|Note della scrittrice|:
Carissimi lettori e lettrici, o semplici viandanti del web!.. che ne pensate del cap1?
Mi raccomando commentate, criticatee leggete..leggete
Intanto vi posto anche il cap2.
Bacioni
Core
Capitolo 2.Una luna rossa
“Nella mia povera e piccola anima, vuota, silenziosa e in attesa gli spiriti del lago e della montagna vi scrissero le loro belle e ardite gesta
Adesso giace silente nel cuore degli abissi” […..]
(Diario di una ninfa-località sconosciuta)
(Isabelle)
Era
chiaro, lampante che stessi aspettando
qualcuno.
Seduta comodamente in una panchina del parco mi godevo
lo splendido panorama.
Un disco rosso all’orizzonte che si stava levando in cielo, accompagnava senza dubbio la piena fioritura degli alberi residenziali.
Il vento che trasportava qualche petalo era carico di vari odori.
E di ricordi.
Improvvisamente quel magnifico silenzio si
ruppe.
Un motivetto lo cominciò a invadere. Ed a ripetersi
senza fine …nella mia mente.
Una melodia, apparentemente dolce, riempiva quel
silenzio ma anche la mia anima creando una sensazione sgradevole.
Angoscia.
Terrore.
Paura.
Al termine essa ricominciava,liberava le sue note nella mia mente infinite volte…
Esse mi infliggevano nella carne ogni singolo suono,
mi sfioravano dolcemente e poi mi aggredivano come mille coltelli
affililati.
Era da varie settimane che non riuscivo a dormire,
perché “quelle note” mi rievocavano strane immagini e con ciò intendo paesaggi
plumbei, volti di bambini terrorizzati e lacerati da ferite per tutto il
corpo,grida bestiali…
Il mio incubo si svolgeva piu’ o meno così!
Persone sofferenti.
Una terra nera, dove tutto, anche il letto del fiume era “colorato” di quell’atmosfera.
Nero.
Poi, si vedeva una donna(forse?!) dalla bellezza immensa.
Aveva una veste splendida,ricca di merletti…il suo
volto era così beato e celestiale.
Sembrava quasi che purificasse quella stessa zona, donando una quiete celestiale con l’ausilio di un suo solo sorriso.
I capelli le cascavano dolcemente sulle spalle
esili,”prigioniere” di tanta eleganza.
Improvvisamente, questa figura sembrava rompersi in infiniti
frammenti.
Come
in uno specchio ,spargendone
le scaglie da tutti i lati.
I frammenti sembravano tramutarsi in tanti esseri
senzienti, il cui scopo era quello di ferirmi.
E allora io scappavo da quel luogo di cui non
conoscevo l’esatta ubicazione.
Continuavo a correre.Il fiato e la paura furono
strette “alleate” in quei pochi secondi
Giunsi finalmente in un corridoio, probabilmente di
qualche sotterraneo, totalmente
inghiottito dal buio(o almeno così
sembrava!)
Notai con
difficoltà una gemma che emanava una debole luce cristallina, grazie ad essa
riuscii a intravedere due mostri
con lunghe zanne che stavano masticando qualcosa.
Poi lo vidi.
Il corpo di una fanciulla, con quegli occhi sporchi di
sangue sembrava ancora viva e mi
implorava aiuto….
Incominciai a sudare e alla fine del sogno delle
fiamme mi attorniavano e mi bruciavano la carne(o almeno così
sembrava!).
(?)
Amicizia, solitudine e
invidia.
Tante emozioni che espresse così mancano di
significato.
Io sono cresciuto, accompagnato da queste parole che
tuttora non comprendo.
Il silenzio e la notte erano e sono miei
alleati.
L’ombra è la mia
terra.
(Terra- Telani)
L’autobus delle 7 e 30 di piazza don Giovanni era
sempre stato uno di quelli più affollati.
Tanto che il presidente della città aveva dovuto
aumentare la circolazione dei mezzi pubblici del 14 %..ma ciò se ne agevolava da
un lato, dall’altro lo……danneggiava
Telani non era solo conosciuta come una delle città
più moderne e dinamiche ma era famosa soprattutto per la produzione di
vetrame.
La ragazza brunetta che sedeva in fondo all’autobus
stava osservando distratta la vita che scorreva fuor da lei, curiosa di quel
salire e scendere che accompagnava quel “silenzio”
urbano.
Stava sfogliando un giornale vecchio che si era
portata da casa, a breve avrebbe dovuto affrontare la prova finale; il suo esame
di stato.
Non era molto preoccupata, li aveva superati tutti
fino ad ora e con il massimo delle
valutazioni.
