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Autore: LenK    13/01/2015    1 recensioni
Quando il Decreto Didattico numero Ventiquattro scioglie tutte le associazioni di studenti, Haven Mitchell, Eddie Carmichael e Harold Dingle si ritrovano con un grosso problema: non possono più tenere in piedi lo Spaccio, il piccolo mercato nero di prodotti vietati a Hogwarts che ha consolidato la loro amicizia per buona parte delle loro carriere scolastiche. Nel clima di repressione creato dagli interventi del Ministero della Magia nella Scuola, la piccola rappresaglia di tre studenti fuori dalle righe verrà a contatto involontariamente con la ribellione dell'Esercito di Silente.
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Eddie e Harold erano diventati colleghi e amici preziosi. Lo Spaccio non era solo la mia principale fonte di reddito o il motivo dei nove Eccezionale ottenuti da Eddie ai G.U.F.O. dello scorso anno: era il mio gruppo, la combriccola a cui sentivo di appartenere. Non potevo rinunciare a tutto questo per colpa di una megera che si era messa in testa di poter fare il bello e il cattivo tempo a Hogwarts solo perché era sponsorizzata dal Ministro della Magia. E fu così che mi venne un'idea meravigliosa.
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Genere: Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corvonero, Esercito di Silente, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Unwilling Heroes capitolo 2
Unwilling Heroes
Capitolo 2



Quel martedì mi svegliai fiduciosa e piena di energia positiva: nel pomeriggio io, Eddie e Harold saremmo andati a richiedere all'Inquisitore Supremo di Hogwarts il permesso di tenere in piedi il nostro innocuo circolo, e in seguito alle cinque ci saremmo incontrati con un ragazzo del quarto anno di Grifondoro per la consegna di un ordine piuttosto redditizio.
In bagno mi infilai una divisa fresca di bucato e mi pettinai i capelli ramati con particolare zelo prima di imboccare le scale che portavano alla Sala Comune, dove sapevo che Eddie mi stava aspettando per scendere insieme a colazione come tutte le mattine.
Quella mattina il cielo incantato della Sala Grande era abbastanza limpido, attraversato solo da qualche nuvoletta grigiastra che correva veloce sospinta dal vento; ciò significava che anche il tempo fuori era migliorato, dopo le piogge torrenziali della settimana precedente.
Mentre stavo terminando il pasto, lo stormo di gufi recanti la posta del giorno irruppe in Sala Grande. Mi affrettai a fare spazio sulla mia parte di tavolata, ficcandomi in bocca l'ultimo pezzo di toast e scostando la tazza di tè invadendo la porzione di tavolo di Eddie, appena prima che uno stormo di gufi mi rovesciasse in grembo una quantità sproporzionata di carta.
Con gli occhi che brillavano, impilai accuratamente le riviste e i quotidiani che avevo ricevuto.
«Non capisco perché ti ostini a rinnovare l'abbonamento a questa roba tutti gli anni» sbuffò Eddie, tentando di asciugarsi con un angolo del Profeta Sportivo la cravatta che gli avevo inavvertitamente inzuppato nel tè.
«Mi piace tenermi informata» ribattei. Strappai il giornale dalle sue grinfie e sfilai la bacchetta dalla tasca del mantello. «Gratta e Netta» recitai poi la formula dell'incantesimo rimuovendo la macchia dalla cravatta bronzoblu.
«Ho capito» continuò il mio amico. «Sono d'accordo per quanto riguarda la Gazzetta del Profeta, perché ci scrive tua madre e te la spediscono gratuitamente; passi Trasfigurazione Oggi, perché è obiettivamente una lettura istruttiva; posso capire anche il Settimanale delle Streghe, perché in fondo sei una ragazza anche tu...».
Rimasi a braccia incrociate ad aspettare la fine del discorso fissandolo con il sopracciglio alzato.
«Ma che te ne fai dell'abbonamento a Il Cavillo? Dai, Haven, seriamente... E perché ti fai recapitare Quale Manico di Scopa se non ti interessa il Quidditch?».
«Mi interessa il Quidditch» risposi stizzita. «Per esempio, ritengo che la squadra della Casa di Corvonero sia estremamente maschilista».
«E perché allora gioca la Chang?».
