Alle mie amate MB,
perché loro non sanno
minimamente
quanto importanti
siano diventate per me.
The Kunai of Death
-Last
Chapter
Fourteen:
“Leave. Shikamaru’s pain:
Asuma.”
And
it's draining all of me
Oh they find it hard to believe
I'll be wearing
these scars
For everyone to see
[E si sta svuotando
tutto di me
Loro lo trovano difficile da credere
Porterò queste
cicatrici
in modo che tutti possano vederle]
[Leona
Lewis, Spirit, Bleeding Love]
Seconda
parte
Choji
avvertì accanto a sè la presenza di Shikamaru che si allontanava, lasciando al
passaggio solo una grigia nuvola di fumo.
-
Dove stai andando?- gli chiese l’amico, dimenticandosi per una volta del
pacchetto di patatine che stingeva in mano.
Shikamaru non si
voltò.
Osservò la sigaretta
che teneva stretta tra le dita, fumata a metà, e infine i suoi occhi stanchi si
posarono per parecchi secondi sulla figura di Ino in piedi accanto all’albero,
che lo stava fissando come se lo incontrasse per la prima volta nella sua vita;
lo sguardo color pece guardò il ventre ben nascosto della compagna, e una morsa
allo stomaco gli fece digrignare i denti.
- Vado a farmi un
esame di coscienza.- rispose infine all’amico e con passo strascicato, alzando
un sacco di polvere dal suolo, si allontanò dal palazzo dell’Hokage, da Choji,
da Ino.
Konoha passava sotto
i suoi piedi, vivace e popolata come sempre.
Dormiva solo per non
crollare, quando probabilmente avrebbe preferito di gran lunga chiudere gli
occhi e lasciarsi andare; mangiava solo perché il suo stomaco di lamentava,
faceva un rumore insopportabile a detta sua.
Suo padre non lo
riconosceva: all’inizio aveva dato la colpa al troppo lavoro, provando a
distrarlo con gli shoji; Shikaku Nara era un uomo intelligente, forse più del
figlio, e non ci mise troppo a capire che c’era qualcosa di più personale e
importante che turbava le giornate del suo erede.
Yoshino Nara era
semplicemente una madre affranta e impotente.
Forse, pensava,
Shikamaru, che se avesse parlato con sua madre del suo problema, forse tutto si
sarebbe risolto: lei era una donna e per quanto seccante potesse essere poteva
forse comprendere la sua situazione. Forse gli avrebbe consigliato quale sarebbe
stata la cosa giusta da fare perché Shikamaru, in tutta quella faccenda, cercava
solo una conferma.
La sua decisione era
già stata presa nel momento in cui Sakura gli aveva rivelato della gravidanza di
Ino, era stato come se una tenaglia che stringeva e faceva sanguinare il suo
cuore, finalmente si fosse spezzata, lasciandolo respirare, facendolo sentire
meno oppresso.
Solo che lui non
aveva mai avuto troppo coraggio.
Un conto era pensare
alle cose, trovare delle soluzione e lasciare che gli altri le compissero: il
classico sistema del braccio e della mente.
Ma questa volta era
solo lui a dover ragionare e agire, non c’era un altro Shikamaru che avrebbe
potuto farlo al posto suo.
Il cielo intanto
cominciava ad imbrunirsi e Shikamaru si ritrovò e salire sul pendio della
collina che sulla sua cima ospitava il cimitero degli eroi di Konoha; la lapide
di Asuma Saroutobi era uguale a tutte le altre, con la stessa forma e lo stesso
colore. Solo il nome e la composizione dei fiori che gli rendevano omaggio erano
diversi.
Si mise a sedere con
un tonfo, l’erba sotto di sé che sicuramente gli avrebbe macchiato i pantaloni;
la sigaretta spenta e consumata pendeva dalle sue labbra secche e con un gesto
stanco la gettò via per prenderne e accenderne un’altra, una droga
continua.
- Mia madre è
arrabbiata con te, per questo vizio, lo sai?- disse con tono amaro mentre la
fiammella dell’accendino gli illuminava il volto con un tenue
bagliore.
Il buio stava
lentamente scendendo e un vento fresco attraversava quella collina, facendo
ingobbire Shikamaru che tentava di coprirsi il viso dal
freddo.
- Ho sempre
condiviso con te l’ideale di Re che avevi.. ma non lo avevo mai capito fino in
fondo. A sedici anni non potevo capirlo, per certe cose non si è mai grandi e
maturi abbastanza, vero? Forse nemmeno tu lo eri..- lasciò uscire dalle labbra
il fumo mentre con un colpo di polso buttava a terra la
cenere.
- Però ti stavi
prendendo le tue responsabilità, eri pronto ad accettare dei sacrifici, tutto
per un figlio che, ne sono convinto, ti avrebbe reso molto
felice..-
Shikamaru alzò gli
occhi al cielo dove la prima stella del firmamento di faceva mirare in tutto il
suo splendore. Una folata di vento gli sfiorò il viso proprio in quel momento e
i suoi occhi divennero lucidi. Tirò su col naso impercettibilmente e con uno
scatto abbassò la testa, affondando nelle spalle.
- Solo che io non
sono te, Asuma. Altri mi dicono che ho preso da te, ho preso il tuo modo di
parlare, di pormi alle persone, di camminare, i tuoi ideali: ma forse si
sbagliano, perché se fosse così a quest’ora sarei da Ino a progettare sul nostro
bambino invece che stare qui a piangere!-
Una sola lacrima
uscì dagli occhi di Shikamaru che si prese la testa fra le
mani.
Dietro di lui dei
passi leggeri si stavano avvicinando, ma lui non si mosse di un centimetro,
sapendo chiaramente di chi fossero.
