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Autore: LadyAgnesFreiheit    17/01/2015    2 recensioni
- Arrivano oggi!-, urlò ancora Hellen.
- Diventeranno i miei fratelli!-.
- I tuoi. Non i miei, cara!-.
- Oh Hellen, magari sono dei cessi!-, rise Agnes.
- Beh….-, continuò Sofie. - Giudicando Gordon avrei SERI dubbi!-.
- Oh, perché siete tutte fissate col mio patrigno?-.
- Perché è figo!-, risposero in coro le tre.
- Okay, ammetto che se fosse vent’anni più giovane e non fosse il mio patrigno un pensierino ce lo farei, ma… Dio! Rimane il fatto che i vostri sogni erotici non mi riguardano minimamente!-.
- Fammi capire! Tu non hai MAI conosciuto i figli di Gordon?-, chiese stupita Sarah.
- Nah…-, alzò le spalle lei guardando i tipi della squadra di basket che entravano nell’aula. - E ad essere sincera non m’interessa minimamente conoscerli.-.
- Ancora questa storia!-, girò gli occhi Sofie.
- Saranno due intellettualoni del cazzo. Insomma, Gordon poteva lasciarli a Magdeburgo no?-.
- Sì, certo!-, girò gli occhi Hellen. - Quale padre lascerebbe i figli in provincia, quando ha la possibilità di sposare la più famosa stilista di Berlino, vivere in un Megavillone nel Mitte e mandare i figli a studiare al Graues Kloster? Sarebbe un pazzo!-.
Genere: Erotico, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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 Tadaaan! Guardate un po' chi c'è qui! Bene, bene! Chiedo assolutamente perdono per l'incolmabile ritardo, ma ho da spiegare un paio di cosette. Primo, sono una sfigata cronica, non c'è nulla da fare: il mio pc si rompe ogni tre per due. Secondo, in questi mesi d'assenza sono successe un po' di cose, belle e brutte. Purtroppo ho perso il mio caro nonno improvvisamente, esattamente 37 giorni fa. Era semplicemente la mia forza ed ora è il mio angelo... lo sento vicino, sento che è qui con me e che mi da' la forza. 
In quanto a cose belle, sto preparando la mia seconda collezione che verrà presentata ad ottobre e questo mi porta via molto molto tempo. In più sto organizzando un possibile viaggio a Los Angeles per andare a trovare delle amiche e degli amici, quindi se voglio andarci presto devo fare il modo che la mia collezione sia veduta al miglior prezzo possibile!
Queste sono state le ragioni della mia assenza, ecco tutto.
Ora, spero che voi mi perdoniate e che ci sia ancora qualcuno pronto a leggere e recensire la mia storia.
Vi lascio con questo capitolo e spero che vi piaccia.
Oh, quasi dimenticavo! Augurissimi a tutti per il nuovo anno!
Un grande bacio,
La vostra Agnes. <3


                                                          Capitolo 12- The Wedding.
 
20 dicembre.
Agnes sorrise guardando la data sullo schermo del suo Iphone.
Non poteva credere che il tempo fosse passato così in fretta e che il grande giorno fosse già arrivato.
Finalmente, da lì a poche ore, sua madre avrebbe sposato l’unico uomo che avesse mai amato, l’unico in grado di farla sentire una donna, di valorizzarla al di fuori del lavoro.
Sorrise dolcemente, ripensando che incontrare Gordon era stato un vero dono di Dio. Passò le mani fra i lunghi capelli che, da neri, erano diventati proprio il giorno prima di un rosso mogano con dei riflessi di una tonalità intensa di rosso.
Un dono di Dio, disse la vocina nella sua testa, perché ti ha finalmente portato il tuo angelo custode.
Arrossì del suo stesso pensiero e scosse il capo come per liberarsene.
Si alzò dal letto ed indossò la sua vestaglina di seta cipria, che si appoggiava sul suo corpo come per accarezzarlo.
Si avvicinò allo specchio e contemplò la sua immagine con una nota compiaciuta verso la sua nuova acconciatura.
Nuova acconciatura, nuova vita.
Pensò accarezzandosi i capelli setosi e lucidi che le scendevano sul seno e le sfioravano la vita.
Con Bill, magari.
I suoi occhi color ambra si spalancarono e le labbra carnose, completamente al naturale quel giorno, s’incurvarono. ODIAVA quella voce nella sua testa.
Era da quando aveva scoperto i suoi sentimenti che non faceva altro che combattere con la sua coscienza e, seppur non lo desse a vedere all’esterno dentro di lei cuore e mente facevano a pugni ogni qual volta si ritrovasse da sola a riflettere.