«Si tengono Cho Chang perché è scenografica, Eddie» lanciai un'occhiata alla mia compagna di stanza che in quel momento si stava sedendo dall'altra parte del tavolo per la colazione, facendo mulinare i lucenti capelli neri intorno al viso dai delicati tratti orientali. Quando anche lei guardò nella mia direzione, le rivolsi un saluto caloroso che ricambiò piacevolmente sorpresa.
Tornai a concentrarmi su Eddie, che mi stava fissando stralunato. «E quello cos'era?».
«Un buongiorno alla mia compagna di dormitorio» spiegai, per poi aprire Il Cavillo alla pagina tre, dove secondo la copertina avrei trovato un servizio esclusivo su Cornelius Caramell e il suo esercito segreto di Eliopodi. Iniziai a leggere le prime righe dell'articolo, sogghignando; quella roba mi faceva morire dal ridere tutti i mesi. Era un po' come leggere un'intera rivista degli oroscopi di mia madre o una raccolta dei miei migliori temi di Divinazione: il mio bizzarro senso dell'umorismo mi portava a trovare le scemenze assurde estremamente divertenti.
«Haven...?».
«Sì?» domandai, cercando di assumere un'espressione angelica e ingenua.
«Stai tramando qualcosa». Notai che non era una domanda.
«No» risposi candidamente, tornando a immergere il naso nel Cavillo, ma Eddie me lo strappò di mano preoccupato.
«Ok, va bene! Potrei aver origliato una conversazione ieri in dormitorio...» sussurrai al suo orecchio. Finii l'ultimo sorso di tè e mi alzai velocemente dal tavolo, scavalcando la panca in uno sfoggio di agilità. «Te lo dico mentre andiamo in classe».
Mentre uscivamo dalla Sala Grande diretti verso l'aula della prima ora - Trasfigurazione con i Tassorosso - vuotai il sacco con Eddie su quello che avevo ascoltato: Potter stava organizzando un gruppo illegale e la Chang e la Edgecombe avevano intenzione di farne parte, incuranti del nuovo Decreto Didattico.
Tuttavia mi accorsi che, ogni volta che pronunciavo il nome di Harry Potter, Eddie faceva una faccia strana; la stessa che gli vedevo fare ogni volta che la Lovegood del quarto anno si metteva a fare una delle sue piazzate in Sala Comune fantasticando di Nargilli e Ricciocorni Schiattosi. Tant'è che mentre attraversavamo il cortile interno di Trasfigurazione, si mise a sbuffare e mi apostrofò: «Haven, con tutti i giornali che leggi dovresti saperlo: Harry Potter è uno schizzato completo. E con tutto quello di cui dobbiamo preoccuparci in questo periodo, per me dovresti lasciar perdere».
La sua osservazione mi offese.
Repressi la voglia di sbattergli la testa contro la sfera armillare al centro del chiostro e rimasi in silenzio fino all'arrivo in aula. Al momento di prendere posto, ignorai sprezzante la sedia vuota al fianco di Eddie e andai a sedermi vicino a Robert Hilliard.
 
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«Un gruppo di ripetizioni?» esclamò la professoressa Umbridge in tono squillante.
Indossava un tailleur rosa confetto e le sue dita tozze tamburellavano inquisitorie sulla scrivania dietro cui era seduta, adornata da una tovaglia a fiori. L'ufficio della professoressa Umbridge era monocromatico come il suo vestiario: accessori rosa e color crema costellavano la stanza, che era vezzosa in tutto: la carta da parati improponibile, i pizzi e trine sparsi ovunque, i piatti da collezione raffiguranti sinistri gattini appesi alle pareti.
«Esattamente» confermò Eddie, tutto compito. Al termine delle lezioni del pomeriggio, io e i ragazzi ci eravamo incontrati in biblioteca e avevamo ripassato il mio piano; far passare lo Spaccio come un innocente - e anzi proficuo - gruppo di studio e di assistenza compiti per studenti meno preparati. In fondo, non c'era dubbio sul fatto che i nostri clienti raggiungessero risultati scolastici migliori dopo essersi rivolti a noi, anche se i mezzi attraverso cui questo fine veniva raggiunto non erano esattamente quelli che avremmo raccontato all'Inquisitore Supremo di Hogwarts.
