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Autore: Red_Coat    12/01/2015    5 recensioni
Questa è la storia di un soldato, un rinnegato da due mondi. È la storia del viaggio ultimo del pianeta verso la sua terra promessa.
Questa è la storia di quando Cloud Strife fu sconfitto, e vennero le tenebre. E il silenzio.
Genere: Angst, Guerra, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'allievo di Sephiroth'
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Io e Zack percorriamo a piedi il breve tragitto che collega il villaggio alla stazione più vicina, e per una buona mezz’ora spendiamo il nostro tempo in chiacchiere vaghe su ogni genere di cosa avvolti dalla sempre più fitta oscurità della sera, in cui vedo scintillare i nostri occhi come due piccole lucciole nascoste dai suoni e fruscii del bosco, che freneticamente si prepara alla notte.
Mentre attraversiamo il sentiero che taglia in due la selva, non ci preoccupiamo neppure degli eventuali pericoli che potrebbero sorprenderci anche alle spalle da un momento all’altro, tantomeno faccio io, che ho come unica arma solo il mio bastone da allenamento che comunque giace inerte sul fondo del mio borsone.
Continuiamo invece a parlare, a volte non preoccupandoci neanche di abbassare il tono della nostra voce, sregolato a causa della tensione che continua a crescere rendendo quasi irrespirabile l’aria fresca e pulita attorno a noi.
Lui mi chiede come ho passato questo periodo, informandosi sulla mano destra malata e lanciando qualche allegro commento su mamma Manimi e il suo caffè, ed io gli rispondo aggiornandolo sulle mie condizioni, ridacchiando alle sue battute e informandolo sulle ultime novità. Anche lui ne ha un po’ per me, difatti mi lascia amaramente sorpreso quando mi dice di essere rimasto in uno stato di inattività per un po’ dopo la mia partenza, esattamente come me
 
          << Solo che io non avevo alcun motivo per essere messo a riposo. >> aggiunge poi, amaro
 
So che sta abbassando il volto, perché sento il frusciare dei suoi capelli sulla divisa da first. Ma mi accorgo che continuiamo a evitare entrambi di guardare le nostre ferite perché così come io evito di guardarlo in viso, visto che la sua cicatrice è ben visibile sulla guancia destra, lui continua a guardare avanti a sè per evitare di gettare un occhio alla mia mano destra che giace inutilizzata al mio fianco e dondola avanti e indietro col braccio. Non ho il coraggio di chiedergli altro in merito, anche perché riesco quasi ad immaginare il motivo delle sue ferie forzate. È stato pur sempre lui ad affrontare Angeal nel suo ultimo combattimento, e lo scossone emotivo derivante da una simile esperienza ritengo sia più che sufficiente per tre settimane di “ferie”. Non c’è bisogno che lui continui a sostenere di essersi ripreso, perché così come so che ci sta provando e riuscendo alla perfezione, so anche che questa irrefrenabile voglia di aggiornarmi non è altro che l’ennesimo evidente tentativo di liberarsi dall’angoscia. Così lo lascio fare, memore di quella mattina quando, seduti ad un tavolino di un bar, io gli raccontai di mio nonno e lui mi garantì il suo supporto semplicemente restando ad ascoltare. Mi dice che dopo lo scontro con Angeal, avvenuto esattamente lo stesso giorno in cui io ne dipinsi il ritratto morente, ha trascorso 30 giorni a Costa del Sol, con i Turks che continuavano a ronzargli intorno e la snervante sensazione di essere stato considerato troppo emotivamente coinvolto. Poi s’interrompe bruscamente per qualche attimo, ed io mi concedo quegli istanti per lanciargli un’occhiata di nascosto. Lo vedo fissare il cielo trapunto di stelle quasi come se lo stesse sfidando, e mi accorgo anche per la prima volta che quella cicatrice, che io avrei considerato un ricordo orrendo per sempre stampato sulla mia faccia, per lui è quasi una speranza, l’ultima al quale aggrapparsi.
Non so se abbia avuto il coraggio o la voglia di informare gli altri della verità, del perché sia stato costretto ad uccidere il suo maestro. Probabilmente no, visto che evita di parlarne anche con me, o forse sta aspettando con ansia che sia io a chiederglielo.
Comunque, io ho visto tutto. Sono stato lì quando avveniva, seppure solo attraverso un sogno. Ho visto Angeal assorbire tutte le sue copie e trasformarsi in un mostro, per poi colpirlo con un’alabarda lì dove ora la cicatrice macchia la sua pelle scurita dal sole. Ho continuato a guardare mentre Zack riceva in dono quella spada che adesso porta fiero sulla schiena, e so che per lui sia quell’arma, sia quella cicatrice che porta in viso sono le cose più preziose che ha, l’ultima eredità del suo maestro. Ecco perché ha tagliato quel ciuffo di capelli che la nascondeva, ecco perché adesso la porta bene in vista e alza il viso alle avversità della vita mostrandogliela fiero. Perché come io potrò sempre contare sulla promessa di mio nonno, lui potrà sempre continuare ad avere fiducia in Angeal, qualsiasi cosa dica la gente, qualsiasi mostruosità continui a ripresentarsi davanti ai suoi occhi di bambino cresciuto in fretta. Perché Angeal Hewley aveva fiducia in lui, tanto da averlo voluto al suo fianco anche in quegli ultimi terribili istanti, tanto aver voluto chiedere il suo aiuto per porre fine a quell’esistenza meschina e ripugnante alla quale era stato improvvisamente soggiogato. Zack non l’aveva ucciso, lo aveva liberato. E per questo lui sarebbe stato sempre fiero del suo piccolo grande cucciolo irrequieto. Zack Fair, il suo allievo.
Dannazione! Ecco che ritorna il magone, lo sento salire pesante e fermarsi proprio qui, sul mio petto. Sento i miei occhi allagarsi di lacrime e anche se tento di ricacciarle per evitare d’impensierire ulteriormente il mio compagno di viaggio, un paio scivolano veloci lungo le mie guance precipitando velocemente a terra. Sono bollenti, talmente tanto che cerco di capire se sia colpa del mio viso gelato o se siano in realtà impregnate del mako che scorre dentro di me, e nel frattempo ringrazio il buio della notte che mi permette di lasciarne andare altre due, che stavolta scendono lente sulle mie labbra e spargono sulla mia lingua l’amaro e salato del dolore.
Trattengo per qualche attimo il respiro, ricordando a me stesso che quel quadro è stato bruciato e che ormai quelli sono solo ricordi, come se potesse bastare per far tornare tutto alla normalità, e improvvisamente mi rendo conto di quanto meschino ed egoista io sappia essere.
Questo sarebbe il momento giusto per rivelarglielo, penso tra me e me.
Potrei dirglielo. Ma dirgli cosa? Che sapevo e non ho fatto nulla per impedire che tutto questo accadesse, che mi sono limitato a scacciare via quell’incubo come fosse solo un patetico brutto sogno che m’impediva di vivere mentre in realtà non era altro che una funesta premonizione.
Avrei potuto dirglielo. Avrei potuto fermarlo. Avrei potuto … cambiare il corso della storia.
Perché non l’ho fatto? Perché sono stato così tremendamente impegnato a vivere la mia vita con Hikari cercando disperatamente di non pensare ad alcuna cosa all’infuori di me stesso.
Angeal forse avrebbe potuto salvarsi, se solo avessi fatto qualcosa in tempo per impedirlo, e a nulla valgono le scusanti che la mia mente adesso mi rifila.
Non potevi far nulla, eri in congedo; Se avessi disubbidito agli ordini, probabilmente ora anche tu saresti morto; Sephiroth non te lo avrebbe perdonato; Non ci saresti riuscito comunque.
Ma almeno ci avrei provato. Se solo avessi trovato il coraggio di farlo, o anche solo di avvisare Zack. Mi sarebbe bastato riaccendere quel maledetto telefono e trovare le parole giuste, fintato che la vita scorreva ancora nelle vene di Angeal Hewley.
E invece mi sono limitato a guardare, mentre tutto avveniva. Imprigionando quella scena in una tela e poi buttandola via come una cosa del tutto inutile.
Una voce interrompe bruscamente il filo dei miei pensieri. Non è Zack, ma il ragazzo del mio sogno
 