Bill, ultimamente, era stato molto impegnato con il trasloco di Andreas, che aveva da poco iniziato la sua nuova carriera da modello alla Lorenz Couture.
Agnes, doveva proprio ammetterlo, aveva iniziato a nutrire una stranissima ammirazione nei confronti del biondo: era esattamente come non si sarebbe mai aspettata che fosse, ovvero professionale, capace, dedito al lavoro e puntuale.
Bill era fiero del suo migliore amico e-pensò Agnes trascinandosi nel suo bagno personale-non si era mai accorto che ogni giorno, sui diversi set, da sotto i suoi grandissimi occhialoni Valentino, la ragazza lo scrutava e lo osservava per diversi minuti.
Ma la cosa peggiore era un’altra.
Quando Agnes si trovava faccia a faccia col moretto, quella strana guerra che c’era fra i suoi organi vitali più importanti, improvvisamente si bloccava ed era come se tutte le viscere le si attorcigliassero in una morsa, come se si trasformassero poi in una cosa sola e si dissolvessero, infine, in infinite farfalle che svolazzavano nel suo stomaco.
Sospirò affranta e si spogliò per fare una doccia rilassante.
Erano solo le sei del mattino e già la sua mente aveva iniziato a partorire pensieri di intensità nettamente superiore alla media.
Maledettissimo Bill.
 
<< Bill!>>.
Il moretto, che si stava contemplando allo specchio, si voltò di scatto e rimase piuttosto interdetto davanti all’immagine che gli si parò di fronte.
<< Mio Dio, Tom!>>.
Il ragazzo davanti a lui sorrise timidamente ed aprì le braccia. << Cosa ne dici?>>.
Tom aveva decisamente deciso di stravolgere il suo look in vista del matrimonio di suo padre. Aveva sciolto i cornrows e i tagliato i capelli che gli sarebbero arrivati altrimenti fino a sotto le scapole: li aveva tagliati fin sopra le spalle ed in quel momento li aveva acconciati in uno chignon maschile che ricordava molto lo stile di Samy Deluxe. Sulle guance una barbetta incolta faceva risaltare il suo viso dai lineamenti estremamente dolci, quasi femminili e al labbro, le due palline del labret erano state sostituite da un anellino di metallo molto sottile.
Per il matrimonio aveva optato per uno stile piuttosto semplice: i pantaloni blu erano quasi della sua taglia e al posto della camicia bianca aveva optato per una maglia bianco acceso con un colletto, da cui spuntava un cravattino color grigio perla che era allacciato lento sul petto. La giacca dello stesso tessuto e colore dei pantaloni gli pendeva da un dito portato sulla spalla destra e ai piedi le immancabili Nike color bianco acceso.
<< Sei davvero…>>, Bill sbatté le ciglia e poi sorrise teneramente avvicinando le mani al gemello e sistemandogli la cravatta. << Perfetto.>>.
Tom fece una smorfia contrariata e guardò il gemello: era bello come il sole, quel giorno.
I capelli neri erano stati cotonati in modo da formargli una piccola cresta, agli occhi aveva applicato una leggerissima ombra nera sotto gli occhi e un leggero filo di mascara per sottolineare gli occhi a mandorla; aveva rasato la barba e la pelle diafana era naturalmente morbida e levigata.
<< Anche tu lo sei.>>, disse Tom. << Ma sei ancora mezzo nudo.>>, osservò.
Bill rise e superò il gemello andando a prendere la sua camicia di un bianco perlaceo con piccole rouche sottili e verticali sui bottoncini. << Stavo pensando.>>, disse infilandola delicatamente.
<< Ad Agnes?>>, chiese prontamente Tom sedendosi sul suo letto.
<< Beh…>>, Bill arrossì e prese i suoi pantaloni gessati blu a cui aveva cucito un panciotto a vita alta panneggiato. << Tom, ultimamente non la vedi un po’ strana?>>.
Tom prese un peluche enorme a forma di orso che Bill amava chiamare Teddy . << Beh.>>, si grattò una guancia pensandoci su. << Sfuggente, isterica, poco presente a casa.>>, elencò. << Direi che è tutto normale, Bill.>>.
Il moro sospirò mettendo anche la sua cravatta color perla ed infine la sua giacca. << E’ come se volesse evitarmi.>>.
<< No, no.>>, intervenne Tom. << Ti sta volutamente evitando, Bill.>>.
<< Volutamente?>>.
