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Autore: Elpis Aldebaran    15/11/2008    8 recensioni
CHAPTER SIXTEEN
«Non è Jiraya» sussurrò appena Gaara, attirando l’attenzione di Naruto.
«Ho tenuto sotto controllo l’entrata dell’edificio per due ore e non l’ho visto, deve essere qualcun altro».
E con quel qualcun altro intendeva il Suono. Nessuno sapeva che erano lì, quindi la lista dei loro possibili visitatori si accorciava di molto.
Dopo alcuni minuti, qualcuno fece saltare la porta del piccolo appartamento.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Neji Hyuuga, Shikamaru Nara, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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Alle mie amate MB,

perché loro non sanno minimamente

quanto importanti

siano diventate per me.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

The Kunai of Death

 

-Last Battle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red Sharingan-

 

 

 

 

Chapter Fourteen:

“Leave. Shikamaru’s pain: Asuma.”

 

 

 

 

 

And it's draining all of me
Oh they find it hard to believe
I'll be wearing these scars
For everyone to see

 

[E si sta svuotando tutto di me
Loro lo trovano difficile da credere
Porterò queste cicatrici
in modo che tutti possano vederle]

 

 

[Leona Lewis, Spirit, Bleeding Love]

 

 

 

 

 

Seconda parte

 

 

 

 

Choji avvertì accanto a sè la presenza di Shikamaru che si allontanava, lasciando al passaggio solo una grigia nuvola di fumo.

- Dove stai andando?- gli chiese l’amico, dimenticandosi per una volta del pacchetto di patatine che stingeva in mano.

Shikamaru non si voltò.

Osservò la sigaretta che teneva stretta tra le dita, fumata a metà, e infine i suoi occhi stanchi si posarono per parecchi secondi sulla figura di Ino in piedi accanto all’albero, che lo stava fissando come se lo incontrasse per la prima volta nella sua vita; lo sguardo color pece guardò il ventre ben nascosto della compagna, e una morsa allo stomaco gli fece digrignare i denti.

- Vado a farmi un esame di coscienza.- rispose infine all’amico e con passo strascicato, alzando un sacco di polvere dal suolo, si allontanò dal palazzo dell’Hokage, da Choji, da Ino.

Konoha passava sotto i suoi piedi, vivace e popolata come sempre.

Dormiva solo per non crollare, quando probabilmente avrebbe preferito di gran lunga chiudere gli occhi e lasciarsi andare; mangiava solo perché il suo stomaco di lamentava, faceva un rumore insopportabile a detta sua.

Suo padre non lo riconosceva: all’inizio aveva dato la colpa al troppo lavoro, provando a distrarlo con gli shoji; Shikaku Nara era un uomo intelligente, forse più del figlio, e non ci mise troppo a capire che c’era qualcosa di più personale e importante che turbava le giornate del suo erede.

Yoshino Nara era semplicemente una madre affranta e impotente.

Forse, pensava, Shikamaru, che se avesse parlato con sua madre del suo problema, forse tutto si sarebbe risolto: lei era una donna e per quanto seccante potesse essere poteva forse comprendere la sua situazione. Forse gli avrebbe consigliato quale sarebbe stata la cosa giusta da fare perché Shikamaru, in tutta quella faccenda, cercava solo una conferma.

La sua decisione era già stata presa nel momento in cui Sakura gli aveva rivelato della gravidanza di Ino, era stato come se una tenaglia che stringeva e faceva sanguinare il suo cuore, finalmente si fosse spezzata, lasciandolo respirare, facendolo sentire meno oppresso.

Solo che lui non aveva mai avuto troppo coraggio.

Un conto era pensare alle cose, trovare delle soluzione e lasciare che gli altri le compissero: il classico sistema del braccio e della mente.

Ma questa volta era solo lui a dover ragionare e agire, non c’era un altro Shikamaru che avrebbe potuto farlo al posto suo.

