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Autore: Lara Ponte    20/01/2015    2 recensioni
Un piccolo villaggio ai margini del deserto...
Un giovane che sta per entrare ufficialmente nell'età adulta e dovrà decidere della propria vita.
Una razza che all'apparenza vive in pace come tutte le altre, ma qualcosa non torna.
Il dubbio ed il desiderio di cambiare un'amara realtà sconvolgeranno il giovane Ashjta Destara fino alle estreme conseguenze...
In realtà, l'idea di questa storia mi è arrivata grazie ad un contest a cui mi ero iscritta l'anno scorso.
( Trovate tutti i dettagli a fine del capitolo.
Intanto questo è il link:
http://freeforumzone.leonardo.it/d/10922391/Sangue-di-Drago-Fantasy-Contest-/discussione.aspx )
Grazie in anticipo e buona lettura a tutti.
Genere: Avventura, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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I

Dietro le sbarre.

 

La prigione non era buia come si aspettava, grandi aperture sul soffitto permettevano alla luce di diffondersi nell'ambiente. La pietra calcarea di cui erano fatte le pareti isolava piuttosto bene dal caldo estivo, ma probabilmente in inverno si sarebbe rivelata gelida come il ghiaccio. Una guardia lo aveva accompagnato a passo lento, quasi senza rivolgergli la parola, evitando comunque di maltrattarlo troppo. Dopo che le sbarre furono richiuse alle sue spalle, si sedette su una panca di legno inchiodata alla parete. Era dura e scomoda come si aspettava, tuttavia sarebbe potuta andar peggio.

“Che diavolo può aver fatto un ragazzino per finire qua dentro?” Chiese sarcasticamente il vicino di cella alla guardia che invece si allontanò ignorandolo.

“Al diavolo i secondini! Manco gli avessero ficcato una scopa su per il...”

“Er - ehm... Sei qui da molto per caso?” Lo interruppe Ashjta, stanco delle fin troppe imprecazioni.

“Allora ce l'hai una lingua! Si può sapere che hai combinato?”

“Ho ucciso un drago...”

Quella frase appena sussurrata per poco colse di sorpresa il vecchio ladro, ma subito dopo si riprese ridendo sonoramente.

“Certo, certo... e io ho conquistato il regno degli umani! Inventatene un'altra, secondo me stavi rubando al tempio e ti sei fatto beccare.”

“Credi quello che ti pare.”

“Cos'è: il signorino adesso vuol darsi delle arie?”

Fortuna volle che non fu costretto a rispondere a quel tipo, un'altra figura si fece avanti di gran passo in direzione della cella e d'istinto si mise sull'attenti.

“Maestro Karlfar! Mi dispiace, non so cosa dire, non so davvero che accidenti mi sia preso...”

“Ti dispiace o non sai cosa dire?”

Non era facile per Ashita stabilire se nel suo viso in quel momento vi fosse più severità o semplice divertimento. 'Forse entrambi'' Stabilì infine dopo essersi ammutolito. Il suo maestro aveva quasi raggiunto l'età per essere ammesso al consiglio degli anziani, tuttavia non sembrava poi tanto vecchio. I capelli cortissimi davano al viso un'espressione ancora fiera e giovane a dispetto delle tante rughe. I suoi occhi neri invece potevano apparire estremamente feroci o generosi, ma il più delle volte non rivelavano mai le emozioni che vi stavano dietro. Il duro allenamento cui si sottoponeva tutti i giorni, faceva di lui un guerriero ancora temibile. Vivergli accanto non era semplice, quando non si trovavano in palestra per l'addestramento, quell'uomo rimaneva un vero misero e difficilmente si sentiva a proprio agio in sua presenza.

“Sono corso qua appena ho appreso la notizia. Come ti senti?”

“A dire il vero non lo so...”

“C'è qualcosa 'che sai' o ti stai rimbecillendo del tutto? Ora fai un bel respiro e mi racconti com'è andata... E se dici ancora un 'non lo so', giuro che chiamo il secondino ed entro a prenderti calci.”

'Almeno sembra non l'abbia presa troppo male...' “Credo che sia iniziato tutto quando il drago mi è atterrato davanti. All'inizio mi faceva solo una gran pena, un istante dopo era come se anch'io fossi diventato una parte di lei. Le sue emozioni mi attraversavano come un fiume, non riuscivo a credere a ciò che provavo. Pochi attimi e non potevo più fare a meno di aiutarla. Quando ho perso i sensi ho come sognato. Immagini confuse, credo fossero della grotta, alcuni maghi che la addormentavano. Le sue grida quando portavano via delle uova. Orrore, furia, disperazione.” Su quelle ultime parole fu costretto da un capogiro a risedersi nella panca.

