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Autore: leila91    02/01/2015    16 recensioni
" [...]Bella e fredda, come una mattina di pallida primavera, e non ancora maturata in donna [...]"
Ciao a tutti!
Questo lavoro ripercorre tutta la vita di Dama Eowyn, uno dei personaggi a mio parere più belli che Tolkien abbia mai creato.
Partendo dalla sua infanzia, passando per l'adolescenza trascorsa al palazzo di suo zio Theoden, fino alle vicende narrate nel Signore degli Anelli: l'incontro con Aragorn, lo scontro con il Re Stregone e la sospirata felicità trovata con Faramir.
Per gli avvenimenti pre!LOTR mi baserò quasi esclusivamente sulla mia fantasia, rispettando ovviamente ciò che il Professore narra nelle Appendici.
In alcuni punti si è reso necessario un mix tra movieverse e bookverse... Spero non infastidisca nessuno :)
Vi ho già scocciati anche troppo: spero di riuscire a trasmettere, a chiunque deciderà di seguirmi, il profondo amore che nutro per questo personaggio, e di renderle pienamente giustizia.
Buona lettura!
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Theoden, Theodred
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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   A Melianar
                                                                                                                          Buon compleanno, amica mia!
 

 
Il Grigio Pellegrino
                                                       


“Lo sai, vecchio mio, dovresti proprio smetterla di infastidire Dhaira. Come dici? Qui ci sei arrivato prima tu? Lo so bene, ma lei è una signora, caro mio, va rispettata”.
 
Éowyn ridacchiò fra sé e sé: splendido, ora parlava anche con i cavalli.
Se qualcuno l’avesse sentita…
 
Che vadano tutti quanti in malora, pensò amaramente, me ne infischio di ciò che potrebbe dire la gente…
E poi, il quadrupede con cui stava ‘conversando’ non era un animale qualunque…
Si chiamava Ombromanto, signore di tutti i cavalli: il più possente e regale fra i Mearas del regno di Rohan.
Aveva uno spirito indomito, e non si lasciava cavalcare quasi da nessuno, e ad ogni modo, anche in quei rari casi, solamente alla maniera elfica, ossia senza sella.
Il suo carattere, forte e imperioso, lo portava spesso a bisticciare con Dahira, che in quanto a testardaggine non era da meno.
 
Éowyn ne era completamente stregata: Ombromanto rappresentava l’incarnazione stessa di tutto ciò che la ragazza avrebbe mai potuto desiderare… Forza, agilità, destrezza, indipendenza…
Libertà.
“A volte ti invidio davvero molto, amico mio” mormorò, socchiudendo gli occhi e appoggiando la fronte contro il muso dell’animale, “Tu, che non lasci che sia nessuno a decidere del tuo destino. Solo a chi viene scelto da te è concesso l’onore di salirti in groppa… E sempre e comunque alle tue condizioni”.
 
Ombromanto nitrì, sfiorandole affettuosamente la mano col muso, mentre con una zampa batteva per terra.
Sembrava quasi che avesse capito perfettamente ciò che la giovane gli aveva detto… E a dire il vero di questo Éowyn era praticamente sicura: c’erano più arguzia e intelligenza in quel magnifico animale, che non in alcuni sciocchi e vanitosi damerini di corte… Più lealtà e onore, che non in quel sudicio e disgustoso rettile di nome-
 
“Sapevo che ti avrei trovata qui”
Éowyn si riscosse e sorrise al suono di quella voce.
“Ciao fratellone” rispose, senza voltarsi.
Éomer le si avvicinò lentamente, andando poi ad accarezzare Ombromanto con una mano, e a cingere le spalle della sorella con l’altra.
Per alcuni istanti rimasero così, in silenzio, godendosi il Sole che faceva capolino da una delle finestre delle scuderie.
 
