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Autore: Lely1441    19/11/2008    5 recensioni
Raccolta di song-fic con pairing RoyAi. Dedicata con affetto a Shatzy e Sisya.
"Uno, due, tre colpi. Lo centro, è inevitabile che accadesse. Guardo quell’uomo cadere, sembra una farsa. Anche il sangue che gli colora la tunica, sembra troppo vivido, troppo per essere vero."
Genere: Generale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Show Must Go On


Empty spaces, what are we living for?
Abandoned places, I guess we know
the score
On and on
Does anybody know what we are looking for?

Another hero, another mindless crime
Behind the curtain, in the pantomime
Hold the line
Does anybody want to take it anymore?

The show must go on
The show must go on
Inside my heart is breaking
My make-up may be flaking
But my smile still stays on

 

 

Spazi desolati, per cosa viviamo?
Luoghi abbandonati, forse noi conosciamo già
la partitura
Avanti e ancora avanti
C'è qualcuno che sappia cosa stiamo cercando?

Un altro eroe, un altro crimine inutile
Dietro il sipario, nella pantomima
Resistere
C'è qualcuno che ce la fa ancora?

Lo spettacolo deve continuare
Lo spettacolo deve continuare
Mi si spezza il cuore
Il trucco si sta sciogliendo
Ma io continuo a sorridere

 

 

 

 

- Maggiore Mustang, ottimo lavoro, come sempre d'altronde.

- Grazie Generale.

Il Maggiore Mustang rivolse un sorriso al suo superiore, nonostante si fosse accorto da molto tempo delle occhiate disgustate che gli rivolgevano gli altri militari. Disgustate, ed impaurite, ed ammirate, e molto altro ancora. Lui, l'arma umana, non se ne curava. Fece un cenno a Maes, che significava di non seguirlo, che andava tutto bene, che non aveva bisogno di nulla, e se ne andò da solo. A volte un gesto vale molto più di mille parole. Anche se sapevano entrambi che quello non era che l'ultimo degli innumerevoli finti gesti che il Maggiore faceva in quei lunghi mesi.

Roy Mustang si ritrovò in uno di quei vicoli della parte di città già espugnata, totalmente deserto. Si incamminò sotto la calura del sole implacabile mentre sentiva il dolore alla testa aumentare gradatamente, per colpa della troppa luce che lo costringeva a socchiudere gli occhi. Ad un tratto sentì un rumore all'interno di una casa e si fermò, il cuore in gola. Si avvicinò piano, facendo attenzione a non farsi sentire, e spiò da un pertugio aperto sul lato di un muro. Quello che vide lo fece impietrire. L’ennesimo, l’ennesimo soldato, che penzolava da una trave, morto.

L’ennesimo suicidio.

Distolse lo sguardo sconvolto, passandosi una mano sugli occhi e appoggiandosi con la schiena contro il muro bollente della casa. Fu in quel momento che decise di non riuscire più ad andare avanti, di lasciarsi andare lì, di abbandonarsi completamente al destino. La maschera che lo ricopriva era caduta, era rimasta indietro, con quel soldato. Ora rimanevano solo Roy Mustang e il suo animo straziato. Quale che fosse il vincitore, neanche a lui era dato saperlo.

 

 

 

 

 

Whatever happens, I'll leave it all to chance
Another heartache, another failed romance
On and on
Does anybody know what we are living for?
I guess I'm learning
I must be warmer now
I'll soon be turning round the corner now
Outside the dawn is breaking
But inside, in the dark, I'm aching to be free

The show must go on
The show must go on, yeah
Oooh inside my heart is breaking
My make-up may be flaking
But my smile still stays on
Yeah oh oh oh

 

 

Qualunque cosa succeda, lascerò tutto al caso
Ancora dolore, un'altra storia finita
Avanti e ancora avanti


Qualcuno sa per cosa viviamo?
Credo di iniziare a capire
Dovrei essere più cordiale
Presto girerò l'angolo
Fuori inizia ad albeggiare
Ma dentro, nell'oscurità, desidero ardentemente essere libero