           Non sei qui per questo … non potevi far altro che stare a guardare.
 
Non è vero, rispondo io, stringendo forte i pugni e cercando disperatamente un appiglio nel silenzio, mentre ora mi accorgo che anche Zack tace, fissando la strada davanti a noi. E poi, cosa vorrebbe dire questo adesso? mi chiedo, continuando a soffermarmi sulla prima frase del ragazzo senza aspettarmi di ricevere una risposta. Il silenzio sembra più fitto adesso. La nostra voglia di scaricare disperatamente la tensione ascoltando l’uno la voce dell’altro si è fatta sempre meno intensa fino a che non abbiamo smesso del tutto di parlare e ora ci ritroviamo ad osservare assorti ciò che ci sta intorno, dimenticandoci di avere affianco qualcun altro.
Mentre osservo il grande e silenzioso spiazzo che si affaccia sui binari, in un ultimo disperato tentativo di prendere ossigeno dai miei sensi di colpa mi ritrovo a pensare che paradossalmente questa è la prima volta che la vedo. In questa stessa stazione, esattamente sedici anni fa ed in questo preciso lasso di tempo, mio padre ed io prendemmo il treno che ci riaccompagnò a casa da quella scampagnata che cambiò la mia vita.
Allora non potei vederla di notte, perché giacevo completamente addormentato – o svenuto – tra le braccia di mio padre. Ma adesso … osservo gli alti lampioni grigi che si affacciano sui binari illuminandoli con la loro abbagliante luce bianca, osservo l’anonima gettata di cemento che ricopre lo spiazzo e il piccolo casello in legno posizionato alla nostra destra, ovviamente vuoto. Focalizzo la mia attenzione su quest’ultimo dettaglio, e mi rendo conto di quanto il tempo sia passato.
Le assi di legno con le quali è composta la struttura sono talmente vecchie che alcune hanno iniziato a marcire, per via delle intemperie invernali, e sono quasi sicuro che le altre siano tutte tarlate.
All’interno non c’è rimasto neanche più il computer che permetteva l’emissione del biglietto da parte del casellante, e quello che s’intravede della vecchia poltrona in feltro rosso non è altro che la vecchia carcassa in ferro dalla quale è stata tolta via la stoffa ed i cuscini interni, sicuramente da qualche predone che non si è neppure preoccupato di rimetterla a posto dietro la vecchia scrivania lasciandola abbandonata a terra, visto che mi sono dovuto praticamente sporgere dal vetro rotto della finestrella per guardarla.
 
         << Questo posto è cambiato parecchio da quando ero piccolo! >> dico a Zack
              riavvicinandomi a lui, che nel frattempo mi ha osservato incuriosito
         << Ci venivi spesso? >> mi chiede
 
Capisco che anche lui si è stancato di pensare, così annuisco con un sorriso e mentre aspettiamo riprendiamo a chiacchierare. Gli racconto qualcos’altro su mio nonno e su mio padre, gli dico che è stato per questo che ho scelto di passare la convalescenza qui, e lui mi ascolta con attenzione sgranando gli occhi quando gli dico che per arruolarmi ho dovuto andare contro i desideri di un padre Anti shinra e ridendo a crepapelle quando gli racconto di quella volta in cui per poco non sono affogato nel tentativo di recuperare la mia preziosa statuetta di un 1st class dalle acque del lago in cui era caduta
 
          << Mi sono alzato in piedi facendo traballare la barca e poi mi sono buttato in acqua senza
                pensare. >> dico trattenendo a stento un sorriso << Ovviamente avevo sei anni e sapevo
                nuotare molto male, e mio padre ha dovuto infradiciarsi da capo a piedi per recuperare 
                sia me che la statuetta! >>
 
Andiamo avanti così per circa un quarto d’ora. Io gli racconto aneddoti delle mia infanzia a Midgar e lui della sua a Gongaga. Poi ci ritroviamo a parlare del nostro arruolamento, seduti a terra l’uno di fronte all’altro – Zack a gambe incrociate ed io con i talloni saldamente poggiati a terra e le braccia poggiate sulle ginocchia rialzate –, e in un lampo ecco che arrivo a sapere che da circa una settimana Lazard Deusericus si è volatilizzato, come scomparso nel nulla.
Bene, penso con angoscia. Angeal morto, Genesis disertore, Lazard misteriosamente scomparso, il reparto SOLDIER sull’orlo di una crisi e gran parte dei nostri morti sul campo o trasformati in orribili copie. Cos’altro deve andare storto, adesso? Dove sono i miei incubi quando ne ho bisogno? Forse dovrei cominciare ad abituarmi all’idea di altre novità importanti, prima che queste arrivino veramente a sconvolgere ancora la mia vita. E nel frattempo, penso che l’idea di lasciare Hikari non sia stata poi così malefica. Meglio tenerla fuori da tutto questo, da ora in poi. Anzi, in cuor mio spero che abbia colto il mio implicito invito a non entrare mai a Midgar per cercarmi, perché se riuscisse a trovarmi sospetto che non né uscirebbe viva, o almeno non lo farebbe quell’innocenza che risplende nei suoi occhi e per cui mi sono ritrovato ad amarla.
Sono un Soldier, e anche se suona orrendo dirlo il mio mestiere in fin dei conti è ammazzare la gente se mi viene ordinato di farlo, così come salvarla solo se questi sono gli ordini.
La vita o la morte non dipendono da me, io sono soltanto un semplice emissario che esegue la condanna o l’assoluzione, e per questo ho dovuto lasciare andare l’innocenza dell’infanzia già da un bel po’ ormai.
Il fischio del treno in lontananza ci distrae per qualche attimo, e rialzandoci lo osserviamo avvicinarsi sempre più sbuffando e scalpitando sulle rotaie che ora iniziano a vibrare mentre il secondo fischio è talmente vicino da riuscire a riecheggiare chiaramente nelle nostre orecchie e le grandi luci dei fanali anteriori ormai sembrano due occhi bianchi minacciosi che squarciano il buio della notte col loro riflesso inquietante.
Siamo abbastanza lontani dalla linea gialla semicancellata al limitare dello spiazzo, così controlliamo per l’ultima volta di non esserci scordati nulla e non appena il mezzo si ferma stridendo di fronte a noi saliamo scambiandoci un rapido sorriso.
Vorrei voltarmi a salutare per l’ultima volta quel luogo, ma sento che ritornerei a sperare di rivederlo, di riabbracciare Hikari e sarei sopraffatto di nuovo dalla nostalgia. Perciò lascio che il controllore chiuda lo sportello alle nostre spalle e m’immergo assieme a Zack nella semi oscurità e nell’atmosfera cupa e trasandata della carrozza al quale abbiamo accesso subito dopo, sedendomi di fianco a Zack e dando le spalle a quel paesaggio rurale che forse non rivedrò mai più, e che confido continuerà a custodire i miei ricordi più preziosi con la stessa cura con la quale farò io, in quel angolino remoto e male illuminato in fondo alla più totale oscurità del mio cuore.
 
