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Autore: Suomi    21/01/2015    0 recensioni
[Pre-Thor]
Laufey è morto su Jotunheim. Questo avrà grosse ripercussioni su Asgard, in particolare sulla famiglia reale.
Dal testo: “(...) Ma tutti si felicitavano che fosse morto.
Loki non ne capiva il motivo. Un re era morto, un altro lo avrebbe sostituito. Quella giornata non era poi tanto diversa da quella precedente e da quella che la precedeva ancora prima in cui il sovrano era in vita. Jotunheim era una terra ostile e questo non sarebbe cambiato neanche con la dipartita di Laufey.”
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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2.

“I Giganti di Ghiaccio vivono ancora?”
“Quando io sarò Re, darò la caccia a quei mostri e li sterminerò. Come hai fatto tu, padre”

*

Quando il Bifrost lo lasciò su Jotunheim un lungo brivido corse lungo la schiena di Loki. Un brivido che nulla aveva a che fare con il freddo che regnava sovrano in quel mondo in declino.
Iniziò a incamminarsi con lentezza, mentre studiava l'ambiente che lo circondava.
Casa sua. Poteva davvero definire 'casa' il mondo che lo aveva abbandonato appena nato?
Di certo non poteva chiamare tale neppure quello che lo aveva cresciuto. Ripensò alle parole di Odino, ripensò allo sguardo di colui che aveva definito un padre, lo guardava davvero solo adesso che la reliquia rubata poteva tornargli utile, quando lui aveva cercato con tutte le sue forze di compiacere quel vecchio sovrano per la sua intera esistenza. Ripensò allo sguardo disgustato di Thor, quello che si definiva suo fratello che gli aveva voltato le spalle non appena aveva saputo delle sue vere discendenze. Strinse il pugno con rabbia fino a conficcarsi le unghie sul palmo.
Poi ripensò a Frigga, ai suoi occhi lucidi, al suo sorriso dolce e al suo amorevole abbraccio. Sospirò sopraffatto da quei ricordi, non era sua madre. Lui non aveva famiglia. Non più.
Dovette attraversare Utgarda, sotto gli sguardi curiosi, ostili o diffidenti degli abitanti della capitale, senza che nessuno tuttavia osasse intralciare il suo cammino, prima di raggiungere il Palazzo reale. Un palazzo decadente che ben si addiceva a rappresentare quel regno. Le guardie che davanti all'enorme portone lo guardarono con un misto di sospetto e stupore.
“Cosa ti conduce qui, asgardiano?” domandò una delle due.
“Necessito un colloquio con il vostro sovrano” rispose risoluto Loki. Le due guardie si occhieggiarono tra loro per un momento.
“È una questione della massima urgenza” continuò il giovane. La prima delle guardie lo guardò socchiudendo leggermente le palpebre, come se studiasse guardingo chi aveva di fronte, tuttavia annuì poco dopo e gli fece strada all'interno del Palazzo.
Seguì per una serie di lunghi corridoi lo jotun, questo continuava a lanciargli qualche occhiata di tanto in tanto, era evidente che dovesse trattenersi dal domandargli il motivo della sua visita. Ufficialmente tra Asgard e Jotunheim regnava la pace, in realtà i giganti avevano dovuto chinare il capo, dopo aver tentato di ribellarsi alla supremazia che Odino era riuscito a ottenere sui Nove Regni. D'altra parte senza la loro arma più potente, lo Scrigno degli Antichi Inverni, tentare una nuova insurrezione equivaleva a un suicidio.
Una volta giunti davanti alla Sala del Trono, la guardia entrò per prima per annunciare la visita del principe minore di Asgard. Poco dopo uscì e gli fece segno che poteva entrare.
La sala era ampia e spoglia, l'enorme scranno di pietra capeggiava sulla stanza, per il resto non aveva particolari decorazioni e il grigio era il colore predominante. Il perfetto opposto dell'oro e dello sfarzo di quella di Asgard.
Tutti gli occhi dei presenti ovviamente furono subito fissati su Loki, non appena fece il suo ingresso. Utgarda-Loki sedeva sul trono, anche il quella posizione si notava la sua elevata altezza. In piedi accanto a lui c'erano due giganti, che sembravano molto più giovani dell'altro. E nella sala c'era altri sei anziani jotun che insieme al sovrano formavano il vecchio consiglio, adibito a scegliere e nominare il nuovo re.
Fu Utgarda-Loki che parlò per primo. “Non aspettavamo una visita da Asgard” disse lentamente “Addirittura di un principe”
Lo jotun in piedi alla sua destra assottigliò lo sguardo fissando il giovane visitatore e Loki poté notare che strinse con forza i pugni. Tutti i presenti lasciavano trasparire una certa irrequietezza, solo il più anziano sembrava perfettamente calmo e a suo agio.
“Non vengo da voi come principe di Asgard” iniziò Loki facendo un paio di passi e poi puntando gli occhi sul sovrano “Vengo per reclamare ciò che mi spetta per diritto, il trono di Jotunheim”
Il Gigante alla destra del trono emise un ringhio e fece immediatamente un passo verso di lui, Utgarda-Loki tuttavia lo fermò subito afferrandogli un braccio “Sta calmo, Byleistr” affermò deciso, ma senza alzare il tono.
Byleistr inchinò leggermente il capo prima di tornare al suo posto, ma la sua postura lasciava trasparire tutta la sua rabbia. Loki aveva assistito a tutta la scena senza fare una piega e, solo quando lo sguardo del più anziano si posò di nuovo su di lui, fece un respiro profondo, mentre chiudeva gli occhi. La sua pelle iniziò a tingersi del colore bluastro tipico degli jotun sotto gli occhi stupiti e dubbiosi di tutti. Solo Utgarda-Loki non lasciò trasparire alcuna emozione, mentre si alzava e con lentezza si avvicinava al ragazzo.
Gli fissò il viso con estrema attenzione per qualche minuto. Nessuno in quel lasso di tempo osò proferire parola, nessuno osò neppure muovere in muscolo.
“È il figlio di Re Laufey” decretò il vecchio infine il vecchio.
“Cosa?! Il figlio di Laufey è morto durante la grande guerra!” urlò Byleistr alle sue spalle.
“No” rispose ancora Utgarda-Loki “I marchi sulla sua pelle non mentono”
“Noi non possiamo-” cercò di obiettare Byleistr.
“La legge di Jotunheim parla chiaro” lo interruppe l'altro “Il trono spetta al primogenito maschio del Re, se questi ha compiuto almeno seicentocinquanta anni e la Grande guerra è terminata più di sette secoli fa”
“E' cresciuto ad Asgard, alla corte di Odino” continuò ancora Byleistr.
“Non ha importanza!” lo fermò ancora Utgarda-Loki, questa volta alzando leggermente il tono della voce “La legge parla chiaro e non disubbidiremo alle sacre norme”