Lo spettacolo deve continuare
Lo spettacolo deve continuare, yeah
Oooh mi si spezza il cuore
Il trucco si sta sciogliendo
Ma io continuo a sorridere
Yeah oh oh oh

 

 

 

 

- Maggiore…

D’improvviso si affacciarono nella sua testa una miriade di voci. Alcune che lo elogiavano, altre che lo dannavano per sempre. Eppure, lui rimaneva un unico uomo; in quel momento di visione allucinata e vaneggiante non riusciva a capire perché lui, un unico essere, un solo uomo, riuscisse a toccare contemporaneamente l’invidia e l’ammirazione di alcuni, l’odio e il rancore di tanti altri. La risposta era semplice, era quella che si ripeteva tutte le notti: quelli che non sono d’accordo con te non sono d’accordo con lo Stato. Sono una minaccia. Vanno eliminati. La medesima risposta di tanti altri suoi sottoposti, di tanti generali arroganti, vanesi ed orgogliosi delle loro divise mai sporche di sangue, sudore e sabbia, sempre immacolate.

“Ragiona con la tua testa, Roy. Non importa che azione compi, la cosa di fondamentale importanza è che tu non ti lasci condizionare da altri”.

Il vecchio insegnamento del suo maestro riecheggiava ancora nelle sue orecchie. Si domandò di sfuggita se, aprendo gli occhi, avrebbe visto brillare il mirino di sua figlia. Elogiata come Roy, maledetta quanto lui.

E no, non riusciva proprio a riaprire gli occhi per cercare un’altra assassina. Rimase così per ore ed ore, in stato di semi-incoscienza, immobile, muovendosi solo per portare alle labbra secche un po’ di quell’acqua bollente che stagnava nella sua borraccia. Fu solo la voce stridula di un uccello a riportarlo in minima parte alla realtà, uno di quei demoniaci avvoltoi che si avventano sulle carogne ancora calde. Stava diventando un morto, in una città di morti. Respirò profondamente per qualche minuto, e si rovesciò il resto dell’acqua che aveva con sé sulla testa, cercando un minimo di refrigerio. Con le tempie raffreddate, constatò stupito che era stato un miracolo se non era morto sotto quel sole implacabile. Se non si era impiccato anche lui.

Si rialzò faticosamente in piedi, sorreggendosi contro il muro per i primi metri, mentre la pressione si andava rialzando piano piano. Doveva fuggire da lì, da quel campo di rovine e condanne. Davanti a sé troneggiava, poco distante, una grande rupe, posizionata proprio dietro l’accampamento.

Come condotto per mano, si diresse, claudicando come un folle più che uno zoppo, verso quella roccia rossa e dopo molto tempo, quando finalmente la raggiunse, decise di provare l’impossibile:

Roy Mustang avrebbe scalato quella rupe. Senza accorgersi che l'occhio di falco ancora non lo abbandonava.

 

 

 

 

 

 

My soul is painted like the wings of butterflies
Fairy tales of yesterday will grow but never die
I can fly, my fr
iends

The show must go on, yeah
The show must go on
I'll face it with a grin
I'm never giving in
On with the show

I'll top the bill
I'll overkill
I have to find the will to carry on
On with the
On with the show

 

 

La mia anima è colorata come la ali delle farfalle
Le fiabe di ieri crescono ma non moriranno mai
Posso
volare, amici miei


Lo spettacolo deve continuare, yeah
Lo spettacolo deve continuare
Lo affronterò con un largo sorriso
Non mi arrenderò mai
Avanti
con lo spettacolo


Sarò l'attrazione principale
Sarò uno schianto
Devo trovare la volontà di andare avanti
Avanti con
Avanti con lo spettacolo

 

 

 

Si arrampicò faticosamente fino a raggiungere la sommità della rupe. Stranamente, ogni graffio, ogni ferita, ogni singolo granello di sabbia che lo frustava senza pietà, che si infilava nella fessura dei suoi abiti e rimaneva lì, grattando contro la sua pelle sudata, lo faceva sentire meglio. Il vento forte che spirava da est gli bruciava gli occhi, facendoli lacrimare, e le ferite sulle mani si andavano via via sporcando sempre di più con lo scuro terriccio che ricopriva da secoli quella pietra nuda e ancora vergine. Eppure ne era felice. Contro ogni logica, si sentiva bene. Quel dolore lo riportava alla realtà, gli ricordava di essere vivo.