Il cielo intanto cominciava ad imbrunirsi e Shikamaru si ritrovò e salire sul pendio della collina che sulla sua cima ospitava il cimitero degli eroi di Konoha; la lapide di Asuma Saroutobi era uguale a tutte le altre, con la stessa forma e lo stesso colore. Solo il nome e la composizione dei fiori che gli rendevano omaggio erano diversi.

Si mise a sedere con un tonfo, l’erba sotto di sé che sicuramente gli avrebbe macchiato i pantaloni; la sigaretta spenta e consumata pendeva dalle sue labbra secche e con un gesto stanco la gettò via per prenderne e accenderne un’altra, una droga continua.

- Mia madre è arrabbiata con te, per questo vizio, lo sai?- disse con tono amaro mentre la fiammella dell’accendino gli illuminava il volto con un tenue bagliore.

Il buio stava lentamente scendendo e un vento fresco attraversava quella collina, facendo ingobbire Shikamaru che tentava di coprirsi il viso dal freddo.

- Ho sempre condiviso con te l’ideale di Re che avevi.. ma non lo avevo mai capito fino in fondo. A sedici anni non potevo capirlo, per certe cose non si è mai grandi e maturi abbastanza, vero? Forse nemmeno tu lo eri..- lasciò uscire dalle labbra il fumo mentre con un colpo di polso buttava a terra la cenere.

- Però ti stavi prendendo le tue responsabilità, eri pronto ad accettare dei sacrifici, tutto per un figlio che, ne sono convinto, ti avrebbe reso molto felice..-

Shikamaru alzò gli occhi al cielo dove la prima stella del firmamento di faceva mirare in tutto il suo splendore. Una folata di vento gli sfiorò il viso proprio in quel momento e i suoi occhi divennero lucidi. Tirò su col naso impercettibilmente e con uno scatto abbassò la testa, affondando nelle spalle.

- Solo che io non sono te, Asuma. Altri mi dicono che ho preso da te, ho preso il tuo modo di parlare, di pormi alle persone, di camminare, i tuoi ideali: ma forse si sbagliano, perché se fosse così a quest’ora sarei da Ino a progettare sul nostro bambino invece che stare qui a piangere!-

Una sola lacrima uscì dagli occhi di Shikamaru che si prese la testa fra le mani.

Dietro di lui dei passi leggeri si stavano avvicinando, ma lui non si mosse di un centimetro, sapendo chiaramente di chi fossero.

- Buonasera, Shikamaru.- la voce dolce e materna di Kurenai gli accarezzò gentilmente l’orecchio e velocemente si portò il braccio sul volto per cancellare il segno di quell’unica lacrima che aveva versato.

- Kurenai, buonasera.. scusa, adesso me ne vado..- si alzò velocemente voltandosi verso la donna che teneramente teneva in braccio il piccolo Asuma, addormentato su una spalla della donna.

- Volevo che venisse a dare la buonanotte al suo papà, ma era troppo stanco e mi è crollato strada facendo..- Kurenai sia avvicinò alla tomba dell’amato e cautamente si inginocchiò davanti ad essa; si portò una mano alla bocca, se la baciò e lentamente depositò quel casto bacio sulla bianca e fredda pietra della lapide, nella speranza che quel gesto potesse arrivare da qualche parte.

- Sai una cosa Shikamaru? Quando ho detto ad Asuma del bambino, all’inzio mi ha riso in faccia…- il ragazzo, che già era deciso ad andarsene, si fermò ad osservare curioso la donna che cullava con amore infinito il suo bambino.

- Credeva a uno scherzo... non l’ha presa tanto sul ridere invece quando gli ho chiesto se poteva smettere di fumare.- la risata cordiale di Kurenai fece sorridere Shikamaru a sua volta.

- So, cosa è successo, fra te e Ino… Choji è una vera bocca larga con me. Ma lascia che ti dica una cosa: ad Asuma non era mai passata per la testa l’idea di avere un figlio.-

Shikamaru sbarrò gli occhi e un po’ risentito si rivolse a Kurenai con parole dal tono aspro.

