Serie TV > Austin & Ally
Segui la storia  |       
Autore: scriverepervivere    09/01/2015    5 recensioni
Per quanto Laura stia cercando di scappare dalla sua “Città di Carta” si rende conto che essa la trascina sempre in un vortice.
Non può sostituire Londra, no, ma può ancora immaginare di essere lì. Il traffico si ferma e riparte, quella ormai è casa sua.
Ma lei ha bisogno di spostarsi da sola.
E con i rumori della vita di città che riecheggiano nella sua testa, lei è pronta ad affrontare tutti i dolori, i problemi, i misteri, gli amori.
O almeno crede.
------------------
«Tutte le cose sono più brutte viste da vicino»
«Non proprio tutte»
------------------
«Dimmi, Ross Lynch, dimmi solo una cosa. Perché stai ancora con lei?»
Lui mi fissa. Ed io mi giro.
Silenzio. Solo le macchine fanno eco.
«Perché non voglio restare solo proprio ora!» mi urla.
Mi giro, lo affronto un’ultima volta. Lui è lontano. Ho percorso un tratto di strada.
Allora urlo: «Idiota! Non eri solo»
------------------
«Baciami»
E lui lo fa.
------------------
Come ho potuto solo minimamente pensare, che la mia Città di Carta fosse un luogo?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Attenzione: I protagonisti shippati da Laura sono inventati da me. Non esiste nessuna Tris e nessun Ryan, cosi anche il libro e l'autrice. I fatti sono interamente inventati da me. Laura non è una ragazza che ama scrivere testi di musica e Ross non sarà l'imminente "ragazzo cantante" che tutte si aspettano. I fatti sono alternati in modo tale che ci sia: prima la realtà e poi i pensieri di Laura. Quindi va in alternanza. Alla fine di ogni capitolo metterò un pezzo di una fanfiction che scrive Laura - come ho fatto nello scorso - solito comportamento da fangirl. Anche la fanfiction è inventata da me, nel senso, Laura nella realtà non la scrive. (mi è stata fatta questa domanda, ed ero in dovere di rispondere) detto questo, buona lettura!


 
I’ll just runaway and be on my own.
 


Le valigie sono pronte, ma la domanda è: io sono pronta?
Con nostalgia entro nella mia stanza – oramai vecchia stanza, se si può dire – e resto a guardarla un po’.
La mia bocca si piegò in un mezzo sorriso, cosi anche gli occhi assunsero una forma più piccola e allungata, come se dovessi ridere, ma non stavo ridendo … ero quasi alle lacrime.
Posai lo sguardo sulla grande libreria bianca composta da sei – e dico, veramente sei! – scaffali stracolmi di libri.
I miei libri.
Non potevo di certo portarli tutti, il college non sarebbe mai stato come la mia stanza, ma … vedere quell’ammasso di storie riposte in ordine cromatico era davvero terribile.

Terribile nel senso nostalgico, mi veniva voglia di prenderli tutti, e farli passare per i miei bambini. In un certo senso, lo erano anche.
Storie, storie, storie …
Miliardi di storie accatastate l’un l’altra … Dio che ricordi.
Mi avvicinai agli scaffali bianchi e sfiorai i libri.
Fermai la mano ad uno.
Il mio primo libro, come ho fatto a non prenderlo?
Strinsi il “piccolo principe” tra le mie braccia, e lo appoggiai al petto.
E’ stato il mio primo libro.
E’ stato il mio primo libro in cui mi sono emozionata.
Ho pianto.
Piansi perché nasconde una verità incredibile sulla vita.
Piansi perché mi fece aprire gli occhi.
Piansi perché non ci sarà mai capolavoro che eguaglierà la bellezza di questo libro.
Almeno per me.

