per capodanno che Josie ha organizzato nella sua casa in città. Si era pensato di farla da Cullen ma ha nevicato e non tutti riescono ad arrivarci. 

-Penso di sì- è la risposta, evasiva.

Non è che non ci voglia andare. Quando mai, anzi, l'idea di passare il capodanno in solitudine è quasi più deprimente di quella mezza giornata da solo che ha passato a Natale. Ma a Natale erano ancora più… forse meno, familiari. Lui e Alaric. Ma è passato un po' di tempo (qualche giorno ma non gli sembra che stiano correndo. Per niente) e sono più vicini, più disinvolti. Dorian diventa ancora una pertica di legno se prova a prendergli la mano per strada ma beh, sì. Più disinvolti.

Sarebbe la prima volta che i loro amici li vedono così. 

Dorian non è del tutto sicuro di volere l'attenzione che questo porterà.

Ma gli occhi scuri di Alaric a quanto pare non sono solo buoni per sorridere e brillare quando è contento e lo guarda. No, sono delle ottime armi di convincimento -basta allargarli un po', inclinare appena le labbra verso il basso…

-Va bene. Va bene!- esclama a quel punto Dorian, sconfitto, nascondendo il sorriso dietro a una mano mentre le spalle gli tremano per le risate trattenute. -Ci vengo.-

-Evvai- dice Alaric a bassa voce e, sorpresa!, si è allungato sul tavolo mentre non guardava ed è molto più vicino di prima. 

È un po' diverso da solito, pensa Dorian. È abbastanza vicino da sentire l'odore del caffè che ha bevuto, un vago aroma dei dolci che hanno diviso. Non è imbarazzante, solo… intimo. Magari troppo. Non ci è esattamente abituato, ma non gli dispiace.

Non riesce comunque a trattenere un sorriso, un angolo della bocca che si inclina verso l'alto insieme al baffo accuratamente messo in ordine pochi minuti prima. Alaric non si muove. -Cosa c'è?- chiede, un po' confuso.

L'altro apre appena le labbra e c'è un guizzo della lingua che le inumidisce, e Dorian non riesce a staccare gli occhi da quella bocca anche dopo che si richiude. Ma si sforza e ha questa fortissima impressione che Alaric stia guardando la sua. -Vorrei… vorrei veramente baciarti- dice.

Il greco cerca di trattenere un accesso di risa perchè wow, sembra che Alaric sia molto, molto indeciso. Sul serio. Ha appoggiato una mano allo schienale della sua sedia e vibra tutto ora perchè sta tamburellando con le dita ad una velocità nervosamente disumana. -Mi stai chiedendo il permesso…?-

-Non voglio fare niente che non vuoi- e si inumidisce ancora le labbra, gli occhi che guizzano a guardare i suoi prima di staccarsi. Ha le guance rosse.

Stavolta non riesce a trattenere una risatina. -Ma le senti? Dici certe cose…- Alaric sembra confuso e Dorian alza una mano, gli tocca la guancia. Ormai l'ha capito, che quelle guance ruvide sono rigorosamente studiate. -Mi va. Mi va di farlo.-

-Bene.-

-Bene…-

Il primo contatto è esitante, sfiorato. Non è elettricità o fuoco come tutte quelle stronzate che si sentono o si leggono di tanto in tanto. È caldo, quello sì. Leggermente goffo, quando non riescono a decidere da che parte devono andare i rispettivi nasi. Alaric si allontana praticamente subito ma col cavolo che glielo lascia fare, e fa scivolare una mano dietro alla sua nuca per spingerlo indietro mentre lui va avanti, e si toccano ancora, con più convinzione. Non c'è lingua, niente di erotico, di sensuale. Dorian ha l'impressione che se prova ad approfondirlo Alaric potrebbe fisicamente alzarsi e scappare fuori dalla porta. È teso. 

Quando si allontanano, pochi secondi dopo, il greco teme che possa esplodere per autocombustione da tanto è rosso. -Non ti facevo così timido- mormora, toccandogli quella guancia caldissima, in una curiosità quasi ammirata. 

-Non sono timido- replica Alaric, scherzosamente, forse per deflettere l'attenzione. -Sono molto sicuro di me. Sempre. È solo… non voglio rovinare niente.-

-Non sono fatto di vetro- obietta Dorian. 