Toccò con una mano una minuscola traccia di vegetazione e con un ultimo sforzo si issò sullo spiazzo orizzontale. Respirò profondamente e si guardò in giro. Aveva lasciato la città Ishbaliana e l'accampamento dietro di sé, e ora non vedeva niente che non fosse il deserto. Con un impulso illogico, pensò improvvisamente e per la prima volta che quel posto fosse bello, in fondo.

Vedeva sabbia rossa ovunque, ma era unicamente perché quello era il suo colore naturale. La sua mente non la vedeva tinta di rosso, rosso sangue, quel rosso era il suo colore naturale. Questa consapevolezza lo sconvolse.

Era come se fosse uscito dalla cecità dopo tanto, troppo tempo. Lassù l'aria era fresca, e dopo poco tempo l'escursione termica sarebbe arrivata a minacciare quel breve attimo di requiem. Chiuse gli occhi, continuando però a vedere il paesaggio intorno a sé oltre le palpebre serrate. Come in risposta ad una domanda non ancora formulata, il vento soffiò più forte e lo fece barcollare. Quasi come un amico che lo avesse svegliato, iniziò a giocare con lui, ad accarezzarlo con il suo guanto invisibile; lui sorrise e se fosse stato ancora un bambino, sicuramente avrebbe tirato fuori la lingua, sfidandolo. Ma non ce ne fu bisogno, perché una nuova sferzata di ossigeno gli riempì prepotentemente i polmoni negandogli una possibile realizzazione di quel piano infantile, e lui se li lasciò colmare, per liberare infine l'urlo che teneva imprigionato in gola da mesi e che riecheggiò più e più volte contro i muri sottili e fragili della sua testa. Urlò, urlò ed urlò ancora. Urlò, ferendosi la gola e facendo accelerare sensibilmente il suo ritmo cardiaco. Ignorò la massa pulsante e dolorante che gli batteva nel petto ed urlò, urlò, urlò. Fin quando ebbe fiato in corpo, non smise di urlare. Allargò le braccia e gettò il capo indietro ridendo forte. Il vento smise di spirare e lui si voltò indietro, affrontando finalmente ciò che lo sovrastava ed opprimeva con un sorriso amaro. Diede un ultimo sguardo riconoscente al deserto, quel deserto che aveva tanto odiato e che ora lo aveva salvato, e si accinse ad intraprendere la discesa. Lo spettacolo continuava. Lo spettacolo deve sempre, sempre continuare, anche se il copione non è quello che desideri.

 

The show must go on

 

Lo spettacolo deve continuare

 

 

 

 

 

Note Finali:

Questa canzone stupenda si intitola “The Show Must Go On”, dei Queen. Un ringraziamento speciale a Lilly che mi ha praticamente costretta ad ascoltarla in corriera * Linda si volta incredula verso Lely * Ok, ok, lo ammetto, sono stata io che l'ho costretta a darmi il suo I-Pod. Grazie mille Lilly ^^

Bon, non so cosa pensare di questa song-fic, sarò sincera. L'ho scritta in un momento improvviso di ispirazione durante le 13 ore e mezza di pullman che mi sono sorbita per arrivare in Francia XD E il resto l’ho finito stasera… Ci ho messo mesi, in effetti ^^” Non capisco perché, questa fanfic mi sfugge, non sono mai riuscita a completarla prima, e ora che l’ho fatto… Non mi piace, mi sembra vuota, senza contare che l’ho scritta in un momento di quasi trance (e non scherzo). Roy tocca il fondo, Roy ne risale. Non so cosa significhi per me, forse lo scoprirò, forse no. Forse non ha importanza… Bon, chiudo qui, sono abbastanza allucinata di mio.

 

Un grande ringraziamento a: Shatzy, elyxyz, valy88, Sisya e Kabubi, che hanno recensito il precedente capitolo (sono passati secoli, lo so. E se non fosse stato per la cuggy, ne sarebbero passati altrettanti XD).

   
 
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