“Capisco. Spero solo che quella pazza di Keinara non abbia condiviso del tutto la propria anima. Razza di imbecilli, quando l'avevano presa glielo avevo detto subito che sarebbe andata male...”

“Crede che al Tribunale mi ascolteranno?”

“La malia è una buona attenuante, ma nel tuo caso c'è stato anche il coinvolgimento emotivo. Nello stesso momento in cui hai provato pietà nei suoi confronti, lei ha fatto di te il suo burattino. Quand'è che imparerai a controllare le tue emozioni?”

“Maestro ditemi la verità: cosa succede nella grotta?”

“Non sta a me rispondere e poi non è che ne sappia molto. Domani uno dei maghi verrà a farti visita. Puoi sempre provare a parlarne con lui.”

“Cavolo, non ci avevo più pensato... Immagino non potrò partecipare alla cerimonia.” Sospirò il ragazzo, più sollevato che dispiaciuto dalla cosa.

“Beh, ti verrà data comunque la possibilità di sistemarti i capelli!” Lo prese in giro il maestro. Prima di andarsene lanciò uno sguardo più che eloquente al detenuto della cella accanto, che capito al volo la situazione trovò più saggio rinunciare ad ogni tentativo di infastidire il nuovo arrivato.

 

Fu una strana notte quella passata in cella. Non era riuscito a chiudere occhio tuttavia non si sentiva né troppo stanco né turbato. Dopo aver divorato la cena, che trovò migliore di quanto sperasse, rimase disteso sul pagliericcio per quasi tutto il tempo a riflettere su quanto effettivamente sapesse della sua razza e su quanto invece era accaduto quel pomeriggio. Ogni volta che appisolandosi un poco socchiudeva gli occhi, pezzi dei ricordi di quel drago comparivano nella sua mente. Ma non sempre erano immagini terribili, c'erano anche frammenti piacevoli della vita di quella creatura. Poco prima dell'alba, quando una necessità urgente lo costrinse ad alzarsi, aveva visto se stesso librarsi al di sopra di una vasta distesa azzurra e rimase senza fiato dalla bellezza di quelle emozioni.

Due ore dopo essersi svegliato cominciava ad avere fame, ma dubitava che sarebbe arrivata una colazione abbondante e fu già tanto quando uno dei secondini mise un vassoio con pane ed acqua in ogni cella occupata del corridoio. Da una parte avrebbe voluto rivolgere la parola al vecchio coinquilino, ma preferì rimanere in silenzio ad attendere la prossima visita.

Intorno a mezzogiorno, almeno a giudicare dai raggi del sole che cadevano a picco sull'andito, una delle guardie andò a prelevarlo. Non credeva di dover essere spostato e fare due passi non gli dispiacque affatto. La guardia disse soltanto che il mago era arrivato per convalidare i documenti dell'età adulta e aiutarlo a sistemarsi i capelli.

“Tu devi essere Ashjta Destara.”

La persona che lo accolse nel nuovo ambiente, in realtà un semplice ufficio, non aveva affatto l'aspetto che il giovane si era immaginato. Una donna dai capelli corti rosso fuoco sedeva in una poltroncina mentre finiva di bere una tisana. Indossava un paio di pantaloni neri attillati che terminavano all'interno di stivaletti di tessuto dall'aria comoda e la camicetta azzurra non troppo scollata ma ugualmente aderente metteva in risalto forme invidiabili. In realtà l'unica cosa che aveva stupito il ragazzo era che anziché un mago un po' avanti con gli anni, fosse stata mandata una giovane appena ammessa nell'ordine.

“Sei muto per caso?”

“Mi scusi non volevo sembrare scortese, ma quando mi avevano detto che era arrivato il mago...” Fece una pausa leggermente in imbarazzo “Ecco, mi ero fatto un'idea diversa.”

“Fammi indovinare: Tunica, barba e bastone, vero?”

“Qualcosa del genere.”

“Ottimo. Mi piace la sincerità. Ad ogni modo io sono Azkar di Rills.”

“Dato che conosce già il mio nome, posso solo dire piacere di conoscerla.”

