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Autore: ilaria_dreamer    12/01/2015    1 recensioni
[Norman Reedus/Emily Kinney]
"New York. Le luci, i colori, la gente. Amavo quella città, mi faceva sentire a casa. Devo tanto a New York, persino qualcosa legata alla mia musica: l’ispirazione. Sì, mi bastava anche solo passeggiare per trovare l’ispirazione. Passeggiavo lungo il fiume Hudson, mi piaceva fermarmi a pensare. Ogni volta che mi ritrovavo lì, vivevo una sorta di déjà-vu. Il mio pensiero andava ad una persona che mi faceva sentire spiazzata. Scrivevo, buttavo giù strofe e parole sincere. Ciascuna frase mi ricordava lui. E’ trascorso molto tempo dall’ultima volta che l’ho visto. Quei suoi occhi piccoli e scuri, i suoi capelli marroni e un po’ ribelli… Tutto di lui mi faceva sentire le farfalle nello stomaco."
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"Circostanze"
 
Erano le sette del mattino. La sveglia suonò puntuale ma non avevo nessuna voglia di alzarmi dal letto. Quel giorno avrei dovuto conoscere il mio nuovo manager, Matthew. Speravo che fosse una persona in gamba, volevo a tutti i costi far funzionare le cose. Ancora non riuscivo a capire cosa non avesse funzionato con Sam. Tra un pensiero e l’altro, si fecero le sette e venti, ero in ritardo e dovevo sbrigarmi. Una colazione veloce e poi dritta al guardaroba. Non avevo idea di cosa indossare. Avrei dovuto vestirmi casual o cambiare un po’ aspetto ed indossare un vestito? Impiegai dieci minuti per decidere, scelsi un vestitino corto, nero e ricamato, abbinato ad un paio di stivali marroni. Eye-liner, ombretto, phard, lucidalabbra e un paio di spruzzi del mio profumo preferito, See by Chloè. Volevo essere presentabile, cambiai anche pettinatura. Raccolsi i capelli dietro e lasciai due ciuffi mossi che scivolavano lungo le spalle. Mi guardai allo specchio per l’ultima volta, presi le chiavi di casa e mi incamminai verso lo studio di registrazione. Il cielo era nuvoloso, non avevo l’ombrello a portata di mano, così chiamai un taxi. Mentre ero in auto, ricevetti un messaggio.
“Buongiorno :) Ti va se andiamo a prendere un caffè insieme? Offre il tuo amico strano!”
Era Norman, non mi aveva mai mandato un messaggio con il buongiorno prima d’ora.
“D’accordo, amico strano :) Facciamo alle 11 da The 13th Step.”
“Perfetto ;)”
La giornata ebbe inizio nel migliore dei modi, un messaggio di Norman mi fece sicuramente sentire al settimo cielo. Dopo quindici minuti, arrivai a  destinazione. Scesi dal taxi ed entrai in studio. Simon e gli altri erano in ritardo ma Simon mi avvisò con un messaggio, sarebbero arrivati tra dieci minuti. Improvvisamente mi sentivo tesa, ero in ansia e non vedevo l’ora di conoscere Matthew. Mi sedetti su una delle poltroncine situate nella sala d’attesa dello studio e presi un giornale, per non annoiarmi.