<< Volutamente.>>, asserì Tom. << Non hai la minima idea di quanto la abbia sconvolta il tuo bacio? Il tuo vero bacio? Il suo concedersi alla tua mente e dare la sua preziosa fiducia a te? Bill, Ag è inequivocabilmente confusa  al momento. Devi essere tu a continuare a tenerle la mano per non farla cadere.>>.
Bill guardò il gemello e sorrise.
Era così fortunato ad averlo.
Eppure quel pensiero lo fece rattristire.
 
Un’ora dopo la casa era un perfetto delirio e le urla isteriche di un’Agnes che correva da una parte all’altra ancora in vestaglina e con dei grandi bigodoni appuntati sui capelli, fece alterare i gemelli così tanto che decisero che sarebbe stato meglio portare Cassie a fare la passeggiata mattutina.
La situazione non migliorò quando arrivarono anche Natalie, Gustav e Mia che dormiva ancora beata fra le braccia del suo papà ciucciando serena il suo ciuccetto rosa.
<< Quelle rose non dovrebbero essere lì!>>, sbottò Agnes contro un addetto ai lavori che trasalì-per l’ennesima volta-sentendo la voce della ragazza.
Gustav affondò il viso nella sua tazza di caffè soffocando una risatina e lanciò uno sguardo alla moglie che picchettava con le dita sul tavolo nervosamente.
<< Ag, la mamma sono DIECI MINUTI che ti aspetta di sopra e TU ti preoccupi delle rose?!>>, Natalie spostò il peso su una gamba ed inarcò il sopracciglio.
Agnes alzò gli occhi al cielo. << Ci sto andando! Gordon è ANCORA su con lei e QUEI DUE sono fuori con LA MIA bambina!>>, lanciò un urletto isterico e salì le scale in fretta diretta verso la camera della madre.
Prima che potesse fare qualsiasi cosa, si bloccò guardando la figura alta ed attraente che usciva dal bagno: aveva addosso ancora la vestaglia e attorno al collo un asciugamano. I capelli neri erano bagnati sulla fronte e il pizzetto era ancora ispido ed incolto.
Un magone le salì in gola ed i suoi occhi si riempirono di lacrime.
Era diventata profondamente sensibile.
Era diventata profondamente empatica.
Tutto ciò da quando aveva capito di essere innamorata di…
<< Piccola. Hai visto Bill?>>.
Agnes sobbalzò sentendo quel nome ad alzò lo sguardo bagnato sul patrigno. << E’… è uscito con Tom e Cassie. Non mi sopportava.>>, rise piano pensando che fosse piuttosto comprensibile, in effetti.
<< Oh…>>, Gordon rise, suo malgrado, e la guardò negli occhi. << Allora. Perché hai gli occhi lucidi, mh?>>.
Gli occhi di Agnes si allargarono ancor di più e portò lo sguardo sulle proprie ciabatte di pelo rosa e nere.
Perché i suoi occhi erano diventati lucidi?
Bella domanda.
Perché, per una volta nella sua vita, per la prima volta nella sua fottutissima vita si sentiva finalmente felice.
Perché dopo anni di rabbia ed ostinazione, la sua maschera stava cadendo a pezzi e lei non ne era affatto preoccupata.
Perché la sua battaglia contro gli uomini, contro quegli esseri ignobili –come lei li giudicava-che erano solo bravi a usare, far soffrire e gettare via, stava finalmente giungendo al termine.
Perché, finalmente, era arrivato. Era arrivato quel qualcuno per cui vivere e morire, era arrivata quella persona che riusciva a spiazzarla, zittirla, farla diventare isterica, dolce, tenera, triste, felice negli stessi attimi. Era arrivato, finalmente, quel ragazzo che non era come tutti gli altri, ma era così perfetto da farle attorcigliare le viscere ogni qual volta si fermava a contemplare il suo viso stanco le mattine a scuola, concentrato quando disegnava, felice quando anche lei era felice. Ebbene sì, aveva notato anche questo piccolo particolare.
Era arrivata quella persona che era riuscita a sconvolgerla, travolgerla come uno tsunami, cambiarla da un giorno all’altro, giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto.
Ed ora, sorrise al pensiero, anche lei iniziava a credere al lieto fine.
Si asciugò una lacrima che le era scesa sul viso e sorrise senza guardare il patrigno.
<< Perché sono felice…>>, sussurrò e poi alzò lo sguardo guardando gli occhi chiari di Gordon timidamente.