***
 
Trascorriamo circa la metà del nostro viaggio nuovamente assorti nel silenzio, osservando la struttura metallica e rudimentale del treno e cullandoci nel continuo e assordante ticchettare delle sue ruote sui binari. Siamo soli nello scompartimento, fatta eccezione per il controllore che ogni tanto passa a lanciarci una rapida e disinteressata occhiata e per un tipo di mezza età vestito con abiti comuni che non appena ci ha visti entrare se l’è letteralmente data a gambe spostandosi qualche vagone più avanti.
Lascio che la mia mente vaghi qua e la, passando dall’emozione intrinseca nel solo pensiero di poter finalmente rivedere Sephiroth, alla preoccupazione per i miei fino a quella per SOLDIER. Non sono per niente tranquillo dopo la notizia della sparizione di Lazard, e ho una fitta di dolore allo stomaco che quasi mi strozza il fiato. Questa è una di quelle sensazione premonitrici, lo capisco perché sento che ha una spiegazione molto più profonda di quella che mi sto dando. Ho paura e sono preoccupato, ma non è soltanto per i miei genitori o per SOLDIER. No, è ancora qualcosa che non riesco a ricordare. Qualcosa di remoto, molto remoto, ma che inizia da qui. E più mi sforzo, più le mie mani si stringono attorno alla catenina d’argento che mi ha donato Hikari e che fino a pochi minuti fa era accuratamente camuffata sotto la mia maglia bianca. Ma l’ho cercata, l’ho estratta e ora la sto stringendo come se volessi disperatamente continuare ad aggrapparmi al raggio di sole che custodisce, con la speranza di poter nuovamente dissipare le tenebre.
 
         << E’ carina. >>
 
La voce di Zack mi riscuote. Lo vedo sorridere, proprio di fronte a me, stravaccato sul sedile in feltro rosso, le potenti braccia incrociate sulla schiena e la Buster Sword adagiata al suo fianco. Capisco che si sta riferendo ad Hikari, perché solo ora mi rendo conto di aver stretto talmente tanto forte la catenina da aver fatto diventare le mie nocche bianche, e quando la lascio cadere nuovamente sopra il mio petto e apro il palmo, mi accorgo che il metallo ha lasciato il segno sulla carne morbida della mia mano sinistra.
Vorrei sorridere o arrossire, invece mi ritrovo a sospirare mestamente e quasi spazientito
 
         << Già … >> rispondo, sforzandomi di sollevare i lembi delle labbra, anche se
               impercettibilmente
         << E quanti anni ha? >> mi chiede ancora lui, curioso, sollevando la schiena da quella
              posizione scomoda e poggiando le braccia sulle ginocchia coperte dal
              leggero tessuto nero della sua divisa da 1st
 
Stavolta sorrido sul serio, perché so cosa sta pensando.
 
         << Venti credo. Comunque non meno di diciotto. >> rispondo, rivolgendogli un silenzioso
              cenno d’intesa come se volessi rassicurarlo che sia almeno maggiorenne
 
Il sorriso si accentua sulle labbra di Zack fino a diventare un ghigno ammiccante e divertito
 
         << Mi piace. Ottima scelta! >> mi risponde, schioccandomi un occhiolino
 
Sorrido anche io, sinceramente divertito dal suo tentativo di risollevarmi il morale e al contempo di scoprire di più su noi due. Immagino che, dopo tutto questo tempo, anche lui abbia trovato qualcuna. Non so, ma ho questa sensazione. Magari una biondina formosa e abbronzata di Costa del Sol.
 
         << E la tua? >> chiedo, e lo vedo illuminarsi di quella luce che adesso conosco
              anche io << Come si chiama? >> aggiungo
 
Arrossisce, poi si appoggiandosi nuovamente allo schienale e lasciando cadere la testa all’indietro chiude gli occhi e incrocia nuovamente le braccia sul petto, quasi volesse assaporare quel nome prima di dirlo
 
         << Aeris! >> mi risponde
 
Mi suona famigliare, un po’ com’è successo quando conobbi mio nonno, Zack stesso o Angeal . Dov’è che ho già sentito questo nome?
 
         << E’ di Midgar? >> chiedo più a me stesso che a lui, nel tentativo di ricordare
 
Lo vedo annuire con un sorriso
 
         << Bassifondi. È … già da un po’ che la conosco! >> mi risponde
 
Questo si che è strano. Una tipa dei bassifondi, la conosce da prima della morte di Angeal immagino, e non mi ha mai detto nulla. Oh, beh … immagino che non siano affari miei ma non posso fare a meno di sentirmi contrariato. E forse anche un po’ … disturbato da questo. Hikari non mi ha mai spinto a tenere nascosta la nostra relazione, perché questa Aeris dovrebbe farlo?
Forse sto correndo un po’ troppo, anzi decisamente sto correndo un po’ troppo. In fondo conosco solo il suo nome e la zona in cui abita, non so nulla di lei né di quello che lei e Zack hanno fatto o si sono detti. Eppure … non so, non mi piace. E questo è tutto.
 
         << Oh … >> mi limito a mormorare, cercando di non sembrare né deluso né amareggiato
 
Anche se in realtà lo sono. Molto. Troppo.
E non posso fare a meno di chiedermi se per Zack io sia veramente un amico o magari solo un altro commilitone con cui vantarsi. Ecco, ecco lo sto facendo di nuovo. Sto mandando all’aria tutta la logica di una persona normale per ricadere nei miei mille complessi d’inferiorità e nella paura che un giorno non lontano anche Zack – che non mi ha mai dato modo di dubitare della nostra amicizia– possa lasciarmi come hanno fatto i suoi non degni predecessori. E sto diventando morboso, anche nei confronti di una ragazza sconosciuta che non centra nulla.
Dannazione, ma cosa diavolo mi passa per la testa? Nella frazione di qualche secondo questa fantomatica Aeris è diventata già la mia nemica numero uno, sono peggio di una ragazza.
Devo darmi un contegno adesso, perciò torno a sorridere e gli chiedo
 
         << E quanti anni ha? >>
 
A questo domanda lui ride, io mi sforzo di fare lo stesso
 
         << In realtà non ne ho idea. Credo .. diciassette forse, o giù di lì. >>

Oh, bhe … una distanza di età equa. Si, insomma … sto disperatamente cercando un modo per farmela piacere, tant’è che subito dopo gli chiedo di descrivermela ma mano a mano che la conosco attraverso le sue parole ecco che il mio primo giudizio si stampa a caratteri indelebili e cubitali sulla pagina bianca che le ho riservato.
 