All'incoronazione parteciparono solo pochi vecchi saggi di Jotunheim, nonché coloro furono i consiglieri del precedente sovrano, Helblindi e Byleistr. Quest'ultimo non nascose neppure per un momento tutta la sua insofferenza.
Era stato Loki stesso a richiedere un pubblico ristretto. Invitare un intero popolo, che viveva di stenti in un mondo sempre più sterile, ad acclamare un sovrano, che vedevano come un nemico che gli avrebbe portati alla completa rovina, non gli era parsa una buona idea e non avrebbe neppure alimentato il suo ego vedere una sala gremita.
 Aveva ripreso e mantenuto la sua forma di aesir, appena dopo aver mostrato a Utgarda-Loki le sue vere discendenze, non sapeva se questo disturbasse gli altri giganti di ghiaccio, se ne fossero felici perché questo aiutava ancora di più a non vederlo come uno di loro o se ne fossero semplicemente indifferenti. D'altra parte nessuno aveva osato fare qualsiasi commento sul suo aspetto.
La cerimonia fu breve. Uno dei saggi, Ymr, si limitò a pronunciare poche frasi formali, sotto lo sguardo di Skymir e Utgarda-Loki posizionati al suo fianco, e poco dopo gli posò la corona sul capo. Prima che Loki stesso potesse rendersene conto, tutti i presenti si inchinarono davanti a lui e la cerimonia giunse al termine.
Loki strinse con forza i braccioli di quello che era diventato il suo trono, una volta che si accomodò al di sopra di esso. Aveva sempre desiderato diventare Re, rendere fiero suo padre e dimostrare di poter regnare con saggezza al suo popolo, facendo cambiare idea a coloro che lo aveva sempre osteggiato ed escluso. E adesso si ritrovava Re di un mondo che gli avevano insegnato a temere, senza più un padre che potesse considerare tale e davanti a un popolo di bestie. Sospirò frustato, mentre congedava gli jotun presenti.
Ma non si sarebbe arreso, avrebbe portato il suo piano a termine a ogni costo.

  
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