“Wow, una ragazza che legge Men’s Health. Figo, direi!”
Distolsi lo sguardo dal giornale e vidi seduto accanto a me, un tipo molto carino che fissava  me ed il giornale che reggevo in mano.
“Tu devi essere Emily, Simon mi ha parlato molto di te ieri, al telefono. Io sono Matthew, il tuo nuovo manager.”
Mi tese la mano con un sorriso stampato sulla faccia e continuò a fissare il giornale. Lo posai subito e gli tesi la mia mano.
“Emily, piacere mio.”
Ero meravigliata. Non mi aspettavo di certo un manager così giovane, ad essere onesti credevo che si sarebbe presentato un uomo sulla cinquantina. E così, lui era Matthew. Non molto alto, capelli castano scuro e a spina, occhi marroni e davvero un bel viso. Inoltre, mi piaceva il suo stile. Quel giorno indossava un paio di jeans chiari, delle scarpe bianche Nike, una camicia bianca con una cravatta nera ed una giacca nera. Aveva due orecchini neri, uno al lobo sinistro e l’altro al lobo destro. Un tipo interessante. Arrivarono Simon, Ross e Dave, si presentarono con Matthew e ci recammo in quella che sarebbe dovuta diventare la stanza privata di Matthew. Avremmo dovuto fare una specie di riunione, dovevamo parlare del da farsi, di tutte le nuove cose future. Io, Simon, Dave e Ross, eravamo seduti di fronte alla scrivania di Matthew ed eravamo pronti ad ascoltarlo. “Dunque, mi presenterò meglio. Io sono Matthew Andrews, ho trent’anni e vengo da Los Angeles. Ho intrapreso da poco la carriera da manager e sono molto felice di essermi recato qui a New York City. Ribadisco che non amo fare il capo, piuttosto mi piace essere amico di chi lavora con me. Farò questo con voi, spero di stringere una  bella amicizia con voi, ma soprattutto con te, Emily.” Mi guardò e mi sorrise, aveva una specie di sguardo ipnotico.
“Farò del mio meglio,” gli risposi, ricambiando il suo sorriso. 
Mi sentivo a mio agio con questo nuovo manager e inoltre, avevo il supporto di Simon, Ross e Dave.
“So che hai registrato il tuo primo disco tre anni fa, giusto?”
“Esatto, Blue Toothbrush EP. Contiene tracce molto interessanti. Mi piace essere spontanea, parlare di ciò che sento nelle mie canzoni, voglio essere onesta.”
Ero soddisfatta per il modo in cui mi ero presentata, volevo fargli capire che non sono una cantante che scrive musica giusto per vendere. “Quello che scrivo proviene dal cuore. Esperienze personali, storie vissute e sentimenti provati. E’ questo che scrivo. Butto giù versi sul mio quaderno personale e cerco sempre il sound adatto ad ogni mia canzone.” Simon e gli altri mi guardarono e mi sorrisero,come per farmi capire che erano fieri di me.
Matthew si alzò dalla sedia vicino la sua scrivania, si avvicinò a me e mi disse: “Grande Emily, mi piace. Credo davvero che tu sia una persona onesta, non vedo l’ora di lavorare con te!”, mi disse entusiasmato.
“Hai del nuovo materiale? So che sei al lavoro con il tuo secondo album..”
“Sì. Ho inciso già tre pezzi e proprio ieri ho scritto una nuova canzone. Expired Lover.” Matthew mi chiese di cosa parlassero queste mie nuove canzoni. “Sono canzoni che parlano d’amore, di relazione. Expired Lover parla è una canzone molto personale. E’ un amore scaduto. Si ha voglia di voltare pagina e di fare nuove cose. Poi c’è questo tipo.. Già..”

Matthew mi guardò, prese in mano una pallina verde anti stress, dalla sua scrivania e cominciò a toccarla.
“Un nuovo tipo. Mmh.. Interessante.” Guardò Simon e gli altri ed uscì dalla stanza, poi ci richiamò in studio per registrare Expired Lover. Non avevo molta voglia di raccontare i fatti miei, in fondo lo conoscevo da meno di un’ora. Cominciammo a lavorare al nuovo pezzo, poi finalmente si fecero le undici meno un quarto.
“Devo andare adesso. E’ stato un piacere, Matthew.”
“Chiamami pure Matt.” Poggiò la sua mano sulla mia spalla e si allontanò con Simon, Ross e Dave. C’erano una decina di scatoloni all’ingresso e dovevano portarli in camera di Matt. Salutai tutti e mi recai all’uscita dello studio.
“Dannazione!,” esclamai nervosamente. Aveva cominciato a piovere, non avevo la minima idea di come potessi raggiungere Norman, senza ombrello.
“Comportati da gentiluomo, mi diceva sempre mio nonno. Scommetto che sei a corto di ombrello, eh? Dove sei diretta? Posso darti uno strappo.” Matt sembrava così gentile. Non rifiutai il suo passaggio. “149 2nd Avenue, sono diretta lì. Ti ringrazio per la tua gentile disponibilità.” “Non ringraziarmi, su, salta in macchina, prima che cominci a piovere più forte.” Matt mi aprì addirittura lo sportello, era molto gentile. Inizialmente in auto c’era molto imbarazzo e quel silenzio mi imbarazzava parecchio. Odiavo il silenzio. In radio c’erano gli Echosmith con “Cool Kids”. Adoravo quella band. “Gli Echosmith! Ti piacciono?,” gli chiesi imbarazzata. Matthew non distolse gli occhi dalla strada, c’era molto traffico. Guidava con una mano sola, l’altra mano l’aveva sul cambio. “Fanno canzoni orecchiabili ma non sono il mio genere.”Capisco..” Guardai il finestrino, non si vedeva molto fuori ma mi sembrava di non arrivare mai a destinazione. Finalmente l’auto si fermò. Io e Matt non parlammo molto. Scesi dall’auto e lo ringraziai del passaggio. Mi salutò facendomi segno con la mano. Ero all’entrata del The13th Step. La motocicletta di Norman era parcheggiata proprio di fronte al bar, lui era già dentro. Entrai e in fondo al bar, riuscii a scorgere Norman, era seduto ad un tavolino e reggeva una rivista con entrambe le mani, una rivista di motociclette. Mi avvicinai lentamente al tavolo e pensai al fatto che Norman non mi avesse nemmeno aspettata all’entrata del bar, pioveva ed ero senza ombrello. Norman si accorse del mio arrivo ma non poggiò la rivista sul tavolo.
“Ti ha accompagnata tuo fratello?,” mi chiese quasi come per prendermi in giro ma non badai molto alla sua domanda.
“Grazie per avermi aspettata fuori. Sono senza ombrello, avresti potuto raggiungermi, almeno.”
Ero un po’ infastidita ma a Norman non importò molto. Mi sedetti e lo guardai infastidita, inarcai le sopracciglia e attesi che posasse il giornale sul tavolo, almeno per salutarmi come si deve. Ma era Norman, forse chiedevo troppo. “Interessante quella rivista, non è vero?” In quel momento diventai sarcastica, era una caratteristica che faceva parte del mio carattere e in alcune situazioni, non riuscivo a fare a meno del sarcasmo. Norman non sapeva della mia carriera musicale, al nostro primo incontro gli dissi soltanto che ogni tanto mi piaceva scrivere canzoni, ma niente di più. Avrei voluto parlargli della mia musica, della mia giornata in studio e del mio nuovo manager ma era troppo preso a leggere il suo stupido giornale di motociclette. La cameriera arrivò e ordinammo due caffè. Finalmente, Norman posò il giornale e cominciò a tamburellare le dita sul tavolo. Aveva una giacca di pelle arancio chiaro, una t-shirt grigia ed un paio di jeans chiari, abbinati ai suoi scarponi marrone scuro. Fu il suo forte profumo a colpirmi. Aveva una fragranza al muschio, mista all’odore di sigaretta.