Aeris: Ragazzina dei bassifondi, petulante e immatura. (Da ricordare: Affabile innaffiatrice
di fiori a tempo perso)
 
Decisamente non è un buon giudizio, considerando che non la conosco neppure. Ah, se solo Hikari mi vedesse adesso, credo che riderebbe di me. E avrebbe ragione, sto diventando ridicolo.
Cerco disperatamente un modo per cambiare argomento, visto che parlare di ragazze non mi porterà da nessuna parte, ma mentre sono sul punto di esplodere dall’esasperazione Zack mi risveglia, sorprendendomi
 
         << Ah! Quasi dimenticavo. Congratulazioni, Vittorio. E benvenuto fra noi! >> esclama
 
Che? Ma di cosa sta parlando?
Lo osservo nel disperato tentativo di cogliere qualche espressione che mi suggerisca che sia tutto uno scherzo per farmi scervellare inutilmente. Ma la sua espressione cambia soltanto quando si accorge che in realtà sto cadendo dalle nuvole
 
         << Come? Non hai letto il messaggio della sede centrale? >> mi chiede sorpreso, indicando
              il telefono che crea un piccolo rigonfiamento nella tasca sinistra dei miei jeans << E’ stato
              uno degli ultimi ordini di Lazard, prima che sparisse! >> mi dice, suggerendomi con un
              cenno della mano
 
Okkey, adesso sono curioso. Mi affretto ad aprirlo, premo un paio di pulsanti e mi ritrovo a fissare paralizzato lo schermo incapace di comprendere appieno il significato del messaggio che mi ritrovo a leggere
 
         Annuncio personale ufficiale

           Victor Osaka è promosso a 1a Classe SOLDIER

 
Cos …
Io … non so cosa pensare. Continuo a leggere e rileggere quelle lettere senza che queste riescano ad assumere un preciso senso nella mia mente sempre più confusa.
Victor Osaka … sarei io? Si, questo sono io. Promosso a …
No, è impossibile. Devono essersi confusi, o magari sono io che continuo a rileggere male qualche pezzo della frase. Promosso a 1st Class, promosso a 1st Class. Promosso. A 1st class.
Io. Victor Osaka.
Un 1a classe. Come Sephiroth. E più di quello che entrambi ci aspettavamo. Ma perché adesso? Cosa può giustificare una simile carica, dopo che mi sono fatto tranciare una mano da Genesis? Io … non sono degno di essere un first. Dio santo, non lo sarò mai e poi mai! E forse non sono neppure pronto per questo. Eppure lo sono diventato, esattamente due giorni prima della sparizione di Lazard, che è la data riportata sul messaggio.
Sono sicuro di essere impallidito e di stare tremando, perché mentre la mia mente rimane perennemente in stallo su quel messaggio, vedo Zack esplodere in una risata, venirsi a sedere accanto a me e darmi una pacca sulla spalla per scuotermi e darmi sostegno
 
         << Non sai quanto ho sperato di poter vedere la tua faccia. >> scherza
 
Ma io mi limito a guardarlo a bocca spalancata senza riuscire a dire neppure una sola sillaba, mentre cerco di riportare la mia mente alla normalità ma questa continua freneticamente a racimolare informazioni sulla carica di 1st class, oltre al fatto che questa al momento è ricoperta solo da Sephiroth e Zack … e me.
Primo: I soldier di prima classe svolgono le missioni più importanti – e quindi generalmente più
pericolose -, e nello svolgerle sono quasi sempre assistiti da 2nd o 3rd class, o perfino da alcuni membri dell’esercito.
Secondo: I prima classe hanno innumerevoli privilegi speciali come quelli di poter personalizzare le loro divise e di scegliere le armi che vogliono utilizzare. Possono inoltre decidere di rifiutare un incarico, assumendosi però ogni responsabilità di questa loro scelta.
Terzo … i 1st class sono degli eroi. Proteggono i bambini nei loro sogni, diventano il loro mito, regalandogli un sogno per il futuro e una speranza sicura per il presente.
Ed io … da adesso in poi sarò un 1st class.
Cielo mi sento svenire per l’emozione, perché sono sicuro che se quel messaggio è stato inviato e letto da tutti i membri di SOLDIER lo devo soltanto a Sephiroth. C’è lui dietro a tutto questo, me lo sento. E vorrei esplodere per la gioia, ma riesco solo a pensare a ciò che questo comporterà.
Tornare da Hikari da adesso in poi sarà fuori discussione. In quanto 1st, dovrò mantenermi ligio e dare l’esempio ai novellini, e dovrò rimanere al servizio della Shinra fino a che la situazione lo richiederà. In più, dovrò scordare tutti i miei dubbi, fare sterminio delle mie paure e dimostrare tutto il mio valore perché avrò gli occhi di tutta Midgar puntati addosso. Gli occhi di Midgar e anche dei suoi scienziati pazzi.
Non so se essere triste o felice, non so se tornare a respirare o continuare così fino a che la vena dietro alla mia nuca non sarà esplosa, visto che ora la mia vita si sta improvvisamente rivoltando sotto sopra talmente tanto velocemente che perfino i piccoli sobbalzi compiuti dal treno mi danno la nausea. Mi gira la testa, sono ammutolito e sto trattenendo il respiro da più di due minuti ormai.
Sento la vista appannarsi, so che dovrei tornare a espellere aria ma non ce la faccio, non ce la faccio proprio. Ci vuole l’intervento di Zack per rimettermi in sesto, e puntualmente lui mi da un forte scossone battendomi una nuova pacca sulla spalla ed esclamando preoccupato
 
        << Respira, Vic! Sei violetto! >>
 
Non appena la mano di Zack raggiunge la mia schiena, è come se sentissi corpo e mente riattivarsi tutto d’un colpo. Mi piego in avanti e tossisco, sgranando gli occhi e facendo accidentalmente cadere il telefono sul pavimento in moquette del treno. Poi guardo Zack, che ridacchia sollevato sostenendomi con una mano sulla mia spalla, e finalmente riesco a mormorare, quasi in lacrime
 
        << Sono un first … Zack, sono un first! >> ripeto, quasi stessi cercando di convincere      
             entrambi che non me lo sto inventando
 
Ma non ho bisogno di convincere nessuno. Non più.
 
        << Si, sei un 1st class! >> ribatte lui afferrandomi un lato del collo sotto la nuca, come una
             carezza d’incoraggiamento, e continuando a sorridere << Congratulazioni! Ma vedi di non
             farmi più questi scherzetti, okkey! >> aggiunge poi
 
Ed insieme, senza più riuscire a trattenere la nostra emotività, scoppiamo in una frenetica e liberatoria risata.
 