Gli occhi verdi di Gordon sorrisero e senza pensarci due volte, attrasse a sé Agnes e la strinse protettivamente al petto. << Sai…>>, iniziò con una nota piuttosto bassa nella voce. << Se avessi avuto una figlia femmina, avrei voluto fosse esattamente come te.>>. Agnes rimase in silenzio, così lui continuò. << So di non essere il tuo padre biologico, o quello di Natalie. O il nonno di Mia. Ma voglio che tu sappia, che VOI sappiate, che siete entrate nel mio cuore dal primo momento in cui siete entrate nella mia vita. Proprio come vostra madre e non potrei mai…>>, Agnes lo sentì deglutire, segno che era piuttosto provato. << Mai farla soffrire. Perché la amo e voglio passare tutta la mia vita con lei.>>.
La ragazza sorrise e strinse forte la vita del patrigno. Era alto quasi quanto Bill e questo le dava un senso di sicurezza.  << So che non te ne andrai. So che tu sei diverso. So che ora tutto…>>, si umettò le labbra cercando di soppesare le parole. << E’ migliore di prima.>>, si staccò dolcemente e guardò il patrigno negli occhi. << Ora va’ a farti bello per la mia mamma.>>, inclinò il viso dolcemente mentre un’ennesima lacrima di commozione attraversava il suo viso. << Papà.>>.
 
Sabine contemplava la propria immagine riflessa allo specchio, mentre Agnes la aiutava a chiudere l’abito da sposa.
Il trucco era perfetto, la sua makeup artist di fiducia aveva fatto un ottimo lavoro, lodevole: gli occhi chiari erano stati truccati con un color bianco perlaceo e sottolineati da una leggera sfumatura sotto le ciglia di ombretto marrone. Le ciglia erano lunghe e piegate verso l’alto e le labbra erano colorate con un rossetto nude lucido.
Anche i capelli erano perfetti: aveva deciso di schiarirli un po’, facendoli diventare color caramello e li aveva appuntati dietro la nuca in uno chignon basso con dei piccoli swarowski. Non voleva mettere il velo, le sembrava inutile, ma Agnes aveva talmente insistito che aveva deciso di accontentarla solo per pietà del proprio mal di testa.
Ma ora che si guardava allo specchio e pian piano realizzava che era finalmente arrivato il giorno e, sì, era perfetta, anche con quel velo che le cadeva lungo la schiena, non poteva fare a meno che benedire l’insistenza della sua figlia minore.
La guardò attraverso lo specchio e sorrise: era davvero splendida.
Il nuovo colore di capelli –aveva fatto ferro e fuoco purché tornasse al suo castano rossiccio naturale, ma Agnes era un osso duro e quando era tornata a casa il giorno prima con i capelli in quello stato, aveva semplicemente detto “Ringrazia Dio che non abbia deciso di farli Rossi fuoco”- le stava incredibilmente bene. I boccoli erano stati impuntati in un bellissimo mezzo raccolto  e fermati con un copricapo con le piume azzurre, stranamente sobrio per i gusti di Agnes.
Gli occhi erano truccati di nero e sfumati con il blu elettrico fino ad arrivare al bianco perla, le labbra erano color porpora.
Sorrise fra sé e sé e Agnes parve accorgersi, infatti non esitò a chiederle spiegazioni.
<< Pensavo solo…>>, mormorò la donna voltandosi per guardare negli occhi la figlia. << Che la mia bambina è splendida.>>. La donna passò teneramente una mano su una ciocca rossastra di Agnes delineandone il boccolo che si fermava sotto al seno.
Agnes sorrise con gli occhi alla madre ed abbassò lo sguardo sui propri stivaletti di pelle.
Non era ancora pronta, per nulla: doveva andare in chiesa, revisionare tutto (fiori, composizioni, addobbi, il Prete…), tornare a casa e revisionare Hellen, Sarah, Sofie, Natalie, la piccola Mia ed OVVIAMENTE anche Cassie, vestirsi  e partire in quella splendida Limousine bianca (Sperava che quell’incompetente di autista avesse messo i guanti bianchi ed il cilindro, proprio come gli era stato IMPOSTO da lei stessa) che li avrebbe portati dritti al Duomo di Berlino. In tutto questo avrebbe dovuto evitare di incrociare lo sguardo di Bill, se non voleva perdere il lume della ragione come avveniva da circa venti giorni a quella parte.
Scosse la testa e tornò a concentrarsi sulla madre. << Cosa dici? L’unico splendore qui sei tu…>>, sussurrò.
Quell’abito, quel velo e, soprattutto, gli occhi luminosi della madre rendevano quel giorno finalmente vero. Sua madre stava finalmente per sposare il miglior patrigno che avesse mai potuto desiderare.
