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Autore: Airinslytherin    19/01/2015    4 recensioni
Anche tra i semidei, la morte è in grado di separare due anime gemelle? Gli dei potrebbero salvare il loro amore? Riuscirebbero a ritrovarsi?
PercyxNico, per chi, nonostante la Solangelo e la Jasico, continua a trovare adorabili questi due.
Ambientata nel terzo anno di liceo.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy Jackson
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Perseo non aveva mai sentito veramente il bisogno di avere qualcuno al proprio fianco fino a pochi mesi prima. Ora invece, ogni volta che lui e Nick si salutavano per tornare da scuola, lo fermava sempre e cercava di rimanere con lui più tempo possibile. Era da giorni che cercava di capire cosa gli stesse succedendo, ma c'era un'unica spiegazione per venirne a capo e lui si ritrovava a scacciare quell'idea continuamente. Non si accorse della fame mentre parlava con lui. Erano a casa sua, avevano giocato ai videogiochi per due ore consecutive e Perseo aveva pregato Nick di suonare la piccola tastiera che avevano in soggiorno.

Nick ormai suonava da mezz'ora, quando abbassò le mani e si alzò all'improvviso.

"In piedi!" ordinò. Percy si alzò confuso e si lasciò trascinare fuori dalla sua stanza. "Andiamo a mangiare. Ormai è sera." rispose l'altro al suo sguardo confuso.

"Ma stai suonando da pochissimo!"

"Domenica ho il concerto. Puoi venire-" ipotizzò Nick

"SI"

"Ok... ma ora devo mangiare"

"Ok... scusa. Niente McDonald però!"

"Non al McDonald"concesse Nick rassegnato.

"Mangiamo la pizza!" esclamò Perseo mentre chiudevano la porta di casa alle spalle.

"In realtà avrei voluto cinese"

Perseo si fermò in mezzo al marciapiede per rivolgersi a Nick.

"Eh? E' lontanissimo!" protestò "E non ho portato soldi per la metro. Mi bastano al massimo per mangiare"

"Cammineremo velocemente" Nick lo prese per un braccio, senza notare il sussulto dell'altro ragazzo.

Camminarono per un quarto d'ora e anche Perseo cominciava a sentire fame. Erano finiti in una strada poco frequentata. All'improvviso si sentirono delle urla. Perseo alzò la testa sorpreso. Nick aveva lasciato il suo braccio. Spalancò gli occhi quando si ritrovò a seguire una scena che mai avrebbe creduto di avere la sfortuna di assistere. Un uomo teneva una pistola contro una ragazza che sedeva sul marciapiede, accasciata, e copriva un fianco con la mano. Aveva il guanto insanguinato.

Vedeva gente con il cellulare in mano mentre chiamava la polizia. L'uomo teneva la mano salda sul grilletto puntandola alla fronte della donna. "Non mi interessa tuo figlio. Dovevi venire con me" sbraitava incurante della gente che lo fissava atterrita. Il cuore di Perseo batteva all'impazzata mentre una paura angosciante gli si insinuava nel petto non scorgendo Nick da nessuna parte. Dov'era finito?

L'uomo stava per spararle. Tutti nella strada lo sapevano. Perseo non voleva assistere. Era impotente. Se qualcuno si fosse avvicinato lo avrebbe sparato. Si sentiva le guange bagnate di lacrime. L'uomo sparò, la gente si chinò terrorizzata ma l'urlo della donna non si fermò. La pistola era volata via dalla mano dell'uomo che aveva sparato a vuoto. Un ragazzo aveva calciato la pistola dalla mano dell'aggressore. Nick. Perseo urlò mentre l'uomo colpiva il ragazzo in faccia e cercava la pistola. Un signore fece in tempo a prenderla e a puntarla contro l'uomo, che sollevò le mani. L'unico movimento, però, che gli occhi di Perseo seguirono fu il corpo di Nick che colpiva l'asfalto bagnato, privo di sensi. La gente piano piano cominciava a radunarsi intorno a lui e alla ragazza e alle orecchie di Perseo arrivò il suono delle sirene della polizia. Perseo prese a correre. Nick aveva cominciato ad alzarsi. Un rivolo di sangue gli colava sul mento e piccole gocce bagnavano il suolo. Lo raggiunse, si inginocchiò e lo strinse al petto. Perseo in quei pochi istanti era stato pervaso dalla paura di perdere, si accorse in quel momento, una delle persone più importanti della sua vita. Una paura angosciante che mai aveva provato prima di allora. Non gli avrebbe permesso di abbandonarlo. Era l'unico che lo capiva, era una delle persone più belle e coraggiose che avesse mai conosciuto. Rimasero abbracciati fino all'arrivo dell'ambulanza, gli staccarono delicatamente Nico dal petto e si assicurarono che stesse bene. Il sangue era solo per una ferita alle labbra e dopo aver fatto qualche domanda la polizia li riaccompagnò a casa di Perseo dove i genitori di entrambi li aspettavano. Si erano fatte le due di notte e avevano ricevuto la telefonata da parte della polizia solo un'ora prima. Gli Adams, la famiglia di Perseo, li ospitarono per quella notte. Entrambi i genitori erano troppo stravolti per guidare a quell'ora o prendere la metro. Restarono per un po' con loro e parlarono fino alle 3:00.