***
 
Mentre il treno attraversa tutti i settori di Midgar, io lascio che i miei occhi si riabituino alla luce cupa e pesante della città, alla sua magnifica atmosfera malata e a tutta quella cacofonia di rumori ch’è quasi insopportabile ed opprimente per tutti quelli che dalla remota campagna arrivano qui per la prima volta. Mi alzo in piedi, e con mani tremanti spalanco il piccolo finestrino alle mie spalle e lascio che quell’aria colma di smog mi riempia di nuovo i polmoni, dandomi il benvenuto. Entriamo in una piccola galleria, le luci si oscurano improvvisamente ed io chiudo gli occhi per un lunghissimo istante, sorridendo. Quando li riapro tutto è tornato come prima, e oltre la confusa fila di palazzi tetri e grigi s’innalza imponente la sede della Shinra. Maestosa e potente domina lo skyline della città da ogni sua angolazione, come non ha mai fatto prima d’ora. È mia, riesco a pensare, mentre in un attimo dimentico ciò che avrei potuto essere con Hikari e di fronte ai miei occhi e alla mia mente estremamente lucida si palesa chiaramente il destino che ho scelto di avere, quello che d’ora in avanti sarà la strada sulla quale camminerò.
Victor Osaka, allievo di Sephiroth.
E ora Soldier 1st class.
 
***
 
La pausa prima del mio effettivo rientro in sede è stata brevissima. Dopo aver salutato Zack, ho raggiunto casa – che ho trovato deserta – per abbandonare il mio borsone sul letto e tornare ad indossare la mia divisa da 2nd per l’ultima volta. Ho goduto quando, stringendo nuovamente l’elsa della katana, i miei occhi si sono ritrasformati e la mia spina dorsale è stata attraversata da un leggero brivido elettrico, e credo sia stata la prima volta da che ho avuto la notizia in cui sono stato veramente sicuro di potercela fare. Un first class, questo è ciò che dovrei essere, ho pensato mentre le parole di Sephiroth continuavano a rimbombare nelle mie orecchie
 
<< Tu meriti più di questo, Victor! >>
 
Ora lo capisco. E mi sento carico, non appena varco la soglia della sede con la mia divisa da 2nd addosso e la mente completamente sgombra da ogni altro impedimento. Mi sembra quasi di aver lasciato il vecchio Victor ancora sdraiato sul pavimento della stazione a decidere se restare immerso nei ricordi o tornare alla vita reale. Io sono il nuovo Victor 2.0, quello che ha scelto la sua strada. Sono quello che dovrei essere, e adesso Sephiroth mi aspetta in sala di addestramento per il nostro ultimo colloquio da maestro e allievo. Da adesso in poi dovrò dimostrargli di sapermela cavare anche da solo, e sono così sicuro di farcela da rischiare di compromettermi.
Cerco di trattenere quel sorriso determinato che tenta prepotentemente di uscire, ma non posso impedire che le mie labbra si colorino impercettibilmente dell’eccitazione che ho in corpo. Non faccio caso neppure alle persone che mi passano davanti e a quelle che abitano i corridoi, sempre più poche dall’inizio della guerra, e saluto a malapena Kunsel che vedendomi da lontano sventola in aria una mano guantata di nero. O almeno, penso che sia lui dato che si ostina a continuare a portare quell’inutile elmetto protettivo che gli copre mezza faccia ed ha un atteggiamento così … cittadino. Prendo l’ascensore per il piano SOLDIER, ascolto il suo impercettibile sibilo mentre lo sento elevarsi ed i miei occhi osservano frenetici ogni più piccolo dettaglio aspettando che si dissolva per lasciare spazio ad una sola meravigliosa visione, quella del mio amato Generale che mi attende sulla soglia della sala di simulazione.
E non appena le porte si aprono di fronte a me, lo vedo. Proprio di fronte alla camera di simulazione poco distante da me.
Solito soprabito nero, solito sguardo impassibile, i lunghi capelli albini che ne slanciano la figura alta e imponente, e quegli occhi che mi fissano con severità e un guizzo indecifrabile. Sono quasi sicuro che stia sorridendo, anche se impercettibilmente, squadrandomi da capo a piedi. E mi sento morire mentre ora mi muovo quasi d’istinto a grandi falcate verso di lui, dimenticandomi di ogni cosa e sentendomi finalmente a casa. La mia mano destra vorrebbe muoversi, chiudersi a pugno esattamente come la sua compagna sinistra, e la sento tremare sotto il peso della fasciatura mentre continuo ad avanzare e ad essere sempre più sicuro, ad ogni mio dannatissimo passo, di aver fatto la scelta giusta. È questa la mia vita, la visione a cui i miei occhi anelano e l’adrenalina di cui i miei muscoli hanno bisogno. Quella che solo Sephiroth può infondermi
 
        << Avrai saputo, immagino! >> mi dice, una volta che gli sono di fronte, senza preoccuparsi di
              darmi il benvenuto
 
Non mi aspetto che lo faccia. Anzi, mi sarei stupito del contrario. Gli sono quasi grato invece che abbia preferito iniziare subito l’argomento della mia promozione. Annuisco, lasciando che l’emozione illumini il mio viso e senza più preoccuparmi di ciò che potrebbe pensare, anche perché in fin dei conti oramai sappiamo entrambi cosa mi passa per la testa, e lui mi conosce troppo bene perché io possa mentire
 
      << Io … grazie, signore! >> mormoro, profondamente riconoscente
 
Le sue sottilissime labbra s’increspano in un sorriso
 
      << Io non ho fatto proprio nulla. >> mi risponde, prima di voltarsi e varcare la soglia della
            stanza   
 
Mentre lo seguo, rifletto su quell’ultima frase e non so se esserne fiero o preoccupato, anche perché nel pronunciarla il sorriso si è per un attimo spento sulle sue labbra, ma lui si è voltato giusto in tempo per impedirmi di studiare la sua prossima espressione. Per quanto io mi sforzi invano di riuscire a capirlo, non riesco a fare altro che continuare ad abbeverarmi con la sua sola presenza, così tanto che anche quel gesto non può non farmi piacere, perché è così che il mio amato generale continua ad essere enigmatico, così tanto che … io non so come dirglielo e non credo che lo farò mai! Va bene così, okkey. Cielo, non sarò mai come lui! Non sarò mai in grado di diventare così iconico ed esemplare nel mio immeritato ruolo da first! Non riesco neppure a pensare seriamente a questa cosa, è come se da un momento all’altro mi svegliassero e mi dicessero che è stato tutto un gioco, una simulazione fatta apposta per prendersi gioco di me.
E invece mi ritrovo al centro della stanza, come l’ultima volta, con Sephiroth che mi osserva sotto l’orologio digitale e lanciandomi qualche occhiata digita qualcosa sul suo cellulare. So che questa sarà la mia ultima simulazione da allievo, quella in cui dovrò dimostrare effettivamente di essermi meritato quella carica. E quando lo vedo apprestarsi a premere il pulsante che dovrebbe avviarla, il mio respiro si regolarizza all’istante e la mia mente si schiarisce totalmente come un cielo dopo un potente acquazzone mentre sfodero la mia katana con la sinistra riuscendo perfino a farla roteare.
Ma, proprio in quell’istante, il mio maestro fa qualcosa che non mi aspettavo.
Lo vedo osservarmi pensieroso per qualche minuto, mentre cerco di capire perché ancora non abbia avviato la simulazione, poi preme un altro paio di tasti come se avesse improvvisamente cambiato idea, e tutto si colora dei contorni cupi e selvaggi della radura dietro Forte Tamblin, lì dove avvenne il nostro primo vero colloquio in cui lui mi propose di diventare un suo allievo.
Ma … è vuota. È un’arena senza avversari, e solo quando lo vedo sorridere del mio stupore ed avanzare verso di me sfoderando la sua Masamune capisco che stavolta lo scontro si svolgerà tra me e lui. E sono completamente sconvolto e paralizzato per la sorpresa, mentre lo vedo porsi a circa mezzo metro di distanza da me e lanciarmi un ghigno divertito.
E questo che diavolo dovrebbe significare? Non riesco a capire le sue intenzioni, sto per andare in panico ma all’improvviso la sua voce baritona e profonda rischiara l’aria gelida intorno a noi, e tutto si fa più chiaro
 