Doveva ammetterlo, un giorno sperava anche lei di indossare un abito bianco ed essere radiosa proprio come lo era sua madre in quel momento…
Senza nemmeno accorgersene si ritrovò a sorridere come avveniva spesso nelle ultime settimane.
Non aveva mai sorriso in quel modo, non si era mai sentita in quel modo: quando pensava a lui, quando fantasticava su di lui, quando incrociava il suo sguardo sentiva le farfalle scatenarsi nel suo stomaco, la testa le girava e gli occhi si illuminavano e, insieme alle labbra, si aprivano in un bellissimo sorriso.
Un sorriso che non passò di certo inosservato.
<< Avanti…>>, le labbra della donna si mossero velocemente. << Chi è?>>.
Agnes sgranò gli occhi. Non era affatto pronta ad una domanda così mirata. << Mamma, i.io non…>>.
<< Ag.>>, Sabine posò delicatamente la mano sulla spalla di sua figlia. << Ti ho tenuta in grembo per nove mesi, ti conosco meglio di qualsiasi altra persona e sento che c’è qualcuno che è riuscito finalmente ad entrare nel tuo cuoricino…>>, la mano della madre si posò sul cuore della ragazza che martellava nel petto. << …ed è riuscita a colmare il vuoto che…>>, Agnes si irrigidì e si gettò fra le braccia della madre come non faceva da anni. Non avevano mai affrontato quell’argomento e sapeva quanto potesse essere difficile per una madre parlare della morte di un figlio. << Sento, mia piccola Ag, che questa è la tua occasione. Stai attenta, non lasciarti sfuggire questa persona. Se è in grado di farti sorridere così è sicuramente una persona speciale. Proprio come te… proprio come te, piccola mia.>>.
Quelle parole fecero tremare Agnes.
Non doveva lasciarselo sfuggire. Per nulla.
 
Dopo aver passato in rassegna tutto il duomo – aveva letteralmente reso pazzi i ragazzi dello staff, quelli che stavano sistemando i fiori e, addirittura, il prete perché “LA TOGA VIOLA NON SI ABBINA CON GLI ABITI DELLE DAMIGELLE E COL COLORE TEMA DEL MATRIMONIO”- Agnes era tornata a casa dove, per sua grandissima fortuna, aveva appreso che gli uomini erano già usciti di casa per la tradizionale ‘bevuta’ con gli amici. Amici che comprendevano i due gemelli, Gustav, Andreas, Georg e pochi colleghi di Gordon.
Agnes aveva ammesso SOLO questa tradizione perché, a discapito delle tradizioni tedesche, non voleva ritrovarsi cocci di porcellane per casa la sera prima del matrimonio e non voleva tantomeno vedere i genitori tagliare legna al di fuori del Duomo.
Salì velocemente le scale ed indossò finalmente il proprio abito, mise il pellicciotto bianco ed i guantini. Si rivolse uno sguardo accurato davanti allo specchio per controllare che fosse tutto perfetto.
Sorrise compiaciuta e si spostò in salone dove da un lato un’équipe di cinque fotografi stava facendo un photoshoot alla madre e dall’altro le sue amiche, Natalie e Mia erano pronte e parlavano fra di loro.
Le osservò e sorrise fra sé e sé: erano splendide. La scollatura di Hellen era all’americana  ed il vestito si apriva a campana dalla vita fino alle ginocchia, in modo da equilibrare le sue spalle muscolose con i suoi fianchi più stretti. Sarah presentava un monospalla in taffetà ornato da piccoli Swarovski  sul fianco e sulla gonna a tubino. Sofie sfoggiava con eleganza e semplicità allo stesso tempo un abito a palloncino con le spalline di tulle scese sulle spalle. Ed infine Natalie aveva un abito lungo con le maniche che le coprivano le spalle fino agli avambracci; Cassie aveva un fiocco blu legato intorno al collarino di swarovski e uno più piccolo sulla coda.
Ma gli occhi di Agnes si illuminarono solo davanti alla sua nipotina: Mia aveva un vestitino bianco con un nastro blu in vita e fra i capelli biondi aveva un fiore di tessuto blu. Appena la vide si buttò fra le sue braccia urlando felice.
Si chiese com’era stato possibile non accorgersi prima delle cose belle della vita. Come aveva potuto fino a quel momento prediligere cose non essenziali come l’amore? E come aveva fatto quel moretto in pochi giorni a farla cambiare in quel modo?