Quel giorno mi sembrava parecchio strano, mi parlava a stento. Trascorsero dieci minuti ed i nostri caffè erano pronti. La cameriera poggiò sul tavolo un vassoio con due tazze di caffè fumante. Cominciai a bere il mio caffè e stranamente Norman cominciò a fissarmi. Ad un tratto, cominciò a ridere, poi prese il cellulare dalla tasca dei jeans e scrisse un messaggio. Quel suo comportamento, non mi piaceva affatto, lasciai la mia tazza sul tavolo e gli dissi: “Ok, ieri ti ho detto che sono una persona strana e lo sei anche tu. Ma… Potresti spiegarmi questo tuo comportamento?”
Norman sbottò e non mi rispose. Poi guardò fuori alla vetrina del bar che affacciava direttamente sulla strada e mi disse: “Non ho niente che non va. Sono felice che tu sia venuta. Cos’hai fatto di divertente questa mattina?”
Finalmente cominciò a parlarmi e a dirmi qualcosa di intelligente. “Nulla di particolare, tu cos’hai fatto?”
“Un giro in moto.” Era di poche parole e quella situazione mi seccò molto. La sera prima avevamo parlato e scherzato e in quel momento non riuscivo a capire cosa non andasse. Norman bevve il suo caffè, posò la tazza sul tavolo e continuò a guardare fuori. Dopo qualche minuto, sentii un rumore di tacchi provenire dietro di me. Mi voltai e vidi Julie. Era con un’altra ragazza. Norman la guardò e le sorrise. “Volevo presentarti Julie, era da queste parti e le ho chiesto di venire,” mi disse Norman con un mezzo sorriso. Guardai prima lui, poi il mio sguardo si spostò verso Julie. Dannazione, era così odiosa. Indossava un paio di pantaloni neri aderenti ed una maglia con lo scollo a V, scopriva un po’ il suo seno, giacca rosso scuro e un paio di stivali con i tacchi. Un paio di occhiale da sole scuri e dei capelli biondo scuro, che le scendevano sulle spalle. Si sedette accanto a Norman e gli diede un bacio. Mi venne il voltastomaco, io non avevo voglia di vedere la sua faccia. Il comportamento di Norman poi.. Lo detestavo, non riuscivo a capire perché l’avesse fatta venire lì. Julie mi guardò e mentre appoggiava la testa sulla spalla di Norman, si presentò a me.
“Ciao, tu devi essere l’amica di Norman. Io sono la sua ragazza, Julie.”


 
   
 
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