        << Abbiamo pochi minuti … >> mi dice, poi aggiunge divertito << Fammi vedere che sai fare,
              2nd class Osaka! >>
 
Poi sferra il suo primo fendente, e in un attimo le nostre lame s’incrociano e nei suoi occhi felini e imperscrutabili leggo ciò che mi servirà per affrontare con successo questa sfida, che è la madre di tutte le prove, il mio personale rito di iniziazione.
Devo dimenticare chi ho davanti, far finta che non sia Sephiroth, il mio amato mentore e Generale, e giocare la mia partita fino all’ultimo istante concentrandomi solo su ciò che mi servirà per battere un nemico di tale forza e abilità, possibilmente senza subire danni o almeno facendo in modo di subirne il meno possibile. E posso farlo solo schiarendo la mia mente e lasciando che sia l’istinto a suggerirmi la prossima mossa, mescolandolo a ciò che ho imparato fino a questo giorno.
Perché posso ancora farcela, se m’impegno. Posso renderlo fiero di me, e lo farò.
Un ghigno complice e sicuro si dipinge sul mio volto, e vedo i nostri occhi diventare esattamente uguali mentre di nuovo una scossa elettrica attraversa le else delle nostre armi e le nostre mani.
Quello che accade dopo, mi sembra quasi impossibile.
Respingo la stoccata e provo a giocare le mie carte, ma le nostre mosse sembrano calibrate in maniera quasi simmetrica e mi accorgo di riuscire a prevedere le sue, come se avessi la possibilità di connettermi con la sua mente e scoprire il suo gioco ancora prima che Sephiroth stesso lo sappia.
E quando ci scontriamo, io mi difendo parando i colpi con una velocità ed una precisione tali da permettermi di replicare esattamente anche i suoi stessi movimenti.
Sono stupefatto io stesso, mentre nella foga del combattimento scopro la mia mente estremamente lucida e così assorta nello scontro da permettermi di notare che fino ad ora io e Sephiroth siamo stati come l’immagine di uno specchio.
Esattamente in grado di replicare con strabiliante precisione e velocità le mosse del nostro avversario, ficcandoci così in una noiosa e snervante situazione di stallo.
Anche lui dev'essersene accorto, perché una sua stoccata mi scaraventa lontano, a quasi un paio di metri da lui, dandomi appena il tempo di accorgermi di non essere ancora abbastanza stanco da arrendermi. Anzi, non lo sono affatto. Il mio respiro è regolare, appena un po’ fuori dal ritmo, e non avverto il minimo segno di stanchezza fisica, se escludiamo la mano bendata che ora pulsa un po’ sotto la fasciatura ed il guanto nero.
Ma io non le do retta, perché in quella piccolissima frazione di secondo Sephiroth ha spiccato un agile e potente balzo in su, nascondendosi solo per qualche attimo alla mia vista per poi riapparire ad appena un paio di metri esattamente sopra di me, con la lama della Masamune puntata in basso ed entrambe le mani saldamente ancorate all’elsa.
Uno dei suoi attacchi più letali, che riesco ad evitare all’ultimo secondo gettandomi sulla sinistra e rotolando alla svelta via dal punto in cui dopo qualche secondo lo vedo atterrare dolcemente, mentre i lembi del suo soprabito ondeggiano mossi dalla leggera brezza gelida che pervade ogni cosa, qui.
Sorride, io faccio lo stesso rialzandomi.
Incredibile come questa simulazione sia così estremamente reale, penso divertito. Ma non abbiamo ancora finito, e quel ghigno sul suo volto mi suggerisce che il prossimo round sarà ancora più difficile e pericoloso del primo. Ancora qualche attimo di silenzio, in cui riesco a sentire il mio respiro unirsi all’aria gelida intorno a noi ma non percepisco quello del mio maestro, che sembra quasi non aver neppure bisogno di inspirare ed espirare per continuare a vivere.
Poi, con un rapido gesto, la lama della sua Masamune fende l’aria davanti a me che, nei pochi attimi che mi rimangono prima che un bagliore accecante si sprigioni da essa come un’onda, glitcho ritrovandomi proprio dietro di lui, e offrendogli così l'occasione di affondare all’indietro la lunga lama, che per un pelo non mi si conficca nel fianco destro e si limita a squarciarmi soltanto la stoffa della mia divisa da 2nd che copriva il mio fianco destro.
Ho osato troppo, decisamente troppo, e questo è il risultato. Una divisa da 2nd completamente rovinata. Sarei nei guai, se non sapessi che questa è l’ultima volta che l’indosserò.
Avrebbe potuto uccidermi trapassandomi da parte a parte, e il suo sguardo di sbieco me lo conferma con un ghigno. Mai mettere alla prova l’eroe di Soldier, che con un’altra stoccata rischia di farmi vacillare pericolosamente per poi gettarmi spalle a terra e osservarmi mentre decido se lasciare che mi trafigga o riprovarci nuovamente.
Vorrei scegliere la seconda, ma so che non ho possibilità contro di lui. Se questo fosse un duello serio, a quest’ora oltre ad essermi beccato quella lunga lama nel fianco destro starei morendo infilzato come uno spiedino. È quello che ho imparato dallo scontro contro Genesis, ma non so se è così che agirebbe un first. Forse. O forse no.
Come si aspetta che io reagisca, adesso? Mi ritrovo a pensare, squadrando quell’espressione divertita ma severa puntata nei miei occhi che, privi del contatto con l’elsa della mia arma che giace sotto il mio palmo inerte, con un’altra rapida scossa tornano ad essere veramente i miei. E in un attimo so cosa vuole che faccia.
Mi alzo in piedi, affannato, e radunando tutte le forze che riesco a trovare impugno nuovamente la katana e sferro il mio ultimo fendente.
Non per cocciutaggine, né per senso di rivalsa. Solo perché sono un first, e i first non si arrendono mai, di fronte a nulla. Neppure di fronte alla concreta possibilità di dover morire.
Le nostre lame s’incrociano nuovamente, vedo i suoi occhi scintillare orgogliosamente e le sue sottili labbra incresparsi in un sorriso. E capisco di essermela cavata quando solleva la sua mano destra che regge il telefonino, e premendo un unico pulsante lascia che tutto si scomponga in una pioggia di pixel riportandoci alla normalità.
Ancora occhi negli occhi, mentre tutto accade le nostre lame si allentano, i nostri muscoli tornano a rilassarsi e dopo un breve sguardo d’intensa entrambi ritorniamo ad assumere le nostre normali posizioni, rinfoderando le lame e compiendo un piccolo passo indietro
 