Sorrise ancora spontaneamente e, mentre teneva fra le braccia la sua nipotina, disse alle donne più care della sua vita che era ora di andare: qualcuno stava aspettando Sabine per rendere il suo sogno realtà.
 
<< Stai tranquilla. Fai un respirone e sii la donna che sei sempre stata.>>, Natalie prese la madre per un braccio dolcemente e si posizionò davanti all’entrata del Duomo.
Tutto era perfetto, pensò Agnes guardandosi attorno.
A parte il prete con la toga viola, disse una vocina nella sua testa.
Scosse la testa da quei pensieri e si concentrò sulla madre. << Testa alta, pancia in dentro e petto in fuori. Fai finta che stai percorrendo una passerella.>>, le suggerì.
Cercò di sbirciare all’interno del duomo, ma la navata era troppo luminosa ed il suo sguardo non era in grado di scorgere ciò che cercava.
Allo stesso modo, Bill era in fondo alla navata al fianco del padre e di Tom e cercava di guardare oltre alla luce biancastra che trapelava dal portone d’entrata. Non vedeva l’ora di vedere la sua Agnes. Non vedeva l’ora di incontrare il suo sguardo. Era troppo tempo che non la vedeva… insomma, dal pomeriggio prima, ma a lui quelle ore erano sembrate un’eternità.
Ormai per lui Agnes era diventata essenziale come l’aria, come l’ossigeno. Non poteva immaginare più una vita senza di lei. Aveva bisogno di  averla al suo fianco.
Fu distolto da quei pensieri solo nel momento in cui la musica si alzò e la soprano iniziò a cantare l’Ave Maria di Schubert.  Vide la piccola mia entrare per mano con Sarah, che sfilava perfettamente solcando la navata con passi eleganti e ponderati, seguita da Sofie che cercava di seguire il passo della migliore amica davanti a lei con grandi risultati ed infine Hellen che guardava un punto fisso accanto a lui.
Sorrise fra sé e sé e si voltò a guardare il fratello che ricambiava lo sguardo della sua ragazzo con un’espressione rapita, le labbra schiuse e gli occhi grandi.
Rise dolcemente della sua espressione e tornò a guardare al centro della navata.
Ci volle un momento prima che sentisse la testa girare vorticosamente: Agnes sfilava accanto ad una Sabine vestita di bianco che teneva gli occhi fissi in quelli di Gordon e poteva giurare che i suoi occhi fossero posati nei suoi.
La sua mente prese a viaggiare e presto si ritrovò proiettato al posto di Gordon in attesa della sua Agnes, vestita di bianco che lo guardava con lo stessa espressione in cui Sabine guardava Gordon, in cui Hellen guardava Tom.
Sorrise guardando la ragazza e per un momento lei parve ricambiare. I suoi occhi brillavano come diamanti contro i suoi e le sue labbra parsero muoversi velocemente in una frase che gli fece sgranare gli occhi.
Ich liebe dich.
Prima che potesse realizzare cosa aveva appena letto dalle labbra della ragazza, Agnes baciò la guancia alla madre e la consegnò a Gordon emozionata.
Chi voleva prendere in giro?
Quella frase era sicuramente destinata a sua madre…
 
<< Io non posso credere che un biondo sfigato come te abbia trovato casa a Zehlendorf ed io viva ancora con i miei genitori!>>, la discussione fra Andreas e Sofie andava avanti più o meno da quando avevano messo piede fuori dal Duomo ed era continuata anche a tavola in quella splendida sala dell’Adlon.
<< Questo perché io lo merito e tu no. Ah, sai che il verde sta male col blu?>>, ribatté il biondo prendendo una ciocca verde dei suoi capelli fra due dita.
<< Questo chi te l’ha detto?>>, Agnes inarcò il sopracciglio bevendo un sorso di vino bianco.
<< Già, non è detto che il verde ed il blu stiano male insieme!>>, disse Sarah stando al fianco di Georg. Agnes aveva notato che mentre mangiavano si erano spesso sfiorate le mani, lanciato sguardi innamorati e sorrisi imbarazzati. Era sicura che fosse un linguaggio segreto che conoscevano solo loro per dirsi qualcosa.
<< Tu non credi, Bill?>>, disse la ragazza bionda inarcando il sopracciglio verso Bill che, dall’inizio del pranzo, aveva la testa in un’altra dimensione.
Tom guardò intensamente il profilo del gemello col viso chinato sul piatto intento a dividere i funghi dal roast bief e sorrise piano. Sapeva benissimo cosa stava frullando nella sua testa: non era l’unico ad aver notato il labiale di Agnes. Era il momento che si desse una mossa perché era senza dubbio rivolto a lui quel ‘ti amo’ così strano ed improvviso.