- Asuma era un grand’uomo, amava te e la creatura che stavi portando in grembo, come puoi dire una cosa del genere?-

- Non fraintendere le mie parole, Shikamaru. Io sono certa che Asuma, quando se n’è andato, già amasse questo bambino, ne sono più che certa…- disse osservando e accarezzando il viso del suo piccolo.

- Tu, invece? Ameresti questo bambino?-

- Io non saprei come fare il pad...-

- Non ti ho chiesto se ti senti pronto, ti ho chiesto se gli vorresti bene.-

- Certo. Lo amerei, è mio figlio.-

- Questo ti basta per fare il padre, Shikamaru. Asuma non voleva bambini, non era affidabile e fumava troppo. Però ci amava, entrambi, amava il suo bambino. E questo gli sarebbe bastato per la vita.-

Shikamaru osservò Kurenai alzarsi e tornare sui suoi passi, voltandosi un’ultima volta verso di lui.

- Nessuno è pronto, ricordatelo. Non ero pronta io, e adesso non è pronta Ino.-

Il cielo ormai era coperto da tanti punti luminosi, concentrati in una grande scia che attraversava il cielo. Il ragazzo si tolse la sigaretta dalle labbra, poggiandola sulla tomba del suo maestro, sorridendo mesto e rassegnato. Felicemente rassegnato.

- Io per un po’ di tempo non potrò più fumare, finiscila tu per me, Asuma.-

 

 

Choji chiuse la porta scorrevole della cucina, sedendosi al tavolo davanti a una tazza di thè caldo. Dalla parte opposta, Ino girava senza motivo il cucchiaino nel liquido senza motivo, dato che non aveva messo dentro nemmeno un granello si zucchero.

- Non me lo stai chiedendo davvero… – disse dopo un po’ Choji, rigirandosi tra le mani un biscotto di frolla fatto da sua madre.

- Non fare il melodrammatico. Sapevi che lo avrei fatto, ti sto solo chiedendo di accompagnarmi!- sbottò Ino lasciando andare il cucchiaio ed osservando il suo migliore amico con sguardo di sfida.

- Non puoi chiedermi di fare una cosa del genere! Ino, andiamo... pensaci! Vuoi fare davvero questo a Shikamaru?-

- Tanto lui non lo sa… non vedo il problema.-

Ino incrociò le braccia al petto, aspettando una risposta di Choji, ma questo inaspettatamente abbassò gli occhi sul biscotto, arrossendo improvvisamente.

- Cho...- mormorò Ino, alzandosi dalla sedia e inginocchiandosi di lato al compagno che non osava guardarla negli occhi. Lo vide in imbarazzo e subito la consapevolezza prese possesso della sua mente, facendola deglutire rumorosamente.

- Lo sa... glielo avete detto…- soffiò piano, poggiandosi al tavolo. La testa cominciò a girarle forte e un senso di nausea le fece arricciare il naso.

- Era uno straccio, Ino… io e Sakura, ci spiace… ma non potevamo far finta che tutto stesse andando bene. Se solo tu potessi parlargli, prima di domani mattina…-

- Scordatelo.- lo liquidò la bionda, prendendo velocemente la giaccia e uscendo da casa Akimichi di fretta e furia.

- Ino, aspetta! Lascia almeno che ti accompagni… INO!- Choji provò a rincorrerla, ma quella si era già dileguata velocemente, arrabbiata e frustrata.

Perché nessuno la capiva?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note di chi ha due occhiaie che non finiscono più:

Ehm.. come dire.. ciao?

Nessuno se lo aspettava questo capitolo (nemmeno io!) e quindi spero che piaccia, anche se all’inizio pensavo che il personaggio di Shikamaru fosse andato leggermente OOC, ma come ha detto la zia Ele “Shikamaru più I.C. di così non è neanche quello vero”, quindi io mi fido ù_ù

 

Che altro dire? Sono tornata per vostra sfiga.. sopportatemi, vi prego..

 

 

Lee

 

 

   
 
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