       << Avrei potuto ucciderti. >> mi dice, con un mezzo sorriso, indicando il grosso squarcio nella
            divisa che lascia scoperta la pelle del mio fianco
 
Scuoto le spalle e sorrido anche io
 
       << Sarebbe stato un onore! >> rispondo
 
E’ vero. Così com’è vero che pur di seguirlo sono stato disposto anche a rinunciare all’amore di Hikari, alla mia famiglia e ai miei amici. Lui è la mia vita, il mio scopo. E perché la lama della sua lunga spada non può essere la mia morte?
Il sorriso sulle sue labbra non scompare, anzi si accentua mentre scuotendo la testa mi squadra da capo a piedi e aggiunge, quasi rassegnato
 
       << Sei la recluta più testarda e pazza che abbia mai conosciuto, Victor Osaka. >> poi, senza
             neppure darmi il tempo di replicare, ritorna solenne e mi ordina ufficialmente << Recati da
             Maidlen, al reparto scientifico, per la fasciatura e per farti rimuovere il bracciale. Poi
             indossa la nuova divisa e goditi il tuo incarico, 1st class Victor Osaka! Capsula di
             rifornimento numero 7. >>
 
Avrei molte cose da chiedere. Su Lazard, su chi sia questa Maidlen che di sicuro indossa un camice bianco ed è autorizzata a medicare la mia mano dopo tutto questo tempo, e su quale sia la situazione attuale di SOLDIER.
Eppure, dopo un evento come quello che ho appena affrontato, l’unica cosa che mi viene da fare è proprio quella che mi è stata consigliata dal mio amato Generale.
Trasformarmi in un 1st e lasciare che la popolarità faccia presto parte della mia vita quotidiana. Del resto, me lo sono meritato no?
 
***
 
Devo ammetterlo, pensavo che la mia povera mano destra fosse ridotta molto peggio. Invece, con grande sorpresa sia mia che della giovane scienziata dai lunghi capelli neri che con delicatezza sta rimuovendo uno per uno gli undici punti di sutura che ricoprono sia il dorso che il palmo, la ferita ha fatto molto presto a rimarginarsi, lasciando posto ad una profondissima cicatrice bitorzoluta che rende molto difficile estrarre il filo nero che è servito a tenerla unita fino a qualche tempo fa, talmente tanto che non possiamo impedire a piccolissimi frammenti di stoffa di rimanere incastrati nella nuova carne che si è formata.
 
       << Col tempo se ne andranno anche loro! >> si scusa la ricercatrice, arrossendo
 
E intanto io non smetto di fissare quella cicatrice, ricordando ciò che mi ha insegnato e ciò che dovrò fare per vendicarla.
È un po’ brutta, anzi molto brutta a vedersi, ma c’è di buono che almeno non rischierò di perdere tutta la mano. Sono altrettanto felice quando, dopo avermi fatto adagiare il palmo su una piccola macchina simile a una fotocopiatrice e avermela chiusa tutta dentro quella che adesso sembra un piccolo marchingegno per risonanze magnetiche su piccole parti del corpo, controlla sullo schermo del pc i risultati di quei flash luminosi che scandiscono il mio arto e sospirando sollevata mi comunica
 
        << Le nuove terminazioni nervose stanno facendo progressi! >>
        << Posso muovere le dita, quindi? >> chiedo, cercando di non sperare troppo in qualcosa che
             potrebbe non avverarsi mai
 
E faccio bene, perché la vedo scuotere grave la testa, ma non mi sembra troppo delusa da questo, e ne capisco il motivo solo quando aggiunge
 
        << Non ancora … ma potrà accadere un giorno. Ci sono ottime possibilità che succeda! >>
 
Oh, splendido! Quindi non tutto è perduto come avevo pensato in un primo momento. Sento un senso di profonda soddisfazione e anche una leggera punta di rivalsa salire a colorarmi il viso con un sorriso. Spero proprio che le mie condizioni siano migliori, quando dovrò affrontare nuovamente Genesis. Così, giusto per avere la soddisfazione di sbattergli in faccia la potente efficacia di quella medicina che non avrà mai.
 
        << Potrò tornare a impugnare la spada? >> chiedo, ricordandomi all’ultimo secondo di questo
              piccolo particolare   
 
Ed eccola che scuote nuovamente la testa, mandando nuovamente in frantumi le mie speranze, definitivamente stavolta, visto che con un’espressione un po’ dispiaciuta si affretta ad aggiungere
 
        << Purtroppo credo sia impossibile. Ma potrai provare ad afferrare piccoli oggetti leggeri,
              come una pallina o una tazzina da caffè! >>   
 
O magari una pietra, per scagliarla in faccia a quel grandissimo farabutto che mi ha ridotto così. E perché non il grilletto di una pistola ben oliata, per fermargli il cuore?
Chiudo gli occhi ed emetto un profondo sospiro, cercando di placare i miei bollenti spiriti e riuscendoci prima che la signorina possa iniziare a chiedersi se io non stia cadendo vittima di un altro malore
 
        << Grazie! >> le dico rivolgendole un sorriso sincero, e la vedo sorridere di rimando mentre
             alzatasi dal suo posto si appresta a liberarmi la mano dalla macchina, fintanto che la
             piccola stampante sul retro dello schermo del piccolo pc sta partorendo con un leggero
             ronzio le copie di quelle brevi radiografie
 
Osservo quasi distrattamente quei fogli sbucare sul tappetino di plastica della stampante, e non faccio neppure in tempo a chiederle a chi siano destinate che lei estrae da una tasca del suo camice una piccola chiave e inserendola nella serratura del mio bracciale di contenimento fa per aprirlo. Agisco d’istinto, quasi come se stessi seguendo una voce ancestrale, e pongo la mia mano sinistra sulla sua per impedirle di farlo. La vedo guardarmi stranita, oltre il vetro spesso dei suoi piccoli occhiali viola scuro
 
        << Non ne hai più bisogno … >> mi dice, quasi per tranquillizzarmi << Ora puoi usare gli
             attacchi magici, devi solo stare attento alla loro entità! >>
 
E’ questo il punto. Non posso. Non ancora.
Non ho ancora le mie risposte, non so ancora fino a che punto potrei spingermi, e non voglio che tutti i progressi fatti fino ad oggi possano essere spazzati via da un mio incontrollabile slancio, com’è successo prima della scontro contro Genesis. Ora che sono un first, non posso più permettermi errori simili e cercherò di fare in modo che non succedano altri grossolani imprevisti. Ma non posso esserne sicuro al cento per cento ed è per questo che le porgo il palmo aperto della mano sinistra, e rispondo quasi implorante
 
        << Dalla a me, quella chiave. >>
 
La vedo titubare per qualche attimo, incerta e preoccupata, così cerco di esternarle con uno sguardo tutta la mia sicurezza e ribadisco, sperando di rassicurarla
 
        << Fidati, la aprirò quando mi sentirò pronto. Te lo prometto! >>

Devo smetterla di mentire. Devo smetterla di fare promesse che poi non manterrò mai. Ma lei sembra crederci, perché subito dopo si scioglie in un sorriso e poggia la piccola chiave nel mio palmo, che subito si richiude stringendola come per paura che possa cambiare radicalmente idea.
Ma ciò non avviene, e dopo averla ringraziata e salutata mi alzo dalla sedia sul quale sono stato seduto e mi dirigo a grandi falcate verso la capsula di rifornimento numero 7, dove ad attendermi trovo non solo una divisa da first nuova di zecca, ma anche delle materie, tre per la precisione, tutte evocative.
Wow! Non ho la minima idea di chi me le abbia regalate – anche se riesco facilmente ad immaginarlo – e non so proprio come usarle, ma qualcosa mi dice che al momento opportuno mi verrà in mente qualcosa.
E infilandomele in tasca mi affretto ad uscire, rispondendo nel frattempo ai ripetuti bip che il mio telefono ha appena iniziato ad emettere.
 