Bill, sentendosi osservato, voltò il viso verso il gemello che lo fissò accigliato, inarcando il sopracciglio destro.
Il moretto inarcò il proprio e poi scosse il capo. << Non è assolutamente così, Tom.>>, sussurrò.
<< Fidati di me, è così.>>, ribatté Tom, prima che Hellen posasse la sua mano sulla sua per attirare la sua attenzione. Tom la guardò col sorriso sulle labbra finché lei non espresse il suo desiderio.
<< E’ tradizione che tutte le coppie presenti al matrimonio ballino il lento intorno agli sposi, Tomi!>>, con gli occhi castani che luccicavano, Hellen congiunse le mani al petto e sfarfallò le lunghe ciglia nere. << Ti prego!>>.
Tom, che non sapeva resistere a quei due occhioni da Bambi, sospirò affranto e si alzò porgendo la mano alla propria ragazza. Scesero in pista al fianco di Georg e Sarah e Natalie e Gustav, che teneva stretta fra le forti braccia la piccola Mia.
<< Allora?>>, sospirò Sofie verso Andreas. << Quanto mi vuoi far aspettare prima di chiedermi di ballare, riccioli d’oro?>>.
Andreas la guardò con gli occhi sgranati mentre un sorso di vino gli finiva di traverso in gola. << P-prego?>>.
Sofie schioccò la lingua sul palato e sorrise teneramente. << Sappi che te lo rinfaccerò per tutta la vita.>>, si alzò e porse la mano al biondo. << Vuoi ballare con me?>>.
Andreas la guardò di sbieco con gli occhioni azzurri pieni d’incredulità. << Ma… lo dico io che hai i capelli pieni di Ganija.>>.
La ragazza si abbassò al livello del biondo e lo fissò negli occhi. << Sei molto più stupido di quanto credessi.>>, con la testa indicò Bill che era tornato ad ispezionare il piatto e Agnes che si accarezzava con entrambe le mani una ciocca di capelli.
Solo in quel momento Andreas parve capire, così si illuminò. << Oh… OHH! Certo, certo… vengo a ballare con te! Come no!>>, e con un cenno a Bill prese la mano di Sofie e la trascinò con sé in pista.
Agnes alzò lo sguardo sul moretto e poi lo posò sulle coppie in mezzo alla pista che ballavano beate: i suoi genitori si sussurravano all’orecchio e si baciavano di tanto in tanto, sua sorella aveva una mano sulla spalla di Gustav e l’altra dietro la schiena di Mia che guardava tutto con gli occhioni, Tom ed Hellen erano intenti a misurarsi l’esofago a vicenda –Dio, lo avrebbe rinfacciato a VITA a quei due! Che orrore!- Sarah aveva appoggiato il mento sulla spalla di Georg e teneva gli occhi chiusi mentre lui le sussurrava all’orecchio e-ebbe un sobbalzo improvviso ed inaspettato-Andreas teneva stretta fra le braccia Sofie e lei lo guardava negli occhi intensamente, come se volesse dirgli qualcosa con gli occhi.
Proprio come avrebbe voluto succedesse a Bill poche ore prima.
Voleva dirglielo in qualche modo.
Avrebbe dovuto dirgli tutto ciò che provava per lui.
E sussurrarglielo con gli occhi e col labiale le era sembrato il modo più….
<< Che stupida!>>, affondò il viso nelle mani, tenendo le braccia posate sulle ginocchia.
Le opzioni erano due: o Bill aveva capito il messaggio e l’aveva volutamente ignorato, o lei era stata una stupida a credere che potesse in qualche modo capire che quel ti amo era indirizzato a lui.
Serrò la mandibola e si affrettò a prendere le sigarette dalla sua borsetta, mise il pellicciotto e corse al balcone più vicino.
Appena uscita, portò la sigaretta alle labbra tremanti e l’accese aspirando il fumo. Quel giorno le temperature erano sotto lo zero e il tramonto iniziava a rendere quel cielo bianco di neve con le sfumature dell’arancione e del rosa, mentre un pallido sole si abbassava sotto la porta di Brandeburgo proprio lì di fronte.
Sorrise innamorata della propria città e pensò che fosse senza dubbio splendida e che sarebbe stata perfetta l’atmosfera per una dichiarazione d’amore.
Abbassò lo sguardo e sorrise fra sé e sé mentre la sigaretta si consumava da sola fra le sue dita.