Mancava soltanto l’ultima
tappa.
(Isabelle)
Seduta in un angolino dell’autobus, osservavo
silenziosamente il viavai di quel mezzo.
L’autobus come tutte le mattine era sempre affollato a
quell’ora. La cosiddetta “ora di punta.”
Per scendere alla fermata sarebbe stato più facile
“catapultarsi” da quei finestrini che ad ogni corsa sembrava che il vento
gridasse…
Piazza don
Giovanni.
Viale Ricoli.
Mancava ancora un buon tratto alla mia scuola , altri
10 minuti.
Sperando che si svuoti un
pochino….pensai
La ciocca di capelli biondo cenere mi cascavano a
piombo sul piumino beige che mi ero appena comprata qualche giorno fa ai grandi
magazzini. I jeans blue scuro si intonavano perfettamente alla maglietta celeste
che indossavo sotto, abbinata a un braccialetto troppo carino di perle marine che mi ero presa da piccola ad
una gita.
Un bellissimo
ricordo.
Notai la testa di una brunetta familiare all’altro
capo del mezzo.
Ma non ebbi il tempo che era già arrivata la mia
fermata.
Scostandomi con le altre persone e prendendomi il più
delle volte gomitate e lamentele dagli altri passeggeri riuscii a scendere dal
mezzo e a rincorrere la mia amica
che si stava avviando verso l’unico edificio giallo della
zona.
La mia scuola.
“Yellow submarine”
(Poche ore più
tardi)
La pallina batteva sul cemento all’unisono dei miei
passi.
L’allenamento di tennis era incominciato al solito
orario.
3.00 –
4.30.
I soliti tre giri di riscaldamento intorno ai tre
campi che circondavano la scuola.
Dopo aver completato i primi giri, c’era il cosiddetto “prendere a schiaffi il
muro”, far rimbalzare il più delle volte una pallina.
Era un esercizio che mirava alla padronanza delle
proprie energie, distribuendo in giusta misura essa in base a tre semplici
fattori.
Polso, precisione ed
effetto.
Non è così facile…
Era da circa 5 minuti che battevo costantemente, il
braccio sinistro incominciava a indolenzirmi, perciò decisi di concedermi una
piccola pausa ripentendomi
continuamente “Questo è l’ultimo “
Solo che alla fine non volevo proprio smettere,
perciò………
-..Sembra proprio che tu lo voglia
distruggere……-
Mi girai.
-Ah ciao Catia…-
Eravamo sedute in uno dei tanti tavolini del bar della
scuola.
Catia era una delle poche e “vere” amiche che avevo
mai avuto dalla mia infanzia.
Dolce. Sensibile. Ci eravamo conosciute in campeggio da piccole. Dovevamo avere
all’incirca 10 anni.
Siamo diventate subito ottime
amiche.
Il caso volle che sua madre fosse una lontana parente
di mia zia, quella con cui vivevo e ho sempre
vissuto.
I miei genitori morirono in un incidente in macchina
quando avevo solo 4 anni.
Questo è tutto quello che sò su di
loro.
Avevo provato a svolgere delle
ricerche.
Niente.
Una coppia di sposi, morta in un incidente di auto nella costa di Selthlan a
nord ovest,
Mia zia mi ripeteva sempre da piccola che avevo gli
stessi occhi di mio padre e la testardaggine di mia madre.
Buffo…eh?
-Isabelle, ?-
Catia mi scosse il braccio che avevo appoggiato sul
tavolino.
Non mi ero accorta che era arrivato il cameriere,
pronto per le ordinazioni.
-Allora ragazze avete deciso?-chiese il ragazzo con un taccuino in
mano.
-ehm sì…allora io vorrei un piatto di spaghetti e un
aranciata…-disse prontamente la ragazza che sedeva di fronte a
me
-ehm…io pure però vorrei una bottiglietta di acqua
minerale…grazie-
-ok…-disse Rick e ritirando i menu mi fece
l’occhialino che io ricambiai con una figura
di……
(Perché ero tutta rossa in
viso)
Quando Rick fu abbastanza
lontano….
-Ma che hai?...-
-No, niente…sono solo un po’ stanca….-dissi, cercando
di forzarmi un sorrisino
(pietoso!)
-Non mi pare che ti sia andato male l’esame ,
Isy-
-no…e…-
-…è ancora per
quel…sogno?-
Nel frattempo Rick ci aveva portato le
bibite.
Mi versai in un bicchiere di plastica una buona dose
della mia bibita e sorseggiai per un po’…
Poi lo ammisi.