“Quanto durerà?” Éowyn udì infine la sua voce chiedere.
Éomer s’irrigidì al suo fianco, e si volse a guardarla: “Che cosa?”
“Tutto questo…” sospirò la fanciulla, “Questa situazione… Sempre sospesa nell’ansia di non sapere come stiate tu e Thèodred, sempre in attesa del vostro ritorno, sempre aggrappata a questi pochi giorni di pace in cui entrambi siete qui, e che mi sembrano momenti irreali, sbagliati, rubati alla vita… E quando la realtà si ripresenta con tutta la sua spietatezza, trascinandovi immancabilmente lontani da me, per quella che potrebbe essere l’ultima volta, sento una lama trafiggermi il petto! E nostro zio è così lontano ormai, da sembrarmi irraggiungibile. Quanto ancora, Éomer? Quanto ancora dovrò sopportare tutto questo?”
La sua voce si era rotta ormai, ed Éowyn scoppiò a piangere, come non faceva da tempo, sulla spalla di suo fratello.
 
“Si aggiusterà tutto” mormorò lui, stringendola e baciandole dolcemente i capelli, “Te lo prometto, troveremo il modo. Non so come, ma lo faremo. Non lascerò che il nostro popolo continui a marcire così”
Erano solo parole, lo sapeva bene, ma di più in quel momento non poteva fare.
 
“Éowyn…” chiese poi titubante, “Tu stai bene però, non è vero?”
La giovane lo fissò perplessa: “Ma certo. Perché me lo chiedi?”
Éomer esitò: forse perché non è da te lasciarti andare in questo modo? Certo, ognuno di noi ha un suo punto di rottura, ma se le fosse successo qualcosa mentre non ero qui? Qualcosa che non vuole raccontarmi? Ma perché mai dovrebbe volermi tenere nascosto qualcosa?
A quest’ultimo pensiero però sussultò: non sarebbe stata certo la prima volta…
 
“Nulla, sorellina” rispose, “Semplice preoccupazione fraterna. Anche se ormai dovrei saperlo che sai perfettamente difenderti da sola”aggiunse con un tono quasi cospiratorio, e facendole l’occhiolino.
Éowyn ci mise qualche secondo a capire che cosa il fratello intendesse davvero: “Tu… Tu lo sai? Come? Ѐ stato forse Thèodred a dirtel-”
“Oh no!” la interruppe lui, “No, l’ho scoperto da solo. Vi ho seguiti un giorno” ammise col tono di chi si vergogna un po’.
“E non sei… arrabbiato?” chiese
Éowyn, leggermente incerta.
“Forse all’inizio” sospirò Éomer, “Poi però ho pensato che dovevate avere entrambi le vostre buone ragioni. E che insomma, Thèodred non ti avrebbe mai messa in pericolo deliberatamente, no? Ora come ora sono solo che felice che tu sappia difenderti, a patto ovviamente che ti limiti a quello. Tutto ciò che è rimasto allora, è stata la delusione. Mi dispiaceva sapere che me lo stavi tenendo nascosto, e ancora di più che non avessi chiesto a me di darti lezioni”
“Mi dispiace fratello, perdonami! Non è che non mi fidassi di te… E sarei stata felice di averti come insegnante… Ma Thèodred… ecco lui…”
“Shh, non mi devi spiegazioni” la zittì il giovane, ponendole un dito sulle labbra, “Thèodred è speciale, lo capisco benissimo. Vedo in che modo lo ascoltano gli uomini, come lo guardano, e come lo guardo io. È un uomo che seguirei in capo al mondo, un uomo che sarei pronto a chiamare ‘Mio Re’ in questo preciso istante. Lui è nato per tutto questo… Sarà un grande sovrano”.
“Anche tu lo sarai un giorno” disse dolcemente Éowyn, prendendolo per mano.
“Forse” ridacchiò lui, “Ma temo di avere una testa troppo calda”
“Oh sì, ci si potrebbe cuocere un uovo” lo prese in giro sua sorella, unendosi alle sue risate.
 