<< Sai che quando sorridi sembri quasi buona?>>, una voce alquanto conosciuta al suo fianco la fece sobbalzare e sentì il suo cuore fare una capriola.
Come diavolo faceva?
Si voltò e premette la schiena contro la ringhiera ghiacciata. << E tu lo sai che potrei accusarti di tentato omicidio?>>.
Bill rise ma sembrò ignorare la sua battutina tagliente. << Perché sei scappata via?>>.
Agnes scrollò le spalle.
Diglielo, stupida Agnes!
<< Volevo fumare.>>.
<< Perché hai gli occhi lucidi, allora?>>, continuò Bill issando gli occhi nei suoi.
Perché sto pensando che vorrei prenderti e baciarti fino a farti perdere il fiato, fino a farti capire che sei mio e che ti amo. Sì, ti amo così tanto da poter capovolgere il mondo per te. Così tanto da poter spegnere le stelle, prosciugare il mare, arrivare fino all’infinito e sorpassarlo per poter stare con te.
<< Beh… vedere mamma e Gordon così innamorati mi ha emozionata, semplice.>>, sorrise lei distogliendo lo sguardo da quello del fratellastro.
<< E tu?...>>, sussurrò Bill con la voce più calda che mai. << Tu sei innamorata?>>. Non seppe mai la fonte di quella presa di coraggio, ma improvvisamente si sentì più leggero, più forte, come se da quel momento in poi si sarebbe potuto anche sbilanciare.
Agnes al contrario prese a tremare e la sigaretta le cadde dalle mani nella neve che si stava accumulando su quel lussuoso balcone.
<< I-io… n-no… insomma…>>, balbettò con le labbra che le tremavano non solo dal freddo.
Bill sorrise intenerito davanti alla ragazza che in quel momento sembrava più piccola che mani e avvolse le sue spalle con le braccia facendole posare così il viso sul suo petto.
Agnes sussultò sorpresa e il profumo inebriante di Bill le fece girare vorticosamente la testa.
<< Sussurrami tutti i tuoi segreti, Ag…>>.
Quella fu la frase che fece crollare del tutto la maschera che Agnes aveva sempre portato con lui. La fece sgretolare in mille pezzi, cadere e frantumare, per sempre. Gli occhi le iniziarono a pizzicare e con le mani si aggrappò al trench del moretto.
<< S-sei l’unica persona con cui abbia mai voluto essere sempre, in ogni momento. Sei la persona che quando non è al mio fianco mi manca e quando è al mio fianco mi fa sentire sicura e protetta. Sei quella persona che mi è sempre mancata… quella persona che ho sempre sperato arrivasse un giorno… e sono così…>>, un singhiozzo le attraversò la gola. << Sono così grata a Gordon… e a mamma… e a Tom… per averti portato qui da me. Dal primo momento in cui ti ho visto ho saputo che eri speciale, ho sentito che c’era qualcosa in te che ti rendeva diverso dagli altri. Il fatto che mi lasciassi sempre senza parole. Il fatto che le nostre storie fossero così simili, le nostre passioni così complementari, i nostri…>>, tremò più forte e posò l’orecchio contro il petto del fratellastro mentre il cielo si macchiava di un rosso intenso e il sole tramontava sotto la porta di Brandeburgo. << …i nostri battiti battessero allo stesso ritmo. Non mi è mai davvero importato di qualcuno oltre che della mia famiglia e di poche altre persone… ma tu… tu, Bill, sei diverso. Sei un fottuto ragazzino sessualmente confuso, sei Mirtilla Malcontenta, sei Voldemort in persona, a volte… ma sei anche un piccolo principe. Il mio piccolo principe… ed io… io…>>, alzò lo sguardo verso il ragazzo che era rimasto per tutto il tempo in mobile ad ascoltare le sue parole come se fossero frutto della sua immaginazione, come se stesse solo sognando. Erano mesi che aspettava quel momento. Aveva rimuginato notti intere su come sarebbe potuto essere quel giorno, su quali frasi d’amore si sarebbero scambiati, su quanti baci le avrebbe dato. Eppure, in quel momento tutto sembrava superfluo e nulla necessario. Aveva solo bisogno di dirglielo. Aveva bisogno di farlo per primo.
Senza pensarci prese il suo viso e lo alzò delicatamente verso il suo. << …Mi sono innamorato di te.>>.
Una lacrima attraversò il viso della ragazza e il sole tramontò completamente su Berlino.
<< Anche io mi sono innamorata di te, Bill Kaulitz.>>.

 
   
 
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