-non puoi non dormire…te ne devi fare una ragione…non
ha senso…è soltanto un sogno passeggero…vedrai domani sognerai il tuo
Rick…!!!!-ammise Catia
-ZITTA….non lo dire…-dissi, stizzita dal comportamento
della mia compagna.
-Ok, ok però tu promettimi che non ci penserai più e
cercherai di dormire…!!!?-
Il cameriere che poc’anzi ci aveva servito,portò il
resto della nostra ordinazione, e incominciammo a consumare il nostro pasto,
silenziosamente.
Dopo pranzo avevamo deciso di andare in giro per
negozi.
Decidemmo di non prendere l’autobus, anche perché
sarebbe stato un <>.
Infatti,dovevamo scendere soltanto a due isolati più
avanti.
La giornata soleggiata era perfetta per una piacevole
camminata.
Parlammo per un po’ dell’esame che avevamo
sostenuto.
Poi incominciarono le vetrine e ci scordammo delle
nostre avventure da ex- liceali.
(Pianeta Menesis-
Darien)
Ci volle più di un mese per radunare il maggior numero
di soldati possibili per l’imminente
battaglia.
Il cenis era stato abbastanza
schietto.
“ le truppe dell’ovest, l’esercito delle terre di
Serset e di Lamar erano stati
sconfitti”
La terra dell’aria era quasi perduta, mancava soltanto
Akir, la capitale e una buona parte della foresta a
est.
Il regno del Crepuscolo , di questo passo avrebbe
conquistato una buona porzione del mondo di Menesis; il deserto di Igis , tutta la terra
delle rocce a nord, la terra della
luce (Kamen), la foresta di Lamar e gran parte della terra
dell’aria.
Mancavano soltanto la terra del fuoco, il regno di
Ninfea, la terra dell’acqua e
Ellisa,la terra del tempo.
Scrutavo le linee nere che si stendevano per una buona
parte della vallata di Ihfigis.
Dopo varie discussioni con altri ufficiali fu deciso
di attaccare il nemico nei possedimenti ritenuti piu’
deboli.
Le colonie di approvigionamento a
ovest..
Di fatti, l’esercito oscuro spingendosi sempre a nord,
aveva trascurato alcuni suoi possedimenti.
Persi i contatti con le varie colonie la difesa era
praticamente nulle, perciò occorreva distruggere ogni fonte, ogni eventuale
forma di ausilio dell’esercito nemico
Perciò venne radunato il miglior esercito.
Probabilmente non avremmo vinto la guerra, però al
Sovrano Oscuro questo gesto gli avrebbe dato molto
fastidio.
Come era solito, all’inizio di ogni battaglia, i tre
cavalieri scarlatti si schierarono in prima fila, seguiti dai primi ufficiali,
arcieri, soldati- maghi, cenis, elfi e infine
imeut.
Il silenzio era essenziale per cogliere il nemico di
sorpresa.
I draghi perciò cercarono di confondersi nelle
nuvole.
Il tempo era
nostro alleato. Si prevedeva un bel
temporale.
(Terra-Isabelle)
Giunte all’ingresso del negozio, prendemmo le scale
mobili e incominciammo ad “agguantare” qui e là i vari
stand.
In effetti c’era qualche magliettina carina, ne avevo proprio bisogno, perciò
incominciai ad avviarmi verso i camerini e provarle, quelle tra le più belle.
Catia invece era andata nella bigiotteria, voleva regalare una collanina al suo
ragazzo.
A me sinceramente non mi era mai interessato averne
uno.
La mia amica si divertiva sempre a stuzzicarmi e a
propormi eventuali single, amici di Stefano(il ragazzo di Catia) ma per me era
solo una perdita di tempo.
Alti.
Snelli e
molto spesso con magliette e jeans firmati, anzi sempre con magliette e jeans
firmati!
Biondi, castani…tanto erano tutti
uguali.
Rudi e insensibili, pochi se ne
salvavano.
Ecco perché non volevo un
ragazzo!
Sono la peggior specie esistente sulla faccia della
Terra.
Perché spendere tempo per stare con esseri così
inferiori?Cercando di farli ragionare?Perchè illuderli di possedere un qualche
cervello? Non si sa.
Il 76,8 % dei ragazzi (secondo un sondaggio della
rivista Hola chica!) preferisce guardare il fondoschiena di una ragazza
piuttosto che parlarci, un'altra rivista
diceva che il 61% preferisce farci sesso, 19% parlare, 41% toccargli le
tette…
Eppure non l’avevo pensata sempre
così.