 
                                                   
* * *


 
Non appena rientrata, Éowyn notò una certa agitazione a palazzo.
 
“Sembra che vostro zio abbia ricevuto un visitatore inatteso” le spiegò il vecchio Galmond, “E a quanto pare non molto gradito”.
Non gradito a mio zio, o non gradito a Grima? avrebbe voluto chiedere Éowyn, con tono pungente, ma Galmond quel giorno non sembrava essere particolarmente in vena di chiacchiere.
La fanciulla decise quindi di andare a verificare di persona, e, salutato l’anziano servo, si avviò verso la sala del trono.
Quando vi giunse però, il colloquio era già praticamente concluso.
 
“Non sei il benvenuto qui, ti ripeto!”
 
La voce di suo zio pareva più alta del solito, e c’era una strana nota nella sua voce: una nota maligna, che Éowyn non aveva mai sentito, e che le fece accapponare lievemente la pelle. La giovane si nascose dietro una delle alte colonne.
 
“Prendi un cavallo, sceglilo a tuo piacimento, e lascia subito le mie terre!”
 
Éowyn non udì la risposta del misterioso visitatore, poté solo scorgere un’anziana figura ammantata di grigio allontanarsi furente, e il ghigno soddisfatto di Grima, alla destra di Thèoden.
Animata da un curioso presentimento la giovane tornò di corsa verso le scuderie.


* * *

 
Non appena vi giunse, trovò che Ombromanto era ancora al suo posto.
“Grazie al cielo!” esalò la fanciulla, “Credevo davvero che quello strano uomo avrebbe scelto te…”
Ma che sciocca, cosa vado a pensare? Quasi nessuno è in grado di domarti…
 
“Vi prego di scusarmi mia signora, ma temo proprio che mi occorra quel cavallo”
 
Come non detto…
 
Éowyn si voltò, trovandosi faccia a faccia proprio col misterioso interlocutore di suo zio.
Come aveva già in parte intravisto, si trattava di un uomo decisamente anziano. Oltre a una tunica grigia, il suo vestiario comprendeva un grande cappello blu a punta, una sciarpa argentata e dei neri stivali.
La caratteristica che più colpì Éowyn furono le sopracciglia: erano così lunghe e folte, da spuntare addirittura da sotto l’orlo del cappello.
Il suo viso era stanco e sciupato, e nelle rughe che incorniciavano gli straordinari occhi azzurri parevano scolpite pesanti preoccupazioni, come se fosse scampato per un pelo a un tremendo pericolo.
 
“Chi siete?” domandò Éowyn, timidamente.
 
Non sapeva spiegarsi il perché, ma quell’individuo le ispirava una sorta di timore reverenziale.
Nonostante infatti, l’aspetto umile e dimesso traesse in inganno, Éowyn percepiva, in maniera misteriosa, di trovarsi di fronte a uno spirito assai nobile e antico.
Era una convinzione senza alcun basamento logico o razionale, ma Éowyn era testardamente certa di avere ragione: e poi bastava guardare quanto docile e remissivo si mostrava Ombromanto, ad ogni suo tocco!
 
“Un amico” rispose l’uomo nel frattempo, con voce profonda, “O perlomeno è ciò che ho provato a ricordare al Re. Lo conosco da molti anni”
“Mio zio sembrerebbe non essere più capace di distinguere gli amici dai nemici” mormorò Éowyn con amarezza, come parlando fra sé.
 
L’espressione del vecchio si addolcì, e un guizzo passò nei suoi occhi: rimase alcuni istanti in silenzio, osservando la giovane con fare pensoso.
Éowyn non si sottrasse a quello scrupoloso scrutinio, e sostenne con fermezza quello sguardo penetrante, senza mai distogliere il suo.
L’uomo ne parve alquanto soddisfatto e riprese a parlare, sorridendo: “Vostro zio dite? E così voi dovete essere dama Éowyn, figlia di Éomund dell’Ovestfalda”.
 
Conosce il mio nome! Era forse anche amico di mio padre?
 