“Prima di venire qua ho incontrato il tuo tutore, non c'è bisogno che racconti nuovamente tutto. Preferisco cominciare dalle questioni pratiche: seguimi di là che sistemiamo quei capelli.” La giovane maga subito andò ad una porta sulla sua destra e la tenne aperta per dare all'altro il tempo di raggiungerla. Quella piccola stanza era interamente ricoperta di mattonelle e gli unici pezzi d'arredo erano un lavandino con specchiera, una sedia ed un comodino. In un angolo stavano una scopa con raccoglitore ed un grosso cesto di vimini ricoperto di tela.

“Come da tradizione, il primo taglio spetta a te.” Gli porse le forbici con tono gentile ma gli occhi nocciola dalla forma leggermente a mandorla suggerivano, senza pericolo di equivoci, che al minimo tentativo di usarle per qualcosa di diverso sarebbe finito molto male.

“Dovevi proprio odiarla quella treccia!” Commentò quando lo vide tagliarla via direttamente dalla nuca. “Siediti là che finisco il lavoro. Qualche preferenza?”

“Vorrei il collo libero, ma quelli di sopra mi piacerebbe tenerli almeno alle orecchie.”

“Vedrò cosa riesco a fare...”

“Quello sarei io?” A stento Ashjta si riconosceva allo specchio, ma dovette ammettere che quella maga aveva fatto un ottimo lavoro. Qualche ciocca arrivava ad incorniciargli i lati del viso senza dare alcun fastidio e per fortuna non gli aveva lasciato la classica frangettona folta e imbarazzante tipica dei marmocchi. Si tasto il collo sentendosi come liberato da un peso.

“Anche se non potrai partecipare, finiranno sul braciere assieme a tutti gli altri. Se vuoi puoi tenerne un po' come ricordo.” Gli ricordò indicando le chiome sparse sul pavimento.

“Non mi serve... faccio volentieri a meno di alcune tradizioni.”

 

Dopo aver lasciato la toeletta, la donna si era messa ad esaminare attentamente i documenti del giovane.

“Non posso dire che il tuo debutto come adulto manchi di originalità...” Commentò infine leggendo i capi d'accusa.

“Credo di essere stato ammaliato, ma non posso negare la pena che ho provato nei confronti di quel drago.”

“Mi è stato detto che vuoi fare appello al Tribunale. Ora che hai i documenti apposto devi soltanto presentare la richiesta al direttore della prigione. Hai già un avvocato?”

“Non credo che mi servirà. Non intendo negare il mio crimine o cercare attenuanti. Ho molte domande da porvi, a voi e a loro. Credo di aver imparato più dai ricordi del drago che in tutti questi anni di scuola.”

“Quanta presunzione per uno appena diventato maggiorenne. Chi ti dice che sia disposta a risponderti?”

“Non riesco a dimenticare il dolore di quella creatura. Ho bisogno della verità... Ho bisogno di sapere se esiste un modo per evitare così tanta sofferenza ai nostri genitori.”

“I tuoi 'cari genitori' così come li chiami, non hanno esitato a vendere i loro figli come schiavi. Sei ancora troppo giovane ed ingenuo per capire alcune questioni.”

'Sembra di sentire Mishar...' “Conosco la storia, ma sono sicuro che manchino dei pezzi. Si parla sempre del passato, ma com'è il presente? Cosa succede adesso in quella grotta? Vi prego, dato che potrei essere condannato a morte per il mio gesto, credo di aver diritto di sapere. Può anche darsi che esista un qualche modo di cambiare le cose sia per noi che per loro.”

“Il sentimentalista mi mancava. D'accordo. Non so perché ma te lo concedo. Siediti comodo, perché anche se cercherò di farla breve, sarà una lunga storia. Dato che non ho altri appuntamenti, te la racconterò. Ma non lamentarti quando alla fine scoprirai di esserti sacrificato per nulla.”

“Senza offesa, ma il 'Per nulla' credo che sia ancora tutto da vedere.”





Pensieri... a mezz'aria :

Ed eccoci al primo fatidico capitolo...
In primis: Grazie 1000 a tutti/e per averlo letto. 

Come accennavo l'altra volta non so quando riuscirò a postare il secondo...
Ad ogni modo (se può "consolare")  l'ho cominciato questi giorni ^_^

A presto XD
Ciao ciao

p.s. Sono un po "indecisa" sull'impaginazione...
      Credete che i dialoghi si leggano meglio con spaziatura larga, come qua...
     oppure più ristretta come nel prologo -_-  ??
     Bye bye ^^
  
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