- Buonasera,
Shikamaru.- la voce dolce e materna di Kurenai gli accarezzò gentilmente
l’orecchio e velocemente si portò il braccio sul volto per cancellare il segno
di quell’unica lacrima che aveva versato.
- Kurenai,
buonasera.. scusa, adesso me ne vado..- si alzò velocemente voltandosi verso la
donna che teneramente teneva in braccio il piccolo Asuma, addormentato su una
spalla della donna.
- Volevo che venisse
a dare la buonanotte al suo papà, ma era troppo stanco e mi è crollato strada
facendo..- Kurenai sia avvicinò alla tomba dell’amato e cautamente si
inginocchiò davanti ad essa; si portò una mano alla bocca, se la baciò e
lentamente depositò quel casto bacio sulla bianca e fredda pietra della lapide,
nella speranza che quel gesto potesse arrivare da qualche
parte.
- Sai una cosa
Shikamaru? Quando ho detto ad Asuma del bambino, all’inzio mi ha riso in
faccia…- il ragazzo, che già era deciso ad andarsene, si fermò ad osservare
curioso la donna che cullava con amore infinito il suo
bambino.
- Credeva a uno
scherzo... non l’ha presa tanto sul ridere invece quando gli ho chiesto se
poteva smettere di fumare.- la risata cordiale di Kurenai fece sorridere
Shikamaru a sua volta.
- So, cosa è
successo, fra te e Ino… Choji è una vera bocca larga con me. Ma lascia che ti
dica una cosa: ad Asuma non era mai passata per la testa l’idea di avere un
figlio.-
Shikamaru sbarrò gli
occhi e un po’ risentito si rivolse a Kurenai con parole dal tono
aspro.
- Asuma era un
grand’uomo, amava te e la creatura che stavi portando in grembo, come puoi dire
una cosa del genere?-
- Non fraintendere
le mie parole, Shikamaru. Io sono certa che Asuma, quando se n’è andato, già
amasse questo bambino, ne sono più che certa…- disse osservando e accarezzando
il viso del suo piccolo.
- Tu, invece?
Ameresti questo bambino?-
- Io non saprei come
fare il pad...-
- Non ti ho chiesto
se ti senti pronto, ti ho chiesto se gli vorresti bene.-
- Certo. Lo amerei,
è mio figlio.-
- Questo ti basta
per fare il padre, Shikamaru. Asuma non voleva bambini, non era affidabile e
fumava troppo. Però ci amava, entrambi, amava il suo bambino. E questo gli
sarebbe bastato per la vita.-
Shikamaru osservò
Kurenai alzarsi e tornare sui suoi passi, voltandosi un’ultima volta verso di
lui.
- Nessuno è pronto,
ricordatelo. Non ero pronta io, e adesso non è pronta
Ino.-
Il cielo ormai era
coperto da tanti punti luminosi, concentrati in una grande scia che attraversava
il cielo. Il ragazzo si tolse la sigaretta dalle labbra, poggiandola sulla tomba
del suo maestro, sorridendo mesto e rassegnato. Felicemente
rassegnato.
- Io per un po’ di
tempo non potrò più fumare, finiscila tu per me, Asuma.-
Choji chiuse la
porta scorrevole della cucina, sedendosi al tavolo davanti a una tazza di thè
caldo. Dalla parte opposta, Ino girava senza motivo il cucchiaino nel liquido
senza motivo, dato che non aveva messo dentro nemmeno un granello si
zucchero.
- Non me lo stai
chiedendo davvero… – disse dopo un po’ Choji, rigirandosi tra le mani un
biscotto di frolla fatto da sua madre.
- Non fare il
melodrammatico. Sapevi che lo avrei fatto, ti sto solo chiedendo di
accompagnarmi!- sbottò Ino lasciando andare il cucchiaio ed osservando il suo
migliore amico con sguardo di sfida.
- Non puoi chiedermi
di fare una cosa del genere! Ino, andiamo... pensaci! Vuoi fare davvero questo a
Shikamaru?-
- Tanto lui non lo
sa… non vedo il problema.-
Ino incrociò le
braccia al petto, aspettando una risposta di Choji, ma questo inaspettatamente
abbassò gli occhi sul biscotto, arrossendo
improvvisamente.
- Cho...- mormorò
Ino, alzandosi dalla sedia e inginocchiandosi di lato al compagno che non osava
guardarla negli occhi. Lo vide in imbarazzo e subito la consapevolezza prese
possesso della sua mente, facendola deglutire
rumorosamente.
- Lo sa... glielo
avete detto…- soffiò piano, poggiandosi al tavolo. La testa cominciò a girarle
forte e un senso di nausea le fece arricciare il naso.
- Era uno straccio,
Ino… io e Sakura, ci spiace… ma non potevamo far finta che tutto stesse andando
bene. Se solo tu potessi parlargli, prima di domani
mattina…-
- Scordatelo.- lo
liquidò la bionda, prendendo velocemente la giaccia e uscendo da casa Akimichi
di fretta e furia.
- Ino, aspetta!
Lascia almeno che ti accompagni… INO!- Choji provò a rincorrerla, ma quella si
era già dileguata velocemente, arrabbiata e frustrata.
Perché nessuno la
capiva?
Note di chi ha due
occhiaie che non finiscono più:
Ehm.. come dire..
ciao?
Nessuno se lo
aspettava questo capitolo (nemmeno io!) e quindi spero che piaccia, anche se
all’inizio pensavo che il personaggio di Shikamaru fosse andato leggermente OOC,
ma come ha detto la zia Ele “Shikamaru
più I.C. di così non è neanche quello vero”, quindi io mi fido
ù_ù
Che
altro dire? Sono tornata per vostra sfiga.. sopportatemi, vi
prego..
Lee