Lo misi nella borsa. Poi spostai lo sguardo verso la parete, c’era un collage attaccato, tante foto fatte con una Fuji Instax di tanto tempo fa.
Foto della mia vita.
E poi delle citazioni, scritte con il pennarello indelebile, come se fosse un tatuaggio permanente.
Il letto sempre bianco con la coperta lilla e dei fiorellini azzurri, ad una piazza, ancora il mio corpo era piccolino per la mia età.
La scrivania con sopra il telefono fisso, anch’esso bianco latte, dei postit di vari colori e dimensioni e delle attash.
C’erano anche dei quaderni, di appunti, diari, disegni, testi … di tutto e di più.
Sopra altre tre mensole, stavolta contenenti i libri di scuola e i quaderni.
Accanto un’altra a forma di scaletta, avente sopra vari souvenir dei posti in cui sono stata o in cui altra gente è stata.

Uno viene dall’Italia, Roma … Piazza del Popolo in inverno.

* * * 
 
«Laura, a cosa pensi?» di dice mia sorella appoggiata alla porta.
«Penso a quanto mi mancherà questo posto» dissi, con la bocca, stavolta, piegata in una U rovesciata, come se volessi piangere.
Ma non volevo piangere, non ora.
Non potrai mai spezzarti, nessuno potrà mai spezzarti. Ti potrà piegare, una leggera flessione interna, ma mai nessuno, oserà andare oltre.
«Ei, guarda che L.A. è bella, ci abitueremo» e mi accarezza la spalla, come se volessi conforto. A me non serviva.
«L.A. è bella quanto casa?»
«Non ho detto questo» sembrò offesa.
«Stavi per dirlo»
In risposta uscì dalla stanza, dicendomi che tra cinque minuti papà ci avrebbe portate in aeroporto.
 
* * * 

Shippare una coppia non è mai casuale.
Succede che tu vedi una coppia in un film e bam, sei innamorata persa, ma non lo sarai mai come lo sei per i tuoi beniamini.
E’ vero, magari nella vita reale nemmeno esistono, perché parliamo di un libro.
Ma Tris e Ryan mi sembrano così reali che non riesco a non amarli.
Nel senso, il mio amore non è per la bellezza del ragazzo – sono etero! – o il volere di essere perfetta come Tris. Nemmeno per l’amore che hanno, certo si, anche per quello, ma non è il punto principale.
Mi sono innamorata di loro per le loro parole. Riflettevano insieme, avevano opinioni diverse, ma non sono mai arrivati ad odiarsi a vicenda.
Ogni giorno estraevano a sorte una domanda su cui dovevano riflettere ed esprimere la propria, oppure prendevano le vecchie domande riciclate di tumblr.
Stavano giorni a riflettere su quel dannato punto, cercavano su internet, leggevano libri, stavano ore e ore a fissare il muro della stanza scollegati dal mondo esterno.
Si, esterno, perché prima viene quello interno: la nostra mente.
Ecco perché li shippavo, perché essendo così diversi, una cosa li accomunava: la parola, il conoscere.
Le parole per loro erano mezzo di distruzione totale e al contempo di felicità assoluta.
Inoltre, lui era un “Collezionista di Parole Famose” ovvero, cosa hanno detto i personaggi famosi prima di morire?
Ve lo siete mai chiesti?

“Ce l’ho messa tutta per fare bene” ultime parole del presidente Grover Cleveland.
Mentre lei, collezionista di citazioni famose nei classici.
“To create is to destroy” oh, William Shakespeare.


* * * 
 
In macchina eravamo sempre isolate. Io al finestrino di destra, con le cuffiette, mia sorella dall’altro lato, a parlare con papà di non so che.
Prima di uscire salutammo mamma, era in lacrime, ma sapeva che ci avrebbe visto tra qualche mese.
Saremmo tornate a casa per una settimana. Schifo.
Mi aveva stretta forte a lei e mi aveva raccomandata di essere più aperta con gli altri.
Appena presi la strada del vialetto lei mi pronunciò una delle Ultime Parole Famose:
«Era malato da tempo e la sua infermiera gli disse: “Mi pare che stamattina lei stia meglio”, lui la guardò e disse: “Al contrario”, e morì”»
«Henrik Isben!» le avevo urlato prima di entrare in macchina.
Le piaceva farmi indovinare le Ultime Parole Famose, era una “nostra cosa” e mi divertivo anche, cercare tra tutti i nomi che hai nella testa quello giusto.