Prima che la giovane potesse formulare a voce alta la domanda, lo sconosciuto continuò: “Ho sentito il popolo di Edoras parlare con affetto di voi, mentre mi avviavo a palazzo. E ora ho potuto constatare di persona che siete più bella e più fiera di quello che dicono. Adesso devo purtroppo lasciarvi, affari urgenti mi reclamano altrove. Ma non perdete la speranza, coraggiosa signora: voi non siete sola. Rohan non è sola”.
 
E detto ciò montò senza fatica in groppa a Ombromanto, con un unico fluido movimento, partendo poi di gran carriera al galoppo.
 
Éowyn lo guardò andare via, leggermente intontita.
E così, in pochi minuti, anche Ombromanto l’aveva lasciata. E chi era davvero quello strano uomo, che sembrava sapere così tante cose di lei, e che si diceva amico di Rohan?
 
La ragazza, ancora frastornata, si avviò verso l’uscita delle scuderie: cominciava a imbrunire, e si stava alzando il vento.
Alle sue spalle udì qualcuno avvicinarsi di corsa: era Thèodred.
Suo cugino le si fermò di fianco, il viso rosso per lo sforzo: “Ѐ già ripartito?”, domandò col fiato ancora mozzo.
“Tu lo conosci?” chiese Éowyn di rimando.
Thèodred annuì: “Non lo vedevo da molto tempo. Si chiama Gandalf, Gandalf il Grigio. O perlomeno questo è il nome con cui è noto nelle nostre terre. Era amico di mio nonno, come pure di mio padre, sai, prima che…”
Thèodred lasciò la frase in sospeso, ma entrambi sapevano fin troppo bene che non c’era bisogno di aggiungere altro.
“Chissà che cosa voleva” continuò Thèodred, “Non sono nemmeno riuscito a parlarci… Ti ha detto qualcosa?”
“Di non perdere la speranza” rispose Éowyn, “E che… Non siamo soli”
Thèodred non disse nulla, e le circondò le spalle con un braccio, come aveva fatto Éomer, quella stessa mattina.
I due cugini rimasero così, dolcemente abbracciati, a guardare il Sole tramontare a Occidente, mentre Ombromanto e il suo grigio cavaliere, svanivano a poco a poco all’orizzonte.

 
 
 
   
 



 

 
Angolino Benninico:
Buon anno a tutti e ben ritrovati!
Perdonate l’ennesimo ritardo ma sono tornata oggi dalla montagna, e non sono riuscita a terminare il capitolo prima di partire.
E così ha fatto capolino Gandalf ^^! Vi ho sorprese? Vi è piaciuto?
Il nostro stregone, durante il consiglio di Elrond, racconta di essersi recato a Rohan una volta fuggito da Orthanc, e che qui Thèoden gli abbia ‘gentilmente’ chiesto di andarsene, prendendo pure il cavallo che desiderava: con grande disappunto del Re, Gugo scelse Ombromanto.
E a proposito di Ombromanto mi sono presa due piccole libertà: quando Gandalf lo trova non è nelle scuderie, ma libero nei prati, e poi ho scritto che quasinessuno lo aveva cavalcato. Tolkien invece se non ricordo male dice proprio nessuno.
Anyway a parte ciò spera vi sia piaciuta questa mia invenzione dell’incontro tra il grigio pellegrino ed Eowyn ^^!
E quel furbone di Eomer sapeva degli allenamenti ;)…. Beh, dai alla fine penso ci stia come cosa… Non ce la facevo a tenerglielo del tutto nascosto..
Bien credo sia tutto, ringrazio come sempre tutti quelli che mi dedicano del tempo leggendo queste righe, le mie fanta meravigliose recensiste, e chi mi segue e ricorda.
Per ultimo auguri al nostro amato professore, che domani avrebbe compiuto… 123 anni!!! ♥
 
Alla prossima, vi abbraccio!
 
Benni
   
 
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