I genitori erano sconvolti e terrorizzati per quello che aveva fatto loro figlio.

Quando Perseo e Nick si chiusero la porta della camera alle spalle si sedettero in silenzo sul letto. Dopo qualche minuto Perseo scostò i capelli di Nick dalla fronte, guardandolo con gentilezza. Nick non si aspettava quello sguardo. Era come se, finalmente, fosse stato importante per qualcuno che non fossero i suoi genitori. Era una sensazione bellissima.

Perseo si decise a dire: "Vuoi parlare?"

Nick fece segno di no con la testa. "Dormiamo?" altro cenno ma questa volta positivo.

Perseo scese dal letto per infilarsi nel sacco a pelo, ma si fermò quando sentì la mano di Nick afferrargli la maglia del pigiama. "Che c'è?" chiese con gentilezza "Vuoi che rimanga?" Perseo sperò così tanto in un cenno affermativo che quando lo ottenne credette di esserselo sognato. Perseo si coricò sul letto e Nick gli si sistemò accanto, poggiando la testa sulla sua spalla. "Vorrei dormire sempre così. In questo modo sarei sicuro di averti sempre al mio fianco" rivelò il castano.

"Dici cose sempre così imbarazzanti a quest'ora della notte?" chiese Nick contro il suo petto.

"Parlo seriamente. Non lasciarmi"

"Non lo farò" lo rassicurò Nick "Perseo?"

"Si?"

"Ho ancora voglia di cinese"

 

 

 

Nonostante avessero vissuto un vero e proprio incubo riuscirono ad addormentarsi. Quando Perseo aprì gli occhi si ritrovò il braccio di Nick sopra lo stomaco. Erano sdraiati supini e Perseo sorrise guardano la posizione "a stella marina" di Nick. I capelli leggermente lunghi gli incorniciavano il viso. Il suo sguardo cadde sull'addome del ragazzo, scoperto dalla maglia del pigiama sollevata. Improvvisamente, dimentico dei fatti accaduti la sera precedente si vergognò tantissimo per aver dormito nel suo stesso letto. Non erano ragazze e nemmeno parenti. Perseo sospirò: se fosse stato con un altro dei suoi amici sarebbe stato indifferente. Lui lo faceva sentire strano. Preda di questi pensieri imbarazzanti si mosse svegliando l'altro, che si stiracchiò, stropicciandosi gli occhi.

"Buongiorno" biascicò questo, socchiudendoli.

"Dormito bene?" gli chiese Perseo appoggiando il gomito sul cuscino. Avevano entrambi la voce arrocchita dal sonno.

"Nonostante tutto, mai dormito meglio, tu?"

"A parte il fatto che mi hai usato come cuscino per tutta la notte, sì" Perseo rise quando Nick si staccò da lui balbettando delle scuse. Cercò di cacciarsi dalla testa il fatto che il suo corpo rimpiangeva l'improvvisa mancanza di quel contatto.

"Non fa niente" lo tranquillizzò "Oggi la ragazza probabilmente, vorrà ringraziarti per quello che hai fatto. Andiamo a fare colazione, eroe"

 

 

 

Ade osservava suo figlio disperare.

Gemeva, piangeva, si graffiava; il dolore che provava era fisico, tangibile, come se il suo cuore si fosse veramente frantumato. I suoi occhi erano rossi di pianto, ma le lacrime non scendevano più. Afferrava e rompeva gli oggetti della sua cabina. Quando si fermò strattonò la maglia nera che aveva indosso all'altezza del cuore e pianse in silenzio.

Ade distolse lo sguardo. Era la prima volta che si sentiva così male per uno dei suoi figli. Nico lo aveva reso orgoglioso, lo aveva fatto accettare dagli altri, lo aveva aiutato in diverse occasioni con i suoi amici, aveva sofferto molto a causa loro, degli dei.

Nico Di Angelo non era stato così male dalla morte della sorella Bianca.

Percy Jackson era morto.

Doveva aiutare gli dei in un'altra impresa ed era morto. Ovviamente, era una morte da eroe per chi in vita non aveva fatto altro che compiere imprese dopo imprese.

Aveva 25 anni. Era giovane, ma d'altronde la maggior parte dei semidei moriva anche prima, nonostante Nuova Roma. Eppure la sua morte aveva stravolto suo figlio Nico.

Ade lo capiva. La disperazione era identica a quella che lui stesso aveva provato quando aveva perso Maria.

Il dio sapeva da tempo che il figlio di Poseidone e suo figlio si amavano, ma stavano insieme da troppi pochi anni.

Una scarica di dolore gli attraversò le membra e lui stesso spalancò gli occhi stupito. Persefone, al suo fianco, se ne accorse ma rimase in silenzio, senza commentare

Ade in pochi passi raggiunse il suo trono, premendo la mano sul bracciolo. Aspettava suo figlio, il Re dei Fantasmi. Sapeva che sarebbe venuto e sapeva ciò che gli avrebbe supplicato di fare. Tutto questo era già successo.

   
 
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