Ritornando soddisfatta dai miei acquisti, mi ero
fiondata a casa ,salutai a Catia e mi tuffai nel mio letto
morbidoso.
Ero distesa sul mio letto assorta nei miei pensieri
quando sentii bussare alla porta.
-Isabelle?-
Era mia zia.
Probabilmente era appena tornata dal municipio e
doveva prendere delle cartelle.
-devo andare. Ho preso delle cose. Vengo più
tardi-
“Come volevasi
dimostrare”
La donna
dai capelli color castano chiaro era vestita piuttosto
bene.
Mia zia era di carnagione scura e vestiva molto
chic!
Giacca
beige, con pantaloni abbinati, decoltè e una borsa a V
…vuitton
-Ci vediamo fra un
oretta…ok?-
Avevo la musica alle orecchie, feci un cenno con il
capo.
Uscì, lasciandomi
sola.
A tenermi
compagnia c’era solo la sua gatta , Dalila, una gatta persiana, molto
orgogliosa.
Io, intanto, decisi di piegare i miei ultimi acquisti,
riponendoli nei rispettivi sportelli.
Poi mi concessi un breve pisolino e una doccia
mega-rilassante.
L’acqua sembrava quasi lavare i miei stessi pensieri,
trascinandoseli……con sè
Mi piaceva giocare con il
miscelatore.
Acqua
fredda,calda,fredda,calda,……
Lasciai il pomo della doccia tutto sul
rosso.
Chiusi gli occhi per levare gli ultimi residui di
bagnoschiuma dal corpo, quando mi accorsi che la finestra della mia stanza era
aperta.
Mi diedi un’ ultima sciacquata, mi avvolsi un
asciugamano e uscii dal bagno, per richiuderla, benché ero sicura di averla
lasciata chiusa.
L’odore del bagnoschiuma fruttato aveva invaso il
bagno e la mia stanza.
Asciugai velocemente i capelli. Scesi giù e mi servii
un buon bicchiere di succo d’ananas.
Era Giugno e l’estate era incominciata con i suoi bei
30 gradi insopportabili, dovuti probabilmente alla vicinanza alla costa
oceanica.
Telania era una città turistica balneare, purtroppo
sempre affollata.
Servii alla gatta il suo pasto. Poi accesi la
televisione e la sintonizzai nel canale dei cartoni animati….dopo qualche minuto
mi addormentai……
(Isabelle)
Ero uscita un attimo per comprare il pane. Mia zia era
appena tornata dal lavoro e si stava dedicando un po’ alla cena. L’odore dello
spezzatino con verdure invadeva quell’atmosfera
candida.
In piedi e di spalle stava tagliando altre verdure da
affogare nel grande pentolone.
La tavola del soggiorno era già apparecchiata.
Per due.
Una candela lillà in un candelabro argenteo emanava
un’essenza floreale.
Di lavanda.
Il servizio che aveva utilizzata mia zia era uno fra i
suoi preferiti. Di ceramica. I piatti e i bicchieri erano della stessa tonalità
della tovaglia. Rosa pallido.
Era tutto
perfetto.
Indossai il giubbino. Mi sistemai un
po’.
Poi presi la prima borsetta dall’armadio. Quella
piccolina tipo indiana, viola, tessuto di lana con tutte le varie perline ,un
po’ fuori moda., ma comodissima per mettere solo il borsellino e il
cellulare.
- Non fare tardi, la cena è quasi pronta…-disse senza
voltarsi
Feci un cenno di intesa. Uscii e mi diressi verso il
panificio più vicino, quello in piazza san
Nicola.
Un isolato più
avanti.
I negozi erano ancora aperti. Erano le 7 e 15 di
sera.
C’erano già i lampioni accesi per le
strade.
Piazza san Nicola, era una bellissima piazza. Una di
quelle veramente antiche.
Girai a destra. Poi presi la seconda traversa sulla
sinistra. Non c’era molta folla per i
marciapiedi.
Attraversai la strada di corsa, senza notare il colore
del semaforo.
Poi uno stridio di ruote,e delle
grida………
(sotterranei-?)
Da lontano della torre scarlatta si poteva udire il
suono di un corno.
Il grido di battaglia, e il silenzio prima di ogni
guerra…
…l’impatto
iniziale………e……
Sangue……tanto
sangue…
Da entrambi i
fronti.
I draghi dall’alto distruggevano con le loro fiammate i forti e le artiglierie, lasciando il nemico sbaragliato e indifeso.
La battaglia
durò fino a sera…Fino al sorger della
luna. Sporca di tutto quel sangue. Una luna rossa.