***

Da quando sono tornato, questa magnifica giornata sembra non voler smettere di riservarmi sorprese. Era ancora Sephiroth al telefono, e m’informava che a seguito di ripetuti attacchi simultanei ad opere di alcune copie di Genesis, dovrò fare il mio primo discorso alle truppe su un aereo diretto a Junon per una missione di soccorso che guiderò assieme a un turk che mi pare si chiami Tseng. La partenza è prevista tra meno di un quarto d’ora, che per me sembra non passare mai mentre raccolgo le congratulazioni di chi conosco, saluto i miei ex commilitoni e i loro sguardi pieni d’invidia e lascio che uno scienziato che non ho mai visto prima d'ora e m'ispira simpatia mi spieghi a grande linee l’utilizzo delle materie nella speranza che questo possa servirmi a qualcosa un giorno o l’altro.
Alla fine mi rimangono altri dieci minuti prima di recarmi nel cortile dove mi attende l’elicottero ricolmo di soldati, e decido di passarli ad osservare Midgar dall’ampia vetrata dell’atrio del piano SOLDIER, riflettendo su ciò che mi è appena accaduto e su come potrei utilizzarlo nel mio discorso esortativo a quelli che da adesso in poi saranno i miei sottoposti. Sono quasi arrivato, quando improvvisamente la voce di Zack mi ridesta dallo stato di trepidazione in cui sono immerso, riportandomi alla realtà. Lo scorgo a metà corridoio, assieme ad un fante che non avevo mai visto prima d’ora e che abbassa il viso non appena gli lancio un’occhiata scrutatrice.
Biondo, occhi azzurri e i capelli acconciati in una maniera così strana da ricordami il ciuffo spelacchiato in testa ad uno di quei giganteschi pennuti gialli chiamati chocobo. Dal viso infantile e dal modo impacciato in cui si comporta nel vano tentativo di rendersi invisibile al mio sguardo immagino non abbia più di diciassette anni, e se li ha non li dimostra affatto.
Decido di non dargli importanza, perché immagino sia un altro di quei ragazzetti di campagna che arrivano ad arruolarsi soltanto per potersene vantare, senza rendersi effettivamente conto di quanto sia difficile e complicato entrare in SOLDIER e diventare ciò che siamo io e Zack in questo momento. Solo i migliori ce la fanno, e quel ragazzino ha pochissime probabilità.
Me ne rendo conto quando finalmente giungo a pochi passi da loro, e posso osservare meglio la sua corporatura. Non è così fragile, ma per come la vedo io non lo è abbastanza per un ottimo Soldier. Insignificante, questo mi dice la mia mente.
E così facendo non fa che contribuire al mio disinteresse per lui, che non esito a mostrare mentre mi limito ad ignorarlo salutando Zack con la nostra consueta stretta di mano sul cuore, alla quale però segue un lunghissimo e imbarazzante istante di silenzio in cui il mio sguardo e quello del ragazzo chocobo s’incontrano. Mi fa quasi tenerezza per quanto è patetico quando immediatamente lo ribassa imbarazzato, e non so per quale motivo ma mi sento … troppo crudele, perché l’unica cosa che riesco a pensare è - “ Ecco, bravo! Abbassa lo sguardo, pulcino.”
Comincio col piede sbagliato il mio incarico da first, ne sono consapevole. Dovrei moderare la mia severità verso le reclute … e le reclute dovrebbero imparare a capire cosa comporta essere un Soldier, prima di arruolarsi.
 
        << Victor Osaka, ti presento Cloud Strife! >> m’incoraggia Zack affabile, stemprando
              l’atmosfera gelida che si è venuta a creare tra noi
 
Lo squadro da capo a piedi con malcelato disprezzo prima di stringergli la mano. Vorrei fargli sentire, attraverso quella sola stretta, tutta la potenza che mi scorre nelle vene e divertirmi a guardare il suo volto sconcertato nel saggiarla, ma non posso muovermi, e neppure lui può farlo.
Perché nel momento in cui le nostre mani si sono strette, entrambi siamo stati letteralmente paralizzati dalla lunga scossa che ha pervaso la nostra spina dorsale fino a rendersi manifesta sotto forma di piccoli fulmini che ora attraversano lentamente i nostri pugni chiusi, mentre i miei occhi hanno ripreso la loro forma felina e si piantano in quelli del fante, improvvisamente dilatati per quella che credo che sia paura.
Non credo proprio che lui comprenda l’entità di questo fenomeno, anzi penso proprio che ne ignori il significato, e che come conseguenza ne sia terrorizzato.
Ma io so cosa vuol dire … e non mi piace.
Non mi piace affatto, tutto il dolore che mi dilania l’anima in questo preciso istante, e che scompare non appena entrambi ritraiamo le mani. Di scatto, io assolutamente disgustato, lui quasi tremante per la sorpresa e la paura.
Qualunque cosa sia, qualsiasi sia il motivo di tutto questo … spero solo che quel soldato muoia non appena i suoi piedi toccheranno il suolo della sua prossima missione.

Note dell'autrice: Salve. In realtà non c'è molto da dire. Volevo solo dire che stavolta a stupirmi è stato Sephiroth (E non ha stupito solo te O_O *___* NDVic). Ha letteralmente preso il controllo della storia ed ha agito indipendentemente dalla mia volontà, e così è uscita fuori la scena del duello SephVSVic.
Cielo santo, che sudata! (Pensa io! @__@ NDVic).
Un'altra cosa che voglio dire, rivolgendomi a Victor è: Ma che t'ha fatto Cloud, poveracciooooo! :P Dai, è stato cattivissimo in questo capitolo, e vi devo avvisare che non mancherà di esserlo anche in quelli successivi (Ma smettila, poveretto ç__ç NDSarah / Ahah e perchè dovrei? xD NDVic / Fortuna che c'è Zack a stemprare la tensione ^_^ NDSarah/ Ma presto non ci sarà piuuuuu muahahahah NDVic / o__o NDTutti).
Io, che sto imparando a conoscere Cloud solo adesso, non sono se per lui ma neanche contro di lui. Ma tutta questa cattiveria Vic dove la tira fuoriiiii?? (Sei sicura di non saperlo ghgh NDVic). Io continuo a scrivere ma mi dissocio XD
E detto questo, alla prossima :* Ciauuuuu
   
 
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