Era indiscusso che sarebbe stato Eddie a parlare: oltre ad avere i voti migliori, era quello che esercitava più fascino con gli insegnanti, un po' per quell'aria da bravo ragazzo, un po' per quel modo di esprimersi raffinato e all'occorrenza forbito.
Nonostante ciò, eravamo presenti tutti e tre: Eddie, che non necessitava di alcuno sforzo per apparire elegante; io, che con sacrificio ero riuscita a tenere in ordine la chioma e levarmi il sorriso furbetto dalla faccia; e Harold, che avevamo dovuto pregare di annodarsi la cravatta come Merlino comandava prima di presentarsi all'appuntamento.
Eddie continuò: «Come ho detto, da qualche anno ci piace mettere al servizio le nostre conoscenze a beneficio degli studenti che hanno più difficoltà nell'apprendimento di certe materie... E abbiamo notato come i voti di quelli che hanno preso parte al nostro gruppo di studio nel tempo siano migliorati notevolmente. Quindi abbiamo pensato di cogliere l'opportunità del suo Decreto per... in un certo senso... ufficializzare le nostre riunioni e...».
La professoressa alzò una mano di fronte a sé in un gesto inteso a zittire Eddie. Estrasse da un cassetto della scrivania uno spesso raccoglitore e lo posò sul piano, iniziando a sfogliarlo.
«Dunque, sesto anno... Belby... Bletchley... Ah, ecco: Carmichael».
Il silenzio che regnava nell'aula era così assoluto che si poteva sentire lo strofinio dell'unghia laccata della professoressa che strisciava sul fascicolo di Eddie, mentre lei era intenta nella lettura.
«Nove Eccezionale. Molto bene» osservò infine, mielosa.
Tornò quindi a sfogliare attentamente il registro fino a individuare il foglio relativo al mio profilo scolastico.
«Anche lei ha ottenuto nove G.U.F.O., di cui sette con votazione Eccezionale... Oltre Ogni Previsione in Pozioni...» poi alzò lo sguardo e nei suoi occhi sporgenti intravidi un guizzo di sospetto. «Come mai questa A in Erbologia, signorina Mitchell?».
Strinsi i denti. «Ho un... piccolo problema» risposi vaga, cercando di mantenere un tono affabile.
La Umbridge si schiarì la voce in un hem hem che stava chiaramente a significare "prego, continui". 
«Allergie» ammisi infine, sconfitta, sperando che non mi costringesse a entrare nei dettagli. Con la coda dell'occhio mi accorsi che Eddie, malgrado la situazione spinosa, stava trattenendo un sorrisetto: lui conosceva bene le mie disavventure con le piante nelle serre di Erbologia e sapeva quanti disagi mi comportassero gli effetti collaterali della Pozione Antistaminica che dovevo assumere prima di entrarvi. Il fatto però che la mia sonnolenza e il mio istupidimento durante ogni lezione, invece di spingerlo ad aiutarmi, gli provocassero un'ilarità irrefrenabile era un altro paio di maniche.
La donna parve rilassarsi sulla sedia e concluse l'interrogatorio, dedicandosi a ispezionare il fascicolo che descriveva Harold. Harry era l'anello debole della nostra catena: nonostante le precauzioni prese, non era riuscito a ottenere più di sei G.U.F.O. durante gli esami affrontati due anni prima. Tuttavia ci eravamo preparati a giustificare la sua presenza con il fatto che, poiché frequentava il settimo anno, poteva esserci utile con il programma del sesto che io ed Eddie non avevamo ancora affrontato.
Ma non ce ne fu bisogno.
«Dingle Harold, Serpeverde?» chiese conferma la professoressa.
Harry sfoderò il suo miglior sorriso accattivante e rispose affermativamente.
«Ho dato il mio consenso alla formazione della squadra di Quidditch della tua casa proprio questa mattina» lo informò soddisfatta. «Il signor Malfoy è proprio un ragazzo delizioso».
«Sono d'accordo, siamo buoni amici» decretò Harry annuendo serio, nonostante sapessi bene che i suoi rapporti con Draco Malfoy, più piccolo di lui di due anni, si limitavano al "Buongiorno" al mattino e al "Puoi passarmi il sale?" all'ora dei pasti.