-Lo so… è che…- Alaric sfugge al contatto visivo appoggiando la fronte sulla sua e Dorian inizia a temere che ci sia qualche cosa che non va. Ha spinto troppo? -Non… non ho mai…-

È a quel punto, finalmente, che riceve l'illuminazione. -Quello era il tuo primo bacio?- chiede, un… po' sorpreso. Molto. Molto sorpreso. Alaric non fa cenno di aver sentito. -Veramente?-

-Sì!- replica alla fine, con tono un po' tirato. Si allontana e si sforza di guardare da un'altra parte, perchè lo fa? Dorian vorrebbe guardarlo. È un così bell'uomo. Veramente non ha mai…? -Ho baciato delle donne. E una volta Cullen ma ero ubriaco. Non ho mai baciato uno… uno che… mi interessa- ammette. -Ti prego non ridere- aggiunge poi parlando velocemente.

-No! No, no, non rido. Ma scherzi?- Dorian sta sorridendo ma non è per derisione, né per pietà. C'è calore nel suo petto. È… qualcosa di tenero. Ma anche spaventoso. Perchè Alaric non aveva mai baciato nessuno che lo interessasse, prima di lui. E lui gli interessa.

Sembrano parole di poco conto ma Dorian sa che per Alaric hanno un significato molto più impegnativo di quanto suggeriscano. 

Esita. Per una frazione di secondo. Perchè alla fine non è niente di importante a prima vista, ma loro sanno che non è così e per un attimo l'istinto di fuggire, di rifiutare la responsabilità, si riaffaccia da qualche parte nella sua mente.

Gli tocca la guancia e Alaric finalmente lo guarda e lo vede sorridere. -Ridi?- chiede, con tono un po' accusatorio.

-No- e Dorian cerca di far arrivare in quel sorriso un po' del calore che ha nel petto. -No, sono… dovrebbe essere meglio.-

Alaric lo guarda, confuso. 

-Chiudi gli occhi.- L'altro lo sta guardando con sospetto e Dorian ride. -Seriamente, chiudili! Fidati!-

È adorabile quando fa il broncio, ma obbedisce e rimane lì, in attesa.

Dorian gli mette le mani sul viso, accarezzandogli le guance con i pollici, e all'inizio lui sobbalza appena, non aspettandosi il tocco. -Cosa fai?- chiede, ed è rosso e caldo sotto le sue mani e sorride, in imbarazzo. 

Lo zittisce sussurrando un 'shh' mentre studia il suo volto, il naso dal profilo deciso, la curva dolce del mento appena sotto al labbro dove la pelle è morbida. Non è solo perché è bello (perché è bello). È diverso. Tecnicamente non stanno neanche insieme, ma è come se lo fossero ed è solo da una manciata di giorni ma sono sufficienti. 

Si ricorda quello che ha detto a Mae prima di partire. Quando gli ha detto "pensaci, Dorian. Stai buttando all'aria tutto", e lui le ha risposto con un fervore che ora suona quasi estraneo: "immagino sia egoista, no? Non voler passare la vita a urlare dentro… no, Mae, non può andar bene così. Bisogna lottare per quello che hai qui",  e le aveva toccato il petto perchè era stufo, stufo di nascondersi dietro a delle parole scelte con cura, e voleva solo dire quello che pensava. Alaric si è fatto strada fino a quel qui. Ingombrante, un po' goffo, sorridente. 

Appoggia le labbra sul suo viso, dolcemente, con cura, cercando di fargli capire tutto. Alaric risponde con un gemito sussurrato, espira piano come se avesse trattenuto il respiro -ha trattenuto il respiro- e con un movimento urgente le sue mani arrivano sul volto di Dorian, tenendolo lì, tenendosi fermo. 

Quando si staccano hanno il fiato considerevolmente più corto, come se fosse stato qualcosa di molto più passionale. Alaric sorride ed è un bel sorriso, luminoso anche se è piccolo. -Bello-, commenta.

Ride quando Dorian si indigna, affermando che se questo è tutto quello che ha da dire al riguardo allora c'è bisogno immediato di un'altra sessione, preferibilmente intensiva, perchè non può essere soltanto bello


Note: regalo di fine anno! (fx: yaaaay)

Con questo capitolo si conclude la prima parte della storia. Onestamente non sono sicura di voler postare anche gli altri capitoli. Devo darci un'occhiata più approfondita, dato che li ho scritti molto, molto di getto.

E niente. Ci sarebbe da pulire un po' per terra perché c'è FLUFF ovunque dammit


   
 
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