Quando arrivammo all’aeroporto, mi salì il panico, non ero mai andata su un aereo … e la tranquillità si era tramutata in paura, paura di non farcela.
«Eccoci qui» disse papà in un sospiro.
«Eh si …» dissi prendendo il manico della valigia.
Papà prima abbracciò mia sorella e poi me, sussurrandomi:
«Non sei sola, fai un fischio e papà ti viene a prendere»
Non ero sola. “Oh si che lo sono” pensai.
“Papà, vienimi a prendere presto … prendimi presto”
Sorrisi. «Contaci»
«Ti voglio bene!» mi disse baciandomi la fronte.
«E io di più!»
«E io più del tuo più!»
Ci incamminammo mentre lui ci guardava allontanarci.
Oh, quanto mi sarebbe mancato un suo abbraccio.
Fai un fischio e papà ti viene a prendere.
Presto. Prendimi presto.


«Prima di salire sull’aereo devi fare qualcosa?» mi chiese mia sorella.
«Andare in bagno» dissi.
«Bene, abbiamo venti minuti per il ceek-in e poi dieci per il controllo documenti e biglietti. E siamo pronte per partire. Vai!»
Mi diressi in bagno, pensando che era l’ultimo bagno londinese che avrei usato fino ai prossimi mesi.
Mi sedetti sulla tazza – chiusa – e fissai il soffitto bianco.

Senza una parola.
Senza uno sguardo.
Io ho preso la testa tra le mani,
e ho pianto.

 

* * * 

 
«Non è la vita o la morte, il labirinto.»
 
«Uhm. Sì. E allora cos'è?»
 
«Il dolore» rispose. «Fare del male, subire il male. 
Questo è il problema. Bolivar parlava del dolore, non della vita e della morte. Come si esce dal labirinto del dolore?»
 
«Ma cos'è il male?» domandai. Sentii che la sua mano non era più su di me.
 
«Niente è male. Ma si soffre sempre, Ryan. I compiti a casa, la malaria, avere un fidanzato lontano quando c'è un bel ragazzo disteso vicino a te. La sofferenza è universale. È l'unica cosa che fa paura a tutti, buddhisti, cristiani, musulmani.»
 
«E perché allora siamo convinti di essere felici? Di essere invincibili?»
 

 «Ci crediamo invincibili perché lo siamo. Non possiamo nascere, e non possiamo morire. Come l'energia, possiamo solo cambiare forma, dimensioni, manifestazioni. Gli adulti, invecchiando, lo dimenticano. Hanno una gran paura di perdere, di fallire. Ma quella parte di noi che è più grande della somma delle nostre parti non ha un inizio e non ha una fine, e dunque non può fallire»




Scriverepervivere:


Eccomi qui dopo un ritardo gigantesco!
Ecco qui il nuovo capitolo, io spero vi sia piaciuto!
Siamo ancora nella parte introduttiva, ma tranquilli nel prossimo bam, si troverà catapultata nel mondo di L.A.!

Intanto, me la lasciate una bella recensione?
Daaai!
Come ho detto nello scorso, l'aggiornamento sarà solo grazie alle vostre recensioni, più sono, più aggiorno!
Non sono cattiva, voglio solo della gente che segua le mie storie e che mi dica la sua, anche una critica, non fa mai male!
Ora vi lascio eeee....spero che il rientro a scuola sia stato bello per tutti!
ps: è stato traumaticamente traumatico, ma sapete che dico? DETTAGLI!
Love, ya!


 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Austin & Ally / Vai alla pagina dell'autore: scriverepervivere