«Ottimo!» approvò lei, dopodiché chiuse il librone. Fui tentata di scambiare uno sguardo indignato con Eddie di fronte a quei favoritismi spudorati nei confronti delle Serpi, ma seppi contenermi.
«Viene regolarmente effettuata pratica di incantesimi durante gli incontri del vostro circolo?»  tornò alla carica quella viscida donna.
«Non abitualmente» mi ritrovai a ribattere, nello slancio di un attimo di perspicacia. Non avevo passato un mese a sfogliare inutilmente "Teoria della Magia Difensiva, volume II" di Wilbert Slinkhard durante le sue ore senza imparare nulla sui suoi metodi. «Di norma le materie in cui ci capita più spesso di aiutare gli altri alunni sono Storia della Magia, Aritmanzia o Antiche Rune, che essendo notoriamente complesse richiedono uno studio più teorico».
Dopotutto era vero che non accadeva spesso di dover usare le nostre bacchette al banco dello Spaccio,  a meno che non dovessimo affatturare qualcuno che cercava di fregarci o era restio a tirare fuori il portafoglio.
La professoressa Umbridge parve molto compiaciuta dalla mia risposta. Dopo un attimo di silenzio, cinguettò zuccherosa: «Bene, non vedo perché non dovrei autorizzare l'esistenza di un gruppo con fini così lodevoli!».
Sui nostri volti si aprirono in contemporanea dei larghi sorrisi.
L'insegnante trafficò per un po' dietro la scrivania e infine ci porse un foglio con due righe di testo seguite da una firma tutta svolazzi e il timbro ufficiale del Ministero della Magia,
Eddie lo prese, con un gesto di ringraziamento molto affettato, poi augurammo alla vecchia megera un buon pomeriggio e buon lavoro.
Prima di andarmene, mi voltai un attimo indietro. I miei occhi incrociarono quelli di un micetto soriano dipinto in uno dei piattini e l'animale rizzò il pelo tigrato, soffiandomi contro aggressivo. Era la prima volta che non andavo d'accordo con un gatto, vero o finto che fosse; il mio amore per i felini non poté che uscirne intaccato.
 
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Smaltita l'euforia iniziale scaturita dalla riuscita del piano, alle cinque del pomeriggio eravamo in attesa del nostro cliente, di fronte al quadro raffigurante la cicciona vestita di rosa che - ormai lo sapevamo - nascondeva l'accesso alla Sala Comune di Grifondoro.
Sloper era in ritardo, ma non era una novità. Il Grifondoro era un nostro cliente frequente e ormai conoscevamo le sue abitudini, così come i suoi ordini consueti: stavolta era una scatola di Piume Autocorreggenti, che gli avremmo rifilato per la bellezza di 14 galeoni. Sarebbe stato un furto se non avessimo saputo da fonti certe che a Jack Sloper una scatola di Piume Autocorreggenti durava molto di più del normale. Ci era stato riferito da un suo compagno di dormitorio che il quattordicenne Grifondoro si dimenticava sempre di sostituirle una volta presentatesi le prime avvisaglie dell'esaurimento del loro incantesimo, il che porta notoriamente una Piuma di questo tipo a impazzire e a disseminare nel testo orrori ortografici da strapparsi i capelli. 
Ebbi un flash improvviso della professoressa McGranitt che accendeva sadicamente candele nel suo studio con la pergamena dei compiti di Jack Sloper.
Nel mentre, l'imponente quadro si spostò di lato, lasciando uscire dalla Sala Comune un gruppetto di membri della casata rosso-oro. Nessuno di questi era Sloper; si trattava invece di Harry Potter e i suoi due amici neo-Prefetti. Sorpresa e incuriosita, staccai la schiena dal muro a cui ero appoggiata per guardare meglio. La ragazza riccia - si chiamava Hermione Granger, e l'avrei saputo, se non per i suoi proverbiali successi accademici, per il fatto che l'anno precedente era stata sulla bocca di chiunque leggesse gli articoli di Rita Skeeter sul Profeta - mi scoccò un'occhiata di profonda disapprovazione.
Trovai la cosa divertente: la secchioncella poteva anche disprezzare lo Spaccio, ma non sapeva che io ero al corrente delle intenzioni illegali di Potter, ed ero sicura che in qualsiasi cosa fosse coinvolto lui, anche lei c'era dentro fino al collo.
Ora mi restava solo da scoprire di cosa si trattasse.
Aspettai che i tre svoltassero l'angolo prima di parlare. «Ehm... Vi dispiacerebbe concludere l'affare con Sloper da soli?».
«Perché te ne vai?» domandò Eddie sospettoso.
«Ho un impegno» tagliai corto, e stavo per defilarmi con un sorriso quando le dita lunghe di Harold si chiusero intorno al mio polso, bloccando il mio movimento.
«Un impegno che riguarda il pedinare Harry Potter e i suoi amici?» chiese a bassa voce.
Diedi uno strattone cercando di liberarmi ma la stretta del mio amico era troppo forte, per cui mi vidi costretta a voltarmi verso di loro con un'espressione colpevole stampata in faccia. 
Eddie e Harry si scambiarono uno sguardo complice, come se avessero già discusso della situazione in precedenza - e a questo punto ero sicura che l'avessero fatto.
«Haven... Come mai sei così ossessionata da Potter dopotutto? Non sei mai stata granché interessata alle... celebrità». Eddie parlava lentamente, come se stesse prestando una grande attenzione nella scelta delle parole per non urtare la mia sensibilità, Il che, non c'è nemmeno bisogno di dirlo, urtò la mia sensibilità ancora di più.
Era legittimo che nei miei amici fossero sorti dei dubbi.
Non mi era mai interessato nulla delle star, non avevo chiesto a mia madre nemmeno un autografo dei personaggi famosi che venivano intervistati in redazione e avevo opinioni piuttosto dure sulle coetanee che sbavavano dietro ai giocatori di Quidditch - anche se dovevo ammettere che il Cercatore dell'Irlanda, Aidan Lynch, era piuttosto prestante.
«Sì, Hav, non fai altro che vantarti di come al terzo anno avevi circuito Allock promettendogli un oroscopo personale nella rubrica di tua madre per farti rilasciare permessi speciali per Hogsmeade!» rincarò la dose Harold, con decisamente meno tatto rispetto a Eddie.
Sulle mie labbra si dipinse un sorrisino involontario al ricordo di quell'evento risalente a tre anni prima, quando ancora io ed Eddie non conoscevamo Harold e la nostra unica attività era smerciare dolci ai ragazzini del primo e secondo anno a cui ancora non era permesso visitare Hogsmeade e la sua filiale di Mielandia.
Ma Harry Potter era diverso da Gilderoy Allock, un pallone gonfiato che scriveva libri sulle sue tanto mirabolanti quanto poco credibili avventure a caccia di creature maligne comprati solo da streghe ammaliate dal suo sorriso. 
Harry Potter, oltre a essere il Ragazzo Sopravvissuto e salvatore del mondo magico dalla minaccia del mago oscuro più potente di tutti i tempi, era un ragazzo della mia scuola su cui il giornale di mia madre aveva passato un'intera estate a gettare fango.
Avevo passato parte del mio tempo libero estivo a gironzolare in redazione e avevo sentito quello che si diceva in giro: pazzo, visionario, in combutta con Albus Silente per ordire piani per rovesciare il Ministero tali che nemmeno il più folle articolista de Il Cavillo avrebbe saputo inventarne di peggiori. Mia madre mi aveva avvertito così tante volte di stargli alla larga durante l'anno scolastico che ironicamente non avevo mai avuto così tanta voglia di farci un pic-nic insieme nella Foresta Proibita a mezzanotte.
«È che secondo me lui non è pazzo» mi ritrovai a borbottare a mezza bocca.
«Come?» chiese Harold.
Eddie, invece, che aveva sentito bene, esclamò: «Fammi capire. Tu hai sentito dire dalle tue compagne di dormitorio che Harry Potter sta facendo qualcosa che viola un Decreto ministeriale nonostante il Ministero stia solamente aspettando che faccia un passo falso per sbatterlo ad Azkaban, e di colpo ti viene in mente che contrariamente a quello che pensano tutti non è pazzo?».
«Anche noi stiamo facendo qualcosa che viola un Decreto ministeriale» gli feci notare.
«Haven, non mi risulta che qualcuno di noi sia stato ritrovato coperto di sangue in mezzo al campo da Quidditch della scuola stringendo tra le braccia uno studente morto e sbraitando a tutto il mondo magico che Tu-Sai-Chi è tornato tra i vivi» protestò Harold.
«A proposito, tu pensi che Tu-Sai-Chi sia tornato tra i vivi?» si affrettò a chiedere Eddie, continuando il processo a cui i miei migliori amici mi stavano sottoponendo.
Mi morsi forte il labbro inferiore, sentendomi in difficoltà.
«Sentite, non lo so! Voglio formarmi un'opinione su Harry Potter, e non posso farlo se non vengo a capo di questo mistero. Non voglio essere giudicata da voi solo perché voglio sapere una cosa» ribattei stizzita.
«Haven e le sue opinioni su ogni cosa» alzò le spalle Harold, lasciandomi finalmente libero il polso.
«Opinioni che di solito sono molto acute e originali» precisai, mostrandogli la lingua.
«Non ho mai capito perché il tuo Patronus non è uno Kneazle, in effetti» mi prese in giro Eddie, archiviando la discussione con una battuta.
In quel momento il passaggio dietro al quadro si aprì di nuovo e dalla penombra emerse la figura di Jack Sloper, che caracollò verso di noi con aria tremendamente furtiva. Per Morgana, quel ragazzo non avrebbe mai capito che facendo in quel modo le possibilità che la gente capisse che stai facendo qualcosa che non dovresti fare sarebbero triplicate.
«Scusate il ritardo!».
«Ciao, Jack! Il solito, giusto?» chiese Harold, estraendo con nonchalance la scatola dalla tasca del mantello.
«Sì. Ecco a voi tredici galeoni» disse il ragazzo, avvampando in viso.
«Quattordici» lo corressi io, sperando per lui che si trattasse di un errore, anche se quel rossore mi faceva intuire che sperava di fregarci.
Infatti, Jack ebbe un sussulto e iniziò a protestare: «No, stavolta ve ne do tredici perché quelle dello scorsa settimana erano difettose! Il professor Piton mi ha chiamato nel suo ufficio a giustificare il perché in tutto il mio tema di Pozioni continuavo a ripetere "Giricacca" invece di "Girilacco"!».
Faticai a sopprimere una risata, mentre Eddie, serissimo, lo rimproverò: «Jacky Jacky... non ti avevamo avvertito che l'incanto di una Piuma Autocorreggente svanisce dopo circa tre rotoli di pergamena?».
Sloper arrossì se possibile ancora di più ed estrasse dalla tasca il galeone mancante. «Accio» esclamai io velocemente, tirando fuori la bacchetta dalla tasca e Appellando la moneta prima che cambiasse idea. Il ragazzo digrignò i denti e mugugnò un «Ci vediamo la prossima settimana» prima di girare i tacchi e sparire dietro il buco del ritratto che era rimasto aperto. Harold mi allungò il sacchetto delle monete - ero io la tesoriera del gruppo perché ero modestamente la più abile a tenere i conti. «Ecco a lei, signorina» disse scherzoso.
Mentre ci dirigevamo verso la Sala Grande per la cena, Eddie mi picchiettò sulla spalla. «Ah, comunque ci ho pensato e... Magari potrei aiutarti». 
«Eh?».
«Con la storia di Potter, intendo. Forse non hai tutti i torti ed è davvero interessante».
«Ci stavo riflettendo su anche io. Se ti diamo una mano, possiamo scoprirlo prima e tu potrai tornarre a concentrarti sulle cose veramente importanti. Tipo lo Spaccio. Tipo aiutarmi con i M.A.G.O.» aggiunse Harry strizzandomi l'occhio.
Trattenni il respiro per la sorpresa e poi sorrisi ai miei amici. Con quel gruzzoletto nella borsa e la prospettiva del loro aiuto, mi sentivo su di giri come se avessi appena ingoiato un sacchetto di Api Frizzole senza masticare.



 

Note dell'Autrice: ho provato a sistemare quell'interlinea diversa nel primo paragrafo. Ci ho provato in tutti i modi. Poi ho deciso che la mia salute mentale era più importante.


  
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